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CORSO DI

Tecniche espressive e tipologie dei


testi
1° semestre
a.a 2020/2021

Bibliografia: dispensa disponibile a fine ottobre 2020


Esame scritto con domande teoriche e pratiche
Prova parziale (argomenti primo semestre)
Prova finale (argomenti secondo semestre)
Voto = media parziale + finale
Iscrizione prova parziale su Blackboard
Iscrizione prova finale su ICatt

Introduzione
Testo = unità fondamentale della comunicazione linguistica, che ha uno scopo
comunicativo globale e un significato unitario e strutturato.
La parola testo proviene dal latino textum = tessere
Il testo può essere un solo sintagma o essere molto lungo.
Uno stesso contenuto può essere detto in modi diversi a causa di fattori esterni:
- La competenza linguistica che può variare dall’età, dall’istruzione, competenze
professionali;
- Le condizioni esterne oggettive: situazione, tempo a disposizione;
Uno stesso testo può assumere sensi diversi a seconda del contesto e del cotesto.
Contesto = realtà extra linguistica all’interno della quale avviene lo scambio
comunicativo. Astratta dal contesto, la comunicazione si impoverisce.
La lezione si svolge qui. -> assume un significato solo se si conosce il contesto.
Luigi: Ti faccio un caffè? Maria: il caffè mi tiene sveglia. -> in base al contesto la risposta
assume un significato diverso.
Ho picchiato il capo -> a seconda del contesto, cambia il significato.
Cotesto = insieme degli elementi linguistici che compongono un testo.
Quando produco un testo ho in mente un significato globale che voglio condividere. Nel
mio testo convivono un aspetto semantico (contenuto linguistico) e un aspetto
pragmatico (scopo, ciò che voglio ottenere).
Comunicazione = atto linguistico a cui prendono parte diversi soggetti che usano uno
strumento linguistico per ottenere uno scopo.
La comunicazione comporta sempre una modificazione della realtà.
Nella comunicazione, si distinguono:
- Componente locutiva: testo che produco;
- Componente illocutiva: scopo della comunicazione. Può essere diretto o indiretto.
- Componente perlocutiva: effetti che la comunicazione produce che non sempre
coincidono con lo scopo.
Posso rifermi allo stesso evento, a una stessa identità in modo differente:
- Questo libro è il mio -> da un’informazione
- Il mio libro è questo -> distingue il mio libro da altri
- Questo è il mio libro -> distingue il mio libro
In entrambi i seguenti casi, abbiamo un legame di causa; cambia la richiesta di sforzo
interpretativo:
- Mi sono rotta un braccio: sono caduta -> la relazione logica la lascio implicita.
Dobbiamo capire noi che viene sottintesa una relazione logica di causa.
- Mi sono rotta un braccio perché sono caduta
Mi sono rotta un braccio = conseguenza
Sono caduta = causa

Altro esempio:
- Oggi ho mangiato molto -> è più generico
- Oggi mi sono fatto una bella mangiata -> da l’idea della soddisfazione
C’è anche una differenza di registro linguistico perché la seconda è più colloquiale.
Tradurre = interpretare un senso e ricomporlo in un codice linguistico diverso.
Tradurre deriva dal latino transducere -> portare dall’altra parte
Traduzione: testo A -> senso -> testo B
- Interlinguistica: interpretazione dei segni linguistici per mezzo di un’altra lingua
(italiano - inglese) -> ogni codice linguistico ha delle strutture intermedie differenti,
quindi è impossibile tradurre letteralmente;
- Intersemiotica: interpretazione dei segni linguistici per mezzo di sistemi di segni non
linguistici; es: traduzione di immagini e didascalie di quadri.
- Endolinguistica: interpretazione dei segni linguistici per mezzo di altri segni della
stessa lingua (parafrasi). Es: il film che ho visto è poco avvincente -> il film che ho
visto è di una noia mortale.
Abbiamo scelto sempre la linea della trasparenza, la linea della verità, decisi a non
alimentare differenze e complottismi. La verità è l’antidoto più forte, la trasparenza è il
primo vaccino di cui dotarci -> ci siamo sempre comportati in modo trasparente e
abbiamo sempre detto la verità. La verità e la trasparenza sono ciò che ci serve. (Uso di
figure retoriche -> 2 metafore)

Lessico
Il lessico è una delle strutture intermedie del linguaggio italiano.
Lessico = insieme delle parole di una lingua.
Strutture intermedie = elementi che organizzano il rapporto tra suono e significato e
consentono di interpretare una certa sequenza di suoni come un significato. Si pongono
tra il significato e il testo.
Le strutture intermedie della lingua sono: lessico, sintassi, morfologia e fonetica.
Il lessico costituisce un insieme da una parte storicamente stratificato e dall’altra in
continua evoluzione.
Studio del significato delle parole -> semantica
Ogni parola individua un referente (ciò a cui mi riferisco, può essere anche un’unità
culturale) ed è costituita da significante (espressione formale, forma) e significato
(contenuto mentale, idea).
L’insieme di significato e significante si riferiscono al referente.
Denotazione -> processo mediante il quale una parola individua un referente all’interno
di un possibile insieme. È ciò che identifica un referente (significato oggettivo).
Significato denotativo: ciò che il segno linguistico descrive, ciò che rappresenta.
Connotazione -> processo mediante il quale si aggiungono elementi caratteristici, note
culturali (significato soggettivo).
Significato connotativo: significato connesso alle sensazioni suscitate da un segno e alle
associazioni a cui esso dà luogo.
Connotare implica individuare il referente e aggiungere qualcosa di già di questo
referente.

Con la connotazione l’attenzione non è sul referente, ma su ciò che si dice di quel
referente.
Ad un unico referente, possono essere associati più significati connotativi.
Esempi:
Virile: non dice solo “relativo all’essere maschile” ma anche forte, sicuro (connotazione
positiva)
Destriero: non dice solo cavallo ma anche forte, veloce
Volpe: non dice solo animale ma anche furbo, astuto
L’inter si è presa una tranvata -> è stata sconfitta, ha subito numero goal (connotazione
negativa)
Le parole non sono entità isolare ma vivono in relazione l’una con l’altra.
Queste relazioni possono essere:
- Di tipo formale -> riguardare il significante;
- Semantiche -> possono riguardare il significato.
Prima relazione semantica -> sinonimia = relazione di equivalenza semantica tra 2
parole
Sinonimo = termine o espressione che ha significato assimilabile a quello di un’altra
parola o di un altro gruppo di parole -> i sinonimi sono 2 parole che hanno un
significante diverso e un significato assimilabile.
I sinonimi assoluti (identici) -> sono pochi Es: tra / fra, qui / qua, alimentarsi / nutrirsi.
I sinonimi approssimativi (stesso significato fondamentale) -> sono più frequenti Es:
mangiare / ingoiare, comprare / acquistare, casa / abitazione, marito / sposo, bello /
affascinante.
Sinonimia:
Ebbro / ubriaco / sbronzo -> si possono usare in contesti differenti -> cambio di registro
Satollo / sazio / pieno
Paura / fifa / strizza
Menzogna / bugia / palla
Mal di testa / cefalea -> cambia il fatto che cefalea è un termine tecnico (tecnicismo)
che implica una grande precisione
Relazioni semantiche di tipo verticale:
- Iperonimi = parole che contengono il significato di un’altra (Iperonimia)
Es: fiore è iperonimo di rosa, animale di gatto, veicolo di auto, parlare di sussurrare.
- Iponimi = parole il cui significato è contenuto in quello di un’altra parola (iponimia)
Es: rosa è iponimo di fiore, gatto di animale, veicolo di auto, sussurrare di parlare.
Sinonimia cotestuale: sostituzione di una parola o di una sequenza di parole con
un’altra, anche l’ondata da quella sostituita, valida nello specifico contesto discorsivo.
Es: mi sono informata sul viaggio, ma la cosa non mi interessa.
Cosa = viaggio (non sono sinonimi, ma fungono da sinonimi in questo caso)

Es: una donna ha rischiato di morire per una fuga fi gas. La poveretta è stata ricoverata
d’urgenza. -> sinonimia contestuale e valutativa.
Poveretta = donna
Differenza tra gli esempi: cosa è molto generico e poveretta è connotativo perché indica
quella donna ma aggiunge qualcosa di più e inserisce il significato emotivo. Suggerisce
il punto di vista del parlante.
Perifrasi = sostituzione di una parola con un giro di parole e contiene un’informazione in
più rispetto alla parola che sostituisce
Es: Milano -> capoluogo lombardo (oggettiva)
Firenze -> la città di Dante (oggettiva)
Andrea Camilleri -> lo scrittore siciliano (oggettiva)
Andrea Camilleri -> il grande scrittore siciliano (perifrasi soggettiva, do un giudizio)
Il corretto uso dei sinonimi:
- Mantiene un testo coeso;
- Arricchisce il testo;
- Consente di utilizzare le parole più giuste ed efficaci;
- Abbellisce il testo.
Fraseologismi = espressioni formate da più parole, fisse e con un significato globale
(non è ricavabile dalla somma dei significati delle singoli parole). Non sono eccezioni
ma sono entrate stabilmente nella lingua. -> frasi fatte
Es: essere al verde -> non avere soldi (la motivazione non è trasparente);
Tagliare la corda -> scappare, fuggire, svignarsela (registri differenti) (è difficile
motivare il suo significato complessivo);
Brancolare nel buio ->essere disorientati, non sapere cosa fare (motivazione più
semplice) buio = valore metaforico;
Dobbiamo saper intendere un fraseologismo per poi tradurlo (non letteralmente) nelle
altre lingue mantenendo lo stesso significato globale.
Possiamo capire perché una data espressione significa ciò che significa in modo
trasparente o facendo fatica.
Collocazioni = abbinamenti stabili di parole. Non si possono sostituire parole con
sinonimi.
Es: un buco nel bilancio
Giornata nera
Commettere un reato
Scapolo incallito
Differenza tra fraseologismi e collocazioni -> nelle collocazioni le singole parole
mantengono il loro significato, a differenza dei fraseologismi.
Le collocazioni non possono essere tradotte letteralmente.
Es: fare una doccia -> to take / have a shower.

Polisemia = tanti sensi


Si ha quando uno stesso segno linguistico ha 2 o più significati (accezioni), alcuni dei
quali sono collegati tra loro. La maggior parte del lessico italiano è polisemico. È un
fenomeno funzionale che permette di moltiplicare i significati, senza aggiungere parole
nuove -> economia del lessico.
Una parola può assumere più sensi perché viene usata in casi specifici e particolari, usi
estesi, usi figurati.
Es: bere (ingerire liquidi)
Uso esteso -> ingerire alcolici
Uso figurato -> credere (essere ingenui)
Con l’uso esteso si rimane nello stesso campo concettuale, mentre con quello figurato si
cambia campo.
Nell’atto della comunicazione sarà il destinatario ad attualizzare il significato, in base al
contesto -> disambiguazione
Studio -> posto fisico, azione, ricerca, analisi;
Ala -> parte del corpo dei volatili, ruolo calcistico, parte di un edificio, corrente di un
partito;
Coda -> parte del corpo degli animali, fila, traffico, chioma;
Tessuto -> stoffa, insieme di cellule, testo;
Ho visto un uomo con il binocolo -> frase con più significati: ho visto un uomo tramite il
binocolo, ho visto un uomo con il binocolo con in mano;
Orologio -> da muro, da polso -> in altre lingue devo usare più parole (clock, watch),
mentre in italiano uso sempre la stessa
La polisemia sfrutta il meccanismo dell’equivoco in modo volontario:
- Nei testi con un forte senso di convincimento -> titoli di giornali, nomi di eventi,
pubblicità. Es: abbiamo un solo difetto, che non sappiamo perdere (pubblicità di
rubinetti) -> parola perdere: polisemia. Perdere = sgocciolare, essere sconfitti,
smarrire;
- A fini comici e umoristici (giochi di parole, freddure).
Modi per rendere il testo più efficace:
Omonimia = due o più segni linguistici sono uguali nella forma (omografi e omofoni) ma
hanno diversi significati (non si collegano tra loro) -> non c’è relazione semantica.
Es: conti (titoli) / conti (calcoli)
Riso (atto del ridere) / riso (alimento)
Bacino (struttura corporea / bacino (diminutivo di bacio)
Appunto (sostantivo) / appunto (avverbio)
Faccia (sostantivo) / faccia (verbo)
Sale (sostantivo, composto chimico) / sale (sost. pl. di sala) / sale (verbo)
Spesso è sfruttata nei testi comici e nei testi con senso convincimento.
Polisemia o omonimia? Uno o due segni linguistici?
- Criterio etimologico -> guardare l’origine e la storia della parola (vocabolario) = cera
(candela, aspetto) -> due parole diverse, con due origini diverse e con due significati

diversi = omonimi. Credenza (mobile, opinione) -> due parole diverse, ma stessa
origine = polisemici. Questo criterio non è sempre sicuro;
- Criterio semantico -> polisemia: relazione motivata tra i vari significati, omonimia:
mancanza di una relazione motivata tra i vari significati.
Omografia = si scrivono allo stesso modo, significati diversi, si pronunciano
diversamente
Es: pèsca / pésca
Àncora / ancora
Omofonia = si scrivono in modo diverso, significati diversi, si pronunciano allo stesso
modo
Es: anno / hanno
Cieco / ceco

Sintassi
Il termine sintassi deriva dal greco “syntaksis” “ordinamento”.
Sintassi -> studio delle regole che determinano il modo in cui le parole si combinano
dando vita a testi complessi.
La sintassi riguarda:
- Sintagmi -> gruppi di parole in cui si articola la frase
- Frasi
- Periodo -> insieme di frasi delimitate da due segni di interpunzione forti
La correttezza sintattica serve a dare un senso compiuto al senso.
Es: mi piace studio perché la letteratura -> il senso non è chiaro perché non sono state
rispettate le regole di combinazione
I quaderni bevono una tazza di the verde -> le regole di combinazione sono state
rispettate ma non è coerente, ragionevole
La correttezza sintattica è un requisito indispensabile per produrre un testo di senso
compiuto ma non è l’unico.
Frasi verbali = con verbo -> costruite attorno a un verbo
Es: Lucia studia
Frasi nominali = senza verbo
Es: davvero simpatica, Lucia
Stile nominale -> quando abbiamo un testo costruito con 2 o più frasi nominali
Si usano frasi nominali per:
- Brevità, essenzialità
- Dare maggior rilievo informativo
Es: Grandi avventure a piccoli prezzi -> struttura binaria ( agg. + sost.) con antitesi
(grandi, piccoli)
La scelta dell’uso dello stile nominale agisce sul significato -> rende il mio testo più
efficace.
Es: Enorme, la dispensa -> La dispensa è enorme
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Un uomo solo,
chiuso nella sua stanza.
Con tutte le sue ragioni.
Tutti i suoi torti.
Solo in una stanza vuota,
A parlare. Ai morti.
(G. Caproni, Condizione)
Assenza di verbi -> traduzione sintattica del tema della poesia, ovvero la solitudine.
Frase semplice (proposizione) -> insieme di parole dotato di senso compiuto e
sintatticamente autonomo, con un solo predicato.
Es: Ho mangiato una mela.
Frase complessa (periodo) -> frase che combina due o più proposizioni e dunque ha
due o più predicati.
Es: Sono tornata a casa e ho bevuto una birra.
Struttura della frase semplice -> nucleo + elementi circostanziali
Nucleo -> parte fondamentale, costituito da verbo + suoi argomenti (necessari perché il
verbo sia completo)
Es: Michela ha guardato -> non è compiuta
Es: Michela ha guardato la televisione -> è compiuta, ci sono tutti gli elementi essenziali
Ogni verbo può richiedere un numero diverso di valenze
Valenza -> numero di argomenti che un verbo richiede perché la frase possa essere
sintatticamente compiuta.
Ci sono verbi con zero valenze -> piove, nevica, grandina
Con 1 valenza -> Marco cammina
Con 2 valenze -> Lucia canta una canzone
Con 3 valenze -> Giovanni ha regalato un libro a Matteo
Con 4 valenze -> Io traduco un libro dall’inglese al francese
Finché il nucleo non è completo, la frase non è sintatticamente compiuta
Elementi circostanziali -> elementi che forniscono informazioni accessorie, secondarie
dal punto di vista sintattico.
Senza questi, la frase si regge comunque.
Es: (Ogni mattina) (a colazione) Luca beve il the.
(In vacanza) Luisa ha letto un romanzo (di fantascienza) (scritto da un autore francese).

TIPI DI FRASE SEMPLICE


Oggi c’è la lezione di letteratura. -> dà un’informazione
Non mangio mai dolci. -> dò un contenuto negativo
Sarà in ritardo, come al solito. -> dò una mia ipotesi
Probabilmente stasera farò tardi. -> esprimo un contenuto dandogli un grado di
probabilità
Le cose buone ci rendono felici. (Pubblicità Mulino Bianco) -> dà una verità, ci viene
passato come un dato di fatto.
-> Hanno tutte un solo predicato.
-> Sono frasi dichiarative -> propongono un contenuto, descrivono, danno
un’informazione, propongono una verità, un’opinione, un’ipotesi.
Oggi c’è il sole!
Non m l’aspettavo proprio
Quanto è difficile questo argomento!
Mamma mia, se sono stanco oggi!
-> Sono frasi esclamative -> esprimono lo stato emotivo di chi parla, l’atteggiamento.
Danno particolare enfasi.
Oggi c’è la lezione di letteratura?
Che dolce preferisci?
-> Sono frasi interrogative -> pongono una domanda
Non è vero che il film era proprio bello?
Ti sembra l’ora di tornare a casa?
-> Sono frasi interrogative retoriche -> non pongono una domanda vera e propria.
Prima di iniziare dobbiamo capire di che cosa si parla quando si dice “testo”. Che cos’è
un testo?
-> Interrogativa didascalica -> usata per vivacizzare e per richiamare l’attenzione
Se oggi potessi andare al cinema…
Magari andassi in vacanza!
Avessi capito qualcosa alla lezione!
-> Sono frasi ottative, desiderative -> esprimono un desiderio, che non si è realizzato
Vieni alla lezione di letteratura!
Digitare la password
Si fermi, per favore
-> Sono frasi imperative -> esprimono un ordine, un’esortazione, una preghiera, un
comando.

SINTASSI DELLA FRASE COMPLESSA (DEL PERIODO)


Studia le regole di combinazione tra le frasi complesse:
Coordinazione o paratassi -> frasi con stessa funzione sintattica, ‘esterne’ una all’altra
ma di pari grado.
Es: la lezione è finita e torno a casa.
Penso che Luca sia simpatico e Giovanni sia noioso.
Non so se posso restare o se devo andare.
TIPI DI FRASI COORDINATE
La lezione è finita e torno a casa
-> Frase copulativa -> aggiunge un’informazione.
La lezione non è finita, ma io non torno a casa
-> Frase avversativa -> esprime un contenuto in contrasto totale o parziale.
La lezione è terminata in anticipo o è stata annullata
-> Frase disgiuntiva -> esprime un contenuto con un’ipotesi.
O la lezione è terminata in anticipo o è stata annullata
-> Frase correlativa -> propone entrambe le opzioni come ipotesi
Era una conferenza interessante, quindi siamo rimaste fino alla fine
-> Frase conclusiva -> esprime la conclusione di ciò che è stato detto in precedenza.
È stata una conferenza interessante, infatti ha suscitato l’interesse di tutti i presenti
-> Frase esplicativa -> esprime il motivo di quello che ho detto prima.
Le frasi si possono coordinare:
- Con una congiunzione (sindetico)-> Milano è il capoluogo della Lombardia e Torino è
il capoluogo del Piemonte.
- Per polisindeto -> ripetizione di una congiunzione. -> E rido e piango e mi fondo con il
cielo e con il fango (Jovanotti).
- Per asindeto (asindetico)(giustapposizione) -> frasi semplici che si susseguono senza
un collegamento tramite congiunzione. -> Ho seguito tutte le lezioni, sono stanca,
vado a casa. -> la virgola nasconde i collegamenti logici. -> stile giustappositivo.
Subordinazione o ipotassi -> la subordinata svolge una funzione sintattica all’interno
della reggente e sono di grado diversi.
È una relazione gerarchica che evidenzia i rapporti di dipendenza tra le frasi: principale
+ secondaria, secondaria + secondaria.
Es: penso che tu sia simpatico.
Penso che Luca sia simpatico perché è sempre allegro. -> principale + sub. + sub. di 2°
grado.
Possono essere:
- Subordinate esplicite;
- Subordinate implicite.

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In base alla funzione sintattica, si possono dividere in:


- Sub. argomentali o completive -> svolgono le stesse funzioni dei verbi. Es: Una
decisione è sempre più urgente. / Prendere una decisione è sempre più urgente. Luca
beve il the / Luca dice che beve il the.
- Sub. non argomentali o circostanziali -> svolgono le stesse funzioni degli elementi
circostanziali. Es: Non esco (per il freddo). / Non esco (perché fa freddo).
- Sub. relative;
- Sub. completive del nome o dell’aggettivo.
1. Subordinate argomentali o completive -> svolgono la funzione di argomento: di
soggetto, di complemento oggetto, complementi indiretti.
Es: Frequentare la lezione di TE è importante -> funzione di soggetto
Sembra che ci sia il sole.
Bisogna studiare per l’esame.
Capita di non essere in orario.
Es: Penso che frequenterò le lezioni di TE. -> funzione di complemento oggetto
Penso di frequentare le lezioni di TE.
Es: Mi pento di essere venuto. -> funzione di complemento indiretto
Mi sono accorta di aver dimenticato il cellulare.
TIPI DI SUBORDINATE ARGOMENTALI
-> Subordinate oggettive -> svolge il ruolo di complemento oggetto
Dico che Gianni è una persona seria. -> utilizzo l’indicativo perché sono sicura.
Penso che Gianni sia una persona seria. -> pensare = verbo di opinione, quindi uso un
congiuntivo.
-> Subordinate dichiarative -> precisano un elemento della reggente. Arricchisce
l’elemento che ha ruolo di argomento.
Gli studenti devono fare attenzione a questo, che gli avvisi compaiono sempre in BB.
È possibile solo una soluzione: prendere il treno. -> “una soluzione” = soggetto, “prendere
il treno” = si riferisce a “soluzione”, quindi svolge la stessa funzione. Non è
sintatticamente autonomo.
-> Subordinate interrogative indirette -> contengono una domanda, un dubbio che
dipendono dalla reggente
Mi informo se c’è lezione di TE.
Non so se frequenta il corso.
Mi chiedo se la lezione di TE sia stata sospesa.
-> Subordinate interrogative indirette disgiuntive -> c’è un’alternativa
Mi informo se c’è lezione di TE o è stata sospesa
Non so se tacere o parlare.

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2. Subordinate non argomentali o circostanziali


-> Subordinate causali -> esprimono la causa di ciò che è espresso nella reggente
Sono andata in uni perché c’era lezione.
Avendo perso il treno sono arrivato in grande ritardo.
Giovanni deve aver già visto il film, perché conosce la trama. -> metto in relazione
un’ipotesi con una causa
-> Subordinate finali -> indicano lo scopo
Sono andata in uni per seguire la lezione di TE.
Per mettere subito in chiaro le cose, ti dico come la penso io.
-> Subordinate ipotetiche (condizionali) -> esprimono la condizione necessaria affinché
si realizzi ciò che si dice nella reggente.
Se c’è lezione di TE, vado in uni. -> ipotesi reale
Se ci fosse la lezione di TE, andrei in uni. -> la condizione è meno probabile
Se ci fosse stata la lezione di TE, sarei andata in uni. -> la condizione non si è verificata
MA
Se mia nonna avesse le ruote, sarebbe una carriola -> è una probabilità anche se è
irrealizzabile
-> Subordinate concessive -> contengono un fatto che contrasta con quello espresso
nella reggente ma entrambi i contenuti restano veri.
Anche se ho già visto il film, non mi ricordo la trama.
Pur avendo già visto il film, non mi ricordo la trama.
Anche se costa davvero tanto, quel vestito è proprio bello. -> sono in opposizione due
conseguenza.
-> Subordinate avversative -> contiene un fatto che si oppone a ciò che è contenuto
nella reggente
Sembrava che non dovesse piovere, mentre è spuntato il sole.
Anziché distrarvi, ascoltate ciò che sto dicendo.
-> Subordinate consecutive -> esprimono la conseguenza della reggente
È cosi caldo che impazzirò.
È caldo da impazzire.
-> Subordinate temporali -> stabiliscono una relazione di tempo contemporanea,
posteriore o anteriore
Mentre tornavo a casa, ho incontrato Francesca.
Tornando a casa, ho incontrato Francesca.
Dopo che ho seguito la lezione, sono tornata a casa.
Prima di andare in uni, devo fare colazione.

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-> Subordinate comparative -> stabiliscono un confronto, un paragone


Studiare le lingue non è cosi faticoso come credevo.
Piuttosto che uscire con lui, preferisco starmene a casa.
Farei qualsiasi cosa, piuttosto che uscire con lui
3. Subordinate relative -> riprendono un solo elemento della reggente e sono introdotte
da pronomi e congiunzioni relative (dove, dovunque)
Es: la lezione che ho seguito è stata interessante.
Ho incontrato Roberto, il quale mi ha detto di averti visto ieri.
TIPI DI SUBORDINATE RELATIVE
-> Subordinate restrittive -> limitano l’elemento della reggente
La persona che ha perso gli occhiali è pregata di rivolgersi in portineria
-> Subordinate attributive -> arricchiscono l’elemento della reggente (di solito si
trovano tra le virgole)
Gli studenti, che hanno frequentato le esercitazioni, hanno superato l’esame
brillantemente.
! Fare attenzione a non confondere il che pronome relativo con il che congiunzione !
4. Subordinate completive del nome o dell’aggettivo -> si riferiscono a un sintagma
(nome, aggettivo) della reggente, completandone il significato
Es: l’idea che potrò tornare in uni mi dà molto sollievo.
La speranza di tornare presto in uni mi dà molto sollevo.
Sono molto felice di poter tornare in uni.
Fungono da argomento del nome e dell’aggettivo.
FRASI INCIDENTALI O PARENTETICHE -> sono incastonate all’interno di un’altra frase o
poste alla fine e hanno un contenuto secondario, non necessario. Hanno un legame
logico con il testo ma non un legame sintattico.
Es: questa mattina ho seguito, e non potevo fare altro, la lezione
È tardi per andare a lezione, credo.
La scelta tra coordinazione e subordinazione dipende dal tipo di testo e, a sua volta,
influisce sull’efficacia del testo stesso. È anche una scelta del parlante.
Ti ho fatto questo esempio per insegnarti che in questo mondo bisogna mostrarsi
cortesi con tutti, se si vuole essere apprezzati.
Ti ho fatto questo esempio -> principale
Per insegnarti -> sub. Di primo grado finale
Che in questo mondo bisogna -> subordinata di secondo grado oggettiva
Mostrarsi cortesi con tutti -> sub. Di terzo grado implicita soggettiva
Se si vuole essere apprezzati -> sub. Di quarto grado ipotetica

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Le frasi marcate
Un’informazione è data quando è presente nella situazione comunicativa, o è stata
citata in precedenza o fa parte delle conoscenze condivise fra gli interlocutori.
Diversamente, tale informazione è nuova.
In uno scambio comunicato, i contenuti si distinguono in tema e rema.
Si dice tema ciò di cui si parla o si vuole parlare, ciò intorno a cui si vuole dire qualcosa.
Si dice rema ciò che si dice intorno al tema.
Elemento dato, tema e soggetto coincidono molto spesso, e in italiano tendono a
occupare la parte sinistra della frase; e allo stesso modo spesso coincidono elemento
nuovo, rema e predicato, che tendono a occupare la parte destra della frase.
Si tratta però di una tendenza generale, non è una legge assoluta.
Nella realizzazione delle frasi, la lingua italiana utilizza come, ordine preferenziale, il
cosiddetto ORDINE SVO (sogg. + verbo + ogg.). -> ordine non marcato
Ci sono infatti molte eccezioni -> si può usare infatti un altro ordine = frasi marcate e
sintassi marcata.
Frase marcata -> non rispetta l’ordine naturale dei costituenti allo scopo di mettere in
evidenza un elemento.
DISLOCAZIONE A SINISTRA
È una costruzione tematizzante in cui si sposta a sinistra del verbo un elemento che
viene presentato come tema già noto e dato, che nella frase non marcata non sarebbe.
Il massimo dell’informazione è nel resto della frase.
Es: Un caffè, lo bevo volentieri.
Non marcata -> bevo volentieri un caffè
Di esercizi, ne ho fatti tanti per prepararmi all’esame.
Non marcata -> ho fatto molti esercizi per prepararmi all’esame.
Di film, credo di averne visti molti quest’anno.
Non marcata -> credo di aver visto molti film quest’anno.
Michela, i cioccolatini, li ha mangiati.
Che sarei venuto oggi pomeriggio, lo sapevi.
DISLOCAZIONE A DESTRA
È una costruzione tematizzante in cui si sposta a destra del verbo un elemento che
viene presentato come tema e come già noto e dato.
Es: lo bevo volentieri, un caffè.
Non ci vado neanch’io, al cinema.
Lo sai che andrò presto in vacanza?
Gustateli qui i croissant caldi.
Il libro, gliel’ho prestato io, a Luca. -> dislocazione a sinistra + dislocazione a destra

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TEMA SOSPESO (ANACOLUTO)


È una costruzione tematizzante che presenta una frattura fra un primo elemento, che
rimane sospeso, e un secondo elemento che svolge il senso complessivo della frase ma
che non è correttamente collegato al primo.
L’elemento tematizzato è posto all’inizio del costrutto ed è isolato, privo di indicatori
della funzione sintattica e generalmente seguito da una virgola: la sua posizione
all’inizio di un discorso, lo fa sembrare il soggetto grammaticale.
Si tratta invece del soggetto non grammaticale ma logico.
Es: io, i dolci mi fanno male. -> sogg. grammaticale = i dolci
Questo argomento, ne abbiamo già parlato. -> sogg. grammaticale = noi
Marco, non posso proprio parlarne male! -> sogg. grammaticale = io
FRASE SCISSA
È una costruzione rematizzante, costituita da due frasi, una principale e una
subordinata.
Principale -> verbo essere + elemento focalizzato
Subordinata -> è introdotta da ‘che’ o infinito
L’elemento di maggior rilevanza informativa, quella su cui si concentra l’attenzione, cioè
la parte nuova della frase, è nella prima parte. -> rema
La subordinata costituisce il tema ed è già nota.
Es: è Francesca che vuole partire.
È qui che tutti vogliono venire.
È per laurearmi a dicembre che sto studiando molto.
Fossi stata io (principale) a laurearmi (subordinata).
È un motorino (principale) che ha comprato Carlo (subordinata), non una bicicletta.
FRASE PRESENTATIVA (C’È PRESENTATIVO)
È un costrutto sintattico in cui sono presenti due blocchi informativi:
• Il primo è costituito da c’è / ci sono + sintagma nominale;
• Il secondo è costituito da una proposizione relativa.
Tutto il contenuto della frase (di entrambi i blocchi) è nuovo. Nella presentativa, non c’è
un elemento messo più in rilievo rispetto ad altri.
Es: c’è una persona che vuole vederti.
ESERCIZIO
Vivo bene a Roma
A Roma, ci vivo bene -> dislocazione a sinistra tema = Roma
Ci vivo bene, a Roma -> dislocazione a destra tema = Roma
È a Roma che vivo bene -> frase scissa
Roma, ci vivo bene -> tema sospeso
Maurizio vuole parlare a Luca
A Luca, Maurizio vuole parlargli -> dislocazione a sinistra

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A Luca, vuole parlargli Maurizio -> dislocazione a sinistra


Maurizio viole parlargli, a Luca -> dislocazione a destra
Luca, Maurizio vuole parlargli -> tema sospeso
È Maurizio che vuole parlare a Luca -> frase scissa
È a Luca che Maurizio vuole parlare -> frase scissa
C’è Maurizio che vuole parlare a Luca -> frase presentativa

La punteggiatura
All’interno di un testo, la punteggiatura svolge diverse funzioni:
- Funzione intontiva e prosodica -> fornisce indicazioni sull’intonazione di una frase, sul
ritmo e sull’intonazione del testo, sulle pause del respiro;
- Funzione sintattica -> indica i rapporti sintattici tra i membri di una frase o di un
periodo e rende più trasparente la struttura sintattica della frase;
- Funzione testuale -> indica l’organizzazione del testo delimitandolo in unità;
- Funzione metalinguistica (solo alcuni segni) -> indica che l’espressione usata non
deve essere interpretata nel senso più comune.
PUNTO FERMO
Divide i periodi, segmentando un testo in porzioni più piccole.
Si tende a farne un uso frequente, utilizzandolo per frammentare la sintassi -> punto
anomalo: punto fermo che interrompe la sequenza sintattica in una posizione
inaspettata e inconsueta, o tra due proposizioni che normalmente sarebbero coordinate
o subordinate all’interno dello stesso periodo, o all’interno di sintagmi di qualunque tipo.
Si tratta di un uso espressivo.
Es: abbiamo bevuto. Troppo -> viene sottolineato ciò che viene detto dopo il punto
anomalo.
Abbiamo bevuto troppo
VIRGOLA
È un segno di pausa breve ed il suo uso modifica sensibilmente il testo. Non è un segno
d’interpunzione debole.
Es: mentre il cane mangia, il gatto scodinzola allegramente.
Mentre il cane mangia il gatto, scodinzola allegramente.
Va usata:
- Nelle enumerazioni e nelle coordinazioni asindetiche -> funzione seriale. Es: ho
comprato pane, latte, uova, verdura. Se l’elenco è complesso (elementi diversi) è
necessario l’uso del punto e virgola;
- Prima di un’apposizione. Es: qui visse Montale, il famoso poeta italiano;
- Per introdurre un vocativo. Es: venite, bambini;
- Nelle ellissi. Es: mi ha telefonato due volte: la prima, per avere informazioni;
- Negli incisi. Es: Ieri, mi pare, non c’è stata lezione.
- Prima o dopo le subordinate che possano assomigliare agli incisi (concessive,
ipotetiche). Es: per quanto abbia cercato di stare attento, non ho capito niente

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Non va usata:
- All’interno di un blocco compatto (sogg. + pred.). Es: il bambino correva senza
preoccuparsi del pericolo;
- Prima di una relativa restrittiva. Es: devo restituire a Lucia il vestito che mi ha
prestato;
- Nelle coordinate unite dalla copulativa e.
MA:
È andato a vivere a Parigi, e non ci interessa.
Ho incontrato Lucia e Michele, e li ho invitati a prendere un the.
Salvo nei casi, deplorevoli, in cui…
Lui, non ci ha detto niente.
La virgola può essere usata se si vuole sottolineare una distinzione grammaticale o
tematica fra le coordinate, o se si vuole mettere in evidenza un elemento.
DUE PUNTI
È un segno che indica che quanto segue è in funzione di ciò che precede. Infatti, hanno
la funzione di introdurre:
- Un discorso diretto
- Una citazione
- Un rapporto logico: di riformulazione, di consecuzione, di opposizione, di
specificazione. Es: Prendi l’ombrello: sta piovendo.
Specificazione -> c’è una solo possibilità per raggiungere i nostri amici: prendere
l’aereo. (possibilità)
Ho un unico obiettivo: superare l’esame. (obiettivo)
Quando i due punti introducono una specificazione, questa può essere un elenco.
Es: devo ancora mettere in valigia molte cose: magliette, vestiti, costumi
MA
Eugenio Montale scrisse poesie, elzeviri, recensioni.
Eugenio Montale fu autore di poesie, elzeviri, recensioni.
Non si usano i due punti perché l’elenco fa corpo con la frase che precede.
PUNTO E VIRGOLA
È un segno difficile, perchè ricopre diverse funzioni che sono svolte in parte anche dal
punto fermo e dalla virgola.
In linea generale, si dice che il punto e virgola segnala un confine tra due porzioni di
testo in modo più marcato rispetto alla virgola, meno rispetto al punto.
Il punto e virgola va comunque usato:
- Nelle enumerazioni complesse (funzione seriale) -> elenchi complessi;
- Per dividere due o più frasi coordinate o giustapposte di un periodo complesso
- Per dividere due frasi giustapposte nelle quali la seconda introduce un’apposizione,
una conclusione, svolge il procedimento precedente. Es: sono troppo stanco per
andare in università; perciò oggi salterò la lezione di TE.

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- Per dividere due frasi giustapposte nelle quali si velica un cambiamento di soggetto.
Es: la notte era scesa; le stelle luccicavano serene.
PUNTINI DI SOSPENSIONE
È un segno che indica che nel testo manca una parte. Si può trattare di:
- Una semplice omissione volontaria di una parte di una citazione. Va indicata con le
parentesi quadre [];
- Un elenco non esaustivo. Es: la prossima estate vorrei fare tante cose: viaggiare,
leggere, riposarmi…;
- Un rimando implicito a conoscenze condivise tra mittente e ricevente
- Particolari sfumature del significato. Es: non ho parole… (rimprovero) / ho visto come
studiavi con i tuoi amici… (ironia);
Ultimi due casi -> situazioni in cui il significato può rimanere ambiguo, o in cui il
ricevente è chiamato a compiere uno sforzo per interpretare il testo.
- Un elemento imprevedibile all’interno di un testo.
VIRGOLETTE
È un segno che viene utilizzato:
- Per indicare una citazione;
- Per introdurre un discorso diretto;
- Per indicare che una parola o un’espressione non si deve interpretare in senso
letterale
<<>> -> a caporale
‘ -> Apici
‘’ ->Virgolette inglesi

Le condizioni di testualità
Il testo, in quanto occorrenza comunicativa, deve soddisfare 7 criteri di testualità:
- Requisiti extralinguistici (o pragmatici) -> riguardano l’atteggiamento di tutti quelli
che prendono parte alla comunicazione e sono intenzionalità, accettabilità,
informatività, situazionalità e intertestualità;
- Requisiti linguistici -> coerenza e coesione.
INTENZIONALITÀ
Riguarda chi produce il testo, la sua intenzione comunicativa, cioè la sua intenzione si
creare un testo coeso e coerente che soddisfi le sue intenzioni.
ACCETTABILITÀ
Riguarda chi riceve e interpreta il testo, che deve essere ben disposto a riceverlo e si
predispone all’accoglimento del testo, creandosi delle aspettative. Alcuni testi, che
hanno scopi precisi, fanno leva sulla violazione dell’accettabilità (testi pubblicitari,
comici, narrativi) -> accettabilità delusa o infranta. Es: Cioccolato Novi. Svizzero? No,
Novi.
Tecnica nella suspense nei testi narrativi -> accettabilità infranta o delusa.

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INFORMATIVITÀ
Riguarda il testo, nel quale devono essere presenti informazioni note e nuove in modo
equilibrato.
Es: le 5 vittime del raptus omicida, tutte di età compresa tra i 14 e i 67 anni, sono i due
nonni, la mamma e due ragazze.
SITUAZIONALITÀ
Riguarda il testo e la sua adeguatezza rispetto alla situazione comunicativa. Un testo
per essere efficace, deve essere adeguato alla situazione.
Es: è pericoloso sporgersi. -> se la vedo su un finestrino del treno, è adeguata alla
situazione.
INTERTESTUALITÀ
Riguarda il testo, l’insieme dei rapporti che esso trattiene con altri testi, anche non
verbali; o che una porzione di testo intrattiene con altre porzioni dello stesso testo. Un
testo A si collega un testo B (= ipotesto).
Questo criterio può richiamare anche testi noti al destinatario: si tratta, ad esempio, di
allusioni a testi che si presume facciano parte delle conoscenze del destinatario.
Lo scopo è quello di attirare l’attenzione.
Ogni testo è sempre in relazione, più o meno stretta, con altri testi, anche se questa
relazione non è cercata volutamente dal mittente.
Es: da questo momento è possibile slacciarsi le cinture di sicurezza -> intrattiene un
legame con una frase che è stata pronunciata precedentemente “ allacciarsi le cinture
di sicurezza”.
Es: … e se ti dicessimo che è una pizza surgelata? -> lo slogan richiama un testo che non
c’è, ma è insinuato nella nostra mente (pizza buona).
Es: il Fonzies giustifica i mezzi
COERENZA
La coerenza è l’armonia semantica tra le varie parti del testo e tra il testo e le
conoscenze che il destinatario già possiede sulla realtà entro la quale il testo si colloca.
È dunque la presenza di legami logici tra le varie parti del testo, segnalati dalla lingua
(legami espliciti) o che il destinatario può ricostruire basandosi sulle sue conoscenze
(legami impliciti).
Quindi, in un testo, la coerenza è almeno in parte soggettiva.
È la qualità necessaria e irrinunciabile -> è il criterio più importante e fondamentale per
l’esistenza di un testo.
È la condizione di testualità sovraordinata alle altre -> è quella che le governa perchè è
quella che da senso al testo.
Una frase grammaticalmente perfetta, non è detto che sia coerente.
Per essere coerente, il testo dev’essere:
- Unitario e non contraddittorio rispetto al contesto e al cotesto -> non deve presentare
contraddizioni rispetto alle altre parti ne rispetto al cotesto. Deve essere ricondotto a
un senso o più, deve garantire una continuità di senso. Questi sensi non devono
presentare contraddizioni logiche a nessun livello;
- Continuo -> all’interno di un testo, ogni unità si deve collegare al cotesto o a una
porzione del cotesto precedente, vicina o lontana. Il testo deve assicurare una
continuità tematica;
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- Progressivo -> all’interno di un testo, ogni unità deve contribuire a modificare o


arricchire le informazioni già date. Deve assicurare una continuità informativa. Le
informazioni devono essere presentate secondo un ordine che faciliti la comprensione
da parte del destinatario.
Queste 3 caratteristiche si realizzano su più livelli:
- Referenziale -> il testo deve essere coerente rispetto alla realtà extra-linguistica, al
referente, non deve contenere elementi che contrastino con essa. Es: non mi piacciono
le partenze improvvise / non mi piacciono le partenze viola (non coerente);
- Logico -> il testo deve rispettare i legami logici, cioè i rapporti di causalità,
temporalità, opposizione, condizione ecc.. Es: oggi fa freddo, metti il cappotto / oggi
fa freddo, metti il costume (non coerente perché si infrange il rapporto logico causa-
effetto);
- Enunciativo -> il testo deve essere adatto alla situazione comunicativa. Es: Cento di
questi giorni! (È adeguato solo se lo dico ad un compleanno, ma non ha un funerale)
- Composizionale (compositivo) -> il testo deve essere costruito in modo da realizzare
il suo scopo.

Oggi pioverà, infatti ho lasciato l’ombrello a casa -> frase incoerente. Può essere
coerente se riesco a ricavare ironia (coerenza logica).

Ma

L’incoerenza può essere apparente: un testo può sembrare del tutto incoerente per
mancanza di informazioni che, però, si possono risolvere considerano il contento o
ricorrendo all’enciclopedia del destinatario.

Moglie: è finito il caffè. (Vai a comprarlo)


Marito: ho spazzato il giardino e sono appena sceso a buttare la spazzatura! (Non vado
perchè ho appena fatto queste cose e sono stanco)

A primo impatto, sono incoerenti ma possono essere coerentemente collegate quando si


ricostruisce il vero scopo comunicativo.

Spesso, l’incoerenza è volontaria -> è molto sfruttata dai testi comici, dalla lingua della
pubblicità e dalla poesia perchè attira l’attenzione del destinatario. È anche alla base di
molte figure retoriche.

Es: un morso di fresco piacere -> incoerenza referenziale ma è coerente quando


riconosciamo lo scopo comunicativo.

Es: ti aspetto da una vita, sei in ritardo! -> non è logico ma voglio, con un’iperbole (da
una vita), sottolineare il fatto che mi hai fatto aspettare tanto tempo.

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LE RELAZIONI LOGICHE TRA LE FRASI

Come abbiamo detto, un testo deve essere prima di tutto coerente. La coerenza
riguarda, in primo luogo, il piano della logica.

Le relazioni logiche tra le frasi ci sono sia tra frasi sia tra porzioni più o meno ampie del
testo (insieme più o meno complessi di frasi).

Le relazioni logiche riguardano i nessi logici che legano fra loro le varie parti del testo.

Una stessa relazione logica si può esprimere in modi diversi, cioè con soluzioni
sintattiche diverse: mediante la subordinazione, la coordinazione (compresa la
giustapposizione) e con altre.

Possono essere:

- esplicitate -> introdotte dai connettivi: forme invariabili del discorso (congiunzioni e
locuzioni congiuntive, avverbi e locuzioni avverbiali, preposizioni e locuzioni
preposizionali) che garantiscono e segnalano le relazioni logiche e semantiche tra le
varie parti del testo. Possono svolgere funzione di connettivi anche altre parti del
discorso, come verbi, locuzioni complesse o intere frasi;

- lasciate implicite e ricostruite dal destinatario.


Esempi:

- Sono triste a causa del suo brutto comportamento. -> rapporto di causa esplicitato
dalla locuzione ‘a causa del’.

- Sono triste perchè si è comportato male. -> rapporto di causa esplicitato con una
subordinazione alla principale.

- Se sono triste, è perchè si è comportato male. -> rapporto di causa esplicitato


- Sono triste. Si è comportato male. -> rapporto di causa implicito perché ho 2 frasi
semplici giustapposte. Il legame logico deve essere ricavato.

Nell’uso dei connettivi bisogna fare attenzione perchè alcuni sono semanticamente
poveri, e possono veicolare più tipi di relazioni logiche (congiunzione e).

L’uso delle relazioni logiche cambia a seconda del tipo di testo, del contesto della
comunicazione e dell’intenzione comunicativa.

Possiamo distinguere infatti, due tipi di relazioni logiche: tra eventi e di organizzazione
(o composizione) testuale.

RELAZIONI LOGICHE TRA EVENTI

Sono le relazioni logiche che collegano gli eventi di cui si parla o che sono descritti nel
testo.

Riguardano il modo con cui nel testo sono ricostruiti eventi, fatti che accadono nel
mondo (reale o fittizio).

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Sono:

- Relazione di tempo (temporale) -> colloca un evento nel tempo rispetto ad un altro
evento (contemporaneità, anteriorità, posteriorità). Es: Paolo legge mentre Lucia sente
la musica / Paolo legge. Lucia sente la musica. / Paolo legge e luca sente la musica.
(Contemporaneità);

- Relazione di causa (causale) -> indica la causa che provoca un evento (l’effetto). Es:
non si è sentito bene. Ha mangiato troppo. / poiché ho mangiato troppo, non si è
sentito bene. / stamattina ho sonno: sono andato a dormire molto tardi. / è stato
arrestato per aver compiuto una rapina.

- Relazione di conseguenza (consecutiva) -> indica la conseguenza provocata da un


evento. Es: sono così stanco che non ho voglia di uscire. / sono stanco. Non ho voglia
di uscire. / sono talmente stanco da non voler uscire. / le ho parlato chiaramente,
cosicché non può avere dubbi. / non ho visto il gradino e sono scivolata. / ha
mangiato troppo. Non si è sentito bene. / ha mangiato troppo, e per questo non si è
sentito bene. / ha mangiato troppo e quindi non si è sentito bene./ ha mangiato
troppo. Di conseguenza non si è sentito bene.

Causa e conseguenza sono strettamente legate.

- Relazione di fine -> indica lo scopo, l’intenzione per la quale è compiuta un’azione. Es:
sto studiando molto per passare l’esame. / voglio passare l’esame. Con questo
obiettivo sto studiando molto. / le parlerò perché capisca la situazione. / sono venuta
con l’intenzione di parlarti.

Fine e causa sono strettamente legate.

- Relazione di opposizione (oppositiva) -> presenta due eventi come opposti, sostituivi
o alternativi. Es: io sono venuto, ma Federico è e rimasto a casa (opposizione). /
Giacomo Leopardi non è nato nel 1797, ma nel 1798 (sostituzione). / deciditi: vuoi
venire oppure no? (alternativa).

- Relazione di concessione (concessiva) -> presenta due eventi opposti, ma


l’opposizione si risolve a favore di uno dei due eventi, mantenendo nel contempo
l’esistenza dell’altro. Es: anche se non avevo voglia, sono venuto in uni. / pur non
avendo voglia, sono venuto in uni. / sono stanco, ma sono venuto in uni. / sono stanco,
eppure sono venuto in uni. / sono stanco. Vengo lo stesso.

- Relazione di condizione (ipotetica) -> presenta un’ipotesi che, se si realizza, provoca


un evento e può avere diversi gradi di realizzabilità. Es: Se vieni con noi, ti diverti. / se
venissi con noi, ti divertiresti. / Se fossi venuto con noi, ti saresti divertito. / vieni con
noi. E ti divertirai.

- Relazione di comparazione -> paragona due eventi. Es: sono più attenti di quanto mi
sarei aspettata. / vivere a Milano costa tanto quanto vivere a Roma. / vivere a Milano
costa molto. Vivere a Roma altrettanto.

Esercizio

1. Domani farà molto freddo. Francesca non verrà -> relazione di conseguenza
2. Francesca non verrà domani. Farà molto freddo -> relazione di causa
3. Giacomo ha studiato molto, ma non ha capito niente -> relazione di concessione
4. Sono triste. Sta ancora piovendo -> relazione di causa
5. Nell’arrivare in stazione, ho visto che alcuni treni erano stati sospesi -> relazione di
tempo
6. Mi fa male la schiena. Ho portato molti pesi -> relazione di causa
7. Ho portato molti pesi. Mi fa male la schiena -> relazione di causa

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8. Da giovane ho studiato musica, mio fratello invece non ha mai voluto -> relazione di
opposizione
9. Se avessi studiato meglio, avresti passato l’esame -> relazione di condizione
10. Una volta terminata la lezione, me ne tornerò a casa subito -> relazione di tempo
11. È terminata la lezione. Torno a casa -> relazione di conseguenza
12. Mangio molto, ma è ugualmente molto magro -> relazione di concessione
13. Gli manderò un messaggio perché venga anche lui -> relazione di fine
14. Sarai promosso, a patto che inizia a studiare di più -> relazione di condizione

RELAZIONI LOGICHE DI ORGANIZZAZIONE (O COMPOSIZIONE) TESTUALE

Sono le relazioni logiche che indicano il modo in cui sono organizzati il pensiero e la sua
comunicazione all’interno di un testo: chi produce un testo coerente espone il propri
pensiero organizzandolo in base a una serie di nessi logici.

Queste relazioni riguardano il modo in cui sono collegate logicamente le varie unità di
testo.

Sono:

- Relazione di consecuzione -> un’affermazione, un’ipotesi, un giudizio risultano da un


insieme di premesse grazie ad un ragionamento. Es: tutti gli uomini sono mortali.
Socrate è un uomo. Quindi Socrate è mortale. / non è venuto all’appuntamento, quindi
non gli importava uscire con noi. / è in ritardo. Non tiene molto al nostro
appuntamento. / domani ci sarà lo sciopero dei mezzi. Sono sicura che in aula non ci
sarà nessuno.

- Relazione di motivazione -> un’affermazione, un’ipotesi, un’opinione è seguita da


un’affermazione che ne giustifica il contenuto grazie ad un ragionamento. Es: gli
studenti hanno studiato molto per prepararsi all’esame: infatti hanno svolto molto
bene gli esercizi. / gli studenti non si sono preparati bene per l’esame, perché hanno
svolto male gli esercizi. / il professore non ha spiegato bene questo argomento. Prova
ne è che gli studenti hanno svolto male gli esercizi. / non tiene molto al nostro
appuntamento. È in ritardo. / deve piovere, se molti hanno gli ombrelli aperti.

Come distinguere tra relazioni logiche tra eventi o di organizzazione testuale?

Si è rotto una gamba. È caduto malissimo -> relazione tra eventi perché ha natura
descrittiva
Credo proprio che si sia rotto una gamba. È caduto malissimo -> c’è una mia ipotesi, è
quindi una relazione di organizzazione testuale e ha natura argomentativa.

Consecuzione e motivazione sono strettamente legate.

- Relazione di illustrazione -> viene presentato un contenuto concreto per chiarire un


contenuto precedente.

- Relazione di esemplificazione -> a un’affermazione, un’ipotesi, un consiglio di


carattere generale segue un esempio particolare che ne motiva o ne illustra il
contenuto, cioè un esempio particolare che si ritiene rappresenti un insieme più
ampio, un paradigma. Es: quest’estate vorrei fare una vacanza rilassante: ad esempio,
andare al mare. / avrei proprio bisogno di una vacanza rilassante: come andare al
mare, per esempio.

- Relazione di opposizione -> due contenuti si sovrappongono. Può essere una


relazione di:

• Contrasto -> due contenuti sono in contrasto ma rimangono entrambi validi. Es: da
una parte è molto sicura di sé; dall’altra si lascia intimidire in maniera

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impressionante. / se ( se bi-affermativo) è vero che generalmente Luisa è simpatica,


bisogna ammettere che in questi giorni è piuttosto intrattabile.

• Sostituzione -> un contenuto sostituisce l’altro. Es: invece di ascoltarmi come


avrebbe dovuto, mio figlio ha fatto di testa sua.

• Concessione -> un contenuto è presentato come valido ma al contempo si afferma


un altro contenuto che entra in contrasto con esso, in modo esplicito o implicito. Es: è
un abito molto caro, ma lo comprerò lo stesso. / a volte siamo davvero convinti della
corretta del nostro punto di vista; eppure non riusciamo a convincere gli altri. / sarà
anche vero che è finita l’estate, ma fa un caldo pazzesco.

- Relazione di riformulazione -> si riprende un contenuto esprimendolo in altro modo. Il


contenuto riformulato non viene modificato: tra i due contenuti c’è un rapporto di
equivalenza semantica. Es: pretendeva che a lato della soluzione fosse svolto un
ragionamento che spiegasse il procedimento seguito; esigeva, cioè, che si fornissero
delle ragioni per quello che si stava facendo.

La riformulazione può anche espandere il contenuto riformulato, aumentando la


quantità di informazioni o ridurlo, diminuendo la quantità di informazioni.

Espande -> insegna linguistica, cioè la scienza che studia sistematicamente il


linguaggio umano nella totalità delle sue manifestazioni.

Riduce -> insegna la scienza che studia sistematicamente il linguaggio umano nella
totalità delle sue manifestazioni, vale a dire linguistica.

- Relazione di rettifica -> la validità di un contenuto è ridimensionata o addirittura


annullata da un altro contenuto. Es: sono d’accordo con te; o almeno, condivido gran
parte del tuo ragionamento (ridimensiono).

- Relazione di specificazione -> un’espressione di contenuto molto povero viene


specificata in un secondo momento; di un’entità si danno informazioni più precise;
oppure si passa dal generale al particolare. Es: c’è una possibilità per raggiungere i
nostri amici: prendere l’aereo.

- Relazione di aggiunta -> due o più contenuti sono accostati uno all’ altro e possono
intrattenere un’identica relazione logica con un altro contenuto. Es: ….., senza contare i
genitori distrati, che spesso lasciano i piccoli incustoditi.

COESIONE

La coesione è la presenza in testo di un sistema di collegamenti linguistici tra le sue


varie parti, che cioè collegano ogni parte con il cotesto.

È la manifestazione linguistica della coerenza del testo -> è un requisito linguistico


importante perché aiuta a ricostruire il senso di un testo, ma di per sé non è sufficiente.

All’interno di un testo, la coesione può essere mantenuta in molti modi, sfruttando tutti i
livelli della costruzione linguistica di un testo:

- Mediante il rispetto delle regole dell’accordo -> una violazione dell’accordo diffusa è
la concordanza a senso, che cioè tiene conto solo del significato. Es: la maggior parte
degli studenti frequentano (violazione);

- Mediante il rispetto della ‘consecutio temporum’, cioè la concordanza dei tempi


verbali -> il tempo verbale della reggente e il tempo verbale delle subordinate
devono essere collegati in modo da rendere chiaro il rapporto temporale di
anteriorità, contemporaneità o posterità. Es: penso che ieri Francesca sia uscita;

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- Mediante l’uso corretto della punteggiatura;


- Mediante l’uso corretto dei connettivi;
- Mediante il rispetto della catena fonica, cioè della coreferenza: l’insieme di tutte le
forme (coreferenti) che si riferiscono a un medesimo elemento del testo (referente,
testa, punto d’attacco). I coreferenti possono essere anafore (si riprendono un
referente già esplicitato in precedenza) o catafore (se anticipano un referente che
sarà esplicitato solo dopo).

La coreferenza può essere assicurata:

- Attraverso la ripetizione totale o parziale del referente (anafora);


- Attraverso la sostituzione con (catafora):
• Pronomi (personali, dimostrativi, indefiniti, possessivi, relativi ecc.) e particelle
pronominali;

• Avverbi;

• Aggettivi possessivi;

• Sinonimi, iponimi, iperonimi;

• Riformulazione del referente attraverso perifrasi

• Riformulazione del referente attraverso incapsulamento: l’uso di un solo SN che


svolge la funzione testuale di rinviare al contenuto di un’intera frase o di una serie di
frasi e che per questo è detto ‘incapsulatore’; è anaforico se riprende una o più frasi
precedenti, cataforico se le anticipa. L’incapsulatore può essere neutro o contenere
una valutazione;

In molti casi non è necessario richiamare il referente: si verifica il fenomeno dell’ellissi.

Perchè il testo sia chiaro, deve essere facilmente ricavabile quante sia l’antecedente a
cui anafore e catafore si riferiscono. In caso contrario, il testo resta ambiguo, ma questa
ambiguità può essere voluta.

L’uso di anafora o catafora non è senza conseguenze: si tratti di due strategie diverse di
costruzione del testo. Quando si usa il procedimento cataforico si ricorre a una strategia
precisa.

COESIONE INDIRETTA

In molti casi, il referente è ripreso o anticipato facendo entrare in gioco un sapere


implicito.

Es: la casa di Davide è davvero bella. Le stanze sono molto grandi.

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