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3. La ratio della norma
La previsione contenuta all’art. 9 consente di definire quella italiana una
“Costituzione culturale”, che indubbiamente colpisce per la sua modernità: nella neo
nata Repubblica, all’indomani di ben due conflitti mondiali e con un livello
di analfabetismo che coinvolgeva almeno 6 milioni di cittadini, i padri e le madri
Costituenti scelsero infatti di investire su cultura e progresso scientifico, addirittura
annoverandoli tra i principi fondamentali. Ciò perchè era consapevoli della loro
importanza come strumenti di emancipazione da logiche impositive arbitrarie, oltre
che valido “motore” di crescita per la rinascita socio-economica del Paese.
L’ignoranza delle masse è, da sempre, una delle condizioni primarie per la nascita
di regimi dittatoriali, poichè fintanto che il popolo è privo di cultura, di senso critico
e di strumenti per analizzare la realtà per conto proprio è anche facilmente
manipolabile.
Di qui la volontà di investire sulla promozione e lo sviluppo scientifico e culturale,
elevandoli addirittura a principi fondamentali dello Stato, in modo da consegnare
alle future generazioni uno strumento potentissimo e universalmente valido per
contrastare imposizioni illogiche e arbitrarie.
La tutela paesaggistica, affermata all’art. 9, ha assunto una portata via via sempre più
ampia, in linea con l’evoluzione del termine stesso.
1089/1939 "per la tutela delle cose di interesse artistico e storico" (legge Bottai), la prima legge
organica volta a disciplinare la tutela dei beni culturali, e il 29 giugno quella "per la tutela delle bellezze
paesistiche" (l. n. 1497/1939).
• Decreto legislativo n. 112 del 1998 in attuazione della legge n.59 del 1997, detta "legge Bassanini" si
allarga dunque la definizione tradizionale di "bene culturale", che comprende ora anche fotografie,