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Tra i principi fondamentali figura anche l’articolo 9, che testualmente recita: “La

Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.


Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.”
L’inclusione di tale previsione in Costituzione, per di più tra i principi fondamentali, si
deve a due illustri esponenti quali Aldo Moro e Concetto Marchesi, che sfidarono la
ritrosia di gran parte dei Costituenti, secondo i quali la norma era del tutto superflua
e avrebbe solo appesantito inutilmente la Carta fondamentale.

Fu dunque soprattutto grazie alla determinazione di Marchesi se la norma vide la


luce: egli obiettò infatti che se è vero che arte e scienza sono mere astrazioni, per cui
non sono di per sé né libere né serve, è altrettanto vero che le manifestazioni del
genio artistico e le teorie scientifiche possono essere oggetto di censura e come tali
vanno tutelate.
Le parole di Marchesi riportarono alla mente dei Costituenti la tristemente nota e
ancor ben viva stretta repressiva su arte e cultura operata dalla dittatura fascista,
rinnovando il monito affinché quanto accaduto non potesse nè dovesse più ripetersi.

3. La ratio della norma
La previsione contenuta all’art. 9 consente di definire quella italiana una
“Costituzione culturale”, che indubbiamente colpisce per la sua modernità: nella neo
nata Repubblica, all’indomani di ben due conflitti mondiali e con un livello
di analfabetismo che coinvolgeva almeno 6 milioni di cittadini, i padri e le madri
Costituenti scelsero infatti di investire su cultura e progresso scientifico, addirittura
annoverandoli tra i principi fondamentali. Ciò perchè era consapevoli della loro
importanza come strumenti di emancipazione da logiche impositive arbitrarie, oltre
che valido “motore” di crescita per la rinascita socio-economica del Paese.

3.1. L’importanza della cultura

I principali dizionari definiscono “cultura” il patrimonio di cognizioni ed esperienze


acquisite da un individuo tramite lo studio e la vita di relazione, utili sia alla sua
formazione sul piano intellettuale e morale che a conferirgli maggior consapevolezza
circa il suo ruolo all’interno della società.
Sull’importanza della cultura si sono espressi i più illustri autori; uno tra
tanti Pasolini, che definì istruzione e cultura le sole armi in grado di difendere il
cittadino contro la società dei consumi.
Dell’importanza della cultura erano ben consci anche i Costituenti, soprattutto in
ragione del contesto storico-politico in cui vide la luce la Carta fondamentale ed il
livello di “appiattimento” culturale in cui la dittatura fascista aveva relegato l’Italia.

L’ignoranza delle masse è, da sempre, una delle condizioni primarie per la nascita
di regimi dittatoriali, poichè fintanto che il popolo è privo di cultura, di senso critico
e di strumenti per analizzare la realtà per conto proprio è anche facilmente
manipolabile.
Di qui la volontà di investire sulla promozione e lo sviluppo scientifico e culturale,
elevandoli addirittura a principi fondamentali dello Stato, in modo da consegnare
alle future generazioni uno strumento potentissimo e universalmente valido per
contrastare imposizioni illogiche e arbitrarie.

4. L’articolo 9 della Costituzione: la spiegazione


Analizzando la norma più nel dettaglio colpisce innanzitutto il riferimento alla
“Repubblica” anzichè allo “Stato”, scelta lessicale presente anche in altri articoli della
Costituzione (ad esempio l’art. 4).

Un termine niente affatto casuale ma utilizzato con lo specifico intento di prevenire


un’eventuale, eccessiva ingerenza regionale in materia. I Costituenti temevano
infatti che con l’avvento delle Regioni e le possibili rivendicazioni avanzate da queste
ultime in vari ambiti, i principali musei e gallerie d’Italia, così come i grandi centri di
scavo e restauro venissero sottratti al controllo nazionale e posti sotto l’iniziativa
locale.

4.1. Promozione e tutela

La norma opera su due direttrici distinte e ben definite: da un lato


la promozione della cultura e dello sviluppo tecnico e scientifico; dall’altro,
la tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della Nazione.
La promozione è espressamente riferita alla cultura e alla ricerca tecnica e scientifica,
a sottolineare l’impegno attivo assunto dalla Repubblica (nell’ampia accezione
suindicata) nei settori in questione.

Quando si parla di tutela si fa invece esplicito riferimento al paesaggio (e dunque,


per estensione all’ambiente, come vedremo più oltre) e al patrimonio storico e
artistico della Nazione, che la Repubblica è chiamata a valorizzare e preservare.
4.2. La spinta ecologista: dalla tutela del paesaggio alla tutela ambientale

La tutela paesaggistica, affermata all’art. 9, ha assunto una portata via via sempre più
ampia, in linea con l’evoluzione del termine stesso.

1089/1939 "per la tutela delle cose di interesse artistico e storico" (legge Bottai), la prima legge
organica volta a disciplinare la tutela dei beni culturali, e il 29 giugno quella "per la tutela delle bellezze
paesistiche" (l. n. 1497/1939).

Proprio a Croce si deve la legge n. 778/1922 “per la tutela delle bellezze naturali e


degli immobili di particolare interesse storico”, legge che rifacendosi ai previgenti
regolamenti borbonici garantiva, in modo del tutto inedito, la possibilità di
preservare vedute o scorci carichi di bellezza e di storia.
La “legge Croce” non teneva però conto del dinamismo, cioè dell’impatto (attivo e
spesso distruttivo) dell’uomo sul paesaggio, contro il quale non era prevista alcun
tipo di tutela.
Solo all’inizio degli anni ’70, con l’avvento della spinta ecologista, la nozione di
paesaggio andò progressivamente ampliandosi, abbracciando anche quella di
ambiente.

A partire dagli anni ’70 l’ambiente divenne infatti un tema ricorrente nelle pronunce


della Corte Costituzionale, che ricavò la corrispondente nozione in via interpretativa,
coniugando l’art. 9 con i riferimenti contenuti agli artt. 32, 41 e 44 della Costituzione.
Il vero salto di qualità lo segnò però la giurisprudenza della Corte di fine anni ’80,
identificando l’ambiente come bene unitario e “valore primario ed assoluto” (si
vedano, tra le tante, Corte Cost. sent. n. 641/1987; sent. n. 210/1987; ord. n. 195/1990).

• Decreto legislativo n. 112 del 1998 in attuazione della legge n.59 del 1997, detta "legge Bassanini" si
allarga dunque la definizione tradizionale di "bene culturale", che comprende ora anche fotografie,

audiovisivi, spartiti musicali, strumenti scientifici e tecnici cambiare

a) "beni culturali", quelli che compongono il patrimonio storico, artistico, monumentale,


demoetnoantropologico, Decreto legislativo n. 112 del 1998 Art. 148 Definizioni archeologico, archivistico e
librario e gli altri che costituiscono testimonianza avente valore di civiltà così individuati in base alla legge;

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