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Sommario
I tomo di un culto lungo la via Castrimeniense negli scavi in lo-
calità Marcandreola, Ciampino (RM) 195
Mario Torelli, Prefazione 3
Maria Sapelli, Introduzione 5
Fidenae
Mario Torelli, Per una storia comparata dei culti del Lazio 9
Gabii
Fausto Zevi, Roma e la Sicilia nel V secolo a.C.: qualche nota 27
Eugenio La Rocca, La pietrificazione della memoria: i tem- Marco Fabbri, Stefano Musco, Massimo Osanna, Nuove
pli a Roma in età medio-repubblicana 35 indagini al santuario orientale di Gabii 229
Gabriel Zuchtriegel, Riflessioni a margine dei vecchi scavi
Le città albane al Santuario Orientale di Gabii: nuovi dati sulla fase ini-
ziale del culto 243
Pino Chiarucci, Luoghi di culto nel territorio di Albano 89
Angelo Bottini, L’àugure di Gabii 247
Julio Nuñez Marcen, Los espacios sagrados en Tusculum 109
Giuseppina Ghini, Francesca Diosono, Il santuario di Dia-
na a Nemi: recenti acquisizioni dai nuovi scavi 119 Tibur
Fausto Zevi, Il santuario demetriaco di Valle Ariccia 139 Zaccaria Mari, Il santuario di Ercole Vincitore a Tivoli: con-
Giuseppina Ghini, Il tempio delle SS. Stimmate a Velletri siderazioni sulle fasi tardo-repubblicana e augustea 255
(Roma): nuovi dati dai recenti scavi 2005-2006 159 Maria Grazia Fiore, Il santuario di Ercole Vincitore a Tivo-
Fausto Zevi, Luca Attenni, Fabrizio Santi, Nuove acqui- li (Roma): risultati delle ultime indagini archeologiche 271
sizioni nel santuario di Iuno Sospita a Lanuvio (campa- Benedetta Adembri, Il santuario dell’Acquoria a Tivoli 281
gne 2006 e 2008) 175 Zaccaria Mari, Il santuario rurale della Bona Dea a San Gre-
Alessandro Betori, Agnese Livia Fischetti, Testimonianze gorio da Sassola (RM) 295
119
Giuseppina Ghini, Francesca Diosono
che valenza politica, essendo il centro federale delle cit- cupera quella di luogo di cura per ammalati e donne
tà latine che si riunivano presso il Lucus Ferentinae, iden- sterili.
tificato a Monte Savello, nel Comune di Albano Lazia- Alla fine del II sec. a.C. il Santuario venne ricostruito
le [8]; tale funzione politica, già indebolita dopo la batta- con un aspetto monumentale e scenografico, analoga-
glia del Lago Regillo (499 o 496 a.C.), finì definitivamen- mente a quanto avvenne in altri santuari laziali coevi o
te dopo lo scioglimento della Lega Latina nel 338 a.C. di poco posteriori: quelli di Giunone a Gabii, di Ercole
Alcuni modellini fittili rinvenuti nel XIX secolo Vincitore a Tibur, di Fortuna Primigenia a Praeneste, di
nell’area sacra ed ora conservati a Roma, al Museo Ar-
cheologico Nazionale di Villa Giulia e a Nottingham, al
Castle Museum rappresentano un edificio templare te- [8]
C. Ampolo, Ricerche sulla lega latina, in PP XXXVI, 1981, 219-233; C.
trastilo, aerostilo, con ampia cella ad ali laterali e fron- Ampolo, Ricerche sulla lega latina, in PP XXXVIII, 1983, 321-326; G.
Colonna, Il Lucus Ferentinae ritrovato?, in QuadAEI XI, VII, Roma
tone aperto, finora ritenuto il tempio del IV sec. a.C. I 1985, 40-43.
recenti scavi, iniziati nel 2009 e tuttora in corso, hanno [9]
A. Della Seta, Museo di Villa Giulia, Roma 1918, 229-232 Mysteries
permesso di ricostruire per questa fase una pianta di- 1983, 43-45; F. Melis, F.R. Serra Ridgway, Mysteries of Diana. Sulla nuo-
versa, molto allungata, con podio in peperino e decora- va esposizione dei materiali nemorensi nel Castle Museum of Nottinghsm,
in QuadAEI XIV, VIII, Roma 1987, 218-226; T.F.C. Blagg, The votive
zione architettonica in terracotta [9]. model. Etrusco-Italic temples from Nemi, in Nemi-Status Quo 2000, 83-
In questo periodo il Santuario, persa ormai la sua 90. R. Känel, Das Dianaheiligtum in Nemi: Die Bandekoration aus terra-
funzione politica di sede religiosa della Lega Latina, re- cotta, in Nemi-Status Quo 2000, 131-139.
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Il santuario di Diana a Nemi: recenti acquisizioni dai nuovi scavi
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Giuseppina Ghini, Francesca Diosono
casione si rinvennero materiali votivi e vennero par- pianta delle strutture piuttosto schematica, con la localiz-
zialmente riportati alla luce i nicchioni semicircolari del zazione delle trincee effettuate redatta dal Rossbach [20].
recinto sacro [13]. Le indagini, interrotte bruscamente dopo pochi mesi,
È della fine del XVII secolo un disegno stilizzato del vennero proseguite da Luigi Boccanera nel 1887: i mate-
lato nord-orientale del Santuario, con la serie di nic- riali rinvenuti finirono in parte al Museum of Fine Arts
chioni semicircolari, conservato presso la Biblioteca di Boston [21], in parte vennero esposti nel Museo Archeo
Apostolica Vaticana [14]. logico Nazionale di Villa Giulia a Roma; altri ancora si
Nel 1791-98 il Cardinale Antonio Despuig eseguì sca- trovano all’University of Pennsylvania Museum di Phi-
vi nell’area nemorense e in un punto imprecisato di Val- ladelphia [22].
lericcia, dove rinvenne un rilievo marmoreo con l’ucci- Ulteriori scavi vennero intrapresi nel 1895 dall’anti-
sione di Egisto da parte di Oreste e, secondo la lettera- quario Eliseo Borghi, contemporaneamente ai tentativi
tura archeologica, una testina arcaica in bronzo di Dia- di recupero delle navi di Caligola che lui stesso andava
na, portati inizialmente, insieme al resto dei materiali conducendo [23].
scavati, nella sua proprietà di Raxa a Palma de Mallorca Nel 1924 lo Stato Italiano avviò scavi al teatro e agli
e successivamente acquistati dalla Ny Carlsberg Glyp- edifici termali, successivamente reinterrati [24].
totek di Copenhagen, dove sono tuttora esposti [15]. Il
rilievo marmoreo, già datato all’età arcaica, è stato suc- [13]
Holstenius, Annotationes in Italiam antiquam Cluverii, Roma 1666,
cessivamente riconosciuto di stile arcaizzante e riferito 923, l.50; J.C. Graevius, Thesaurus Antiquitatum Romanarum, Venezia
all’età augustea [16], mentre per la testina bronzea, arcai- 1732-37, 752-757.
ca, è stata proposta una produzione etrusca, e in parti-
[14]
Codice Barberino Latino 1871, f. 215; L. Crescenzi, Il Santuario di Dia-
na Nemorense, in Documenta Albana IV, 1977, 37.
colare da Caere [17]. [15]
J.M. Bover y Rosello, Noticia historico-artistica de los Museos del Emi-
Gli altri reperti vennero venduti nel 1925 al Comune nentissimo Senor Cardenal Despuig exsistentes en Mallorca, Palma de
di Palma de Mallorca, ma non esiste un loro elenco si- Maiorca 1845; M. Moltesen, Cardinal Despuig’s Excavations at Valleric-
stematico, per cui tutt’oggi non è possibile distinguere cia, in J. Beltràn Fortes, B. Cicciotti, X. Duprè Raventos, P. Venetucci
(eds.), Illuminismo e Ilustraciòn, Roma 1997, 243-254. F. Coarelli, sulla
questo nucleo di materiali dagli altri conservati presso
scorta di un documento dell’Archivio Oliveriano di Pesaro del XVIII
il locale Museo. secolo, quindi dello stesso periodo degli scavi Despuig, di prossima
Nell’estate 1885 Lord Savile Lumley, ambasciatore pubblicazione, ritiene tuttavia sicura una provenienza del reperto
inglese in Italia, condusse scavi frettolosi al Santuario, dalle Marche, forse da Fano, e non da Ariccia.
bruscamente interrotti per dissapori con i proprietari
[16]
M. Moltesen, M. Nielsen, Catalogue Etruria and Central Italy 450-30
b.C., Copenhagen 1996, 218-220.
dei terreni, i Principi Orsini. [17]
M. Cristofani, in La grande Roma dei Tarquini (Catalogo Mostra Ro-
I materiali rinvenuti in quell’occasione, consistenti in ma 1990), Roma 1990, 144, tav. XIV, 6.9.
statue, erme e vasi marmorei recuperati nelle cosidette [18]
J. Savile Lumley, in Journal of the British and American Archaeo-
celle donarie, ex-voto delle favisse, decorazioni archi- logical Society of Rome I, 2, 1885-86, 60-74; W. Helbig, in BullInst
1885, 225-242; G.H. Wallis, Catalogue of Classical Antiquities from the
tettoniche, in parte furono portati nel Castle Museum site of the Temple of Diana, Nemi, Italy, Nottingham 1891; Moltesen
di Nottingham, città natale di Lord Savile Lumley, in 2009.
parte rimasero a Nemi, nel Castello degli Orsini, suc- [19]
F. Poulsen, Catalogue of Ancient Sculptures in the Ny Carlsberg Glyp-
cessivamente passato ai Principi Ruspoli [18]. totek, Copenhagen 1951; Diana 1997.
Di questi una certa quantità venne poi acquistata da
[20]
O. Rossbach, in BullInst 1885, 149-157; Wallis 1891.
[21]
E. Robinson, Description of twenty-three objects found on the site of
Jacobsen per la Ny Carlsberg Glyptotek di Copenha- Artemisium of Nemi “Nemus Dianae” during the excavations of Sig. Lu-
gen, che divenne così la raccolta più ricca di materiali igi Boccanera in the Spring of 1887 and now in the Museum of Fine Arts in
del santuario nemorense [19]; la rimanente parte è stata Boston, Boston 1889.
di recente acquistata dallo Stato Italiano ed è conserva-
[22]
P. Guldager Bilde, Marbles from a Roman Sanctuary in the University
of Pennsylvania Museum, in Expedition XL, nr.3, 1998, 36-46.
ta nel Museo delle Navi Romane di Nemi. [23]
Per gli scavi condotti da E. Borghi: NSA 1895, 421-436; NSA, 106-
Degli scavi condotti da Lord Savile Lumley venne pub- 108; 206, 232, 324, 424-431, 461-468.
blicata esclusivamente una sommaria descrizione e una [24]
Per gli scavi al teatro: NSA 1931, 237-305.
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Il santuario di Diana a Nemi: recenti acquisizioni dai nuovi scavi
La terrazza inferiore
Fino ai recenti scavi condotti a partire dal 2003 sulla
terrazza superiore e se si fa eccezione per una pianta Fig. 5. Pianta dei colonnati R e Z e del muro Q (disegno e rilievo di S. Sgalambro
della metà del XIX di Pietro Rosa, si riteneva che l’area e M. Marchetti).
del Santuario nemorense fosse limitata alla terrazza in-
feriore (fig. 3), sostruita a valle, verso il lago, da muri [25]
Si tratta delle antirides citate da Vitruvio (de arch., VI, 8, 6-7).
con cortina in opera incerta, disposti a triangoli o a [26]
Ghini 1993.
“denti di lupo” (C) [25] e chiusa sui lati settentrionale e d [27]
Le aperture con tamponature sul lato settentrionale sono sei, men-
orientale da due serie di nicchioni semicircolari (B), co- tre sul lato orientale se ne sono individuate finora due.
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Giuseppina Ghini, Francesca Diosono
Fig. 6. Il colonnato R.
Fig. 7. Sezione ricostruttiva dell’angolo nord-orientale con i colonnati R e Z e il
muro Q (disegno S. Sgalambro).
no quattro colonne, due in opera incerta, due in opera
mista di reticolato e laterizio.
Sono tutte rivestite da intonaco rosso e presentano
una trabeazione dorica in peperino originariamente
stuccata in bianco e azzurro [28].
L’altezza totale del colonnato superava i 30 piedi
(m.9) e pertanto nascondeva completamente alla vista i
retrostanti nicchioni B.
Dietro il muro Q, alla distanza di 8 piedi e ½ (m. 2,50),
si è rinvenuto un secondo colonnato dorico (Z) in pepe-
rino, dalle misure pari alla metà di quelle del colonnato
R; questo secondo portico, come le colonne in opera in-
certa del portico R, appartiene alla fase della fine del II
sec. a.C., mentre le colonne in opera mista e le tampona-
ture in reticolato del muro Q sono attribuibili a restauri Fig. 8. Particolare della pittura a pilastri prospettici del muro Q.
adrianei, resi necessari probabilmente a seguito di un
terremoto [29] (figg. 6-7). A questo periodo appartengono giungevano l’altezza di 30 piedi (m.9), nascondendo
anche il rifacimento del tetto del portico, di cui si sono completamente i retrostanti nicchioni, che avevano una
rinvenute numerose tegole bollate e la decorazione pit- funzione esclusivamente statica e sostruttiva.
torica del muro Q, che ricopre anche le tamponature in
opera reticolata, con pilastri prospettici di colore avorio
su uno sfondo rosso [30] (fig. 8). [28]
Nel corso degli scavi se ne sono recuperati numerosi frammenti
nello strato di crollo.
Del colonnato si è rinvenuta la trabeazione in peperi- [29]
All’interno delle murature delle colonne si sono rinvenuti i bolli
no di tipo dorico a metope lisce e triglifi con capitello delle officine di Lucanus e Tullus (CIL XV, 994) e di quelle di Papirius
ad echino schiacciato, alta 6 piedi (m. 1,80), costituita (CIL XV, 1356).
da quattro elementi, due relativi all’epistilio, uno alla [30]
Lo stile della pittura parietale del muro Q rimanda al secondo
cornice, l’ultimo alla gronda, recante superiormente la stile pompeiano, e in particolare ad esempi dell’area vesuviana qua-
li la Villa di Poppea ad Oplontis (Cerulli Irelli, 1990, tav. 153), di Fan-
canaletta e i gocciolatoi per lo scolo dell’acqua pio nio Sinistore a Boscoreale (Cerulli Irelli 1990, fig. 143), la Villa dei
vana. Misteri (Cerulli Irelli 1990, figg. 108-109) e la Casa del Menandro a
Complessivamente il colonnato e la trabeazione rag- Pompei (Cerulli Irelli 1990, fig. 20).
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Il santuario di Diana a Nemi: recenti acquisizioni dai nuovi scavi
Sulla trabeazione poggiava un tetto ad una falda [31], po Campana, alcune con motivi vegetali, altre con im-
di cui si è rinvenuto il crollo tra il muro Q e il colonnato magine della Potnia theron (la signora degli animali) in-
R di tegole, molte delle quali con bolli di età adrianea e sieme ad antefisse triangolari con testa di Diana [41]; nella
antonina, tra cui spiccano quelli delle officine Caninia- cella d era contenuto un fregio in terracotta; nell’am-
ne [32], di Mercurio Felice [33], le Sulpiciane [34], quelle di biente e vi erano alcune iscrizioni, mentre nella f si rin-
Tetellus Donatus [35], di Sabina [36] e di Statilio Massimo Se- vennero otto vasi marmorei, dono di un fedele dal no-
vero Adriano [37]; più scarsi quelli delle officine imperia- me Chio [42], e la testa colossale della statua di culto di
li di L. Vero [38] e delle Oceanae Maiores [39] che attestano Diana [43]. Infine, nell’aula absidata g furono rinvenuti
restauri dell’epoca di Marco Aurelio. statue e ritratti della famiglia imperiale giulio-claudia:
All’angolo orientale del muro Q si addossa una base la statua di Tiberio, il ritratto di Germanico, una base in
in conglomerato cementizio, rivestito con lastre mar- basalto con dedica di Marco Giulio e Marco Accoleio,
moree e con cornici modanate in alto e zoccolo in basso; un’erma bifronte con divinità marine [44].
è probabile che sostenesse un oggetto o una statua e la Molti dei materiali furono portati da Lord Savile Lum
faccia anteriore doveva recare una decorazione, succes- ley al Museo della città di Nottingham, altri rimasti al
sivamente asportata. principe Orsini furono venduti da lui alla Ny Carlsberg
Glyptotek di Copenhagen e al Museo di Villa Giulia a
Le “celle donarie” Roma; altri ancora furono acquistati dal Museum of Fi-
ne Arts di Boston e dall’University of Pennsylvania
Mentre il colonnato R forse proseguiva lungo tutto il Museum di Philadelphia.
lato settentrionale, quello Z doveva terminare in corri- Le celle sono state nuovamente oggetto di intervento
spondenza dell’ultimo nicchione B. di scavo e restauro da parte della Soprintendenza per i
Tra questo e la prima “cella donaria” da E (f) uno spa- Beni Archeologici del Lazio nel 1999 e nel 2000, che ha
zio di circa m.4 in cui si conserva l’accenno di una volta interessato i vani 1,2, a e b, mentre è tuttora in corso lo
a botte ribassata è molto probabilmente attribuibile alla scavo degli ambienti c-f [45].
parte inferiore di una scala o rampa che metteva in co-
municazione la terrazza inferiore con quella superiore;
dell’arco d’ingresso alla rampa/scala si è rinvenuto il [31]
Del tetto si è rinvenuta anche parte della carpenteria: chiodi in
crollo del pilone sinistro in blocchi di peperino. ferro e frammenti di travi in abete, un legno apprezzato nell’antichi-
La parte nord-occidentale del recinto sacro del San- tà per la sua resistenza, anche se facilmente incendiabile e tendente
ad essere attaccato dagli xilofagi (Vitr., de arch., II, 9,6).
tuario venne realizzata con un muro continuo in opera [32]
CIL XV, 134.
incerta, a cui successivamente si addossarono muri di- [33]
CIL XV, 333.
visori in opera reticolata, che determinarono una serie [34]
CIL XV, 595 a.
di ambienti paralleli.
[35]
CIL XV, 713.
[36]
CIL XV, 354.
Questi vennero scavati tra il 1885 e il 1895, prima da [37]
CIL XV, 287.
Lord Savile Lumley, ambasciatore inglese a Roma, e [38]
CIL XV, 737.
successivamente da Luigi Boccanera. Il rinvenimento di [39]
CIL XV, 367.
statue, erme, vasi marmorei e di numeroso altro mate- [40]
Guldager Bilde 1995, 206-213.
riale meritò agli ambienti la definizione di “celle dona-
[41]
Mysteries 1983, 27-30; Pensabene-Sanzi Di Mino 1983, tipi 54-55.
[42]
P. Guldager Bilde, Chio d (onum) d (edit): Eight Marble Vases from
rie”. the Sanctuary of Diana Nemorensis, in ARID XXIV, 1997, 53-81.
La cella a si rivelò la più ricca per la decorazione mu- [43]
Guldager Bilde 1995, 196-198.
siva del pavimento e per i materiali che conteneva; nel- [44]
P. Guldager Bilde, The sculptures from the sanctuary of Diana Nemo-
la cella b si rinvenne un busto marmoreo di Asclepio [40], rensis, types and contextualisation: an overvieuw, in Nemi-Status Quo
2000, 93-109.
che si riteneva non ultimato, per cui la cella venne chia- [45]
Si è mantenuta l’indicazione in lettere di Lord Savile, mentre per i
mata “l’officina dello scultore”; nella cella c furono tro- vani di cui lo scavatore non fa menzione, pur avendoli perlomeno
vate terrecotte architettoniche costituite da lastre del ti- “svuotati”, si è data una numerazione araba. Gli scavi del 1999-2000
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finte architetture, costituita da esili colonne bianche su zio, alto 8,40 piedi (m. 2,52) con modanatura inferiore a
sfondo rosso che incorniciano piccoli quadretti [49]. cyma reversa e, al di sopra, cortina in opera reticolata,
Le indagini condotte hanno riportato alla luce anche conservata sul lato settentrionale per un’altezza di circa
altri due vani, scavati da Lord Savile Lumley ma non 6 metri.
menzionati nella sua pubblicazione, indicati come am- Si è inoltre rinvenuto un capitello d’anta in stile co-
bienti 1 e 2, per distinguerli da quelli pubblicati, in cui rinzio, databile al I sec. a.C. [53]
si sono rinvenuti numerosi materiali archeologici fram- Un altro sondaggio è stato condotto nel 1996, ripor-
mentari e pertanto lasciati sul posto dagli scavatori, tra tando alla luce il lato settentrionale del podio, già sca-
cui antefisse triangolari con testa di Diana [50], lastre fitti- vato da Lord Savile [54] costituito da una gradinata in
li con racemi e Diana che sorregge tralci [51], un piccolo blocchi squadrati di peperino e all’interno dell’edificio,
“tesoretto” costituito da alcuni assi della serie della pro- rinvenendo una piccola porzione di pavimento in coc-
ra, nonché frammenti di ceramica databile alla prima ciopesto, probabilmente attribuibile alla fase di età im-
età imperiale. periale.
Alcuni frammenti di lastre fittili sono stati rinvenuti Gli scavi condotti in passato hanno riportato alla luce
reimpiegati come riempimento al di sotto della soglia capitelli dorici e rocchi di colonne [55]; è stato possibile
d’ingresso pertinente alla terza fase (quella di età adria- recuperarne solo uno, scanalato con rivestimento in
nea); il che indica che in questo periodo la decorazione stucco bianco, del diam. di m. 0,84, alto m. 0,90 (fig. 13).
fittile di I sec. a.C., quindi pertinente alla seconda fase, Sondaggi parziali e tuttora da proseguire, avviati
era stata dismessa. nell’autunno 2009, hanno permesso di verificare che la
pianta riportata da Lord Savile Lumley in Wallis [56], no-
Il Tempio K nostante il carattere sommario, corrisponde sostanzial-
mente alla prima fase repubblicana del tempio, in cui
Sulla terrazza inferiore, in posizione piuttosto decen- l’edificio è di tipo molto allungato, misurando m. 37 cir-
trata, un casale moderno ingloba due muri in opera re- ca di lunghezza x 15 di larghezza. In questa fase il tem-
ticolata di peperino appartenenti ad un edificio templa- pio presenta un podio a cyma riversa molto schiacciata
re, già convenzionalmente attribuito a Diana, per il confrontabile con quella del Tempio C (o di Feronia) a
quale è possibile confermare l’appartenenza alla divini- Largo Argentina a Roma. In una seconda fase, all’edifi-
tà, sulla scorta degli scavi più recenti (2009-2010). cio venne cambiato l’orientamento, spostando l’ingres-
Su tale identificazione si nutrivano perplessità per il so sul lato orientale e addossandovi un podio di m. 8,40,
posizionamento decentrato rispetto al complesso sacro
e per la pianta diversa da quella descritta da Vitruvio [52],
secondo il quale il tempio avrebbe dovuto avere cella [49]
Le pareti non sono ancora state restaurate e, per quanto è possibi-
trasversale, ossia più larga che lunga, e pronao spor- le vedere attualmente, sembra che le pitture possano attribuirsi al
terzo stile.
gente. Le recenti indagini hanno evidenziato un edificio [50]
Si tratta dei tipi conservati presso il Museo Nazionale di Roma
che ha avuto tre fasi costruttive, databili tra la fine del (Pensabene-Sanzi Di Mino 1983).
IV - inizi III sec. a.C. e la fine del I sec. a.C. Gli scavi [51]
Mysteries 1983, 33-35.
condotti nel 1992 hanno riportato in luce quella che si è [52]
“Rispettando le stesse proporzioni ma con delle varianti si costruiscono
rivelata essere l’ultima fase, in cui il tempio era costrui- anche altri tipi di templi, come quello di Castore nel Circo Flaminio e quello
di Veiove tra i due boschi sacri, o quello di Diana Nemorense che presenta
to da un edificio di tipo canonico, di m. 35 (lunghezza un’aggiunta di colonne a destra e a sinistra del pronao…Le loro proporzioni
conservata) x 28,80 (larghezza) con alto podio rivestito sono le stesse. Le celle infatti hanno una lunghezza doppia della larghezza;
in opera quadrata, pareti in opera reticolata, colonne in le parti che solitamente stanno sulla fronte sono trasferite lateralmente”. (de
peperino rivestite di intonaco bianco, capitelli di ordine arch., 8, IV, trad. L. Mingotto, Pordenone 1990).
[53]
Ghini 1993, 287-288, fig. 14.
dorico e corinzio in corrispondenza delle ante della cel- [54]
P. Guldager Bilde, in Diana 1997, 23-25, fig. 11.
la con un podio in opera quadrata di peperino con dia- [55]
Morpurgo 1903, 310.
toni e ortostati che rivestono il conglomerato cementi- [56]
Wallis 1891.
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Giuseppina Ghini, Francesca Diosono
con raggio di m. 12,50, sovrapposta ad una precedente be appartenere ad un altro terrazzamento, finora non
vasca circolare e una serie di ambienti in opera reticola- ancora indagato.
ta, disposti su vari livelli [61] (fig. 14). Ad E di queste strutture si è rinvenuta un’area priva
Il ninfeo, i cui muri si sono conservati per un’altezza di costruzioni, caratterizzata dalla presenza di un ter-
di poco più di 1 m., doveva avere una decorazione in- razzamento costituito da massi non lavorati, con anda-
terna a lastre marmoree, di cui si è rinvenuta solo l’im- mento N-S, al quale si addossa uno strato contenente
pronta, mentre i cinque ambienti rinvenuti su un ter- materiali ceramici inquadrabili nell’età del bronzo finale
razzamento intermedio dovevano avere pavimenti a e materiale vegetale carbonizzato, che rimanda allo stes-
mosaico (se ne sono rinvenute solo le tessere sparse), so arco cronologico [62]; anche se i materiali ceramici non
pareti intonacate con finte concrezioni e probabilmente sono di natura votiva [63], la loro posizione, insieme alla
ingressi colonnati. presenza di resti di piante carbonizzate, fa pensare ad
Questi ambienti sono conservati per un’altezza mas- un’area rispettata e volutamente non costruita per man-
sima di circa 3 metri. tenere la memoria di un luogo sacro, forse il lucus citato
Tra questi e la terrazza inferiore si trova un muro con da Catone [64]. L’ipotesi sembra avvalorata dalla presen-
una canaletta di scolo per le acque e quella che appare za, immediatamente a S di quest’area, di una struttura
come la copertura a volta di una rampa, la cui posizione quadrata delimitata da bassi muretti, internamente pa-
corrisponde allo spazio intermedio tra il primo dei nic- vimentata in tasselli di laterizio, con foro di scolo, che
chioni B e l’ultima delle celle donarie M; dovremmo potrebbe identificarsi con l’alloggiamento dell’albero
quindi trovarci di fronte alla rampa/scala di comunica- “sacro”, da cui l’aspirante rex nemorensis doveva stacca-
zione tra la terrazza inferiore e quella superiore. In que- re il ramo di vischio (il “ramo d’oro”) [65] (fig. 16).
sto punto la rampa doveva piegare verso O e passare al
di sotto di un arco, del quale si sono rinvenuti i piloni in
opera cementizia (m. 1,80 di lato) (fig. 15), per condurre
verso l’area centrale della terrazza; qui, ad una quota
leggermente superiore, si conserva una struttura in
opera cementizia, rivestita in opera incerta, che potreb-
[61]
Ghini 2006; Diosono 2006.
[62]
Bruni-Calderoni 2009.
[63]
Si tratta di ciotole, scodelle, catini, olle, boccali, un bollitoio.
[64]
Cato, Origines, fr. 58.
[65]
È nota la problematica religiosa legata alla successione cruenta del
Fig. 14. Veduta aerea delle terrazze durante lo scavo 2007 (elaborazione F. Dio- rex nemorensis, ampiamente trattata in J. Frazer, Il ramo d’oro, Roma
sono). 1970; anche a Gabii, al Santuario di Giunone nell’area del lucus esiste
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Giuseppina Ghini, Francesca Diosono
spetto alla seconda ed ai successivi rifacimenti di essa. Ghini 2006, 190; Diosono 2006, 192-193.
[71]
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serimento nelle pareti, dipinte a colori vivaci, di conchi- no riportato alla luce uno stretto ambiente voltato, in-
glie marine, decorazione particolarmente utilizzata nei terpretabile come una scala di raccordo con il settore
ninfei [72]. sottostante. A monte di questo corre un muro di terraz-
L’ambiente 4, infine, il più danneggiato in epoca re- zamento in opera reticolata non parallelo alle strutture
cente, è stato prima al suo interno rivestito da una se- inferiori ma maggiormente orientato a NE, al quale a S
conda muratura in reticolato, che ne ha diminuito l’am- è perpendicolare un altro muro analogo che presenta
piezza, e poi chiuso verso l’esterno in epoca adrianea. all’esterno un’ampia canalizzazione in lastre di peperi-
Nel complesso, il monumentale ninfeo nella sua fase no dall’accentuata pendenza, forse di riutilizzo rispetto
iniziale rimanda al tipo ad esedra semicircolare di pri- ad una fase precedente. A N della scala sono invece ve-
ma età imperiale [73], con una successiva monumentaliz- nuti alla luce due ampi e massicci pilastri quadrangola-
zazione di tipo scenografico a terrazze di età imperiale
avanzata, con i cinque ambienti sottostanti risistemati a
formare la facciata monumentale del ninfeo sul suo li-
vello inferiore [74].
Il ninfeo, pur trovandosi del tutto inserito nel comples-
so del santuario, doveva, per il suo diverso orientamento
rispetto a tutta l’area sottostante, di fatto rappresentare
un settore a parte rispetto ad esso sia dal punto di vista
architettonico-topografico che, forse, anche religioso. Ciò
è suggerito anche dal fatto che il ninfeo si trovi orientato
molto più a NE rispetto all’asse centrale su cui è imposta-
to il santuario a partire dalla sua monumentalizzazione
tardorepubblicana; inoltre, allo stato attuale non è stato
possibile individuare alcun percorso di collegamento
materialmente evidente che collegasse l’area del ninfeo
con quella delle sottostanti terrazze del santuario.
Queste considerazioni hanno condotto ad attribuire
al ninfeo un culto secondario connesso all’acqua e dedi-
cato ad una divinità diversa da Diana, ma comunque
legata a questa nell’ambito del mito del santuario stes-
so, verosimilmente da identificarsi con la ninfa Egeria,
il cui culto a Nemi è citato in varie fonti letterarie [75].
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Giuseppina Ghini, Francesca Diosono
Fig. 24. Sul davanti la struttura quadrangolare; alle spalle, gli strati relativi alla
fase dell’Età del Bronzo (scavo 2007).
Fig. 23. Pianta generale dell’area della terrazza centrale del santuario, scavo
2007 (elaborazione in autocad di M. Marchetti).
del Neolitico e, soprattutto, dell’Età del Bronzo Medio e
Recente, forse volutamente risparmiati dalle successive
ri costruiti contro terra e destinati a sorreggere una strutture romane, rispetto alle quali si trovano sulla
struttura finora non individuata. Tra l’area dei pilastri stessa quota. Dello scavo di quest’area sono state recen-
ed il lato settentrionale della scala è stata scavata una temente resi noti i risultati relativi alla campagna del
grande e profonda fossa riempita di materiali edilizi e 2007 [77], mentre i risultati relativi alle campagne succes-
ceramici probabilmente riconducibili ad uno scarico re- sive sono ancora in corso di studio.
alizzato in seguito al terremoto di età adrianea [76]. Al di
sotto della fossa è individuabile un muro che conserva Francesca Diosono
ancora tracce di intonaco rosso e che segue un asse SE-
NO totalmente diverso rispetto alle strutture che lo cir-
condano; in esso è stata riconosciuta una struttura pre- Bibliografia
cedente al terremoto, interrata per la conseguente rico-
struzione dell’area. Braconi 2009 = P. Braconi, Ostracus, astrico e lastrico: i pavimen-
ti in cocciopesto degli antichi e l’opus signinum dei moderni, in
Nella terrazza mediana le strutture si trovano tutte Atti del XIV Colloquio dell’Associazione Italiana per lo
Studio e la Conservazione del Mosaico (AISCOM) (Atti
disassate rispetto alla terrazza sottostante; l’unico ele- Convegno Spoleto 2008), Tivoli 2009, 371-383.
mento posto su questo livello e collocato esattamente Brandt, Touati, Zahle 2000 = R. Brandt, M.L. Touati, J. Zahle
sull’asse centrale del santuario è una piccola struttura (edd.), Nemi Status Quo, Roma 2000.
quadrata costruita contro terra e che mostra all’interno Bruni, Calderoni 2009 = N. Bruni, G. Calderoni, Testimonianze
un minimo alzato in opera quasi reticolata. Il fondo è protostoriche al santuario di Diana a Nemi, in G. Ghini (ed.),
rivestito da piccole mattonelle quadrate e tra il fondo e Lazio e Sabina. Scoperte, scavi e ricerche, 5. Quinto Incontro di
Studi sul Lazio e la Sabina (Atti Convegno Roma 2007),
le pareti corre un cordolo in cocciopesto. Le caratteristi-
Roma 2009, 305-310.
che di tale struttura e la sua posizione enfatizzata ri- Cerulli Irelli 1990 = G.Cerulli Irelli (ed.), Pompejanische
spetto al complesso santuariale hanno condotto ad Wandmalerei, Stuttgart / Zürich 1990.
identificarlo come un elemento essenziale nell’ambito Coarelli 1987 = F. Coarelli, I santuari del Lazio in età repubblica-
del culto nemorense, le cui caratteristiche sono, però, na, Roma 1987, 165-185.
ancora in corso di studio (fig. 24).
Importante sottolineare il rinvenimento, proprio alle Su tale terremoto vedi infra, n. 29.
[76]
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Il santuario di Diana a Nemi: recenti acquisizioni dai nuovi scavi
de Minicis 2009 = M. de Minicis, Egeria. Archeologia e mito tra na Nemorensis - The Late Republican Acrolit Cult Statues, in
Nemi e Roma, Tesi di Laurea Specialistica Università degli Acta Archaeologica LXVI, 1995, 206-213.
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Diana 1997 = AA.VV., I Diana Hellige Lund (In the sacred grove Civiltà dei Romani. La città, il territorio, l’impero, Milano 1990,
of Diana. Finds from a Sanctuary at Nemi), (Catalogo Mostra 125-138.
Copenhagen 1997), Copenhagen 1997. Moltesen 2009 = M. Moltesen, Diana and her Followers in a Late
Diosono 2006 = F. Diosono, I materiali dello scavo 2003 del san- Republican Temple Pediment from Nemi, in T. Fischer-Hansen,
tuario di Diana a Nemi, in G, Ghini (ed.), Lazio e Sabina, 3. B. Poulsen (edd.), From Artemis to Diana - The Goddess of
Terzo Incontro di Studi sul Lazio e la Sabina (Atti Conve- Man and Beast, ActaHyp XII, Copenhagen 2009, 345-367.
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Ghini 1993 = G. Ghini, La ripresa delle indagini al Santuario di XIII, 1903, 237-305.
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1500, Oxford 1995, 143-154. Pensabene - Di Mino 1983 = P. Pensabene - M.R. Sanzi Di Mi-
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Gros 1996 = P. Gros, L’architecture romaine I. Les monuments Wallis 1891 = G.H. Wallis, Catalogue of Classical Antiquities
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Guldager Bilde 1995 = P. Guldager Bilde, The Sanctuary of Dia- 1891.
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