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I musei scientifici
1
o. beccari, L’Istituto di Studi Superiori di Firenze. La chiusura del Museo botanico e le sue
peripezie, Stab. Licinio Cappelli, Rocca S. Casciano 1903, pp. 14, 6.
2
a. carruccio, Cenni sull’importanza ed utilità delle collezioni faunistiche locali e contribuzioni
alla fauna dell’Emilia, Tipi di G. T. Vincenzi e Nipoti, Modena 1883, p. 2.
3
Lettera di De Stefani a Enrico Ragusa, in «Il naturalista siciliano», XVII (1904), p. 60.
4
G. DORIA, I Chirotteri trovati finora in Liguria, in «Annali del Museo civico di storia naturale
di Genova», IV (1886), pp. 410, 407.
addetti a un Museo nel vero senso della parola deve pensare a farsi tito-
li per arrivare alla sospirata cattedra»5. Per questo il museo deve essere
completamente indipendente dall’insegnamento universitario professionale, le cui
esigenze sono ben diverse da quelle degli studii puramente scientifici. Per tal modo
tutti i mezzi di cui esso potesse disporre verrebbero ad essere destinati allo studio,
all’aumento ed alla conservazione delle collezioni, mentre i nostri musei universita-
rii, dipendenti dalle cattedre di Zoologia e di Anatomia comparata, devono neces-
sariamente impiegare le loro tenui dotazioni nelle spese richieste per l’insegnamento
e per le esercitazioni di laboratorio6.
5
Ibid., p. 408.
6
g. doria e d. vinciguerra, Introduzione, in w. h. flower, L’indirizzo e lo scopo di un museo
di storia naturale, Tipografia R. Istituto sordo-muti, Genova 1890, p. 4.
7
e. h. giglioli, Discorso inaugurale in occasione dell’apertura della nuova sala per la Collezione
centrale degli animali vertebrati italiani, Le Monnier, Firenze 1877, pp. 5-6.
8
g. mazzarelli, I musei di storia naturale e il moderno indirizzo della zoologia, Tipografia G.
Fraioli, Arpino 1902, pp. 13 e 16.
9
Cfr. g. ceccarelli, Per il Museo etnografico nazionale, in «Nuova Antologia», n. 368 (1933),
pp. 596-603; per una storia complessiva della collezione Loria cfr. s. puccini, L’itala gente dalle
molte vite, Meltemi, Roma 2005.
10
l. belloc, Notizie storiche sul R. Museo industriale italiano in Torino, Stamperia dell’Unione
tipografico-editrice, Torino 1898, p. 3.
11
e. morpurgo, L’istruzione tecnica in Italia, Tipografia Barbera, Roma 1875, p. 196.
e. berti, in Atti parlamentari, Senato del Regno, XIV legislatura, sess. 1880-81-82,
13
14
g. patanè, Per la ricostituzione del Museo agrario a Roma, Tipografia Unione editrice, Roma
1915, p. 5.
15
Si veda la relazione sul progetto di legge per il Museo geologico e agrario, in «Atti parla-
mentari. Senato del Regno», XIV legislatura, sess. 1880-81-82, Documenti - Progetti di legge
e Relazioni, n. 198-A, 12 maggio 1882, pp. 1-6; corpo reale delle miniere, Guida all’Ufficio
geologico, Tipografia nazionale Bertero, Roma 1904.
16
P. MANTEGAZZA, L’accentramento della scienza, in «La Nazione», 15 marzo 1877.
stere sui punti di forza delle diverse realtà italiane, piuttosto che su una
artificiosa concentrazione di risorse già scarse nella capitale.
La polemica di Mantegazza, alla guida del Museo fiorentino di an-
tropologia ed etnologia da lui fondato pochi anni prima, ha un bersaglio
ben preciso: il Museo nazionale preistorico ed etnografico di Roma inau-
gurato nel 1876 dall’amico paletnologo Luigi Pigorini. Con l’appoggio
del ministro dell’Istruzione Ruggiero Bonghi, Pigorini punta a riunire
nel suo museo oggetti preistorici ed etnografici sparsi in tutta Italia, o
quantomeno ad avere dei duplicati, allo scopo d’incrementare la cultu-
ra generale e di avviare un «laboratorio, ove si mettano in comune le
fatiche degli studiosi per far progredire la scienza in servizio della quale
è nato»17. La risposta alle richieste di accentramento è tiepida, quando
non apertamente polemica come nel caso di Mantegazza.
Al di là della questione scientifico-disciplinare se le collezioni etno-
grafiche siano piú utili al lavoro dell’antropologo o piuttosto a quello
del paletnologo, Mantegazza contesta la scelta di dotare la capitale di un
museo simile al suo, che sottrae collezioni e risorse, attaccando il collega
sempre sulle colonne della «Nazione»:
Qui non è questione di uomini né di cose; qui non si tratta di meschine rivalità
personali, che rimangono meschine anche quando diventano emulazioni di città vi-
cine. Qui si tratta di ben altro; si tratta dei sacri diritti delle scienze, del modo mi-
gliore di concentrare nei loro centri naturali le disperse e scarse energie del nostro
paese; si tratta di non renderci ridicoli in faccia all’Europa scientifica, costruendo
due Musei di antropologia e di etnologia a otto ore di distanza l’uno dall’altro. Qui
abbiamo cattedre, laboratorio, società, una raccolta di antropologia, e qui deve esi-
stere l’unico e grande Museo nazionale che raccolga il materiale necessario a questa
scienza. Fondare un centro nuovo, artificiale, di studi antropologici in Roma, solo
perché Roma è la capitale, è cosa piú che assurda, ridicola.
Solo pochi anni prima, del resto, anche Mantegazza aveva provato a
radunare nel Museo nazionale di Firenze materiale di diversa provenien-
za con l’appoggio del ministro dell’Istruzione Angelo Bargoni. In una
circolare del 1869 il ministro invitava gli stabilimenti scientifici italiani
a mandare le raccolte nell’allora capitale, osservando che
in molti Musei, in molti Gabinetti, fin presso talune Biblioteche del regno, trovansi
sparsi cranii, armi e strumenti delle epoche preistoriche, oggetti dell’industria pri-
mitiva di popoli selvaggi, ed altre preziose cose del dominio dell’antropologia, ma
che confuse cogli altri elementi non possono sperare di acquistar mai quella impor-
tanza che avrebbero se fossero riunite in un centro solo18.
17
l. pigorini, Museo preistorico ed etnografico di Roma, in «Archivio per l’Antropologia e
l’Etnologia», XXXI (1901), p. 317. Cfr. e. bassani, Origini del Museo preistorico etnografico «Luigi
Pigorini» di Roma, in «Belfagor», XXXII (1977), pp. 445-58.
18
a. bargoni, Circolare del 29 novembre 1869, citata in e. regalia, Il Museo nazionale
21
U. BORSI, I musei nella legislazione amministrativa italiana, in Il Digesto Italiano, XV, parte
II, Utet, Torino 1904-11, pp. 1136-37.
22
G. B. GRASSI, Commemorazione di Giacomo Doria, in «Atti della R. Accademia dei Lincei.
Rendiconti classe scienze fisiche, matematiche e naturali», XXIII (1914), p. 755.
23
Gruppo per la tutela del patrimonio scientifico nazionale, in «Archivio di storia della scienza»,
V (1924), p. 86. Cfr. g. baroncelli e m. bucciantini, Per una storia delle istituzioni storico-scientifiche
in Italia. L’Istituto e Museo di storia della scienza di Firenze, in «Nuncius», V (1990), n. 2, pp. 5-52.
A. MIELI, Il Deutsches Museum, in «Archivio di storia della scienza», III (1921), p. 189.
24
g. bilancioni, Il valore spirituale di un Museo Storico della Medicina, Istituto nazionale medico
25
farmacologico Serono, Roma 1933, p. 6. Cfr. A. MIELI, Per una biblioteca ed un museo di storia della
scienza, in «Archivio di storia della scienza», V (1924), pp. 82-84.
26
A. CORSINI, Per il patrimonio storico-scientifico italiano, in «Archivio di storia della scien-
za», V (1924), p. 352.
27
Cfr. g. magrini (a cura di), Enti culturali italiani, vol. II, Zanichelli, Bologna 1929, pp. 407-59.
28
Cfr. «Archivio di storia della scienza», V (1924), pp. 87-88 e Atti parlamentari, Senato
del Regno, XXVI legislatura, 1a sess. 1921-23, Discussioni, tornata 6 dicembre 1923, p. 5716.
29
g. gentile, Circolare per la tutela del materiale storico-scientifico, in «Bollettino ufficiale
Ministero della Pubblica Istruzione», LI (1924), pp. 442-43.
30
Il Consiglio nazionale delle ricerche. Compiti e organizzazione, Officine grafiche Carlo
Ferrari, Venezia 1929, p. 5. Nel messaggio di Mussolini sul «Popolo d’Italia» del 7 gennaio 1928,
ripubblicato in b. mussolini, Messaggi e proclami, Libreria d’Italia, Milano 1929, pp. 202-4, si
parla solo dei laboratori. Il riferimento ai musei viventi compare invece nelle versioni piú note e
di poco successive del messaggio.
31
Notiziario, in «La scuola superiore», III (1928), p. 32.
32
Cfr. Archivio centrale dello Stato, Fondo Cnr, Presidenza Marconi, b. 11, fasc. «Musei
tecnici e scientifici stranieri».
industriale di quei paesi, assieme alla coltura spirituale vi vedevo la sana coltura tec-
nica e pensavo che se esiste la cura del ferro per i corpi anemici, quei musei, tenuti
al corrente del buono e del meglio, rappresentavano la cura del ferro e dell’acciaio
per la mente di migliaia di bambini di tutte le condizioni, di tutte le età33.
Archivio storico del Museo nazionale della scienza e della tecnica, Milano (d’ora in poi
34
Asmnst), Museo industriale, Ministeri, Educazione Nazionale, Bottai, circolare di Marconi, marzo
1931 e lettera di Marconi al Podestà di Milano, Roma 17 marzo 1931. Cfr. anche ivi, Podesteria,
Commissione, riunioni del 12 e 21 febbraio 1931 della Commissione per il Museo delle Arti e delle
Scienze e del direttorio Cnr.
unico Museo delle scienze e delle industrie a Roma, chi ne vuole due –
uno delle scienze, da fondare nella capitale o a Firenze, e uno dell’in-
dustria a Milano – o ancora chi preferirebbe avere musei industriali re-
gionali35, negli anni quaranta lo scenario è destinato a cambiare ulterior-
mente. Si affacciano nuovi aspiranti musei, dal padiglione della tecnica
della Mostra d’Oltremare di Napoli del 1940 al mai realizzato Museo
nazionale dell’industria di Torino, intitolato a Galileo Ferraris e desti-
nato a illustrare ai «giovani ingegneri del domani, il cammino percorso
dalle nostre industrie in sessant’anni di ricerche scientifiche, di lavo-
ro e di scelta produzione, rifacendo, documentariamente, la storia del-
la nascita e dello sviluppo di questa o quella industria»36. Nel frattem-
po Marconi, favorevole a Ucelli, era morto, lasciando le trattative nelle
mani del ministro Bottai, il quale negli stessi anni si stava occupando
dell’Esposizione internazionale prevista a Roma nel 1942, poi annullata
a causa della guerra. La celebrazione dei progressi della scienza e della
tecnica della tradizione italiana ha un ruolo centrale nella progettazione
dell’esposizione. Tra gli edifici del nuovo quartiere dell’Eur, alla chiusu-
ra dell’E42, il Palazzo della scienza è destinato a trasformarsi nel tanto
sospirato museo della capitale, insidiando i progetti di Ucelli, che, com-
plice il fallimento dell’E42, ottiene l’appoggio del governo.
Nonostante si facciano concorrenza, i progetti di Roma e Milano
poggiano su motivazioni diverse. Se il primo vuole mostrare il continuo
e fecondo cammino della scienza attraverso i secoli, facendone risaltare
l’aspetto speculativo e insieme utilitario, il secondo insiste sulla scien-
za come principio alla base della produzione, del lavoro, dell’industria.
Se il primo è il museo dello scienziato, il secondo è il museo dell’inge-
gnere e dell’operaio. In entrambi i casi emerge una crescente attenzio-
ne nei confronti del visitatore, della «massa» che di questi temi sa poco
o niente. Il museo diventa cosí un importante medium culturale al ser-
vizio dell’autarchia. Esso deve istruire e allo stesso tempo invogliare a
coltivare studi scientifici. Per Ucelli, infatti, questi musei
non devono interessare solo gli studiosi, ma rendere comprensibili e chiari anche alle
grandi masse, alla collettività, le idealità della scienza, i problemi generali della di-
sponibilità e della trasformazione delle materie prime, i problemi specifici dell’agri-
coltura e dell’industria, i problemi realistici della produzione e dell’organizzazione,
celebrare la nobiltà del lavoro, facilitare gli orientamenti professionali; dare la mas-
sima possibilità di cultura tecnica al popolo per assecondarne le aspirazioni di ordi-
nato progresso, e per favorire gli sviluppi autonomi individuali37.
35
Cfr. Asmnst, Museo Industriale, Podesteria, Nicodemi, lettere di Ucelli a Giorgio Nicodemi,
8 giugno 1933 e 29 marzo 1934.
36
Per un Museo nazionale dell’industria, in «L’Ambrosiano», 19 agosto 1942.
37
g. ucelli, Il Museo industriale di Milano, 10 dicembre 1941, dattiloscritto conservato presso
la Biblioteca Mnst, p. 3. Sulla storia del Museo cfr. g. ucelli, Il Museo nazionale della scienza e della
tecnica sede della Mostra ordinata nel V centenario della nascita di Leonardo da Vinci, in Leonardo.
Saggi e ricerche, Istituto poligrafico dello Stato, Roma 1954, pp. 87-111 e 5 anni del Museo, Alfieri
e Lacroix, Milano 1958.
38
Asmnst, Cnr, Esposizione Universale 1942, relazione dattiloscritta di Visco La mostra della
scienza universale, 22 marzo 1939, p. 10.
39
Ibid., p. 11. Cfr. P. GALLUZZI, La storia della scienza nell’E42, in T. GREGORY e A. TARTARO
(a cura di), E42. Utopia e scenario del regime, vol. I. Ideologia e programma per l’«Olimpiade della
civiltà», Marsilio, Venezia 1987, pp. 53-69.
40
F. MILLOSEVICH, Il Museo nazionale di storia naturale, in Atti del I Congresso nazionale di stu-
di romani, Istituto di Studi romani, Roma 1929, p. 504.
41
G. B. TRENER, L’organizzazione scientifica dello Stato moderno, in «Atti della Sips», 19a Riunio-
ne, settembre 1930, I, p. 844. Cfr. Guida del Museo di storia naturale della Venezia tridentina, Stab.
Scotoni, Trento 1930. Come emerge dagli Atti delle riunioni Sips, nel corso degli anni trenta questi
congressi rappresentano un importante terreno di confronto per il dibattito sui musei scientifici.
parte, oggi, malcurate, non utilizzate, né per gli studi, né per la coltura
del pubblico e soggette a un progressivo e rapido deterioramento»42, del
museo nazionale da creare ex novo, di musei civici in difficoltà come a
Venezia e della necessità di riunire i piccoli musei civici in musei regio-
nali, sull’esempio di Trento e di quanto si vorrebbe fare in Sardegna o
a Udine con il Museo friulano di storia naturale. Quest’ultima proposta
riscuote il consenso della Sips e del Comitato per la biologia del Cnr, ma
divide la comunità dei naturalisti. Contrari sono in particolare i gran-
di musei civici di Milano, Genova e Trieste, che si sentono minacciati
dai tentativi di accentramento su scala regionale, a danno «dell’autono-
mia dei singoli musei cittadini, ognuno dei quali ha bisogni e tradizioni
proprie»43. Durante il congresso riemergono le antiche diffidenze tra i
naturalisti delle università e quelli dei musei degli enti locali, impeden-
do ancora una volta una strategia comune.
Le proposte per la fondazione di un museo nazionale di storia naturale
si riaffacciano in corrispondenza dell’E42, ma non sfociano in iniziative
concrete. La guerra e i bombardamenti dissolvono anche le ultime speran-
ze di poter intervenire sulla difficile realtà dei musei scientifici italiani.
42
Archivio del Museo tridentino di scienze naturali, Trento, b. 139, fasc. «Congresso musei
storia naturale 1930», lettera di Millosevich a Trener, 1° agosto 1930.
43
Ivi, lettera di Bruno Parisi a Trener, 10 settembre 1930.
44
m. cammelli (a cura di), Il Codice dei beni culturali e del paesaggio, il Mulino, Bologna 2004,
p. 731. Cfr. f. barbagli, Le collezioni di interesse naturalistico alla luce del nuovo Codice dei Beni
Culturali e del Paesaggio, in «Museologia scientifica. Memorie», II (2008), pp. 15-17.
45
Per le tracce di questo dibattito cfr. la bibliografia in e. reale, I musei scientifici in Italia,
Franco Angeli, Milano 2002.
46
Cfr. a. ghigi, I musei di storia naturale e specialmente quelli universitari di zoologia, in «La
ricerca scientifica», XXIII (1953), pp. 1335-63.
47
Cfr. m. merzagora e p. rodari, La scienza in mostra, Bruno Mondadori, Milano 2007.
48
Cfr. la rubrica Hidden Treasures di Alison Abbott pubblicata nel corso del 2008 su «Nature»
e dedicata alla riscoperta dei musei storico-scientifici. Tra le numerose guide pubblicate di recente
cfr. m. bozzo, I luoghi della scienza, Di Renzo, Roma 2005; f. barbagli e f. monza, La scienza nei
musei, Orme, Milano 2006. I volumi di approfondimento storico promossi dalle università sono ormai
ingenti. Basti pensare a quelli dedicati alle collezioni scientifiche di Bologna e, piú recentemente, di
Torino e Firenze. Per avere un quadro del dibattito contemporaneo sui musei scientifici e dei suoi
attuali protagonisti è fondamentale uno spoglio delle annate piú recenti della rivista dell’Associazione
nazionale dei musei scientifici, «Museologia scientifica», e delle sue «Memorie».
49
Cfr. I musei naturalistici nell’Italia centrale e meridionale, Accademia nazionale dei Lincei,
Roma 2004.
con i musei di Palazzo Poggi, di Napoli con il Centro Musei delle scien-
ze naturali, di Torino con il museo dell’Istituto di anatomia umana e
quello recente dedicato alla controversa figura dell’antropologo crimi-
nale Cesare Lombroso, di Pavia con il Gabinetto di Alessandro Volta,
o di Firenze con la riapertura del Torrino della Specola.
Nel dopoguerra continuano le indagini quantitative di catalogazione e
consistenza, sulla cui base vengono compilati repertori e statistiche. Tra
le diffidenze degli interessati, il primo a tentare uno sguardo d’insieme
è nel 1960 il Comitato italiano dell’Icom in collaborazione con l’Asso-
ciazione nazionale dei musei italiani con il Repertorio dei musei e delle
raccolte scientifiche italiane, poi aggiornato nel 1967. Negli anni novanta
intraprendono questa strada anche il Museo della scienza e dell’informa-
zione scientifica (Musis), con l’Elenco musei scientifici italiani, e il Cnr
con il Progetto finalizzato beni culturali50. La stessa Crui avvia un lavoro,
ancora in corso, di schedatura del materiale scientifico universitario per
la creazione di un database comune.
Da queste indagini emerge una varietà di situazioni locali, disomo-
genee tra Nord, Centro e Sud, e di tipologie museali, dai musei natu-
ralistici a quelli demoetnoantropologici, da quelli tecnici e industriali a
quelli di storia della medicina, di fondazione piú o meno recente, dalle
diverse appartenenze istituzionali: una situazione ricca e complessa che
conferma pregi e difetti del policentrismo italiano, allergico agli accen-
tramenti. Significativo a questo riguardo è che ancora oggi, dopo decen-
ni, si stia discutendo della fondazione nella capitale di un nuovo museo
scientifico, la Città della scienza.
Nel corso di centocinquant’anni si sono stratificati materiali e finalità.
A essere cambiata non è solo la società italiana, ma anche la museologia
e le aspettative nei confronti della scienza. Molto è andato perduto, al-
tro è stato recuperato, restaurato o riconvertito. Costante è la penuria
di mezzi. Accanto ai musei di taglio storico, legati ai grandi nomi della
scienza italiana, da Galileo a Leonardo, la rete dei musei civici e regionali
si mantiene vivace e legata al territorio, mentre alcune università hanno
iniziato a rivalutare il proprio patrimonio. Seppur in ritardo, anche in
Italia, sulla scorta di quanto avviene all’estero, sono sorti science centres
di nuova generazione, che illustrano concetti scientifici in maniera in-
terattiva. A una filosofia hands-on s’ispirano per esempio la Città della
scienza di Napoli o il Laboratorio dell’immaginario scientifico di Trieste.
Divisi tra conservazione, ricerca e divulgazione, i musei scientifici
italiani rivelano radicate tradizioni e, dopo l’Unità, la forza politica che
50
Cfr. e. reale, I musei scientifici cit.