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Recensioni

Postino Latte di soia• Labella Studio • CD 8t- 29:00


È faticoso parlare di un disco come questo, perché si vorrebbe dire bene di un artista
giovane, indubbiamente di talento, indubbiamente con l’attenzione accesa a cogliere il
mondo nella prospettiva di cosa sia e di cosa possa significare. Non mancano nemmeno
occasionali, piccoli guizzi nella progressione armonica, certe intuizioni nella linea del
cantato che fanno di certi incipit come i primi minuti di Ambra era nuda o di Blu altrettanti
brevi momenti di empatia. Il problema è però che dirne bene significherebbe tacere del
fatto che Calcutta è diventato, da modello, o punto di riferimento (cosa che può essere
stato per Carl Brave, Colombre, lo stesso Giorgio Poi e un Francesco Deleo) un vero e
proprio stampino, per cui diventa sempre più difficile distinguere un Postino, o un Cimini, o
un “I miei migliori complimenti” fra di loro, poi distinguerli veramente da Carl Brave e
Francesco Deleo e via dicendo. E così in questo mondo di mobili dell’Ikea, sbronze,
ragazze che non parlano e cannette del sabato sera, in meno di tre anni siamo finiti di
nuovo nel manierismo e quella che sembrava una rivoluzione, e di fatto lo era, ovvero
ricominciare a dare un significato alla quotidianità e farla diventare espressione di uno
stato d’animo e linguaggio poetico, è diventata noia e anche un po’ comicità involontaria,
la stessa che percula Mark The Hammer sulla rete. Mentre scrivo penso che
probabilmente l’artista quando leggerà queste parole farà spallucce, forte di views e like e
numero di streaming e farà benissimo, perché questo non è un talent, si sta solo cercando
di capire. Ma forse il lettore di Blow Up, se non è tra quelli che solo a sentire i nomi di
Calcutta, o Motta storce il naso, ha voglia di leggere un semplice parere, soggettivo ma
motivato, su una questione semplice semplice. Perché Nuda Nudissima, Kiwi, Cosa mi
manchi a fare sono dei killer che fanno cantare gli stadi all’unisono come ai tempi di
Albachiara, benché il Premio Tenco, ora come allora, faccia finta di non vedere nel timore
di giocarsi il buon nome? E perché Ambra era nuda, Latte di Soia, Quella scatola
convincono invece così poco il povero recensore che di suo avrebbe un gran desiderio di
parlare bene di un ragazzo di talento come Postino e di tanti altri come lui? Innanzitutto
perché “tanti altri come” è una brutta locuzione in materia di creatività e poi perché quando
l’artista mira a fare della quotidianità un immaginario poetico deve essere un po’
rabdomante, divergente, un po’arbitrario ed emotivo di autorità, respingente o empatico
che sia, insomma deve avere un contatto tutto suo con il reale, altrimenti perché
dovremmo occuparci di quella volta che ha inciampato Fuori dalla discoteca in Via Pieve?
(4) Piergiorgio Pardo

Emilio Stella Suonato• Goodfellas • CD 11t- 41:00


Suonato. Come un lungo percorso di sere a testare l’effetto delle proprie emozioni sul
pubblico, che a volte sta al gioco, altre ti volta le spalle nei locali senza troppo criterio,
quelli con la porta del cesso dietro al palco e i panini che vanno avanti e indietro mentre si
suona, o in quegli altri, sempre più rari, dove la musica non è certo al primo posto, ma
nemmeno proprio all’ultimo. Suonato. Come uno che le ha prese dalla vita e te lo dice
così, senza troppe frasi di contorno, senza autocommiserazione, senza nemmeno entrare
nel merito se a passargli sopra sia stato un TIR o una bicicletta. Il concetto elementare,
banalissimo quanto si vuole, ma espresso qui in maniera forte, è che le difficoltà
dell’esistere e resistere ogni giorno possano essere appunto suonate, ovvero messe in
musica e parole, più o meno in rima e che poi l’eseguire e l’ascoltare quello che ne viene
fuori possano essere due bisogni che quando va bene si incontrano. L’immaginario c’è, il
coraggio di mescolare linguaggi, che vanno dal folklore romano all’hip hop, al
cantautorato, anche; il songwriting non sembra essere ancora avere il livello di intensità
delle intenzioni, altrimenti staremmo gridando al capolavoro. Però se quello che stiamo
cercando è un disco che valga la pena di ascoltare, ecco, da queste canzoni ci si può
lasciare almeno interpellare: dicono sempre la verità e il più delle volte sanno anche come
dirla. (7) Piergiorgio Pardo

LIBRI

MUSICA
Matteo B. Bianchi. Yoko Ono. Dichiarazioni d’amore per una donna circondata d’odio
*Add Editore* pag.249 * Euro 13.00
Siccome mi accingo a parlare di un libro in cui sono esplicitamente citato nei
ringraziamenti e figuro ad un certo punto come personaggio (più o meno nei panni di un
alieno, dunque puro neorealismo), oltre al fatto che è scritto da uno dei miei amici più cari
di sempre, intendo guadagnarmi fino in fondo la cena di Trimalcione che l’autore mi offrirà
per avergli fatto vendere le prime centomila copie. Allora facciamo le cose sul serio e
partiamo dal genere, come in tutte le recensioni che si rispettano. “Yoko Ono” è una
biografia, anzi no, è praticamente un romanzo scritto da un narratore esterno su un
personaggio esistente, traendo spunti da documentazione oggettiva e analisi delle fonti,
anzi no, è la narrazione del grande amore nutrito dall’autore nei confronti di una donna
straordinaria, anzi no…Meglio fermarsi, perché “Yoko Ono” è un po’ tutte queste cose
insieme e altre ancora, ma è soprattutto una “dichiarazione d’amore per una donna
circondata d’odio”. Questo assunto, nella sua grande semplicità, tocca realmente
l’essenza del personaggio Yoko Ono nell’immaginario collettivo, che è un personaggio che
tutti odiano, senza in realtà saperne, nel bene come nel male, granché. Il libro però non ha
nessuna pignoleria didascalica, nessuna pretesa di esaustività dotta, nessuna velleità di
riscatto o sdoganamento, o riscoperta, o ribaltamento saputello dei luoghi comuni. La
dichiarazione d’amore non cerca l’obbiettività e non vuole essere uno strumento di esegesi
perfetto, forte di eccellenze metodologiche; è una dichiarazione, dunque un discorso
parziale, romantico, suggestionabile, divertito, incostante, curioso, come lo sono tutti gli
amori passionali. Le pagine però trasudano entusiasmo e sembrano non volersi lasciare
sfuggire l’opportunità di essere contagiose, di trasformare l’odio e i pregiudizi in curiosità,
magari anche mista a diffidenza, ma che almeno di curiosità si tratti. Lo strumento è quello
dell’empatia: l’autore rivive con noi l’emozione, la sorpresa, l’ammirazione che hanno
destato in lui le scoperte su Yoko, però non le colloca nella propria vita, ma in quella di
Yoko stessa e questa è una gran bella intuizione. La seconda, altrettanto vincente, è che
Matteo non si pone come biografo, ma compagno di merenda, anzi di shopping
compulsivo nel più recente negozio di scarpe in ecofibra naturale di Prunus bonsai. Come
dove? A New York… Che domande. Piergiorgio Pardo

CULTURA POP
Claudio Sottocornola Saggi Pop *Marna* pag.555 * Euro 25.00
Di primo acchito, nel maneggiare questa ponderosa disamina sul pop come categoria
antropologica, comunque universale e universalizzante, non si può non pensare al
“weekend post-moderno” di Tondelli. Poi ci si rende conto che di opera ben diversa si
tratta, benché forse siano signore che potrebbero starsi simpatiche trovandosi in un salotto
di ieri, o in un convegno di oggi. “Saggi PoP” non racconta quasi mai, appena possibile
sfugge alla mera descrizione, ma interpreta e rende programmaticamente ragione delle
proprie categorie ermeneutiche. Nell’interpretare poi assembla, in qualche modo cataloga,
ma senza intenzioni restrittive, attraverso la logica del comune denominatore, che è
spesso la più funzionale a leggere la complessità. L’assunto, del tutto condivisibile, è che,
come dichiarato già nel sottotitolo, l’effimero sia di grande utilità. L’accostamento dei
concetti di effimero ed utile, che potrebbe quasi essere enunciato come ossimoro e che è
candidato a provocare risentimento negli animi meno predisposti, è tutt’altro che evidente,
sicuramente non scontatoD’altra parte il monito a considerare la leggerezza fra gli assunti
fondativi e nobilitanti della realtà e dell’arte che la rappresenta, era già nelle “Lezioni
Americane” di Italo Calvino. In questa raccolta di saggi scritti con brio e alimentati da un
ben visibile retroterra performativo, l’autore, docente universitario di Filosofia, dimostra
l’importanza dell’effimero, ne suggerisce lo spessore culturale, l’influenza sull’istante
presente e l’inevitabile portato in ere future. L’altra intuizione, di carattere eminentemente
metodologico, è quella di considerare un’attitudine popular come volano estetico e
creativo, anche osando talora prescindere dal moderno, ma per capirlo meglio tramite
raffronti. Qualcosa di analogo fece Eugenio D’Ors in un suo epocale saggio sul barocco. E
infine, a proposito di barocco, Sottocornola scrive pagine gustose sul divismo, soprattutto
femminile e italiano. Insomma un universo composito, ma molto piacevole nel quale
ritrovarsi, fra gioco, empatia e una sana curiosità intellettuale. Piergiorgio Pardo

MUSICA
Daniele Follero, Donato Zoppo Opera Rock *Hoepli* pag.296 * Euro 29.90
Daniele Follero è un apprezzato saggista e giornalista che ha già frequentato il tema
dell’album concept, pubblicando un saggio sul tema nel 2009. Donato Zoppo è davvero
una delle menti più lucide e competenti su tanti fenomeni musicali e non, legati alla cultura
rock. Insieme in questo saggio, ricco di spunti, documentazione, ma anche di curiosità e
aneddoti che rendono la lettura piacevolissima, i due autori compiono un’ampia disamina
su varie tipologie di concept album, dal disco narrativo a quello tematico, dal progressive,
all’heavy metal al cantautorato italiano, passando per Gainsbourg, i Pink Floyd (colti
nell’interessante interpretazione di autori della prima opera rock multimediale), il funk,
Caparezza,i Moody Blues e il beat. Molto interessanti sono le pagine riguardanti
“l’invenzione dei giovani”, in cui con parole semplici, ma mai semplicistiche gli autori
dimostrano l’importanza del rock all’interno della nascita e dello sviluppo delle
controculture giovanili. Nel generale clima di revisionismo del ’68, cui nuocciono gli
attacchi di chi ne rifiuta le conseguenze e la sostanziale indifferenza di quanti ancora
fruiscono di quelle conquiste, anche musicalmente parlando, sono pagine importanti che
donano alla specificità della riflessione sul concept album una ampia cornice di senso.
Davvero consigliato. Piergiorgio Pardo

MEGLIO TARDI

JOHANN SEBASTIAN PUNK: Phoney Music Entertainment PARDO


STRAWBS: The Ferryman Curse PARDO

VISTI E SENTITI
Miami Festival
Milano, Magnolia 25/26 maggio 2018

King Crimson a Vienna/Pompei/Roma con intervista interpolata  (il concerto di Roma però è il 22 (ed è li che realizzo
l’intervista) e quello di Pompei il 20, dimmi tu come regolarmi, se posso consegnare il 23 viene fori un Visti e Sentiti
molto particolare, ci raffronti fra le scalette, e campo ogni sera.)

LIBRI
Matteo B. Bianchi: Yoko Ono  PARDO
Follero/Zoppo: Opera Rock  PARDO
Claudio Sottocornola: Saggi Pop  PARDO
Carlo Crescitelli: Settanta Revisited  PARDO

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