TESI DI LAUREA
INTRODUZIONE........................................................................................................3
PRIMA PARTE...........................................................................................................6
Capitolo 1:................................................................................................................7
1.1 L’origine.........................................................................................................7
1.2 Modernità......................................................................................................9
1.3 Contemporaneità.........................................................................................11
SECONDA PARTE....................................................................................................13
Capitolo 2:..............................................................................................................14
Capitolo 3:..............................................................................................................30
CATARSI DELL’UMANO...........................................................................................30
CONCLUSIONI.........................................................................................................42
BIBLIOGRAFIA........................................................................................................44
SITOGRAFIA............................................................................................................47
RINGRAZIAMENTI...................................................................................................49
2
INTRODUZIONE
Alla base di questo studio vi è l’analisi della Danza del Ventre dei suoi
utilizzi nel campo dell’educazione all’interno del contesto multiculturale
italiano e del mondo. In particolare, si pone l’attenzione sui fini e sui
metodi condivisi dalle Scienze dell’Educazione in modo specifico secondo
la pedagogia dell’espressione ovvero quella scienza umana che studia
l’educazione all’espressività e alla comprensione umana in vista di uno
sviluppo armonico dell’umanità dell’essere umano.
3
percorso di studi universitario, e dopo essermi documentata sugli studi
condotti al riguardo, sono riuscita a comprendere anche teoricamente quei
meccanismi che la Danza del Ventre può attivare e a formulare una tesi che
accosta quest’ultima alle Scienze dell’Educazione.
4
incentrata sull’analisi delle profonde capacità dell’atto mimesico di
sviluppare apprendimento e comprensione dell’oggetto della mimesis. Il
terzo capitolo si concentra sul suo aspetto catartico capace di incitare
un’evoluzione dell’umano che tenda alla considerazione dei suoi sentimenti
e alla vicinanza e alla comprensione della diversità per una società che
segua un percorso educativo verso l’intercultura. Nella conclusione infine,
si considerano tutti i caratteri analizzati come elementi utili in una didattica
femminile.
5
PRIMA PARTE
6
Capitolo 1:
1.1 L’origine
La danza può essere definita, secondo le parole di Judith Lynne
Hanna, come un «comportamento umano composto da sequenze di
movimenti intenzionali, culturalmente strutturate e ritmicamente scandite,
aventi un valore estetico riconosciuto dal gruppo di appartenenza» 1. Questa
definizione si fonda sull’idea di “movimento” riconosciuta alla natura
dell’uomo e pertanto inserito radicalmente nelle culture più disparate.
L’arte della danza in effetti, è sparsa oggi in ogni luogo della terra grazie al
suo continuo sviluppo, rivestendo diversi stili caratteristici del territorio e
consacrando degli standard nazionali, alcuni riconosciuti patrimonio
dell’Umanità come il Flamenco2 e la Rumba3. La Danza del Ventre si
inserisce in questo discorso essendo perfettamente in linea con le
1 Loredana Mancini, «La rappresentazione della danza e del movimento ritmico
nell’arte Greca», Rhuthmos, http://rhuthmos.eu/spip.php?article152, 23 juillet 2010.
2Cfr. ONU, «Lista Patrimonio Culturale Immateriale», Danze, cibo e medicina
tradizionale aggiunte alla lista ONU del Patrimonio Culturale Immateriale,
http://www.unric.org/it/attualita/27149-onu-lisat-patrimonio-culturale-immateriale, 18
Dicembre 2017.
3 Cfr. Rep Tv, «Unesco: la rumba cubana diventa "Patrimonio dell’Umanità "»,
https://video.repubblica.it/mondo/unesco-la-rumba-cubana-diventa-patrimonio-dell-
umanita/261117/261441, 30 novembre 2016.
7
caratteristiche che appartengono alla definizione di danza, ma si
contraddistingue dalle altre danze per vari aspetti, uno di questi è la sua
storia misteriosa.
4Gandra e Lorenzon, Danze Orientali, Reggio Emilia, Prandi Sound Records, 2006, p.
114.
5 Ibidem.
6 «Dea dell’amore e della guerra. La sua funzione è quella di discendere nel mondo degli
inferi attraverso il passaggio delle sette porte che simboleggiano i sette mondi terrestri,
spogliandosi, via via dei monili e delle vesti e oltrepassando le porte -riprendendo la sua
sostanza peculiare di dea, rientrando nell’ordine divino per rigenerare la vita.
Ripercorrendo tragitto a ritroso, la dea ridona agli esseri, uomini e animali, l’amore e la
fertilità». Kassim Bayatly, Il corpo svelato Tecnica, storia ed emozioni della danza del
ventre, Ananke, Torino, 2005, p.14.
7 Ivi, p.16.
8 Ibidem.
8
iniziarono ad entrare in contatto9 cosicché la Danza del Ventre si potesse
creare dal «connubio scaturito dalle tracce formalizzate dell’idea remota
della figura femminile, […] con la musica arabo islamica sviluppatasi nei
palazzi opulenti del periodo degli Abbasìdi»10. Esse ricevevano
un’istruzione artistica e non solo «danzavano, ma cantavano e suonavano il
tamburello»11.
1.2 Modernità
A partire dal XIX° secolo, «dai racconti dei viaggiatori, si può
desumere che esistessero due categorie principali di intrattenitrici
tradizionali: le awalim e le ghawazi»13. Le une erano «donne istruite, artiste
di ceto alto che godevano di grande notorietà, venivano pagate molto bene e
si recavano solo nelle case dei principi e dei dignitari; […] si esibivano
principalmente negli harem per le donne […] e cantavano, così anche gli
uomini potevano gioirne, senza vederle: nessuno tranne il signore
dell’harem. […] «La loro danza pertanto, era colta, cittadina e avveniva in
spazi chiusi»14. Cresce in questo contesto una danza elegante e sofisticata
nel rispetto della dignità e della religione, lontana dagli sguardi degli
uomini orientali e invisibile alla vista di quelli occidentali che iniziavano da
9
viaggiatori a fare il loro ingresso in Oriente, terra “irrazionale” ed “erotica”
in contrapposizione al proprio Occidente progressista e colmo di tabù
sessuali15.
15 Cfr. Gandra e Lorenzon, Danze Orientali, Reggio Emilia, Prandi Sound Records,
2006, p.115.
16Cfr. Ivi, p.120.
17Matteo Liberti, Ombelichi al vento, per Focus Storia, n.18,
https://www.focus.it/cultura/storia/ombelichi-al-vento-le-origini-della-danza-del-ventre,
23 gennaio 2008.
18Gandra e Lorenzon, Danze Orientali, Reggio Emilia, Prandi Sound Records, 2006,
p.122.
10
desacralizzata della danza orientale venne accentuata col suo arrivo negli
Stati Uniti.
11
1.3 Contemporaneità
Oggi la Danza del Ventre in Italia viene insegnata in palestre e centri danza
presenti su tutto il territorio nazionale da danzatrici italiane, ma anche di
altri Paesi. Si organizzano molto spesso masterclass e seminari tenuti da
grandi maestri e famose danzatrici di tutto il mondo che insegnano, ognuna
con il suo stile e le loro particolarità, questa danza. La Danza del Ventre si
definisce ancora come danza in continua evoluzione. Ha infatti accolto
preziosi movimenti da tantissime danze del mondo creando vere e proprie
fusioni con il Flamenco, la danza moderna e contemporanea, le danze
latino-americane, l’hip-hop, le danze indiane e molte altre. Oggi finalmente,
possiamo parlare di Balletto Orientale che si realizza su un palcoscenico
teatrale e che continua l’incessante processo di evoluzione che da sempre
caratterizza l’arte23.
12
SECONDA PARTE
13
Capitolo 2:
Essa può identificarsi, secondo la mia tesi, come danza educativa del
proprio sé, e alla luce del costante miglioramento degli individui, giungere
ad un cambiamento culturale significativo; non solo per quanto riguarda la
figura della donna, in un mondo fin’ ora prettamente maschilista, ma anche
nella qualità del dialogo e della comprensione dell’altro, componente
fondamentale per raggiungere una convivenza qualitativa. In particolare,
andrò a proporre in questo capitolo le argomentazioni riguardo la
percezione e sviluppo della propria identità, il riconoscimento sociale e la
comprensione dell’altro attraverso la Danza del Ventre.
14
“Incinta” infatti deriva dal Latino: part. perf. di incingo, “cingere”; “in-
cinta” perciò significa “senza essere cinta” 24; durante l’Impero Romano
quando la donna saltava il suo ciclo, si recava al tempio della Dea Giunone
per consacrare la sua cintura, e la lasciava nel tempio, affinché la Dea la
proteggesse durante la Gravidanza25. Fenici, Babilonesi e Sumeri la
rappresentavano con le “Veneri della fertilità”: statuine con seni prosperosi
e ventre scoperto, riconoscendo al corpo, a
quei simboli del femminile, la dimensione
spirituale della maternità (Fig.3)26. I Greci
la idealizzarono poi nella figura di
Afrodite, Dea della Nascita e della
Gravidanza27. Le forme femminili
venivano rappresentate nella scultura senza
timori, adorate e poste come modelli nel
rispetto di un fisico in salute.
24
25 Cfr. Strova Maria, Il linguaggio segreto della Danza del Ventre, i simboli, la
sensualità, la maternità, le radici dimenticate, Roma, Macro Edizioni, Biblioteca del
benessere, 2005.
26 «Inanna è la più importante Dea sumera dell’antica civiltà mesopotamica.
Dea dell’amore, della fecondità e della bellezza, Inanna è regina dei cieli e della terra. È
anche Dea del grano, della guerra, e dell’amore sessuale. La mitologia la descrive anche
come guaritrice, donatrice di vita e compositrice di canzoni e poesie. Inanna offre
un’immagine di sé dalle tante sfaccettature simboliche che suggeriscono l’idea di un
femminile completo, che va al di là della funzione materna». Manuela Caregnato,
INANNA-ERESHKIGAL, per Galleria delle Dee. Incontrare le Dee attraverso storia, mito,
immagini e racconti, http://www.ilcerchiodellaluna.it/central_Dee_Inanna.htm.
27Strova Maria, Il linguaggio segreto della Danza del Ventre, i simboli, la sensualità, la
maternità, le radici dimenticate, Roma, Macro Edizioni, Biblioteca del benessere, 2005,
p.82.
15
pongono davanti ad un’assenza di equilibrio tra il femminile e la maternità.
Troviamo il corpo femminile proposto come oggetto del desiderio e
allontanato dal suo carattere umano. La storia fu scritta da uomini e il
mondo femminile raccontato dagli stessi; la “history” si è fatta spazio nel
tempo e si impone attraverso cartelloni pubblicitari, pregiudizi e linguaggio,
ma è il momento di scrivere la “herstory”28, riconsiderando l’eredità
femminile che affiora anche con la Danza del Ventre la quale racconta a
corte, in piazza, su un palco, il punto di vista della propria essenza. Riuscire
ad introdurre nel linguaggio sostantivi femminili completando
l’interpretazione maschile della realtà perciò, potrebbe essere utile per
spiegarsi meglio e riuscire a farsi comprendere; è corretto in questa mia tesi
pertanto, parlare dell’Altra, intesa come essere vivente diversa da me, fonte
di ricchezza che vale la pena ascoltare e alla quale dar voce per
sensibilizzare la cultura attuale. Bisogna che si riconosca alla donna quella
parte umana che ha bisogno di esprimersi e di affermarsi, e di essere
accettata socialmente come parte della propria umanità, del proprio
“esserci” e averne consapevolezza.
16
padroneggiare un’intensificata capacità di rendere sé simile all’altro da sé,
fino al paradosso di vivere in noi, l’altro da noi»30.
17
parlare di una vera e propria mimesis ovvero una «radicale attitudine
umana a rendersi simile e a strutturare la propria interiorità attraverso un
processo di assimilazione che può essere anche inconsapevole nel soggetto
in cui si realizza35. Fare mimesis vuol dire produrre un movimento
espressivo verso l’altro e permette di comprenderlo riproducendo la sua
universalità. Ricreando i movimenti del parto con il bacino e con il seno,
ovvero producendo un “mimema”, queste donne entrano nella percezione
del mondo della partoriente e rendono sé stesse “come” lei. Producono un
atto mimesico capace di donare sacralità e aiuto emotivo alla donna che, a
sua volta, percepisce l’agire mimesico e lo interiorizza fino a sentire di non
essere sola, di sapere che c’è qualcuno che la comprende e che sa
perfettamente cosa sta provando fino ad alleviare gli stessi dolori e giungere
alla nascita. Negli Usa, «alcune sostenitrici del parto naturale hanno
recuperato il suo antico significato di rituale legato alla maternità. Pare che i
tipici movimenti rotatori e ondulatori della danza del ventre servano a
rilassare i muscoli e i legamenti della regione pelvica, attenuando il dolore
delle contrazioni e facilitando persino l’espulsione del nascituro» 36.
18
all’uomo di assumere più punti di vista e di immergersi completamente in
essi.
I movimenti del ventre e del petto infatti, sono sia ondulatori e fluenti
che decisi e forti, sviluppano una melodia e un ritmo e fanno appello alla
respirazione per trovare l’armonia e generare la vita. Questi caratteri sono
propri sia dell’atto sessuale, sia del momento del parto, ma anche della
danza e della musica che cercano l’equilibrio tra queste due componenti.
Troviamo così, delle assonanze tra gli aspetti espressivi dell’arte e la
quotidianità dell’uomo che li crea.
19
il compito di trasmettere dei significati, con i quali vengono poi strutturate
le relazioni interpersonali e organizzata la realtà che ci circonda.
20
la sensualità nascosta del corpo, non sembrando “sexy soltanto, ma
conoscendo le sue possibilità, centrandosi sui punti di forza, non sulle
debolezze»44e infine giungere all’altro/a caricandosi di pathos. Scavare
dentro di sé, scoprirsi perciò, diviene la chiave per comprendere l’altro/a.
44Ibidem.
21
proprio corpo che si trasforma e stimolando dolcemente il grembo
favorendo l’elasticità e una sana postura45
22
espressione della propria profondità interiore che cerca in sé l’essere onda.
Con la concentrazione sul proprio mondo interiore, lasciando la libertà al
corpo di divenire qualcos’altro, si riesce ad attivare quel processo di
apprendimento/comprensione non solo del proprio corpo, ma anche di tutti
gli elementi propri delle terre d’oriente.
23
il violino. I movimenti invece ritmici, come il passo del deserto o i colpi
d’anca, marchino con decisione le percussioni (tamburi come la tabla o il
riqq). Il Quanun (cetra trapezoide orizzontale), lo Ud (liuto), producono
invece suoni vibranti che suggeriscono lo shimmy. Al-Fārābī, filosofo del X
secolo, afferma: «Colui che danza si trasforma in uno strumento a
percussione capace di tradurre tutta una gamma di dinamismi ritmici. […] Il
gioco delle sopracciglia, delle spalle, della testa e delle altre parti del corpo
non sono in effetti che movimenti che suggeriscono l’illusione del suono» 49.
Pertanto, la danzatrice deve conoscere gli strumenti, il loro timbro e il loro
comportamento generale all’interno del brano musicale tanto da poter
intendere il musicista, comprendere le sue intenzioni. La danzatrice e il
musicista costruiscono una relazione e si conoscono durante il brano
musicale, vivendosi reciprocamente tanto da avvicinarsi e delle volte
persino toccarsi. «Il vivere è dato, dunque, dal relazionarsi; e in-tendere è il
movimento che possiamo fare per l’altro»50. Nasce così la mimesis dello
strumento nella quale «la danzatrice sa che muoversi vuol dire
commuoversi traducendo l’emozione dell’ascolto»51. Le relazioni sono
pertanto alla base di ogni esibizione: la relazione con il proprio sé, la
relazione con il musicista e non meno importante, la relazione con il
pubblico.
49 Kassim Bayatly, Il corpo svelato Tecnica, storia ed emozioni della danza del ventre,
Ananke, Torino, 2005, p.27.
50 Scaramuzzo Gilberto, Così è (se vi pare). Una lettura pedagogica, Roma, Anicia,
2013, p.54.
51 Gandra, Lorenzon, Danze Orientali, Reggio Emilia, Prandi Sound Records, 2006,
p.159.
24
Le mani che con la loro predisposizione alla scoperta del mondo e
degli altri guidano l’osservatore nella bella avventura nel cuore del
femminile, fanno da cornice all’opera incantevole che è la donna. La loro
muscolatura va sviluppata, le articolazioni sciolte così da poter simulare un
nastro che segna un percorso, che racconta una storia. Esse quindi sono
fondamentali per l’inizio dalla relazione con il pubblico.
25
danzato che mira a risvegliare il desiderio nello spettatore, desiderio che
non può avere soddisfazione immediata, poiché l’ambito pubblico in cui si
svolge lo spettacolo non lo consente»55. Ella invece ci presenta la sua
sessualità, la sua anima, la sua mente e ciò le procura piacere nella sua
totalità. «La sensualità è una conseguenza naturale de suoi movimenti
caratteristici, un piacevole effetto collaterale, enfatizzarla eccessivamente
con il fine, non solo la impoverisce, ma la rende volgare»56.
55 José Sasportes, Danza ed erotismo. Di chi? Per chi?, Danza e Ricerca. Laboratorio di
studi, scritture, visioni, anno VI, numero 5, 2014, p.13.
56 Gandra, Lorenzon, Danze Orientali, Reggio Emilia, Prandi Sound Records, 2006, p.
57 Frank Kouwenhoven e James Kippen, Music, Dance and the Art of seduction,
University of Chicago, Eburon, 2014, p. 211. «Le parti del corpo femminile vengono
scosse, spinte e ruotate e mimano l’atto sessuale»
26
strumento di gestione dell’interesse dello spettatore. Infatti nella danza, la
donna osserva la parte del corpo su cui vuole concentrare l’attenzione
dell’osservatore. Per gli Egizi la luna ed il sole erano gli occhi di Horus,
amante di Iside. Questi organi, e con loro la mimica facciale, possiedono un
grande potere di trasmissione delle emozioni e sono fondamentali per
stimolare la relazione con il pubblico. Importante è per questo, esercitarsi a
“guardare”; a non aver paura di chi ci ricambia; a comprendere le emozioni
dell’altro e confrontarsi con la sua l’anima. L’errore che molto spesso si
riscontra è quello di indirizzare lo sguardo verso un punto generico,
estraniandosi e ballando per “qualcuno”. La danzatrice che lascia danzare la
sua essenza ha invece il coraggio di guardare i visi e il coraggio di
presentare a ogni persona la sua anima. Lavorare sulla difficoltà di guardare
l’altro, dona la possibilità di sconfiggere la timidezza, aumentare la propria
sensualità e autostima. Condividere con l’altro diviene occasione di crescita
del proprio mondo interiore. Gli occhi rappresentano l’unico luogo del
corpo di una donna mediorientale che possiede libertà di espressione, dato
l’abbigliamento imposto dall’Islam. Essi pertanto sono diventati
«l’epicentro, il fulcro essenziale della seduzione»58.
58 Chabel Melek, Il libro delle seduzioni seguito da dieci aforismi sull’amore, Bollati
Bolinghieri, 2001.
59 Strova Maria, Il linguaggio segreto della Danza del Ventre, i simboli, la sensualità, la
maternità, le radici dimenticate, Roma, Macro Edizioni, 2005, p.145.
27
luoghi santi»60. Comprendere perciò che i capelli possono essere accarezzati
e messi al centro dell’attenzione nella danza, permette alla donna di
riempirli di valore e potenzialità anche nella quotidianità e nel rapporto con
il proprio uomo.
60 Ivi, p.144.
61 AA.VV., L'educazione sessuale, Brescia, La scuola, 1980.
62 TeenStar, Programma di educazione affettiva sessuale Teen STAR Istruzioni per i
Tutor, Salerno, Stampa Fusco, 2015.
63 Zazzaroni Annarita, Il ragno che danza. Il mito di Aracne nel tarantismo pugliese,
Amaltea. Revista de mitocrítica Vol. 2, 2010.
28
condizionata dalla teoria femminista che le ballerine non dovrebbero
consentire che la loro sensualità sia un’arma estetica.»64.
Nell’opera di Oscar Wild, Salomè danzava “la danza dei sette veli”,
nel vangelo di Matteo e in quello di Marco invece, non viene esplicitata la
tipologia della danza realizzata. La danza del velo da qui in poi venne
identificata come danza erotica e peccaminosa che fece decapitare S.
Giovanni Battista. Il velo in realtà è sempre stato un accessorio per
proteggere la regalità e sacralità, pensiamo agli altari ebraici, alle statue di
divinità, ai sacerdoti di comunità antiche o a una sposa. Velare vuol dire
proteggere la verità nella sua purezza, creare il mistero e la bellezza
dell’attesa. Come il velo di Maya per Schopenhauer, come il velo di Iside
per gli Egizi, sollevarlo richiede fatica, impegno, poiché svelare la realtà,
conoscerla profondamente e affermarla davanti all’altro porta
all’abbattimento delle certezze, del pensiero convenzionale, delle usanze. In
questo senso il velo offre l’occasione alla donna di scegliere quando e come
svelarsi, di essere padrona del proprio corpo e della propria anima.
Attivando questo meccanismo infonde piacere nell’osservatore che
riconosce l’enorme abilità della donna nel gestire le sue reazioni e evocare
le sue emozioni, ma allo stesso tempo dona sconcerto ad un pubblico non
pronto che piuttosto che riconoscere la sacralità di un essere capace di
scegliere per sé e dimostrare intelligenza, lo svuota, lo limita e lo minimizza
all’eros.
Capitolo 3:
CATARSI DELL’UMANO
64José Sasportes, Danza ed erotismo. Di chi? Per chi?, Danza e Ricerca. Laboratorio di
studi, scritture, visioni, anno VI, numero 5, 2014, p.21.
29
emerge nella danza, e allora si diventa un danzatore,
non più solo un essere
umano»65.
Martha Graham
Kandinskij, pittore russo della prima metà del ‘900 afferma: «Il
colore è un mezzo di esercitare sull’anima un’influenza diretta. Il colore è
un tasto, l’occhio il martelletto che lo colpisce, l’anima lo strumento dalle
mille corde»69 e così come nella pittura il colore agisce da strumento
“musicale” per compiere un movimento dell’anima ,essendoci
65 Alessandro Potremoli, La danza Storia, teoria, estetica nel Novecento, Laterza, 2017.
66 Cfr. Scaramuzzo Gilberto, Educazione poetica. Dalla Poetica di Aristotele alla poetica
dell’educare, Roma, Anicia, 2013, p.48.
67 Cfr. Ivi, p.47.
68 Gianni Vattimo, Opere complete I. Ermeneutica tomo 2, Roma, Meltemi, 2007, P.97.
69 Vasilij Kandinskij, Lo spirituale nell’arte, Milano, SE, 2005.
30
«corrispondenza tra formazione di colori e relativi stati d’animo» 70 e
concependo il colore una «”vibrazione” come la musica»71, anche la danza
tende alla stimolazione di quel movimento diventando nell’interpretazione
musicale : vibrazione, colore, poesia, tipica realtà, essenza dell’uomo. Si
può affermare che la danza sia insita nel concetto stesso di poesia intesa
come liberazione dal corpo, estasi angelicata che può sublimare l’eros o
dare un valore di riscatto spirituale. Ma «perché un movimento intenzionale
e ordinato sia danza, è necessario che esso eserciti inoltre un’efficacia
comunicativa attraverso un codice non-verbale»72. Il movimento
intenzionale «è divenuto di volta in volta il portavoce di valori morali e
religiosi, di istanze rituali, di esigenze pratiche, oppure assurge a codice di
comportamento, elemento di distinzione sociale»73 fino a divenire
movimento catartico.
31
Si può introdurre ora l’esperienza del Tarab accostandolo a quella della
catarsi.
75 Bayatly Kassim, Il corpo svelato. Tecnica, storia ed emozioni della danza del ventre,
Torino, Ananke, 2005, p.52.
76 Ibidem.
77 Treccani la cultura italiana, http://www.treccani.it/vocabolario/commuovere/,
Vocabolario online, 25/112017.
78 Bayatly Kassim, Il corpo svelato. Tecnica, storia ed emozioni della danza del ventre,
Torino, Ananke, 2005, p.52.
32
defined by extending her limbs without changing her stance and
within which she bodily creates designs) and touch»79.
79 Frank Kouwenhoven e James Kippen, Music, Dance and the Art of seduction,
University of Chicago, Eburon, 2014, p.210. «Una danzatrice invia messaggi di emozione
attraverso la contrazione e il rilascio muscolare, tensione e rilassamento, variazione
ritmica, vicinanza, portando il patrono nella sua kinesfera (lo spazio definito estendendo
le sue membra senza cambiare la sua posizione e all'interno del quale crea disegni) fino a
toccarsi».
80 Cfr. Scaramuzzo Gilberto, Educazione poetica. Dalla Poetica di Aristotele alla
poetica dell’educare, Roma, Anicia, 2013, pp. 23-24.
81 Cfr. Ivi, pp. 14-15 e pp. 22-24.
33
l’uomo dalla società odierna. L’attività mimesica, in verità, risulta essere un
elemento di importanza cruciale per la formazione di un uomo completo
poiché va a integrare l’azione affidata alla ragione. L’uomo mimesico, oltre
che razionale, è capace di riconoscere il fine ultimo della propria vita e di
agire secondo la legge della verità, della giustizia e dell’amore. «Un uomo
mimesicamente e razionalmente adulto avrà l’habitus di usare la sua
razionalità per operare intenzionalmente per la felicità dell’atro,
perseguendo in questa felicità la propria felicità»82. Per giungere alla catarsi
quindi è necessario per l’uomo riscoprire la sua parte umana da accostare
con delicatezza alla sua abilità razionale. Per fare ciò c’è bisogno di fidarsi
di tutte le capacità dell’uomo, non escluderne nessuna così da poter
rivendicare la vera essenza dell’essere umano, di scegliere di scoprirsi e
poter credere negli «essere umani che hanno il coraggio di essere umani». 83
34
“L’Infinito”: «io nel pensier mi fingo»86 cioè attraverso il pensiero,
immagino una realtà diversa da quella che vivo e mi proietto oltre quella
“siepe” che si presenta a prima vista come ostacolo, ma come stimolo
catartico in un momento di espressione riflessiva. Michele Caparezza,
cantautore, rapper e produttore discografico italiano, nel suo ultimo album
introspettivo descrive la finzione come la via donata dall’arte e dall’umanità
dell’uomo per la pace del mondo: «Solo accettando la finzione noi
ritroveremo l’umanità»87 a lasciar intuire l’importanza della
rappresentazione concettuale dell’arte, dei romanzi e favole per l’infanzia,
degli elementi della quotidianità come un sorriso o un saluto di cortesia per
mantenere quella giusta percentuale di finzione che all’uomo è utile al
mantenimento e sviluppo del suo carattere mimesico che si congiunge a
quello razionale. La completezza dell’uomo e pertanto la somma di tali
caratteri, gli permette di umanizzarsi ed esprimersi rendendo più fluido il
percorso verso la realizzazione del proprio sé in un contesto dove si riesce a
comprendere la natura umana dell’altro e dunque giungere ad un
perfezionamento del viver-si e del con-vivere.
35
in termini di autorealizzazione e felicità. Un’ anticipazione alquanto
importante al tempo considerando che ancora oggi l’espressività
rappresenta uno degli ostacoli più complicati da superare per un adolescente
quanto per un uomo adulto nonostante le possibilità che si presentano di
poter esprimere sé stessi, i propri sentimenti, i propri pensieri in mondi
virtuali paralleli. Allora forse non sono i mezzi che ci mancano, ma la
riscoperta della nostra parte umana capace di accostarci ad un altro essere
umano e di renderci amorevoli, capaci di istaurare e coltivare una relazione
profonda. È in questa circostanza che le distanze fisiche si accorciano e i
mezzi di comunicazione, d’informazione divengono strumenti di crescita
per l’umanità e non sviluppano dipendenze o patologie che vanno ad
intaccare il benessere dell’uomo. La libertà d’esprimersi deve dunque
mettersi in relazione con la libertà d’espressione dell’altro e questo
movimento espressivo ed impressivo allo stesso tempo, pone le basi per un
meccanismo di apprendimento/comprensione che aiuta l’uomo e l’umanità
intera nella sua crescita89. Sviluppare un movimento espressivo nella Danza
del Ventre vuol dire, come già detto, istaurare un legame profondo con sé
stessi ma non solo. La Danza del Ventre non è solo una danza solista. Oggi
ad esempio, è comune esibirsi in gruppo di 3/10 danzatrici, di solito
un’insegnante con le sue allieve, in teatro o in occasione di eventi cittadini.
Nelle lezioni così come nelle esibizioni si innescano i dinamismi tipici del
gruppo come il senso di appartenenza «essenziale per strutturare la propria
identità che è allo stesso tempo individuale e sociale» 90, l’interdipendenza
soggetto/gruppo, la coesione, la socializzazione e la leadership
rappresentata dall’insegnante91. Questi elementi favoriscono la creazione di
89 Cfr. Scaramuzzo Gilberto, Educazione poetica. Dalla Poetica di Aristotele alla poetica
dell’educare, Roma, Anicia, 2013, p.42.
90 Barbara Bertani e Mara Manetti, Psicologia dei gruppi. Teoria, contesti e metodologie
d'intervento, Milano, Franco Angeli, 2007, p.67.
91Cfr. Dott. Adriano Cosi, Gruppi e dinamica di gruppo, Psicologia e Psicoterapia al
servizio del benessere,
http://www.psicologo-psicoterapeuta-firenze.net/Psicologo_Psicoterapeuta_Articoli/
Gruppi_%20dinamica_gruppo_Firenze.htm, 18/01/2018.
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relazioni interpersonali nelle quali l’individuo investe le proprie energie per
donare qualcosa all’altro e accogliere allo stesso tempo il dono dell’altro.
Una comunità d’ apprendimento non solo cognitivo/espressivo, ma anche di
«norme collettive, modelli di condotta, esperienze che portano al
miglioramento della socializzazione»92. Essa infatti si basa sulla
collaborazione reciproca e sulla comprensione dei tempi e diversità di
ognuno e in grado di lasciare la libertà ad ogni suo membro di riconoscere il
proprio obiettivo e lavorare per raggiungerlo in un clima sereno e
accogliente. Nelle lezioni di Danza del Ventre è inoltre spesso utilizzato il
metodo del «circle time che ha l’obbiettivo di favorire la conoscenza
reciproca, la comunicazione e la cooperazione»93 tra i membri.
92 Barbara Bertani e Mara Manetti, Psicologia dei gruppi. Teoria, contesti e metodologie
d'intervento, Milano, Franco Angeli, 2007, p.281.
93 Ivi, p.283.
94 Cfr. Canale YouTube: PedagogiaEspressione, Pedagogia dell'Espressione e
Arteterapia, Intervista a Gilberto Scaramuzzo, https://www.youtube.com/watch?
v=1tkA5Pztqpc, Pubblicato il 22 ottobre 2015.
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ciudadanos con carencias, más que la incapacidad de los individuos
discapacitados para adaptarse a las exigencias de la sociedad»95
Come sappiamo, la società, oggi come nel passato, molto spesso considera
la diversità una componente utile all’attivazione di meccanismi di
discriminazione ed esclusione sociale. Intendo la diversità in un’ottica
positiva, come quel carattere proprio di ogni individuo rispetto ad un altro e
complementare al carattere della somiglianza tra individui in aspetti
generali come il sesso, la razza, la cultura, ecc.. il quadro di riferimento
pertanto cambia e con esso muta la percezione di diversità e somiglianza.
Una persona ad esempio, può riconoscersi simile ad altri uomini
culturalmente, e allo stesso tempo percepire ed essere percepito diverso per
quello stesso elemento se posto difronte ad un'altra cultura. In quest’ultimo
caso, ciò in cui è facile cadere, è la considerazione della diversità come
estraneità e non come alterità96, né tantomeno si riesce facilmente a
riconoscere l’altro come “prossimo”, vicino, essere umano capace di
compassione, di donare e di ricevere al fine di uno scambio in grado di
accrescere la relazione istaurata»97. Riuscire a percepire la diversità sotto
questa accezione in un mondo multiculturale e colmo di differenze sempre
più tangibili, è complesso. Allenare lo sguardo alle differenze e valutarle
come stimoli per la crescita dell’individuo e il progresso della società in
ogni suo aspetto, concepirla come «il modo stesso di esprimersi della
realtà»98, risulta essere la strada per il perfezionamento della convivenza e
per il benessere sentimentale dell’uomo.
95 «La disabilità deriva dal fallimento di un ambiente sociale strutturato per adattarsi ai
bisogni e alle aspirazioni dei cittadini svantaggiati, piuttosto che all'incapacità delle
persone con disabilità di adattarsi alle esigenze della società». Hans, Public support for
rehabilitation programs: The analysis fo US Disability Policy, en Disability, handicaps
and society, 1986, Vol.6, nº1, pg.3-20.
96L’Altro: considerazione dell’altro come essere diverso da me che riesco a
comprendere, ma che non includo nella mia sfera esistenziale. Cfr. Ricci Sindoni, L'altro.
Parole allo specchio, Padova, Edizioni Messaggero, 2015.
97 Cfr. Ibidem.
98 Lucia Chiappetta Cajola, Didattica del gioco e integrazione. Progettare con l’ICF,
Urbino, 2012, p.12.
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L’esercizio più efficace ed efficiente proposto dalle scienze
dell’educazione è la sollecitazione del pensiero sociale nella concezione
globale della Persona, delle sue esperienze e vissuti, dell’ambiente
famigliare e culturale, della biologia e dei sentimenti, delle attitudini e
abilità. La pedagogia dell’espressione si presenta come disciplina che studia
l’uomo nella sua completezza durante il suo intero ciclo di vita e riconosce
all’arte, allo sport e ai vasti mondi espressivi, la capacità di sensibilizzare
alla diversità e di partire da essa per la progettazione di un percorso
formativo che sia anche interculturale.
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ambiente in grado di rimuovere in continuazione gli ostacoli che ne
limitano la partecipazione»101 e suggerisce un’azione di apertura alla
diversità e di coinvolgimento diretto con essa.102
101 Lucia Chiappetta Cajola, Didattica del gioco e integrazione. Progettare con l’ICF,
Urbino, 2012, p.20.
102 Cfr. Ibidem.
103 Roberta Landuzzi, Interculturalità e mondo della scuola. Laboratorio di danze
etniche nell’educazione, all’interculturalità a scuola, Università di Ferrara,
http://www.unife.it/letterefilosofia/filo.edu/studiare/tirocinio-formativo/materiale-
seminari-teorici/a-a-2012_2013/danza-e-intercultura.pdf, 18/01/2018, p.1.
104 Kassim Bayatly, Il corpo svelato Tecnica, storia ed emozioni della danza del ventre,
Ananke, Torino, 2005, p.73.
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percezioni e gli abiti cognitivi con cui generalmente si rappresentano sia gli
stranieri sia il nuovo mondo delle interdipendenze»105.
CONCLUSIONI
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Elementi tipici della Danza del Ventre sono stati riconosciuti come
frutti di un’elaborazione mimesica dell’uomo durante la storia, ed essi
sono stati presentati al lettore nella loro corposità poetica. Si è
raccontata la mimesis con le sue capacità di sollecitazione del processo
di apprendimento/comprensione.
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Il mutamento in direzione della valutazione dell’essere uomini
consapevoli nel riconoscersi Persone si svela il viaggio verso la
Felicità.
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BIBLIOGRAFIA
AA.VV. l'educazione sessuale, La scuola, Brescia, 1980.
44
KANDINSKIJ V., Lo spirituale nell’arte, Milano, SE, 2005.
45
STROVA M., il linguaggio segreto della Danza del Ventre. I Simboli
La Sensualità- La Maternità- Le Radici dimenticate, Macro Edizioni,
Biblioteca del benessere, Roma, 2005.
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SITOGRAFIA
47
Ferrara, http://www.unife.it/letterefilosofia/filo.edu/studiare/tirocinio-
formativo/materiale-seminari-teorici/a-a-2012_2013/danza-e-
intercultura.pdf, 18/01/2018.
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RINGRAZIAMENTI
Un lavoro sulla Danza del Ventre non sarebbe stato possibile senza
l’aiuto della mia Maestra Jolina Vittoria Iavicoli che mi ha trasmesso il
fascino di questa danza.
49
Un pensiero anche al mio fidanzato Giuseppe il quale mi ha trasmesso
la grinta necessaria per affrontare gli esami e ha sempre creduto nelle mie
capacità e nei miei sogni per il futuro. Lo ringrazio a cuore aperto per essere
con me ogni giorno.
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