Le vie di comunicazione si moltiplicano man mano che la società muta e il
progresso si insinua in essa. Seppur l'efficacia da un punto di vista quantitavo sia di evidente agevolazione, non è sempre detto che un dato fattore qualitativo aumenti anch'esso in modo proporzionale e che quindi la diffusione di nozioni e e idee sia completamente valida, mera o legittima. Al contrario, molto spesso l'interfacciarsi con gli altri assume un ruolo sempre più marginale con il rischio ulteriore che il superficiale prendi la meglio su un confronto e che le persone non rispondano più d'iniziativa dinanzi a un dibattito; riflettersi negli occhi di un interlocutore è senz'altro più arduo che digitare parole, talvolta sconnesse o impertinenti, su una tastiera, d'altro canto si riconoscono contradditorietà e puro senno d'attacco con evidenti scompensi logici o vuoti cognitivi. Ed è così che la parola rimane statica, priva di tono o di emozione, le parole sono lasciate ad un'interpretazione figlia di una comunicazione regina della fraintendibilità e nemica del reale. Il collegamento tra "palazzo" e "piazza" riserba dell'immediatezza telematica con possibilità di appello altrettanto serrata. Eppure quello spirito di "piazza" non esiste più o se si presenta non è nient'altro che una "machiavellica" apparenza in un gioco di idee-fantasmi destinate a dissolversi nel vento del buon-senso. Il gioco consiste in un'effimera strategia di propaganda che attira per la maggiore i dissennatori dell'oculatezza, nel cui bagaglio politico non vi è altro che un'immagine contorta del "governatore" onesto al fianco del popolo che però, una volta decontestualizzato dalla sua sceneggiatura di ragguardevole "regista-condottiero", cade dal suo "palazzo" che ha per fondamenta ciarle, facilmente reperibili sul Web, e mattoni di incoerenza. La psicologia insegna ad attingere e comprendere dalla postura e dalla maniera di un soggetto atto a colloquiare, senz'altro la vista resta di un ruolo antagonista alla corretta cognizione del messaggio politico o non. Dunque ci si ritrova con un fattore in meno controverso all'attendibile. Oserei intraprendere lo stesso discorso per il tono e la musicalità delle parole riportate nelle righe precedenti, anch'esse poste dinanzi ad un tramonto della disputa lecita. Ma la gara si acuisce quando l'idea dell'essenza del confronto tramuta in uno scontro perentorio colmo di ingiurie ed insolenza, e, l'arricchimento che solitamente potrebbe trarsi da un dialogo pacifico di onorabile rispetto si fa illusorio svanendo in sofismi o, nel peggiore dei casi, si nullifica. La diffusione delle piattaforme web ha senz'altro contribuito all'avvicinamento tra lo Stato e i cittadini, si potrebbe in questi casi plaudire al mezzo e condannarne l'utilizzo; si ricordi il terrorismo propagandistico adottato da molti esponenti politici attuali, o la stessa fretta mediatica disutile alla corretta informazione che ha portato ad un numero di denunce sempre più elevato negli ultimi anni. Ironicamente azzardando gli scontri fisici di piazza portavano probabilmente a meno denunce rispetto ad Internet, si ricorreva alla violenza non conoscendo il nome dell'altro di fazione opposta, ora, invece, basta un nome per condannarti sul Web, un nome a cui molto spesso, anche da parte di politici, viene censurato il pensiero, tutto in accordo con la democrazia di oggi. Talvolta il progresso mediatico è la morte della retorica e anche la cultura diviene ideale. Prescindendo dalla presunzione credo il dialogo sia per pochi, ciò non significa che il diritto di pensiero o di parola non sia tutelato per tutti, al contrario, bisognerebbe dare un maggiore peso alle parole e agire con meno spontaneità con audaci spunti di riflessione, che siano gli interlocutori cittadini o politici. Si salverà solamente chi sarà in grado di portare alto il rispetto e capirà che in un confronto non c'è chi vince, che il confronto non è sofismo ma un puro criterio di equilibrio logico e morale che mira alla coesistenza degli intelletti e alla crescita umana, sia esso dietro uno schermo o nella vita reale. MARTINA GRAZIANO, 4A