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Mario Castelnuovo Tedesco: The Divan of Moses Ibn Ezra

The Divan of Moses Ibn Ezra è un ciclo di canzoni scritto per Voce (Soprano) e Chitarra da Mario
Castelnuovo Tedesco. È un adattamento di 19 poemi, in una moderna traduzione inglese, dell’ebreo
spagnolo medievale Moses-Ibn-Ezra che scrisse in esilio, come Castelnuovo Tedesco quasi un
millennio dopo. Moses Ibn Ezra (1055-1138) fu un poeta ebreo che si rifugiò in Spagna dopo la
conquista della sua terra da parte dei berberi Almoravidi, un'evidente e profonda ispirazione per
l'ebreo Castelnuovo Tedesco che visse lo stesso destino di esilio trasferendosi nel 1939 negli USA,
in fuga dalla minaccia nazista. Egli appunto scrisse questo ciclo di canzoni negli ultimi anni della sua
vita, un lavoro di riflessione sulla condizione umana.
L'opera è divisa in 5 parti più un Epilogo, e descrive le fasi della vita umana e il suo destino:
1. Songs of Wandering (Canti di erranza;
2. Songa of friendship (Canti di amicizia);
3. Of wine, and of the delights of sons of men (Il vino e le delizie dei figli degli uomini);
4. The world and it’s vicissitudes (Il mondo e le sue vicissitudini)
5. The transience of this world (La transitorietà del mondo).
6. Epilogue
Il tono musicale è elegiaco, a volte malinconico, una riflessione agrodolce su una lunga vita piena di
gloria e disperazione.
Così il soggetto della sua prima sezione è "Songs of Wandering", prima che l'amicizia e l'amore si
inacidiscano nella seconda sezione “Songs of friendship”. Dolore e sconfitta segnano anche la terza
sezione “Of wine, and of the delights of sons of men” prima del ritorno della primavera e di una
visione più positiva per chiudere il ciclo, in cui il poeta affronta coraggiosamente “The world and it’s
vicissitudes”. Per concludere contempla la mortalità con calma rassegnazione in un Epilogo
commovente.
La scelta di affidare al suono intimo e raccolto della chitarra l'accompagnamento di questi testi non è
certamente casuale ed è forse interpretabile anche come una sorta di omaggio allo strumento che gli
aveva garantito le soddisfazioni più profonde e durature. La musica che Castelnuovo-Tedesco ha
composto su queste poesie è di struttura assai semplice e quasi disadorna, una rinuncia al canto nella
proposizione più fisicamente piena e nell'espansione virtuosistica, rinuncia dalla quale nasce la scelta
di un canto sì ispirato, ma del tutto «interiore», dolce ma anche scabro, tenero ma anche severo e
rassegnato. Non vi sono (e il testo potrebbe aver rappresentato in questo senso una tentazione) tinte
forti, nessuna forzatura drammatica, nessuna ricerca di tipo teatrale; la meditazione si sostituisce alla
recitazione anche e soprattutto nella struttura del melos, mentre la chitarra, strumento essenziale e,
rispetto al pianoforte, "povero", crea un clima musicale di una edificante modestia. La varietà ritmico-
armonica e le scelte dinamiche e coloristiche sono tutte esplicate all'interno di questo disegno di
smaterializzata perfezione.

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