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L’EBRAISMO

“non farai cuocere il vitello nel latte di sua madre”


Dueteronomio 14, 21
Quarantena: Cosa significa?
Il numero 40, spesso citato nella Bibbia, è sempre il simbolo:
- PROVA
- INIZIAZIONE
- Addirittura del CASTIGO
La “messa in quarantena del malato” è un residuo significativo dell’importante numero simbolico 40
Il periodo di prova
Per 40 giorni il soggetto viene allontanato dalla società, diventa tabù e deve superare una prova per poi riaccedere
alla società. Tribù africane e circoncisione.
Il rapporto tra il 13 e il 40
Esiste un rapporto tra il numero 13 e il 40
- 13 e 40 sono espressioni modificate del quaternario
- 13= 1+3
- 40= 4+0
La tredicesima lettera, Mem
Inoltre la 13esima lettera dell’alfabeto ebraico, la Mem, ha un valore simbolico di 40.
13  è il numero dell’INSTABILITA’ FONDAMENTALE, della TRANSIZIONE, del PASSAGGIO VIOLENTO
E DIFFICILE da uno stato all’altro
Quindi 13 e 40 condividono lo stesso significato di PROVA INIZIATICA di TRAPASSO che permette una
SECONDA NASCITA, la nascita spirituale.
40 giorni prima della nascita
Secondo il Talmud, libro sacro, 40 giorni prima della nascita di un uomo o di una donna, viene deciso in cielo
quello che sarà il suo compagno nella vita. Il suo matrimonio, per l’Ebraismo, è quindi scritto in cielo.
Il numero 40 nella Bibbia
- Il DILUVIO UNIVERSALE: piove e per 40 giorni e 40 notti.
- MOSE’: Dopo che Dio gli consegna le tavole della Legge, digiuna 40 giorni e 40 notti. Poi muore a 120
anni, (3 volte 40 anni
- LA MANNA: i figli di Israele mangiano manna per 40 anni
- GESU’ passa 40 giorni nel deserto – le tentazioni del diavolo
- GERUSALEMME: la città santa cade 40 anni dopo la morte di Cristo
La quaresima
QUARESIMA: dal latino QUADRAGESIMA DIES: “il quarantesimo giorno”. Tempo di penitenza che dura 40
giorni. secondo il rito romano inizia il Mercoledì delle Ceneri e si conclude il Giovedì santo. Quaranta giorni
trascorsi da Gesù nel deserto dopo il suo battesimo nel Giordano.

L’unicità
“Se nell’Universo c’è un altro come te, o che fa quello che fai tu, tanto vale che tu non ci sia”
Antico detto Chassidico
Il Chassidismo è un antico movimento ebraico del XVII secolo che si basa sulla Kabbalah, la dottrina ebraica che
vuole interpretare il senso intimo e segreto della Bibbia.
Questi segreti sono trasmessi da persone prescelte chiamate “iniziatori” che tramandavano la tradizione.
Dall’ebraico gabbalah ‘dottrina tradizionale’. “secondo la Kabbalah, il fondamento che sostiene tutta l’esistenza è
l’Ain, il Nulla metafisico”.
Uno dei versi biblici che giustifica questa affermazione è (Giobbe 26,7): “Tolè arejz al blimsh”
“sospende la terra sul Nulla”
La storia
La religione ebraica come quella induista sono tra le più antiche del mondo. Secondo la Genesi, che è il primo libro
della Torah, Dio dopo aver creato il mondo chiamo alcuni uomini - i Patriarchi - per stabilire con loro
un'alleanza. Siamo intorno al XIX secolo A.C.
Tra questi Patriarchi c’è ABRAMO che il padre per eccellenza: in questo percorso scopriremo che ad Abramo si
richiamano sia la religione cristiana che quella mussulmana.
L’Alleanza si rinnova con Mosè
Abramo si incamminò con il suo popolo verso la Terra promessagli da Dio, ma dopo averla raggiunta i suoi
discendenti furono costretti ad abbandonarla per rifugiarsi in Egitto e qui il popolo fu reso schiavo.
Dopo varie peripezie il popolo ebraico, intorno al XIII secolo A.C. , rinnovò l'alleanza con Dio attraverso Mosè,
profeta fondamentale che diventò il punto d riferimento del popolo e da cui si fa discendere tutto l'impianto
religioso e legislativo del popolo Israele.
La Torah
Nella BIBBIA EBRAICA è raccolta la storia del popolo d’Israele. I suoi LIBRI, sono stati composti in epoche
diverse, si pensa nell’arco di mille anni.
Non tutti i libri hanno la stessa importanza. Il libro sacro della Bibbia che viene considerato più importante è la
Torah.
La torah è composta da 5 libri
La TORAH è il libro sacro considerato più importante e svolge un ruolo di primo piano nella religione ebraica.
Solo la Torah è conservata nell’ARON, cioè l’ARMADIO SACRO che si trova nelle sinagoghe.
- Genesi
- Esodo
- Levitico
- Numeri
- Deutoronomio
Gli altri libri sacri
Gli altri libri sacri sono I NEVIIM (profeti) e KETUVIM che sono libri didattici. Alcuni secoli dopo la Bibbia,
nascono delle raccolte di insegnamenti religiosi – morali – sociali:
- La Mishanah (ripetizione)
- Talmund (studio), a sua volta diviso in Mishnah e Ghemara, consiste in una raccolta di discussioni
avvenute tra i sapienti e i maestri dentro e fuori il Sinedrio.
- Midrash, un vero e proprio genere letterario che viene adottato in campo esegetico (cioè per interpretare la
Bibbia e gli altri libri sacri.
La legge alimentare degli Ebrei
Ciò che distingue la fede ebraica da quella di tutti gli altri popoli fino all’arrivo del Cristianesimo e dell’Islam sono
due punti fondamentali:
1. La fede in un UNICO DIO, rispetto alle religioni antiche che erano POLITEISTICHE (formato da termini
derivati dal greco antico: polys + theoi ad indicare “molti dèi)
Termine coniato dal giurista e filosofo francese Jean Bodin, e quindi utilizzato per la prima volta nel suo
De la démonomanie des sorciers
2. I divieti alimentari
L’importanza pratica
Due Camini di Borgo Egnazia  chef Domingo Schingaro  1 stella Michelin
Lavora molto sui banchetti ebraici. Sanno che in questo resort uno dei momenti clue dell’anno è quello dei
banchetti.
Matrimonio Sutton-Cohen a Borgo Egnazia
Ranee Sutton ed Eliot Cohen, rampolli dell’alta società americana. Lei è figlia di Jess Sutton, uno dei più grandi
immobiliaristi di NewYork, il numero 522 nella classifica di Forbes con patrimonio di 3.6 milioni di dollari.
Un matrimonio da 25 milioni di dollari
- Colori dominanti  bianco e argento
- In riva al mare una cupola di plexiglass con pista da ballo
- 46 tavoli da 10 posti l’uno
- 2 bar aperti 24 o43
- 300 persone impegnate nell’organizzazione
I numeri
- 8 tir carichi di fiori e allestimenti vari
- 3 container da 12 metri l’uno
- 2 celle frigo
- Decine di frigoriferi
- 6 furgoni frigo
- 4 freezer
Le nozze ebraiche
- Abbazia di Santo Stefano
- Da New Tork e Israele 7 rabbini e 7 assistenti
Il menu kosher
Domingo Schingaro ha creato un menu ad hoc per la cerimonia. 20 pagine di menu. Nel menu:
- Carciofi alla Giudia
- Triglie fritte
- Orecchiette con rape

Lezione 17/03/2021
I divieti alimentari nel Libro più importante
Dove si trovano questi divieti? Principalmente NEL TERZO LIBRO DELLA TORAH, IL LEVITICO che è la sede
della normativa alimentare ebraica. Il fatto che siano contenuti proprio nella Torah che è considerata la Legge eil
libro sacro in cui viene affermata l’unicità di Dio, ci fa capire quanto questi divieti non siano secondari o accessori,
ma parte fondamentale e fondante della religione ebraica.
I divieti alimentari che uniscono il popolo
Ai divieti alimentari viene quindi dato uno spazio privilegiato e una legislazione alimentare così approfondita e
precisa come mai era successo nelle precedenti religioni. Secondo lo studioso Massimo Salani possiamo
addirittura parlare di una teologia alimentare dell’EBRAISMO.
Anche negli altri libri e raccolte di insegnamenti religiosi (La Mishanah “ripetizione”, Talmund “studio” e la
Midrash) le leggi alimentari sono confermate, facendo ipotizzare che siano STATI UNO DEI MOTIVI DI
PROFONDA UNIONE DEL POPOLO nei secoli e uno dei motivi per cui la comunità è sopravvissuta unita a
dispetto dei terribili avvenimenti storici che l’hanno segnata.
Dispersi dalla propria Terra Promessa
Ancora oggi il popolo ebraico dimostra la sua unione: sia la Diaspora – cioè la fuga dalla Terra Promessa seguito
delle sconfitte militari- in particolare dopo le sconfitte ad opera dei Babilonesi nel VI secolo a.C. e dei Romani nel
70 d.C.
A seguito di questa “dispersione” e dalla fuga della terra promessa da Dio ad Abramo, gli Ebrei abitarono per
secoli in altri Paesi.
Ebrei Ashkenaziti dalla Germania
Il nome  il nome viene da Ger, 51, 27 dove si trova la parola ASHKENAZ che secondo un’interpretazione
medievale indicava la GERMANIA.
Da dove vengono: sono Ebrei Askenaziti, quindi, tutti gli ebrei dell’Europa Centrale che spesso si univano alle
comunità provenienti da Babilonia o dalla Palestina.
Il rito  si rifanno al rito presente nel Talmund palestinese
Cosa parlano  la lingua YIDDISH, che è un misto di parole ebraiche e di tedesco medievale.
Ebrei Sefraditi dalla Spagna
Il nome  devono il nome al profeta Abdia che nel versetto 20 annunciava la Sepharad, parola che nel medioevo
indicava la Spagna.
Da dove vengono  sono ebrei sefraditi, quindi, quelli che provengono e vivono in Portogallo, Spagna e Francia
meridionale.
Il rito  si rifanno al rito presente nel Talmund babilonese
Cosa parlano  Ladino
Divisi dalla geografia, uniti in cucina
La divisione geografica – e da qui capiamo l’importanza dei precetti alimentari nell’ebraismo – non incide affatto
sulla normativa alimentare che rimane ben salda sia tra i Settentrionali Ashkenaziti che hanno una cucina meno
ricca e più “asciutta” (tra i piatti principali il brodo, le patate, l’aringa a fine digiuno, la composta di frutta).
Domina l’acidità.
Esempio: il FORSHMAK, piatto a base di aringa affumicata con patate e panna acida.
La pasticceria dei Sefraditi
Soprattutto a Pasqua gli Ashkenaziti rifiutano ogni impasto per paura che possa lievitare e non mangiano riso.
I meridionali sefraditi, invece, amano gli stufati, le cotture sostanziose – come lo TZIMMES, STUFATO DI
CARNE E PRUGNE, il pesce dolce all’italiana, l’insalata di carote al cumino e la purea di melanzane. A differenza
dei fratelli “nordici” non hanno preoccupazioni relative alla lievitazione e all’uso del riso e da qui si ha una forte
ricchezza di prodotti di pasticceria.
I tabù sono uguali per tutti
Nonostante la varietà di ingredienti e cotture, i tabù alimentari restano invariati e gli ebrei sono consapevoli
dell’importanza che riveste una stretta adesione alle norme alimentari.
Le norme alimentari
Per capire le norme alimentari ebraiche bisogna partire dal concetto della BERAKAH, la BENEDIZIONE: Dio
Creatore dona all’uomo tutto ciò che gli è necessario per l’esistenza e la sopravvivenza, quindi ogni cosa donata da
Dio è benedetta. Tutto ciò che è stato creato da Dio è buono, ma attenzione, non ogni cosa creata è a disposizione
delle creature: ci sono quindi delle norme che indicano all’uomo ciò che è permesso e ciò che è vietato.
Kasher o Taref?
Il termine che gli Ebrei usano per indicare le NORME che regolano il cibo possono consumare è KASHRUT.
Il termine KASHER indica ciò che è valido, buono, adatto e conforme.
Il contrario di Kasher è Taref.
Solo 3 volte
Il termine si trova solo 3 volte nell’Antico Testamento: Est 8,5; Qo 10,10 e 11,6. Con il termine Kasher sono
indicati non solo il cibo, ma anche le cose (quando sono fatte secondo le norme stabilite) e le persone (quando
sono ritenute pronte per svolgere certe azioni).
613 precetti alimentari obbligatori
Ad esempio secondo Genesi 1,26 sono KASHRUT tutta la frutta e gli ortaggi. Secondo il TALMUND l’ebreo
osservante deve rispettare 613 precetti ricavati dal Testo Sacro e che regolano la vita del fedele: sono le 613
MITZWOT che significa “comando da eseguire” che normano naturalmente anche la cucina ebraica.
Gli animali puri e impuri
Per la religione ebraica gli animali possono essere TAHOR = LECITI o TAME = PROIBITI.
Nel libro della Genesi (7,2) Noè parla apertamente di animali PURI E IMPURI. Per capire quali siano, bisogna
leggere il libro del Deuteronomio 14, 4-8-
La carne
“questi sono gli animali che potrete mangiare: il bue, la pecora e la capra; il cervo, la gazzella, il capriolo, lo
stambecco, l’antilope, il bufalo e il camoscio. Potrete mangiare ogni quadrupede che ha l’unghia bipartita, divisa
in due da una fessura e che rumina.
Ma non mangerete quelli che ruminano soltanto o che hanno soltanto l’unghia bipartita, divisa da una fessura: il
cammello, le lepre, l’irace, che ruminano ma non hanno l’unghia bipartita. Considerateli impuri. Anche il porco che
ha l’unghia bipartita ma non rumina, per voi è impura. Non mangerete la loro carne e non toccherete i loro
cadaveri”. Dt, 14, 4-8
La lista dei divieti e dei cibi consentiti
Nel Levitico 11,13-19 si trovano i nomi di 20 uccelli la cui carne non può essere consumata e sono 21 quelli citati
dal libro del Deuteronomio 14,12-18
I Rabbini poi stilarono una lista unica.
Uccelli
“Fra i volatili saranno obbrobriosi questi, che non dovete mangiare, perché obbrobriosi: l’aquila, l’avvoltoio e
l’aquila di mare, il nibbio e ogni specie di falco, ogni specie di corvo, lo struzzo, la civetta, il gabbiano e ogni
specie di sparviero, il gufo, l’alcione, l’ibis, il cigno, il pellicano, la fòlaga, la cicogna, ogni specie di airone,
l’upapa e il pipistrello”. Lv 11,13-19
Pesci
Per quanto riguarda i pesci e per capire quali siano PURI e quali no, bisogna far riferimento a Levitico 11, 9-12
“Fra tutti gli animali acquatici ecco quelli che potrete mangiare: potrete mangiare tutti quelli, di mare o di fiume,
che hanno pinne e squame. Ma di tutti gli animali che si muovono o vivono nelle acque, nei mari e nei fiumi,
quanti non hanno né pinne né squame saranno per voi obbrobriosi. Non mangerete le loro squame nelle acque sarà
per voi obbrobrioso”. Lv 11, 9-12
Ci sono piccole discordanze tra le comunità: ad esempio lo STORIONE è ammesso in America, mentre è proibito
nelle comunità Ashkenazita in Inghilterra.
Insetti
In Levitico 11, 20-23 sono citati alcuni insetti di cui l’ebreo può cibarsi: “Sarà per voi obbrobrioso ogni insetto
alato che cammina su 4 piedi. Però fra tutti gli insetti alati che camminano su 4 piedi, potrete mangiare quelli che
hanno due zampe sopra i piedi, per saltare sulla terra.
Perciò potrete mangiare i seguenti: ogni specie di cavalletta, ogni specie di locusta, ogni specie di acridi (es.
locusta) e ogni specie di grillo. Ogni altro insetto alato che ha quattro piedi sarò obbrobrioso per voi”. Lv 11, 20-23
Ci sono divieti alimentari anche in altri testi biblici che non appartengono alla Torah (Is 66. 17; Ez 4, 14: Dn 1,8 e
nei testi deuterocanonici di 1 Mac 1,62-63; 2 Mac 6,18; Gdt 12,2; Tb 1,10-11).
Il latte
Gli ebrei possono consumare il latte senza problemi purché venga da animali KASHER. Quindi, ad esempio, il
latte di cammello è vietato perché non è un animale puro.
ANIMALI (Lv 11,3-8; Dt 14, 3-9)
CARNE LECITA CARNE PROIBITA
Animali con unghia divisa in due (piede forcuto) e Animali con unghia divisa in due ma che non ruminano:
ruminanti. Se manca una delle due caratteristiche l’animale maiale, cinghiale, ippopotamo
è impuro
Cervidi: cervo, daino, renna, alce, lama, capriolo Animali che ruminano ma senza unghie fesse: cammello,
dromedario
Giraffidi: giraffa Animali con unghie solide: asino, cavallo, mulo, zebra,
onagro
Bovidi: bue, bufalo, bisonte, capra, stambecco, muflone, Animali carnivori: gatto, leone, leopardo, cane, sciacallo,
antilope, gazzella, camoscio. orso, iena, volpe, lince, lupo
Altri animali proibiti: topo, irace, lepre, coniglio,
pipistrello, elefante, ape e felini
Consentito il LATTE degli animali leciti Vietato il LATTE degli animali proibiti

VOLATILI (Lv 11, 13-20; Dt 14, 11-20)


LECITA PROIBITA
Oca, anatra, alzavola, pollo, gallina, tacchino, fagiano, In genere i vietati sono uccelli notturni e rapaci: civetta,
pavone, pernice, starna, quaglia, piccione, colomba, alcione, ibis, cigno, folaga, pellicano, gheppio, falco,
tortora, piviere, beccaccia, passero, allodola, merlo, aquila, nibbio, poiana, gufo, cicogna, gru, tarabuso,
ortolano, strillozzo, pettirosso, usignolo, codirosso, tordo, airone, gabbiano, corvo, rondone, upupa, struzzo,
beccafico, fringuello, verdone, pispola, rondine, otarda. pipistrello (che non è un uccello ma inserito qui per
semplicità).
Sono consentite le UOVA degli animali leciti. Le uova Sono vietate le uova degli animali proibiti. Se la forma
per essere Kashrut devono avere una forma simile a dell’uovo è sferica o ellittica è proibito il consumo. Proibito
quelle di gallina, cioè più tonde in un polo e più acute il consumo anche quando l’albume si trova dentro il
nell’altro. tuorlo.

ANIMALI CHE STRISCIANO (Lv 11, 29-30; 11, 41-42)


Nessuna. Non è consentito il consumo di carne di animali Coccodrillo, serpenti, vipere, cobra, talpa, donnola,
che strisciano. testuggine, toporagno, lucertola, ramarro, camaleonte

PESCI (Lv 11, 9-12; Dt 14, 9)


LECITA PROIBITA
Sono ammessi i pesci che hanno sia le pinne che le squame: Lampreda, pescecane, anguilla, pesce gatto, storione
merluzzo, tonno, sardine, pesce spada (anche se non da tutte (consentito in alcuni paesi ad esempio ammesso in
le comunità ebraiche), nasello, carpa, trota, salmone, aringa, America), rana (anfibio).
pesce azzurro.
CROSTACEI: aragoste, scampi, granchi, mazzancolle,
gamberi e gamberetti
FRUTTI DI MARE: polipi
MAMMIFERI MARINI: foche, delfini, leoni marini,
trichechi, capodogli, balene
Quando un pesce ha le pinne può anche non avere le
squame, ma quando ha le SQUAME ha sicuramente le
PINNE.
Sono permesse le uova dei pesci LECITI Sono proibite le uova dei pesci proibiti.

INVERTEBRATI (Lv 11, 21-22)


Sono permessi gli insetti che oltre alle quattro zampe Sono tutti proibiti gli invertebrati (tranne quelli leciti) e in
anteriori possiedono anche due posteriori più lunghe con particolare: lumache, ostriche, calamari, seppie, meduse e
le quali possono saltare: cavallette, locuste, grilli, acridi molluschi.
in genere.

PARTI DI ANIMALI
PROIBITO
Il nervo sciatico non può essere consumato, in ricordo
dell’impresa di Giacobbe in lotta contro l’angelo durante
una notte

Il divieto del grasso


Il grasso dello stomaco, dell’intestino (Lv 3,17; 7,23-25) e intorno al peritoneo, quello che avvolge i reni, quello
della raccolta adiposa dell’area dorsale, il grasso del grande omento.
Il grasso proibito chèlev è spesso associato al divieto del sangue. Lv 3,17. “è una prescrizione rituale perenne di
generazione in generazione, dovunque abiterete: non dovrete mangiare né grasso (chèlev) né sangue”.
Il divieto del sangue
Gen 9,4 Dio concedette a Noè il permesso di cibarsi di carne purché sia levato il sangue, simbolo evidente della
vita dell’animale.
La carne
La normativa ebraica pone particolare attenzione soprattutto alla CARNE. Lo studioso Jean Soler, nel suo libro “Le
ragioni della Bibbia: le norme alimentari ebraiche” (in Storia dell’alimentazione a cura di J. L. Flandrin, M.
Montanari, Laterza, Roma-Bari 1997, 46-55).
Fa notare come gli animali leciti e illeciti siano stati divisi a seconda degli organi preposti al movimento.
La spiegazione dei divieti
Gli animali terrestri sono PURI se utilizzano GLI ARTI per muoversi, così come LE ALI per gli uccelli e LE
PINNE per i pesci.
Non si mangia, se non ha il posto giusto
In pratica “per essere commestibile dall’uomo, un animale deve rispettare il posto che gli è stato assegnato nel
piano della creazione”. La carne dell’animale è lecita comunque solo se ucciso secondo norme rigide e non deve
essere morto di morte naturale (Dt 14,21) né deve essere stato ucciso da altri animali (Es 22,30).
Il divieto del sangue e come eliminarlo
Come abbiamo detto, nel libro della Genesi (9,4) Dio concedette a Noè il permesso di cibarsi di carne purché sia
levato il sangue, simbolo evidente della vita dell’animale.
Ci sono due modi per accertarsi che il sangue venga eliminato:
1. La salatura
Occorre lavare la carne o immergerla per 30 minuti nell’acqua. Dopo averla scolata, la si ricopre si sale per circa 1
ora, permettendo al sangue di uscire dalla carne (va messa quindi in un recipiente bucato). Infine la si risciacqua
per togliere il sale.
2. L’arrostitura
Grazie all’alta temperatura il sangue viene eliminato. Bisogna però accertarsi che non venga raccolto nel recipiente
che contiene la carne (ad esempio il barbecue va benissimo perché il sangue cola verso il basso senza essere
trattenuto).
Il difficile lavoro del cuoco
Queste regole fondamentali sono molto più complesse rispetto a quelle contenute nelle religioni orientali e
nell’Islam, rende ancora più arduo il compito dei cuochi e di chi si occupa di alimentazione dell’ebreo.
Cosa succede se si mescolano carni proibite e lecite
Potrebbe sorgere il caso di mescolanza di carni proibite e lecite: perché il piatto risulti complessivamente lecito per
l’ebreo, la quantità di carne non lecita deve essere inferiore a 1/60 del cibo permesso. Solo in questo caso il piatto è
lecito, se la quantità di cibo non lecito è superiore, il piatto è proibito.
3 norme fondamentali per la compilazione del menù
È molto importante, nella compilazione del menù, tenere presenti tre regole che si trovano in Es 23,19; 34,26; Dt
14,21. I Rabbini hanno sintetizzato i vari testi e norme contenute nella Torah in 3 REGOLE FONDAMENTALI:
- Divieto di cucinare insieme carne e latte
- Divieto di mangiarli insieme
- Divieto di consumare ciò che deriva dall’insieme di carne e latte
Niente filetto al burro
La combinazione carne e latte è assolutamente vietata per gli ebrei. Niente filetto al burro, pollo con salsa alla
panna e qualsiasi altro abbinamento.
Perché non si può mischiare carne e latte?
“Il LATTE è il primo alimento dell’uomo che la natura offre spontaneamente e automaticamente, che non
richiede preparazione e che, soprattutto, non richiede per ottenerlo un intervento cruento. La CARNE, invece,
presuppone una cultura, la capacità di allevare o cacciare un animale e, soprattutto, la sua morte.
Innocente vs. delitto
Il divieto di mescolare carne e latte vorrebbe forse indicare che non bisogna perdere di vista questa
CONTRAPPOSIZIONE di significati. Forse la contrapposizione sta proprio nel fatto che uno è un alimento
“INNOCENTE”, l’altro invece deriva da un DELITTO”.
No al capretto nel latte degli “infedeli”
Probabilmente il divieto è reso più pregnante dal fatto che i popoli con cui Israele dovette confrontarsi avevano
nella propria dieta tradizionale proprio la cottura del capretto nel latte, divieto che gli ebrei estesero a tutte le
carni.
Il divieto è talmente sentito ed esteso che è proibito il consumo di latte dopo la carne nello stesso pasto (Talmund,
Hullin 105 a).
Quando si può ricominciare a bere latte?
Dovrebbero trascorrere almeno 6 ore perché si possa consumare carne dopo aver mangiato latte o prodotti derivati
del latte.
La deroga: la carne di pesce e locuste ok con il formaggio
“nessuna carne può essere cucinata nel latte tranne la carne di pesce e locuste e nessuna carne può essere servita
sulla tavola insieme al formaggio se non la carne di pesce e le locuste” (Hullin, 8,1)
Ma le norme non sono finite qui. Ci sono molte prescrizioni che riguardano il pentolame.
Le pentole e gli utensili da cucina
Una cucina kasher deve essere dotata di pentolame, utensili, posate e vasellame diversi e facilmente riconoscibili
da usare per la carne e altri da usare per il latte e i suoi derivati. Tutti gli utensili usati per la preparazione dei piatti
di carne devono essere riposti in armadi e cassetti diversi da quelli in cui vengono messi gli utensili usati per la
preparazione o il consumo dei piatti contenenti latticini.
Divisi anche in frigorifero
Lo stesso vale per gli spazi in cui questi ingredienti vengono conservati, normalmente in frigorifero.
Tradizionalmente, gli utensili, i piatti e i canovacci usati per la carne erano contrassegnati dal colore rosso, mentre
quelli per il latte e i suoi derivati dal colore blu; entrambi poi possono venire usati per il pesce”. La pulizia delle
pentole e degli utensili diventa quindi un affare religioso.
Più regole alimentari per la Pasqua
Ci sono norme che si aggiungono a quelle citate per la festa di PASQUA, la PESAH, una delle feste ebraiche più
importanti.
Per la PASQUA tradizionalmente (Es 12) veniva ucciso UN AGNELLO O UN CAPRETTO: MASCHIO, SENZA
DIFETTO, NATO NELL’ANNO.
L’uccisione dell’agnello al crepuscolo
L’animale doveva morire al crepuscolo, dopo il tramonto del sole (Es. 12,6.10 e Nm 9, 3-5.11-12). Con il
sangue del capretto venivano colorati gli STIPITI e l’ARCHITRAVE della casa ebraica.
La carne dell’agnello o del capretto veniva arrostita e mangiata la notte stessa insieme ad altri alimenti e ciò che
rimaneva andava BRUCIATO  Fuoco purificatore (M.G. AMADOSI GUZZO, “Sacrifici e banchetti: Bibbia
ebraica e iscrizioni puniche” in Sacrificio e società nel mondo antico, a cura di C. Grottanelli – N.F. Parise,
Laterza, Roma-Bari 1988, 97-122).
Il vino
A differenza delle religioni orientali e dell’Islam, la religione ebraica non ha divieti che riguardano il consumo
di vino. anzi, come si legge nel testo sacro, il vino era una componente fondamentale della festa di Pesah, la
Pasqua.
Molti riferimenti biblici dimostrano un grande interesse per il vino e il rifiuto di questa bevanda è visto come una
eccezione alla regola generale che lo concede.
Il vino, bevanda lecita ma senza esagerare
Solo i consacrati lo rifiutavano (i nazirei Nm 6,3 e Gdc 13 ss) e solo in un caso la Bibbia parla di una popolazione
che se ne priva (i Recabiti in Ger 35, 6-7). Seppur se ne condanni il consumo eccessivo, in tutti gli altri passi dei
testi sacri il vino è presentato come una bevanda lecita.
Il vino dà gioia
“IL VINO È COME LA VITA PER GLI UOMINI, purché tu lo beva con misura. Che vita è quella dove manca
il vino? Fin dall’inizio è stato creato per la gioia degli uomini. Allegria del cuore e gioia dell’anima è il vino
bevuto a tempo e a misura”. Sir 31, 27-28
Lo usa anche Gesù
“Disse il Rabbi di Koretz: “Il Talmund afferma che il vino bevuto con moderazione dischiude il cervello
dell’uomo. Colui che è completamente astemio raramente possiede la saggezza”. (1Tm 5,23).
L’importanza del vino è così grande che Gesù ne fece un elemento centrale della LITURGIA EUCARISTICA e nel
Nuovo testamento il vino si carica di significati simbolici di primo piano:
- nelle Nozze di Cana (Gv 2)
- nelle parole di Gesù sul vino posto in otri vecchi (Mc 2,22).
Chi deve seguire i divieti alimentari
Sono soggetti alle norme alimentari tutti gli ebrei che hanno:
- raggiunto la maggiore età (13 anni per i maschi e 12 anni per le femmine)
- hanno compiuto i riti di ingresso nella comunità ebraica: il BAR MITZWAH (rito maschile) o BAT
MITZWAH (rito femminile).
Il rito dell’uccisione dell’animale
Pur vietando la carne di molti animali la dieta alimentare degli ebrei NON È VEGETARIANA. Il consumo della
carne degli animali Kasher, LECITI, diventa però proibita se non viene seguito l’importantissimo rito senza il
quale l’ebreo è costretto a rifiutare ogni tipo di carne.
Il taglio della trachea e dell’esofago
Un istituto fondamentale perché la carne sia lecita è la SHECHITA, il taglio della trachea e dell’esofago fatto
con una lama affilatissima, che non deve avere nessuna intaccatura. La lama viene fatta strisciare sul collo, avendo
cura di muoverla rapidamente, senza fermarsi e senza esercitare pressione sul collo dell’animale in senso antero-
posteriore. Con QUESTA TECNICA LA MORTE DELL’ANIMALE È rapida e praticamente indolore;
contemporaneamente si ottiene, con il taglio dei vasi del collo, un rapido e abbondante dissanguamento” Di
Segni, Regole alimentari ebraiche
Perché l’animale deve essere ucciso così
Questo rito di uccisione dell’animale ha un significato importantissimo. Come si legge nel libro della Genesi 1,29:
“Dio disse: “Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero fruttifero che produce
seme: saranno il vostro cibo”. Gen 1,29
“Soltanto non mangerete carne con la sua VITA, ciò con il suo SANGUE” Gen 9,4
Vegetariani, ma solo all’inizio
I PRIMI CAPITOLI DELLA BIBBIA sembrano offrire un’idea di un’umanità vegetariana e solo successivamente
autorizzata al consumo di carne animale. Ma nell’epoca segnata da un’alimentazione non più solo vegetariana, cioè
la nostra, l’uomo può cibarsi di carne, ma questo deve essere un gesto da ricondursi a Dio, attraverso il sito della
Shechitah.
Gli Shochatim e l’esame speciale
Solo gli Shochatim, (al singolare SCHOCHET) cioè le persone specializzate e dopo aver superato speciali esami
e aver ottenuto la licenza di Rabbini, possono procedere alla shechitah.
Essi individuano gli animali da macellare, che devono essere senza difetti e senza malattie, e devono ucciderli
utilizzando un coltello anch’esso senza difetti.
Animale senza difetti
Dopo la prima fase della shechitah, procedono alla BEDIQAT, IL CONTROLLO DEGLI INTESTINI per
verificare la mancanza di difetti o di malattie che renderebbero impuro il consumo della carne.
Il rispetto della vita degli animali
Questa legge ebraica rientra in un contesto più ampio di RISPETTO PER LA VITA DEGLI ANIMALI: sia la
Bibbia che la riflessione dei Rabbini, infatti, prevedono tutta una serie di norme a tutela della vita e di rispetto degli
animali.
Il macellaio che piange
Tra gli aneddoti che dimostrano questo amore e rispetto per gli animali c’è un aneddoto: “Un giorno in paese arrivò
un giovane macellatore rituale, in sostituzione del vecchio defunto. Dopo qualche tempo gli ebrei locali ebbero
questa discussione.
Uno chiese: “Come va il nuovo macellatore?” - Un altro rispose: “Fa il suo dovere”.
“Recita le preghiere?” - “Sì le recita”
“Affila il coltello?” - “Certamente”
“E inumidisce la lama?” - “La inumidisce”.
“Allora cosa c’è che non va?” replicò il secondo.
Rispose il primo: “Sai, il fatto è che il nostro vecchio macellatore era solito inumidirla con le sue lacrime”.
Tratto da E. Loewenthal, Buon appetito, Elia! Baldini & Castoldi, Milano 1998, 88)
Anche l’animale riposa di sabato
Fra le regole ebraiche che confermano questo rispetto per la vita dell’animale, si trova che nella Bibbia è prescritto
il riposo sabbatico per ogni animale, e, nella riflessione dei rabbini, si vieta la castrazione e in generale
l’asportazione di membra quando l’animale è ancora in vita. È vietata anche la caccia.
La preghiera rituale
Come avviene per i vegetariani (ne parleremo quando affronteremo le religioni induista, jainista, buddhista e
Islamica) che offrono a Dio il loro cibo, anche gli Ebrei si accostano al cibo solo recitando delle preghiere.
“Disse R. Jehudah: “Chi per errore avesse messo in bocca dei cibi senza aver detto la benedizione, deve spingerli
da un lato della bocca e dire la benedizione”. Dr. Rabbi I. Epstein, “Berakhot” in The Babylonian Talmund, The
Soncino Press, London 1952, 329.
Solo Dio può togliere la vita
Anche il consumo di carne deve rimandare alla benedizione (Lv, 17, 2-7 e dt 12). L’uccisione di un animale è un
gesto da condannare perché pone fine alla vita di un essere vivente e solo Dio può togliere la vita a un essere
vivente perché solo lui l’ha donata. l’unica eccezione a questo principio è legata al sacrificio dell’animale a Dio:
dopo aver offerto a dio l’animale, e solo allora, l’uomo può cibarsi della sua carne.
La SHECHITAH non è altro che la SOSTITUZIONE DEL SACRIFICIO.
L’uccisione è un momento sacro: bisogna riflettere su un momento crudele
“L’uccisione di un animale non deve essere fatta in maniera arbitraria, ma deve essere sacralizzata. questo
perché la morte di un essere vivente non deve mai diventare un atto semplice, ordinario e routinario. La shechitah si
impone come un atto educativo che deve far pensare, che deve insegnare, che comunque NON DEVE FAR
DIMENTICARE LA CRUDELTÀ DELL’AZIONE”. Di Segni, Regole alimentari ebraiche, 71.
No alla Legge del Taglione
Del resto, se così non fosse, occorrerebbe applicare la Legge del taglione “vita per vita, occhio per occhio, dente
per dente” (Es 21,23). L’UOMO NON È AUTORIZZATO A SOPPRIMERE UNA VITA e, se lo fa, sa che
metterebbe a repentaglio anche la sua.
La macellazione e il mattatoio
Nella religione cristiana, questa idea di rendere sacro il gesto dell’uccisione dell’animale è sparita, ma era presente
il mattatoio, che era il luogo predisposto alla macellazione.
Il termine mattatoio rimanda al termine latino mactare, in spagnolo matar. e, a sua volta, mactare richiama
“MAGIS AUCTUS” che dal latino può essere tradotto con “accrescere”, “sacralizzare”.
Se nella religione cristiana l’attenzione è via via venuta meno, il popolo di Israele vuole con la Shechitah
confermarne e ricordarne l’importanza: si può mangiare la carne degli animali a patto che questi, in quanto esseri
viventi, siano uccisi mediante un gesto che deve essere sacro.
Mai mangiare il primo frutto di un nuovo albero
Un’altra regola alimentare importante per gli ebrei osservanti è che è PROIBITO MANGIARE IL PRIMO
FRUTTO DI UN NUOVO ALBERO. Questo particolare caso che colpisce la frutta – forse l’unico caso nelle
religioni – è giustificata dall’idea che a Dio spetta ogni primogenito, e in questo caso è il primo frutto.
Cos’è l’anno Sabbatico?
Non solo, proprio perché tutto è di Dio e nulla dell’uomo, l’ebreo osserva l’anno di SHEMITTAH, l’anno
sabbatico che prevede il riposo della terra e la remissione dei debiti. Gli ebrei si rifiutano di mangiare prodotti
ortofrutticoli che vengono da campi coltivati da ebrei che non rispettano l’anno di Shemittah dei campi.
Come fanno gli Ebrei quando viaggiano?
Tutte queste rigide norme fanno sorgere un dubbio. Come fa l’ebreo quando viaggia a rispettare e ad essere certo
di rispettare queste norme alimentari? Un aiuto viene da organismi mondiali che assicurano l’osservanza dei
precetti: uno di questi è la Kashruth Division Of The Union Of Orthodox Jewish Congregations Of America
che serve piatti conformi alle scelte gastronomiche ebraiche: per rendere più immediato e visibile che un pasto è
Kasher – cioè lecito – lo sigla con una U (Union) dentro a una O (Orthodox).
Quando mangiate, godete
“Il Besht diceva: “Quando mangiate, GODETE DEL GUSTO E DELLA DOLCEZZA del cibo, ricordate che è il
Signore che ha messo nel cibo il Gusto e la Dolcezza. Mangiando così, lo servirete veramente”. D. Lifschitz, La
saggezza dei Chassidimi, Piemme, Casale Monferrato 1995, 109).
Gli aspetti teologici
“Andate, mangiate carni grasse e bevete vini dolci e mandate porzioni a quelli che nulla hanno di preparato perché
questo è il giorno del Signore” Neemia 8,10
Da vegetariani a carnivori
È difficile comprendere la complessità delle norme alimentari ebraiche, i precetti – Mitzwot – degli ebrei. Jean
Soler nel suo libro Sémiotitique de la nourriture dans la Bible riscontra nel testo sacro 3 tipi di regimi alimentari:
- Gen 1,29 sarebbe la prova di una dieta alimentare completamente vegetariana
- In gen 9,3 Dio introdurrebbe un regime più ricco concedendo a Noè di cibarsi con la carne privata del
sangue
- infine con Mosè avremmo l’inizio del terzo e attuale regime alimentare con la classificazione degli
animali puri e impuri.
Gli Ebrei e la regola del 3
I tre regimi corrisponderebbero allo schema che presenta l’opera di Dio secondo una triplice ripartizione: Dio creò
3 elementi (cielo-acqua- terra) e 3 tipi di animali adattandoli alle condizioni posti da lui.
Rifacendosi al testo del Levitico (20, 24-25): “Io il signore vostro Dio, vi ho separato dagli altri popoli. Farete
dunque distinzione tra animali puri e impuri, fra uccelli impuri e puri e non vi contaminerete, mangiando
animali, uccelli o esseri che strisciano sulla terra e che vi ho fatto separare come impuri”
Il rifiuto del compromesso: anche nel matrimonio
Per Soler è chiaro che nell’attuale regime alimentare degli Ebrei gli animali impuri sono quelli che contrastano la
perfezione (uccelli senza ali, pesci senza pinne…): È IL RIFIUTO EBRAICO DELLA SINTESI, DEL
COMPROMESSO, DELL’IBRIDO.
Si potrebbe associare il divieto alimentare a quello sessuale: come l’ebreo non poteva sposare persone non
appartenenti al suo popolo, I GOIM, per non contaminare la purezza e santità ricevuta da Dio. così accettava
precise norme alimentari per impedire quella sorta di ibrido mai concessa dal testo sacro.
Perché alcuni animali sono leciti e altri proibiti?
Il tema della classificazione degli animali è centrale per la cucina ebraica. Come il testo sacro divide gli animali tra
leciti e proibiti?
Secondo Mary Douglas: “Gli animali sono classificati secondo gradi di sacralità. In basso alla scala alcuni animali
sono abominevoli, tali da non essere né toccati né mangiati. Altri sono adatti per la tavola, ma non per l’altare.
Nessuno di quelli adatti per l’altare è incommestibile e viceversa e nessuno di quelli che non sono
commestibili può essere sacrificato” (Douglas, Antropologia e simbolismo, Mulino, Bologna 1985, 179 ss).
Per i sacrifici solo animali del deserto
Ad esempio Lv 1,2, invitando al sacrificio di animali, prescrive che siano DESERTICI: il che significa che tutti gli
altri, non essendo degni di offerta a Dio, non potevano essere consumati a tavola. “Si può pertanto sintetizzare che
le creature anomale non sono adatte per l’altare e la tavola”.
La presa di coscienza dell’uomo
L’Antico Testamento associa le norme alimentari al termine purezza (Es 22,30 e Lv 11, 44-45 e Dt 14,21). Inoltre
il significato dei divieti alimentari è obbligare l’uomo a prendere coscienza della sua natura diversa dagli
animali.
Per molti commentatori, istituendo dei divieti Dio impone all’uomo una presa di coscienza che lo condurrà a
recepire la necessità di controllarsi e autoregolamentarsi nel mangiare e nel bere, sottraendolo al suo istinto
animale che lo porterebbe altrimenti a soddisfare ogni suo desiderio.
Dal cibo e da ciò che si mangia si creano effetti morali
Le prescrizioni alimentari per gli Ebrei producono effetti morali.
Aristea, un ebreo egiziano sconosciuto vissuto nel I secolo a.C. afferma che le Leggi alimentari instillano
nell’uomo uno spirito di giustizia e insegnano all’uomo lezioni morali. Un famoso commento alle Sacre Scritture
dice: “L’uomo non dica non mi piace la carne di maiale”. Al contrario dovrebbe dire: “Mi piace ma devo
astenermi perché la Torah la proibisce”. Le norme alimentari, quindi, producono effetti morali.
I cibi possono contaminare l’anima!
Isaac b. Moses Arama afferma “Questi cibi contaminano e corrompono l’anima e rendono ottusi i poteri
intellettuali, creando confusione nelle idee, bramando appetiti bruti che conducono l’uomo alla distruzione,
sconfiggendo lo scopo della creazione”.
Lezione 07/04/2021
Divieti e giustificazioni igieniche
Secondo lo studioso Maimonide (The Guide for Perplexed, London 1876 III, 48) “tutto ciò che la Torah proibisce
di mangiare ha effetti cattivi e dannosi sul corpo. Le ragioni principali del perché della legge sulla carne di maiale
si trovano nel modo di vivere e di cibarsi del maiale che sono sporchi e disgustosi”.
Anche molti studiosi moderni hanno ripreso queste idee sottolineando come la normativa alimentare ebraica fosse
capace di proteggere il popolo di Israele da una serie di pericoli reali di ordine igienico – sanitario.
L’aspetto simbolico
Già in passato ogni animale veniva associato a vizi e virtù umane. Non mangiare uccelli rapaci significa rifiutare
la violenza; si rifiuta carne di topo perché nocivo; la donnola rimanda alla maldicenza e i rettili alle passioni.
All’opposto gli animali permessi erano considerati simboli di virtù: l’azione del ruminare rimanda al ricordare,
l’animale che ha lo zoccolo diviso è simbolo di separazione e distinzione (bene e male).
Allo stesso modo le squame e le pinne ricordano la resistenza e l’autocontrollo.
I divieti per mantenere la coscienza nazionale
Le prescrizioni alimentari hanno una valenza culturale, cioè caratterizzano il popolo di Israele, salvaguardando la
specificità culturale e religiosa del popolo di Dio. Sono divenute nel corso degli anni – pensiamo alla Diaspora –
uno strumento importante per non perdere la coscienza nazionale.
Un modo per educare: godere con la testa
Le regole alimentari hanno anche un significato educativo. Le norme dell’Antico Testamento intendono
“insegnare che ogni bene che è dato da godere all’uomo non deve essere goduto direttamente, senza riflessione,
ma dopo aver in qualche modo considerato il significato dell’atto che si compie. Questo non significa rinuncia ai
beni e ai piaceri della vita. Non si vuole insegnare che l’esistenza deve essere accompagnata solo da rinunce e
astensioni. Si propone invece un modo diverso di godere i beni che sono offerti” spiega Cougnet, ne “il ventre dei
popoli, saggi di cucine etniche e nazionali, F.lli Bocca Torino 1905”.
L’uomo non è un animale
Riassumendo le norme alimentari ebraiche appartengono a quelle che si possono chiamare le “leggi di sanità”.
Si tratta si un regime di vita che – più che proteggere da pericoli igienici che oggi non ci sono – “sollevando
l’uomo dalla bruta materialità e abituandolo a aborrire tutto ciò che è basso e schifoso, immondo e inferiore nella
scala degli essere, ne raddolcisce i costumi e lo rende incline al candore, alla finezza, alla purezza in ogni aspetto,
sentimento o pensiero”. Lattes, Nuovo commento alla Torah 380.
No all’ambiguità
Insomma, il successo del Kasherut è la santità e le norme alimentari servono anch’esse a raggiungere
“l’ambizione di mettere ordine nell’Universo e prima ancora nella natura, respingendo tutto ciò che appare
indefinibile, di incerta sostanza e un po’ ambiguo”. Lowenthal, Buon appetito, Elia!, 13.
Il cibo è un modo per raggiungere la Santità
Le norme che regolano l’alimentazione degli Ebrei non sono quindi fini a se stesse, ma servono per raggiungere la
santità, Qedushah, da cui deriva sacro, qadosh, che significa “separato, distinto”. Il cibo per gli ebrei è quindi
uno dei mezzi che Dio offre all’uomo per raggiungere la santità.
Il digiuno
Leggendo i Proverbi (13,25) scopriamo che “il ventre dei malvagi resta vuoto”, ma il digiuno è anche una pratica
importante per il popolo ebraico. Generalmente l’Ebreo digiuna per:
- Suscitare la compassione di Dio
- Entrare in contatto con Dio (o con i morti)
- A causa di calamità naturali
- A causa di guerre
Digiuni per ricordare drammi
I digiuni ebraici corrispondono sempre a momenti critici della storia del popolo di Israele.
- 10 di Tevet: 10° mese, ricordo dell’assedio di Gerusalemme da parte di Nabucodonosor, Re di Babilonia
- 17 di Tammuz: 4° mese, ricordo della breccia nelle mura di Gerusalemme
- 9 di Av 5° mese, ricordo della distruzione del Tempio, la data di sconfitta del condottiero Bar Kokba che
tentò inutilmente di ribellarsi al potere romano e ricordo dell’espulsione degli ebrei dalla spagna nel 1492
che diede inizio alla diaspore sefradita
- 3 di Tishiri 7° mese, ricordo dell’assassinio di Gedaliah, ultimo governatore del regno di Giuda insediato
da Nabucodonosor dopo la conquista di Gerusalemme.
Yom Kippur: il digiuno più lungo
In particolare lo Yom Kippur è il 9° giorno del mese di Av prevedevano un digiuno totale da cibo e acqua dal
sorgere del sole al tramonto del giorno successivo, mentre di solito dura solo dall’alba al tramonto si un giorno
solo.
Kaparot: far roteare un pollo vivo
Prima dello Yom Kippur gli Ebrei sono impegnati nella Kaparot, espiazione rituale. Si ritiene che facendo roteare
un pollo vivo, recitando al contempo una benedizione, attorno alla testa di una persona, i peccati di quest’ultima
vengano trasferiti all’animale. L’espiazione dei peccati del fedele, quando il pollo viene macellato, lo sgorgare del
suo sangue rappresenta simbolicamente l’espiazione dei peccati, così presentarsi puro davanti a Dio nelle 25 ore di
digiuno e preghiera a cui si dedicherà durante il giorno di Yom Kippur. Le carni delle migliaia di polli che
vengono sgozzati ritualmente ogni anno - o i soldi ricavati dalla loro vendita - sono poi offerte ai poveri.
Ebrei: si digiuna di lunedì e giovedì
Il digiuno riveste un ruolo di particolare importanza perché ricorda agli ebrei i momenti decisivi del popolo eletto
da Dio rivivendone gli avvenimenti principali, la maggior parte ricavati dal testo sacro. Per gli ebrei il LUNEDÌ E
IL GIOVEDÌ sono i momenti settimanali migliori per il digiuno individuale. Il lunedì perché ricorda il giorno in
cui Mosè salì sul monte Sinai per ricevere le tavole dell’Alleanza (mentre il popolo si abbandona a pratiche
pagane); il giovedì perché ricorda il ritorno di Mosè e i digiuni del popolo che seguirono come penitenza per
l’errore commesso. La pratica è confermata dal Nuovo Testamento dove si legge “digiuno due volte alla settimana
e pago le decime di tutto quello che possiedo” Lc18,12
Cosa bisogna fare quando si digiuna
Quando si digiuna è obbligatorio:
- accompagnare il digiuno con la preghiera. “Rab Shasherh, quando digiunava diceva: “… e ora che ho
digiunato, ho diminuito il mio grasso e il sangue. Sia la tua volontà che il mio grasso e il mio sangue, che
sono diminuiti, siano come se li avessi offerti davanti a te sull’altare
- Leggere la Torah
- Umiliarsi
- Cospargere il capo di cenere
- Ricordare che il digiuno può essere fatto di sabato solo in casi eccezionali. Il digiuno non può mai essere
fine a se stesso, ma ha lo scopo di cambiare il cuore dell’uomo, perché possa pentirsi dei suoi peccati.
Donna, non puoi digiunare quando vuoi
Nonostante nel racconto di Ester si parli del digiuno femminile dall’alba al tramonto, molto passi del Talmund
sembrano non condividere la scelta femminile al digiuno alimentare. E si sottolinea la possibilità del padre o del
marito di invalidare la scelta autonoma della figlia o della moglie.
Questioni aperte
“Un anello d’oro al naso di un maiale, tale è la donna bella ma senza cervello” Proverbi 11,22
Molti divieti sulla carne
Come si ricava dal Testo sacro, gli ebrei non possono consumare la carne di molti animali. In comune con l’Islam,
c’è sempre stata una particolare attenzione nel cercare di spiegare il rifiuto della carne di maiale.
Tutto, ma non il maiale
Senza dimenticare tutte le altre prescrizioni, il rifiuto della carne di maiale si presta meglio a mostrare una
caratteristica fondamentale dell’identità religiosa di questo popolo.
Ad esempio Re Antioco Epifane, 175-163 a.C., nel tentativo di Ellenizzare la cultura e la religione di Israele,
impose agli ebrei il consumo della carne di maiale, quale prova di fedeltà al suo regno e segno di rinnegamento
delle pratiche religiose del passato.
Piuttosto le frustate
“Ci fu un caso di 7 fratelli che, presi insieme alla loro madre, furono costretti dal re, a forza di flagelli e nerbate,
a cibarsi di carni suine proibite” (2, Mac 7,1).
Questo testo rivela la grande determinazione della madre e dei 7 fratelli nel difendere quella che potrebbe
sembrare una norma di scarsa importanza. Invece questi ebrei preferiscono il martirio pur di non rinnegare il
divieto alimentare.
Il maiale, animale del caos
Ci sono diversi passi nell’Antico Testamento in cui il maiale o il cinghiale sono presentati in chiave
FORTEMENTE NEGATIVA. L’animale è sempre associato al caos, alla devastazione, insomma, all’impurità.
Il maiale può viaggiare solo in camion chiusi
Ancora oggi ci sono tentativi in Israele di legiferare contro il maiale. Nel 1972 la Corte Suprema bloccò iniziative
contro il commercio della carne di maiale e ancora oggi a livello locale ci sono pratiche proibizioniste: ad esempio
in alcune località la carne non viene esposta in vetrina e ci sono tentativi di impedire la vista dell’animale, ad
esempio può essere trasportato con mezzi completamente chiusi, oppure limitarne l’allevamento in zone abitate
da cristiani o ebrei non praticanti.
Sudici maiali
J. Cohn – The Royal Table: An Outline of the dietary Laws of Israel – afferma che: “Chiunque abbia avuto
occasione di osservare quanto sono sudici i maiali non si porrà interrogativi di sorta sulla sua proibizione”.
Carne obbrobriosa, come per i musulmani
Il famoso rabbì Mosè Maimonide, medico di corte del Sultano Saladino nell’Egitto del XIII secolo, osserva che: “Il
motivo principale del divieto opposto dalla legge alla carne di maiale va ricercato nel fatto che le sue abitudini e il
suo genere di alimentazione sono particolarmente sudici e ripugnanti, constatando che la bocca del maiale è
sudicia come gli escrementi stessi”.
Ecco perché la carne di maiale non è considerata solo impura, come la carne degli animali proibiti, ma
obbrobriosa, categoria condivisa anche con l’Islam.
Nociva per la salute?
A questa spiegazione, che potremmo definire igienica si associa l’idea, tutta da dimostrare, che oltre ad essere
nociva per la salute dell’uomo di per se stessa, la carne di maiale in passato non poteva essere conservata a
causa delle alte temperature tipiche di quella zona geografica e da qui gli aspetti negativi di natura igienica.
Perché il maiale è odiato
Per l’antropologa M. Douglas il maiale è odiato perché:
- sfida la classificazione degli ungolati (ha l’unghia fessa, quindi sarebbe lecito ma non rumina)
- mangia le carogne
- è allevato come alimento dai non israeliti
- inoltre per gli ebrei sono puri gli animali che ruminano, e il maiale non rumina quindi è impuro
L’interpretazione psicoanalitica
Lo psicoanalista junghiano Giampaolo Buzzi (L’archetipo dell’impuro: il maiale. Interpretazione psicoanalitica di
un divieto) fa risalire il disprezzo per il maiale al rifiuto dell’uomo di sottomettersi alle forze della terra, della
carne, rappresentate dal porco.
Per evitare il rischio di lasciarsi invischiare e trascinare verso il basso, l’uomo allontana da sé il maiale nel
tentativo di proiettarsi verso l’alto, verso Dio.
Il miglior convertitore di carboidrati in proteine
Marvin Harris, riprendendo le teorie dell’antropologo Carleton Coon, spiega l’avversione per il maiale partendo
da una considerazione di base: “Come fornitore di carne il maiale non ha rivali, è uno dei più efficienti
convertitori di carboidrati in proteine e grassi dell’intero regno animale. Per ogni 100 libbre di cibo consumato,
un porco produce circa 20 libbre di carne, mentre i bovini 7. In termini di calorie prodotte per ciascuna caloria
consumata, i maiali sono 3 volte più efficienti dei bovini e circa 2 volte più efficienti dei polli” (Harris, cannibali
e Re, 144).
Anche il più piccolo pezzetto di maiale è impuro
Eppure il divieto ecclesiastico presente nel testo di Levitico è chiaro: “Anche il più piccolo pezzetto di carne di
maiale è impuro. Se ne deduce che anche l’allevamento di questo maiale è fortemente sconsigliato.
Perché il maiale è impuro? Una spiegazione diversa da tutte le altre
L’autore propone un’analisi di costi – benefici in chiave ecologica e di clima e risorse del territorio. Le aree adatte
all’allevamento del maiale con foraggio naturale si restrinsero inesorabilmente intorno al 1200 a.C. I territori
montani si trasformarono da boschi a colline e infine in terrazze irrigate. La dieta dei maiali dovette essere
integrata con cereali, che li mise in competizione con gli uomini; inoltre il loro costo crebbe perché avevano
bisogno di ombra e di umidità artificiali.
Allevarlo? Troppa fatica. Non si spartiscono i cereali con i maiali
Per questo Marvin Harris conclude che: “Nel Levitico tutti i divieti sembrano portare a evitare le carni degli
animali che non conviene allevare perché costose o che richiedono troppa fatica”. In pratica preferendo
l’allevamento dei bovini, gli Israeliti ottenevano carne e latte senza dover spartire con gli animali il raccolto”.
E troppi soldi…
Per Harris quindi il tabù del maiale deriva dal fatto che era molto costoso: passando dalla foresta, alla terra
coltivata, al pascolo, fino al deserto, il maiale era fuori posto e, visto che era allevato solo per produrre carne e non
per altro, si trasformò in una creatura inutile e costosa da mantenere.
Ingredienti e menù. Cosa si trova nella Bibbia
La Bibbia è una fonte ricchissima delle abitudini alimentari degli uomini di quel tempo, anche se non vi si
trovano ricette specifiche.
Il valore simbolico e l’importanza del cibo è però fondamentale, basti pensare che la Terra Promessa viene descritta
come una “Terra dove scorrono latte e miele” (Es 3,8) e questo dimostra l’importanza del cibo nel contesto sacro.
inoltre il cibo diventa un tratto distintivo che distingue gli ebrei dagli altri popoli.
Gli ingredienti che si trovano nella Bibbia
Anticamente la scelta di cibi era ristretta: nel libro del Deuternonomio (8, 7-10) si trova un elenco di alimenti di cui
l’Ebreo potrà godere nella Terra Santa:
- frumento (grano)
- orzo
- viti
- fichi
- melograni
- olio
- miele
Il miele
Il miele è particolarmente citato nei testi sacri ebraici: “Gionata allungò la punta del bastone che teneva in mano e
la intinse nel favo di miele” tanto bastò che i suoi occhi si rischiarassero”. 1Sam 14,27
Cosa si trova nel primo menù della Bibbia?
Il primo vero menù che si può trovare nel Testo Sacro si trova leggendo il libro della Genesi (18, 3 ss) dove si cita
il pasto che Abramo offrì ai suoi ospiti, rivelatisi successivamente di natura divina
- focacce: Sara, la moglie di Abramo, prese il “fiore” della farina e lo impastò con olio
- latte fresco (probabilmente come bevanda)
- vitello, non carne qualsiasi ma tenera e buona
- latte acido, simile allo yogurt.
Carne e latte… come è possibile?
A una lettura cristiana del testo, gli ospiti di natura Divina non sarebbero altro che Dio stesso nella sua Trinità di
Persone. Non sfuggirà ai più attenti che, in questo pasto, Abramo offre carne e latte nello stesso pasto. La
spiegazione è semplice: il Padre di tutti i Credenti NON ERA ANCORA SOGGETTO ALLA LEGGE DI
KASHRUT, semplicemente perché non era stata ancora consegnata al popolo ebraico.
Un pranzo per un Angelo
Un altro Menù si trova in Gdc 6, 17-21. Gedeone cucinò all’Angelo un pranzo succulento a base di carne tenera di
capretto, pane azzimo e brodo. Anche se non si trovano vere e proprie ricette nel Testo Biblico, gli Ebrei nel
corso dei secoli hanno maturato tradizioni antiche che sono diventate ricette tradizionali e dal valore simbolico per
ogni Festa Religiosa.
Feste e ricette rituali. Lo stato italiano le rispetta
Gli ebrei danno grande importanza alle FESTE, MOADIM. E lo Stato italiano rispetta il calendario delle
festività religiose ebraiche giustificando le assenze degli alunni durante l’anno scolastico e predisponendo date
alternative delle prove d’esame dei candidati ebrei.
Il Calendario delle Festività Ebraiche
- Tutti i sabati
- 14 Adar, PURIM, La Festa delle Sorti
- 14 Nisan, PESAH, Pasqua
- 6 Sivan, SHAVUOTH, Pentecoste
- 9 Av, TISHAH VE-AV, Digiuno, giorno di lamento per la distruzione del Tempio
- 1 Tishri, ROSH Ha SHANAH, Capodanno
- 10 Tishri, YOM KIPPUR, Digiuno di espiazione
- Dal 15 al 21 Tishri, SUKKOTH Festa delle capanne e del Raccolto
- 24 Kislew, HANNUKKAH, Festa delle Luci
Il menù del sabato
I giorni della settimana ebraica non hanno un nome proprio ma sono nominati come “ il primo” “il secondo”, “il
terzo giorno”…tranne il sabato, lo SHABBAT, che è l’unico giorno ad avere un nome proprio ed è la festività
principale del calendario ebraico. Come tutti gli altri giorni – usanza che si trova anche nell’uso musulmano,
ricavato da quello ebraico, esso inizia dal tramonto del giorno prima (il sesto giorno) e termina con il tramonto
dello Shabbath. Come si legge in Gen 1,5 “E fu sera, e fu mattina, giorno primo”.
Lo Shabbàth
”Il nostro popolo continua a vedere nell’osservanza del Sabato il segreto della sopravvivenza di Israele” Isidor
Grunfeld, Lo Shabbath
Il sabato non si lavora. E quando si cucina?
Durante questo giorno, interamente dedicato a Dio, sono vietate molte attività, tra le quali ogni lavoro manuale.
Quindi, nel giorno di SABATO, è proibito cucinare. Per non infrangere il divieto e il riposo del sabato, il pasto
dovrà essere cucinato prima della sera del venerdì.
Il piatto tipico del Sabato ebraico
Un piatto tipico del sabato è la ZUPPA SABBATICA, che viene tradizionalmente preparata in tutti i Paesi in cui
vivono gli Ebrei. In Italia prende il nome di HAMIM e quello preparato in Toscana è particolarmente apprezzato.
La Challah, intreccio d’amore
Il venerdì sera, per lo Shabbath viene preparata sempre la Challah, un pane tradizionale ebraico a forma di treccia.
Ogni intreccio ha un significato preciso: una treccia a due simboleggia l’amore, una a tre simboleggia la pace, la
giustizia e la verità, una treccia a 12 o due da 6 servite insieme, rappresentano le 12 tribù di Israele (variante meno
diffusa).
Spezzare il pane, segno di condivisione
Nella cultura tradizionale ebraica, importanza e rilevanza profonda assume anche il gesto dello spezzare il pane: il
pane era un alimento fondamentale e spezzarlo significava volerlo condividere con qualcuno un momento
importante. 
Le feste religiose i piatti tradizionali
La Festa delle Sorti, che cade il 14 di Adar, celebra la storia di Ester, che con l’aiuto dello zio Mordechai salvò il
popolo ebraico dal massacro del crudele Amman. Per la gioia che scaturisce dalla salvezza, questa Festa si
presenta simile al Carnevale. Oltre che mascherarsi, fare doni, fare scherzi si preparano molti dolci.
Le orecchie di Ammann
Uno dei più amati e tipici sono le Orecchie di Ammann – detto anche FRAPPE – oppure si preparano i
MOSCARDINI, biscotti soldi a base di cioccolato, farina e uova. Prima della Festa delle Sorti, gli Ebrei digiunano
come si legge in Est 4, 15-17. Durante la Festa si legge Meghillah, il Rotolo di Ester.
14 Nisan, Pesah, Pasqua
Pesah significa “passare oltre” e ricorda l’esodo dell’Egitto. La Pesah dura 7 giorni. In Israele si celebra il 14
Nisan, la viglia del primo e secondo giorno di Pesah. Prima di celebrare la Festa, si svolge Bediqat Chametz, la
ricerca di ogni cibo lievitato perché venga rimosso.
Azzimo: perché gli ebrei usano il pane senza lievito?
A fianco del vassoio ci sono tre azzime, ricordo del pane non lievitato, MATZAH che si conserva a lungo e quindi
il cibo ideale per i lunghi viaggi (non fermentava e non irrancidiva), come per l’Esodo per uscire dall’Egitto!
Il menù simbolico della viglia di Pasqua
Alla vigilia sulla tavola vengono messi:
- Una tovaglia bianca e dei candelabri
- Un vassoio con una zampa di agnello (per ricordare l’Agnello sacrificale)
- Un uovo sodo strinato sulla fiamma e immerso nell’acqua salata (ricordo della schiavitù in Egitto)
- Un composto di noci, mele grattugiate e miele (ricordo della cura con cui gli ebrei fabbricavano mattoni
durante la schiavitù)
- Un gambo di sedano, un rametto di prezzemolo e verdure intinte in acqua salata (ricordo delle lacrime
versate durante la schiavitù)
- Radici amare (ricordo amaro della perdita della libertà)
A Pasqua: vietati i cibi lievitati
Durante la PASQUA il cibo CHAMETZ, cioè LIEVITATO, è proibito. Un altro significato profondo della scelta è
che a Pasqua si butta il vecchio e si lascia spazio a ciò che è nuovo.
Cosa significano le erbe amare
Riguardo alle erbe amare, che vanno ritualmente masticate per assaporarne tutto l’amaro sapore, si legge: “Il
Talmund ci insegna che, se durante il Seder- la cena Pasquale – inghiottiamo le erbe amare invece di gustarle e
masticarle lentamente, non abbiamo adempiuto il nostro obbligo. Io lo interpreto così – disse Rabbi Yaaqov
Yitzchaq di Parsisha – se non abbiamo gustato, masticato e sciolto la sensazione di amarezza in noi attraverso la
fede e la perseveranza, non abbiamo fatto il nostro dovere di ebrei”.
Il menù per la vigilia del Primo di Pesah
- Uova sode in acqua salata
- Azzime in brodo di pollo con piselli
- Triglia alla Mosaica
- Polpettone di Tacchino
- Capperi e spinaci
- Scodelline, dolci a base di zucchero fatto caramellare a cui si aggiungevano mandorle tritate d’uovo e
scorza di limone grattata.
Il menù del secondo giorno pasquale
- Uova sode in acqua salata
- Daienu: si tratta di una zuppa a base di brodo di carne a cui si aggiunge una mangiata di pane azzimo per
persona e si fa bollire per 20 minuti. Nella zuppiera di sbattono le uova e si aggiunge sopra il brodo
bollente con il pane azzimo. È insaporito con un pizzico di cannella.
- Lingua di vitello con olive, lessata, tagliata a fettine e fatta insaporire in un sugo a base di pomodoro olive
aglio e basilico
- Carciofi fritti: il contorno tradizionale sono i carciofi fritti alla giudia, mondati e fritti in un tegame
grande.
I dolci pasquali ebraici
HAROSET: è un piatto che intende ricordare all’Ebreo la MALTA e i MATTONI che i loro antenati erano
costretti a utilizzare nelle costruzioni egiziani durante il tempo della schiavitù.
Si prepara con mele sbucciate tagliate a dadini, mandorle tritate, zucchero, cannella macinata, scorza di
limone grattugiata e 1 cucchiaio di vino rosso kosher.
Maror, come preparare le erbe amare
Maror sono le erbe amare che ricordano agli Ebrei le dure condizioni che gli egiziani imponevano agli Ebrei
schiavi.
Per prepararli si mescola:1 radice di rafano grattugiata, 1 barbabietola bollita grattugiata, 1 cucchiaino di miele,
pepe nero, zucchero e aceto di vino bianco.
6 Sivan, Shavuoth, Pentecoste, Festa delle primizie: latticini e cibi puri
Sette settimane dopo la Pasqua, per due giorni, si celebra la Festa delle Primizie o Pentecoste.
Viene solitamente chiamata anche Festa della Legge, in quanto si ringrazia il Dono della Legge ricevuta da Mosè
sul Monte Sinai da Dio. Durante questa ricorrenza le Sinagoghe vengono ornate di ROSE e le tavole sono
imbandite di LATTICINI, simbolo della PUREZZA DELLA TORAH.
Tra le ricette tipiche ci sono la Torta Al Formaggio o la Cassola, versione italiana della torta al formaggio.
Tra i dolci spicca il MONTE SINAI, un mandorlato preparato per l’occasione a Livorno.
1 Tishri, Rosh ha Shanah, Capodanno
Letteralmente Rosh Ha Shanah significa “Testa dell’anno”, cioè inizio dell’anno nuovo. Secondo un’antica
tradizione il mondo sarebbe stato creato in questi giorni ed è in questa ricorrenza che si suona lo SHOFAR, il
corno d’ariete.
Gli ebrei si scambiano gli auguri con la formula: “Possa tu essere scritto in un buon anno” cioè nel Libro della Vita.
Cosa significano le fette di mela intinte nel miele
In segno di buon augurio gli Ebrei si scambiano fette di mela intinte nel miele: augurio di cose dolci, di
avvenimenti piacevoli per l’anno nuovo, per lo stesso motivo, sono banditi cibi piccanti o aspri.
La cena di Rosh ha – shanah a Livorno è caratterizzata dall’uso del fritto, utilizzando l’olio d’oliva o grasso d’oca,
animale da cui si ricavano anche salami, prosciutti e il famoso fegato.
I Ricciolini
Un piatto tradizionale sono i Ricciolini. Si tratta di pasta all’uovo preparata secondo la ricetta tradizionale ma
usando un po’ più di farina, in modo che rimanga più compatta, si copre e si lascia riposare 1 ora. Si stende e si
taglia a quadratini di 3 o 4 centimetri e dello spessore di 5 mm. Con la mano sinistra si regge un quadratino di
pasta e si fa scorrere il pollice destro nel centro, in modo da tirare la pasta e arricciarla nello stesso tempo. I
Ricciolini si cuociono in brodo di pollo.
Triglie alla mosaica e zucca al forno
A capodanno gli Ebrei mangiano il pesce e un piatto tradizionale sono le Triglie alla Mosaica, preparate facendo
un sugo denso con un soffritto di aglio e prezzemolo e facendovi cuocere le triglie.
Tra i contorni si usa la zucca cotta al forno, sbucciata, passata e fatta soffriggere nell’olio fino a farla dorare, poi
si aggiunge cedro tritato e un pizzico di sale, si continua la cottura e si serve ben calda.
La torta di mele si mangia a Capodanno
Tra i dolci più amati del Capodanno la Torta di mele, perché le mele intinte nel miele sono simbolo di fortuna e
di buon augurio. Si prepara foderando una teglia con la pasta. Sopra le fettine di mele si versa poi un impasto a
base di uova, zucchero, farina e latte.
Proprio perché si pensa che porti fortuna viene preparata non solo in occasione del Capodanno – Rosh ha shanah -
ma è tradizione portarla a tavola anche per matrimoni, nascite e feste.
10 Tishri, Yom kippur, Digiuno di espiazione in attesa del giorno del giudizio
Dopo 10 giorni dal Capodanno, Rosh ha-shanah, gli ebrei celebrano la loro festa più solenne. La festa di
Capodanno è una sorta di Avvento che inaugura l’attesa del giorno del Giudizio, prima del quale l’ebreo, anche
grazie al digiuno, ha la possibilità di riconoscere le proprie colpe come individuo e come popolo eletto.
24 ore di digiuno e niente cuoio
KIPPUR è un termine la cui radice rimanda ai verbi: annullare, espiare. In questo giorno si recita un alfabeto che
elenca i peccati commessi e, contemporaneamente, il fedele si batte il petto per ogni mancanza. A partire dalla
viglia di Yom Kippur bisogna digiunare per 24 ore rifiutando cibo e bevande ed è proibito indossare vestiti o
accessori di cuoio.
Dal digiuno alle focacce
Il termine del digiuno è proclamato dal suono del corno – lo Shofar - che è uno strumento musicale sacro.
Solitamente alla vigilia dello Yom kippur si serve un pasto abbondante e senza spezie. Al termine della
solennità e del digiuno, si servono focacce con tè e caffè, che precedono un pasto leggero. In Piemonte si mangiano
le bruscadelle, una sorta di fette biscottate imbevute nel vino aromatizzato.
Rottura del digiuno: triglie al forno con un tocco dolce
Per la rottura del digiuno gli ebrei preparano Triglie al forno mettendo le triglie in un tegame con pinoli, uvetta,
olio d’oliva e aceto e facendo cuocere lentamente per 15 minuti. Si toglie il coperchio e si sposta la casseruola in
forno, bagnando di frequente il pesce con il sugo d’olio e aceto, per circa 30 minuti.
Il polpettone di tacchino con uova sode
Tra i piatti di carne si prepara il polpettone di tacchino. Si tratta di un procedimento delicato e complesso che
viene effettuato con grande precisione, cura e delicatezza. Si rimuove delicatamente la pelle dal petto di tacchino,
avendo cura di non danneggiarla, si disossa e si taglia la carne a dadini. In una terrina si mettono i dadini di carne di
tacchino, vitello macinato, grasso di pollo, uova crude, sale, pepe e noce moscata, si mescola bene. Si prende la
pelle del petto di tacchino si stende sull’asse da lavoro con l’interno rivolto verso l’alto, e si sfrega delicatamente la
superficie con l’aglio tritato.
Si piega la pelle in due, nel senso della lunghezza, con la parte sfregata di aglio rivolta all’interno, e cucirla
lasciando aperto solo un lato corto. Va cucina a piccoli punti, il più vicini possibile l’uno all’altro in modo che il
ripieno non fuoriesca durante la cottura, ma facendo attenzione a non lacerarla.
A questo punto si divide il ripieno in 5 parti e lo si inserisce delicatamente nella pelle alternandolo a 3 uova sode. A
questo punto, reggendo verticalmente la pelle ripiena, si cuce il lato rimasto aperto. Si cuoce nel brodo per 2 ore e
mezza a fuoco basso, si toglie dal brodo e si lascia raffreddare coperto con un peso per diverse ore (preferibilmente
per tutta la notte). Si serve tagliato a fette di 1 cm circa di spessore guarnito con rametti di prezzemolo.
I dictinobis
Dopo il digiuno si preparano i DICTINOBIS, ciambelline lievitate fritte fatte con farina, zucchero, olio d’oliva,
essenza di vaniglia, uova, cannella, olio d’oliva e scorza di limone grattugiata. Spolverizzate di zucchero semolato
e servite calde bollenti.
Dal 15 al 21 tishri, Sukkoth, Festa delle capanne e del raccolto. Gli ebrei nel deserto
Questa festa delle Capanne e del Raccolto – Sukkoth – ricorda gli Ebrei nel deserto, una volta fuggiti dalla
schiavitù dell’Egitto.
In questa Festa la frutta ricopre un ruolo particolare. “Inoltre il giorno quindici del Settimo mese, quando avrete
raccolto i frutti della terra, celebrerete una Festa al Signore per 7 giorni. il primo giorno prenderete i frutti dagli
alberi migliori: rami di palma, rami con dense foglie e salici di torrente e gioirete davanti al Signore vostro Dio per
7 giorni”. Lv 23, 39-40
Si mangia in giardino
Soprattutto per gli Ebrei della diaspora si consuma almeno un pasto in giardino o sulla terrazza, in un luogo aperto
o a contatto con la natura, ricordo delle capanne in cui gli Ebrei si radunarono dopo l’uscita dall’Egitto.
I Ginetti di Sukkoth: ricetta
Tra le ricette tipiche di questa festa ci sono i ginetti di Sukkoth, bastoncini di mandorle preparati con farina,
zucchero, mandorle tritate, olio d’oliva, cannella, essenza di anice, scorza di limone grattugiata, essenza di
vaniglia e uova. Con gli ingredienti si prepara un impasto morbido che si stende fino a raggiungere uno spessore di
3 cm e si taglia con un coltello affilato tagliarle a strisce di 5x 15 cm da cuocere in forno.
24 Kislew, Hannukkah, Festa delle luci
La Festa delle Luci e dei Candelabri, particolarmente sentita dagli Ebrei, l’HANNUKKAH, dura 8 giorni a partire
dalla vigilia del 25 di Kislew e si festeggia circa 1 settimana prima di Natale.
La festa dell’HANNUKKAH celebra La vittoria dei Maccabei contro il Re Antioco IV di Siria nel 165 a.C.
Antioco IV aveva conquistato Gerusalemme e profanato il Tempio.
9 candele per Hannukkah
Ad Hannukkah per festeggiare la sconfitta del re, ogni sera si accende una candela in più nel candelabro festivo che
si chiama MENORAH, formato da 9 braccia.
La nona candela, Shammash, serve per accendere le altre 8.
Diversamente da altre celebrazioni, questa festa ha un fondamento storico e non biblico ma ciò non rende questa
festa meno importante, anzi se ne trova eco anche nel Nuovo Testamento, il testo sacro dei Cristiani, nel Vangelo
di Giovanni 10,22.
Dolci fritti per Hannukkah
Il MENU di HANNUKKAH comprende sempre FRITTI, DOLCI E SALATI: con questi CIBI SIMBOLICI si
vuole rievocare l’OLIO che serviva a tenere accesi i lumi.
Il salame di spinaci: ricetta
Tra le ricette tradizionali della festa c’è il Salame di Spinaci. Si tratta di una pasta fresca a base di uova e farina
che viene stesa e tagliata a forma di rettangolo. Sulla superficie si stendono gli spinaci saltati nel burro insaporiti
con ricotta, Parmigiano grattugiato, noce moscata sale e pepe. Si sistema il ripieno di spinaci sulla superficie
della pasta e quindi si arrotola come un salame. Si avvolge in un tovagliolo di lino e si lega con uno spago sottile
sia alle due estremità che al centro. Si cuoce in acqua bollente per 20 minuti, poi si slega, si taglia a fette e si serve
con burro fuso e Parmigiano grattugiato.
Le melanzane alla Giudea: ricetta
Si usa preparare anche le Melanzane alla giudea, tagliando le melanzane novelle in 4 parti nel senso della
lunghezza e poi ogni parte a pezzetti lunghi 2 cm circa. Dopo averle fatte spurgare si mettono in un tegame con olio
e aglio e si cuociono a fuoco vivo finché saranno diventate scure. Si servono ben calde con prezzemolo tritato.
I Precipizi
Dolci tipici della Festa delle Luci sono i Precipizi, palline fritte preparate con uova, farina zucchero e olio d’oliva
fatte saltare in padella con il miele. Poi le palline vengono distribuite una vicina all’altra su uno strato, si
compattano e un coltello unto d’olio si tagliano a rettangoli di 6 cm per 3 cm.
La “pietanza rossa”
Un piatto dal decisivo valore simbolico è la zuppa di lenticchie. Nel libro della GENESI (25, 27 ss) si trova una
MINESTRA DI LENTICCHIE chiamata “PIETANZA ROSSA” che avrà per il Popolo di Israele conseguenze
decisive per il suo avvenire. Il Primogenito di Isacco, Esaù, dopo aver scambiato la primogenitura per quel piatto di
lenticchie, si vedrà sottrarre con l’inganno la benedizione paterna dal fratello Giacobbe che, con l’aiuto della
madre Rebecca, aveva offerto al padre il suo piatto preferito, selvaggina preparata secondo suo gusto (in realtà non
si trattava di selvaggina ma di due capretti, ma Rebecca, abile cuoca, riuscì a ingannare il gusto di Isacco).
Zuppa di lenticchie ebraica: ricetta
La ricetta della ZUPPA DI LENTICCHIE EBRAICA prevede di far soffriggere la cipolla tritata finemente a cui si
uniscono le lenticchie rosse piccole che non richiedono ammollo aromatizzate con cumino e il succo di mezzo
limone.
La manna
Nel libro dell’Esodo 16, 2-3 si trova il racconto del disappunto degli Ebrei per quel dio che li aveva liberati dalla
schiavitù ma non aveva provveduto all’alimentazione del popolo durante la fuga attraverso il deserto.
Nel loro peregrinare fino alla Terra Promessa, gli Ebrei ricevettero poi la Manna, una secrezione di liquido
zuccherino prodotto dalla Tamarix mannifera e quaglie (forse cucinate allo spiedo o alla brace).
La manna si produce anche in Italia
Erano migliaia gli ettari di frassineti coltivati in tutta la Sicilia nord occidentale. Un patrimonio forestale ridotto
oggi a 250 ettari nei paesi di Pollina e Castelbuono, in provincia di Palermo. Si tratta di terreni marginali e
scoscesi che non si sono mai prestati a colture meccanizzate e redditizie. Di cui soltanto il 20-30% dei frassini è
ancora produttivo. Tra i produttori più originali c’è Giulio Geraldi, “filosofo” della Manna.
Panettone alla manna – Fiasconaro

L’Ebraismo e il sale
Nel Terzo libro della Torah, il Levitico, si trova la prima introduzione all’uso del sale.
“Dovrai salare ogni tua offerta di oblazione: nella tua oblazione non lascerai mancare il SALE dell’alleanza del
tuo Dio; sopra ogni offerta porrai del SALE”. Lv 2,13
Anche se si tratta di un contesto più liturgico che gastronomico è comunque interessante perché avvalora
l’importanza di questo alimento.

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