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Edizioni Nuova Cultura
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“Collana di Semiotica” accoglie e presenta saggi e materiali didattici o di ricer‐
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ca che si situano nel campo di riflessione delle discipline della significazione e
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della comunicazione. Vuole essere uno spazio aperto sia a contributi di caratte‐
a m m o
re teorico‐metodologico, sia a esercizi di analisi critica sulle forme semiotiche di
z z b r
testi, pratiche e discorsi.
Bo mato ento
Diretta da
for stim
Isabella Pezzini
Comitato scientifico
e
all
Pierluigi Cervelli (Sapienza Università di Roma)
Valeria Giordano (Sapienza Università di Roma)
Giovanni Fiorentino (Università di Viterbo)
Jorge Lozano (Università Complutense di Madrid)
Costantino Maeder (Sapienza Università di Roma)
Gianfranco Marrone (Università di Palermo)
Ana Claudia Mei Alves de Oliveira (Pontificia Universidade de São Paulo, Brazil)
Neyla Graciela Pardo Avril (Universidad Nacional de Colombia, Bogotà)
Franciscu Sedda (Università degli studi di Cagliari)
Ilaria Tani (Sapienza Università di Roma)
Metodi e criteri di referaggio
La collana adotta un sistema di valutazione dei testi basato sulla revisione pari‐
taria e anonima (peer‐review). I criteri di valutazione riguardano: l’originalità e
la significatività del tema proposto; la coerenza teorica e la pertinenza dei rife‐
rimenti rispetto agli ambiti di ricerca propri della collana; l’assetto metodologi‐
co e il rigore scientifico degli strumenti analizzati; la chiarezza dell’esposizione
e la compiutezza d’analisi.
Copyright © 2017 Edizioni Nuova Cultura – Roma
ISBN: 9788868128975
DOI: 10.4458/8975
Volume realizzato con il contributo dell’Università della Valle d’Aosta – Universi‐
té de la Vallée d’Aoste, della Hochschule für Wirtschaft, Technik und Kultur
(HWTK) di Berlino e dell’ADAVA, Associazione degli Albergatori Valle d’Aosta
Per ordini: ordini@nuovacultura.it
Le fotografie sono degli autori dei saggi, salvo diversa indicazione.
È vietata la riproduzione non autorizzata, anche parziale, realizzata con qual‐
siasi mezzo, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico.
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o z to o
Indice
B ma ent
for stim
e
all Introduzione
Laura Balbiani e Dorit Kluge .................................................................. 9
PRIMA PARTE
SPAZI SEMIOTICI E STRATEGIE LINGUISTICHE
Laura Balbiani
Modi di vedere, modi di viaggiare. L’esperienza delle Alpi
nel diario di viaggio di Elisa von der Recke ............................... 23
Valentina Crestani
Comunicare il turismo sostenibile alpino: panoramiche sul
tedesco e sull’italiano .................................................................... 47
Giuseppe Landolfi Petrone
Itinerari di senso. Analisi semiotica di alcune guide turistiche
della Valle d’Aosta ......................................................................... 69
Isabella Pezzini
Interazioni. Nello spazio del museo fra visitatori e opere ....... 95
Françoise Rigat
L’écrit de médiation à l’épreuve de l’interculturalité .............. 105
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6 Indice
2 00 S fres
S 0x , a
ECONDA PARTE
4
1 ss u rTORIA IMMAGINI E MEMORIA DEL VIAGGIO
1
m o
a mDeclinazioni del grand tour negli itinerari italiani: il caso
z z b r
Paola Bianchi
Bo mato edi Torino e degli Stati sabaudi (fine XVII‐inizio XIX secolo) .
n to
for stim Marco Cuaz
131
e
all Le montagne, le terme e la neve. Alle radici dell’industrie
des étrangers ................................................................................... 157
Ute Lemke
L’image de l’Autre – Paris à travers les guides touristiques
allemands de Baedeker (1855‐1937) .......................................... 179
Ilaria Parma
Attraverso l’Italia: sguardi fotografici sull’Italia dall’archivio
del Touring Club Italiano ............................................................ 189
TERZA PARTE
CONVERGENZE SOCIO‐ECONOMICHE
Dorit Kluge
Rebalancing Tourism and Heritage. Creative Approaches
and New Instruments in Demarketing ..................................... 221
Maria Giovanna Onorati, Paolo Giardullo
Turismo esperienziale 2.0. Il caso della ristorazione
in Valle d’Aosta su TripAdvisor ................................................... 249
/ bn ata
Indice 7
2 00 fres
x ra
Anna Maria Pioletti, Alessandro Cavaliere
4 0
1 ssu
Il ruolo dell’imprenditoria alberghiera valdostana nella
1 definizione e costruzione della place identity
m o
a mLa strategia linguistica come elemento chiave del marketing:
............................ 273
z z b r
Bo mato eMaria José Peregrin Rubio e Gracia Peregrin Rubio
nto
il caso di Granada ........................................................................ 295
for stim
e
all
Gli autori ....................................................................................... 315
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Bo mato ento
for stim
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2 00 fres
4 0x urIsabella Pezzini
a
1 1 ss Interazioni.
z m b ro
a m Nello spazio del museo fra visitatori e opere
z
Bo mato ento
for stim
e
all Per lungo tempo l’interesse principale della museografia è sem‐
brato concentrarsi soprattutto sulle opere, sul loro ordine e sulla
loro disposizione nelle sale del museo, lasciando spesso implici‐
ta o in secondo piano la questione dello sguardo del visitatore,
immaginato comunque secondo un modello pedagogico che gli
attribuiva principalmente la ricerca di un sapere, legata all’ap‐
prezzamento estetico nel caso delle raccolte di arte. Negli ultimi
anni assistiamo invece a un cambiamento di prospettiva o alme‐
no di priorità: lo sguardo, la reazione del visitatore all’organiz‐
zazione degli spazi e al modo di porgere le opere sono tenuti
nel massimo conto, entrano come fattori di riferimento nella
progettazione delle mostre e delle sale museali, in accordo con
un più generale ri‐orientamento di queste istituzioni miranti a
suscitare una maggiore e più varia attrattività verso il pubblico.
Negli studi semiotici si riconosce al museo il carattere di enti‐
tà portatrice di una identità (oggi esplicitamente preordinata in
termini di marca) e produttrice di un discorso. Quest’ultimo non
coincide solo con le forme testuali ufficiali (guide, cataloghi, ma‐
teriale illustrativo e pubblicitario) ma più in generale risulta dalla
stratificazione e interazione di altri tipi di “discorso”, di carattere
spaziale e/o sincretico, cioè dati dall’interazione fra più diversi
linguaggi: quello architettonico, quello dell’allestimento e quello
delle opere stesse, fra loro in relazioni variabili di dominanza.
/ bn ata
96 Isabella Pezzini
2 00 fres
x degli raoggetti esposti, il discorso architettonico
Nel più canonico dei casi, il discorso dell’allestimento controlla e
4 0
regola il discorso
u
1 1 s s
m bro
controlla e regola il discorso dell’allestimento e, di conseguenza,
z a mplici variazioni (Hammad 2008; Zunzunegui 2003; Pezzini 2011).
z
quello degli oggetti. Ma lo schema può essere soggetto a molte‐
Bo mato enQuesta apparente eterogeneità di manifestazioni significanti
to
for stim partenza per un’analisi che cercherà di cogliere anzitutto le arti‐
è supposta però generare degli effetti di senso globali, punto di
e
all colazioni a livello di contenuto, cercando inoltre di specificare il
ruolo di ciascuna componente espressiva. A questa istanza e‐
nunciante globale corrisponderanno quindi uno o più modelli
di enunciatario, cioè di visitatori, previsti dal testo museale se‐
condo caratteristiche specifiche, a cui i visitatori empirici, reali,
potranno più o meno aderire nelle loro visite effettive.
Negli ultimi vent’anni abbiamo potuto osservare il fenomeno
dei cosiddetti “nuovi musei”, musei di nuova concezione che si
presentano come costruzioni di grande impatto nel tessuto ur‐
bano o paesaggistico, caratterizzate anzitutto in quanto architet‐
ture di grande firma e riconoscibilità sia all’esterno che all’inter‐
no, tant’è vero che spesso la loro apertura si configura come un
evento che invita alla visita della pura struttura, prima ancora
della sua messa in funzione in quanto spazio espositivo. Com‐
plice il marketing turistico e culturale, l’allestimento dello spa‐
zio interno, d’altra parte, è sempre più riconosciuto come l’in‐
terfaccia che accoglie, media e dialoga con il visitatore, soggetto
quindi a una particolare cura, a cambiamenti periodici e a fre‐
quenti sperimentazioni.
I visitatori sempre più spesso sono convocati nelle sale espo‐
sitive non solo attraverso il loro sguardo, ma attraverso il loro
corpo intero, in quanto fruitori di spazi di particolare effetto e
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Interazioni. Nello spazio del museo fra visitatori e opere 97
2 00 fres
x ra
non solo in quanto fruitori di opere. E inoltre si aspettano ormai
4 0 u
anche una serie di servizi e di possibilità di consumo – ad esem‐
1 1 s s
m bro
pio bookshop, ristorazione, sale di lettura, sale per proiezioni, le‐
z a msto ambito di design dell’esperienza e correlativamente di esperien‐
z
zioni e convegni. Si parla così sempre più spesso anche in que‐
Bo mato eza di visita, in cui tutti i sensi e non solo quello della vista, un tem‐
n to
for stim po privilegiato, sono coinvolti. Penso ad esempio alla Fondazio‐
l e
al
ne Louis Vuitton recentemente inaugurata a Parigi, la cui archi‐
tettura è firmata da Frank Gerhy, già autore del celeberrimo
Guggenheim di Bilbao: non solo il suo interno è articolato se‐
condo una duplice visita, una all’architettura e alle opere che la
arricchiscono e una alla collezione e alle esposizioni temporanee,
ma il complesso è posto in continuità con i Jardins d’Acclimata‐
tion, a cui si può accedere con lo stesso biglietto pagato per il mu‐
seo. Inoltre è a disposizione dei visitatori una navetta che per‐
mette loro di riguadagnare velocemente il centro città, il che ov‐
viamente facilita l’“investimento” spazio‐temporale nella visita.
Da questi riorientamenti della “pedagogia museale” discen‐
de una fenomenologia di dispositivi e di interazioni possibili in
parte nuovi rispetto alla tradizione, che è molto interessante ap‐
profondire. La prima considerazione che andrà fatta a questo
proposito è comunque ricordare che in realtà moltissime delle
opere che oggi ammiriamo nei musei – e non solo di arte – sono
state decontestualizzate rispetto all’habitat in cui erano state
concepite, all’interno di un unico progetto che comprendeva co‐
me sua parte integrante il dispositivo di fruizione. Pensiamo al‐
le opere commissionate per le chiese e i luoghi di culto, affre‐
schi, statue, pitture, ma anche decorazioni e dispositivi ottici, a
partire dalle cornici, dove l’intento devozionale – e quindi la ri‐
cerca di efficacia nei confronti del visitatore/fedele – era in ori‐
gine prioritario rispetto all’apprezzamento estetico, che invece
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98 Isabella Pezzini
2 00 fres
x ra
oggi gli si affianca e addirittura diventa dominante nel momen‐
4 0 u
to in cui le stesse opere sono accolte in un percorso museale, o
1 1 s s
m bro
gli stessi luoghi di culto assolvono anche a questa funzione. Ma
z a mtato
z to
anche gli artisti moderni e contemporanei hanno spesso proget‐
o
B ma eloro n t oopere, cioè la predisposizione di un intorno che potesse
l’implementazione, come la chiama Nelson Goodman, delle
e
all signer di musei e gallerie. Gli stessi architetti di quelli che ab‐
biamo indicato come i “nuovi musei” ovviamente considerano
parte integrante del loro progetto istituire le condizioni di pos‐
sibilità delle esposizioni che le loro costruzioni dovranno ospi‐
tare, spesso in tensione rispetto agli artisti che vorrebbero spazi
subordinati alle loro esigenze, e non viceversa.
Facciamo una breve carrellata di casi concreti, scelti nello spa‐
zio e nel tempo per la loro esemplarità: Franck Lloyd Wright,
quando concepisce il Guggenheim di New York (siamo nel 1943),
lavora in stretta collaborazione con i committenti e i loro consi‐
glieri, il cui scopo primario è quello di allestire la propria colle‐
zione di arte contemporanea. Wright rivoluziona tutto: anzitut‐
to le vecchie tipologie museali e lo stile architettonico che do‐
mina il luogo scelto per la nuova costruzione, all’incrocio tra la
Fifth Avenue e Central Park, tanto è vero che il suo museo – color
crema in uno spazio dominato dal grigio, curvilineo dove tutto
è rettilineo, tondeggiante dove tutto vuole svettare verso l’alto –
viene paragonato a un garage o peggio a un cavatappi o a una
lavatrice, con notevole anticipazione rispetto alle future scultu‐
re pop di Claes Oldenburg.
Anche il percorso interno rompe con gli schemi abituali: non
solo è a forma di spirale, con un gioco illusionistico per cui si
rastrema verso l’alto, mentre dall’esterno l’impressione è al con‐
/ bn ata
Interazioni. Nello spazio del museo fra visitatori e opere 99
2 00spazio frche
essi allarga verso l’alto. Ma per
x ra
trario quella di uno
4 0 u
giunta, nell’idea originale, procede dall’alto verso il basso. Le o‐
1 1 s s
m bro
pere sono disposte lungo la discesa all’interno di un serie di nic‐
z a mchie con speciali supporti, disegnati uno per uno, che cercano di
z
Bo mato ea nuna torelazione di speciale raccoglimento nel suo incontro con
compensare l’inclinazione della rampa, che invitano il visitatore
z a msorta di rastrelliera dalle quali, a orari prefissati, un braccio mec‐
b r
z
diretto
Bo mato ecanico le estrae secondo un certo ordine, suscettibile di variazio‐
n to
for stim ni, per condurle lungo delle apposite rotaie nella sala in cui i visi‐
l e
al
tatori sostano attendendo di poterne ammirare la “sfilata”. Ecco
un altro caso di sovvertimento delle regole, tali per cui l’opera è
fissa, “inchiodata” nello spazio, e il visitatore deve spostarsi per
vederla. Un altro caso contemporaneo quasi limite considerato
l’unicità dell’oggetto da esporre, è il Museo dell’Ara Pacis di Ro‐
ma. Qui l’architetto americano Oscar Niemeyer ha risolto il tema
trattando il monumento come una sorta di installazione contem‐
poranea, che il visitatore deve attraversare secondo una direzione
prestabilita e ha trasformato il museo – una teca quasi interamen‐
te vetrata – in una sorta di dispositivo sensoriale, una vetrina tra
interno ed esterno, antico e contemporaneo, monumento e vita
cittadina.
Vorrei citare infine il processo di riflessione che ha investito
un museo sudamericano, il MASP in Brasile, un “nuovo museo”
ante litteram. Il MASP è una costruzione iconica, “brutalista e ra‐
zionalista” come dicono gli architetti, che marca fortemente l’A‐
venida Paulista, arteria principale di San Paolo. Si tratta di un
enorme parallelepipedo in cemento e vetro sospeso su quattro
piloni, con una piazza sottostante a disposizione della popola‐
zione, in una posizione molto significativa anche per il paesag‐
gio urbano, posto com’è sul ciglio di una collina da cui si dipar‐
te un bellissimo giardino tropicale ammirabile forse più dell’in‐
terno del museo che dal suo esterno.
/ bn ata
Interazioni. Nello spazio del museo fra visitatori e opere 101
2 00 fres
x di arte adi San Paolo fondato da Pietro Maria
Il MASP è opera di Lina Bo Bardi, ed è stato costruito per ac‐
cogliere il 0
4
1 ss
museo
u r
1 m o
Bardi, marito di Lina, nel 1947. Un recente numero del Boletim
a mva, rispettivamente attuali direttore artistico e curatore del mu‐
z z b r
do Museu (n. 6, 2016), a cura di Adriano Pedrosa e Fernando Oli‐
Bo mato eseo, riprende il progetto editoriale che ne aveva contrassegnato
n to
for stim gliendo
la nascita, e ricostruisce la vicenda di questa istituzione, racco‐
l e
al
i testi programmatici dei fondatori insieme alla docu‐
mentazione di una serie di mostre e di iniziative che hanno vo‐
luto riallacciarsi allo spirito, al concetto originario di questo luo‐
go. A dispetto del progetto iniziale, infatti, nel corso del tempo
la radicale e sovversiva modernità degli spazi interni del MASP
era stata trasformata – per ospitare la collezione d’arte, divenu‐
ta col tempo importante – in una assai tradizionale e vagamente
claustrofobica “galleria” ordinata secondo gli spazi, i tempi e gli
attori della storia dell’arte più accademica, concepita come una
nostalgica riedizione di un vecchio museo europeo. Per una sor‐
ta di miracolo, qualche anno fa si è invertita la rotta, si è avviato
un processo di riabilitazione – è il caso di dirlo – dell’architettu‐
ra originaria, intitolato MASP em processo. Esso è culminato nel
2015 con la liberazione degli interni – in particolare del sotto‐
suolo e del secondo piano – dall’insieme dei pannelli che seg‐
mentavano gli spazi e si frapponevano al gioco di relazioni isti‐
tuite fra interno ed esterno, con il parco e la città.
“Um museu fora dos limites”, un museo fuori dal comune,
che fosse interessante per la gente come lo è il cinema, oggetto
di pubblicità, inserito nel circuito delle mode: questi erano gli
obiettivi del suo fondatore, che pensava a un museo completa‐
mente diverso da quello della tradizione, non “un luogo morto
per cose morte”, ma un “organismo in attività, non con il fine
ristretto di informare, ma di istruire; non una collezione passiva
/ bn ata
102 Isabella Pezzini
2 00 fres
x ra
di cose, ma una esposizione continua e una interpretazione del‐
1 1 s s
m bro
seguito tr. mia), pensato
z a mnon di separazione delle arti ma di incontro fra di esse, nell’inti‐
o z to t o
B ma euna maniera viva, l’unità fondamentale delle arti, che è indispen‐
ma convinzione della necessità di mostrare e promuovere “di
n
for stim anche per dare alla propria vita un senso di armonia, di coesio‐
sabile non solamente per rispondere a una necessità storica, ma
e
all ne, di equilibrio e di poesia” (ibid., p. 9). Un “antimuseo”, insom‐
ma, pensato anche dal punto di vista architettonico come un
museo “americano”, considerato che in quel momento storico
l’Europa pareva incapace di uscire dal ruminìo delle sue tradi‐
zioni per aprirsi a gesti di audacia che invece sembravano allora
del tutto possibili in Brasile. Così Lina Bo Bardi, nel manifesto
programmatico sulla “Funzione sociale dei musei”, parla dell’o‐
biettivo di creare all’interno del museo, grazie alla flessibilità
degli spazi e alla possibilità di modulare la luce, naturale e arti‐
ficiale, anzitutto una atmosfera, capace di avvolgere in modo
unitario opere antiche e moderne senza distinzioni preliminari,
per farle vivere insieme e nella contemporaneità, a beneficio di
un pubblico di massa, a cui fornire quante più informazioni e
stimoli possibili.
Ho potuto visitare il MASP “ritrovato” nel marzo 2017. Lo
spettacolo della immensa sala del secondo piano, sede della col‐
lezione di arte del museo, è stato subito impressionante. Sono sta‐
ti recuperati i supporti per le opere disegnati originariamente
dalla stessa Lina Bo Bardi, dei cubi in cemento brutalisti quanto
sofisticati, tagliati a metà da una scanalatura mobile utile a inseri‐
re il piano di vetro o la bacheca in cui fissare l’opera, nella sua
cornice originale. Uscendo dall’ascensore le opere ci appaiono
tutte schierate frontalmente per la larghezza della sala, disposte
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Interazioni. Nello spazio del museo fra visitatori e opere 103
2 00 fres
x ra
in file successive fino al fondo, secondo una linearità che proba‐
4 0 u
bilmente segue la progressione temporale (dal più antico al mo‐
1 1 s s
m ma brche o in questa presentazione “sommatoria” si presta
derno) e rispetta in qualche modo la paternità degli autori e delle
z a mall’istituzione di rapporti inediti fra i ranghi e le file.
z
scuole,
Bo mato enI visitatori avanzano realmente “fra” le opere, seguendo un
to
for stim chette
percorso assolutamente libero, e ben presto scoprono che le eti‐
l e
al
che riportano le consuete informazioni (autore, titolo,
luogo e data, tecnica e misure, proprietà) sono in effetti sistema‐
te sul retro dei quadri. Questo permette un primo approccio al
testo artistico più libero, meno legato al suo ancoraggio verbale
ed enciclopedico, al “sapere”, quanto all’esperienza dell’opera,
al suo incontrarla anzitutto con il proprio corpo nello spazio. La
lettura “recto‐verso” riserva poi ulteriori sorprese. Sul fronte
del recto, infatti, ogni tanto compare un riquadro bianco – una
sorta di pausa, di grado zero, di blank in senso ermenuetico:
spazio per l’immaginazione di ciò che non c’è e potrebbe esserci
o non c’è ancora, a segnalare che la serie è aperta, sia dal punto
di vista del museo‐destinante, sia dal punto di vista del visitato‐
re‐destinatario. Sul fronte del verso, invece, ecco progressiva‐
mente comparire una contro‐esposizione, costituita dalla serie
dei disegni in bianco e nero che un’artista contemporanea ha
eseguito per documentare, testimoniare gli scontri fra i manife‐
stanti e la polizia durante i disordini che purtroppo caratteriz‐
zano la cronaca politica recente del paese. C’è un risvolto, dun‐
que, anche alla contemplazione estetica che l’atmosfera del mu‐
seo favorisce, un risvolto politico che non è escluso dallo spazio
pubblico del museo, ma che anzi le sue tende veneziane invita‐
no a proiettare sull’Avenida Paulista e sulla metropoli di San
Paolo, che ingloba il museo senza farsene escludere.
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104 Isabella Pezzini
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x ra
Riferimenti bibliografici
4 0 u
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s s
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