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LECTIO

MAGI-
STRA-
22
02
2019

LIS
LA RIVOLUZIONE CHE NEGLI ULTIMI ANNI
HA INVESTITO I MUSEI È IMMEDIATAMENTE
PERCEPIBILE A PARTIRE DALLA LORO
TRASFORMAZIONE ARCHITETTONICA IN
VERE E PROPRIE ICONE CITTADINE
IMMAGINI DI MARCA A SCALA URBANA
DA VISITARE DI PER SÉ, MA ANCHE DA
ESPLORARE AL LORO INTERNO, DOVE
SI SPERIMENTANO NUOVE MODALITÀ
ISABELLA DI INTERAZIONE FRA I VISITATORI E LE
OPERE, SI AMPLIA IL SENSO DELLA LORO
PEZZINI ACCOGLIENZA E DELLA LORO MISSIONE.
NUOVI MUSEI,
ICONE DEL
NOSTRO TEMPO:
DIECI TEMI

1. ETEROTOPIE/ETEROCRONIE solo fisico ma di comunicazione – in grado di mediare e


Molti concordano nel caratterizzare il nuovo museo con instaurare il contatto con altri spazi, altre temporalità, altre
la nozione di “eterotopia” elaborata da Michel Foucault culture, altre percezioni del reale. Per Foucault, eterotopie
(1984): una “alterità spaziale, temporale, relazionale”. per eccellenza erano gli spazi cosiddetti disciplinari,
È evidente che lo spazio del museo è istituito come uno le istituzioni preposte storicamente per l’appunto a
spazio speciale, per dimensioni, allestimento e funzioni, “disciplinare” le masse degli individui (come il carcere,
al fine di costituire una discontinuità, un ambiente l’ospedale, il convento, la caserma, la scuola, il manicomio
semiotico altro rispetto a quello abituale. Entrare, visitare, ma anche il viale e il parco, nella città moderna…). Ma il
soggiornare in un museo in questo senso significa varcare vocabolo si presta a intendere più in generale il rapporto
anche una invisibile soglia, esperire uno spazio – non tra la forma di organizzazione dello spazio e quella sociale
o quella del sapere, cioè in termini semiotici fra una forma se questo spazio potesse essere definitivamente fuori
dell’espressione e una forma del contenuto. Lo spazio del tempo, questa è un’idea tutta moderna: il museo e
della prigione esprime una determinata concezione della la biblioteca sono delle eterotopie proprie della nostra
giustizia e della pena, così come lo spazio di una biblioteca cultura». (Foucault 1984) .
esprime una certa idea di classificazione del sapere e
dell’accesso a esso. Questi spazi sono codificati da caratteri 2. NUOVI SPAZI, NUOVE ESPERIENZE
distributivi molto precisi: funzionali, architettonici e Considerato a lungo un’istituzione del passato, oggi il
gerarchici. Si basano sulla suddivisione dello spazio in museo conosce invece una straordinaria e rinnovata
“quadrillage”, una griglia “mutuata dall’accampamento fortuna. Pare che nel mondo aprano al pubblico almeno
militare, secondo cui il controllo degli individui avviene 100 nuovi musei ogni anno. Progettare un “nuovo” museo
isolando lo spazio specializzato all’interno di recinti, a loro così come riallestire quelli esistenti è diventato il sogno di
volta suddivisi in ambienti cellulari organizzati in classi e ogni architetto, curatore, collezionista, mecenate, proprio
ranghi” (Longobardi 2007: A11). per il rinnovato valore simbolico che ha acquisito questo
L’eterotopia è dunque una forma determinata da questa tema. Un nuovo museo è necessariamente altro rispetto
vera e propria arte della ripartizione dello spazio, sia in al museo della tradizione, raccoglie diverse aspettative
termini di isolamento e discontinuità rispetto allo spazio della cultura contemporanea, la ricerca di nuove centralità
continuo quotidiano, sia in termini di articolazione seriale, per una rinascita urbanistica di centri come di periferie, la
che assegna a ogni individuo o entità uno spazio di domanda di spazi rappresentativi per un pubblico di massa,
pertinenza. I rapporti “disciplinari” correrebbero anche la valutazione propulsiva del mercato che vi intuisce una
negli edifici dedicati all’organizzazione del sapere: archivi, nicchia di grande prospettiva. E molte altre definizioni non
biblioteche e, appunto, musei. A questo proposito Foucault mancano: spazio relazionale, spazio dell’iperconsumo,
osserva che le eterotopie sono connesse a particolari accumulatore topologico, recinto, monumento, logo…
suddivisioni anche del tempo, e in questo senso sono A partire dal Beaubourg di Piano e Rogers a Parigi fino
eterocronie. Se il cimitero è il luogo di un tempo che non al Guggenheim di Frank Gehry a Bilbao – per citare due
scorre più, i musei e le biblioteche, in una società come la casi europei emblematici – il museo ha enfatizzato il suo
nostra, ossessionata dal presente, o per meglio dire dal carattere di icona metropolitana, capace di dare una forte
cosiddetto “tempo reale”, sono le eterotopie del tempo riconoscibilità a luoghi alla ricerca di un’identità perduta o
che si accumula all’infinito: «Nel XVII e XVIII secolo – da ritrovare e di essere un punto di riferimento per i flussi
scrive il filosofo – i musei e le biblioteche erano istituzioni turistici e cosmopoliti dei viaggiatori della società del loisir.
singolari, espressione del gusto di ciascuno. Invece l’idea È cambiato inoltre profondamente il rapporto che queste
di accumulare tutto; l’idea di fermare in qualche modo architetture istituiscono con il loro contenuto tradizionale,
il tempo o, piuttosto, di farlo depositare all’infinito in le opere, e di conseguenza con i loro destinatari, i fruitori.
un certo spazio privilegiato, l’idea di costituire l’archivio Questi musei rifiutano di essere semplici contenitori, il più
generale di una cultura, la volontà di rinchiudere in un possibile neutri, ma sono opere a loro volta, e come tali
luogo ogni tempo, ogni epoca, ogni forma e ogni gusto, si pongono in dialogo con le collezioni, a volte addirittura
l’idea di costituire uno spazio per ogni tempo, come le sovrastano. Un nuovo modo di concepire gli spazi e
l’organizzazione dei percorsi di visita coinvolge anche a molteplici variazioni. Questa apparente eterogeneità
e soprattutto i visitatori, sollecitati da una politica di manifestazioni significanti è supposta però generare
culturale impostata ormai sulle cadenze internazionali degli effetti di senso globali, punto di partenza per una
degli eventi e delle mostre itineranti a frequentare analisi che cercherà di cogliere anzitutto le articolazioni
diversamente questi luoghi. a livello di contenuto, cercando inoltre di specificare
Per lungo tempo l’interesse principale della museografia il ruolo di ciascuna componente espressiva. A questa
è sembrato concentrarsi soprattutto sui contenuti, istanza enunciante globale corrisponderà quindi uno o
considerati sostanzialmente “opere”, sul loro ordine e più modelli di enunciatario, cioè di visitatori, previsti dal
sulla loro disposizione nelle sale del museo, lasciando testo museale secondo caratteristiche specifiche, a cui i
spesso implicita o in secondo piano la questione dello visitatori empirici, reali, potranno più o meno aderire nelle
sguardo del visitatore, immaginato secondo un modello loro visite effettive.
pedagogico che gli attribuiva principalmente la ricerca di Il fenomeno dei cosiddetti “nuovi musei” propone edifici
un “sapere”, legata all’apprezzamento estetico nel caso di nuova concezione che si presentano come costruzioni
delle raccolte di arte. Negli ultimi anni assistiamo invece di grande impatto nel tessuto urbano o paesaggistico,
a un cambiamento di prospettiva o almeno di priorità: lo caratterizzate anzitutto in quanto architetture di grande
sguardo, la reazione del visitatore all’organizzazione degli firma e riconoscibilità sia all’esterno che all’interno.
spazi e al modo di porgere le opere o più in generale “i Tant’è vero che spesso la loro apertura si configura come
contenuti” sono tenuti nel massimo conto, entrano come un evento che invita alla visita della pura struttura, prima
fattori di riferimento nella progettazione del dispositivo- della sua messa in funzione in quanto spazio espositivo
museo, in accordo con un più generale ri-orientamento di e di produzione culturale. Complice il marketing turistico
questa istituzione, mirante a suscitare una maggiore e più e culturale, l’allestimento dello spazio interno, d’altra
varia attrattività verso il pubblico. Il museo ha acquisito in parte, è sempre più riconosciuto come l’interfaccia che
modo esplicito il carattere di entità portatrice di una identità accoglie, media e dialoga con il visitatore, soggetto
(oggi esplicitamente preordinata in termini di marca) e quindi a una particolare cura, a cambiamenti periodici e
produttrice di un discorso. Quest’ultimo non coincide solo a frequenti sperimentazioni.
con le forme testuali ufficiali (guide, cataloghi, materiale I visitatori sempre più spesso sono convocati negli spazi
illustrativo e pubblicitario) ma più in generale risulta dalla museali non solo attraverso il loro sguardo, ma attraverso
stratificazione e interazione di altri tipi di “discorso”, di il loro corpo nella sua totalità, in quanto fruitori di spazi di
carattere spaziale e/o sincretico, cioè dati dall’interazione particolare effetto e non solo in quanto fruitori di opere.
fra più diversi linguaggi: quello architettonico, quello E inoltre si aspettano ormai anche una serie di servizi
dell’allestimento e quello delle opere stesse, fra loro in e di possibilità di consumo – ad esempio bookshop,
relazioni variabili di dominanza. Nel più canonico dei casi, ristorazione, sale di lettura, sale per proiezioni, lezioni e
il discorso dell’allestimento controlla e regola il discorso convegni. Si parla così sempre più spesso anche in questo
degli oggetti esposti, il discorso architettonico controlla ambito di “design dell’esperienza” e correlativamente di
e regola il discorso dell’allestimento e di conseguenza, “esperienza di visita”, in cui tutti i sensi e non solo quello
quello degli oggetti. Ma lo schema può essere soggetto della vista, un tempo privilegiato, sono coinvolti.
Penso ad esempio alla Fondazione Louis Vuitton rivoluziona tutto: anzitutto le vecchie tipologie museali
recentemente inaugurata a Parigi, la cui architettura è e lo stile architettonico che domina il luogo scelto per
firmata ancora una volta da Frank Gerhy: non solo il suo la nuova costruzione, all’incrocio tra la Fifth Avenue e
interno è articolato secondo una duplice visita – una Central Park, tanto è vero che il suo museo – color crema
all’architettura e alle opere che la arricchiscono e una alla in uno spazio dominato dal grigio, curvilineo dove tutto
collezione e alle esposizioni temporanee – ma il complesso è rettilineo, tondeggiante dove tutto vuole svettare verso
è posto in continuità con i Jardins d’Acclimatation, a cui si l’alto – viene paragonato a un garage o peggio a un
può accedere con lo stesso biglietto pagato per il museo. cavatappi o a una lavatrice, con notevole anticipazione
Inoltre, è a disposizione dei visitatori una navetta che rispetto alle future sculture pop di Claes Oldenburg. Anche
permette loro di riguadagnare velocemente il centro il percorso interno rompe con gli schemi abituali: non solo
città, il che ovviamente facilita l’ “investimento” spazio- è a forma di spirale, con un gioco illusionistico per cui si
temporale nella visita. rastrema verso l’alto, mentre dall’esterno l’impressione
è al contrario quella di uno spazio che si allarga verso
3. CONTROCORRENTE: QUALCHE ESEMPIO l’alto. Ma per giunta, nell’idea originale, procede dall’alto
Da questi riorientamenti della “pedagogia museale” verso il basso. Le opere sono disposte lungo la discesa
discende una fenomenologia di dispositivi e di interazioni all’interno di un serie di nicchie con speciali supporti,
possibili in parte nuovi rispetto alla tradizione. Gli artisti disegnati uno per uno, che cercano di compensare
moderni e contemporanei hanno spesso progettato l’inclinazione della rampa, che invitano il visitatore a una
anche l’implementazione, come la chiama Nelson relazione di raccoglimento nel suo incontro con le opere.
Goodman (1984), delle loro opere, cioè la predisposizione Sull’(in)successo del dispositivo – disatteso sin dall’inizio
di un intorno che potesse agevolarne la trasmissione di – basterà dire che oggi le collezioni sono ospitate per lo
senso, anche se molta parte di tutta questa costruzione più nelle successive addizioni del museo in modo molto
ora pertiene anche e soprattutto ai curatori e ai designer tradizionale, mentre la parte centrale e la spirale sono
di musei e gallerie. Gli stessi architetti di quelli che utilizzate per le mostre temporanee, che sono diventate
abbiamo indicato come i “nuovi musei” ovviamente il “core business” del museo. L’orientamento del
considerano parte integrante del loro progetto istituire percorso è dal basso verso l’alto, come il primo sguardo
le condizioni di possibilità delle esposizioni che le loro del visitatore, chiamato anzitutto ad apprezzare la cavità
costruzioni dovranno ospitare, spesso in tensione balaustrata nel suo insieme prima di inziarvi l’ascesa.
rispetto agli artisti che vorrebbero spazi subordinati alle Ho trovato molto interessante il processo di riflessione
loro esigenze, e non viceversa. che ha investito un museo sudamericano, il MASP in
Facciamo alcuni casi concreti, scelti nello spazio e nel Brasile, un “nuovo museo” ante litteram. Il MASP è una
tempo per la loro esemplarità: Frank Lloyd Wright, quando costruzione iconica, “brutalista e razionalista” come
concepisce il Guggenheim di New York (siamo nel 1943), dicono gli architetti, che marca fortemente l’Avenida
lavora in stretta collaborazione con i committenti e i Paulista, arteria principale di San Paolo. Si tratta di un
loro consiglieri, il cui scopo primario è quello di allestire enorme parallelepipedo in cemento e vetro sospeso su
la propria collezione di arte contemporanea. Wright quattro piloni, con una piazza sottostante a disposizione
della popolazione, in una posizione molto significativa viva, l’unità fondamentale delle arti, che è indispensabile
anche per il paesaggio urbano, posto com’è sul ciglio non solamente per rispondere a una necessità storica,
di una collina da cui si diparte un bellissimo giardino ma anche per dare alla propria vita un senso di armonia,
tropicale ammirabile forse più dell’interno del museo di coesione, di equilibrio e di poesia». Un “antimuseo”,
che dal suo esterno. insomma, pensato anche dal punto di vista architettonico
Opera di Lina Bo Bardi, architetta e designer italiana, come un museo “americano”, considerato che in quel
il MASP è stato costruito per accogliere il museo di arte momento storico l’Europa pareva incapace di uscire dal
di San Paolo fondato da Pietro Maria Bardi, marito di ruminìo delle sue tradizioni per aprirsi a gesti di audacia
Lina, nel 1947. A dispetto del progetto iniziale, nel corso che invece sembravano allora del tutto possibili in Brasile.
del tempo la radicale e sovversiva modernità degli Così Lina Bo Bardi, nel manifesto programmatico sulla
spazi interni del MASP era stata trasformata in una “Funzione sociale dei musei”, parla dell’obiettivo di
assai tradizionale e vagamente claustrofobica “galleria” creare all’interno del museo, grazie alla flessibilità degli
ordinata secondo gli spazi, i tempi e gli attori della storia spazi e alla possibilità di modulare la luce, naturale e
dell’arte più accademica, concepita come una nostalgica artificiale, anzitutto una “atmosfera”, capace di avvolgere
riedizione di un vecchio museo europeo. Per una sorta in modo unitario opere antiche e moderne senza
di miracolo, qualche anno fa si è invertita la rotta, si è distinzioni preliminari, per farle vivere insieme e nella
avviato un processo di riabilitazione – è il caso di dirlo – contemporaneità, a beneficio di un pubblico di massa, a
dell’architettura originaria, intitolato “MASP em processo”. cui fornire quante più informazioni e stimoli possibili.
Esso è culminato nel 2015 nella liberazione degli interni Ho potuto visitare il MASP “ritrovato” nel marzo 2017. Lo
– in particolare del sottosuolo e del secondo piano – spettacolo della immensa sala del secondo piano, sede
dall’insieme dei pannelli che segmentavano gli spazi e si della collezione di arte del museo, è impressionante.
frapponevano al gioco di relazioni istituite fra interno ed Sono stati recuperati i supporti per le opere disegnati
esterno, con il parco e la città. originariamente dalla stessa Lina Bo Bardi, dei cubi in
“Um museu fora dos limites”, un museo fuori dal cemento brutalisti quanto sofisticati, tagliati a metà da
comune, che fosse interessante per la gente come lo è il una scanalatura mobile utile ad inserire il piano di vetro o
cinema, oggetto di pubblicità, inserito nel circuito delle la bacheca in cui fissare l’opera, nella sua cornice originale.
mode: questi erano gli obiettivi del suo fondatore, che Uscendo dall’ascensore le opere ci appaiono tutte schierate
pensava a un museo completamente diverso da quello frontalmente per la larghezza della sala, disposte in
della tradizione, non «un luogo morto per cose morte», file successive fino al fondo, secondo una linearità che
ma un «organismo in attività, non con il fine ristretto di probabilmente segue la progressione temporale (dal più
informare, ma di istruire; non una collezione passiva di antico al moderno) e rispetta in qualche modo la paternità
cose, ma una esposizione continua e una interpretazione degli autori e delle scuole, ma che in questa presentazione
della cultura» (Pietro Maria Bardi, MASP Boletim), pensato “sommatoria” si presta all’istituzione di rapporti inediti fra
anche e soprattutto come uno spazio non di separazione i ranghi e le file.
delle arti ma di incontro fra di esse, nell’intima convinzione I visitatori avanzano realmente “fra” le opere, seguendo
della necessità di mostrare e promuovere «di una maniera un percorso assolutamente libero, e ben presto scoprono
che le etichette che riportano le consuete informazioni straordinario curriculum in questo ambito, Renzo
(autore, titolo, luogo e data, tecnica e misure, proprietà) Piano. Nel suo progetto giovanile e rivoluzionario del
sono in effetti sistemate sul retro dei quadri. Questo Beaubourg di Parigi, vinto con Richard Rogers nel 1971,
permette un primo approccio al testo artistico più libero, i vincoli architettonici dello spazio interno destinato alle
meno legato al suo ancoraggio verbale ed enciclopedico, esposizioni erano minimi, suscettibile com’era di essere
al “sapere”, quanto pittosto all’esperienza dell’opera, al articolato con pannellature ad hoc a seconda delle esigenze
suo incontrarla anzitutto con il proprio corpo nello spazio. specifiche. Assai più di recente, invece, trovandosi a dover
La lettura “recto-verso” riserva poi ulteriori sorprese. Sul allestire a Venezia uno spazio assai ristretto, Piano ha
fronte del recto, infatti, ogni tanto compare un riquadro adottato una soluzione del tutto diversa. Per accogliere la
bianco – una sorta di pausa, di grado zero, di blank in collezione di Emilio e Biancamaria Vedova nell’omonima
senso ermeneutico: spazio per l’immaginazione di Fondazione, in un antico deposito del sale lungo e stretto
ciò che non c’è e potrebbe esserci o non c’è ancora, a a Dorsoduro, l’architetto ha trasposto le idee dell’artista
segnalare che la serie è aperta, sia dal punto di vista in un’originalissima macchina espositiva. Vedova spesso
del museo-destinante, sia dal punto di vista del immaginava le sue opere come dei “mobiles”, dipinti
visitatore-destinatario. Sul fronte del verso, invece, ecco sui due lati, sospesi nello spazio, a diretto contatto con il
progressivamente comparire una contro-esposizione, visitatore. Qui, esse sono raccolte in una sorta di rastrelliera
costituita dalla serie dei disegni in bianco e nero che dalla quale, a orari prefissati, un braccio meccanico le
un’artista contemporanea ha eseguito per documentare, estrae secondo un certo ordine, suscettibile di variazioni,
testimoniare gli scontri fra i manifestanti e la polizia per condurle lungo delle apposite rotaie nella sala in cui
durante i disordini che purtroppo caratterizzano la i visitatori sostano attendendo di poterne ammirare la
cronaca politica del paese. C’è un risvolto, dunque, anche “sfilata”. Ecco un altro caso di sovvertimento delle regole,
alla contemplazione estetica che l’atmosfera del museo tali per cui l’opera è fissa, “inchiodata” nello spazio, e il
favorisce, un risvolto politico che non è escluso dallo visitatore deve spostarsi per vederla.
spazio pubblico del museo, ma che anzi le sue tende Un altro caso contemporaneo quasi limite considerata
veneziane invitano a proiettare sull’Avenida Paulista e l’unicità dell’oggetto da esporre, è il Museo dell’Ara Pacis
sulla metropoli di San Paolo, che ingloba il museo senza di Roma. Qui l’architetto americano Richard Meier ha
farsene escludere. risolto il tema trattando il monumento come una sorta
L’esempio ci dice che l’organizzazione interna degli spazi di installazione contemporanea, che il visitatore deve
di un museo dipende molto anche suo nascere o meno attraversare secondo una direzione prestabilita e ha
per ospitare una collezione preesistente – concetto che trasformato il museo – una teca quasi interamente vetrata
si è protratto nel tempo a partire dall’idea più antica del – in una sorta di dispositivo sensoriale, una vetrina tra
museo – oppure che voglia lasciare un ampio spazio alle interno ed esterno, antico e contemporaneo, monumento
mostre temporanee, che oggi come si è detto sembrano e vita cittadina.
indispensabili al buon funzionamento della “macchina”
museale.
Prendiamo un architetto contemporaneo con uno
e la contiguità della fruizione museale con una nuova
4. 1989: IL MUSEO “ESCE DI SÉ” idea di consumo, esteso all’ambito della cultura. Anche
Si deve a Jean Nicolas Louis Durand e ai suoi “Précis il funzionamento interno subiva di conseguenza grandi
des leçons d’architecture” (1817-1821) la messa a punto cambiamenti: un museo come questo ha la necessità di
dell’impianto tradizionale del museo, che segue nel tempo rinnovarsi continuamente anche attraverso una politica di
il primo modello della Galleria e della Rotonda, ancora eventi. In questo caso l’architettura del museo e il tipo di
legato all’ammirazione reverente per l’antichità classica. organizzazione concettuale che essa suggerisce entrano
Esso comprende una prima suddivisione in settori dedicati in secondo piano, rispetto al criterio di riorganizzazione
alle tre arti, spazi dedicati agli artisti maggiori, suddivisioni delle opere, che prende il sopravvento e in un certo
laterali dedicate alle scuole, agli epigoni, un luogo centrale senso le neutralizzano, le mettono in discussione o la
dedicato alla contemplazione dei capolavori assoluti, della risemantizzano. Da spazio garante di un ordine prestabilito
fama e così via. Nell’Ottocento l’Altepinakotek a Monaco di anche il museo più tradizionale si può trasformare così in
Leo von Klenze, iniziata nel 1826, perfeziona il rapporto di un potente generatore di nuovi significati (Eco 2014).
interdipendenza tra organizzazione dello spazio e criteri di Lo aveva teorizzato già André Malraux nella conclusione
ordine delle collezioni, e, ovviamente, di visita. Un modello del suo “Il museo immaginario” (1947), dove è
che sopravvive come traccia tipologica fin nel progetto del sviluppata la riflessione sul modo in cui i musei e le
Mundaneum di Le Corbusier (1929), dalla caratteristica differenti forme di riproduzione dell’arte in Occidente
forma a spirale crescente, indefinitamente ampliabile, hanno cambiato la percezione dello spettatore di fronte
considerato il manifesto del museo moderno. all’opera, favorendo un certo tipo di approccio critico
Per avere un’idea immediata della rottura degli schemi che a discapito di altri. La lezione che se ne deve trarre si
i nuovi musei si propongono, basterà pensare all’effetto riassume nella parola chiave di “metamorfosi”: le opere
dirompente che in uno degli spazi più rappresentativi non sono oggetti statici e inerti ma totalità significanti –
di questo tipo, il Louvre di Parigi (già fortezza, reggia diremmo oggi – in virtuale continua metamorfosi per le
e prigione…), ebbero le piramidi di vetro disegnate relazioni di senso che stabiliscono fra di loro non soltanto
dall’architetto giapponese Ieoh Ming Pei. Nel 1989 le loro “in praesentia” ma anche soprattutto nell’ambito
cuspidi bucavano con prepotenza una delle corti storiche immateriale di una cultura sempre più ampia, favorita
più famose del mondo. La piramide di Pei era il segno dalle nuove tecnologie della riproduzione. Enfatizzate
emergente di un progetto di rinnovamento di assai più anziché mortificate dai cambiamenti di luogo così come
ampia portata, denominato naturalmente il Grand Louvre, dagli accostamenti anche imprevisti che possono subire
che si può dire non si sia mai interrotto. Il museo “usciva attraverso la riflessione e lo studio.
di sé”, proponendosi come protagonista dell’esplosione
culturale e non più della sola conservazione e trasmissione 5. L’EFFETTO BEAUBOURG
di un patrimonio già dato. Al di là delle trasformazioni La rivoluzione dei musei, a Parigi, era però iniziata a
architettoniche più o meno visibili, esso perseguiva ridosso del ‘68, con il concorso per il Beaubourg (Centro
una centralità urbanistica e territoriale, a scala globale, nazionale d’arte e cultura Georges Pompidou), vinto nel
manifestava l’innesto dichiarato fra passato e presente, 1971 dai giovanissimi Renzo Piano e Richard Rogers. Un
non-museo, in realtà, quanto piuttosto una “macchina per considerato l’emblema dei musei contemporanei, sia
la cultura”, che della macchina-fabbrica possedeva anche pure diversissimo nel suo statuto di museo-scultura,
molti tratti fisici, con la fondamentale scelta di svuotare rilancia alcune specificità inaugurate proprio dal
lo spazio interno e sistemare le scale e tutti gli impianti Beaubourg, come l’idea del museo centro di gravità di
all’esterno, in un gioco di trasparenza, colore, incessante grandi operazioni urbanistiche; elemento di visibilità
movimento, rapporto con la città circostante. I grandi per gli amministratori della città; mito curriculare degli
spazi interni, liberati dai vincoli architettonici, erano il architetti; attrattore spettacolare, luogo di consumo e di
manifesto programmatico di un nuovo modo di pensare ospitalità urbana.
all’esposizione dell’arte, ma non solo, permettendo
allestimenti temporanei completamente rinnovabili, 6. IL MUSEO E LA METROPOLI,
accanto a laboratori, una grande biblioteca pubblica, L’ESPOSIZIONE E IL SUO PUBBLICO
servizi, libreria, ristorante. Oggetto apparentemente Come teorizza con estrema lucidità Walter Benjamin,
estraneo rispetto alla città, in realtà si riconnetteva dall’affermarsi della civiltà borghese, nella prima
alla tradizione dell’architettura del vetro e del ferro del metà dell’Ottocento, è in atto un processo, sostanziale
vecchio mercato delle Halles demolito lì accanto. Con rispetto alla modernità, di progressiva estensione
la sua piazza leggermente inclinata, come un invaso spettacolare della partecipazione delle masse alla vita
invitante, subito abitatissima, si poneva invece in forte pubblica, con nuove forme di comportamenti sociali,
relazione con la città, visibile con continuità e da mille una nuova organizzazione della città. Con inedite
prospettive anche dall’interno, dalle scale, dalle sale, dalla qualità di centralità, appaiono gli spazi del welfare e del
terrazza panoramica. “Caravanserraglio sessantottino”, consumo. Nel XIX secolo si attesta questa rivoluzione che
Beaubourg ebbe un successo di pubblico strepitoso, tanto caratterizza la cultura della nuova metropoli, trovando
da insospettire proprio coloro che avrebbero dovuto espressione nella stessa organizzazione urbana – parchi
rallegrarsene, come Jean Baudrillard che nel 1977 scrisse e “promenades”, “passages”, gallerie, grandi magazzini
un allarmato pamphlet, “L’effet Beaubourg”, sui pericoli e conoscendo le sue apoteosi nelle Esposizioni Universali.
di imbarbarimento della cultura di massa. In realtà Queste ultime sono un momento di celebrazione di una
Beaubourg si inventava un “nuovo” pubblico tipicamente nuova mitologia scientifica e patriottica che non si limita
metropolitano, di intellettuali ma anche e soprattutto di a promuovere e a celebrare l’innovazione tecnologica,
giovani, studenti, stranieri, perfino clochard. Il successo i prodotti e la comunicazione commerciale, ma ha
“consuma” Beaubourg, che richiede due profonde un ruolo centrale per l’immaginario collettivo, “nel
ristrutturazioni: una prima, “revisionista” di Gae Aulenti divulgare lo spirito delle macchine, la seduzione delle
nel 1986, una seconda, del 2000, dello stesso Piano, merci e della loro messa in scena, le mitologie moderne
accompagnata da una grande mostra sul suo lavoro. del progresso, le forme espressive della cultura di massa
Quest’ultimo restauro istituzionalizza la forma Beaubourg, e della società dello spettacolo” (Abruzzese, Colombo,
razionalizza gli spazi, canalizza il pubblico dei grandi 1994: 170). Da allora il termine di “esposizione” (dal
numeri. Per una volta, la rivoluzione finisce al potere. latino “exponere”, porre fuori, in mostra, alla vista del
Il Guggenheim di Bilbao firmato da Frank Gehry, pubblico) è divenuto sostrato di significati molteplici. Le
esposizioni hanno assunto via via “assetti organizzativi, potenzialità straordinarie di questi luoghi, negli anni del
valori, contenuti, dimensioni, strutture, offerta, stili Dopoguerra, almeno in Europa, all’idea di “museo” (e il
di intrattenimento, scadenze, tempi di realizzazione discorso potrebbe estendersi agli archivi, alle biblioteche
e forme di apertura al pubblico diversi a seconda dei e così via) è associata una connotazione di decrepitezza, di
ritmi dell’innovazione tecnologica, della geografia dei arcaismo e di conservatorismo.
commerci, del volume dei prodotti, della quantità e della Una crisi ricorrente che si radicalizza negli anni Settanta
qualità delle informazioni, dei magazzini, delle memorie del Novecento: viene messa in causa la concezione della
e classificazioni con cui ‘rappresentare’ l’universo intero cultura come patrimonio d’élite, e dunque il museo viene
delle scienze e delle arti” (ivi). stigmatizzato come una istituzione desueta, inadatta
Queste mutazioni sono tutte avvenute sotto la spinta di un a inaccettabile in una società inizialmente alla ricerca di
attore che ha progressivamente trasformato la sua figura valori democratici, in seguito orientata soprattutto dal
sfocata, di punto di riferimento astratto, di terminale consumo e dalla ricerca del loisir.
lontano, sottoposto a tutta una serie di mediazioni, Di qui nasce un rovesciamento anche inatteso, si mette in
in quella di un attore protagonista del sistema della moto un processo che avrà degli sviluppi straordinari negli
produzione culturale: cioè il “pubblico”. Oggi il successo ultimi anni. Il principio dell’accesso alla cultura da parte di
di pubblico – fino a pochi anni fa addirittura guardato tutti è sancito dai grandi organismi internazionali, dalla d
con sospetto – è divenuto un aspetto essenziale della Dichiarazione dei diritti dell’uomo dell’ONU a quelle sulle
legittimazione politica, culturale, economica e sociale politiche culturali dell’Unesco. Nella dichiarazione del
dei musei (Ballé 1996). A partire dalla loro prima forma Messico (1982), si legge: «l’accesso alla cultura non dovrà
di istituzione (le collezioni reali o di casata), nate dal più essere limitato dalle origini, dalla posizione sociale, il
desiderio di prestigio, dalla volontà di una ristretta cerchia livello di istruzione, la nazionalità, l’età, la lingua, il sesso,
di possedere, mostrare, comparare e vedere le grandi la religione, lo stato di salute o l’appartenenza a una
opere del passato, e di promuovere promuovendosi minoranza razziale o a un gruppo marginale». A partire
quelle del presente, i musei hanno progressivamente da quegli anni il pubblico – i pubblici – diventano una
esteso le loro funzioni, assumendo via via nuovi compiti, componente essenziale del sistema museale e di iniziativa
dall’educazione, alla ricerca, all’intrattenimento. Un culturale, i patrimoni culturali, anche e soprattutto locali,
pubblico, nel senso moderno del termine, si costituisce alla iniziano ad essere considerati risorse e motore di sviluppo
fine del Settecento, e la Rivoluzione francese formalizza anziché giacenze immobili costose e ingombranti. Si
una concezione democratica del museo che implica la moltiplicano le forme di iniziativa, all’interno dei musei e
responsabilità patrimoniale dello Stato e quella del museo delle istituzioni pubbliche, storiche, ma anche al di fuori:
nei confronti dei cittadini. Ma nel corso del tempo viene nascono e crescono nuove professionalità che devono
sempre più approfondendosi la frattura o la difficoltà di rispondere alla nuova gamma di progettualità e di servizi
uno sviluppo bilanciato fra l’ideale democratico e la pratica che diventano essenziali.
museale, tra le esigenze della conservazione e della ricerca La nuova museologia, le cui idee in realtà iniziano a
e quelle dell’apertura a un pubblico sempre più vasto. diffondersi già dopo la Seconda guerra mondiale, assegna
Anche se si moltiplicano le iniziative che sanno cogliere le dal canto suo un posto importante al visitatore, al quale
riconosce un ruolo attivo, rispetto al passato, nel suo il museo sta diventando sempre più “uno spazio pubblico
modo di accostarsi all’arte e fruire degli spazi a essa caratteristico di un’epoca dove lo spirituale e il consumo
dedicati. Come sintetizza Josep Maria Montaner sulla base sono inestricabilmente mescolati”, e questa considerazione
delle tesi di uno dei primi fautori del “museo attivo”, riassume anche tutte le contraddizioni e i punti di potenziale
Georges-Henri Rivière (1989): «Il museo come istituzione crisi del fenomeno che stiamo vivendo. Non è infatti per
in continuo rinnovamento è innanzitutto un luogo di niente facile integrare le diverse missioni (chiamiamole
fermento, comunicazione e diffusione; deve avere come per semplificare inerenti al “settore del patrimonio” e al
obiettivo l’ “arricchimento dei punti di vista del visitatore” “settore dell’intrattenimento”) che oggi sono attribuite
e un impegno dedicato al pubblico e alle sue esigenze» ai luoghi della cultura, non solo per questioni di carenze
(Montaner 2008: 120). strutturali ma spesso anche per mancanza di chiarezza sulle
La civiltà dell’informazione e della comunicazione sembra loro connessioni, che molti vivono ancora nei termini di
così aver scelto fra le istituzioni della civiltà industriale di contraddizioni insanabili.
riscoprire quelle apparentemente più tradizionali, i musei, La domanda sulle conseguenze della “democratizzazione”
e l’idea stessa di cui sono espressione, sottoponendoli a dell’arte non smette mai di riproporsi. È ripresa di recente
una profonda rivoluzione di espressione e contenuto, sia anche da Lev Manovich, uno dei più attenti studiosi dei
sotto il profilo del loro assetto fisico, sia riguardo la loro media digitali, quando s’interroga sulle possibilità di
stessa ragione sociale, riguardante le funzioni storico- sopravvivenza per l’arte “tradizionale” in conseguenza
patrimoniali di conservazione, di tutela, di ricerca, di all’estrema diffusione di tecnologie che moltiplicano
legittimazione. a dismisura le possibilità di produzione e di accesso di
Alle classiche funzioni di base del museo di conservare milioni di utenti, che acquisiscono, spostano, trasformano
la memoria, esporre oggetti e accogliere il pubblico, e scambiano quotidianamente milioni di foto, video, audio.
se ne sono aggiunte molte altre, alcune delle quali più La sua risposta è netta: lo sviluppo del sistema dell’arte
sfuggenti, legate a fenomeni quali la globalizzazione contemporanea nell’epoca della globalizzazione non è
dei fenomeni artistici e dei linguaggi dell’architettura; diminuito ma è stato pari a quello dei “social media” negli
l’interesse economico per la cultura; la dilatazione dello anni duemila: «A partire dagli anni Novanta molti nuovi
spazio turistico; il forte indotto urbanistico. Bob Venturi Paesi sono entrati nell’economia globale e hanno adottato
(1987) vi introduceva la didattica, la ricerca, ma anche i valori occidentali nelle proprie politiche economiche, e
lo svago e la possibilità di svolgere feste e cerimonie in ciò include il supporto, l’acquisto e la produzione di arte
una cornice adeguata: insomma pensava al nuovo museo contemporanea» (Manovich 2010: 237). Manovich elenca
come a uno spazio pubblico a tutto tondo. senza difficoltà una lista di luoghi emergenti, da Shanghai
Oggi il museo è un edificio polifunzionale, che non rispetta ad Abu Dhabi, dove i maggiori architetti del mondo, da
tipologie prefissate ma ricerca una propria unicità, che Frank Gehry, Zaha Hadid, Tadao Ando e tanti altri, sono stati
contiene elementi dell’architettura delle biblioteche, dello invitati a realizzare musei con molte maggiori risorse di
spettacolo, uffici, edifici per il commercio e la ristorazione. quante non otterrebbero in occidente. Questo significa che
Come scrive Roland Shaer nella sua storia dell’idea di l’idea del museo nelle sue realizzazioni attuali ha un forte
museo (1993), nell’attuale contesto sociale ipermoderno, potere di fascinazione, al punto di essere fatta propria anche
da culture distanti. essa deve manifestare cioè una forma di “omogeneità”
7. IL MUSEO COME SEMIOSFERA, e di “individualità” o “personalità” semiotica, tratto
METAFORA DELLA CULTURA caratteristico di un insieme, di un termine collettivo.
Il museo è un oggetto di grande interesse per la Concetto chiave in questo senso è quello di “confine”. Il
semiotica, la disciplina che pratichiamo. Campo di studio confine fra uno spazio semiotico e l’altro è però un limite
di quest’ultima sono in definitiva le culture, e il modo in “poroso”, che, come la guaina di una cellula, è permeabile,
cui esse si articolano attraverso testi, discorsi, artefatti e dal punto di vista culturale va pensato come luogo di
significanti, forme di vita, interazioni e situazioni, studiati continui processi di “traduzione”: «il confine semiotico è
attraverso modelli generali che possano fare emergere le la somma dei “filtri” semiotici di traduzione. Passando
loro differenze reciproche e specifiche. attraverso questi, il testo viene tradotto in un’altra
Il museo è usato come esempio dell’eterogeneità vitale lingua (o lingue) che si trovano fuori dalla semiosfera
e costitutiva della cultura da Jurji Lotman (1922-1993), nel data» (Lotman 1985: 59). La funzione del confine della
celebre saggio “La semiosfera” (1985: 64). Il museo è una “semiosfera”, come quella di ogni membrana o pellicola,
forma che organizza e in cui si stratificano concrezioni è dunque quella di limitare la penetrazione e filtrare e
di senso diverse, attraverso architettura, opere, oggetti, trasformare ciò che è esterno in interno. Nei casi in cui lo
supporti, segnaletiche, testi esplicativi, comportamenti spazio culturale acquista carattere territoriale, il confine
di curatori, impiegati, custodi e visitatori. Espressioni di assume un senso spaziale in senso proprio, e si rivela un
soggettività autonome, in questo spazio esse entrano in meccanismo “cuscinetto”.
contatto e in relazione, si traducono reciprocamente, a Come applicare al museo queste considerazioni? Da
volte entrano in conflitto, o si limitano a coesistere. Danno un punto di vista storico, il museo è nato ad esempio
vita ad un insieme dinamico. come istituzione tipicamente cittadina (Lewis Mumford
L’idea alla base del concetto di “semiosfera” è scriveva che il museo è l’istituzione più tipica della
apparentemente semplice: così come dal punto di vista metropoli), e nei confronti dell’ambiente cittadino ha
biologico l’uomo per vivere ha bisogno di una biosfera, caratterizzato la sua specificità, ponendosi spesso come
come gli altri esseri viventi, e cioè di un ambiente “traduttore” della sua cultura. Al di là della sua funzione,
appropriato, di cui egli sia parte integrante e con il ad esempio di memoria monumentale, la sua forma,
quale abbia scambi continui, così avviene anche sul che dà un primo forte indicatore del significato della sua
piano culturale. Ogni “semiosfera” in cui si articola lo istituzione, è volta congruente con il volto della città che
spazio globale della semiosi si caratterizza per due tratti lo ospita (come nel caso del MoMA a New York) oppure
portanti, che sono la necessità della “delimitazione” e la se ne discosta completamente, enfatizza il carattere di
caratteristica della “irregolarità strutturale”. elemento eccentrico e straordinario (come, sempre a
Il concetto di “semiosfera” sembra per certi versi New York, il Guggenheim). Può rappresentare una città in
sovrapponibile a quello di eterotopia che abbiamo visto miniatura, come pensava Giancarlo De Carlo, con strade,
in precedenza. Una “semiosfera” specifica per Lotman è piazze e l’arte come orizzonte visivo, o una città nella
sempre circoscritta rispetto allo spazio che la circonda, città alternativa a quest’ultima (Purini 2006), può esserne
che appartiene o rappresenta un’altra sfera semiotica: il centro focale, come, in modi diversi, sempre il Louvre
a Parigi e il Guggenheim a Bilbao. Può essere nella città
consolidata, al centro o nei quartieri da riabilitare, come 8. IL MUSEO COME SPAZIO
il New Museum sulla Broadway a Manhattan o il Maxxi DI AUTODESCRIZIONE CULTURALE
a Roma. Oppure nelle nuove forme urbane del nostro Una cultura, una “semiosfera”, ha bisogno per consistere
tempo, come ad esempio il Dia Art Center, trasferito a e sopravvivere nel tempo di forme di autodescrizione.
cento chilometri da New York. Teorici della metropoli È evidente che il museo è una delle istituzioni deputate
contemporanea come Saskia Sassen o Manuel Castells a questo tipo di compito. In questo senso è uno spazio
osservano che proprio all’architettura deve essere organizzato in modo strategico che manifesta i valori
affidato il compito di riportare in primo piano l’accezione profondi che caratterizzano l’universo semantico di una
culturale dello spazio come forma di vita, e concentrare società o di una sua parte, la sua specificità. Gli oggetti che
l’attenzione dagli interventi sullo spazio fisico a quelli esso accoglie e conserva sono “semiofori” (Pomian 1978),
sul cosiddetto “spazio dei flussi”, materiali e immateriali e cioè portatori di significato, in un senso specifico: isolati
che caratterizzano il nostro tempo. Flussi di lavoratori e dalle forme di vita in cui abitualmente circolavano o erano
persone che si spostano incessantemente da un polo di stati concepiti e realizzati, essi non sono soltanto “segni
interesse all’altro, flussi di merci, ma anche e soprattutto di se stessi”, ma anche dell’insieme culturale più vasto di
flussi comunicativi, di informazione. In questo senso, il cui fanno parte. Gli oggetti non entrano soli né da soli nei
modello spaziale dominante nell’età dell’informazione musei: sono scelti, organizzati in collezioni e disposti in
dovrebbe esprimersi proprio nei musei, nei centri per percorsi significanti, a beneficio di un pubblico, da soggetti
congressi, così come nei nodi di trasporto: “luoghi collettivi e collettivi di soggetti (gli esperti, i curatori ecc.)
dell’immaginario culturale e di comunicazione funzionale, opportunamente delegati a queste funzioni di ricerca,
trasformati dall’architettura in forme di espressione selezione, allestimento, valorizzazione, costruzione di
culturale e di condivisione dei significati”, negli esempi rapporti di senso, comunicazione. La realizzazione di un
migliori, cattedrali dell’età dell’informazione, mete di museo e la sua gestione, dunque, presuppongono una
pellegrinaggio in cui cercare il senso del proprio vagare. complessa istanza produttrice, le cui tracce enunciative
«Luoghi di riflessione, in cui si esprime la frattura fra gli sono riconducibili a un progetto complessivo articolato
edifici e la città nel suo complesso. La mancata integrazione in vari livelli di pertinenza. In questo modo, i musei
tra questa architettura dei flussi e lo spazio pubblico è una manifestano anche i modi attraverso i quali una comunità,
giustapposizione tra marcatura simbolica e anonimato una cultura o una parte di essa pensano e trattano i loro
metropolitano (…) ogni opera ha il suo linguaggio e il suo segni, costruiscono il rapporto fra “segni” e “realtà”.
progetto che non si può ridurre a una funzione o a una Rientrano a pieno titolo nel progetto di uno studio
forma, ma il suo significato finale dipenderà dalla messa semiotico delle culture, colte nella loro differenziazione
in relazione dell’opera con l’esistenza quotidiana dello spaziale e storica, nei loro rapporti fra località e globalità.
spazio pubblico urbano» (Castells 2004: 74-75). Sono esempi del modo in cui esse si rappresentano e
riflettono su sé stesse.
vincolante, dice presentazione razionale di collezioni di
9. IL MUSEO COME SPAZIO DIALOGICO oggetti, dice pratiche istituzionali e sociali ritualizzate, e
FRA I LINGUAGGI E LE CULTURE dice anche ostentazione di un sapere e quindi esercizio
Il museo è uno spazio il cui senso è prodotto dal confluire accompagnatorio di un linguaggio esplicativo, da una
e intrecciarsi di linguaggi distinti, che collaborano parte (l’esposizione spiega), designativo e descrittivo
in funzione di una semiotica sincretica: espressioni dall’altra (l’esposizione mette in mostra oggetti etichettati
particolari, cioè, contribuiscono a produrre effetti di senso e designati). Non si dà monumento senza memorandum,
unitari e globali. Così, come abbiamo visto, ai principali senza guida di percorso. Non si dà buona esposizione
livelli costituitivi del museo – struttura architettonica, senza catalogo» (Hamon 1989: 15).
collezione degli oggetti, allestimento, comunicazione Lotman, riflettendo sul problema dei “sistemi
– partecipano elementi che entrano in configurazioni modellizzanti” o, come potremmo dire oggi, dei
analizzabili secondo semiotiche distinte, trasversali linguaggi che danno forma alla realtà, definiva primario
rispetto ai linguaggi in senso tradizionale. Una semiotica il “linguaggio” cosiddetto “naturale”, grazie alla sua
dello spazio non si limita a prendere in considerazione le “sistematicità evidente” (Lotman e Uspenskij 1973: 42).
morfologie architettoniche, ma le mette in relazione con Era il primo d’altronde a ribadire che il linguaggio è
le possibilità d’uso e i comportamenti che esse rendono incorporato nel sistema della cultura con cui costituisce
possibili, inducono o prescrivono (Hammad 2006). una totalità complessa e senza cui non avrebbe senso,
Lotman considera questa eterogeneità interna costitutiva e a riconoscere la possibilità locale, in senso storico-
dello spazio semiotico una riserva per i processi dinamici geografico, di forme di “dominanza semiotica” di certi
ed uno dei meccanismi di elaborazione di nuove sistemi significanti rispetto ad altri.
informazioni, elementi che rinviano a soggettività anche Da questo punto di vista il museo si configura a sua volta
molto lontane fra loro e scarsamente traducibili, poste come uno spazio di confine fra semiosfere diverse, un
però in un rapporto reciproco di tensione dinamica che luogo in cui la commistione dei linguaggi, può portare a
può generare nuovi tratti e percorsi di senso. quei processi che favoriscono la nascita di nuovi linguaggi
Il museo è uno spazio semiotico di particolare interesse e nuove comunità. Il museo in questo senso è uno spazio
anche perché è una delle istituzioni in cui a livello di di ricerca e di elaborazione, oltre che, tradizionalmente,
manifestazione la predominanza del linguaggio verbale il luogo della legittimazione e del riconoscimento
cede il passo ad altre modalità, anzitutto e per lungo tempo del valore dell’arte. Oggi lo spazio del museo sembra
focalizzate nel “mostrare” e nel “vedere”: nella nostra manifestare una netta dominanza del rapporto dialogico
cultura il vedere è in una stretta relazione semantica con il arte/architettura. Se per lungo tempo l’architettura del
sapere, “vedere è sapere”. Philippe Hamon definisce con museo ha manifestato una gerarchia fra contenitore e
chiarezza il dispositivo dell’esposizione, e l’embricatura di contenuto, il primo in funzione vicaria rispetto all’altro,
linguaggi, testualità e pratiche sociali che porta con sé: oggi l’architettura rivendica un ruolo comprimario. Di
«Chi dice esposizione dice preminenza dello sguardo, dei qui una serie di effetti interessanti: al di là del caso di un
suoi specifici piaceri e dispiaceri, dice spazio architettonico equilibrio perfetto tra il museo e la collezione che ospita,
pianificato leggibilmente per un percorso più o meno abbiamo musei che si visitano a prescindere da ciò che
contengono oppure musei che entrano in competizione generali ma anche particolari, di gruppo e individuali e
con ciò che espongono. Progressivamente, al paradigma implica dunque una inevitabile torsione del senso, una sua
visivo e spettacolare si è sostituita la ricerca di dispositivi
continua traduzione. Come se ciò non bastasse è evidente
percettivi di più vasta portata, in cui la significazione che il valore di una comunicazione non sta in ciò che si
magnificata è quella dell’esperienza dello spazio. Lo ha condivide in partenza ma nella possibilità di far entrare in
teorizzato esplicitamente, ad esempio, Steven Holl, la cui confronto le rispettive diversità, le memorie e i linguaggi
opera museale più nota è il museo Kiasma di Helsinki, che non si condividono. Il paradosso messo in luce da
che porta il nome di un fondamentale concetto della tanti studiosi della comunicazione è che il suo valore sta
teoria della percezione di Merleau-Ponty, fonte primaria in ciò che la rende difficile, al limite impossibile, proprio
di ispirazione dell’architetto, come egli racconta nel libro perché è in questa situazione che si impone la necessità
Parallax (2000). Entrando in un museo “fenomenologico”, di “tradurre l’intraducibile” generando così nuova cultura.
il visitatore «dovrebbe rimanere coinvolto in una sorta La cultura stessa, per quanto offra i mezzi di potenziale
di esperienza mimetica», non solo per l’influenza delle semplificazione, si presenta al suo interno come
singole opere esposte, «ma per un influsso generato un meccanismo produttore di complessità, sembra
propriamente dell’insieme dello spazio architettonico continuamente cercare di allontanarsi dalla comunicazione
dell’impresa mussale, la quale finirebbe per trasfigurare il elementare e univoca, come può essere, per necessità,
museo in un’opera d’arte totale» (AA.VV. 2008: 48). la segnaletica stradale per dedicarsi e affinare la
comunicazione artistica e poetica in senso ampio, vale a
10. IL MUSEO COME SPAZIO dire quella più “ambigua”, più difficile da trasmettere e
DI RELAZIONE E DI TRADUZIONE interpretare. Nella “semiosfera”, osserva sempre Lotman:
Lo spazio del museo sembra necessariamente anche «per qualche motivo appare importante fare ciò che è
uno spazio di traduzione: molto spesso le discussioni necessario fare non nel modo più semplice ma nel più
attuali sui musei lamentano l’assenza di comunicazione complesso» (Lotman 1985: 120).
tanto quanto il suo eccesso. Ci si chiede come un grande
pubblico molto spesso ignaro delle sofisticate dinamiche
dell’arte o della cultura possa realmente entrare in
contatto con le opere esposte, si lamenta un eccesso di
semplificazione, la ricerca di facili effetti o viceversa lo
specialismo élitario. Ci si chiede se non fosse migliore il
modello del museo moderno come spazio neutro rispetto
al modello relazionale (Speroni 2002). Da un punto di
vista semiotico non vi sarà mai né identità di codici né
di memoria fra i partner della comunicazione, né una
comunicazione trasparente e piana è necessariamente
l’utopia da perseguire. Il congegno codificante è un
insieme complesso, che implica non solo sottocodici
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