Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Il Regno del Paradiso, descritto da Dante nella sua Commedia, non è più connesso alla Terra:
tutto è eterno ed etereo. Le parti che compongono il Paradiso non hanno una struttura fisica e
concreta perché ogni elemento è prettamente spirituale. Riallacciandosi alla cosmologia
tolemaica Dante immagina che, oltre una sfera detta “sfera del fuoco”, che divide il mondo
terrestre dal Regno del Cielo, intorno alla Terra ruotino nove cieli disposti uno dentro l’altro.
Questi cieli sono composti di una sostanza detta etere (qualcosa di simile all’aria) e muovendosi
brillano, emettono suoni soavi, e riescono ad influenzare gli avvenimenti che hanno luogo sulla
Terra e le persone che la abitano.
Nel Paradiso le anime beate non hanno restrizione e sono ammesse a godere di ogni luogo: Dio
non fa più distinzioni, le varie sedi sono tutte collegate e accessibili. Per poter mantenere
una coerenza interna nella sua narrazione e riuscire a spiegare, anche filosoficamente il significato
del Paradiso, Dante inventa un espediente: Dio vuole aiutarlo a capire e per farlo fa in modo che,
solo durante la permanenza del poeta in Paradiso, ogni anima beata si posizioni dove “dovrebbe”
trovarsi se ci fossero dei posti fissi per loro. Le anime vengono allora a disporsi in sette gruppi
disposti secondo la virtù che gli è propria, e cioè: spiriti difettivi, spiriti operanti per la gloria terrena,
spiriti amanti, spiriti sapienti, spiriti combattenti per la fede, spiriti giusti e spiriti contemplanti.
La Luna con il suo influsso rende gli uomini incostanti e non permette che adempiano ai propositi
prefissati. Dante troverà nel cielo della Luna le anime di quelli che, pur non avendo mai peccato,
decisero di non adempiere al proposito di prendere i voti offerti da Dio, si tratta degli spiriti difettivi
e secondo questa idea procede il viaggio verso gli altri cieli e l’Empireo. I primi sette cieli del
Paradiso dantesco prendono il nome dai pianeti che si trovano al loro interno, rispettivamente
abbiamo quindi il cielo della Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove e Saturno.
Oltre questi primi sette cieli troviamo un ottavo cielo, quello delle “Stelle Fisse” dove si trovano le
costellazioni visibili dalla Terra, e poi il nono cielo, detto “Primo Mobile” perché è il cielo che,
muovendosi per primo, trasmette il suo movimento a tutti gli altri. Oltre i nove cieli entriamo in un
regno eterno, sterminato, che abbraccia tutto quanto esiste al di sotto di esso: siamo nella sede di
Dio e cioè nell’Empireo. In questa zona Dio si trova in un posto preciso, dentro una “Candida
Rosa”. Immaginiamola come una sorta di “anfiteatro” dove, sulle tribune, sono disposti i beati, i
santi, e tutte le schiere angeliche (angeli, arcangeli, cherubini e serafini).
Luce e Armonia sono parole chiave del Paradiso.
Le sue guide saranno prima Beatrice e poi San Bernardo.
Il linguaggio è molto elevato, con numerosi latinismi e allegorie.
DIVINA COMMEDIA – CANTO I
Argomento del Canto
Proemio della Cantica. Dante e Beatrice ascendono al Paradiso. Dubbi di Dante e spiegazione di
Beatrice circa l'ordine dell'Universo.
È mezzogiorno di mercoledì 13 aprile (o 30 marzo) del 1300.
Primo dubbio di Dante (origine del suono e della luce) e spiegazione di Beatrice (82-93)
Nel poeta si accende un fortissimo desiderio di conoscere l'origine del suono e della luce, per cui
Beatrice, che legge nella sua mente ogni pensiero, si rivolge subito a lui per placare il suo animo.
La donna spiega che Dante immagina cose errate, poiché non si trova più in Terra come ancora
crede: egli sta salendo in Paradiso e nessun fulmine, cadendo dalla sfera del fuoco in basso, fu
tanto rapida quanto lui che torna al luogo che gli è proprio (il Paradiso).