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ALBERTO MORAVIA

Alberto Pincherle Moravia nasce a Roma da una famiglia borghese nel 1907. Nel 1916 gli viene
diagnosticata una tubercolosi ossea all'anca, che lo ha tenuto a lungo immobilizzato e per questo
non compie studi regolari. 10 anni dopo è ospite a Firenze della zia e nel 1929 pubblica “Gli
indifferenti”. Nel 1941 si sposa con la scrittrice Elsa Morante. Nel 1944 pubblica “Agostino” e
nel 1953 fonda a Roma la rivista “Nuovi argomenti”. Pubblica altre opere come “La ciociara” 1957
e “La noia” 1960 e nel 1961 si separa da Elsa. È Molto amico con Pasolini e Dacia Maraini con la
quale inizia una convivenza, e si separa dopo 18 anni. Nel 1984 è deputato al Parlamento fino al
1989, come indipendente nelle liste del partito comunista italiano. Moravia si segnala come
romanziere, novelliere, giornalista, autore di teatro, saggista politico, critico letterario di costume,
sceneggiatore cinematografico. Muore nel 1990.

“Gli indifferenti” pubblicato nel 1929 (rispecchia la realtà dell'epoca, pubblicato ma subito
censurato dal fascismo; è più una rappresentazione teatrale perché c'è un continuo cambio di
eventi e di luoghi all'improvviso): con quest'opera recupera la lezione di realismo critico del
romanzo del primo ‘900, soprattutto di Svevo e Pirandello. Moravia si presenta come un
osservatore laico e razionalista perché penetra nelle abitudini di vita dell'alta borghesia romana
per metterne in luce il vuoto spirituale, le violenze represse, l'erotismo crudele, l'accettazione
passiva e indifferente della propria rovina. Il linguaggio si attiene ad una forma di comunicazione
media. Il libro racconta le vicende di una famiglia benestante composta da madre e due figli. Maria
Grazia, la madre, rimasta vedova, trascorre la sua vita con l’amante Leo. Uomo che nutre un certo
interesse per la figlia Carla. Nel giorno del ventiquattresimo compleanno di Carla, Leo tenta di
approfittare della giovane, facendola ubriacare. Il tentativo però fallisce perché Carla si sente male
e vomita. Fra i due inizia una relazione all'insaputa di tutti, poiché Carla sente il bisogno di
cambiare, di iniziare una nuova vita. Lisa, cara amica di Maria grazia, si innamora di Michele, il
fratello di Carla, ma il ragazzo non nutre dei sentimenti sinceri verso la donna. Carla e Leo si
incontrano di nascosto ma una sera vengono scoperti in flagrante da Lisa, la quale non si fa
vedere e ne parla con Michele. Il ragazzo, non ha mai potuto sopportare Leo già dai tempi della
relazione con la madre, perché Leo voleva approfittare solo delle loro ricchezze e così preso dalla
rabbia vuole uccidere l'uomo. Tenta di farlo ma fortunatamente non ci riesce. Per evitare che la
villa sia venduta a un miglior offerente, Leo, per paura di perdere quanto ha cercato di ottenere,
chiede a Carla di sposarlo. Carla, nonostante lo disprezzi e non lo ami, è attratta dall'idea di una
nuova vita benestante e borghese. Con freddezza accetterà la proposta di matrimonio. Il romanzo
si chiude con un finale sospeso: Carla vuole parlare alla madre della relazione, la quale crede di
essere ancora nel cuore di Leo, pur sapendo di farla soffrire, ma la storia si concluderà prima che
essa possa farlo, lasciando Mariagrazia all'oscuro di ciò che la figlia, ormai da tempo, trama alle
sue spalle con l'amante.

“Agostino”: seconda tappa de “Gli indifferenti” e un romanzo di solitudine, umiliazione esclusione


dalla vita; traspare dal romanzo il tipico ‘eroe’ moraviano: un eroe opaco, negativo ed inquieto,
inutilmente consapevole della propria indifferenza morale, della propria noia, ovvero della
mancanza di sicuro rapporto con la realtà. Agostino è un romanzo breve, di cinque capitoli che
descrive un drammatico episodio nella vita di un tredicenne. Il protagonista, Agostino tredicenne
affronta la scoperta del sesso, e finisce per sentirsi escluso dal nido d’infanzia ed escluso dal
mondo virile degli adulti. Durante una vacanza al mare, Agostino, cresciuto in una buona famiglia
borghese, circondato d’affetto e premure, assiste alle attenzioni, ricambiate, che un giovane
rivolge a sua madre, che è vedova. Presto la giovane donna prende l'abitudine di fare il bagno con
Renzo lasciando Agostino, rattristato, da solo sulla spiaggia. Il ragazzo ne soffre e fa amicizia con
una banda di coetanei, furbi figli di bagnini ed i camerieri. Agostino attirato da quel nuovo mondo,
cerca di esserne ammesso. Sono loro, che aprono gli occhi ad Agostino sia sulla realtà della sua
condizione sociale quindi di ricco, sia sull'esistenza del sesso. Egli apprende dai ragazzi che la
madre è considerata da tutti loro una donna facile e ne prova un forte turbamento. Ora il ragazzo
per la prima volta vede la madre con occhi diversi. Agostino viene a conoscenza dell'esistenza
delle case di prostituzione e dopo aver visto la madre baciare con Renzo, vuole entrare nel mondo
dei grandi, dopo essersi procurati i soldi necessari per lui e il compagno, cerca di entrare in una
casa di prostituzione, ma viene respinto perché troppo giovane. Il romanzo termina con la richiesta
da parte di Agostino alla madre di ritornare a casa e di non essere più trattato come un bambino
ma come un uomo.
Negli anni del Neorealismo post-bellico, Moravia si accosta a personaggi degli strati sociali più
umili ( La ciociara, La romana ecc..). Il neorealismo è una corrente letteraria, che esprime,
avvalendosi di una drammatica rappresentazione dettagliata dell'esistenza umana, l'insofferenza
per la vuotezza delle usanze borghesi e la noia per una vita priva di senso.

La Ciociara riguarda la storia di Cesira, una negoziante vedova, e la figlia Rosetta, un'adolescente
bella e di fede devota, lottano per sopravvivere a Roma durante la Seconda guerra mondiale.
Quando l'esercito tedesco sta per entrare a Roma, Cesira prepara alcune provviste, cuce i
risparmi di una vita nelle fodere del vestito, e fugge a sud con Rosetta per tornare nella natale
Ciociaria. Per nove mesi le due donne sopportano la fame, il freddo, e la sporcizia mentre
attendono l'arrivo delle forze alleate. Ma la liberazione, quando arriva, porta un'inaspettata
tragedia. Sulla strada di casa, le due donne vengono attaccate e Rosetta viene brutalmente
violentata da un gruppo di goumiers (soldati alleati marocchini in servizio nell'esercito francese).
Questo atto di violenza sconvolgerà la vita di entrambe le donne, modificando, le loro qualità e
caratteristiche.

L’ultima fase dell’attività di Alberto Moravia è caratterizzata da uno spiccato pessimismo: lo


scrittore non crede più al popolo come a un’alternativa valida e torna a concentrarsi sull’universo
borghese, ancora in crisi, e privo di morale, nel periodo dello sviluppo industriale del secondo
dopoguerra. Il romanzo più importante del periodo è La noia.

“La noia”: terza tappa de “Gli indifferenti”. Rappresenta con questo romanzo la consapevolezza
decisiva dell'irrimediabile inautenticità delle relazioni umane e sociali, in un universo oramai
industrializzato e dominato solo dal valore del denaro, del possesso. Ricorrente nei romanzi di
Moravia, un taglio compositivo di tipo teatrale. Per l’autore, infatti, la tragedia è la vetta dell'arte:
quindi, poco tempo, pochi personaggi e fatti molto drammatici. Nei libri di Moravia i verbi sono al
presente o al passato, l'imperfetto non esiste perché non esiste la durata che è propria del
romanzo. All'autore non interessano l'analisi, l'azione e la scansione narrativa ma la progressione
logica e conseguenziale degli eventi, la linearità cronologica. Gli attori si definiscono attraverso
gesti e dialoghi, i luoghi esterni sono descritti precisamente sempre in rapporto con la situazione
del racconto, la vicenda procede attraverso contrasti psicologici spesso violenti, attraverso scontri
tra il personaggio e la realtà. Il romanzo, diviso in nove capitoli, narra la storia di Dino,
appartenente ad una nobile famiglia romana, che vive insieme alla madre in una villa. Egli
trascorre il tempo dipingendo ma è assalito dalla noia verso tutto ciò che lo circonda e, come già
era stato per il padre, disprezza tutti quei valori borghesi che la madre invece considera validi. Il
conflitto con la madre diventa, con il passare del tempo, insopportabile e Dino decide di andare ad
abitare in un'altra zona di Roma dove ha installato il suo studio da pittore. Ma nemmeno la pittura,
alla quale si dedica con poco entusiasmo, serve a distrarlo. A Dino pesano anche le visite che è
costretto, per dovere, a fare alla madre, che vorrebbe che il figlio ritornasse a casa. Alla morte del
pittore Mauro Balestrieri, che aveva lo studio accanto al suo, Dino conosce Cecilia che era stata la
sua amante e inizia con lei una relazione. Presto però anche la ragazza gli viene a noia, ma
proprio il giorno in cui egli decide di lasciarla, lei non si presenta all'appuntamento facendo così
nascere in Dino la gelosia. In seguito a diversi pedinamenti Dino scopre che la ragazza si incontra
con un altro uomo, Luciani. Dino prende l'abitudine di pagare l'amante dopo i loro incontri
sperando così di riuscire, creandosi nella mente l'immagine di una prostituta, a liberarsi di lei. Ma
Cecilia accetta con completa indifferenza i soldi, come li accettava precedentemente da
Balestrieri, per darli all'altro uomo. Dino più tenta di liberarsi di Cecilia, più ne scopre le bugie e più
si sente attratto da lei. Le chiede quindi di sposarlo nella speranza che la quotidianità del
matrimonio gli riveli la banalità della donna. Cecilia, dopo aver ammesso di essere innamorata di
lui ma anche dell'altro uomo, gli chiede tempo per pensare alla proposta e intanto si fa dare dei
soldi che le servono per trascorrere una vacanza a Ponza con l'altro. Dino, dopo la sua partenza,
una sera decide semplicemente di schiantarsi con l'auto contro un platano. L'esperienza della
morte prossima lo cambia in qualche modo, accetta la sua condizione e riallaccia un contatto con
la realtà, nell'attesa del ritorno di Cecilia.

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