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Divina Commedia

Canto I LUOGO

La selva oscura
CONTENUTI  Il valore universale del viaggio dantesco
 Il significato letterale e allegorico del canto
 Il ruolo allegorico di Virgilio

PERSONAGGI  Dante
E DANNATI  Le tre fiere
 Virgilio

PENA E
CONTRAPPASSO

I
l primo canto dell’Inferno costituisce il proemio che attanagliano l’animo umano: lussuria, superbia
dell’intera Commedia e segna l’inizio del viaggio e avarizia. Ma ecco apparire l’ombra di un uomo,
che Dante si appresta a compiere attraverso l’in- venuto per portargli soccorso: è Virgilio, il poeta lati-
ferno, il purgatorio e il paradiso. È la notte del vener- no caro a Dante, il quale lo invita a seguire un altro
dì santo del 1300, anno del Giubileo. Dante si trova cammino. Virgilio profetizza a Dante la venuta di
sperduto in una «selva oscura» (rappresentazione un veltro – un misterioso personaggio che giungerà
allegorica del peccato in cui l’anima umana si smar- per redimere il genere umano e ricondurlo verso i
risce), fino a quando, impaurito e angosciato, arriva valori eterni del bene e della giustizia sociale – che
ai piedi di un colle illuminato dal Sole, che accende ricaccerà la lupa nell’inferno. Egli spiega a Dante
in lui una nuova speranza di salvezza, accentua- che, per la sua salvezza, dovrà condurlo in un viag-
ta dall’«ora del tempo», il mattino, e dalla «dolce gio in cui gli verranno mostrate le pene dell’inferno
stagione», la primavera, il periodo del risveglio e le penitenze delle anime del purgatorio, destinate a
della natura e della risurrezione pasquale di Cristo. salire in paradiso. Se poi Dante vorrà vedere i beati,
Dante si sente rinfrancato e comincia a salire il Virgilio lascerà il posto a un’altra guida, poiché Dio
colle, quando tre belve gli sbarrano il cammino e lo non vuole che un pagano varchi la porta del cielo.
fanno indietreggiare verso la selva. Sono una lonza, Rinfrancato da queste parole, Dante si dice pronto
un leone e una lupa, allegorie dei tre maggiori vizi a seguirlo.

Nel mezzo del cammin di nostra vita1 La selva  (vv. 1-12)


PARAFRASI

mi ritrovai per una selva oscura2 A metà del percorso della vita di ogni uomo, mi
ritrovai in una selva oscura, poiché avevo smarri-
3 ché la diritta via3 era smarrita.
to la via del retto vivere.

1.  Nel mezzo… vita: a trenta- anni; occorre ricordare anche 2.  selva oscura: foresta buia; la di Beatrice e, più in generale, lo
cinque anni, come Dante scrive un’altra fonte biblica per questo «selva» è «oscura» perché rap- stato di ignoranza e di corruzio-
nel Convivio (IV, 23, 6-10) citan- verso: «Nel mezzo della mia presenta allegoricamente il travia- ne del genere umano al tempo.
do un passo biblico che calcola vita andrò alle porte dell’infer- mento morale e intellettuale in 3.  la diritta via: la strada che con-
la durata della vita umana in 70 no» (Isaia XXVIII, 10). cui si trovò Dante dopo la morte duce alla salvezza spirituale.

© 2011 RCS Libri S.p.A., Milano/La Nuova Italia – M. Sambugar, G. Salà – Letteratura+

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Inferno Canto I

Ahi quanto a dir qual era è cosa dura4

PARAFRASI
È davvero arduo esprimere a parole come fosse
esta5 selva selvaggia e aspra e forte6 questa selva selvaggia, intricata e difficile da at-
traversare, che solo a ripensarci provo la stessa
6 che nel pensier rinova la paura!
paura di allora!
Tant’è amara che poco è più morte; La selva era così spaventosa che solo la morte
ma per trattar del ben7 ch’i’ vi trovai, lo è un po’ di più; ma per spiegare quanto bene
ho ricavato da quell’esperienza, racconterò delle
9 dirò de l’altre cose8 ch’io v’ho scorte.
altre cose che vi ho potuto vedere.
Io non so ben ridir com’i’ v’entrai, Io non so dire con precisione come mi ritrovai
tant’era pien di sonno9 a quel punto10 nella selva, tanto la mia anima era ottenebrata
dal sonno nel momento in cui abbandonai la via
12 che la verace11 via abbandonai. del vero bene.
Ma poi ch’i’ fui al piè d’un colle12 giunto, Il colle  (vv. 13-30)
là dove terminava quella valle13 Ma, dopo che fui arrivato ai piedi di un colle, nel
punto in cui terminava quella distesa che mi ave-
15 che m’avea di paura il cor compunto14, va riempito il cuore di paura,
guardai in alto, e vidi le sue spalle15 guardai in alto e vidi i pendii del colle illuminati
vestite già de’ raggi del pianeta dai raggi del Sole, l’astro che guida ogni uomo
per la via della vera virtù.
18 che mena dritto altrui per ogne calle16.

Allor fu la paura un poco queta17 Allora si calmò, almeno in parte, la paura che mi
che nel lago del cor18 m’era durata aveva attanagliato il cuore durante la notte tra-
scorsa con tanta angoscia.
21 la notte ch’i’ passai con tanta pièta19.

E come quei che con lena affannata20 E come fa chi è appena giunto alla riva dopo uno
uscito fuor del pelago21 a la riva scampato naufragio, che si volge col respiro an-
cora affannoso a fissare la distesa d’acqua che gli
24 si volge a l’acqua perigliosa e guata22,
ha fatto correre un pericolo tanto grave,
così l’animo mio23, ch’ancor fuggiva, così l’animo mio, che ancora rifuggiva dal pe-
si volse a retro a rimirar lo passo ricolo della selva, si volse indietro a guardare
nuovamente quel luogo che non ha mai lasciato
27 che non lasciò già mai persona viva24.
sopravvivere nessuno.

4.  Ahi quanto… dura: è arduo più ampio “del bene, della sal- strada («calle»), cioè quella che implica il terrore del naufrago
(«è cosa dura») descrivere in vezza”. conduce a Dio. Secondo la co- nel rivedere il pericolo (e infatti
che modo era fatta («qual era»); 12.  un colle: si oppone alla smologia tolemaica, il Sole era l’acqua è definita «perigliosa») al
da notare l’allitterazione della d «selva» e più avanti è chiamato un pianeta che girava intorno quale è appena scampato.
e della r. «dilettoso monte» (v. 77): alle- alla Terra, immobile al centro 23.  l’animo mio: la mia mente
5.  esta: questa; si tratta di una goricamente rappresenta la vita dell’universo. In senso metafori- (dal latino animus, “mente, pen-
forma arcaica dell’aggettivo di- virtuosa, che è alla base della fe- co il Sole è la luce che guida ver- siero, volontà”).
mostrativo. licità umana; i raggi del sole che so il bene, cioè a Dio. 24.  lo passo… viva: il passag-
6.  selva… e forte: da notare la co- lo illuminano rappresentano la 17.  queta: sopita, calmata. gio (cioè la selva) che non la-
ordinazione per polisindeto («e… Grazia divina, che assiste e indi- 18.  nel lago del cor: nella cavità sciò mai vivo nessuno che non
e»); «selva selvaggia» è una pa- rizza le persone virtuose. interna del cuore («lago del cor» riuscisse a superare l’impedi-
ronomasia. 13.  valle: la selva è qui detta «val- è una metafora), sede delle pas- mento del peccato; in senso
7.  del ben: dell’incontro con Vir- le» per significare l’abbassarsi sioni. allegorico sta a significare che
gilio e di aver preso coscienza dell’anima a un’esistenza pecca- 19.  pièta: angoscia, affanno; il l’abitudine del peccato conduce
della mia condizione di pecca- minosa, in contrapposizione al termine deriva dal latino pìetas alla dannazione chiunque non
tore. colle illuminato che rappresenta (“devozione, affetto”), ma in se ne allontani in tempo. Nella
8.  de l’altre cose: le tre fiere di cui invece la «diritta via». Dante ha sempre il significato similitudine svolta in queste due
parlerà più avanti. 14.  compunto: afflitto, amareg- di “tormento, oppressione fi- terzine («E come quei… perso-
9.  tant’era… sonno: tanto avevo giato. sica”. na viva») il mare rappresenta
la mente offuscata dall’errore del 15.  le sue spalle: i pendii presso 20.  con lena affannata: con re- la selva del peccato, mentre il
peccato; il sonno che addormen- la cima del colle. spiro affannoso. naufrago corrisponde alla vo-
ta la coscienza del peccatore è 16.  vestite… calle: illuminate 21.  pelago: latinismo (da pelagus, lontà di redenzione del poeta,
una metafora. («vestite») dai raggi del Sole “mare”). ancora spaventato dal pensiero
10.  a quel punto: cioè dopo la («pianeta»), che guida («mena 22.  guata: guarda con insisten- della selva, ma desideroso di
morte di Beatrice. dritto») gli uomini («altrui» è un za; la forma “guatare” (usata al allontanarsene per raggiungere
11.  verace: veritiera, ma in senso pronome indefinito) per la giusta posto del normale “guardare”) la salvezza.

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Inferno Canto I

Poi ch’èi25 posato un poco il corpo lasso26, Dopo che ebbi riposato un poco il corpo stanco,

PARAFRASI
ripresi via per la piaggia27 diserta, ripresi il cammino lungo il pendio solitario, in
modo tale che il piede su cui mi appoggiavo era
30 sì che ’l piè fermo sempre era ’l più basso28. sempre il più basso.
Ed ecco, quasi al cominciar de l’erta29, Le tre fiere  (vv. 31-60)
una lonza30 leggiera e presta31 molto, Ma quasi all’inizio della salita vera e propria,
ecco farsi avanti una lonza agile e molto veloce,
33 che di pel macolato era coverta;
ricoperta di pelo a macchie;
e non mi si partia dinanzi al volto32, e questa belva non si allontanava dal mio cospet-
anzi ’mpediva tanto il mio cammino, to, anzi impediva così tanto il mio cammino che
più volte mi voltai per tornare indietro.
36 ch’i’ fui per ritornar più volte vòlto33.

Temp’era dal principio del mattino, Era la prima ora del mattino e il Sole sorgeva
e ’l sol montava ’n su con quelle stelle all’orizzonte in compagnia di quelle stelle con le
quali si trovava quando Dio iniziò la creazione
39 ch’eran con lui quando l’amor divino

mosse di prima quelle cose belle34; e fece muovere per la prima volta gli astri; cosic-
sì ch’a bene sperar m’era cagione ché l’ora mattutina e la dolce stagione primave-
rile mi dettero motivo di non temere quella fiera
42 di quella fera a la gaetta pelle35 dalla pelle maculata;
l’ora del tempo e la dolce stagione36; ma non mi confortarono abbastanza da evitarmi
ma non sì che paura non mi desse lo spavento per l’apparizione di un leone.
45 la vista che m’apparve d’un leone37.

Questi parea che contra me venisse38 Questo sembrava venire contro di me con la te-
con la test’alta e con rabbiosa fame, sta alta e con una fame così rabbiosa che l’aria
stessa sembrava tremare di paura.
48 sì che parea che l’aere ne tremesse39.

25.  èi: ebbi; è una forma molto vista; «volto» è una sineddoche speranza di salvarsi è subito va- del colle («altezza»). La lupa è
frequente nell’italiano antico. per “persona”. nificata dall’apparire di un leone presentata come il più temibile de-
26.  lasso: latinismo (da lassus, 33.  più volte vòlto: è una paronoma- (allegoria della superbia; vedi ri- gli animali poiché, come dice san
“stanco”). sia, come «selva selvaggia» del v. 5. quadro). Paolo, «la cupidigia è la radice di
27.  piaggia: il pendio ancora dolce Dante intende dire che fu più volte 38.  venisse: rima imperfetta. tutti i mali» (1 Tim. VI, 10), causa
che conduce alla salita del colle. sul punto di tornare indietro. 39.  tremesse: latinismo (da tre- principale del disordine morale e
28.  ’l piè… basso: chi s’inerpica 34.  Temp’era… cose belle: era mere, “tremare”). politico che affligge la società: Dan-
su un pendio fa sì che «’l piè fer- l’alba («temp’era dal principio 40.  che di tutte… magrezza: che te introduce qui, per la prima volta,
mo», che deve sorreggere il cor- del mattino»; il complemento di nella sua magrezza sembrava ca- il tema civile e politico che percorre
po, si trovi sempre più in basso tempo è retto dalla preposizione rica («carca») di ogni cupidigia tutta la Commedia.
dell’altro piede, sollevato a cerca- «da») e il Sole sorgeva («monta- («brame»). 44.  E qual è quei… acquista: l’ava-
re un nuovo appoggio; in senso va ’n su») insieme alle stelle del- 41.  e molte… grame: la lupa, ro (secondo alcuni il giocatore).
allegorico l’espressione significa la costellazione dell’Ariete («quel- magra e affamata, simboleggia la 45.  perder lo face: gli fa perdere
che Dante procede faticosamen- le stelle»), con cui si trovava cupidigia (vedi riquadro). in un momento tutto ciò che ha
te perché il suo proposito di rag- («ch’eran con lui») quando Dio 42.  questa… gravezza: la lupa ottenuto.
giungere la virtù è ancora incerto. fece muovere per la prima volta («questa», pronome pleonastico 46.  tal mi fece… sanza pace: allo
29.  erta: salita. («mosse di prima») gli astri del che riprende il soggetto del v. stesso modo (quello di chi «pian-
30.  una lonza: la lonza (dal cielo («quelle cose belle»). Ai tem- 49), mi provocò tanta angoscio- ge e s’attrista») mi ridusse la vista
francese antico lonce) è un feli- pi di Dante era opinione comune sa oppressione («gravezza»). di quella bestia insaziabile («san-
no simile alla lince e alla pantera che la creazione del mondo fosse 43.  la speranza de l’altezza: la za pace», perché tormentata da
di cui si trova notizia nei bestiari avvenuta all’inizio della primave- speranza di raggiungere la cima una irrefrenabile cupidigia).
medievali (libri che raccoglieva- ra, quando il Sole si trova appunto
no brevi descrizioni di animali, nel segno dell’Ariete. Le tre fiere: la lonza, il leone, la lupa
reali e immaginari, accompa- 35.  a la gaetta pelle: dalla pelle
gnate da spiegazioni moraleg- maculata; «gaetta» deriva dal Le tre fiere che impediscono a Dante di ascendere al colle
gianti e riferimenti tratti dalla provenzale caiet (“screziato”) e hanno il valore allegorico di tre impedimenti che ostacolano
Bibbia) e che Dante poteva aver anche «a» (invece di “da”) per il pentimento: la lonza rappresenta la lussuria, il leone la
visto nel 1285, quando, secondo il complemento di termine è una superbia, la lupa l’avarizia (termine che, nel Medioevo,
un documento dell’epoca, uno costruzione tipica del francese. aveva il significato di “cupidigia, desiderio smodato di
di questi animali fu tenuto in 36.  l’ora… stagione: il poeta pen- arricchirsi”). Secondo un’altra ipotesi le tre fiere avrebbero
gabbia a Firenze presso il palaz- sa di riuscire a sfuggire al pericolo anche un significato politico: la lonza sarebbe l’allegoria di
zo del comune. rappresentato dalla lonza perché Firenze divisa tra Bianchi e Neri, il leone rappresenterebbe
31.  leggiera e presta: agile e veloce. il momento astronomico è parti- il re di Francia Filippo il Bello e la lupa la curia pontificia, in
32.  non mi si… volto: non si al- colarmente propizio. particolare Bonifacio VIII.
lontanava («partia») dalla mia 37.  ma non sì… d’un leone: la

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Inferno Canto I

Ed una lupa, che di tutte brame

PARAFRASI
E mi apparve anche una lupa che, nella sua ma-
sembiava carca ne la sua magrezza40, grezza, sembrava portare tutti i segni dell’avidità
e già aveva fatto vivere nel dolore molte persone;
51 e molte genti fe’ già viver grame41,

questa mi porse tanto di gravezza42 per la paura che incuteva il suo aspetto, questa
con la paura ch’uscìa di sua vista, belva suscitò in me un senso di oppressione così
grave che persi la speranza di raggiungere la vet-
54 ch’io perdei la speranza de l’altezza43.
ta del colle.
E qual è quei che volontieri acquista44, E come colui che si adopera per procurarsi ric-
e giugne ’l tempo che perder lo face45, chezze e beni di valore, quando giunge il mo-
mento in cui perde ogni avere, si dispera e si
57 che ’n tutt’i suoi pensier piange e s’attrista;
rammarica profondamente,
tal mi fece la bestia sanza pace46 allo stesso modo mi ridusse quella belva insaziabi-
che, venendomi ’ncontro, a poco a poco le che, venendomi incontro, a poco a poco mi re-
spingeva nella selva dove non filtra la luce del Sole.
60 mi ripigneva là dove ’l sol tace47.
Virgilio  (vv. 61-99)
Mentre ch’i’ rovinava in basso loco48, Mentre precipitavo verso la valle, mi apparve
dinanzi a li occhi mi si fu offerto l’ombra di una figura umana che, per la lunga
63 chi per lungo silenzio parea fioco49. abitudine al silenzio, sembrava aver perduto la
forza di parlare.
Quando vidi costui nel gran diserto50, Quando vidi costui nel gran deserto che mi cir-
«Miserere di me51» gridai a lui, condava, gli gridai: «Abbi pietà di me, chiunque
tu sia, o un’ombra o un uomo in carne e ossa!».
66 «qual che tu sii, od ombra52 od omo certo53!».

Rispuosemi54: «Non omo, omo già fui, Mi rispose: «Non sono più un uomo ormai, lo fui
e li parenti miei furon lombardi un tempo e i miei genitori provenivano dall’Italia
settentrionale, entrambi originari di Mantova.
69 mantoani per patria ambedui55.

47.  mi ripigneva… tace: mi ricac- Virgilio è «fioco» prima che que- dal nome della popolazione ger- di Dante il termine «lombardi»
ciava («ripigneva») nella selva sti abbia parlato. La spiegazione manica che tra il VI e l’VIII secolo indicava gli abitanti dell’Italia set-
oscura, dove il Sole non si fa sen- sta forse nel significato allegori- d.C. si stanziò nell’Italia del Nord tentrionale mentre, oltralpe, veni-
tire («tace»); il passaggio dalla co di Virgilio, che simboleggia la e, in particolare, nella Pianura va usato anche per designare tutti
sfera visiva («’l sol») a quella udi- ragione: dal momento che solo padana: i Longobardi. Al tempo gli italiani.
tiva («tace») fa di questa metafo- adesso Dante ha preso coscien-
ra anche una sinestesia. za della gravità della sua situa-
48.  Mentre ch’i’...  loco: mentre zione, è normale che le prime
precipitavo verso il basso. Il ver- parole pronunciate dalla voce
so è da intendersi non in senso della ragione siano “fioche” per
esclusivamente letterale, ma an- aver taciuto a lungo.
che morale: Dante non precipita 50.  gran diserto: la «piaggia di-
fisicamente (si dice infatti che la serta» del v. 29 sembra allargarsi
lupa gli viene incontro «a poco a dismisura.
a poco»), ma il tornare verso la 51.  Miserere di me: abbi pietà di
selva prefigura la fine della spe- me; si tratta della formula liturgi-
ranza e la paura di non riuscire ca «Miserere mei».
a salvarsi. 52.  ombra: anima di un morto.
49.  chi… fioco: scopriremo tra 53.  certo: dotato di un corpo vivo
poco che è il grande poeta latino e reale.
Virgilio (70 a.C.-19. a.C.). Oltre 54.  Rispuosemi: mi rispose; il
alla spiegazione letterale fornita pronome “mi”, aggiunto alla fine
nella parafrasi, vi è una secon- del verbo, è in funzione enclitica. A
da interpretazione che legge parlare è Virgilio, simbolo della ra-
«fioco» nel significato di “eva- gione umana che condurrà Dante
nescente”, come sembrerebbe attraverso l’inferno e il purgatorio.
confermare la canzone Donne 55.  e li parenti miei… ambedui: e
ch’avete intelletto d’amore, in cui i miei genitori (latinismo da pa-
lo spirito che in sogno annuncia rentes, “genitori”) furono originari
a Dante la morte di Beatrice è dell’Italia settentrionale, entrambi
definito «omo scolorito e fioco» («ambedui») mantovani. Ai tem-
(v. 54); resta però il problema del pi di Virgilio, Mantova si trovava
rapporto tra l’essere un’ombra e nella Gallia cisalpina; i termini
il «lungo silenzio», dal momen- “lombardo” e “Lombardia” sono Scuola fiorentina, Dante entra nella selva oscura, miniatura
to che Dante non può sapere se di origine medievale e derivano del XIV-XV secolo, Firenze, Biblioteca Laurenziana.

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Inferno Canto I

Nacqui sub Julio, ancor che fosse tardi56,

PARAFRASI
Nacqui al tempo di Giulio Cesare, troppo tar-
e vissi a Roma sotto ’l buono Augusto57 di perché questi potesse apprezzarmi, e vissi a
Roma sotto il valente Augusto, quando ancora si
72 nel tempo de li dei falsi e bugiardi58.
veneravano gli dèi pagani, falsi e bugiardi.
Poeta fui, e cantai di quel giusto Fui poeta e cantai di Enea, figlio di Anchise e
figliuol d’Anchise che venne di Troia, uomo giusto, che fuggì da Troia dopo che la città
75 poi che ’l superbo Iliòn fu combusto59. e la sua superba rocca furono bruciate.

Ma tu perché ritorni a tanta noia60? Ma tu perché ritorni verso la selva dell’angoscia?


perché non sali il dilettoso monte61 Perché non sali il colle che dà gioia, che è princi-
pio e causa della perfetta felicità?».
78 ch’è principio e cagion di tutta gioia62?»

«Or se’ tu quel Virgilio e quella fonte «Sei tu dunque quel famoso Virgilio, quella fonte
che spandi di parlar sì largo fiume63?» di poesia da cui scaturisce un così largo fiume
di eloquenza?» gli risposi io con atteggiamento
81 rispuos’io lui con vergognosa fronte64.
umile e riverente.
«O de li altri poeti onore e lume65 «Onore e guida di tutti gli altri poeti, possa gio-
vagliami66 ’l lungo studio e ’l grande amore varmi il continuo impegno e il grande amore che
mi ha spinto a studiare a fondo le tue opere.
84 che m’ha fatto cercar lo tuo volume67.

Tu se’ lo mio maestro e ’l mio autore68; Tu sei il mio maestro e la mia massima autorità,
tu se’ solo69 colui da cu’ io tolsi tu sei il solo da cui ho appreso lo stile alto che mi
ha reso degno della gloria poetica.
87 lo bello stilo70 che m’ha fatto onore.

Vedi la bestia per cu’ io mi volsi: Vedi la lupa a causa della quale sono tornato
aiutami da lei, famoso saggio71, indietro: o famoso saggio, aiutami contro di lei,
che mi fa tremare il sangue nelle vene».
90 ch’ella mi fa tremar le vene e i polsi72».

56.  Nacqui sub Julio… tardi: Vir- 60.  noia: angoscia, pena. 69 tu se’ solo: le affermazioni solenne, proprio di un poema
gilio nacque ai tempi di Giulio 61.  il dilettoso monte: è il colle formano una climax ascendente epico qual è appunto l’Eneide;
Cesare («sub Julio»), ma troppo del v. 13, detto «dilettoso» perché («maestro» – «autore» ); in par- ricorda in proposito la teoria dei
tardi perché questi potesse cono- è la via per la salvezza. ticolare, con questa ultima dichia- tre stili (tragico, comico, umile)
scerlo e apprezzarlo come poeta; 62.  di tutta gioia: di ogni gioia. razione Dante si propone come enunciata da Dante nel De vulgari
Cesare, infatti, fu ucciso nel 44 63.  quella fonte… fiume: Virgilio ideale continuatore della grande eloquentia.
a.C., e Virgilio compose la sua è definito, con una metafora tipi- poesia classica dell’antichità. 71.  saggio: in quanto poeta, Vir­
prima opera, le Bucoliche, tra il 42 ca della poesia classica, un fiume 70.  lo bello stilo: lo stile tragico, gilio è anche maestro di sapienza.
e il 39 a.C. e una fonte di eloquenza.
57.  buono Augusto: l’imperato- 64.  rispuos’io… fronte: gli («lui»)
re Augusto, che fu un uomo di risposi, con un atteggiamento di
grande valore («buono»). reverenza (o secondo alcuni, di
58.  nel tempo… bugiardi: Virgilio stupore).
morì 19 anni prima che nascesse 65.  onore e lume: Virgilio è
Cristo, quindi visse al tempo del «onore» per gli altri poeti per-
paganesimo (gli «dei falsi e bu- ché li onora con il suo prestigio
giardi»). e la sua gloria; ed è «lume»
59.  cantai… combusto: Virgilio perché, tutti quelli venuti dopo,
è l’autore dell’Eneide, un poema guardano a lui come maestro e
epico che narra le avventure del modello.
principe troiano Enea («figliuol 66.  vagliami: mi giovi, mi valga
d’Anchise») il quale, dopo che presso di te; il pronome “mi” è
Troia («Iliòn»; Troia era detta enclitico (vedi nota 54).
anche Ilio dal nome del suo fon- 67.  cercar lo tuo volume: legge-
datore) fu conquistata e brucia- re e rileggere le tue opere («lo
ta («combusto» è un latinismo) tuo volume»). Nel canto XX
dai Greci, viaggiò nel Mediterra- dell’Inferno (v. 114), Virgilio dirà
neo, giunse nel Lazio e qui fon- a Dante, a proposito di un per-
dò un nuovo regno da cui ebbe sonaggio ricordato nell’Eneide,
origine Roma. Nell’espressione «ben lo sai tu che la sai tutta
«di Troia» la particella «di» ha quanta».
valore di moto da luogo, cioè 68.  ’l mio autore: l’autore per ec-
sta per “da” come al v. 23 «fuor cellenza, la massima autorità tra Gustave Doré, Dante e Virgilio incalzati dalla lupa, 1861-1868,
del pelago». tutti i poeti. incisione.

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Inferno Canto I

«A te convien tenere altro vïaggio73»

PARAFRASI
«Devi seguire un’altra strada – mi rispose Virgi-
rispuose poi che lagrimar mi vide, lio, vedendomi piangere – se vuoi trovare scam-
po da questa selva;
93 «se vuo’ campar d’esto loco selvaggio74:

ché questa bestia, per la qual tu gride, perché la lupa, a causa della quale ti lamenti e
non lascia altrui passar per la sua via, chiedi aiuto, impedisce a chiunque di passare per
la sua strada e anzi lo ostacola fino a ucciderlo;
96 ma tanto lo ’mpedisce che l’uccide75;

e ha natura sì malvagia e ria76, e ha una natura così malvagia ed empia da non


che mai non empie la bramosa voglia77, riuscire a saziare mai la propria avidità e, dopo
aver mangiato, ha più fame di prima.
99 e dopo ’l pasto ha più fame che pria.

Molti son li animali a cui s’ammoglia78, La profezia del veltro  (vv. 100-111)
e più saranno ancora, infin che ’l veltro79 Molti sono gli animali con cui si accoppia e saranno
ancora più numerosi in futuro, finché non arriverà
102 verrà, che la farà morir con doglia80. un veltro che la farà morire con grandi sofferenze.
Questi non ciberà terra né peltro81, Questo cane da caccia non avrà desiderio né di
ma sapienza, amore e virtute, possedimenti terrieri né di ricchezze ma di sa-
pienza, amore e virtù, e sarà di umili origini.
105 e sua nazion sarà tra feltro e feltro82

Di quella umile83 Italia fia salute84 Sarà lui il salvatore di quella povera Italia per la
per cui morì la vergine Cammilla, quale morirono, combattendo, la vergine Camil-
la, Eurialo e Turno e Niso.
108 Eurialo e Turno e Niso85 di ferute86.

Questi la caccerà per ogne villa87, Il veltro caccerà la lupa da ogni città finché non
fin che l’avrà rimessa ne lo ’nferno, l’avrà risospinta nell’inferno, il luogo da cui l’invi-
dia di Satana in origine la fece uscire.
111 là onde ’nvidia prima dipartilla88.

72.  polsi: arterie; lo stesso termi- 78.  Molti son… s’ammoglia: in sua nascita («nazion») avverrà compreso tra la veneta Feltre e
ne è usato anche nel capitolo II senso allegorico vuol dire che «tra feltro e feltro» (il feltro è una Montefeltro in Romagna.
della Vita Nova. l’avarizia si accompagna ad al- stoffa prodotta con l’infeltrimen- 83.  umile: misera, decaduta.
73.  tenere altro vïaggio: percor- tri vizi: violenza, frode e inganni to delle fibre che, non avendo bi- 84.  fia salute: sarà la salvezza.
rere un’altra strada («vïaggio»); d’ogni genere. sogno di essere tessuta, è poco 85.  vergine Cammilla… Niso:
si noti la dieresi che fa di “viag- 79.  ’l veltro: per vincere la lupa costosa e di poco pregio). Si trat- sono alcuni degli eroi celebrati da
gio” un trisillabo (vi-ag-gio) occorre il «veltro», cioè un cane ta di uno dei versi più oscuri del Virgilio nell’Eneide, che muoio­no
e garantisce all’endecasillabo da caccia ben addestrato e velo- poema, ma l’interpretazione più nel corso della guerra tra Latini e
undici sillabe metriche. Solo ce. plausibile è che il «veltro» rap- Troiani: i due inseparabili amici
l’aiuto della ragione potrà aiuta- 80.  con doglia: con dolore, con presenterebbe un personaggio di troiani Eurialo e Niso, la vergine
re Dante a liberarsi dalla tenta- sofferenza. umili origini (o, secondo alcuni, guerriera Camilla, figlia del re dei
zione peccaminosa dei sensi e 81.  non ciberà… peltro: il veltro verrà dall’ordine francescano che Volsci, e Turno, re dei Rutuli, vin-
dello spirito. non sarà avido né di dominio segue la regola della povertà). to in duello da Enea. Dall’unione
74.  campar… selvaggio: scam- («terra») né di ricchezze (il «pel- Per coloro che identificano il vel- dei Latini con i Troiani vincitori
pare a questa selva. tro» è una lega metallica che, per tro con Cangrande della Scala, nascerà una nuova stirpe che
75.  ché questa… l’uccide: per- sineddoche, significa “moneta”). «tra feltro e feltro» sarebbe un’al- porrà le basi del futuro dominio
ché l’avarizia («questa bestia», 82.  e sua nazion… feltro: e la lusione geografica al territorio romano sul mondo; infatti dal
cioè la lupa), contro cui invochi figlio di Enea, Iulo, discenderà
aiuto («gride») non permette a la gens Julia a cui appartenevano
nessuno («altrui», vedi nota 16) Il «veltro» Giulio Cesare e l’imperatore Ot-
di passare per la sua strada, ma taviano Augusto.
anzi lo ostacola («lo ’mpedi- Poiché per Dante la lupa è l’allegoria della cupidigia, causa 86.  di ferute: per le ferite ripor-
sce») fino a farlo morire; allego- fondamentale del disordine civile e morale dell’umanità, il tate; si lega sintatticamente a
ricamente, Dante intende dire veltro sarà un personaggio provvidenziale inviato da Dio «morì» del v. 107.
che la cupidigia è così radicata per ristabilire l’ordine nel mondo.  La critica ha tentato di 87.  la caccerà… villa: il veltro cac-
nei cuori umani che nessuno identificare questa figura con un personaggio storico (primo cerà la lupa di città in città («per
riesce a salvarsi. tra tutti Cangrande della Scala, che già nel nome include ogne villa»), per ogni luogo.
76.  ria: crudele, iniqua. questo animale, e Arrigo VII di Lussemburgo, l’imperatore 88.  là onde… dipartilla: da dove
77.  che mai non empie… voglia: nel quale Dante ripose molte speranze), ma, in base a («là onde») l’invidia del demo-
la cupidigia rende l’animo insa- quanto detto nei versi successivi, in cui si fa esplicitamente nio («’nvidia prima») la fece
ziabile («mai non empie») e non uscire («dipartilla»); secondo
cenno alle umili origini e alle qualità spirituali di questo
gli permette di soddisfare i suoi Dante la cupidigia è stata inviata
«veltro», sembra che Dante alluda a un futuro riformatore
smodati desideri (la «bramosa sulla Terra dal demonio allo sco-
voglia»). religioso (vedi nota 82).  po di corrompere il mondo.

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Inferno Canto I

Ond’io per lo tuo me’89 penso e discerno90

PARAFRASI
Il viaggio nell’oltretomba  (vv. 112-136)
che tu mi segui, e io sarò tua guida, Perciò, per il tuo bene, ritengo opportuno che tu
114 e trarrotti di qui per luogo etterno91, mi segua; io ti farò da guida conducendoti da qui
attraverso l’inferno, luogo di pena eterna
ove udirai le disperate strida, in cui potrai udire le grida disperate dei dannati
vedrai li antichi92 spiriti dolenti, e vedrai le anime che soffrono da tempi remoti e
che dimostrano con il loro dolore la disperazione
117 che la seconda morte ciascun grida93; di essere dannate in eterno;
e vederai color che son contenti vedrai poi le anime che sono contente di purifi-
nel foco94, perché speran di venire carsi nel fuoco perché sono certe di arrivare, non
importa in quanto tempo, tra i beati del paradiso.
120 quando che sia a le beate genti95.

A le qua’96 poi se tu vorrai salire, E se poi tu vorrai salire fino ai beati, per questo ci
anima fia97 a ciò più di me degna: sarà un’anima più degna di me: ti lascerò con lei
al momento di andarmene via;
123 con lei ti lascerò nel mio partire98;

ché quello imperador99 che là su regna, perché Dio, che regna nel paradiso, non vuole
perch’io fu’ ribellante a la sua legge100, che si arrivi alla città celeste attraverso la mia
guida poiché io, pagano, non fui sottomesso alla
126 non vuol che ’n sua città per me si vegna101. sua legge.
In tutte parti impera e quivi regge102; Dio, che esercita il proprio potere di imperatore
quivi è la sua città e l’alto seggio103: su tutto il creato, nel paradiso ha la sua città e il
suo trono. È felice davvero chi viene prescelto per
129 oh felice colui cu’ ivi elegge104!» questa celeste beatitudine!».
E io a lui: «Poeta, io ti richeggio105 Dissi dunque a Virgilio: «Poeta, a mia volta ti chie-
per quello Dio che tu non conoscesti, do, in nome di quel Dio che non hai conosciuto,
affinché io possa sfuggire alla schiavitù del pecca-
132 a ciò ch’io fugga questo male e peggio106, to e a quanto ne consegue, che è anche peggio,
che tu mi meni107 là dove or dicesti, di portarmi in quei luoghi che poco fa hai citato,
sì ch’io veggia la porta di san Pietro108 in modo che io possa vedere la porta del paradi-
so e i dannati che tu descrivi tanto infelici».
135 e color cui tu fai cotanto mesti109».

Allor si mosse, e io li tenni dietro. Allora Virgilio si mosse e io lo seguii.

89.  per lo tuo me’: per il tuo me- paradiso o al purgatorio per un 97.  anima fia: ci sarà un’anima, peratore terrestre è anche re di
glio; «me’» è la forma apocopata periodo di penitenza. Alla fine cioè Beatrice. Virgilio rappresen- uno stato particolare.
di “meglio”. dei tempi Dio giudicherà tutti gli ta la ragione che può guidare 103.  seggio: trono.
90.  discerno: giudico. In coppia uomini, quelli in vita e quelli già Dante sulla via del bene e della 104.  felice… elegge: felice colui
con «penso» va inteso come morti, e li destinerà definitiva- perfezione, ma solo la grazia, che («cu’», come più avanti al v.
“giudico opportuno”. mente o all’inferno o al paradi- di cui è simbolo Beatrice, potrà 135) Dio sceglie («elegge») per il
91.  e trarrotti… per luogo etter- so: il Giudizio universale implica condurlo a capire le verità eterne. paradiso («ivi», alla lettera “lì”).
no: ti porterò via («trarrotti») da la resurrezione della carne, con 98.  nel mio partire: quando io me 105.  ti richeggio: ti richiedo, ti
qui attraverso l’inferno («loco la quale i corpi si riuniranno alle ne andrò (cioè all’arrivo nel Para­ invoco.
etterno», perché luogo di pena anime e le anime dei dannati diso terrestre, posto sulla cima 106.  questo male e peggio: la
eterna. proveranno anche corporalmen- della montagna del purgatorio). schiavitù del peccato e la danna-
92.  antichi: perché alcuni sono te le pene che già provavano con 99.  quello imperador… regna: zione eterna che ne consegue (il
all’inferno fin dalle origini della l’anima. Il verso è comunque di perifrasi per Dio. «peggio»).
storia umana. interpretazione incerta e alcuni 100.  perch’io fu’… sua legge: 107.  mi meni: mi conduca.
93.  che la seconda morte… gri- intendono: “ciascuno impreca poiché non fui sottomesso («fu’ 108.  la porta di san Pietro: per
da: ognuno dei quali («ciascun», contro («grida») la propria con- ribellante», “fui ribelle”) alla leg- alcuni commentatori rappresen-
relativo agli «spiriti dolenti» del dizione di dannato”, attribuen- ge di Dio; Virgilio non poteva es- ta il purgatorio, che ha una porta
v. 116) dimostra attraverso i suoi do a «seconda morte» il valore sere cristiano, poiché morì prima guardata da un angelo «vicario di
lamenti («grida» è il verbo della di “dannazione seguita alla mor- della nascita di Cristo. Pietro» (Purg. XXI, 54) e rientre-
proposizione relativa) la propria te fisica” (la “prima” morte). 101.  che’n sua città… si vegna: Dio rebbe nei regni che Dante visite-
dannazione eterna (la «secon- 94.  color che… nel foco: le anime non permette che Dante acceda al rà con Virgilio; per altri starebbe
da morte» è quella che arrive- del purgatorio accolgono con gioia paradiso tramite Virgilio; «per me» invece a indicare il paradiso, che
rà dopo il Giudizio universale, la pena loro assegnata (qui indi- è retto dalla forma impersonale «si però, nella geografia dantesca,
quando anche il corpo morirà stintamente indicata con l’espres- vegna». non ha nessuna porta.
una seconda volta e per sem- sione «nel foco») perché sostenu- 102.  In tutte parti… regge: Dio 109.  cui tu fai… mesti: che tu mi
pre). Secondo la dottrina catto- te dalla speranza sicura del cielo. è imperatore del creato («in tut- raffiguri («fai») così infelici («me-
lica gli uomini vengono giudicati 95.  alle beate genti: in paradiso. te parti impera»), ma governa sti», che riprende il «dolenti» del
subito dopo la morte e le loro 96.  A le qua’: alle quali («qua’» («regge») il paradiso («quivi») v. 116); si tratta dei dannati dell’in-
anime accedono all’inferno o al con apocope) beate genti. in modo diretto, così come l’im- ferno.

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Inferno Canto I

PER LAVORARE SUL TESTO


  Per facilitare la lettura di questo primo canto, riportiamo di seguito uno schema con i significati letterali e allegorici
di alcuni degli elementi presenti.

SIGNIFICATO LETTERALE SIGNIFICATO ALLEGORICO

La selva oscura è allegoria del peccato che ottenebra la


Lo smarrimento di Dante nella selva oscura
mente

L’ombra di Virgilio che appare come una salvezza proprio La figura di Virgilio rappresenta la ragione che aiuta Dante a
nel momento in cui Dante sta per precipitare «in basso uscire dall’intrico del peccato
loco»

Il colle rappresenta la via verso la salvezza spirituale,


Il colle illuminato dal Sole si presenta come una via di fuga mentre il Sole rappresenta la grazia di Dio che guida l’uomo
dalla selva verso il bene

La lonza è l’allegoria della lussuria, il leone della superbia e


Le tre fiere (una lonza, un leone e una lupa) si parano di
la lupa dell’avidità. Le tre fiere sono state interpretate anche
fronte a Dante e gli impediscono il cammino.
come allegoria politica di Firenze divisa tra Bianchi e Neri
(lonza), del re di Francia Filippo il Bello (leone) e della Curia
pontificia (lupa).

  Il motivo del viaggio nell’oltretomba non è un’invenzio- tro l’intento etico, politico e religioso di Dante autore che
ne dantesca. Dante poteva trovarne un esempio proprio proietta la vicenda personale in una dimensione collettiva
nell’Eneide di Virgilio, il cui protagonista scende agli inferi (la «nostra» vita) che coinvolge l’umanità intera.
per incontrare l’anima del padre (in realtà il viaggio di Enea
  Il primo canto dell’Inferno è ricchissimo di reminiscen-
è lo strumento attraverso il quale Virgilio può profetizzare
ze virgiliane e testimonia l’ammirazione di Dante per il
la grandezza di Roma e di Augusto). Non è un caso dunque
poeta latino, considerato «de li altri poeti onore e lume»,
che anche il viaggio di Enea cominci in una foresta impene-
sia per lo stile tragico ed elevato, sia perché nel Medioevo
trabile abitata da animali feroci: «Si va in un’antica selva,
era assai diffusa una lettura di Virgilio come anticipatore
profondo covo di fiere». L’altro grande modello di viaggio
del cristianesimo (in particolare della IV Bucolica, in cui
nell’oltretomba è quello di san Paolo che, nella seconda let-
viene annunciata la nascita di un fanciullo che riporterà
tera ai Corinzi, racconta di essere asceso al terzo cielo del
il mondo nell’età dell’oro). Spesso nel poema dante-
paradiso. Nel II canto dell’Inferno, in cui Dante si mostrerà
sco compaiono personaggi (qui Enea, Anchise, Camil-
pieno di dubbi sul viaggio che Virgilio gli prospetta, saran-
la, Eurialo, nel terzo canto Caronte) e citazioni esplicite
no citati entrambi: «Ma io perché venirvi [nell’oltretomba]?
dell’Eneide; non bisogna inoltre dimenticare che il poema
o chi ’l concede? [chi me lo permette?] / Io non Enea, io non
di Virgilio era stato composto per celebrare l’Impero ro-
Paulo sono; / me degno a ciò [a visitare i regni dell’oltre-
mano di Augusto che, secondo la concezione storica di
tomba] né io né altri ’l crede».
Dante, aveva dato pace al mondo e, seguendo il disegno
  Si delineano così, fin dal primo canto, le due linee gui- della divina provvidenza, reso splendida Roma perché di-
da del poema dantesco: da un lato l’esperienza individua- venisse un giorno sede del pontefice, vicario di Cristo in
le di Dante personaggio/narratore («mi ritrovai»), dall’al- Terra.

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Inferno Canto I

VERSO L’ESAME 1a prova, tip. A Analisi di un testo poetico

COMPRENSIONE

La selva e il colle
1.  Quali sono gli aggettivi che definiscono le caratteristiche della selva?
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2.  Quali caratteristiche del colle si oppongono a quelle della selva?


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Virgilio
3.  Virgilio non rivela il proprio nome ma si lascia riconoscere attraverso dei dati biografici. Quali?
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4.  Per quali regni dell’aldilà Virgilio si offre come guida? Chi e per quale motivo lo sostituirà?
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Guida allo studio e alla scrittura

Individuare le sequenze
5.  Il canto può essere diviso in quattro sequenze. Individuale e assegna a ciascuna un titolo, proseguendo il lavoro
avviato.
I sequenza: vv. 1-27 ........................................................................................................................................................................................................................................................
II sequenza: vv. 28-........ .................................................................................................................................................................................................................................................
III sequenza: vv. ........-........ .............................................................................................................................................................................................................................................
IV sequenza: vv. ........-........ .............................................................................................................................................................................................................................................
La terza sequenza può essere a sua volta suddivisa in tre microsequenze. Rintraccia i versi corrispondenti.
L’apparizione di Virgilio: vv. ........-........
Il dialogo tra Dante e Virgilio: vv. ........-........
La profezia del veltro: vv. ........-........

ANALISI

Il lessico
6.  Per ognuno dei termini indicati, scrivi il significato attuale e quello in uso ai tempi di Dante.

Termini Significato attuale Significato all’epoca


«parenti» ……………………………………………………………………………………….........………....……. ……………………………………………………………………………………….........………....…….

«lombardi» ……………………………………………………………………………………….........………....……. ……………………………………………………………………………………….........………....…….

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Inferno Canto I

La sintassi
7.  Perché nelle espressioni «Tant’è amara che poco è più morte» (v. 7) e «che mena dritto altrui per ogne calle» (v. 18)
Dante utilizza il presente mentre il tempo prevalente della narrazione è il passato?
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Le figure retoriche
8.  Riportiamo nella tabella alcune espressioni del canto che contengono figure retoriche; scrivi accanto a ciascuna la
figura retorica corrispondente.

Espressioni dantesche Figure retoriche


v. 5: «selva selvaggia» ………………………………………………………………………………………………………………………………………………….........………....…….

v. 9: «pien di sonno» ………………………………………………………………………………………………………………………………………………….........………....…….

v. 36: «fui per ritornar più volte vòlto» ………………………………………………………………………………………………………………………………………………….........………....…….

v. 60: «là dove ’l sol tace» ………………………………………………………………………………………………………………………………………………….........………....…….

v. 63: «chi per lungo silenzio parea fioco» ………………………………………………………………………………………………………………………………………………….........………....…….

v. 124: «quello imperador che la su regna» ………………………………………………………………………………………………………………………………………………….........………....…….

9.  Ai versi 55-60 è presente una similitudine: quali sono i due termini di paragone che Dante mette a confronto?
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10.  Ai versi 79-80 i due sostantivi «fonte» e «fiume» sono usati come metafore: spiega che cosa significano.
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I significati allegorici
11.  Qual è il significato allegorico della selva oscura?
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12.  Che cosa significa in senso allegorico il colle illuminato dal Sole?
a) il peccato
b) la fatica del cammino spirituale
c) la speranza di salvezza
d) la luce della grazia divina.
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Inferno Canto I

13.  Anche la figura di Virgilio ha un valore allegorico: quale?


a)  la poesia
b)  la ragione
c)  la grazia
d)  la lussuria.
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14.  Spiega il valore allegorico delle tre fiere.


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VERSO L’ESAME 1a prova, tip. D Tema di ordine generale

L’attualità di Dante
15.  Sono passati sette secoli da quando Dante pronosticò la venuta del veltro a salvare dalla rovina una società che egli
riteneva essere traviata e corrotta. In un breve elaborato fa’ un confronto tra la società medievale e quella di oggi,
sottolineando se la descrizione dantesca di un mondo turbato dalla violenza, dall’ingiustizia e dall’avidità di potere e
denaro possa essere applicata alla società attuale. Ti suggeriamo alcuni spunti di riflessione utili per avviare l’analisi
della società medievale:
•  la figura del mercante e la logica del profitto;
•  le lotte tra guelfi e ghibellini e tra guelfi neri e bianchi;
•  la corruzione del papato;
•  lo scontro tra potere religioso e potere temporale.
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