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(Collana diretta da Roberto Bertoldo)
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ROMAN JAKOBSON
BOOKTIME
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INTRODUZIONE
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Cfr. V. Šklovskij, L’arte come procedimento, in AA.VV., I
Formalisti russi, Einaudi, Torino 1965.
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R. Jakobson, Verso una scienza dell’arte poetica, cit., pp.
8-9.
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Per procedimento, in senso formalista, si deve intendere il
processo attraverso il quale il materiale extrartistico, che un’ar-
te utilizza, diventa artistico.
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Come già detto, il concetto di sistema, sempre più defi-
nito e approfondito, entrerà come principio centrale nello
Strutturalismo di Jakobson.
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Ivi, p. 16.
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Ibidem.
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B. Ejchenbaum, I problemi dello stile cinematografico, cit.,
p. 41.
41
Ivi, p. 42.
42
Ivi, p. 43.
43
«Lo spettatore cinematografico ragiona secondo un con-
cetto di spazio che esiste per lui al di fuori dei personaggi»
(Ibidem).
44
Ibidem.
45
Ibidem.
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J. Tynjanov, Le basi del cinema, in AA.VV., I formalisti rus-
si nel cinema, Garzanti, Milano 1987, pp. 53-85, p. 60.
47
Ivi, p. 61.
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Ibidem.
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Ivi, p. 65.
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Ibidem.
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«Molti affermano che il cinema sonoro ha avvicinato in
modo pericoloso l’arte cinematografica al teatro. È precisa-
mente così, il cinema sonoro ha avvicinato di nuovo cinema
e teatro, com’era stato all’inizio del secolo, al tempo del “tea-
tro elettrico”» (Ibidem).
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Metafora e metonimia
Non si può non menzionare un altro tratto importante
che avvicina La fine del cinema? ai saggi di Poetika kino,
e che riguarda uno dei temi centrali dell’opera di Jakob-
son – l’analisi di metafora e metonimia.
Per Jakobson, la riflessione sulla metafora e la meto-
nimia è uno dei punti centrali dello studio non solo del-
la letteratura, ma delle arti in generale e, infine, della lin-
guistica applicata alla psicologia e alla neurologia (Ja-
kobson è considerato uno dei padri della neurolinguistica).
Il 1933 sarebbe stato, per il teorico russo, un anno
particolarmente importante per lo sviluppo di queste ri-
flessioni.
L’interesse per lo studio di metafora e metonimia, co-
me ricorda lo stesso Jakobson, era nata molto presto, leg-
gendo i testi del polacco Mikołaj Kruszewski. Aveva co-
sì conosciuto il tentativo di quest’ultimo di “approfon-
dire e di applicare alla lingua una teoria delle associazio-
ni per similitudine e contiguità, che egli aveva ripreso
dai pensatori inglesi”.67 A partire da questa lettura, i con-
cetti di similitudine e contiguità e, conseguentemente,
66
V. Majakovskij, Cinema e cinema, cit., pp. 25-28.
67
R. Jakobson - K. Pomorska, Dialoghi. Gli ultimi suoni
del Novecento, Castelvecchi, Roma 2009, p. 161.
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Ivi, p. 162.
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«Lo sviluppo di un discorso può aver luogo secondo due
differenti direttrici semantiche: un tema conduce a un altro sia
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Cfr. P.P. Pasolini, Saggi sulla letteratura e sull’arte (a cura
di W. Siti e S. De Laude), 2 vv., Mondadori, Milano 1999, v.
1, pp. 1680-86.
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P.P. Pasolini, Saggi sulla letteratura e sull’arte, cit., v. 1, p.
1571.
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P.P. Pasolini, Saggi sulla letteratura e sull’arte, v. 1, cit., p.
1596.
97
Ivi, p. 1597.
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Così scrive Erlich a proposito di Lotman e dei suoi col-
leghi: «I loro studi raffinati e altamente specialistici sulla “poe-
tica strutturale” riprendevano quella creativa simbiosi di lin-
guistica e teoria letteraria propria del formalismo russo, anche
se tenevano conto degli sviluppi della semiotica in Occiden-
te. Com’è chiaramente implicito nel termine “strutturale”, la
metodologia di Lotman e Ivanov, pur ricollegandosi alle più
mature posizioni formaliste, deve molto a una tradizione sla-
va consanguinea, quella dello strutturalismo ceco»). V. Erlich,
Il Formalismo russo, in Storia della civiltà letteraria russa, Utet,
Torino 1997, v. II, pp. 254-70, pp. 268-69).
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Ivi, p. 62.
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Ivi, p. 63.
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BIBLIOGRAFIA
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A. S. Puškin, Polnoe Sobranie Sočinenie, Leningrad 1978,
p. 452.
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È interessante confrontare questa frase di Jakobson con
la seguente affermazione di Boris Ejchenbaum, contenuta nel
saggio Problemy kino-stilistiki (Problemi di stilistica cinemato-
grafica) (in Poetika kino, Mosca 1927): «[...] in una maniera
o nell’altra, il cinema è entrato in contatto con l’intero siste-
ma delle vecchie arti, isolate fra loro, e pur respingendole in-
fluisce in maniera decisiva sulla loro evoluzione ulteriore» (B.
Ejchenbaum, I problemi dello stile cinematografico, cit., p. 30).
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Frank Martin (1890-1974), compositore. Legato dap-
prima al tardo romanticismo di matrice tedesca, Martin giun-
se – attraverso l’impressionismo di Debussy e Ravel e il neo-
classicismo di Stravinsky e Hindemith, alla lezione dodecafo-
nica di Schonberg. Scrisse per teatro, organici sinfonici e ca-
meristici: da rammentare le opere Der Sturm, del ’56, e Mon-
sieur de Pourceaugnac, del ’63.
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Edwin Stanton Porter (1870-1941), cineasta americano.
Collaborerà con Griffith, che lavorerà come attore nel suo
film Rescued From an Eagle’s Nest (1907). Grazie ai suoi film
– e, in seguito, a quelli di Griffith – la struttura del film di-
venterà più complessa e si arricchirà della diversità dei piani,
dalla panoramica al campo lungo, così come della simulta-
neità delle scene d’azione.
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David Wark Griffith (1875-1948), cineasta americano.
Interessato alla letteratura e al teatro, nel cinema perfezione-
rà la tecnica del montaggio parallelo. Il suo capolavoro sarà La
nascita di una nazione (1915), sulla guerra di Secessione, un
trionfo commerciale e il primo grande film epico sulla storia
americana. Farà avanzare così tanto l’arte cinematografica e
la regia, che Ejzenštejn affermerà di dovergli tutto, e che ogni
cineasta al mondo gli era debitore.
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Sergej Ejzenštejn (1898-1948), famosissimo regista e
teorico russo, autore di capolavori come La corazzata Potëm-
kin, Que viva Mexico!, Ivan il terribile e Aleksandr Nevskij. Fon-
damentali per la storia della teoria del cinema sono i suoi scrit-
ti sul montaggio e il linguaggio cinematografico.
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Charlie Chaplin (1889-1977), attore, regista e musici-
sta anglo-americano. Reso famoso dal personaggio di Charlot,
Chaplin è uno dei padri del cinema mondiale.
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Luis Buñuel (1900-83), regista ispano-messicano. Assi-
stente di Epstein a Parigi, esordisce con Le chien andalou, scrit-
to con Salvador Dalì. L’Âge d’or (1930) film surrealista, alla
nascita del sonoro, porta già delle profonde innovazioni, gra-
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Karel Hynek Mácha (1810-36), scrittore ceco, conside-
rato il maggiore rappresentante del Romanticismo nel suo
paese.
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Erich Kästner (1899-1974), scrittore, sceneggiatore e
poeta tedesco.
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Jakobson si riferisce a Josef Švejk, protagonista del ro-
manzo incompiuto Dobrý voják Švejk dello scrittore Jaroslav
Hašek (1921-23), in cui sono narrate le vicende di Josef Švejk,
caratteristico popolano praghese di buon senso, sullo sfondo
della prima guerra mondiale. Di ispirazione pacifista e anti-
militarista, il romanzo è stato portato sulle scene, tra l’altro
anche in una celebre riduzione curata, con altri, da B. Brecht.
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INDICE
5 Introduzione
65 Bibliografia
69 LA FINE DEL CINEMA? (1933)
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