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Il BAROCCO non è uno stile musicale, ma un periodo che va dal 1600 al 1750 circa.
All'interno dello stesso periodo è possibile riconoscere tendenze musicali diverse.
Firenze, Roma, Venezia e Napoli furono le città italiane più importanti per la musica
durante questo periodo.
Il violino, Uno degli strumenti più amati del mondo, elemento imprescindibile delle
orchestre moderne, capace di destreggiarsi dalla musica classica a quella metal.
Le prime documentazioni che abbiamo riguardo la nascita del violino ci permettono
di datarlo orientativamente nel XVI secolo.
L’Italia ebbe un ruolo determinante nell’evoluzione di questo strumento: i primi violini
dotati della stessa forma e accordatura di quelli odierni comparvero a Cremona,
grazie ad Andrea Amati, a Brescia, con Gasparo Da Salò e a Venezia ad opera della
famiglia Linarol. La città più importante, però, fu Cremona e lo testimonia il fatto che
Carlo IX di Francia ordinò ad Andrea Amati 24 violini per la sua orchestra di corte
(un esemplare di questo strumento è conservato con lo stemma del re di Francia sul
fondo ed è conservato al museo stradivariano di Cremona. Datato 1546 è lo
strumento più antico esistente al mondo). A Cremona Nicola Amati porterà avanti
l’arte del padre assieme ad alcuni sui discepoli, tra cui un certo Antonio Stradivari,
che in seguito diventerà uno dei migliori e rinomati costruttori di strumenti ad arco
della storia della musica.
L'orchestra d'archi è un complesso strumentale formato dagli strumenti ad arco
(violini, viole, violoncelli e contrabbassi) accompagnati dal clavicembalo. Diffusa
soprattutto nel Seicento, viene per questo definita anche orchestra barocca. Il
gruppo d’archi così formato rimarrà immutato nel corso dei secoli sino ai giorni
nostri, al quale si sono aggiunti successivamente i fiati e gli strumenti a percussione.
Tra il '500 ed il '600 la teoria musicale identificava ogni affetto con un diverso stato
dell'animo (es. gioia, dolore, angoscia) identificati da specifiche figure musicali.
Athanasius Kircher– gesuita matematico, musicologo ed occultista tedesco – nel suo
Musurgia universalis (1650) afferma:
“La retorica [...] ora allieta l'animo, ora lo rattrista, poi lo incita all'ira, poi alla
commiserazione, all'indignazione, alla vendetta, alle passioni violente e ad altri
effetti; e ottenuto il turbamento emotivo, porta infine l'uditore destinato ad essere
persuaso a ciò cui tende l'oratore. Allo stesso modo la musica, combinando
variamente i periodi e i suoni, commuove l'animo con vario esito”.
La correlazione tra musica e principi retorici è dunque uno degli aspetti più peculiari
del razionalismo musicale barocco e ha contribuito grandemente allo sviluppo della
teoria musicale e dell'estetica di quel periodo.
4. La Musica Strumentale
Nascono nuove forme musicali, le principali forme strumentali del Seicento sono:
5. I compositori
ARCANGELO CORELLI
Arcangelo Corelli, detto il “Bolognese” fu un importante compositore e violinista
italiano del periodo barocco. Nato a Fusignano il 17 febbraio 1653 trascorse la sua
giovinezza a Bologna dove studiò. Stabilitosi poi a Roma negli anni 1675 circa, entrò
a servizio della regina Christina di Svezia. Ricordato come il Primo grande violinista
del mondo e il Padre del Concerto Grosso.
Le origini del tema musicale della follia (tema con variazioni), che nell’epoca
barocca ebbe la sua maggior fortuna, si perdono tra le tradizioni popolari del tardo
Medioevo. Nacque come danza popolare portoghese dal carattere movimentato,
allegro e chiassoso, che univa contadini e pastori tra canti e balli in tondo. Il dipinto
della Danza dei contadini (1567) di Pieter Bruegel il Vecchio potrebbe aiutare la
nostra immaginazione ad avvicinarsi molto alla realtà di queste feste popolari.
Danza dei contadini (1567) di Pieter Bruegel il Vecchio
ANTONIO VIVALDI
Nel 1926 dovendo provvedere ad alcune riparazioni del collegio di borgo San
Martino a Torino fondato da don Bosco, il rettore decise di vendere i libri antichi della
biblioteca e prese contatto con alcuni antiquari. Per una verifica della congruità delle
offerte fatte dagli antiquari il rettore contattò l'allora direttore della Biblioteca
Nazionale Universitaria di Torino, Luigi Torri, il quale si rese conto dell'importanza
della raccolta, si confrontò con l'amico musicologo Alberto Gentili e, applicando le
norme di legge sul vincolo, bloccò la vendita. Impedita la vendita si trattava di
individuare un Mecenate disposto a rilevare la raccolta e donarla alla biblioteca
Torinese. Il generoso atto fu opera di un amico di Gentile, Roberto Foà, il quale pose
come condizione che la raccolta intitolata alla memoria del figlio Mauro morto
qualche mese prima a poco più di un anno. Dall'esame della raccolta risultò evidente
che quanto acquisito nel 1927 costituiva solo una parte della biblioteca musicale così
si avviarono le indagini e furono recuperate l’altra metà dei testi vivaldiani. Fino al
ritrovamento dei manoscritti Vivaldi, al pari di tanti suoi contemporanei, era un
compositore quasi completamente dimenticato. Fatte Salve le Stagioni, la sua
produzione era sconosciuta. Grazie a quel ritrovamento, oggi Vivaldi è diventato uno
dei musicisti più eseguiti, pubblicati, incisi e studiati della storia della musica.
“Le quattro stagioni” sono, a ragione, il ciclo più noto di composizioni vivaldiane: si
tratta di quattro concerti, ispirati ciascuno ad una stagione dell’anno. Fanno parte
dell’opera 8, Il cimento dell’armonia e dell’invenzione, e costituiscono uno dei
primissimi esempi di musica descrittiva. Tutti e quattro i concerti sono preceduti da
sonetti (di autore ignoto, qualcuno sostiene scritti dallo stesso Vivaldi) che
descrivono caratteristiche tipiche di ogni stagione, che Vivaldi magistralmente saprà
tradurre in musica.