Vacanza, sette giorni a Barcellona. Voli Alitalia (errore, ma inevitabile): oltre un’ora di ritardo all’andata, cinquanta minuti al ritorno, aereo sporco, tavolinetto sporco (tracce vischiose di Coca Cola), pavimento non ne parliamo, personale di bordo sciatto, lento e a volte sgarbato. Barcellona, pulitissima. Non esistono cassonetti, né traboccanti né maleolenti né circondati da sacchetti di ulteriore spazzatura sventrati dai gatti. In ogni quartiere si trovano taxi anche di notte, alcuni supermercati sono aperti sino alle dieci di sera, alcune edicole sino a mezzanotte. Un albergo a cinque stelle chiede per una stanza singola 250 euro; al ristorante o in trattoria servono porzioni giganti. Al ritorno, un’ora e venti di attesa per poter ritirare i bagagli. Dicono gli amici che sono stati in vacanza a Barcellona: «Guardando intorno, Roma pareva Beirut».
Disavventure medie, ad altri viaggiatori è accaduto di peggio: bagagli
smarriti o violati, attese di 12-15 ore, dirottamenti inopinati. Ma, anche lasciando da parte i fatti più gravi e i giudizi catastrofici, da noi c’è qualcosa che proprio non va, non funziona. Una apatia o atonia nel fare il proprio lavoro, un menefreghismo neppure occultato, una stracca mancanza d’iniziativa o d’impegno si uniscono a una pratica dell’illegalità e al rifiuto d’ogni responsabilità o sanzione per il malfatto. Il posto di lavoro collettivamente tanto desiderato e cercato sembra diventare, quando c’è, un’ovvietà, un diritto in cambio del quale non sono previste fatica o energia. Le critiche di utenti o dirigenti (quando arrivano: raramente) sfrenano reazioni impermalite o villane di negazione («A me lo dice? E io che c’entro? Vada a raccontarlo...»).
Sanzioni sgradite, anche non personali, suscitano eccessi. Le
manifestazioni anti-liberalizzazione dei tassisti sono state violente, urlate, del tutto indifferenti alle conseguenze sulla città, sui cittadini, sulla legalità (anche se è vero il danno per l’eventuale perdita di valore della licenza pagata a caro prezzo e considerata un’assicurazione per la vecchiaia). I tifosi della Fiorentina che hanno bloccato la circolazione dei treni in segno di rifiuto della sentenza della giustizia sportiva sulla loro squadra, hanno pure loro mostrato quella virulenza asociale e irresponsabile attribuita un tempo ai camionisti nel Cile di Allende. Anche se per fortuna un simile mix di inerzia e violenza non ha avuto sinora conseguenze troppo gravi, certi segni sono bruttissimi.