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White Lady

Mi ritrovavo di nuovo lì, al 5 di Rue Daunou, tra Avenue de l'Opéra e Rue de la Paix. Parigi. Ah, la
Ville Lumiere! La mia anima, i miei pensieri quasi artefatti dal viaggio dall’Italia. Dovevo rivedere
Harry, lui e il suo sorriso. Mi aveva trovato lavoro, aveva un’arte nel cogliere i problemi altrui del
tutto particolare. Ero ammaliata. Conoscevo solo il suo nome. Ero curiosa, non sopportavo più quel-
le domande sul perché mi avesse aiutata, sul perché si fosse preoccupato di tutto il mio pernotto a
Montmartre. Un prato adibito a vigna. La chiesa guardava, le genti parlavano di futuro con l’“Asso-
ciation loi”. Un uomo di buona famiglia mi porta a casa, passo giorni a lavare il bucato con la sua
signora. Avevo guadagnato quanto basta per sostenermi per qualche giorno. Riprendo la metropoli-
tana. Faceva un caldo infernale. Tra agitazione e i vapori. Nel tragitto mi provo l’abito che l’amabile
signora Grange mi aveva fatto. Di un tratto ero vestita di un bianco che ricordava la carta anzi la
candela.
“C'est où Harry?”
A duecento metri l’insegna. Entro nel bar, la musica è jazz, americana. Non capisco più niente.
Vedo il bancone, si annebbia tutto.
Una sensazione di ghiaccio e di erbe aromatiche mi attraversa il ato, la gola, arriva alla mente una
linfa quasi cremosa. Vitalità. Una sensazione rinfrescante. Rivitalizzante. Sono di nuovo sveglia, tra
le braccia di Harry.

Hanky Pank

Se ripenso alle notti a camminare nel “villaggio”, come lo chiamava papà. La sua fatica era parago-
nabile a quella delle suole delle sue scarpe: esauste. Dal porto portava sempre qualcosa, io e i miei
fratelli lo aiutavamo di tanto in tanto. Aveva ancora la forza di portarci a casa. Mia madre ci mette-
va tutto il suo meglio per farci stare bene. Mi piaceva guardare le sue mani muoversi. Ogni giorno il
cibo aveva un sapore nuovo. Ma non potevo più stare nel Dockhead a guardare, a furia di bussare a
qualche porta nisco a servire il mio primo drink al Claridge's. Contatto, divertimento. Un po’ di
follia. Ora sono al Savoy a servire nobili, borghesi, reali, artisti. Sono clienti. Tutti. Anche Mark
Twain, il Conte di Lonsdale, Charlie Chaplin.
- “Ada, è tornato il Sir Charles Henry Hawtrey.
È una bella fortuna che sia arrivato, è giorni che tento di replicare questa mixture per lui.
"Per Giove! Questo è il giusto Hanky-Panky!”
Io non mi aspettavo di certo un tale compendio.
Io ricercavo fermezza. Eleganza. Vita. Ho bloccato i gusti, gli ho incatenati tra loro in un sorso. Un
attimo. La base c’era, il Fernet ha sollevato la potenza. Il resto è palato. Suoni. Voci. Un feeling tra il
dolce e le erbe del tutto nuovo.

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Vesper Martini

J.B - “Sai, non è affatto male, dovrò inventarmi un nome per questo. Credo che lo chiamerò Vesper. Una volta che lo
hai assaggiato non puoi più bere altro.”

Forse per il retrogusto amaro. Lo avevo visto all’hotel Splendide, la prima volta. Ci accordammo per
vederci a cena. La sera stessa. Così affabile, tenebroso. Pericoloso. Era necessario portare a termine
la missione. Si poteva festeggiare la conclusione della sua partita con Le Chiffre. Prima dell’ultima
mano ordinò un drink.

“ Un Dry Martini. […] Aspetti, tre parti di Gordon, una di vodka e mezza di Kina Lillet, e aggiun-
ga una scorza di limone.”

Altri lo ordinarono. Mathis mi manda un biglietto: l’appuntamento era fuori dal locale. James mi
seguì, dal nestrino della Citroen vedevo il suo tentativo di seguirci. Bond era prigioniero. Interroga-
to e torturato. Morivo per i sensi di colpa. Una fuga al mare per la sua convalescenza era l’unica
cosa che mi restava da fare. Ero ancora più turbata dopo la notte trascorsa insieme.
"Dormi bene, amore mio”.
Ho scritto nero su bianco il mio lavoro come agente dell’MVD. Sono una spia russa. Ho nito la
scatola dei sonniferi.

Between the Sheets

Ero tra le prostitute a le Chabanais, lo facevo per vivere. Mi sono poi spostata al Sphinx. Erano lo-
cali frequentati da Hemingway, Prévert, Marlene Dietrich.

”Una nazione senza bordelli é come una casa senza bagni.”


Mi piaceva la de nizione !tout voir, tout entendre et ne rien dire.”
C’erano vasche di Champagne colme. Non bastava il bicchiere, per taluni bisognava immergersi.
Nudi. Il pensiero di Victor Hugo a proposito della prostituzione mi trovava a tratti contrariata.

!La femme est obligée de choisir entre acheter un homme, ce qui s"appelle le mariage, ou se vendre aux hommes, ce qui
s"appelle la prostitution”.

Perché credo nell’amore. Perché mi sono innamorata di un cliente.


Harry mi aveva già (r)accolta prima, per allietare il mio corpo creò una ricetta inedita. Ancora. Una
variante del Sidecar ma con più Rum.
Questa volta è più aromatico, intenso. Una costante variazione di ritmo. C’è come un’insistenza,
una ripetizione nel passaggio di un tratto più salace, che accelera. Spinge, entra. Nulla è appesanti-
to. Da godere.
Un cocktail efebico.
fi

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