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Palazz

Incontro dioli
aggiornamento tecnico

Guida alla Direttiva


Martedì 15 Luglio 2003
Europea 94/9/CE
INCONTRO TECNICO
riguardante i materiali
per atmosfera
potenzialmente esplosiva

Giuseppe Priora ATEX 1 Palazz


oli
INCONTRO DI AGGIORNAMENTO TECNICO
DIRETTIVA 94/9/CE ATEX

La Vostra raccolta contiene:

• Richiamo dei concetti fondamentali di


protezione contro il pericolo di esplosione

• Fascicolo Slide Incontro


RICHIAMO DEI CONCETTI
FONDAMENTALI DI
Martedì 15 Luglio 2003
PROTEZIONE CONTRO IL
PERICOLO
INCONTRO DITECNICO
EPLOSIONE

Ing. Giuseppe Priora (Membro del Comitato CT31 Materiale


Antideflagrante
Attività di Ingegneria presso EniChem e SNAM
Autore di libri specialistici e del volume:
“IMPIANTI ELETTRICI NEI LUOGHI CON
PERICOLO DI ESPLOSIONE”)
RICHIAMO DEI CONCETTI FONDAMENTALI DI PROTEZIONE
CONTRO IL PERICOLO DI ESPLOSIONE

Sommario:
IL PERICOLO DI ESPLOSIONE
Condizioni di pericolo d’esplosione pag. 2
Influenza del peso specifico e della ventilazione pag. 3
Grandezze fisiche caratteristiche pag. 3
Criteri generali di sicurezza pag. 5
I combustibili pericolosi più ricorrenti pag. 6
IL PERICOLO DI INNESCO DELL’ESPLOSIONE
Le parti dell’impianto elettrico pericolose pag. 7
Apparecchi scintillanti e non scintillanti pag. 7
La classe di temperatura delle costruzioni pag. 8
La temperatura dei cavi pag. 9
I MODI DI PROTEZIONE
Le tre modalità fondamentali pag. 10
I modi di protezione classici pag. 11
I nuovi modi di protezione ammessi dalla Direttiva ATEX pag. 12
Modo di protezione Ex n pag. 12
Modo di protezione a tenuta II 3D IP5x pag. 13
CLASSIFICAZIONE DEI LUOGHI E DELLE ZONE
Le tre modalità fondamentali - Scopi della classificazione pag. 14
I tre tipi di atmosfere esplosive (vecchie classi dei luoghi) pag. 15
Sorgenti di emissione (centri di pericolo) pag. 17
La classificazione delle aperture pag. 18
La classificazione della ventilazione pag. 19
La classificazione delle zone nei luoghi con presenza di gas pag. 21
La classificazione delle zone nei luoghi con presenza di polvere pag. 22
LE COSTRUZIONI CONFORMI ALLA DIRETTIVA ATEX
Caratteristiche di designazione pag. 24
Sottogruppi di classificazione dei gas pag. 25
Idoneità alla installazione nelle diverse zone pag. 26
La normativa di riferimento pag. 27
PROCEDURE, TABELLE ED ESEMPI
Procedura per la classificazione dei luoghi con presenza di gas,
vapori o nebbie infiammabili pag. 29
Procedura per la classificazione di luoghi con presenza di polveri pag. 30
Procedura di valutazione del grado di ventilazione per luoghi con
presenza di gas, vapori o nebbie infiammabili pag. 31
Sintesi delle procedure di classificazione delle zone (CEI 31-36) pag. 32
Sintesi dellla valutazione del grado di efficacia della ventilazione pag. 33
Sintesi della procedura di valutazione della portata di emissione pag. 34
Dati di comlemento per il calcolo della portata di emissione pag. 38
Sintesi della procedura di valutazione della estensione delle zone
attorno alle sorgenti di emissione di gas in singola fase gassosa pag. 39
Zone nelle quali si possono impiegare le costruzioni Ex n pag. 42
Autorimesse e autofficine non conformi al D.M. 1/2/1986 pag. 43
Centrali termiche pag. 44
Distributori di carburante pag. 46

1
IL PERICOLO D’ESPLOSIONE

IL PERICOLO D’ESPLOSIONE

CONDIZIONI DI PERICOLO D’ESPLOSIONE

Un’esplosione ha la possibilità di svilupparsi se si verificano congiunta-


mente le seguenti condizioni:
1) vi è la presenza di materiali infiammabili con temperatura di infiam-
mabilità inferiore alla temperatura a cui sono sottoposti (temperatura
ambiente, temperatura di lavorazione, temperatura accidentale dovu-
ta ad altre cause);
2) la concentrazione di gas, vapori infiammabili o polveri emesse all’in-
torno del punto d’innesco è contenuta entro i limiti di infiammabilità;
3) esiste almeno un punto entro il volume occupato dai gas, dai vapori
o dalle polveri in concentrazione pericolosa con temperatura non infe-
riore alla temperatura di accensione;
4) la quantità di combustibile e comburente presente nell’ambiente è
sufficiente ad alimentare l’esplosione cioè a determinare un aumento
di volume tale da creare un’ onda d’urto capace di provocare danni;
se tale quantità, che è correlata al volume dell’ambiente, non è suffi-
ciente si può avere una vampata, magari spaventosa ma non peri-
colosa.

Fig.1 Condizioni che determinano il pericolo di esplosione

2
INFLUENZA DEL PESO SPECIFICO E DELLA VENTILAZIONE

La probabilità di formazione di miscele esplosive sopra il limite minimo di


infiammabilità non è uniforme.
Infatti essa è grande nelle zone vicine al punto di emissione (chiamato “sor-
gente di emissione”) oppure anche ad una certa distanza da tale punto,
nelle zone di possibile accumulo del gas, del vapore o delle polveri infiam-
mabili.
L’accumulo e la diluizione sono dovuti all’azione combinata del peso spe-
cifico e della ventilazione.
Il peso specifico per i gas e per i vapori ha l’effetto sintetizzato in tabella I.

Tab. I Effetto del peso specifico dei gas o dei vapori sull’accumulo

Peso specifico del gas o Tendenza alla Zone di accumulo


del vapore rispetto all’aria diffusione
inferiore a 0,9 verso l’alto Formazione di possibili sacche
sotto il soffitto, entro cupole,
intradossi, abbaini, ecc.
da 0,9 a 1,1 uniforme Concentrazione decrescente con
la distanza dal centro di pericolo
maggiore di 1,1 verso il basso Formazione di possibili sacche
sul pavimento, entro cunicoli,
tombini, ecc.

La ventilazione presente nell’ambiente determina la diluizione entro un


volume più o meno grande in funzione di complessi parametri ai quali si
farà cenno più avanti.

GRANDEZZE FISICHE CARATTERISTICHE

Ai fini del livello di pericolosità è necessario conoscere le caratteristiche di


infiammabilità dei materiali combustibili coinvolti nell’esplosione.

Limite di infiammabilità: è la concentrazione limite (minima e massima)


che rende infiammabile la miscela aria-gas di sostanze combustibili.
Adottando un buon margine di sicurezza, al di sotto del 30% del limite di
infiammabilità l’ambiente non è da considerare pericoloso. In particolare
interessa il limite minimo denominato LEL che può essere espresso in volu-
me (rapporto alla pressione atmosferica tra il volume del gas, del vapore o
delle polveri e quello dell’aria, generalmente espresso in percentuale),
oppure in peso (kg di combustibile/m3 di aria).
Temperatura di infiammabilità: è la temperatura minima alla quale, alla
pressione atmosferica, una sostanza, generalmente liquida, emette vapori
con concentrazioni entro i limiti di infiammabilità.

3
IL PERICOLO D’ESPLOSIONE

Se la temperatura di infiammabilità è superiore alla temperatura ambiente


o alla temperatura di lavorazione, le probabilità di esplosione sono basse,
come avviene per esempio per l’olio combustibile usato negli impianti di
riscaldamento che ha temperatura di infiammabilità di 55°C e può formare
vapori esplosivi solo se sgocciola su parti calde.
Se la temperatura di infiammabilità è bassa, come per esempio per la ben-
zina che emette vapori infiammabili a temperature inferiori a 0°C, la pro-
babilità di esplosione è grande.

Fig.2 L’importanza della ventilazione

Ventilazione abbondante Ventilazione scarsa


= =
zona pericolosa piccola zona pericolosa grande

Temperatura di accensione: è la temperatura minima alla quale può


innescarsi la combustione o l’esplosione. Questa temperatura è molto
importante per la scelta del materiale elettrico installabile nelle zone peri-
colose che deve essere tale da non produrre punti caldi a temperatura
superiore a quella di innesco.

Portata di emissione di gas o di vapore: è la quantità di sostanze peri-


colose che la sorgente di emissione può immettere nell’ambiente nell’unità
di tempo (in genere espressa in kg/s o in dm3/s). La portata di emissione è
fondamentale per calcolare il grado di ventilazione conformemente alla
Norma CEI 31-10; essa dipende da un complesso di circostanze che sono
la causa principale della difficoltà di classificazione delle zone pericolose.

Portata d’aria di ventilazione: è la quantità di aria espressa in genere in


m3/s che partecipa alla diluizione del gas o del vapore immessi nell’am-
biente: dai rapporti tra la portata di emissione della sorgente di emissione
e la portata d’aria di ventilazione dipende sia il livello di pericolo che
l’estensione della zona pericolosa.
Il calcolo di tale portata è alquanto complicato e contribuisce assieme a
quello della portata di emissione, a complicare la difficoltà di classificazio-
ne delle zone pericolose che in questi richiami saranno valutate solo sotto
l’aspetto qualitativo.

4
Energia minima di accensione: è l’energia che l’elemento caldo deve tra-
smettere alla miscela esplosiva circostante affinché si origini la reazione
chimica che poi si propaga e provoca l’esplosione; se tale energia è insuf-
ficiente l’innesco non avviene.
Tale energia è dell’ordine delle decine di mJ per i gas e delle centinaia di
mJ per le polveri e perciò si può fin d’ora anticipare che solo specialissimi
componenti elettrici appositamente costruiti non sono in grado di innesca-
re l’esplosione.

CRITERI GENERALI DI SICUREZZA

Tutti i luoghi con pericolo di esplosione devono essere progettati e realiz-


zati in modo da ridurre il rischio al minimo possibile.
Ciò si può ottenere:
- riducendo al minimo il numero delle sorgenti di possibile emissione di
gas, vapori o polveri infiammabili;
- riducendo al minimo il tempo di emissione delle sorgenti;
- prevedendo dispositivi di tenuta dei fluidi pericolosi di grande affidabilità;
- ventilando al massimo i locali chiusi;
- organizzando sistemi di sorveglianza e manutenzione della massima
efficienza;
- allontanando dalle zone pericolose le sorgenti di innesco.
Deve essere possibile in situazioni di emergenza:
- chiudere le tubazioni o le canalizzazioni di adduzione del combustibile;
- eventualmente azionare impianti di ventilazione, porte e sipari taglia-
fuoco.
Queste misure di sicurezza sono imposte dalle vigenti leggi e sottoposte
al controllo dei vigili del fuoco.
Ne consegue che sono veramente pochi i luoghi dove, inevitabilmente, il
rischio di esplosione è grave e gli impianti elettrici devono avere elevatis-
sime caratteristiche di protezione.

5
IL PERICOLO D’ESPLOSIONE

I COMBUSTIBILI PERICOLOSI PIÙ RICORRENTI

Le sostanze infiammabili che possono determinare l’esplosione sono


numerosissime, la sola Guida CEI 31-35, che tratta il rischio di esplosione
per presenza di gas, ne elenca 313 alle quali ne vanno aggiunte almeno
un altro centinaio sotto forma di polveri. Tuttavia quelle ricorrenti che inte-
ressano il settore abitativo, terziario e industriale, compreso quello petroli-
fero (escluse alcune industrie chimiche e farmaceutiche) sono poco più di
una decina. Nella tabella II sono riportate le caratteristiche di tali sostanze
che sono state considerate in questi brevi richiami per lo sviluppo di alcuni
esempi.

Tab. II Caratteristiche fisico chimiche di alcune sostanze liquide o gassose ricorrenti

Sostanza Temp. Densità Massa Rapporto Massa Limite di Tensione Temp.


di relativa volumica tra i calori molare esplosiv. di vapore di
infiamm. all’aria (kg/m3 ) specifici (kg/ kmol) in volume (Pa) accens.
°C (*) (γ) (*) (*) (LEL %) (**) (°C)
Alcool etilico 12 1,59 789 1,13 46,07 3,5 6055 363
Benzina <0 2,5 860 1,5 110 0,7 70000 280
85000
Butano -60 2,05 600 1,11 58,12 1,5 369120 287
GPL <0 1,4 507 1,13 44,1 2 1269928 365
Gasolio e 55-65 3,5 - 1,5 - 1 - 330
olio diesel
Idrogeno <0 0,07 90 1,41 2,015 4 - 500
Kerosene 38 3 1 1,5 1,16 210
Metano <0 0,55 415 1,31 16,04 4 337
Olio comb. 65 3,5 - 1,5 - 1 - 250
pesante
Petrolio -20 2,8 - 1,5 - 1 - 560
Petrol. grezzo <0 >2 1,5 0,7 250
Xilolo 17 3,66 881 1,1 106,15 1,1 439 464
Note: Per la miscele (gasolio , petrolio,ecc. ) bisogna tener conto dei singoli componenti; (**) questo dato inte-
ressa per l’evaporazione da superficie libera e non è stato considerato per i gas e per i liquidi con temperatura
di infiammabilità superiore a 40°C (gasolio, petrolio, ecc.)

6
IL PERICOLO D’INNESCO DELL’ESPLOSIONE

IL PERICOLO D’INNESCO DELL’ESPLOSIONE PER CAUSE


ELETTRICHE
LE PARTI DELL’IMPIANTO ELETTRICO PERICOLOSE

Tutte le parti di un impianto elettrico che durante il funzionamento ordina-


rio o in occasione di guasti possono raggiungere o superare la temperatu-
ra di accensione dei materiali infiammabili che originano l’atmosfera esplo-
siva costituiscono un potenziale pericolo. Durante il funzionamento ordina-
rio possono essere pericolosi:
- le resistenze;
- le lampade ad incandescenza;
- i motori a collettore;
- tutti gli apparecchi di interruzione.
Durante il funzionamento in caso di guasto o per difetti sono pericolosi:
- le morsettiere;
- le condutture;
- le macchine elettriche in genere;
- le batterie di accumulatori.
Gli apparecchi elettrici, sotto l’aspetto della possibilità di innesco dell’e-
splosione, si dividono in due grandi categorie: apparecchi scintillanti e
apparecchi non scintillanti.

APPARECCHI SCINTILLANTI E NON SCINTILLANTI

Si chiamano scintillanti tutti i componenti elettrici (macchine, apparecchi,


strumenti) che durante il funzionamento normale generano archi o scintille
oppure contengono elementi destinati a riscaldarsi per la loro specifica fun-
zione (per esempio la resistenza di un radiatore a raggi infrarossi, gli elet-
trodi di una saldatrice elettrica a punti).
Questi apparecchi non possono rimanere a contatto con l’atmosfera peri-
colosa e si devono prendere provvedimenti che impediscano tale evento.
Si definiscono non scintillanti tutti i componenti che nel funzionamento ordi-
nario non generano archi, scintille o punti caldi ma che li potrebbero gene-
rare in situazioni di guasto evitabili con oculati accorgimenti.
Per esempio:
- un morsetto potrebbe generare punti caldi in seguito a falso contatto
ma questo guasto può essere ridotto a probabilità trascurabili adot-
tando sistemi antiallentamento.
- l’estrazione di una spina da una presa sotto carico genera un arco di
apertura ma questo evento può essere evitato mediante un interbloc-
co oppure essere reso molto improbabile mediante un cartello monito-
re che vieti l’estrazione sotto carico.

7
IL PERICOLO D’INNESCO DELL’ESPLOSIONE

Vi sono componenti elettrici non attivi che di per sé non possono generare
punti caldi (tubi, scatole, canali); tuttavia se hanno funzione protettiva sono
classificati come apparecchi non scintillanti in quanto per poterli impiegare
negli ambienti pericolosi si devono adottare provvedimenti che garantisca-
no la funzione protettiva delle parti contenute.

Fig.3 Esempio di apparecchio scintillante e non scintillante


Scintillante Non scintillante

LA CLASSE DI TEMPERATURA DELLE COSTRUZIONI

L’innesco dell’esplosione può essere provocato anche dalla temperatura


che assumono le parti esterne di un componente per effetto del calore
generato al loro interno; è il caso, per esempio di un involucro di un tra-
sformatore o di un alimentatore mal raffreddato o, più frequentemente della
coppa di un apparecchio di illuminazione contenente una lampada poten-
te. Per evitare questo pericolo tutti gli apparecchi destinati ad essere instal-
lati in luoghi con pericolo di esplosione devono essere caratterizzati dalla
massima temperatura che può assumere l’involucro o altre parti esposte
all’atmosfera esplosiva. Tale temperatura, rilevata nelle peggiori condizio-
ni, non deve superare quella di accensione della sostanza pericolosa; per
esempio una resistenza il cui involucro esterno assume una temperatura di
250°C non può essere esposta ad una atmosfera esplosiva per presenza
di kerosene la cui temperatura di accensione è di 210°C.
Sotto questo aspetto le costruzioni si classificano in classi di temperatura cor-
relate con la massima temperatura superficiale come indicato in tabella III.

Tab. III Le classi di temperatura

Temperatura superficiale massima °C 450 300 200 135 100 85


Classe di temperatura T1 T2 T3 T4 T5 T6

8
LA TEMPERATURA DEI CAVI

I cavi nel funzionamento ordinario non possono avere temperatura supe-


riore a quella di esercizio dell’isolante che ricopre il conduttore ottenuta
aggiungendo a ϑz la temperatura ambiente; si ottengono per temperatura
ambiente di 30°C valori di 100°C per isolamento in PVC e di 120°C per
l’EPR; ne consegue che, virtualmente, si potrebbe assegnare nel primo
caso una classe T5 e nel secondo una classe T4, ma la norma non desi-
gna i cavi con le classi di temperatura bensì indica i provvedimenti di pro-
tezione da adottare nei diversi casi in corso di installazione (per esempio,
tutti i cavi presenti nelle zone pericolose devono sempre essere protetti dal
sovraccarico e non valgono le deroghe concesse dalla Norma CEI 64-8 per
gli ambienti ordinari).

9
I MODI DI PROTEZIONE

I MODI DI PROTEZIONE
LE TRE MODALITÀ FONDAMENTALI

Per evitare l’esplosione causata dall’innesco elettrico di una atmosfera


esplosiva sono, in pratica, tre modalità:
- segregare le parti pericolose entro custodie in modo da circoscrivere
l’esplosione entro la custodia stessa;
- evitare il contatto tra i punti caldi e l’atmosfera potenzialmente esplo-
siva mediante interposizione di corpi solidi, liquidi o gassosi (olio, sab-
bia, incapsulamento ermetico, gas inerte in sovrapressione, oppure
limitando la “respirazione” cioè lo scambio di aria tra l’esterno e l’in-
terno di una custodia);
- prendere provvedimenti che limitino il generarsi di punti caldi pericolo-
si sia eliminando la possibilità di guasti che limitando l’energia a entità
insufficiente a provocare l’accensione.
Per ognuna di queste modalità sono stati sviluppati e standardizzati dalla
vigente normativa diversi modi di protezione descritti ai punti seguenti.
Ordinariamente le costruzioni elettriche per atmosfere potenzialmente
esplosive sono protette con uno specifico modo compatibile con le carat-
teristiche funzionali e con i costi (per esempio le costruzioni sotto sabbia
sono realizzabili solo per certi componenti statici; il modo di protezione a
sicurezza intrinseca non è applicabile a interruttori di potenza, i provvedi-
menti che limitano la probabilità di formazione di punti caldi non sono appli-
cabili alle apparecchiature scintillanti).

Fig.4 Le tre modalità fondamentali di protezione contro il pericolo di esplosione

10
I MODI DI PROTEZIONE CLASSICI

I modi di protezione classici del materiale antideflagrante, già citato nel


vetusto DPR 547 del 1955, sono rimasti pressoché immutati e sono rece-
piti anche dalla attuale normativa. Senza scendere in dettagli, che esulano
dal tema di questo breve richiamo, si possono così sintetizzare:
- modo di protezione con custodie a prova di esplosione “d”:
questo metodo consiste nel racchiudere in robuste custodie le parti
pericolose in modo che l’innesco di una eventuale esplosione sia in
grado di coinvolgere solo il modesto quantitativo di gas contenuto nella
custodia stessa senza propagarsi all’ambiente esterno; è un modo
costoso come materiale e gravoso come installazione ma offre il
vantaggio di non richiedere apparecchi particolari in quanto la prote-
zione è realizzata unicamente dalle custodie, dai tubi protettivi, dagli
elementi di passaggio e di bloccaggio.
- modo di protezione a sovrapressione interna “p”: consiste essen-
zialmente nel racchiudere in custodie riempite di gas inerte in sovra-
pressione le parti pericolose in modo che non vi possa penetrare l’at-
mosfera pericolosa; questo metodo è applicato ad assiemi protetti da
armadi (per esempio quadri) o anche ad interi ambienti; sarebbe molto
dispendiosa l’applicazione a singoli apparecchi di piccole dimensioni.
- modo di protezione a sicurezza aumentata “e”: consiste nell’ado-
zione di provvedimenti tendenti ad evitare la formazione di punti caldi;
questo modo è applicabile solo ad apparecchi non scintillanti.
- modo di protezione per immersione in olio “o”: consiste essen-
zialmente nel proteggere le parti pericolose mediante sommersione in
olio con caratteristiche dielettriche;richiede apparecchi di particolare
costruzione ed è quasi completamente obsoleto anche perché la
manutenzione è onerosa.
- modo di protezione sotto sabbia “q”: consiste essenzialmente nel
riempire di sabbia scatole e cassette contenenti componenti statici in
modo da isolare i punti caldi dall’atmosfera; si impiega solitamente per
proteggere le condutture nei pozzetti e nei cunicoli.
- modo di protezione per incapsulamento “m”: consiste essenzial-
mente nel racchiudere in capsule ermetiche piccoli componenti peri-
colosi in modo che non vi possa penetrare l’atmosfera esplosiva.
- modo di protezione a sicurezza intrinseca “i”: consiste nell’utiliz-
zare componenti elettrici caratterizzati dalla impossibilità di produrre
archi e scintille aventi energia sufficiente ad innescare l’atmosfera peri-
colosa; è applicabile a sensori in genere elettronici per misure e con-
trolli di processo con correnti di cortocircuito inferiori alle correnti mini-
me di accensione del gas combustibile.

11
I MODI DI PROTEZIONE

I NUOVI MODI DI PROTEZIONE AMMESSI DALLA DIRETTIVA ATEX

I modi classici visti al titolo precedente sono molto validi ma il loro costo è
ingiustificato nelle zone dove il rischio di esplosione è limitato. Questo con-
cetto era recepito anche dalla vecchia normativa abrogata che ammetteva
impianti realizzati con materiale stagno nei luoghi e nelle zone meno perico-
lose (il noto impianto AD-FT idoneo sia per presenza di gas che di polvere).
La direttiva ATEX, in vigore dal luglio 2003, e la nuova normativa armoniz-
zata a livello europeo CEI EN 60079 (per i gas) e CEI EN 50281 (per le pol-
veri) non ammettono più l’uso di materiale stagno in luoghi con rischio di
esplosione in quanto non vi è nesso logico tra i gradi IP, che riguardano la
tenuta ai corpi solidi e all’acqua e la protezione contro l’esplosione.
I nuovi modi sostitutivi sono l’Ex n per i gas e II 3D IP5x per le polveri.

MODO DI PROTEZIONE Ex n

Il modo di protezione Ex n si basa essenzialmente su provvedimenti di


prevenzione ed è suddiviso in due categorie principali:

- EEx nA Applicabile ad apparecchiature non scintillanti, cioè che nel


funzionamento ordinario non producono archi, scintille o punti caldi (cas-
sette di giunzione e derivazione, portafusibili, apparecchi di illuminazione,
ecc.).
- EEx nR Apparecchiature scintillanti, cioè che nel funzionamento ordi-
nario producono archi, scintille o punti caldi (interruttori di ogni tipo, con-
tattori, relè, resistenze calde, bimetalli, motori a collettore).
La categoria nA basa il criterio di protezione su provvedimenti di sicurezza
aumentata così sintetizzabili:
- gradi di protezione adeguati all’ambiente (per esterno IP54 o anche IP44 );
- eventuali guarnizioni di tipo impedibile;
- resistenza agli urti dell’involucro da 1 a 3,5 J;
- rete di protezione delle parti fragili con magliatura non superiore a
50x50 mm;
- custodie in resina con adeguata resistenza agli effetti della temperatu-
ra e delle correnti superficiali;
- morsetti protetti contro la corrosione e di tipo antiallentamento;
- la massima temperatura di qualsiasi superficie a contatto con l’aria
esterna non deve superare i limiti pertinenti alla classe di temperatura.
Sono previste distanze d’isolamento maggiorate e specifiche prove di
tensione.
Sono previsti requisiti particolari per fusibili e portafusibili, prese a spina.
Per la categoria EEx nR, applicabile agli apparecchi scintillanti, oltre ai
requisiti generali già visti per gli apparecchi non scintillanti, è prevista la
protezione mediante custodie a respirazione limitata, cioè chiuse con

12
adeguate guarnizioni e passacavi in modo che lo scambio tra aria esterna
ed aria interna dovuto alle escursioni termiche sia trascurabile; una siffatta
protezione (cioè affidata alle caratteristiche di tenuta della custodia) con-
sente l’installazione all’interno di apparecchi di tipo ordinario.
In alternativa, oppure ad integrazione della respirazione limitata, si posso-
no applicare anche i seguenti provvedimenti:
- interruzione in celle chiuse in grado di sopportare un’esplosione inter-
na; la verifica si effettua con gas di prova (situazione simile a quella del
modo Ex d anche se meno gravosa);
- componenti non innescanti ottenuti con provvedimenti di vario tipo;
- contatti ermeticamente sigillati in modo che non sia consentita la pene-
trazione della miscela esplosiva;
- contatti sigillati o incapsulati non ermeticamente: questo metodo è vali-
do solo per celle con volumi interni liberi non superiori a 100 cm3;
- costruzioni con circuiti ad energia limitata, basate sul principio della
sicurezza intrinseca; questo sistema non è applicabile agli ordinari
componenti di potenza alimentati alla tensione di rete.

I modi di protezione possono essere applicati anche promiscuamente ad


uno stesso assieme; per esempio un avviatore può comprendere un con-
tattore racchiuso in un involucro “d”, una terna di fusibili protetta nel modo
“e” ed un microrelè incapsulato nel modo “m”; un simile assieme può esse-
re designato con le sigle dei singoli modi (per esempio EEx d-e ).

MODO DI PROTEZIONE A TENUTA II3D IP5X

Questo metodo, applicabile ai luoghi con presenza di polvere non condut-


trice, consiste nell’impiego di componenti racchiusi in involucri con tenuta
alla polvere tale da impedirne la penetrazione; oltre al grado di protezione
contro la polvere questi apparecchi devono possedere requisiti particolari
di sicurezza aumentata e devono riportare sulla custodia la classe di tem-
peratura. Il modo di protezione è applicabile anche ai luoghi con presenza
di polvere conduttrice se il grado di protezione è IP6x (designazione II 2D
IP6x )

13
CLASSIFICAZIONE DEI LUOGHI E DELLE ZONE

CLASSIFICAZIONE DEI LUOGHI E DELLE ZONE


LE TRE MODALITÀ FONDAMENTALI - SCOPI DELLA CLASSIFICAZIONE

La corretta classificazione dei luoghi pericolosi ha come scopo la suddivi-


sione dell’ambiente in zone a diversa probabilità di rischio in modo da poter
realizzare impianti elettrici idonei a ciascuna zona con un criterio di gra-
dualità: quanto maggiore è il rischio tanto più affidabili devono essere i
provvedimenti di protezione contro il pericolo di innesco dell’esplosione
causato da componenti elettrici.
La classificazione è una fase preliminare del progetto elettrico e richiede la
collaborazione di esperti del processo che determina il pericolo di esplo-
sione. Può essere affidata anche a professionisti estranei all’elettrotecnica
mentre il progetto deve essere redatto da professionisti iscritti all’albo nella
specializzazione di elettrotecnica.
La classificazione voluta dalla Norma richiede uno studio analitico delle
possibilità che si formino, entro determinati volumi, atmosfere pericolose
ed è perciò tutt’altro che facile; è obbligatoria nel senso che i criteri adot-
tati ed i risultati a cui si è pervenuti devono essere esposti nella relazione
tecnica del progetto definitivo (vedere la Guida CEI 0-2). E’ sempre rac-
comandabile prendersi ampi margini di sicurezza ma non risponde alle
finalità di un progetto a regola d’arte esagerare adottando, in ogni caso,
l’impianto e le costruzioni più pregiate e più costose.

La prassi di classificazione, qui ricordata per sommi capi, è riferita alle


seguenti norme e guide:
- CEI 31-30 (CEI EN 60079-10) fascicolo 2895-1a edizione: Costruzioni
elettriche per atmosfere esplosive per presenza di gas. Parte 10;
Classificazione dei luoghi pericolosi.
- CEI 31-35, fascicolo 5925 Guida alla applicazione della Norma CEI
EN 60079-10 Classificazione dei luoghi pericolosi.
- CEI 31-35/A - fascicolo 5926 - Guida alla applicazione della Norma
CEI EN 60079-10- Classificazione dei luoghi pericolosi ;esempi di
applicazione.
- CEI 31-36- fascicolo5301- Costruzioni elettriche per atmosfere esplo-
sive per presenza di polvere- Scelta, installazione e manutenzione.
- Inoltre per i luoghi con presenza di esplosivi vale ancora la vecchia
norma CEI 64-2- fascicolo 1431, 4a edizione.

Si evidenzia, che pur non essendo formalmente obbligatorio per legge


seguire tali normative, di fatto lo è perché su di esse si basa la Direttiva
ATEX che disciplina le costruzioni e, adottando per la classificazione crite-
ri difformi, verrebbero a mancare coerenti correlazioni tra costruzioni e
zone pericolose.

14
I TRE TIPI DI ATMOSFERE ESPLOSIVE (VECCHIE CLASSI DEI LUOGHI)

I luoghi con pericolo di esplosione si classificano in 3 tipi fondamentali:


Luoghi con presenza di esplosivi veri e propri denominati “luoghi di
classe Classe 0”
Luoghi dove il pericolo di esplosione è determinato dalla presenza di
sostanze destinate appositamente a provocare esplosioni (dinamite, nitro-
glicerina, polvere da sparo, ecc.).
Si definiscono tali solo le materie esplosive elencate nell’allegato A al R.D.
6.5.1940 n°635 e successivi aggiornamenti. Non sono considerati luoghi di
classe 0 i negozi di vendita al minuto di sostanze esplosive come cartucce
per fucili da caccia, petardi, ecc. definite nell’allegato B del suddetto R D.

Questi luoghi sono divisi in quattro zone:


-Zona 0 (C0Z0)
Zona a contatto permanente con gli esplosivi
perché interna ad apparecchi, canalizzazioni, C0Z0
serbatoi destinati alla lavorazione. Si possono
installare solo componenti che non sono in
grado di generare l’innesco dell’esplosione (a
sicurezza intrinseca).
-Zona 1 (C0 Z1)
Zona dove vi è presenza di sostanze esplosive
in condizioni di funzionamento ordinario; si riten- C0Z1
gono tali i volumi prossimi alla macchine di pro-
cesso e agli impianti. Le costruzioni idonee a
questa zona sono quelle con custodie a tenuta
di esplosione oppure stagne con grado di prote-
zione non inferiore a IP55 e provvedimenti
aggiuntivi (impiantoAD-T).
-Zona 2 (C0Z2)
Zona dove la presenza di sostanze esplosive
può ritenersi eccezionale oppure presente per C0Z2
periodi molto limitati o in occasione di guasti o
rotture di imballaggi. Le costruzioni idonee a
questa zona sono quelle stagne con grado di
protezione non inferiore a IP55 e provvedimenti
aggiuntivi (impiantoAD-T).
Zona di rispetto (C0ZR )
Zone esterne adiacenti alle aperture di ambien- 3m
ti classificati come zone 2 . Si possono utilizza- C0Z2
re anche costruzioni stagne con grado di prote-
zione non inferiore a IP44 e provvedimenti C0ZR

aggiuntivi (impianto AD -FT).

15
CLASSIFICAZIONE DEI LUOGHI E DELLE ZONE

Questi luoghi , noti perché rispondenti alla vecchia normativa , non saran-
no ulteriormente approfonditi nel prosieguo della trattazione. Per l’idoneità
del materiale Palazzoli agli impianti in zona C0ZR vedere il catalogo instal-
lazione.

Luoghi con presenza di gas o vapori infiammabili (ex classe 1)


Luoghi dove il pericolo di esplosione è determinato dalla presenza di
sostanze che possono emettere nell’atmosfera vapori, gas o nebbie
infiammabili alla temperatura ambiente naturale o artificialmente prodotta.
Questi luoghi sono divisi in tre zone:
- Zona 0
Luogo dove è presente continuamente per lunghi periodi un’atmosfera
esplosiva. Le costruzioni idonee a questa zona devono presentare un livel-
lo di protezione molto elevato (sicurezza intrinseca).
- Zona 1
Luogo dove è possibile la presenza, durante il funzionamento ordinario, di
un’atmosfera esplosiva ma per periodi limitati.Le costruzioni idonee a que-
sta zona sono quelle classiche definite genericamente “antideflagranti”.
- Zona 2
Luogo dove non è possibile la presenza, durante il funzionamento ordina-
rio, di una atmosfera esplosiva ma che potrebbe essere presente in segui-
to a malfunzionamento, fughe o per brevi periodi.Le costruzioni idonee a
questa zona possono presentare un livello di protezione di tipo funzionale
rispondente alla direttiva ATEX.

Luoghi con presenza di polveri infiammabili (ex classe 2)


Luoghi dove il pericolo di esplosione è determinato dalla possibilità che si
diffondano nell’atmosfera polveri infiammabili o che si depositino sulla
costruzione.

I luoghi con presenza di polveri sono suddivisi in 3 zone:

- Zona 20
Luogo ove è presente continuamente per lunghi perio-
di la polvere infiammabile. Le costruzioni idonee a que-
sta zona devono presentare un livello di protezione ele-
vato con grado di protezione non inferiore a IP6x.

- Zona 21
Luogo ove è possibile la presenza, durante il funziona-
mento ordinario, di polvere infiammabile ma per perio-
di limitati. Le costruzioni idonee a questa zona devono
presentare un livello di protezione elevato con grado di
protezione non inferiore a IP6x.

16
- Zona 22
Luogo dove non è possibile la presenza, durante il
funzionamento ordinario, di polvere infiammabile ma
che potrebbe essere presente in seguito a malfunzio-
namento o per brevi periodi. Le costruzioni idonee a
questa zona devono presentare un livello di protezione
idoneo con grado di protezione non inferiore a IP5x.

SORGENTI DI EMISSIONE (CENTRI DI PERICOLO)

La classificazione del luogo, come si è visto, è determinata unicamente dal


tipo di sostanza pericolosa (esplosivo, gas o vapore, polvere infiammabile).
La zona, sia in termini di livello di rischio che di estensione è invece deter-
minata dalle caratteristiche degli elementi che emettono o potrebbero
emettere nell’ambiente la sostanza pericolosa. Questi elementi sono deno-
minati “sorgenti di emissione” dalla nuova normativa e “centri di pericolo”
dalla vecchia.

Le sorgenti di emissione, si classificano in tre gradi.

Grado continuo (detto anche grado 0)


E’ una sorgente che emette con continuità o per lunghi periodi sostanze peri-
colose nell’ambiente; l’esempio tipico può essere rap-
presentato da una vasca a cielo aperto, da uno sfiato di
un serbatoio senza valvola di chiusura, da una combi-
nata per falegnameria senza aspiratore incorporato.

Primo grado
E’ una sorgente che emette nell’ambiente quantità significative di sostanze
pericolose periodicamente od occasionalmente ma
durante il funzionamento “ordinario”. Costituisce un
esempio tipico una valvola di scarico, una bocca di cari-
camento che funziona per qualche minuto al giorno
oppure, una tramoggia di carico di granaglie che funzio-
na qualche volta al giorno.

Secondo grado
E’ una sorgente che non emette ordinariamente nell’ambiente quantità
significative di sostanze pericolose ma potrebbe emet-
terle in caso di guasto; per esempio una flangia la cui
guarnizione di tenuta è soggetta ad usura, un rubinet-
to di arresto del gas, un deposito di farine in sacchi che
possono rompersi durante la movimentazione.

17
CLASSIFICAZIONE DEI LUOGHI E DELLE ZONE

LA CLASSIFICAZIONE DELLE APERTURE

Per aperture si intendono le porte, le finestre e tutti i passaggi attraverso


pareti aventi vari scopi come il transito di condutture, l’ispezione, l’illumina-
zione.
Le aperture giocano un ruolo importante nella classificazione degli ambien-
ti perché sono considerate per il locale attiguo a quello che contiene le sor-
genti di emissione come sorgenti di emissione virtuali che esportano il peri-
colo degradandolo in misura diversa in funzione delle caratteristiche di
segregazione che realizzano.
Le caratteristiche di segregazione sono valutate in quattro tipi:
APERTURE
PRIVE DI
tipo A SERRAMENTI
Apertura priva di serramenti o con qualsiasi tipo di serra-
mento ma aperta frequentemente o per lunghi periodi;
vengono considerate di questo tipo anche le aperture per
il passaggio di tubazioni, canalizzazioni, condutture elettri-
che e similari o per ventilazione.

APERTURE
DI TIPO B
tipo B
chiusura
Aperture con serramenti che hanno una buona tenuta su
battuta automatic
tutto il perimetro, per esempio con copribattuta o interstizio
fra telaio e battente non superiore a 1 mm, a condizione
che vengano aperte poco frequentemente e non possano
rimanere aperte per dimenticanza perché munite di dispo-
sitivo di autorichiusura. APERTURE
DI TIPO C

tipo C guarnizione
chiusura
automatica
Apertura con caratteristiche analoghe a quelle di tipo B,
ma doppie oppure aperture con serramento semplice,
avente le caratteristiche di quello di tipo B ma provvisto
anche di guarnizione di tenuta su tutto il perimetro.

APERTURE
DI TIPO D
tipo D
come tipo C ma Aperture come quelle di tipo C apribili solo con mezzi spe-
apribili solo con
mezzi speciali per ciali o in casi di emergenza; questo tipo di apertura può
emergenza
essere ottenuto anche dalla combinazione di una di tipo C
adiacente alla zona dalla quale proviene il pericolo in serie
ad una seconda apertura di tipo B.

18
Una apertura di tipo A non comporta nessuna riduzione di livello della zona,
cioè è come se lo spazio fosse completamente aperto fra la sorgente di
emissione ed il locale attiguo.
Una apertura di tipo B comporta ordinariamente il degrado di un gradino
nel senso che se la zona limitrofa era 0, oltre l’apertura diventa 1, se era 1
diventa 2, se era 2 diventa zona non pericolosa.
Una apertura di tipo C comporta ordinariamente il degrado di 2 gradini nel
senso che se la zona limitrofa era 0 diventa 2, se era 1 diventa zona non
pericolosa.
Una apertura di tipo D comporta ordinariamente il degrado di 3 gradini cioè
totale nel senso che la segregazione è perfetta e oltre l’apertura si ha sem-
pre una zona non pericolosa.

LA CLASSIFICAZIONE DELLA VENTILAZIONE

Si è già detto dell’importanza della ventilazione nella determinazione della


pericolosità delle atmosfere con pericolo di esplosione.
Luoghi con presenza di polveri
Per quanto riguarda i luoghi con presenza di polveri infiammabili conta
solo una azione di energica aspirazione in prossimità della sorgente di
emissione in quanto, trattandosi sempre di particelle più pesanti dell’aria,
non vengono diffuse nell’ambiente in modo da ridurre la concentrazione
secondo specifiche leggi di fisica ma rimangono sospese per un certo
periodo attorno al centro di emissione e poi precipitano.
Se l’azione di ventilazione sussiste si può considerare pericolosa solo una
zona vicina alla sorgente per un raggio di circa 0,5 m; altrimenti tutto l’am-
biente interno va considerato pericoloso.
Luoghi con presenza di gas o di vapori
In presenza di gas che si dissolvono nell’aria la ventilazione va invece rigo-
rosamente classificata in quanto è determinante ai fini della determinazio-
ne delle zone.
La Norma considera tre gradi di efficacia della ventilazione qualificati con
tre aggettivi:

- Grado basso (VL)


Si ha una ventilazione di grado basso quando la
portata d’aria fresca è insufficiente a diluire la
sostanza infiammabile sotto il limite inferiore di
esplosività; in questo caso l’atmosfera occupa pra-
ticamente tutto l’ambiente chiuso tendendo a esten-
dere la zona pericolosa anche all’esterno attraver-
so le aperture; al cessare della emissione la dilui-
zione è limitata o nulla e il pericolo di esplosione
persiste per un periodo lungo (anche diverse ore).

19
CLASSIFICAZIONE DEI LUOGHI E DELLE ZONE

- Grado medio (VM)


Si ha una ventilazione di grado medio quando la
portata d’aria fresca è in grado di diluire la sostanza
infiammabile in modo che la concentrazione scenda
sotto il valore del LEL ad una limitata distanza dalla
sorgente di emissione; in questo caso una parte
considerevole dell’ambiente non è pericoloso e si
possono considerare solo modesti volumi circostan-
ti la sorgente di emissione (pochi m3); inoltre il
ricambio d’aria è tale che al cessare della emissio-
ne l’ambiente si bonifica in tempi brevi (in genere
dell’ordine delle decine di minuti).

- Grado alto ( VH)


Si ha una ventilazione alta quando la portata d’aria
fresca è talmente elevata che in tutto l’ambiente la
concentrazione è mantenuta decisamente sotto il
livello del LEL e l’atmosfera esplosiva è concentrata
attorno alla sorgente di emissione per distanze del-
l’ordine della decina di centimetri. Anche in caso di
innesco il volume di atmosfera che partecipa alla
esplosione è talmente piccolo che si ha solo una
vampata non dannosa. Al cessare della emissione
anche queste piccole zone si bonificano entro pochi
secondi.

La norma CEI 31-30 indica in appendice B (che ha solo valore informativo)


un complicato procedimento matematico per valutare il grado di ventilazio-
ne e la guida CEI 31-35 riprende tale metodo e lo amplia introducendo più
raffinati concetti. Sulla base di tali indicazioni nella seconda parte di que-
ste informazioni sono riportati alcune indicazioni riferite ai casi più ricorrenti
che consentono di valutare in linea di massima le zone in qualità ed esten-
sione.
In ogni caso la norma precisa che l’assegnazione del grado di ventilazione
non è rigidamente legata a precise prassi di calcolo ma, nel rispetto dei
concetti generali, è lasciata in larga misura alla discrezionalità del proget-
tista che deve analizzare le reali circostanze di pericolosità in modo che i
risultati teorici siano coerenti con le situazioni reali, assumendo margini di
sicurezza tanto maggiori quanto più sono grandi le incognite.

Oltre che con il grado, la ventilazione va valutata in funzione della disponi-


bilità seguendo i criteri sotto indicati.
Il concetto di disponibilità della ventilazione riguarda la probabilità che il
flusso d’aria fresca sia presente più o meno costantemente.

20
La disponibilità è valutata con tre aggettivi:
- buona
quando la ventilazione è presente con continuità e con la portata presso-
ché costante; ciò si verifica sempre nei luoghi aperti o in quelli chiusi con
ampie aperture prive di serramenti;
- adeguata
quando la ventilazione è presente con portata pressoché costante duran-
te il funzionamento dell’impianto; sono ammesse brevi interruzioni (per
esempio può mancare sporadicamente per guasto ai ventilatori);
- scarsa
quando pur mancando i requisiti di buona o di adeguata, si può contare su
un significativo contributo anche se non continuo, alla diluizione del gas
(per esempio in un luogo chiuso dove non esistono specifiche aperture di
ventilazione o aspiratori ma una certa ventilazione è assicurata per la cir-
colazione naturale dell’aria tra l’ambiente e l’esterno).

Quando non può essere attribuita neppure la qualifica di “scarsa” (non è


contemplata la qualifica di “insufficiente”) il luogo va considerato privo di
ventilazione e si ha la formazione di zone 0 anche se le probabilità di emis-
sione sono molto basse perché le sorgenti di emissione sono di grado 2;
questa situazione è assolutamente da evitare perché sarebbero ammesse
solo costruzioni con modo di protezione Ex i impossibili per l’impianto di
energia.

LA CLASSIFICAZIONE DELLE ZONE NEI LUOGHI CON PRESENZA DI GAS

Le zone nei luoghi con presenza di gas si classificano, come si è visto, in


zona 0, zona 1, zona 2 oppure come “non pericolose” (NE, acronimo di non
esplosive) in funzione dei seguenti tre parametri:
- grado della sorgente di emissione (continuo, primo, secondo)
- grado di ventilazione (VH, VM, VL)
- disponibilità di ventilazione (buona, adeguata, scarsa).

Una sorgente di emissione genera sempre attorno a sé una prima zona


così correlata con il grado di emissione:
- emissione continua = zona 0,
- primo grado = zona 1,
- secondo grado = zona 2.

Queste zone quando la ventilazione è di grado alto assumono una estensio-


ne trascurabile (qualche dm3) e vengono chiamate rispettivamente zona 0
NE, zona 1 NE, zona 2 NE; in questo caso sono ininfluenti sulla classifica-
zione del luogo anche se si consiglia di evitare nei pochi cm3 pericolosi l’in-
stallazione di componenti elettrici che potrebbero innescare una vampata.

21
CLASSIFICAZIONE DEI LUOGHI E DELLE ZONE

Attorno alla prima zona, della cui estensione si parlerà nella seconda parte
di queste informazioni, se la disponibilità della ventilazione è adeguata si
genera una seconda zona degradata rispetto alla prima di due gradini; se
la disponibilità di ventilazione è scarsa il degrado è invece solo di un gra-
dino e quindi attorno a sorgenti di emissione di grado 0 si possono avere
anche 2 zone. La situazione è sintetizzata in tabella IV.

Tab. IV Determinazione delle zone in funzione della ventilazione e del grado delle
sorgenti di emissione

Ventilazione Grado della sorgente di emissione


Grado Disponibilità Continuo Primo Secondo
Buona Zona non Zona non Zona non
Alta pericolosa pericolosa pericolosa
Adeguata Zona 2 Zona 2 Zona non
pericolosa
Scarsa Zona 1 Zona 2 Zona 2
Buona Zona 0 Zona 1 Zona 2
Adeguata Zona 0+ Zona 1+ Zona 2
Media Zona 2 Zona 2
Scarsa Zona 0+ Zona 1+ Zona 2
Zona 1 Zona 2
Buona Zona 0 Zona 1 Zona 1
Bassa Adeguata Zona 0 Zona 1 Zona 1
Scarsa Zona 0 Zona 0 Zona 0

Quando la ventilazione è di grado basso alcuni volumi dell’ambiente, defi-


lati dal flusso d’aria, possono subire l’effetto accumulo e in tal caso vanno
classificati come zone riqualificate di uno o anche due gradini rispetto alla
zona “a contatto” con la sorgente di emissione. E’ il caso delle volte per i
vapori e i gas più leggeri dell’aria e dei pozzetti, dei cunicoli e degli scanti-
nati per sostanze infiammabili più pesanti dell’aria; si è già detto che se la
ventilazione è insufficiente, una sorgente di secondo grado può generare
zone 0.

LA CLASSIFICAZIONE DELLE ZONE NEI LUOGHI CON PRESENZA DI


POLVERE

La norma CEI EN 50281-1-2 classifica nel modo seguente le zone perico-


lose (vedere anche la figura 24) senza tener conto della ventilazione e del
grado della sorgente di emissione:
- Zona 20
Luogo in cui un’atmosfera esplosiva sotto forma di nube di polvere com-
bustibile nell’aria è presente permanentemente o per lunghi periodi; esem-
pio, contenitori, tubi, tramogge ecc.

22
- Zona 21
Luogo in cui un’atmosfera esplosiva sotto forma di nube di polvere com-
bustibile nell’aria ha probabilità di essere presente in maniera occasionale
durante il funzionamento normale: esempio, luoghi nelle immediate vici-
nanze di punti di riempimento e svuotamento e luoghi nei quali si accumu-
lano strati di polvere che durante il funzionamento normale possono origi-
nare una concentrazione esplosiva di polvere combustibile e aria.

- Zona 22
Luogo in cui durante il funzionamento normale non è presente un’atmosfe-
ra esplosiva sotto forma di nube di polvere combustibile nell’aria, oppure,
se ciò si verifica, persiste solamente per un breve periodo di tempo: esem-
pio, luoghi in prossimità di componenti contenenti polveri dai quali in caso
di perdite la polvere può uscire e formare depositi.

Le tre zone nei luoghi con atmosfera esplosiva per presenza di polvere Fig.5

Zona 20

Zona 22

Zona 21

23
LE COSTRUZIONI CONFORMI ALLA DIRETTIVA ATEX

LE COSTRUZIONI CONFORMI ALLA DIRETTIVA ATEX

CARATTERISTICHE DI DESIGNAZIONE

Tutte le costruzioni per atmosfere potenzialmente esplosive devono distin-


guersi dalle altre mediante un sistema obbligatorio di marcatura che desi-
gna in modo inequivocabile l’idoneità di impiego.
Inoltre devono essere accompagnate da una dettagliata documentazione
che certifica la rispondenza alla vigente normativa di prodotto in parte rila-
sciata dal fabbricante e in parte da un organismo verificatore notificato a
livello comunitario che, attualmente, in Italia è il CESI.
Le marcature che attestano la rispondenza alla Direttiva ATEX sono le
seguenti:
Marcatura CE
Attesta la rispondenza alla vigente normativa CENELEC per tutte le carat-
teristiche anche per quelle non strettamente attinenti al pericolo di esplo-
sione.
Siglatura EEx marchio Ex racchiuso in un esagono
Attesta l’idoneità all’impiego in atmosfere esplosive.
Lettere d,p, ecc.
Designano il modo di protezione della costruzione e cioè:
d - costruzione a prova di esplosione,
p - costruzione a sovrapressione interna,
o - costruzione in olio,
q - costruzione sotto sabbia,
m -costruzione con incapsulamento,
i - costruzione a sicurezza intrinseca,
e - costruzione a sicurezza aumentata,
n - costruzione con modo di protezione semplificato,
IP (seguita dalle note cifre) - protezione mediante tenuta dell’involucro.
I oppure II
Designano il campo di impiego limitato a 2 casi: miniere Gruppo I, altri casi
Gruppo II.
Categoria delle apparecchiature
Indicata dai numeri 1 = livello di protezione molto elevato; 2 = livello di pro-
tezione elevato; 3 livello di protezione normale (vedere la tabella V).
Lettere G oppure D
Designano il tipo di combustibile considerato: gas (G) comprende anche
vapori o nebbie; polveri (D).
T1, T2, ecc
Indica la classe di temperatura correlata con la massima temperatura che
possono raggiungere le custodie o i punti caldi esposti.

24
Contrassegni e siglature Fig.6

Le categorie degli apparecchi Tab. V

Categoria Livello di Prestazioni Documenti Adatta a zone


protezione di conformità
1 Molto elevato Doppia barriera Marcatura CE, 0-1-2 e 20- 21-22
attestato di conformità.
certificato CESI
2 Elevato Barriera semplice Marcatura CE, 1-2 e 21-22
ma sicura attestato di conformità.
certificato CESI
3 Normale Barriera semplice Marcatura CE, 2 e 22
attestato di conformità.

Inoltre sono considerati altri parametri specifici come il tipo di gas (siglatu-
ra A, B,C) il cui significato è il seguente

SOTTOGRUPPI DI CLASSIFICAZIONE DEI GAS

I gas, oltre che dai parametri di infiammabilità già visti, sono caratterizzati
dalla minima dimensione della fessura attraverso la quale può propagarsi
una esplosione che avvenga in una custodia e dalla energia necessaria
per l’innesco. Queste caratteristiche interessano i modi di protezione EEx
d ed EEx-i e certi casi pertinenti al modo semplificato EEx n.
A tal fine le costruzioni del gruppo II G sono classificate nei sottogruppi
seguenti:
- II GA per gas o vapori che ammettono interstizi superiori a 0,9mm e
hanno rapporto tra la loro corrente minima di accensione e quella del

25
LE COSTRUZIONI CONFORMI ALLA DIRETTIVA ATEX

metano superiore a 0,8 (gas meno pericolosi dal punto di vista della
facilità di diffusione e di accensione).
- IIG B per gas o vapori che ammettono interstizi compresi tra 0,9 e
0,5 mm e hanno rapporti tra la loro corrente minima di accensione e
quella del metano compresi tra 0,8 e 0,45 (gas mediamente pericolosi
dal punto di vista della facilità di diffusione e di accensione);
- IIG C per gas e vapori che ammettono interstizi inferiori a 0,5 mm e
hanno rapporti tra la loro corrente minima di accensione e quella del
metano inferiori ai valori pertinenti al gruppo II B (gas molto pericolosi
dal punto di vista della facilità di accensione e di diffusione).
Le costruzioni del gruppo II GC sono adatte anche ai gas di tipo B e di tipo
A, quelle del gruppo IIG B sono adatte anche ai gas di tipo A.
Nella Tabella VI sono indicati i principali gas classificati nei tre gruppi della
Appendice A della Norma CEI 31-8.

Tab. VI Suddivisione di alcuni gas nei gruppi A-B-C

Tipo Gruppo II A Gruppo II B Gruppo II C


Idrocarburi metano etilene
butano ciclopropano
Miscele di nafta gas da forno
idrocarburi petrolio coke
benzine
olio combustibile
kerosene
olio diesel
Altri idrogeno
acetilene

IDONEITÀ ALLA INSTALLAZIONE NELLE DIVERSE ZONE

L’idoneità dei diversi modi di protezione alla installazione nelle diverse


zone è indicata nella tabella VII.
Si può notare che nelle zone 0 con presenza di gas vapori o nebbie (inter-
no di serbatoi, reattori, tubazioni) sono ammesse unicamente costruzioni a
sicurezza intrinseca.
Le costruzioni di categoria 2 sono di impiego universale e comprendono
tutti i modi di protezione con la sola esclusione del modo ”n”. Il modo “n” è
impiegabile in buona parte dei luoghi che con la vecchia norma (CEI 64-2)
ammettevano l’impianto AD-FT IP44 e perciò sono di grande interesse
anche in ambienti per i quali tradizionalmente non si utilizzavano materiali
antideflagranti.

26
Costruzioni Ex utilizzabili in funzione della classificazione delle zone Tab. VII

Luogo Zona Presenza miscela Tipo di Modi di protezione ammessi


pericoloso esplosiva costruzione
ammessa ia d e ib m o q p n IP6X(*) IP5X(*)
Presenza 0 Continua o per II 1G x - - - - - - - - - -
di gas lunghi periodi
vapori o 1 Saltuaria II 2G x x x x x x x x - - -
nebbie
2 Solo per guasti o III 3G x x x x x x x< x x - -
brevissimi periodi
20 Continua o per II 1D x x x x x x x x - x -
lunghi periodi
Presenza 21 Saltuaria II 2D x x x x x x x x - x x
di polveri
22 Solo per guasti o II 3G x x x x x x x x - x x
brevissimi periodi

LA NORMATIVA DI RIFERIMENTO

La norma basilare che stabilisce la correlazione tra i tipi di impianti idonei


alle varie zone e le costruzioni di sicurezza ammesse è la CEI EN 60079-
14 (CEI 31-33) per gli ambienti con presenza di gas e la CEI EN 50281.1.2
(CEI 31-36) per quelli con presenza di polveri.

Le caratteristiche generali sono indicate nella norma CEI EN50014 (classi-


ficazione CEI 31-8) titolata “Costruzioni elettriche per atmosfere potenzial-
mente esplosive”.

Le altre norme di riferimento sono:

- CEI EN 50014/A1/A2 - Classificazione CEI 31-8; V1 - Fascicolo 5289:


Costruzioni elettriche per atmosfere potenzialmente esplosive -
Regole generali;

- CEI EN 50018 - Classificazione CEI 31-1: Costruzioni elettriche per


atmosfere potenzialmente esplosive - Custodie a prova di esplosione ‘d’;

- CEI EN 50016 - Classificazione CEI 31-2 - Fascicolo 3524: Costruzioni


elettriche per atmosfere potenzialmente esplosive - Modo di protezio-
ne a sovrapressione interna “p”;

- CEI EN 50015 - Classificazione CEI 31-5 - Fascicolo 5287: Costruzioni


elettriche per atmosfere potenzialmente esplosive - Costruzioni
immerse in olio “o”;

27
- CEI EN 50017 - Classificazione CEI 31-6 - Fascicolo 3567 R:
Costruzioni elettriche per atmosfere potenzialmente esplosive -
Costruzioni a riempimento polverulento “q”;

- CEI EN 50019 - Classificazione CEI 31-7 - Fascicolo 3568 R:


Costruzioni elettriche per atmosfere potenzialmente esplosive - Modo
di protezione a sicurezza aumentata “e”;

- CEI EN 50020 - Classificazione CEI 31-9 - Fascicolo 3570 R:


Costruzioni elettriche per atmosfere potenzialmente esplosive -
Sicurezza intrinseca “i”;

- CEI EN 50039 - Classificazione CEI 31 - 10 - Fascicolo 3710 R:


Costruzioni elettriche per atmosfere potenzialmente esplosive -
Sistemi elettrici a sicurezza intrinseca “i”;

- CEI EN 50021 - Classificazione CEI 31 -11 - Fascicolo 5865:


Costruzioni elettriche per atmosfere potenzialmente esplosive - Modo
di protezione “n”;

- CEI EN 50028 - Classificazione CEI 31-13 - Fascicolo 3026 R:


Costruzioni elettriche per atmosfere potenzialmente esplosive -
Incapsulamento “m”;

- CEI EN 61241-2-2 - Classificazione CEI 31-28 - Fascicolo 2768:


Costruzioni elettriche destinate ad essere utilizzate in presenza di pol-
veri combustibili - Parte 2: Metodi di prova -Sezione 2: Metodo per
determinare la resistività elettrica di polvere in strati;

- CEI EN 50281-1-1 - Classificazione CEI 31-37 - Fascicolo 5412:


Costruzioni elettriche destinate all’uso in ambienti con presenza di pol-
vere combustibile - Parte 1-1: Costruzioni protette da custodie -
Costruzioni e prove;

- CEI EN 50281-2-1 - Classificazione CEI 31-38 - Fascicolo 5413:


Costruzioni elettriche destinate all’uso in ambienti con presenza di pol-
vere combustibile - Parte 2-1: Metodi di prova - Metodi per la determi-
nazione della temperatura minima di accensione della polvere;

- CEI EN 50284 - Classificazione CEI 31-43 - Fascicolo 5632:


Prescrizioni particolari per la costruzione, prova e marcatura di costru-
zioni elettriche appartenenti al Gruppo di apparecchi II, categoria 1 G.

28
PROCEDURE, TABELLE ED ESEMPI

PROCEDURA PER LA CLASSIFICAZIONE DEI LUOGHI CON


PRESENZA DI GAS, VAPORI O NEBBIE INFIAMMABILI

Determinazione delle zone

Il luogo contiene sorgenti di


emissione

No Sì

Il luogo confina con Classificazione dei centri di


zone emissine
No pericolose

Le aperture
sono di
Sì tipo D

No
luogo non pericoloso

Di che zona si tratta

zona 2 zona 1 zona 0 Grado Grado Grado


2 1 continuo
aperture aperture aperture
Situazione della ventilazione

C
B
A
C
B
A
C
B
A

zona 2 zona 1 zona 0

29
PROCEDURE, TABELLE ED ESEMPI

PROCEDURA PER LA CLASSIFICAZIONE DI LUOGHI CON PRESENZA


DI POLVERI

Determinazione delle zone

Esiste nel luogo la possibilità di


No immissione di polveri esplosive

L’ambiente è totalmente
Sì bonificato

No
luogo non pericoloso

Classificare
l’ambiente

a) Secondo CEI 64-2 b) Secondo CEI EN


(valide fino al 2003 50281-1-2

Esistono centri di E’ possibile che la


pericolo di primo o di nube si mantenga per
secondo grado lunghi periodi Sì
No

Sì No

Le polveri sono E’ possibile che la


conduttrici nube sia presente
occasionalmente
durante il servizio
normale

No Sì No Sì

Luogo C2NE Luogo C2E zona 22 zona 21 zona 20

30
PROCEDURA DI VALUTAZIONE DEL GRADO DI VENTILAZIONE PER
LUOGHI CON PRESENZA DI GAS, VAPORI O NEBBIE INFIAMMABILI

a) Si stabilisce il LEL del gas o del vapore


b) Si calcola la concentrazione media del gas o del vapore infiammabile
Xm%
c) Si calcola il volume ipotetico di diluizione Vz

Procedura per ambienti aperti Procedura per ambienti chiusi


(pochi dm3)

Vz è trascurabile Vz è trascurabile
(pochi dm3) pochi dm3

Sì No Sì No

Xm < kLEL Xm ≥ kLEL


f f

Sì No Sì No

Grado VL Grado VH
Basso

Grado VH Grado VM Grado VH Grado VM


Alto

31
PROCEDURE, TABELLE ED ESEMPI

32
SINTESI DELLA PROCEDURA DI VALUTAZIONE DEL GRADO DI
EFFICACIA DELLA VENTILAZIONE

33
PROCEDURE, TABELLE ED ESEMPI

SINTESI DELLA PROCEDURA DI VALUTAZIONE DELLA PORTATA DI


EMISSIONE

Caso “a” Emissione di gas da un contenitore in pressione che fuo-


riesce mantenendosi gassoso

Questa situazione si verifica per i gas che hanno temperatura di ebollizio-


ne bassa rispetto alla temperatura ambiente.

Dati necessari:
γ = cp/cv (rapporto tra i calori specifici a pressione costante ed
a volume costante del gas in oggetto)
M (kg/kmol) = massa molecolare del gas
Pa(Pa) = pressione dell’ambiente esterno
P (Pa) = pressione assoluta del gas all’interno del sistema di
contenimento
T (K) = temperatura assoluta del gas all’interno del sistema di
contenimento
2
A (m ) = area del foro
c = coefficiente di efflusso (pari in generale a 0,8 tranne che
per le valvole di sfiato dove vale 0,97)

Singola fase
gassosa

La formula base è la seguente dove il coefficiente assume il valore 1 se il


flusso è subsonico altrimenti va calcolato con una formula complessa
dipendente dalle caratteristiche del gas (vedere la tabella 4).

Dal diagramma seguente si possono ricavare i valori indicativi della porta-


ta di emissione in funzione della pressione del gas misurata in Pa (1kg/cm2
vale 100000 Pa) riferiti ai 3 gas di più comune impiego.

34
Caso “b” Emissione di liquido infiammabile che fuoriesce mante-
nendosi liquido da un contenitore in pressione, cade al suolo e forma
una pozza dalla quale evapora.

Questa situazione si verifica per liquidi che hanno temperatura di ebollizio-


ne alta rispetto alla temperatura ambiente (oltre 70°C).

Dati necessari:
A (m2) = area del foro di emissione
P = pressione assoluta del fluido all’interno del sistema
di contenimento
c = coefficiente di efflusso (si pone pari a 0,8)
l (m) = lunghezza del percorso di efflusso.
csl (J/kg(K) = calore specifico medio del liquido
clv (J/kg) = calore latente di vaporizzazione
T (K) = temperatura assoluta del liquido all’interno del
sistema di contenimento
Tb (K) = temperatura di ebollizione alla pressione
dell’ambiente in cui si ha emissione.
ρliq = peso specifico del liquido in kg/m2

35
PROCEDURE, TABELLE ED ESEMPI

Si deve preliminarmente calcolare la portata di emissione del liquido con la


formula:

Dal diagramma seguente si possono ricavare i valori indicativi della porta-


ta di emissione in funzione della pressione del liquido (misurata in Pa) per
tre liquidi infiammabili tipici.

Si deve calcolare la portata di evaporazione specifica della pozza (cioè rife-


rita a 1 m2 ) con la formula:

Il rapporto QT /Qg rappresenta la superficie Ap della pozza quando si è


raggiunto l’equilibrio tra emissione di liquido ed evaporazione; moltiplican-
do Qgs per Ap si ottiene la portata di evaporazione massima, cioè a regi-
me raggiunto
Dal diagramma seguente si possono ricavare i valori indicativi di tale por-
tata di emissione in funzione della portata di liquido. Se si vuole la porta-
ta di emissione a equilibrio non raggiunto bisogna considerare il tempo di
emissione t e ricavare l’area della pozza come indicato in tabella 4.
Potrebbero verificarsi situazioni di incompatibilità nel senso che l’area così
calcolata potrebbe risultare maggiore di QT /Qg ; in tal caso adottare l’area
a regime raggiunto.

Nota: Per un più raffinato approccio a questo problema che consideri anche l’assorbi-
mento del terreno o la frazione di liquido che evapora durante l’emissione si rimanda alla
guida CEI 31-35.

36
37
PROCEDURE, TABELLE ED ESEMPI

DATI DI COMPLETAMENTO PER IL CALCOLO DELLA PORTATA DI


EMISSIONE

38
SINTESI DELLA PROCEDURA DI VALUTAZIONE DELLA ESTENSIONE
DELLE ZONE ATTORNO ALLE SORGENTI DI EMISSIONE DI GAS IN
SINGOLA FASE GASSOSA

Dati necessari
γ = cp/cv (rapporto tra i calori specifici a pressione costante ed
a volume costante del gas in oggetto)
M (kg/kmol) = massa molecolare del gas
Pa(Pa) = pressione atmosferica
P (Pa) = pressione assoluta del gas all’interno del sistema di
contenimento
T (K) = temperatura assoluta del gas all’interno del sistema di
contenimento
A (m2) = area del foro
Qg (kg/s) = portata di emissione
LEL% = limite inferiore di esplosività volumetrico
w (m/s) = velocità dell’aria nel punto di emissione
f = fattore di efficacia della ventilazione (1÷5)

Formula per luoghi all’aperto


 100 
d z = 0,078266 ⋅ M −0 ,4 ⋅   ⋅ A ⋅ P ⋅ per flusso sonico
 LEL % 

0, 55
 42300 ⋅ Q g ⋅ f 
d z = 1, 2 ⋅   per flusso subsonico
 M ⋅ LEL % .w 

Dal diagramma seguente si possono ricavare indicativamente le distanze


di sicurezza minime “a” ottenute aumentando del 5% dz (si consiglia di
aumentare prudenzialmente tali distanze del 50% )

39
PROCEDURE, TABELLE ED ESEMPI

Diagramma 4 Estensione della zona pericolosa in luoghi ap

1,2

0,8

metano
0,6 GPL
Butano

0,4

0,2

0
100000 200000 300000 500000 700000 1000000
P Pressione relativa del gas(Pa)

Se l’ambiente è chiuso la diffusione è ostacolata e la distanza riferita


all’ambiente aperto deve essere maggiorata moltiplicandola per il coeffi-
ciente Kz dato dalla formula:

76 ⋅ X r , te %

k z = 0,9 ⋅ e M ⋅ LEL %

dove Xrte% è la concentrazione media di regime ( si può assumere pari al


valore di Xm% (vedere la tabella 2).
Kz non deve mai assumere un valore inferiore a 1 e quando il valore di
Xrte% supera il 50- 60% del LEL la formula non è più applicabile , la zona
pericolosa si estende a tutto il locale e la ventilazione è scarsa.

Dal diagramma seguente si può valutare approssimativamente il valore


del coefficiente Kz rispettivamente per il metano, il GPL e il butano; si
tenga presente che i diagrammi non vanno utilizzati oltre i seguenti limiti
di Xrte%

Gas Butano GPL Metano


Xrte% 1,05 1,14 3,08

40
41
PROCEDURE, TABELLE ED ESEMPI

ZONE NELLE QUALI SI POSSONO IMPIEGARE LE COSTRUZIONI Ex n

42
AUTORIMESSE E AUTOFFICINE NON CONFORMI AL D.M. 1/2/1986

Veicoli a benzina
Si può prudenzialmente considerare che sul pavimento possano permanere
per tempi non trascurabili pozze di benzina con estensione di 0,5 m2 di dia-
metro.
Applicando la realazione dx = 2,328 A 07 si ha una distanza dx 1,43 m da
arrotondare a 1,5 m.
Questo provvedimento può ritenersi efficace anche per i veicoli a GPL.

Estensione consigliata della Zona 2 in tutta l’area dell’officina in cui si effet-


tuano interventi sul sistema di alimentazione.

43
PROCEDURE, TABELLE ED ESEMPI

CENTRALI TERMICHE - CARATTERISTICHE SALIENTI DELL’IMPIANTO


Ex n IDONEO ALLA ZONA 2

44
45
PROCEDURE, TABELLE ED ESEMPI

DISTRIBUTORI DI CARBURANTE - CARATTERISTICHE SALIENTI


DELL’IMPIANTO

46
SLIDE DI PRESENTAZIONE

Martedì 15 Luglio 2003

INCONTRO TECNICO
•ROMEDA MARCO •

Palazzoli
Richiamo dei concetti fondamentali di protezione
contro il pericolo di esplosione
• Le nuove direttive 94/9 CE e
99/92 CE (ATEX)
• Il pericolo di esplosione
• Il pericolo di innesco
• I modi di protezione
• Classificazione dei luoghi e
delle zone
• Le costruzioni conformi alla
Direttiva ATEX
• Il “Nuovo Approccio”
La Nuova Direttiva
ATEX 94/9 CE
• La marcatura
Giuseppe Priora 1 Palazzoli

Palazzoli
Il nuovo panorama normativo

DC 94-9 (basilare)..... DPR23 Marzo 98 n°126


Coinvolgono la modifica delle norme CEI EN
•60079-10 Classificazione zone con rischio gas
•60079-14 Impianti elettrici zone con rischio gas
•50021 costruzioni di categoria 3 per zone con rischio gas
•50281-1-3 Classificazione zone con rischio polveri esplosive
•50281-1-2 Impianti elettrici zone con rischio polveri
•502811-1 Costruzioni di categoria 1-2-3 per zone rischio polveri

Giuseppe Priora 2 Palazzoli

•Incontro tecnico prodotti Palazzoli •1


•ROMEDA MARCO •

Palazzoli
Direttiva 99/92 CE

•• Sulla
Sullabase
basedell’articolo
dell’articolo88della
delladirettiva,
direttiva,ilildatore
datoredi
dilavoro
lavoro
deve elaborare e tenere aggiornato un documento
deve elaborare e tenere aggiornato un documento sullasulla
protezione
protezionecontro
controleleesplosioni
esplosioninel
nelquale
qualedeve
deveessere
essere
indicato:
indicato:
–– Che
Cherischi
rischicontro
controleleesplosioni
esplosionisono
sonostati
statiindividuati
individuati
–– Quali
Quali misure sono state adottate per evitareiirischi
misure sono state adottate per evitare rischididiesplosione
esplosione
–– Che
Chesono
sonostate
stateindividuate
individuatelelezone
zonesecondo
secondotabella
tabellaindicata
indicatadidi
seguito
seguito
–– Che
Cheleleattrezzature
attrezzaturedidilavoro
lavorosono
sonoidonee
idoneealaltipo
tipodidizona.
zona.
•• La
Ladirettiva
direttivaèèin
invigore
vigoredal
dal1/7/2003
1/7/2003

Giuseppe Priora 3 Palazzoli

Palazzoli
Il nuovo panorama normativo

DC 99-92 (Luoghi di lavoro)..... DLgs 12 Giugno 03 n°233


Coinvolgono l’integrazione del D. Lgs 626/94

Modificano il regime dei controlli e delle omologazioni per


zone 2 di cui al DPR 22 Ottobre 01 n°462

Giuseppe Priora 4 Palazzoli

•Incontro tecnico prodotti Palazzoli •2


•ROMEDA MARCO •

Palazzoli
Direttiva 99/92 CE

Classificazione delle aree pericolose


Presenza Gas vapori o Polveri Apparecchiature idonee
dell’atmosfera nebbie G D all’impiego
esplosiva

Permanente o per Zona 0 Zona 20 Sicurezza intrinseca


lunghi periodi Ex ia - Incaps. in resina ma

Probabile durante Zona 1 Zona 21 Ex d-p-m-o-q-e-ia-ib


la normale attività

Occasionale e di Zona 2 Zona 22 Ex n per i gas


breve durata II3D IP5x per le polveri

Giuseppe Priora 5 Palazzoli

Palazzoli
Direttiva 94/9 CE

Questa
Questadirettiva
direttivaAtex
Atex(Atmosfera
(AtmosferaEsplosiva)
Esplosiva)sisiapplica
applicaagli
agli
apparecchi
apparecchi ed ai sistemi di protezione (sia di minierache
ed ai sistemi di protezione (sia di miniera chedi
di
superficie) elettrici e non elettrici destinati ad essere
superficie) elettrici e non elettrici destinati ad essere
utilizzati
utilizzatiin
inatmosfera
atmosferaesplosiva.
esplosiva.
–– Gli
Gliapparecchi
apparecchiutilizzati
utilizzatiininminiera
minierasono
sonocontrassegnati
contrassegnaticon conlala
lettera M e divisi in due categorie M1
lettera M e divisi in due categorie M1 e M2 e M2
–– Gli
Gliapparecchi
apparecchiutilizzati
utilizzatiininluoghi
luoghicon
conpresenza
presenzadidivapori
vaporioonebbie
nebbie
sono
sono contrassegnati con la lettera G e suddivisi in trecategorie
contrassegnati con la lettera G e suddivisi in tre categoriedidi
sicurezza
sicurezzacosì
cosìcome
comegli gliapparecchi
apparecchidestinati
destinatiaiailuoghi
luoghicon conpresenza
presenza
didipolvere
polvere con la lettera D a loro volta suddivisi in tre categoriedidi
con la lettera D a loro volta suddivisi in tre categorie
sicurezza.
sicurezza.

Giuseppe Priora 6 Palazzoli

•Incontro tecnico prodotti Palazzoli •3


•ROMEDA MARCO •

Palazzoli
Direttiva 94/9 CE

Entrata
Entratain
invigore
vigoredella
delladirettiva
direttivaed
edadeguamento
adeguamentoimpianti
impianti
•• IIluoghi
luoghididilavoro
lavoronei
neiquali
qualisiasiapresente
presenteililpericolo
pericolodidiesplosione
esplosioneutilizzati
utilizzatiper
per
lalaprima
primavolta
voltadopo
dopoilil30/6/2003
30/6/2003devono
devonosoddisfare
soddisfareleleprescrizioni
prescrizionidella
della
direttiva.
direttiva.
•• Quelli
Quelliutilizzati
utilizzatiprima
primadeldel30/6/2003
30/6/2003devono
devonosoddisfare
soddisfareleleprescrizioni
prescrizioniminime
minime
della
delladirettiva
direttivaentro
entrotre
treanni.
anni.Eventuali
Eventualimodifiche
modifichedevono
devonosoddisfare
soddisfarelele
prescrizioni
prescrizionidella
delladirettiva.
direttiva.
•• Gli
Gli apparecchidestinati
apparecchi destinatialle
allezone
zonedidipericolo
pericolodidiesplosione
esplosionemessi
messiaa
disposizione
disposizionedell’impresa
dell’impresaoodello
dellostabilimento
stabilimentoper perlalaprima
primavolta
voltadopo
dopoilil
30/6/2003 devono essere conformi alla direttiva
30/6/2003 devono essere conformi alla direttiva 94/9 CE. 94/9 CE.
•• Quelli
Quellimessi
messiaadisposizione
disposizioneprimaprimadede30/6/2003
30/6/2003devono
devonoessere
essereconformi
conformi
all’allegato
all’allegato22della
delladirettiva
direttiva(in(inpratica
praticasignifica
significachechenon
nondevono
devonoinnescare
innescare
l’atmosfera
l’atmosferaesplosiva).
esplosiva).

Giuseppe Priora 7 Palazzoli

Palazzoli
Protezione contro le esplosioni

• 1° Principio per la Innesco


sicurezza: fiamma, arco elettrico,
corpo caldo, urti,
NON INSTALLARE frizioni tra superfici

CAUSE DI INNESCO
vicino a comburenti o
combustibili
• Eliminare uno o più vertici
del triangolo significa
evitare una esplosione

Comburente Combustibile
ossigeno oppure per gli
esplosivi reagente gas, vapori, polveri, nebbie

Giuseppe Priora 8 Palazzoli

•Incontro tecnico prodotti Palazzoli •4


•ROMEDA MARCO •

Palazzoli
Condizioni di esplosione
LSE (UEL):Limite superiore di esplosività

LIE (LEL):Limite inferiore di esplosività


Metano: LIE 5% - LSE 15%
Giuseppe Priora 9 Palazzoli

Palazzoli
L’importanza della ventilazione

Ventilazione abbondante Ventilazione scarsa


= =
Zona pericolosa piccola Zona pericolosa grande

Giuseppe Priora 10 Palazzoli

•Incontro tecnico prodotti Palazzoli •5


•ROMEDA MARCO •

Palazzoli
Scopi della classificazione

•• La
Lacorretta
correttaclassificazione
classificazionedeideiluoghi
luoghipericolosi
pericolosihahacome
come
scopo
scopolalasuddivisione
suddivisionedell’ambiente
dell’ambientein inzone
zoneaadiversa
diversa
probabilità
probabilitàdi dirischio
rischioin
inmodo
mododa dapoter
poterrealizzare
realizzareimpianti
impianti
elettrici
elettriciidonei
idoneiaaciascuna
ciascunazona
zonacon
conununcriterio
criteriodi
di
gradualità:
gradualità:quanto
quantomaggiore
maggioreèèililrischio
rischiotanto
tantopiù
piùaffidabili
affidabili
devono
devono essere i provvedimenti di protezione controilil
essere i provvedimenti di protezione contro
pericolo
pericolodi diinnesco
innescodell’esplosione
dell’esplosionecausato
causatoda dacomponenti
componenti
elettrici e non elettrici.
elettrici e non elettrici.

Giuseppe Priora 11 Palazzoli

Palazzoli
I tre tipi di atmosfere esplosive

•• Luoghi
Luoghidi diclasse
classeClasse
Classe0:0:luoghi
luoghicon
conpresenza
presenzadi
di
esplosivi veri e propri
esplosivi veri e propri
•• Luoghi
Luoghiconconpresenza
presenzadidigas
gasoovapori
vaporiinfiammabili
infiammabili
(ex
(ex classe
classe 1)
1)
•• Luoghi
Luoghiconconpresenza
presenzadidipolveri
polveriinfiammabili
infiammabili(ex
(ex
classe
classe 2)
2)

Giuseppe Priora 12 Palazzoli

•Incontro tecnico prodotti Palazzoli •6


•ROMEDA MARCO •

Palazzoli
Sorgenti di emissione (centri di pericolo)
Le
Lesorgenti
sorgentididiemissione,
emissione, sisiclassificano
classificanoinintretregradi.
gradi.
•• Grado
Grado continuo (detto anche grado 0):èèuna
continuo (detto anche grado 0): unasorgente
sorgentecheche
emette
emetteconconcontinuità
continuitàooperperlunghi
lunghiperiodi
periodisostanze
sostanzepericolose
pericolose
nell’ambiente;
nell’ambiente; l’esempio tipico può essere rappresentato dauna
l’esempio tipico può essere rappresentato da una
vasca
vascaaacielo
cieloaperto,
aperto,da dauno
unosfiato
sfiatodidiun
unserbatoio
serbatoiosenza
senzavalvola
valvola
didichiusura.
chiusura.
•• Primo
Primogrado:
grado:èèuna unasorgente
sorgentechecheemette
emettenell’ambiente
nell’ambientequantità
quantità
significative
significative di sostanze pericolose periodicamenteod
di sostanze pericolose periodicamente od
occasionalmente
occasionalmentema madurante
duranteililfunzionamento
funzionamento“ordinario”.
“ordinario”.
Costituisce
Costituisceun unesempio
esempiotipico
tipicouna
unavalvola
valvoladidiscarico,
scarico,una
unabocca
bocca
didicaricamento
caricamentoche chefunziona
funzionaper perqualche
qualcheminuto
minutoalalgiorno.
giorno.
•• Secondo
Secondogrado:
grado:èèuna unasorgente
sorgenteche chenon
nonemette
emetteordinariamente
ordinariamente
nell’ambiente
nell’ambientequantità
quantitàsignificative
significativedidisostanze
sostanzepericolose
pericolosema ma
potrebbe
potrebbeemetterle
emetterleinincaso
casodidiguasto;
guasto;perperesempio
esempiounaunaflangia
flangialala
cui
cuiguarnizione
guarnizionediditenuta
tenutaèèsoggetta
soggettaad adusura,
usura,ununrubinetto
rubinettodidi
arresto
arrestodel
delgas.
gas.

Giuseppe Priora 13 Palazzoli

Palazzoli
La classificazione delle aperture

Tipo A Tipo B Tipo C Tipo D


APE RTURE APE RTURE APE RTURE APERTURE
PRIVE DI DI TIPO B DI TIPO C DI TIPO D
SERRAMENT I
com e tipo C m a
chiusura chiusura apr ibili solo con
battuta automatica guarnizio ne automatica mez zi speciali pe r
eme rgenz a

Giuseppe Priora 14 Palazzoli

•Incontro tecnico prodotti Palazzoli •7


•ROMEDA MARCO •

Palazzoli
Classificazione della ventilazione

Grado basso Grado medio Grado alto


(VL) (VM) (VH)

Giuseppe Priora 15 Palazzoli

Palazzoli
Disponibilità di ventilazione

La
Ladisponibilità
disponibilitàèèvalutata
valutataconcontre
treaggettivi
aggettivi
•• Buona:
Buona: quando la ventilazione èpresente
quando la ventilazione è presentecon
concontinuità
continuitàee
con
con la portata pressoché costante; ciò si verificasempre
la portata pressoché costante; ciò si verifica semprenei
nei
luoghi
luoghi aperti o in quelli chiusi con ampie apertureprive
aperti o in quelli chiusi con ampie aperture privedi
di
serramenti.
serramenti.
•• Adeguata:
Adeguata:quando
quandolalaventilazione
ventilazioneèèpresente
presentecon
conportata
portata
pressoché
pressochécostante
costantedurante
duranteililfunzionamento
funzionamentodell’impianto;
dell’impianto;
sono
sonoammesse
ammessebrevi
breviinterruzioni.
interruzioni.
•• Scarsa:
Scarsa: quando pur mancandoiirequisiti
quando pur mancando requisitidi
dibuona
buonaoodidi
adeguata,
adeguata, si può contare su un significativo contributoanche
si può contare su un significativo contributo anche
se
senon
noncontinuo,
continuo,alla
alladiluizione
diluizionedeldelgas.
gas.

Giuseppe Priora 16 Palazzoli

•Incontro tecnico prodotti Palazzoli •8


•ROMEDA MARCO •

Palazzoli
Determinazione delle zone

Ventilazione Grado della sorgente di emissione Tab.4 - pag.22


Grado Disponibilità Continuo Primo Secondo
Buona Zona non Zona non Zona non
Alta pericolosa pericolosa pericolosa
Adeguata Zona 2 Zona 2 Zona non
pericolosa
Scarsa Zona 1 Zona 2 Zona 2
Buona Zona 0 Zona 1 Zona 2
Adeguata Zona 0 + Zona 1 + Zona 2
Media Zona 2 Zona 2
Scarsa Zona 0 + Zona 1 + Zona 2
Zona 1 Zona 2
Buona Zona 0 Zona 1 Zona 1
Bassa Adeguata Zona 0 Zona 1 Zona 1
Scarsa Zona 0 Zona 0 Zona 0

Giuseppe Priora 17 Palazzoli

Palazzoli
Esempio di zone pericolose per presenza di polvere

Zona 20

Zona 22

Zona 21

Giuseppe Priora 18 Palazzoli

•Incontro tecnico prodotti Palazzoli •9


•ROMEDA MARCO •

Palazzoli
Classificazione delle apparecchiature
GRUPPO I: miniere con grisou

Categoria Categoria
M1 M2
Funzionanti in atmosfera Disalimentate in atmosfera
esplosiva esplosiva

GRUPPO II: altre atmosfere esplosive (superficie)

Categoria 1 Categoria 2 Categoria 3


GAS DUST GAS DUST GAS DUST
0 20 1 21 2 22
Livello di protezione molto Livello di protezione elevato Livello di protezione normale
ATMOSFERA

elevato
ESPLOSIVA

Permanente Probabile Occasionale


o spesso

Giuseppe Priora 19 Palazzoli

Palazzoli
Esempio di marcatura

CATEGORIA 3 MASSIMA
TEMP. SUP.
GRUPPO II GAS-DUST POLVERI

II 3 GD EEx nR IIA T4 IP65 T120°C

GRUPPO DI GAS
MODO DI PROTEZIONE CLASSE DI TEMP.

Giuseppe Priora 20 Palazzoli

•Incontro tecnico prodotti Palazzoli •10


•ROMEDA MARCO •

Palazzoli
Criteri generali di sicurezza
Tutti
Tuttiiiluoghi
luoghicon
conpericolo
pericolodidiesplosione
esplosionedevono
devonoessere
essereprogettati
progettatiee
realizzati
realizzatiininmodo
mododa daridurre
ridurreililrischio
rischioalalminimo
minimopossibile.
possibile.
Ciò
Ciòsisipuò
puòottenere:
ottenere:
–– riducendo
riducendoalalminimo
minimoililnumero
numerodelle
dellesorgenti
sorgentididipossibile
possibile
emissione
emissionedidigas,
gas,vapori
vaporioopolveri
polveriinfiammabili;
infiammabili;
–– riducendo
riducendoalalminimo
minimoililtempo
tempodidiemissione
emissionedelle
dellesorgenti;
sorgenti;
–– prevedendo
prevedendo dispositivi di tenuta dei fluidi pericolosididigrande
dispositivi di tenuta dei fluidi pericolosi grande
affidabilità;
affidabilità;
–– ventilando
ventilandoalalmassimo
massimoiilocali
localichiusi;
chiusi;
–– organizzando
organizzandosistemi
sistemididisorveglianza
sorveglianzaeemanutenzione
manutenzionedella
della
massima
massimaefficienza;
efficienza;
–– allontanando
allontanandodalle
dallezone
zonepericolose
pericoloselelesorgenti
sorgentididiinnesco.
innesco.

Giuseppe Priora 21 Palazzoli

Palazzoli
I combustibili pericolosi

Sostanza
Sostanza Temp.
Temp. Densità
Densità Massa
Massa Rapporto
Rapporto Massa
Massa Limite
Limitedidi Tensione
Tensione Temp
Temp. .
didi relativa
relativa volumica
volumica tra
trai icalori
calori molare
molare esplosiv.
esplosiv. didivapore
vapore didi
infiamm.
infiamm.all’aria
all’aria (kg/m3
(kg/m3) ) specifici
specifici (kg/
(kg/kmol)
kmol) ininvolume
volume (Pa)
(Pa) accens
accens. .
°C°C (*)
(*) (g)
(g)(*)(*) (*)
(*) (LEL
(LEL%)%) (**)
(**) (°C)
(°C)
Alcool
Alcooletilico
etilico1212 1,59
1,59 789
789 1,13
1,13 46,07
46,07 3,5
3,5 6055
6055 363
363
Benzina
Benzina <0
<0 2,5
2,5 860
860 1,5
1,5 110
110 0,7
0,7 70000
70000 280
280
85000
85000
Butano
Butano -60
-60 2,05
2,05 600
600 1,11
1,11 58,12
58,12 1,5
1,5 369120
369120 287
287
GPL
GPL <0
<0 1,4
1,4 507
507 1,13
1,13 44,1
44,1 22 1269928
1269928 365
365

Giuseppe Priora 22 Palazzoli

•Incontro tecnico prodotti Palazzoli •11


•ROMEDA MARCO •

Palazzoli
Accorgimenti adottati per ridurre il grado di una
sorgente di emissione

Possibilità frequenti Emissioni di idrogeno


emissioni di idrogeno poco probabili
Zona a ventilazione
Impedita (VI)

Aperture di aerazione
0,5 0,5

Batteria accumulatori

Tipo Tipo
aperto chiuso con
valvola

Zona 1 Con apertura di aerazione


a filo soffitto la Zona 1
Zona 2 non è presente

Giuseppe Priora 23 Palazzoli

Palazzoli
Le parti dell’impianto elettrico pericolose

•• Durante
Durante ilil funzionamento
funzionamento ordinario
ordinario possono
possono
essere pericolosi:
essere pericolosi:
–– leleresistenze;
resistenze;
–– lelelampade
lampadead adincandescenza;
incandescenza;
–– iimotori a collettore;
motori a collettore;
–– tutti
tuttigli
gliapparecchi
apparecchididiinterruzione.
interruzione.
•• Durante
Duranteililfunzionamento
funzionamentoin incaso
casodi
diguasto
guastooo
per
per difetti
difetti sono
sono pericolosi:
pericolosi:
–– lelemorsettiere;
morsettiere;
–– lelecondutture;
condutture;
–– lelemacchine
macchineelettriche
elettrichein
ingenere;
genere;
–– lelebatterie
batteriedi
diaccumulatori.
accumulatori.

Giuseppe Priora 24 Palazzoli

•Incontro tecnico prodotti Palazzoli •12


•ROMEDA MARCO •

Palazzoli
Classi di temperatura

T1 450°C

Condizione
T2 300°C

peggiore
T3 200°C

migliore
Condizione
T4 135°C

T5 100°C

T6 85°C

N.B: Le classi sono valide per T ambiente -20°C / + 40°C

Giuseppe Priora 25 Palazzoli

Palazzoli
Modi di protezione

Le
Letre
tremodalità
modalitàfondamentali
fondamentali
Per
Perevitare
evitarel’esplosione
l’esplosionecausata
causatadall’innesco
dall’innescoelettrico
elettricodi
diuna
una
atmosfera esplosiva sono, in pratica, tre modalità:
atmosfera esplosiva sono, in pratica, tre modalità:
•• segregare
segregareleleparti
partipericolose
pericoloseentro
entrocustodie
custodieininmodo
mododa dacircoscrivere
circoscrivere
l’esplosione entro la custodia stessa;
l’esplosione entro la custodia stessa;
•• evitare
evitareililcontatto
contattotra
traiipunti
punticaldi
caldieel’atmosfera
l’atmosferapotenzialmente
potenzialmente
esplosiva
esplosivamediante
medianteinterposizione
interposizionedidicorpi
corpisolidi,
solidi,liquidi
liquidioogassosi
gassosi
•• prendere
prendereprovvedimenti
provvedimentichechelimitino
limitinoililgenerarsi
generarsididipunti
punticaldi
caldi
pericolosi
pericolosi sia eliminando la possibilità di guasti che limitandol’energia
sia eliminando la possibilità di guasti che limitando l’energia
aaentità
entitàinsufficiente
insufficienteaaprovocare
provocarel’accensione.
l’accensione.

Giuseppe Priora 26 Palazzoli

•Incontro tecnico prodotti Palazzoli •13


•ROMEDA MARCO •

Palazzoli
Modi di protezione

A prevenzione
Custodia a prova di esplosione
Pressurizzazione
Incapsulamento
Immersione in olio
Sotto sabbia
Sicurezza aumentata
Sicurezza intrinseca cat.a
Sicurezza intrinseca cat.b
Giuseppe Priora 27 Palazzoli

Palazzoli
Modo di protezione Ex n

•• EEx
EExnAnA::Applicabile
Applicabilead adapparecchiature
apparecchiaturenon nonscintillanti,
scintillanti,
cioè
cioè che nel funzionamento ordinario non produconoarchi,
che nel funzionamento ordinario non producono archi,
scintille o punti caldi (cassette di giunzione e derivazione,
scintille o punti caldi (cassette di giunzione e derivazione,
portafusibili,
portafusibili,apparecchi
apparecchididiilluminazione,
illuminazione,ecc.).
ecc.).
•• EEx
EExnR:
nR:Apparecchiature
Apparecchiaturescintillanti,
scintillanti,cioè
cioèche
chenel
nel
funzionamento
funzionamentoordinario
ordinarioproducono
produconoarchi,
archi,scintille
scintilleoopunti
punti
caldi
caldi(interruttori
(interruttoridi
diogni
ognitipo,
tipo,contattori,
contattori,relè,
relè,resistenze
resistenze
calde, bimetalli, motori a collettore).
calde, bimetalli, motori a collettore).

Giuseppe Priora 28 Palazzoli

•Incontro tecnico prodotti Palazzoli •14


•ROMEDA MARCO •

Palazzoli
Modo di protezione a tenuta II3D IP5x

•• Applicabile
Applicabileaiailuoghi
luoghiconconpresenza
presenzadi dipolvere
polverenon
non
conduttrice,
conduttrice, consiste nell’impiego di componentiracchiusi
consiste nell’impiego di componenti racchiusi
in
ininvolucri
involucricon
contenuta
tenutaalla
allapolvere
polveretale
taleda
daimpedirne
impedirnelala
penetrazione;
penetrazione;oltre
oltrealalgrado
gradodidiprotezione
protezionecontro
controlalapolvere
polvere
questi
questiapparecchi
apparecchidevono
devonopossedere
possedererequisiti
requisitiparticolari
particolaridi di
sicurezza aumentata e devono riportare sulla custodia
sicurezza aumentata e devono riportare sulla custodia la la
classe
classedi
ditemperatura.
temperatura.IlIlmodo
mododi diprotezione
protezioneèèapplicabile
applicabile
anche
anche ai luoghi con presenza di polvereconduttrice
ai luoghi con presenza di polvere conduttricese seilil
grado
gradodi
diprotezione
protezioneèèIP6x
IP6x(designazione
(designazioneIIII2D 2DIP6x
IP6x))

Giuseppe Priora 29 Palazzoli

Palazzoli

Costruzioni elettriche a sicurezza con modo di


protezione “n”

•• Impediscono
Impediscono l’accensione
l’accensione di
di
un’atmosfera
un’atmosfera esplosiva
esplosiva durante
durante ilil
funzionamento
funzionamento ordinario
ordinario
•• Sono
Sono adatte
adatte per
per la
la zona
zona 22 -- 22
22

Giuseppe Priora 30 Palazzoli

•Incontro tecnico prodotti Palazzoli •15


•ROMEDA MARCO •

Palazzoli

Costruzioni elettriche a sicurezza con modo di


protezione “n”

NON
NONSCINTILLANTI
SCINTILLANTI SCINTILLANTI
SCINTILLANTI
“nA”
“nA” “nR”
“nR”
•• Componenti •• Componenti
Componentiche cheproducono
Componentiche chenon
nonproducono
producono producono
archi, archi,
archi,scintille
scintilleoo presentano
presentano
archi, scintille o nonpresentano
scintille o non presentano
temperature temperature
temperaturepericolose
temperaturepericolose
pericolose pericolose
•• IlIlfunzionamento
funzionamentoordinario
ordinarionon
non
comprende
comprendelalasostituzione
sostituzionedidi
componenti
componenticon conililcircuito
circuitosotto
sotto
tensione
tensione

Giuseppe Priora 31 Palazzoli

Palazzoli
Apparecchi scintillanti e non scintillanti
Scintillante Non scintillante

Giuseppe Priora 32 Palazzoli

•Incontro tecnico prodotti Palazzoli •16


•ROMEDA MARCO •

Palazzoli
Esempi di protezione “n”

•• “nR”
“nR”aarespirazione
respirazionelimitata:
limitata:
consiste
consistenel
nellimitare
limitarel’ingresso
l’ingressoall’interno
all’internodella
dellacustodia
custodiadell’atmosfera
dell’atmosfera
esplosiva
esplosiva
•• “nL”
“nL”aalimitazione
limitazionedell’energia:
dell’energia:
componenti
componenti che contengonol’energia
che contengono l’energiache
chepuò
puòessere
essereaccumulata
accumulataee
quindi
quindirilasciata
rilasciatadal
dalcircuito
circuitostesso
stesso
•• “nP”
“nP”aasovrapressione
sovrapressionesemplificata:
semplificata:
èèassicurata
assicuratauna
una sovrapressione
sovrapressioneconconunungas
gasdidiprotezione
protezionerispetto
rispetto
all’ambiente
all’ambientecircostante
circostante

Giuseppe Priora 33 Palazzoli

Palazzoli

Zone nelle quali si possono impiegare le


costruzioni Ex n

Giuseppe Priora 34 Palazzoli

•Incontro tecnico prodotti Palazzoli •17


•ROMEDA MARCO •

Palazzoli

Zone nelle
quali si
possono
impiegare le
costruzioni Ex
n

Giuseppe Priora 35 Palazzoli

Palazzoli

Centrali
termiche

Giuseppe Priora 36 Palazzoli

•Incontro tecnico prodotti Palazzoli •18


•ROMEDA MARCO •

Palazzoli
Centrali termiche

Giuseppe Priora 37 Palazzoli

Palazzoli
Autorimesse

Giuseppe Priora 38 Palazzoli

•Incontro tecnico prodotti Palazzoli •19


•ROMEDA MARCO •

Palazzoli
Distributori di carburante

Giuseppe Priora 39 Palazzoli

Palazzoli
1 Luglio 2003

• ATmosphere
• EXplosive

Direttiva Europea 94/9/CE


• Anno
• N°
• Comunità
• Europea
Giuseppe Priora 40 Palazzoli

•Incontro tecnico prodotti Palazzoli •20


•ROMEDA MARCO •

Palazzoli

Aspetti innovativi della direttiva 94/9/CE

•• Copertura
Coperturadiditutti
tuttiiirischi
rischididiesplosione
esplosionedidiqualsiasi
qualsiasinatura
natura(elettrica
(elettricaee
non)
non)
•• Introduzione
IntroduzionedeglidegliESR
ESR(requisiti
(requisitiminimi
minimididisicurezza),
sicurezza),applicabilità
applicabilità
sia
siaaiaimateriali
materialiper
perminiera
minierache cheaaquelli
quellididisuperficie
superficie
•• Classificazione
Classificazionedegli
degliapparecchi
apparecchiinincategorie
categorieininfunzione
funzionedel
deltipo
tipodidi
protezione,
protezione,
•• Sorveglianza
Sorveglianzasullasullaproduzione
produzionebasata
basatasususistemi
sistemididiqualità
qualitàaziendale
aziendale

Giuseppe Priora 41 Palazzoli

Palazzoli
Campo di applicazione

•• Apparecchi
Apparecchieesistemi
sistemidi
diprotezione
protezionedestinati
destinatiad
adessere
essereutilizzati
utilizzatiin
in
atmosfera esplosiva
atmosfera esplosiva
•• Miniere
Miniereeesuperficie
superficie
•• Gas
GaseePolveri
Polveri
•• Apparecchiature
Apparecchiatureelettriche
elettricheeenon
nonelettriche
elettriche
•• Sistemi di protezione
Sistemi di protezione
•• Tutte
Tuttelelepossibili
possibilisorgenti
sorgentidi
diinnesco
innesco
•• Dispositivi
Dispositivi di sicurezza al difuori
di sicurezza al di fuoridell’atmosfera
dell’atmosferaesplosiva
esplosivama
ma
necessari
necessari per il sicuro funzionamento di apparecchi e sistemidi
per il sicuro funzionamento di apparecchi e sistemi di
protezione
protezione

Giuseppe Priora 42 Palazzoli

•Incontro tecnico prodotti Palazzoli •21


•ROMEDA MARCO •

Palazzoli
Silos cereali

Centrali Reparto Altre:


Termiche verniciatura
Raffinerie
Autofficine
Industria Farmaceutica
Industria Chimica
Depositi petrolio
Bruciatori

Distributori Molino
di benzina
Gallerie

Giuseppe Priora 43 Palazzoli

Palazzoli
Panorama normativo
impianti elettrici

•• CEI
CEIEN
EN60079-10
60079-10Classificazione
Classificazione
dei
deiluoghi
luoghipericolosi
pericolosi
•• CEI
CEIEN
EN60079-14
60079-14
Impianti
Impiantielettrici
elettricinei
neiluoghi
luoghicon
con
pericolo
pericolo di esplosioneper
di esplosione perpresenza
presenzadidi
gas
gas
•• CEI
CEIEN
EN50281
50281
Impianti
Impiantielettrici
elettricinei
neiluoghi
luoghicon
con
pericolo
pericolo di esplosioneper
di esplosione perpresenza
presenzadidi
polveri
polveri

Giuseppe Priora 44 Palazzoli

•Incontro tecnico prodotti Palazzoli •22


•ROMEDA MARCO •

Palazzoli

I NUOVI

CATALOGHI

2003/2004
Giuseppe Priora 45 Palazzoli

Palazzoli
FORNITORE DI SISTEMI

Sistemi per Sistemi ATEX


installazione

Componenti Sistemi per


da quadro impiego navale
Giuseppe Priora 46 Palazzoli

•Incontro tecnico prodotti Palazzoli •23


•ROMEDA MARCO •

Palazzoli
SISTEMI ATEX

Spine mobili e prese fisse con


interruttore di blocco
Contenitori e raccordi
Apparecchi di comando protezione
e segnalazione
Piccoli apparecchi per comando,
128 pagine totali
prelievo e segnalazione
564 prodotti totali
Apparecchi per illuminazione
476 nuovi prodotti

Giuseppe Priora 47 Palazzoli

Palazzoli
9 FAMIGLIE DI PRODOTTO

•Prese mobili industriali •Piccoli apparecchi in contenitori modulari


•Prese fisse con interruttore di blocco •Plafoniere in lega di alluminio
•Cassette di derivazione stagne •Plafoniere stagne in acciaio inox
•Raccordi ed accessori universali
•Apparecchi rotativi di comando in cassetta
•Sirene e suonerie per allarme e segnalazione

Giuseppe Priora 48 Palazzoli

•Incontro tecnico prodotti Palazzoli •24


•ROMEDA MARCO •

Palazzoli

Conformità dei sistemi

ATmosphere EXplosive

Direttiva Europea 94/9/CE

In vigore dal 1° luglio 2003


Giuseppe Priora 49 Palazzoli

Palazzoli
LA MARCATURA
CATEGORIA

GAS-DUST

GRUPPO

MODO DI CLASSE DI TEMPERATURA


PROTEZIONE
Dichiarata per articolo

Giuseppe Priora 50 Palazzoli

•Incontro tecnico prodotti Palazzoli •25


•ROMEDA MARCO •

Palazzoli
I nuovi SISTEMI
Spine mobili e prese fisse con interruttore di blocco 1/5

Serie CEE-Ex - Spine mobili

Serie ULYSSE-Ex - In termoindurente IP66/67

Serie TAIS-Ex - In termoindurente IP67

Serie ALUPRES-Ex - In alluminio IP67

Giuseppe Priora 51 Palazzoli

Palazzoli
I nuovi SISTEMI
Contenitori e raccordi 2/5

Serie TAIS-MIGNON-Ex - In termoindurente IP65

Serie TAIS-Ex - In termoindurente IP67

Serie RONDO’-Ex - In lega di alluminio IP54

Serie ALUPRES-Ex - In alluminio IP65-IP67

Giuseppe Priora 52 Palazzoli

•Incontro tecnico prodotti Palazzoli •26


•ROMEDA MARCO •

Palazzoli
I nuovi SISTEMI
Apparecchi di comando protezione e segnalazione 3/5

Serie CAM-Ex - In termoindurente IP65-IP67

Serie CAM-Ex - In alluminio IP55-IP67

Serie ALARM-Ex - Sirene e suonerie IP66

Giuseppe Priora 53 Palazzoli

Palazzoli
I nuovi SISTEMI
4/5
Piccoli apparecchi per comando prelievo e segnalazione

Serie TAIS-MIGNON-Ex - In termoindurente IP65/IP67

Serie RONDO’-Ex - In lega di alluminio IP54

Giuseppe Priora 54 Palazzoli

•Incontro tecnico prodotti Palazzoli •27


•ROMEDA MARCO •

Palazzoli
I nuovi SISTEMI
Apparecchi per illuminazione 5/5

Serie RINO-Ex - Plafoniere in lega di alluminio IP65

Serie RINO-Ex - Plafoniere stagne in acciaio inox IP66

Giuseppe Priora 55 Palazzoli

Palazzoli
IL SISTEMA PERFETTO
PRIMA - Orizzontale compatta
in materiale termoplastico
TER - Per installazioni da quadro
in materiale termoplastico
ULYSSE - Ad alte prestazioni in
materiale termoindurente
TAIS - Per impieghi gravosi in
materiale termoindurente
ALUPRES - Per impieghi gravosi in
lega di alluminio
Giuseppe Priora 56 Palazzoli

•Incontro tecnico prodotti Palazzoli •28


•ROMEDA MARCO •

Palazzoli
Serie PRIMA
Prese con interruttore di blocco orizzontali compatte

Novità
Design ed Ergonomia
Tradizione e Qualità

LA TECNOLOGIA NELLA SUA FORMA PIU’ BELLA


Giuseppe Priora 57 Palazzoli

Palazzoli
Viaggio nella Presa Interbloccata per il terziario
Serie TER

Interruttore

Base portafusibili

Sistema di interblocco

Giuseppe Priora 58 Palazzoli

•Incontro tecnico prodotti Palazzoli •29


•ROMEDA MARCO •

Palazzoli
Serie ULYSSE
Prese fisse stagne ad alte prestazioni

Innovazione
Design
Tradizione
nel terzo millenio

Giuseppe Priora 59 Palazzoli

Palazzoli
SERVIZIO TECNICO
Per qualsiasi chiarimento sulla direttiva ‘ATEX’,
ci contatti al numero:

800 - 700332
o invii una e-mail all’indirizzo:

Giuseppe Priora 60 Palazzoli

•Incontro tecnico prodotti Palazzoli •30

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