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Il ruolo delle case d’asta è fondamentale per tutto l’andamento del mercato e del sistema dell’arte contemporanea,

considerando che il timone è retto dal trio Christie’s, Sotheby’s e Phillips de Pury. In primo luogo per le loro dimensioni in
termini quantitativi e geografici, in grado di attirare acquirenti da tutto il mondo grazie anche alle sedi dislocate in più paesi
(le principali a New York, a Londra e in Cina), e in termini di fatturato, il quale determina la concorrenza e la predominanza
di una casa e una piazza rispetto all’altra. Il loro carattere e il loro potere è internazionale, o meglio mondiale, e contribuisce
a rinforzare il fatto di essere la leva per il successo di determinati autori e correnti artistiche.

Il mercato delle aste non esisterebbe senza il mercato primario delle gallerie. Il processo di valorizzazione di un artista è oggi
molto veloce, rispetto al passato. Il momento in cui un artista viene proposto all’asta per la prima volta è molto importante:
non deve essere troppo presto né troppo tardi, ma soprattutto il suo ingresso deve essere supportato dal “sistema” delle
gallerie, delle istituzioni e della critica.

Succede anche che nel mercato un’opera venga presentata troppo presto, prima che acquisica un valore culturale ed
inizialmente possa essere anche ben quotata, ma se non viene riconosciuta da una istituzione culturale, rischia di essere
svalutata, diventa una moda.

La Galleria Poggiali di Milano, presenta una fine selezione di artisti ed opere. Quest’anno ha partecipato a Miart, la fiera
dell’arte di Milano appena conclusasi e sarà presente anche alla famosa fiera di Torino, Artissima.
La dicotomia tra passato e presente o, meglio dire, tra arte Moderna moderna ed arte cContemporanea è ben rappresentata
dalle scelte del suo gallerista Marco Poggiali. Egli, infatti, ha proposto a Miart una selezione di artisti per la maggior parte
“storici”, mentre ad Artissima verrano proposte anche opere di artisti emergenti, come quelle di Kennedy Yanko.

Si può dire che la ricerca della di Yanko sia una ricerca sull’essere, Galleria Poggiali già a settembre del 2020 aveva esposto
delle opere dell’artista fatte in rame ed in lattice, nelle quali i fili di rame sono piegati, modellati e aggrovigliati intorno al
questo lattice, lo ripercorrono per rappresentare metaforicamente lo sdoppiamento della materia e figurativamente quello
della personalità, ispirazione che arriva direttamente da Saint Louis e dalla fucina di artisti nata lì creatasi, molto attenta a
sensibilizzare l’opinione pubblica sulle tematiche razziali ed in stretto contatto con il movimento “Black lives Lives
Mmatter”.

Qui a A Miart, invece, la galleria presente ha presentato una selezione di artisti storici, tra cui Parmiggiani, Mattiacci, Zorio.
In questo senso e, come detto in precedenza, le scelte della galleria riflettono molto bene quelle del mercato: negli ultimi
mesi si è parlato molto del fatto che il mercato dell’arte contemporanea sia andato molto bene, in realtà se ci si concentra sui
lotti, ovvero le opere vendute, esse erano opere più che altro d’arte moderna.

Queste opere, sono quelle degli artisti emersi e diventati importanti nel secolo scorso, come ricorda il famoso critico Argan,
l’arte moderna finisce nel 1973, quando quell’ottimismo che aveva caratterizzato le avanguardie, soprattutto durante la
seconda guerra mondiale, inizia ad incrinarsi ed allora inizia il Post-moderno, che raggiunge il suo culmine negli anni 90.
Il successo delle aste internazionali riguarda proprio le opere dell’arte moderna.

È giusto allora chiedersi perché nel periodo immediatamente successivo alla crisi pandemica, le opere maggiormente
vendute siano quelle del secolo scorso. Il motivo è che l’opera d’arte contemporanea, rischia sempre di più di essere fatta di
una materia, di luoghi e di pubbliche relazioni. quello che però emerge soprattutto dalle analisi di mercato, è la necessità di
conoscere i collezionisti.
La caratteristica comune a tutti loro è di comprare solo in alcune gallerie, spesso, infatti, il collezionista acquista l’opera per
partecipare ad un club, è come se le relazioni con una determinata galleria importante, condizionassero in realtà l’acquisto
delle opere.

Il tutto è stato reso evidente, per esempio, dall’opera “la banana”, presentata da Maurizio Cattelan poco prima
dell’esplosione del covid.

La banana è un’opera molto importante, poiché appunto estremizza come anche un elemento così comune, presentato nel
luogo giusto e attraverso le pubbliche relazioni giuste (Art Basel Miami) valga 120000 dollari.
Il successo dell’opera è evidente dalla vendita di tutte e tre le banane presentate da Cattelan.
Per certificare questo valore è necessario pubblicare, rendere nota la vendita ed ecco che questa stessa diventa parte
integrante dell’opera. Questo però non succede nell’arte moderna, che è una corrente storicizzata, ma per l’appunto in quella
contemporanea. E perché? Perché la critica d’arte negli ultimi 30 anni si è trasformata in curatela. Il curatore d’arte
seleziona, sceglie ed il fatto di non argomentare questa selezione, fa perdere lentamente le ragioni e le motivazioni dell’arte
contemporanea, vengono, quindi, a mancare i codici e le leggi che determinano il valore dell’opera..

Quindi non essendoci riferimenti valoriali pubblici e condivisi è ovvio che diventino fondamentali i luoghi e le pubbliche
relazioni.

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