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PONTIFICIA UNIVERSITÀ URBANIANA

Facoltà di Filosofia

IL PROBLEMA DEL MALE


NELLE CONFESSIONI
DI SANT’AGOSTINO

Ristov Tomislav
(23801)

Moderatore: Johnson Uchenna Ozioko

a.a. 2019/2020
INDICE

INTRODUZIONE...........................................................................................................................3
1. CHI SONO I MANICHEI?.........................................................................................................5
2. LA SPIEGAZIONE DI MALE NELLA PROSPETTIVA MANICHEA...................................6
3. PRIVAZIONE DEL BENE.........................................................................................................7
4. LA PERVERSA VOLONTÀ DELL’UOMO...........................................................................8
CONCLUSIONE..........................................................................................................................10
BIBLIOGRAFIA..........................................................................................................................11

2
INTRODUZIONE

Per le sue grandi riflessioni filosofiche e teologiche la figura di Agostino è una delle più
famose nella storia del pensiero. Ma la strada fino alla santità non era facile né bella. Prima della
conversione al cristianesiomo, che ce la racconta nelle Confessioni, camminava cercando il senso
della vita in tante vie filosofiche. Nella opera Confessioni ci racconta la sua vita, dalla nascita
fino alla conversione. Ma l’importanza delle Confessioni non è soltanto del suo racconto
biografico, ma ci sono temi filosofici e teologici che sono nati dalla riflessione della sua vita
precedente ed eventi precedenti della sua vita.

In tredici capitoli (libri), Agostino compie un’operazione altamente innovativa:


sceglie alcuni episodi della sua vita, dalla nascita alla conversione, per utilizzarli come
exempla di un unico discorso, un dialogo con Dio stesso, una confessio, intesa come
confessione della propria meschinità e insieme della grandezza della grazia divina. Il dialogo
è a due, ma si svolge davanti a un pubblico, costituito dagli amici e dai fedeli che devono
conoscere la pochezza umana del loro vescovo e insieme seguirne le orme, per dedicarsi alla
ricerca dell’unica vera felicità, ovvero la conversione del cuore e delle azioni verso l’unico
vero Dio1.

Non sono chiari i motivi per cui nasce quest’opera più famosa di Agostino, ma «dal conto
suo, sembra quasi suggerire una motivazione inerente alla natura stessa dell’essere umano nel
suo rapporto con Dio, il Tu al quale le Confessiones sono rivolte»2. Cioè la sua opera non ha una
dimensione, un scopo di confessare i suoi peccati, ma di dare lode a colui che faceva cura di lui e
continuava a proteggerlo. Attraverso la confessione dei peccati dire la grandezza di Dio, della
sua grande misericordia, del suo grande amore. Si vede all’inizio dell’opera che la confessione è
strettamente connessa con la lode a Dio3.

I temi filosofici sono presenti in vari libiri: Nel libro VII è presente il tema di problema
del male, nel libro X tratta il tema di memoria, nel XI il problema del tempo e l’eternità. In
questo lavoro tratteremo il tema del problema del male.
1
M. B ETTETINI, Introduzione a Agostino, Laterza & Figli Spa, Roma-Bari 2008, 28-29.
2
G. CATAPANO, Agostino, Carocci editore, Roma 2010, 122.
3
AGOSTINO, Le confessioni, I 1,1.

3
Il problema del male è un tema interessante da indagare. Le domande come: che cosa è il
male? da dove viene il male? Dio che è buono e onnipotente, davanti al male è impotente? sono
sempre state presenti nei scritti dei filosofi. Soltanto l’uomo sa parlare di questo tema e
distinguere ciò che è male da ciò che è bene. Nessun’altro essere sa distinguere come l’uomo. È
presente questo tema ancora oggi perché il male succede davanti ai nostri occhi. Ma il male è un
fenomeno che supera la ragione umana, che non si può capire in fondo da dove viene e perché
succede. Come un mistero che è nascosto dagli uomini. Ma all’uomo questo non lo impedisce di
domandarsi da dove viene il male, e fare sforzo di capire meglio questo mistero.

Tanti filosofi si sono domandati sul questo tema. Nella filosofia antica si pensava che la
materia, per sua natura, è un male. Per esempio si pensava che l’anima è prigionata nel corpo.
L’anima è libera in quel momento quando si libera dal corpo. E in questo contesto quando si
uccide un uomo, gli fai bene. Fai bene all’anima di non essere schiava.

Sappiamo che Agostino leggeva tanti libri platonici e neoplatonici e dalle loro spiegazioni
non era convinto. Anche Agostino, non essendo convinto con il pensiero precedente, si
preoccupa riguardante questa questione del male.

Il lavoro si svolgerà partendo dai manichei, dicendo chi sono e le loro strutture della
organizazione. I manichei hanno segnato una parte della vita di Agostino. Poi la spiegazione del
problema del male secondo i manichei, come spiegavano il problema del male che noi ci
interessa. Lasciando la setta, Agostino cerca la soluzione del problema del male. E attribuisce al
pensiero una nuova visione riguarda questo tema.

4
1. CHI SONO I MANICHEI?

Nel periodo in cui viveva Agostino c’erano tanti movimenti e comunità tra quali erano
anche manichei. Il nome “manichei” o “manicheismo” veniva dal suo fondatore che era Mani.
Mani veniva da una famiglia nobile in cui era cresciuto con spirito di religiosità. Aveva la
possibilità di leggere e meditare sui scritti religiosi dai quali si sviluppava. E con la sua dottrina
nell’impero persiano ha convertito tanta gente nella sua dottrina e ha creato nuove comunità 4.
Così ha creato una sua nuova dottrina e aveva degli seguaci e questi si chiamavano manichei.

Manichei erano costruiti in un senso di gerarchia, che si dividevano in due grandi gruppi
gli Eletti o Perfetti e gli Uditori. Agostino non entrò mai tra gli Eletti e per tutto il tempo che
apparteneva nel manicheismo rimase al livello di Uditore, cioè era subordinato agli livelli più
superiori.

Temi con cui si presentavano manichei erano attrattivi. «Il manicheismo forniva una
spiegazione del mondo ampia e completa» 5. Erano convinti di avere una completezza del sapere.
E di avere le spiegazioni di tutte le cose naturali. Inoltre, «il manicheismo intendeva essere il
completamento delle religioni esistenti, e non porsi in concorrenza con le loro dottrine» 6.
Pensando che sono “illuminati” e che sono nella vera via. Il tema del male era famoso e «il
manicheismo pretendeva di essere il solo a fornire l’interpretazione cristiana del male senza
cedimenti»7. E alla fine un problema del Vecchio Testamento che era difficile da spiegare. Con
questa presenza di Dio, “con carattere terrestre” e tratti di violenza era contrario a un Dio che è
Sommo Bene. Così i manichei ritenevano Vecchio Testamento opera del signore delle tenebre8.

4
M. B ETTETINI, Introduzione a Agostino, 40.
5
K. FLASCH, Agostino d’Ippona, Società editrice il Mulino, Bologna 1983, 30.
6
Ibidem, 31.
7
Ibidem, 32.
8
Ibidem, 33.

5
2. LA SPIEGAZIONE DI MALE NELLA PROSPETTIVA MANICHEA

Cercando le risposte che li colpivano, inizialmente Agostino si era orientato verso il


Manicheismo. Su questa via «Agostino manicheo non era in grado di fondare su Dio il suo
amore, perché il suo Dio era una vuota creazione della sua immaginazione (vanum phantasma):
egli lo riteneva infatti un corpo luminoso e immenso, di cui l’anima umana sarebbe stata un
pezzetto»9. Dio per i manichei è stato una materia, non potevano pensare qualcosa di spirito, ma
soltanto quello che vedevano. I manichei per evitare di attribuire a Dio la responsabilità del male,
mettevano due principi contrapposti, quello del bene e quello del male. E il male lo
rappresentano come una sostanza:

Di conseguenza, credevo che anche il male fosse una qualche sostanza e avvesse una sua
massa tetra e informe, o densa, che chiamiamo terra, o esile e sottile come il corpo dell’aria, che i
Manichei immaginano come una intelligenza maligna che striscia sulla terra. E poiché la mia pietà,
qualunque essa fosse, mi costringeva a credere che un Dio buono non poteva aver creato nessuna
cattiva natura, ponevo due masse contrapposte, l’una e l’altra infinite, ma più limitata quella
cattiva e più ampia quella buona10.

Abbandono di questa soluzione è venuta dalle spiegazione di Ambrogio, con quale si è


incontrato a Milano.

Grazie all’esegesi spirituali dell’Antico Testamento praticata da Ambrogio, egli capì che la
dottrina dell’uomo come fatto a immagine di Dio non implicava affatto l’assurda attribuzione a Dio
di un copro umano, e in generale che il linguaggio apparentemente semplice delle Scritture,
accessibile a tutti, era suscettibile di un’interpretazione più profonda, riservata a intelletti
adeguatamente preparati11.

Dopo le inadeguate spiegazioni, si occupa di trovare una spiegazione diversa dalla


spiegazione che davano i manichei, che era irrazionale.
9
G. CATAPANO, Agostino, 127.
10
AGOSTINO , Le confessioni, V 10,20.
11
G. C ATAPANO, Agostino, 127.

6
3. PRIVAZIONE DEL BENE

Il problema del male che affrontiamo qui è da quello che udiva, e questo veniva dalle
prediche di Ambrogio. Infatti, dice: «mi sforzavo di intendere quello che udivo, ossia che il
libero arbitrio della volontà è la causa del male che noi facciamo, e che il tuo retto giudizio è la
causa del male che soffriamo»12. Ma con questo pensiero entra nella difficoltà. Comincia a
pensare e entrare più profondamente domandandosi se ci ha creato Dio che è buono e Bontà
Stessa, da dove viene il male? Di più, come si può volere il male? Come gli uomini possono
amare le cose terreste che ormai finiscono e non possono amare qualcosa di infinito, e quello che
è buono e Bontà stessa? Se il male lo crea il diavolo e lo presente agli uomini e provoca di farlo,
si potrà domandare come poteva venire il demonio? Da dove è venuto? È venuto da una volontà
perversa13?

Agostino ha superato il pensiero di quelli che consideravano la materia come un male in sè.
«La soluzione del problema del male [...] furono resi possibili dalla lettura dei famosi “libri
platonici”»14. I libri platonici mostrano una dottrina che è simile al cristianesimo, ma manca
soltanto Verbo incarnato.

Infatti, «riconosce espressamente il suo debito verso i testi del platonismo pagano: da essi
fu esortato a ritornare a sé e ad entrare nel proprio intimo, per scorgere al di sopra di sé la luce
inalterabile della Verità divina, il cui essere eterno non si estende nello spazio ed è la fonte
dell’essere finito di tutte le altre cose e della loro bontà sostanziale» 15. Come Dio ha creato tutte
le cose, anche la materia è creata da Dio. E Dio è Bene Supremo e crea le cose buone, quindi
anche la materia, che è creata da Dio, è buona. Queste cose non sono buone in sé ma sono buone
per la partecipazione. Le cose sono mutabili e corruttibili pur essendo buone, e non possono
essere buone in Assoluto perché né Dio né le cose sarebbero l’Assoluto16.

12
AGOSTINO, Le confessioni, VII 3,5.
13
Ivi.
14
G. C ATAPANO, Agostino, 128.
Come spiega autore, l’identita si è discusa tanto, perche non si sa in sicuro qualli libri erano.
15
G. C ATAPANO, Agostino, 128.
16
M. SALVIOLI, Bene e male, Edizioni Studio Domenicano, Bologna 2012, 20.

7
Avendo la chiarezza del Bene Supremo e delle cose materiali che anche esse sono buone,
afferma la sua posizione contro il principio dualistico. Infatti argomenta che «tutte le cose che
sono, quali che siano, sono buone; e il male di cui cercavo l’origine non è una sostanza, in
quanto, se fosse una sostanza, sarebbe un bene»17.

Che cosa vuol dire l’argomentazione di Agostino? Partendo dal pensiero che tutte le cose
sono buone e che gli ha creato unica fonte che è bontà e un bene in sé, passando alla
affermazione che il male non è una sostanza, che vuol dire che male non esiste in sé. Se esistesse
in sé sarebbe un bene, ma ciò che non può essere. Dio, il sommo Bene, non ha creato
intenzionalmente sostanze maligne. «Il male non ha una consistenza ontologica ma è solo una
privazione, l’assenza di un bene che qualcosa potrebbe possedere in misura maggiore» 18. E che
cos’è il male secondo Agostino? Lo spiega come una privazione del bene. «Che il male sia
privazione significa […] privazione di qualcosa che invece dovrebbe essere» 19. Quindi un uomo
se non sa volare, non significa che è un male, perché volare non appartiene alla natura
dell’uomo.

4. LA PERVERSA VOLONTÀ DELL’UOMO

Abbiamo visto che Dio crea soltanto le cose buone, e non può creare qualcosa di male, cioè
che questo male avrebbe una sostanza, che esistesse. Ma anche dopo aver spiegato che cos’è il
male, notiamo che esiste il male che gli uomini lo fanno. Che cosa è questo male?

Agostino di questo senso del problema del male ha un ulteriore pensiero. Afferma che il
male proviene dalla perversa volontà dell’uomo che rifiuta il bene supremo. «E ho cercato che
cosa fosse malvagità, e ho trovato che non è una sostanza, ma una perversione della volontà che
si stacca della sostanza suprema, ossia da Te Dio, si rivolge verso le cose infime, rigettando le
sue viscere, e gonfiandosi di fuori»20.

17
AGOSTINO, Le confessioni, VII 12,18.
18
C.ESPOSITO - P.PORRO , Filosofia antica e medievale, Laterza, Roma-Bari 2009, 230.
19
M. S ALVIOLI, Bene e male, 22.
20
AGOSTINO, Le confessioni, VII 16,22.

8
Ma la volontà come può piegarsi al male, se è creatura di Dio? Male morale è qualcosa di
positivo? Non può essere positivo, perché non è creato da Dio. La causa del male morale non
viene dal Creatore, ma dall’uso sbagliato della libera volontà, quando si sceglie male. La causa
delle cose buone è bontà divina, invece la causa del male viene dalla voltontà che si allontana dal
infinito Dio, dalla infinita Bontà. Infatti, «il peccato che introduce il male nel creato dipende dal
libero arbitrio della volontà che può affermare un altro ordine rispetto a quello creato e, pertanto,
causare un disordine«21. Con questa decisione, che è causata dalla volontà, si vuole entrare nel
buio da cui soltanto si procede da un disordine in altro. Anche sapendo bene quello che sia il
bene ma volontariamente decide di compiere il male. L’uomo rifiuta consapevolmente il bene
sommo per un bene minore. E così nega il bene.

CONCLUSIONE

Con i suoi pensieri Agostino mette un segno significativo nella filosofia. Si adatta alla
tradizione biblica della creazione del mondo in cui Dio è Summe Esse e crea il mondo ex nihilo.
21
M. S ALVIOLI, Bene e male, 34.

9
Cosi lui mette un nuovo sguardo sul mondo e nuovo modo di pensare le cose. L’essenza
dell’esistenza dell’uomo è la felicità nella eternità.

L’esistenza del male è un argomento per quelli che non credono in Summe Esse che è
creatore del cielo e della terra. Il loro argomento va così: se esistesse un Summe Esse non
permetterebbe le sofferenze all’uomo. Non possono trovare argomenti per l’esistenza di un Dio,
e quando si trovano davanti al male lo riconoscono come forte argomento contro esistenza di un
Dio.

Per i credenti è più facile. Il male che succede è con permesso da Dio che dopo la morte
avranno la ricompensa.

E tanti filosofi ragionavano di questo problema che sarà sempre attuale. Secondo
Agostino il male è una privazione del bene. Il male non ha una sostanza, perché tutte le cose che
esistono, sono state create da Dio che è bene in sé, e perciò sono buone. Ontologicamente il male
in sé non esiste.

Ma c’è anche il male morale. L’uomo è un essere libero perché è stata data la volontà dal
Creatore, che è libera in modo che possa vivere onestamente e felicemente. L’uomo da solo
decide che cosa vuole fare, vuole tendere per le cose eterne o per le cose terreste. Ma nella sua
natura non si cancellerà mai la tendenza per l’eternità. L’uomo è stato creato per l’eternità e
questo è messo nella natura dell’uomo. E soltanto trova la pace e la felicità nella tendenza delle
cose eterne.

Infatti, il male morale è fatto dall’uomo della sua debolezza. Dio non lo vuole ma lo
permette. L’uomo conoscendo ciò che è bene e il bene inferiore, volontariamente sceglie di
seguire un bene inferiore, e così si allontana dal suo Creatore. L’uomo essendo libero non
cancella la sua responsabilità delle sue azioni perché è unico animale razionale.

BIBLIOGRAFIA

Testo principale:

10
AGOSTINO, Le confessioni, testo latino a fronte, trad. it. di Giovanni Reale, Bompiani, Milano
2012.

Monografie:

BETTETINI, Maria, Introduzione a Agostino, Laterza & Figli Spa, Roma-Bari 2008.
CATAPANO , Giovanni, Agostino, Carocci editore, Roma 2010.
ESPOSITO, Costantiono – PORRO, Pasquale, Filosofia antica e medievale, Laterza & Figli Spa,
Roma-Bari 2009.
FLASCH, Kurt, Agostino d’Ippona, trad. it. di Claudio Tugnoli, Società editrice il Mulino,
Bologna 1983. (Edizione originale in lingua tedesca: Augustin. Einfübrung in sein Denken,
Reclam, Nördlingen 1980).
SALVIOLI, Marco, Bene e male, Edizioni Studio Domenicano, Bologna 2012.

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