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MIMNERMO

fr. 6
αἲ γὰρ ἄτερ νούσων τε καὶ ἀργαλέων μελεδωνέων ἑξηκονταέτη μοῖρα κίχοι θανάτου,

fr. 1
τίς δὲ βίος, τί δὲ τερπνὸν ἄτερ χρυσῆς Ἀφροδίτης; τεθναίην, ὅτε μοι μηκέτι ταῦτα μέλοι,
κρυπταδίη φιλότης καὶ μείλιχα δῶρα καὶ εὐνή, οἷ' ἥβης ἄνθεα γίνεται ἁρπαλέα ἀνδράσιν ἠδὲ
γυναιξίν· ἐπεὶ δ' ὀδυνηρὸν ἐπέλθηι γῆρας, ὅ τ' αἰσχρὸν ὁμῶς καὶ κακὸν ἄνδρα τιθεῖ, αἰεί μιν
φρένας ἀμφὶ κακαὶ τείρουσι μέριμναι, οὐδ' αὐγὰς προσορῶν τέρπεται ἠελίου, ἀλλ' ἐχθρὸς μὲν
παισίν, ἀτίμαστος δὲ γυναιξίν· οὕτως ἀργαλέον γῆρας ἔθηκε θεός.

fr. 2
ἡμεῖς δ' (continuazione di un discorso fatto in un simposio a tavola), οἷά (relativo di qualità) τε
φύλλα φύει (genera) πολυάνθεμος (dai molti fiori) ὥρη ἦρος, ὅτ' αἶψ' αὐγῆις αὔξεται (verbo al
sing con soggetto al plur) ἠελίου, τοῖς ἴκελοι (simile) πήχυιον ἐπὶ (anastrofe) χρόνον ἄνθεσιν ἥβης
τερπόμεθα (enjambement), πρὸς θεῶν εἰδότες οὔτε κακὸν οὔτ' ἀγαθόν· Κῆρες δὲ παρεστήκασι
(perfetto) μέλαιναι, ἡ μὲν ἔχουσα τέλος γήραος (senza la metatesi, neutro 3°da γέρας, γέρως)
ἀργαλέου (elisione - inteso come vicende non come opere), ἡ δ' ἑτέρη θανάτοιο· μίνυνθα
(avverbio) δὲ γίνεται (da γίγνομαι) ἥβης καρπός, ὅσον τ' ἐπὶ γῆν κίδναται (da κίδναμαι) ἠέλιος.
αὐτὰρ ἐπὴν δὴ τοῦτο τέλος (confine, limite, discrimine) παραμείψεται (temporale-eventuale;
cong aor con vocale tematica breve da παραμείβω) ὥρης (ionismo per ὥρα, ora tempo), αὐτίκα
(subito) τεθνάμεναι (forma diversa di τεθνάναι dal verbo θνήσκω  forma eolica che si trova in
Omero) βέλτιον (sottinteso εἰμί, neutro) ἢ βίοτος (biotos = vita; mentre bios = mezzi per
vivere/tenore di vita)· πολλὰ γὰρ ἐν θυμῶι κακὰ γίνεται (sing per il sogg neutro plur)· ἄλλοτε
(variazio di ἄλλος) οἶκοςτρυχοῦται, πενίης δ' ἔργ' ὀδυνηρὰ πέλει (da πέλομαι, sostituto di εἰμί) ·
ἄλλος δ' αὖ (avverbio, a sua volta) παίδων ἐπιδεύεται (ionico per ἐπιδεύω, gen di privazione), ὧν
nella traduzione evitare la relativa) τε μάλιστα ἱμείρων κατὰ γῆς ἔρχεται εἰς Ἀΐδην· ἄλλος νοῦσον
(ionico per νόσος) ἔχει θυμοφθόρον (decadenza di tipo cognitivo)· οὐδέ τίς ἐστιν (accento di
enclisi) ἀνθρώπων ὧι (iota ascritto) Ζεὺς μὴ κακὰ πολλὰ διδοῖ (indicativo del dato di fatto, da
δίδωμι).
Ma noi quali foglie genera la stagione fiorita di primavera, quando subito crescono ai raggi del
sole, noi simili ad essi per il tempo di un cubito godiamo non sapendo dagli dei né il bene
(epanalessi, ripresa). Ma le parche si ergono nere. L'una tenendo in mano il termine della
dolorosa vecchiaia, l'altra della morte e di breve durata è il frutto della giovinezza per quanto
tempo il sole si diffonde sulla terra (una giornata). Ma allorché questo limite del tempo sia passato
subito è meglio esser morti che la vita; subito infatti molti mali nascono nell'animo, la casa si
abbatte e sopraggiungono le vicende dolorose della povertà; un altro a sua volta è privo di figli e
desiderandoli moltissimo scende sottoterra nell'Ade un altro ha una malattia che gli corrode
l'animo (demenza senile?) e nessuno c'è tra gli uomini a cui Zeus non dia molti mali.

- Frammento bipartito, diviso in 2 parti


- Sottoscrivere le iota che sono ascritte
- φύλλα φύει πολυάνθεμος - ἄνθεσιν - καρπός = campo semantico della natura/dei fiori
- Le parche sono le dee che presiedono al destino della vita umana e che recidono il filo della
vita
- αὐγῆις - ἠελίου - μέλαιναι - ἠέλιος = opposizione luce e tenebre
- casa sia come patrimonio che come generazioni, figli, famiglia
- giovinezza e brevità della giovinezza (1° parte) perché subito ci sono le Parche (nere si
ergono)
- no intento religioso
- Tirteo: “è meglio essere morti nelle prime file” – concezione della vita come eroismo, non
come perdita dell’onore e sconfitta
- Elenco di condizioni di sofferenza legate alla vecchiaia impossibilità a procurarsi una
buona qualità della vita legata alla condizione di povertà e alla vecchiaia le condizioni di
vita erano diverse dalle nostre non avere figli era gravissimo perché essi facevano da
sostegno (Invalido – non ho figli)
- Tema della continuazione della stirpe e desiderio dei figli = desiderio di sostegno e di
continuazione se non ho figli mi estinguo di più
- ἄφυκτος – Solone, non c’è nessun uomo a cui Zeus non dia molti mali, è inevitabile
- similitudine con le foglie che riprende Omero
- luce e buio = giovinezza e vecchiaia/morte
- da allote vi è un elenco delle vicende umane e delle vane speranze elenchi tipici perché
forma più semplice dell’argomentazione
- profondo pessimismo legato alla brevità della vita e della giovinezza
- manca il tema della shame society, che è più visto sul piano esistenziale, e il tema
dell’amore
- 1° elemento di confronto è Omero perché è un precedente: Iliade, 6° libro – nel mezzo di
una battaglia particolarmente violenta, Diomede e Glauco si affrontano a duello. Diomede
chiede al suo avversario chi sia per sapere con chi sta combattendo, chi ucciderà o da chi
sarà ucciso (glielo chiede sempre per la questione dell’onore). Glauco fa un’osservazione
sulla vanità della domanda e gli risponde facendogli notare il legame che hanno in comune
e si scambiano i doni IL GENOS VINCE SULLA POLIS, L’APPARTENENZA DELLA STIRPE
VINCE SULLA SOCIETÀ
- L’alternarsi delle stagioni di un albero/della natura = l’alternarsi delle generazioni nel genos
- In Mimnermo è il singolo che nello sfiorire rimane singolo nel singolo c’è uno sfiorire e
dunque un morire e basta (accezione negativa)
- Nelle stirpi degli uomini invece c’è un alternarsi (una stirpe nasce, l’altra muore), il che è
positivo
- GUARDO POESIA LATINA PER L’ANALISI

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