Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Queste proposte fecero crescere la diffidenza da parte degli Alleati verso il governo Parri. Vi
furono anche i primi contrasti fra le regioni del Nord, che volevano valorizzare il sistema dei
Cln e quelle del Sud, che preferivano mantenere la continuità con il vecchio stato. Il governo
Parri era osteggiato anche dalle forze conservatrici e da quelle legate all’industria privata,
preoccupate della scelta di politica economica che il governo intendeva compiere.
LA NORMALIZZAZIONE DI DE GASPERI
Il governo Parri fu costretto alle dimissioni nel 1945. Gli succedette un secondo ministero
basato sulla coalizione di tutti i partiti antifascisti, presieduto da Alcide De Gasperi,
leader della Democrazia Cristiana.
Sostituì i Cln locali (che esercitano attività amministrative) con funzionari statali, ripristinando
così le istituzioni legate al vecchio stato liberale prefascista. Promosse un clima di
pacificazione nazionale, assecondato dal leader del Pci Palmiro Togliatti che, in qualità del
ministro della Giustizia, nel giugno 1946 firmò un’amnistia per i crimini politici e militari.
GOVERNO
Dopo una visita di stato negli Usa e la firma del trattato di pace, De Gasperi attuò una svolta
in senso moderato (anticomunista). Pci Psi uscirono dal governo e passarono
all’opposizione. De Gasperi restava a capo del governo. Il nuovo ministero fu formato da Dc
e liberali, con l’appoggio esterno dell’Uomo qualunque. Si chiudeva così in via definitiva il
periodo della collaborazione governativa tra i partiti antifascisti. De Gasperi avviò una decisa
azione di risanamento economico e di lotta all’inflazione, anche attraverso la politica
economica di Luigi Einaudi, vicepresidente del Consiglio e ministro del Tesoro e del Bilancio.
3) La ricostruzione economica
Il governo centrista di De Gasperi dovette far fronte ad una disastrosa situazione economica:
● Torino, Milano, Genova e Bologna, come tante altre importanti città erano state
distrutte dai bombardamenti; le ferrovie erano danneggiate per lunghi tratti;
l'agricoltura mancava di macchine e di opere di irrigazione e risentiva delle massicce
requisizioni di prodotti e bestiame operate dai tedeschi negli ultimi due anni di
guerra.
● La disoccupazione aveva raggiunto indici preoccupanti. I prodotti alimentari erano
insufficienti nei negozi, anche se non era difficile acquistarli al mercato nero a prezzi
esorbitanti. Il paese fu colpito da una tremenda inflazione, causata da una
sconsiderata emissione di am-lire, ovvero biglietti bancari stampati dagli americani e
messi in circolazione dagli alleati.
● Un aiuto concreto venne dagli Stati Uniti, interessati ad una rapida ripresa
dell’Europa occidentale sia per l’importanza che aveva il mercato sulla loro
economia e sia per il timore di un’espansione dei movimenti di ispirazione
comunista. Molti interventi vennero attuati col piano Marshall e consentirono di
risanare la bilancia dei pagamenti e sostennero e accelerarono la ricostruzione e la
ripresa industriale. Fra il
1948 e il 1953 si avviò la prima rilevante fase di ricrescita industriale del paese.
● De Gasperi attuò una riforma agraria, con l’intenzione di eliminare il latifondo
improduttivo, che doveva essere espropriato e ridistribuito, in modo da ridurre la
sottoccupazione agricola. Tale iniziativa non fu accolta dal Parlamento a causa della
decisa resistenza da parte delle forze conservatrici. Ecco perché i contadini senza
terra occuparono ampie aree di terreno incolto o solo in parte coltivato. Come
soluzione nel 1950 furono approvati tre disegni di legge di riforma, che riguardavano
però soltanto la Maremma toscana e alcune zone del delta padano e dell’Italia
meridionale: in totale circa la metà di quanto era stato previsto nel piano originario
di ridistribuzione.
● Gli anni del centrismo furono caratterizzati da un impegno nei confronti della
questione meridionale, infatti nel 1950 venne istituita la Cassa per il Mezzogiorno,
volta a sostenere lo sviluppo economico e produttivo del sud del paese. Questa
contribuì a creare le prime indispensabili infrastrutture nell’Italia meridionale e a porre
fine alla disoccupazione. Al fine di ridurre la disparità di condizioni economiche fra
Nord e Sud fu varato il piano decennale di incremento e di sviluppo, ideato durante la
seconda legislatura (1953-1958) dal ministro del Bilancio Ezio Vanoni. Il piano
prevedeva un intervento più incisivo dello stato nell’economia e mirava a ottenere un
incremento della produttività del paese e la creazione di nuovi posti di lavoro. Benché
approvato dal parlamento, il piano finì per restare inattuato, indebolito anche dalla
precoce scomparsa del suo ideatore (1956).
● Elemento portante della modernizzazione economica del paese fu in diretto
intervento dello stato. Il governo si impegnò nella costituzione e riorganizzazione di
diversi enti, tra i quali l’Istituto per la ricostruzione industriale (Iri), creato già nel 1933
ad opera di Mussolini, al fine di potenziare l’industria statale. In campo petrolifero ed
energetico fu fondato l’Ente nazionale idrocarburi (Eni), che diede inizio all’estrazione
di metano per lo sviluppo dell’industria petrolchimica. Il ministro del Lavoro Fanfani
istituì l’Ina-Casa, ente statale preposto al rilancio dell’edilizia popolare, per dare
impulso all’attività edilizia e creò nuova occupazione, che ebbe anche effetti negativi
perché contribuì alla costruzione di enormi ghetti-dormitori privi dei servizi necessari
(scuole, trasporti ecc).
Tra gli anni 50 e 60 la contrapposizione fra centro e sinistra si attenuò, visto che l’Italia
aveva ormai imboccato la via della ripresa economica. La segreteria della Dc venne affidata
prima a Fanfani (1954-59) poi ad Aldo Moro (1959-1964). In ambito democristiano si stava
affermando una linea politica che, attraverso l’apertura di un dialogo con il Partito socialista,
puntava a verificare la possibilità della formazione di una nuova maggioranza parlamentare,
in cui i liberali sarebbero stati sostituiti dai socialisti, mantenendo attiva la collaborazione con
i socialdemocratici e i repubblicani. Questa apertura a sinistra portò alla formazione di un
governo di centro -sinistra (con i socialisti, ma senza i comunisti), confermata sin dal 1955
con l’elezione alla presidenza della repubblica di Giovanni Gronchi, leader di una corrente di
sinistra all’interno della Dc. Tale apertura rappresentava il tema politico della terza legislatura
(1958-1963), in cui la Dc aveva confermato la propria maggioranza relativa.
IL PCI E IL 1956
Il 1956 fu un anno terribile per il Pci, che dovette affrontare le conseguenze del XX
congresso del Partito Comunista sovietico, in cui vennero rivelati i crimini di Stalin e la
condanna al stalinismo che portarono la repressione Sovietica in Polonia e in Ungheria. In
questa occasione il Pci scelse di confermare ancora una volta il suo appoggio alla linea
seguita dall’Urss —- contrasti interni: molti iscritti (Calvino) uscirono dal partito. —- Togliatti
avvio una revisione dei rapporti con l’Urss, cominciando a definire la necessità di una via
italiana al socialismo —- stesura del memoriale di Jalta, in cui egli suggeriva al suo partito di
imboccare una via graduale è pacifica al socialismo.
PSI ROMPE L’ALLEANZA CON IL PCI
La crisi ungherese ebbe anche come conseguenza la condanna del Psi di Nenni
all’aggressione sovietica e maturó il definitivo distacco dal Pci, imboccando una via
autonoma. Si profilava dunque la possibilità di una nuova maggioranza di centro-sinistra.
Al primo governo del centro-sinistra ne seguirono altri due (1964-68) presieduti da Moro.
Questi governi furono però caratterizzati dal rallentamento del programma riformistico e dal
difficile tentativo di mediare tra le divergenti esigenze presenti.
Le elezioni tenute nel maggio 1968 per la quinta legislatura (1968-72) fecero registrare una
forte avanzata del Pci e un buon successo del Psiup e la secca sconfitta del Psu che poi si
divise di nuovo in Psi e Psdi.
Il centro-sinistra, abbandonati i programmi più apertamente riformisti dei primi anni, era
ormai entrato in una fase moderata che preludeva al suo esaurimento.
LA CONTESTAZIONE STUDENTESCA E LA RICHIESTA DI RIFORME SOCIALI
Sin dal 1967 in Italia era esplosa la contestazione studentesca che acquistó ben presto
carattere politico e avanzo esigenze di radicali riforme sociali ed economiche.
Essa maturò una diffusa sfiducia verso il sistema parlamentare e verso i partiti di sinistra,
accusati di aver abbandonato l’idea della rivoluzione (soprattutto Pci). In conseguenza i
giovani della nuova sinistra rifiutavano le regole della democrazia occidentale e si dicevano
sostenitori di un’azione diretta delle masse popolari, le uniche in grado di esprimere i valori
autentici del socialismo e di attuare una rivoluzione proletaria contro il sistema.
Questa contestazione si coniugava ad una decisa contestazione anticapitalistica e
anticonsumistica.
L’”AUTUNNO CALDO”
Anche da parte del mondo operaio e sindacale, e non solo di quello studentesco, emergeva
nel frattempo una forte domanda di rinnovamento.
Si aprì nel 1968 e culminò nel 1969 quello che fu chiamato l’autunno caldo, durante il quale
vennero realizzate molte giornate di sciopero al fine di ottenere, attraverso il rinnovo dei
contratti di lavoro, miglioramenti salariali e condizioni di lavoro più accettabili, oltre a una più
concreta partecipazione alla vita politica ed economica del paese.
Nel 1970 vi fu però l’approvazione dello Statuto dei lavoratori: una legge che da allora ha
disciplinato i diritti fondamentali dei lavoratori dipendenti e ha tutelato le libertà sindacali
e politiche nelle fabbriche.
IL TERRORISMO ROSSO
Al terrorismo nero si aggiunse infatti il terrorismo praticato da organizzazioni clandestine che
si proclamavano comuniste (soprattutto Brigate rosse). Essi colpivano con attentati
individuali bersagli scelti per il loro significato simbolico: magistrati, poliziotti, giornalisti,
dirigenti di azienda.
In entrambi i casi si voleva creare caos all’interno della società italiana.
In ogni caso la democrazia italiana non reagì violentemente come
atteso.
LO SCANDALO DI TANGENTOPOLI
Nel febbraio 1992, un’inchiesta partita da un caso di corruzione nell’amministrazione
pubblica si allargò portando rapidamente allo scoperto la crisi degenerativa del sistema
politico: uomini di governo e amministratori furono accusati di riscuotere somme di denaro
(tangenti) da imprenditori un cambio di favori i per aggiudicarsi appalti di opere pubbliche o
trattamenti di riguardo. L’inchiesta tangentopoli era condotta dalla magistratura milanese
(pool di mani pulite).