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CAP 18

1) La nuova Italia postbellica

I PROTAGONISTI DELLA NUOVA VITA POLITICA


Durante il periodo della Resistenza, all’interno del Comitato di liberazione nazionale
(Cln), avevano cominciato ad agire e riorganizzarsi diverse forze politiche:
● La Democrazia cristiana (Dc) nata nel 1942 dall’incontro dei vecchi esponenti
del Partito popolare e dell’Azione cattolica. Ebbero un forte appoggio dalle
gerarchie ecclesiastiche.
● Il Partito comunista (Pci), che riuscì a sopravvivere alla repressione fascista
tramite la loro attività all’estero. Era fortemente radicato nella classe operaia e in
alcuni settori del mondo rurale.
● Il Partito socialista che si riformò nel 1943 come Partito socialista di unità proletaria
(Psiup). Anche questo si divise in due filoni di pensiero: una parte sosteneva che le
istituzioni democratiche dovessero essere accettate come un mezzo per condurre il
proletariato al potere e volevano appoggiarsi al Psiup; l’altra corrente sosteneva che
le istituzioni democratiche andassero accettate nella loro interezza, intraprendendo
una via socialdemocratica e riformista, senza l’alleanza con il Psiup.
● Il Partito d’azione (Pda), fondato nel 1942 dalla riunione di ex militanti di Giustizia e
Libertà, liberalsocialisti e democratico-liberali. Avevano lo scopo di ricostruire
l’Italia su basi completamente nuove. Tuttavia il partito si sciolse nel 1947.
● La Democrazia del lavoro, fondata da Bonomi, di
ispirazione democratica-progressista. Si sciolse nel 1948.
● Il Partito liberale (Pli), antifascista e si basava su un programma liberale
conservatore e tradizionalista.
Al di fuori del Cnl esistevano altre forze politiche (destra reazionaria filofascista):
● Movimento dell’Uomo qualunque, nato nel 1944 ad opera del giornalista Giannini
(fondatore dell'omonimo settimanale satirico). Questo movimento si trasformò in
partito nel 1946 (Fronte dell’Uomo qualunque), insofferente all’antifascismo e
fortemente anticomunista. Il partito si sciolse nel 1948 e i suoi membri aderirono
nel Pli o nei movimenti gerarchici e al partito neofascista Movimento sociale italiano
(Msi) , nato nel 1946.

PRIMO GOVERNO POST-LIBERAZIONE


Il 21 giugno 1945 nacque il primo governo post-Liberazione, costituito dal Cln e presieduto
dall’azionista Parri, il quale ottenne ampi consensi per la sua lotta durante la Resistenza.
PROGRAMMA:
● Rinnovamento politico, sostituendo le tradizionali strutture centralistiche dello
stato italiano (es. abolizione prefetti)
● I membri del Partito d’azione proponevano che i Cnl divenissero un’istituzione del
nuovo stato, al fine di una partecipazione più attiva delle masse alla gestione
della vita pubblica.
● Realizzazione di una democrazia il più possibile diretta anche nella realtà dei
luoghi di lavoro. --- Gli operai avevano ottenuto una serie di conquiste per quanto
riguardava la partecipazione alla gestione della produzione (controllo aziendale e
consigli di fabbrica).
● Processo di epurazione, ovvero al rimozione delle strutture pubbliche di uomini
e donne compromessi con il vecchio regime

Queste proposte fecero crescere la diffidenza da parte degli Alleati verso il governo Parri. Vi
furono anche i primi contrasti fra le regioni del Nord, che volevano valorizzare il sistema dei
Cln e quelle del Sud, che preferivano mantenere la continuità con il vecchio stato. Il governo
Parri era osteggiato anche dalle forze conservatrici e da quelle legate all’industria privata,
preoccupate della scelta di politica economica che il governo intendeva compiere.

LA NORMALIZZAZIONE DI DE GASPERI
Il governo Parri fu costretto alle dimissioni nel 1945. Gli succedette un secondo ministero
basato sulla coalizione di tutti i partiti antifascisti, presieduto da Alcide De Gasperi,
leader della Democrazia Cristiana.
Sostituì i Cln locali (che esercitano attività amministrative) con funzionari statali, ripristinando
così le istituzioni legate al vecchio stato liberale prefascista. Promosse un clima di
pacificazione nazionale, assecondato dal leader del Pci Palmiro Togliatti che, in qualità del
ministro della Giustizia, nel giugno 1946 firmò un’amnistia per i crimini politici e militari.

LE ELEZIONI AMMINISTRATIVE DEL 1946 E IL VOTO ALLE DONNE


Il primo gennaio del 1946 anche l’Italia settentrionale fu restituita formalmente dal governo
alleato alla giurisdizione italiana e si svolsero quindi le elezioni amministrative, il cui voto
venne esteso alle donne, realizzando così un autentico suffragio universale. Le elezioni
segnarono l’affermazione della Democrazia cristiana, che riuscì a trovare larghi consensi in
diverse parti della popolazione, dal governo americano e dalle gerarchie ecclesiastiche.

REFERENDUM ISTITUZIONALE E ASSEMBLEA COSTITUENTE


Il 2 giugno 1946 il popolo italiano venne chiamato a pronunciarsi in un referendum sulla
questione istituzionale: si trattava di scegliere fra monarchia e repubblica. L’esito sancì la
nascita della repubblica. Subito dopo la pubblicazione dei risultati ufficiali, Umberto di Savoia
rinunciò al trono e si ritirò in esilio in Portogallo. Contemporaneamente al referendum venne
eletta a suffragio universale l’Assemblea costituente, incaricata alla stesura di una nuova
Costituzione. Si votò tramite un sistema proporzionale; la maggioranza fu ottenuta dalla
Democrazia cristiana, seguita da Psi e Pci. Anche i liberali ottennero un discreto risultato,
così come l’Uomo qualunque. La sconfitta per il Pda portò al suo scioglimento.

LA PROCLAMAZIONE DELLA REPUBBLICA E LA NUOVA COSTITUZIONE.


IL 28 giugno 1946 fu proclamata ufficialmente la repubblica e dieci giorni dopo Enrico
De Nicola fu nominato dall’Assemblea costituente capo provvisorio dello stato.
Il nuovo testo costituzionale, approvato nel dicembre 1947, sarebbe entrato in vigore l’1
gennaio 1948.

I RAPPORTI TRA STATO E CHIESA


L’articolo 7 della Costituzione afferma che i rapporti tra Stato e Chiesa sono regolati dai Patti
lateranensi, siglati nel 1929 tra Vaticano e regime fascista. Si trattava di una concessione
fatta dal Partito comunista, che presentò la propria decisione come prova di buona volontà
politica per giungere a una reale pacificazione religiosa in Italia. Contrari si mostrarono
invece socialisti, repubblicani e azionisti.
LA SCISSIONE DEL PARTITO SOCIALISTA
Nel corso del 1947 si sciolse il Pda, mentre i primi giorni di quello stesso anno si era
verificata una crisi all’interno del Partito socialista. A giudizio di una minoranza interna, il
partito era eccessivamente legato ai comunisti e così rischiava di annullare la propria
identità. Contro la prospettiva di una fusione fra i due partiti, sostenuta da Nenni e da
Morandi, nel gennaio 1947 un gruppo di socialisti dissidenti, guidati da Saragat fondarono il
Partito socialista dei lavoratori italiani, che diverrà nel 1951 il Partito socialista democratico
italiano (Psdi), tramite cui rivendicarono una decisa collocazione nelle istituzioni
liberaldemocratiche, nel rispetto delle libertà civili e in piena autonomia nei confronti del
Partito comunista. Il Psiup (Partito socialista italiano di unità proletaria) decideva allora di
riassumere la vecchia denominazione del Psi.

TRATTATO DI PACE (1947)


Il 10 febbraio 1947 venne firmato a Parigi dal Presidente del Consiglio De Gasperi e il
Ministro degli Esteri Carlo Sforza il trattato di pace, tramite cui l’Italia dovette cedere alla
Francia alcuni territori tra cui Briga, Tenda e il Moncenisio. Dovette rinunciare a gran parte
della Venezia Giulia in favore della Iugoslavia, ad eccezione dell’area di Trieste, dichiarata
territorio libero e suddivisa dagli Alleati in due zone. Le isole del Dodecaneso vennero
trasferite alla Grecia, e venne concessa l'indipendenza dell’Albania. Pagamento di 300
milioni di dollari come risarcimento dei danni. La Libia fu riconosciuta indipendente sin dal
1950, l’Eritrea nel 1952 divenne una provincia autonoma dell’impero etiopico e nel 1950
l’Italia ottenne dall’Onu che la sua ex colonia di Somalia le fosse affidata in amministrazione
fiduciaria per dieci anni, al tramite dei quali il paese africano fu proclamato indipendente.

2) Gli anni del centrismo e della guerra

fredda SOCIALISTI E COMUNISTI FUORI DAL

GOVERNO
Dopo una visita di stato negli Usa e la firma del trattato di pace, De Gasperi attuò una svolta
in senso moderato (anticomunista). Pci Psi uscirono dal governo e passarono
all’opposizione. De Gasperi restava a capo del governo. Il nuovo ministero fu formato da Dc
e liberali, con l’appoggio esterno dell’Uomo qualunque. Si chiudeva così in via definitiva il
periodo della collaborazione governativa tra i partiti antifascisti. De Gasperi avviò una decisa
azione di risanamento economico e di lotta all’inflazione, anche attraverso la politica
economica di Luigi Einaudi, vicepresidente del Consiglio e ministro del Tesoro e del Bilancio.

LE PRIME ELEZIONI POLITICHE


Il 18 aprile 1948 si tennero le prime elezioni politiche repubblicane per la nascita della prima
Camera dei deputati e il primo Senato. Conferma della svolta moderata attuata da De
Gasperi. La Dc sfiorò la maggioranza assoluta con il 48,5% di voti.

LA GUERRA FREDDA IN ITALIA


Furono le vicende della politica internazionale a imprimere una forte pressione in senso
anticomunista sul corpo elettorale:
● La minaccia del governo americano di sospendere l’applicazione del piano
Marshall, in caso delle vittorie delle sinistre.
● Colpo di stato comunista attuato a Praga.
● Accresciuta tensione dovuta alla guerra fredda, al blocco della città di Berlino
e dell'aumentata pressione militare sovietica ai confini dei paesi occidentali
● Dichiarazione tripartita anglo-franco-americana, che si impegnava ufficialmente
a operare per il ritorno della città di Trieste sotto la sovranità italiana.
Avveniva la definitiva rottura dell’unità tra i partiti e aprirono una fase nuova per la storia
politica italiana, caratterizzata da una contrapposizione totale dei due schieramenti.

L’EGEMONIA DEMOCRISTIANA E IL “CENTRISMO”


De Gasperi aveva ottenuto l’incarico di formare il nuovo governo quando Luigi Einaudi era
stato eletto presidente della Repubblica. Il governo era costituito da democristiani,
socialdemocratici, liberali e repubblicani un’alleanza quadripartita. Cominciava la fase
politica detta “centrismo”.

L’ATTENTATO A TOGLIATTI E IL RISCHIO INSURREZIONALE (LUGLIO 1948)


La campagna elettorale si era svolta in un clima di violento scontro ideologico. Il 14 luglio
1948, un fanatico estremista di destra ferì Palmiro Togliatti, segretario del Partito comunista.
--- Venne proclamato sciopero generale che venne represso dai dirigenti comunisti la sera
del 15 luglio.

LA ROTTURA DELL'UNITÀ’ SINDACALE E LA NASCITA DI CGIL, CISL, UIL


Conseguenza dello sciopero generale: rottura dell’unità sindacale tra i tre partiti di massa ---
Cattolici, repubblicani e socialisti dopo lo sciopero accusarono i dirigenti della Cgil (sindacato
unitario di tutti i lavoratori italiani, sulla scia dello spirito del Cln), di dipendere troppo
strettamente dal Partito comunista e fondarono negli anni seguenti due nuove organizzazioni
e sindacati:
● Nuova Cgil (Confederazione generale italiana del lavoro) di orientamento socialista
e comunista, capace di riscuotere un’ampia maggioranza tra i lavoratori italiani;
● Cisl (Confederazione italiana sindacati lavoratori) di orientamento democristiano;
● Uil (Unione italiana lavoratori) di orientamento repubblicano e socialdemocratico.

LA COALIZIONE CENTRISTA: STABILITÀ’ INTERNA E POLITICA ESTERA


FILOCCIDENTALE
La coalizione quadripartitica riuscì a dare all’Italia una maggioranza governativa per l’intera
prima legislatura (1948-1953), assicurando stabilità politica che permise a De Gasperi di
rafforzare in quegli anni la sua “scelta di campo” di piena fedeltà all’Occidente.
Nel 1949 l’Italia entrò a far parte del Patto atlantico e della Nato, nel 1948 entrò
nell’Organizzazione europea di cooperazione economica (Oece). Nel 1949 l’Italia fu tra i
membri fondatori del Consiglio d’Europa e nel 1951 insieme a Francia, Germania,
Lussemburgo, Paesi Bassi e Belgio, diede vita alla Comunità europea del carbone e
dell’acciaio (Ceca).

LA LEGGE TRUFFA E IL SUO FALLIMENTO (1953)


Alle elezioni amministrative del 1951 e del 1952, la Dc registrò un consistente calo di voti, al
punto che si profilava la necessità di un accordo con l’estrema destra pur di mantenere
escluse le sinistre. Allora per evitare questa alleanza, De Gasperi propose allora un nuovo
progetto di legge elettorale che prevedeva un premio di maggioranza, cioè l’assegnazione
del 65% dei seggi al partito o alla coalizione apparentata che avesse ottenuto la
maggioranza assoluta delle preferenze. Questa era definita legge truffa dalle sinistre, ma in
ogni caso la maggioranza assoluta non fu conquistata dalla coalizione governativa, perciò il
premio di maggioranza non scattò. A questo esito contribuì l’uscita dal Pri e dal Psdi
(coalizzati con la Dc) di alcuni illustri personalità (come Parri, Calamandrei, Codignola)
contrari alla legge truffa, che costituirono un piccolo partito. Il risultato più evidente fu il calo
di consensi della Dc, confluiti sui partiti reazionari.

LA FINE DELL’ERA DE GASPERI E L’ESAURIRSI DEL CENTRISMO


Le elezioni del 1953 segnarono la fine dell’egemonia politica di De Gasperi, che non riuscì
ad ottenere la fiducia del Parlamento per formare il nuovo governo. Il potere passò al
democristiano Giuseppe Pella, che fece proseguire il governo centrista con molta difficoltà,
tanto che la seconda legislatura repubblicana (1953-1958) fu detta dell’immobilismo.

3) La ricostruzione economica

Il governo centrista di De Gasperi dovette far fronte ad una disastrosa situazione economica:
● Torino, Milano, Genova e Bologna, come tante altre importanti città erano state
distrutte dai bombardamenti; le ferrovie erano danneggiate per lunghi tratti;
l'agricoltura mancava di macchine e di opere di irrigazione e risentiva delle massicce
requisizioni di prodotti e bestiame operate dai tedeschi negli ultimi due anni di
guerra.
● La disoccupazione aveva raggiunto indici preoccupanti. I prodotti alimentari erano
insufficienti nei negozi, anche se non era difficile acquistarli al mercato nero a prezzi
esorbitanti. Il paese fu colpito da una tremenda inflazione, causata da una
sconsiderata emissione di am-lire, ovvero biglietti bancari stampati dagli americani e
messi in circolazione dagli alleati.
● Un aiuto concreto venne dagli Stati Uniti, interessati ad una rapida ripresa
dell’Europa occidentale sia per l’importanza che aveva il mercato sulla loro
economia e sia per il timore di un’espansione dei movimenti di ispirazione
comunista. Molti interventi vennero attuati col piano Marshall e consentirono di
risanare la bilancia dei pagamenti e sostennero e accelerarono la ricostruzione e la
ripresa industriale. Fra il
1948 e il 1953 si avviò la prima rilevante fase di ricrescita industriale del paese.
● De Gasperi attuò una riforma agraria, con l’intenzione di eliminare il latifondo
improduttivo, che doveva essere espropriato e ridistribuito, in modo da ridurre la
sottoccupazione agricola. Tale iniziativa non fu accolta dal Parlamento a causa della
decisa resistenza da parte delle forze conservatrici. Ecco perché i contadini senza
terra occuparono ampie aree di terreno incolto o solo in parte coltivato. Come
soluzione nel 1950 furono approvati tre disegni di legge di riforma, che riguardavano
però soltanto la Maremma toscana e alcune zone del delta padano e dell’Italia
meridionale: in totale circa la metà di quanto era stato previsto nel piano originario
di ridistribuzione.
● Gli anni del centrismo furono caratterizzati da un impegno nei confronti della
questione meridionale, infatti nel 1950 venne istituita la Cassa per il Mezzogiorno,
volta a sostenere lo sviluppo economico e produttivo del sud del paese. Questa
contribuì a creare le prime indispensabili infrastrutture nell’Italia meridionale e a porre
fine alla disoccupazione. Al fine di ridurre la disparità di condizioni economiche fra
Nord e Sud fu varato il piano decennale di incremento e di sviluppo, ideato durante la
seconda legislatura (1953-1958) dal ministro del Bilancio Ezio Vanoni. Il piano
prevedeva un intervento più incisivo dello stato nell’economia e mirava a ottenere un
incremento della produttività del paese e la creazione di nuovi posti di lavoro. Benché
approvato dal parlamento, il piano finì per restare inattuato, indebolito anche dalla
precoce scomparsa del suo ideatore (1956).
● Elemento portante della modernizzazione economica del paese fu in diretto
intervento dello stato. Il governo si impegnò nella costituzione e riorganizzazione di
diversi enti, tra i quali l’Istituto per la ricostruzione industriale (Iri), creato già nel 1933
ad opera di Mussolini, al fine di potenziare l’industria statale. In campo petrolifero ed
energetico fu fondato l’Ente nazionale idrocarburi (Eni), che diede inizio all’estrazione
di metano per lo sviluppo dell’industria petrolchimica. Il ministro del Lavoro Fanfani
istituì l’Ina-Casa, ente statale preposto al rilancio dell’edilizia popolare, per dare
impulso all’attività edilizia e creò nuova occupazione, che ebbe anche effetti negativi
perché contribuì alla costruzione di enormi ghetti-dormitori privi dei servizi necessari
(scuole, trasporti ecc).

4) L’epoca del centro-sinistra

IL SUPERAMENTO DEL CENTRISMO E L’APERTURA A SINISTRA


Dal 1947, da quando cioè le sinistre erano state emarginate dall’area governativa, il sistema
politico italiano appariva bloccato. Vi era un’anomalia del sistema politico italiano, un
sistema che si reggeva su due grandi partiti di massa, di cui tuttavia solo la Dc lo governava,
scegliendo nelle varie fasi i suoi alleati nell’arco delle forza politiche minori, mentre l’altro (il
Pci) restava immobilizzato all’opposizione, escluso da qualunque ipotesi. Questi era un
sistema incapace di portare alternativamente al potere l’uno o l’altro partito, con grave
danno alla democrazia è delle istituzioni dello stato.

Tra gli anni 50 e 60 la contrapposizione fra centro e sinistra si attenuò, visto che l’Italia
aveva ormai imboccato la via della ripresa economica. La segreteria della Dc venne affidata
prima a Fanfani (1954-59) poi ad Aldo Moro (1959-1964). In ambito democristiano si stava
affermando una linea politica che, attraverso l’apertura di un dialogo con il Partito socialista,
puntava a verificare la possibilità della formazione di una nuova maggioranza parlamentare,
in cui i liberali sarebbero stati sostituiti dai socialisti, mantenendo attiva la collaborazione con
i socialdemocratici e i repubblicani. Questa apertura a sinistra portò alla formazione di un
governo di centro -sinistra (con i socialisti, ma senza i comunisti), confermata sin dal 1955
con l’elezione alla presidenza della repubblica di Giovanni Gronchi, leader di una corrente di
sinistra all’interno della Dc. Tale apertura rappresentava il tema politico della terza legislatura
(1958-1963), in cui la Dc aveva confermato la propria maggioranza relativa.

IL PCI E IL 1956
Il 1956 fu un anno terribile per il Pci, che dovette affrontare le conseguenze del XX
congresso del Partito Comunista sovietico, in cui vennero rivelati i crimini di Stalin e la
condanna al stalinismo che portarono la repressione Sovietica in Polonia e in Ungheria. In
questa occasione il Pci scelse di confermare ancora una volta il suo appoggio alla linea
seguita dall’Urss —- contrasti interni: molti iscritti (Calvino) uscirono dal partito. —- Togliatti
avvio una revisione dei rapporti con l’Urss, cominciando a definire la necessità di una via
italiana al socialismo —- stesura del memoriale di Jalta, in cui egli suggeriva al suo partito di
imboccare una via graduale è pacifica al socialismo.
PSI ROMPE L’ALLEANZA CON IL PCI
La crisi ungherese ebbe anche come conseguenza la condanna del Psi di Nenni
all’aggressione sovietica e maturó il definitivo distacco dal Pci, imboccando una via
autonoma. Si profilava dunque la possibilità di una nuova maggioranza di centro-sinistra.

LE AGITAZIONI CONTRO IL GOVERNO TAMBRONI


Nel 1960 l’incarico di governo toccó a Tambroni, che ottenne la fiducia grazie al sostegno del
Movimento sociale italiano (partito neo-fascista).
Il governo Tambroni, subito abbandonato dai ministri dell’ala di sinistra della Dc, si scontrò
con un’inaspettata protesta popolare, innescata dalla decisione del governo di concentrare
al Msi di svolgere il suo congresso a Genova, una delle città simbolo della Resistenza. Il 30
giugno fu indetto in città uno sciopero generale antifascista. Il congresso Msi fu annullato,
ma ovunque Tambroni ordinò alla polizia di intervenire con la forza.

LA NASCITA DEL CENTRO-SINISTRA


Tambroni cedette alle pressioni e diede le dimissione. —- Fanfani formó il nuovo governo
(1960-62), che ottenne la fiducia in Parlamento grazie anche all’astensione dei socialisti.
Con il secondo governo Fanfani (62-63) venne detto di centro-sinistra programmatico,
costituito da repubblicani, socialdemocratici e socialisti.
Riforme governo Fanfani:
● Nazionalizzazione dell’energia elettrica
● Istituzione della scuola media unica con l’innalzamento dell’obbligo scolastico fino
a 14 anni.
Nel 1963 Aldo Moro formó il governo con la diretta partecipazione di ministri socialisti
(governo di centro-sinistra organico)
La svolta di centro-sinistra maturo anche grazie al cambiamento di rotta del Vaticano
(Giovanni XXIII —- Concilio Ecumenico Vaticano II 11/10/1962)

SCISSIONI E RIUNIFICAZIONI IN CAMPO SOCIALISTA


Il Psi conobbe una nuova scissione: la sua ala di sinistra si staccò dal partito, fondando il
Partito socialista italiano di unità proletaria (Psiup), contrario ad ogni alleanza diretta con la
Dc.
Nenni rilanció il progetto di unificazione con il Partito socialista democratico italiano (Psdi),
che si realizzò nel 1966 con la nascita del Partito socialista unificato (Psu)

5) VEDI PARAGRAFO RIASSUNTO NEL LIBRO

6) Gli anni della contestazione: nuovi soggetti politici e sociali.

Al primo governo del centro-sinistra ne seguirono altri due (1964-68) presieduti da Moro.
Questi governi furono però caratterizzati dal rallentamento del programma riformistico e dal
difficile tentativo di mediare tra le divergenti esigenze presenti.
Le elezioni tenute nel maggio 1968 per la quinta legislatura (1968-72) fecero registrare una
forte avanzata del Pci e un buon successo del Psiup e la secca sconfitta del Psu che poi si
divise di nuovo in Psi e Psdi.
Il centro-sinistra, abbandonati i programmi più apertamente riformisti dei primi anni, era
ormai entrato in una fase moderata che preludeva al suo esaurimento.
LA CONTESTAZIONE STUDENTESCA E LA RICHIESTA DI RIFORME SOCIALI
Sin dal 1967 in Italia era esplosa la contestazione studentesca che acquistó ben presto
carattere politico e avanzo esigenze di radicali riforme sociali ed economiche.
Essa maturò una diffusa sfiducia verso il sistema parlamentare e verso i partiti di sinistra,
accusati di aver abbandonato l’idea della rivoluzione (soprattutto Pci). In conseguenza i
giovani della nuova sinistra rifiutavano le regole della democrazia occidentale e si dicevano
sostenitori di un’azione diretta delle masse popolari, le uniche in grado di esprimere i valori
autentici del socialismo e di attuare una rivoluzione proletaria contro il sistema.
Questa contestazione si coniugava ad una decisa contestazione anticapitalistica e
anticonsumistica.

SCISSIONE NEL PCI


All’interno del Pci si formò una corrente di sinistra, promossa da giovani intellettuali
apertamente critici nei confronti del loro partito, cui rimproveravano la scarsa democrazia
interna e un'insufficiente press di distanza dal comunismo sovietico. Quest’ala venne
espulsa dal partito e diede vita al giornale politico “il manifesto”, quindi si presentò alle
elezioni del 1972 con un lista autonoma alla Camera.

L’”AUTUNNO CALDO”
Anche da parte del mondo operaio e sindacale, e non solo di quello studentesco, emergeva
nel frattempo una forte domanda di rinnovamento.
Si aprì nel 1968 e culminò nel 1969 quello che fu chiamato l’autunno caldo, durante il quale
vennero realizzate molte giornate di sciopero al fine di ottenere, attraverso il rinnovo dei
contratti di lavoro, miglioramenti salariali e condizioni di lavoro più accettabili, oltre a una più
concreta partecipazione alla vita politica ed economica del paese.
Nel 1970 vi fu però l’approvazione dello Statuto dei lavoratori: una legge che da allora ha
disciplinato i diritti fondamentali dei lavoratori dipendenti e ha tutelato le libertà sindacali
e politiche nelle fabbriche.

LE BATTAGLIE DEL MOVIMENTO FEMMINISTA


La contestazione promosse anche il tema della parità dei sessi e in Italia si svilupparono
movimenti femminismo, impegnati sul tema dell’emancipazione e liberazione della donna e
della lotta per una pari dignità politica, civile e sociale con gli uomini in ogni circostanza della
vita e del lavoro.
Dalle istanze poste dai rinnovamento femmina ti italiani ebbero origine la battaglia per il
divorzio, che condurrà la legge del 1970 e alla sconfitta del referendum abrogativo nel 1974,
e la battaglia per la legalizzazione dell’aborto, ottenuta nel 1978 e anch’essa difesa facendo
fallire un referendum abrogativo nel 1981.

7) Gli anni del terrorismo e della crisi

economica GLI ANNI SETTANTA


In Italia gli anni della contestazioni proseguirono per per tutti gli anni Settanta. Le
rivendicazioni riguardavano:
- maggiore democratizzazione
- allargamento dell’istruzione e di altri diritti fondamentali
- miglioramento dei servizi sociali
I governi di centro-sinistra concretizzarono una serie di riforme:
● attuazione del decentramento regionale con le elezioni per la formazione dei
Consigli regionali nelle Regioni a statuto ordinario
● legge attuativa per i referendum
● riforma universitaria, che offrì agli studenti diplomatisi in qualsiasi ordine di
scuola superiore la possibilità di accedere a qualunque corso di laurea
● lo Statuto dei lavoratori
● nuovo diritto di famiglia, che istiuì la completa parità fra i coniugi e abbassò la
maggiore età da 21 a 18 anni
● aborto legale
● abolizione dei manicomi
● riforma sanitaria con l’istituzione del mondo
● Sistema sanitario nazionale
● ASPETTO NEGATIVO: l’affermarsi della violenza come arma politica

IL TERRORISMO DI DESTRA E LA STRATEGIA DELLA TENSIONE


Inziò un periodo di violenza ispirata da ambienti dell’estrema destra neofascista:
● Il 12 dicembre 1969, quando nel salone della Banca Nazionale dell’Agricoltura
di Piazza Fontana, a Milano, esplose una bomba che provocò una strage.
● Il 28 maggio 1974 strage nella piazza della Loggia a Brescia.
● Il 4 agosto 1974 attentato al treno “Italicus” sulla linea Bologna-Firenze.
● Il 2 agosto 1980 nella stazione di Bologna venne posizionata una bomba in sala
d’attesa ad opera del Propaganda 2 (P2).
L'obiettivo di questi attentati era quello di destabilizzare la democrazia italiana colpendo
direttamente il popolo (strategia della tensione). In questa strategia ruolo fondamentale era
dato dai servizi segreti e altri apparati dello stato (deviati).

IL TERRORISMO ROSSO
Al terrorismo nero si aggiunse infatti il terrorismo praticato da organizzazioni clandestine che
si proclamavano comuniste (soprattutto Brigate rosse). Essi colpivano con attentati
individuali bersagli scelti per il loro significato simbolico: magistrati, poliziotti, giornalisti,
dirigenti di azienda.
In entrambi i casi si voleva creare caos all’interno della società italiana.
In ogni caso la democrazia italiana non reagì violentemente come
atteso.

GLI EFFETTI DELLA CRISI ECONOMICA IN ITALIA


Il contesto sociale fu ulteriormente turbato dall’avvio di una grave crisi economica. Nel 1971
iniziavano ad essere evidenti i primi segni di stagnazione ma la situazione precipitò nel
1973, anno della crisi petrolifera. Il forte rialzo dei prezzi deciso dell’Opec in seguito alla
guerra del Kippur mise in grave difficoltà l’industria italiana, i cui rifornimenti energetici
dipendevano per la maggior parte dall’importazione dai paesi arabi.
Il rialzo dei costi di materie prime provocò un aumento dei costi di produzione e una minore
possibilità di vendere sui mercati esteri, così le imprese furono costrette a interrompere ogni
attività e a licenziare gli operai.
Il crescente disavanzo dell’industria pubblica costringeva le casse dello stato a pesanti
esborsi di denaro in pura perdita, perciò ricorse al prestito presso privati, emettendo una
quantità crescente di titoli di debito pubblico; ma il pagamento degli interessi dovuti su questi
titoli contribuì a sua volta ad appesantire il bilancio dello stato. Allo stesso tempo l’inflazione
cresceva a livelli record.
Il periodo più critico per l’economia ebbe corso nel 1975, in cui venne attuata una politica di
deflazione, ossia di diminuzione della moneta circolante che provò l’aumento del costo del
denaro.
Iniziò un massiccio ricorso alla cassa integrazione e guadagni, destinata a migliorare le
condizioni di coloro che avevano perso il lavoro mediante la concessione di una certa
somma calcolata in proporzione alla normale retribuzione ricevuta. Questi provvedimenti
aggravarono la situazione del debito pubblico e delle casse degli enti di previdenza.

BERLINGUER E IL COMPROMESSO STORICO


Il centro-sinistra del quadripartito (Dc. Psi, Psdi, Pri) era diventato fortemente instabile.
In questo periodo assunse un ruolo di primo piano nella politica italiana Enrico Berlinguer,
segretario del Pci, che propose la via di un nuovo indirizzo politico, il compromesso storico,
ossia un’alleanza governativa tra la componente cattolica e quella comunista, per difendere
le istituzioni dello stato aggredite dal terrorismo.
Egli proseguì nella presa di distanza dal comunismo sovietico (eurocomunismo, condiviso
anche dai partiti comunisti spagnoli e francesi).
Berlinguer aprì un dialogo con la Dc che portò, nel 1976, alla costituzione di un governo
presieduto da Giulio Andreotti con l’appoggio esterno del Pci. Tuttavia non ci furono
contrasti all’interno del partito perché l’area dell’estremismo extraparlamentare di sinistra
accusò a sua volta il Pci di aver tradito del tutto le sue origini rivoluzionarie. Malgrado ciò,
Berlinguer andò avanti, anche grazie a positivi risultati elettorali e alla collaborazione con
Aldo Moro, l’esponente democristiano più favorevole a un accordo con il Pci.

IL RAPIMENTO E L’UCCISIONE DI ALDO MORO


Mentre il progetto del compromesso storico sembrava a un passo dal concretizzarsi, giuse la
drammatica notizia del rapimento di Aldo Moro, organizzata dalle Brigate rosse. Il 16 marzo
del 1978 venne ucciso a Roma in via Fani. Per far fronte a questa emergenza venne varato
un governo di solidarietà nazionale, sotto la presidenza di Andreotti e con l’appoggio di tutti i
partiti del cosiddetto arco costituzionale.
Il 9 maggio 1978 il cadavere di Moro venne ritrovato in un’auto abbandonata a Roma in via
Caetani, a metà strada fra le sedi centrali del Pci e della Dc. Con questa azione le Brigate
rosse avevano colpito il cuore dello stato. Con la morte di Moro era scomparso il teorizzatore
di una linea di avvicinamento al Pci, che avrebbe potuto garantire la partecipazione diretta
dei comunisti al governo.
I risultati negativi ottenuti nelle elezioni amministrative del 1978 impedirono al Pci di
continuare a seguire la linea dell’appoggio esterno: Berlinguer iniziò il distacco del proprio
partito dalla formula della solidarietà nazionale, inoltre nel 1979 Andreotti rassegnò le
dimissioni.

8) La crisi della prima repubblica

IL PENTAPARTITO E L'ASCESA DEL PSI E DI CRAXI


Dopo la fine dei governi di “solidarietà nazionale”, nella Dc prevalse una linea contraria alla
prosecuzione dell’intesa con il Pci e la ricerca di un dialogo con il Psi, che a partire dal ‘76
era guidato da Bettino Craxi, che intendeva fare del Psi la forza egemone della sinistra.
Al Pci, presentato come estremista e pericoloso, Craxi contrapponeva l’immagine di un Psi
riformista e filoccidentale, legati alla socialdemocrazia europea e deciso a far cadere ogni
ancoraggio al marxismo-leninismo.
Si tratta della formula del pentapartito (Dc, Psi, Pri, Psdi, Pli) inaugurata nel 1981, che si
protrarrà fino alla fine della cosiddetta “prima repubblica” (primi anni Novanta).

LE NOVITÀ DEL PENTAPARTITO


Anche se la Dc deteneva la maggioranza relativa, concedette comunque più spazio ai suoi
alleati “minori” all’interno della coalizione: dal 1981 cedette addirittura la guida del governo al
repubblicano Giovanni Spadolini, primo presidente le Consiglio non democristiano dal 1945.
Comunque il Psi era il vero ago della bilancia della politica italiana, tanto che Craxi poté
diventare presidente del Consiglio nel 1983.

IL GOVERNO CRAXI (1983-1987)


In campo economico il governo Craxi, che sarebbe durato fino al 1987 attuó la riduzione del
tasso d’inflazione, favorito anche dal calo del valore del dollaro sui mercati internazionali e
dalla riduzione del costo del petrolio. Inoltre venne attuato il taglio della scala mobile (Cgil e
Pci si opposero a questo provvedimento, sia in Parlamento che attraverso un referendum, il
quale fu tuttavia bloccato dagli elettori).
Restava irrisolto il problema dell’aumento della spesa pubblica, che anzi registro deficit
sempre più pesanti.
Il governo Craxi cercò di favorire il rilancio del sistema produttivo.

VIOLENZA POLITICA E PROGETTI EVERSIVI


In questa fase ci su la chiusura della fase peggiore del terrorismo. I gruppi della lotta armata
si ritrovarono sempre più isolati dalla società e cominciarono a disgregarsi, sia per la
dissociazione (un distacco dalla lotta armata in base a un'autocritica interna), sia per il
pentitismo (legge sui collaboratori di giustizia che incentivó con forti sconti di pena coloro
che avessero fornito informazioni utili agli investigatori).

LA CRESCITA DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA


Era cresciuto il fenomeno della criminalità organizzata, rappresentata mafia, camorra e
‘ndrangheta, che costituivano un contropotere nei confronti dello stato.
La parte inquietante era che iniziò una collaborazione tra alcuni ambienti politici e la
criminalità organizzata. I magistrati Falcone e Borsellino consentì finalmente di far luce sui
meccanismi di funzionamento delle mafie.

LE CRISI DEL SISTEMA POLITICO ED ECONOMICO


Già nel 1987, alla caduta del governo Craxi, la formula del pentapartito mostro
definitivamente i suoi limiti, legati ai problemi strutturali della democrazia italiana. Il
principale limite era l’assenza di una vera alternanza e dunque di ricambio dei ceti dirigenti.
Ormai siete trasformato in una partitocrazia, ovvero un totale controllo dei partiti di ogni
settore della vita pubblica, con gravi conseguenze per il suo normale sviluppo.
Le degenerazioni:
- scelta dei titolari delle cariche pubbliche di maggior rilievo avveniva all’interno delle
segreterie dei partiti e spesso sulla base di criteri che nulla avevano a che fare con
la professionalità o l’esperienza specifica del prescelto, ma sulla sua appartenenza
al partito
- Il corso della vita pubblica diventava perciò sempre più distaccato dalle
esigenze della democrazia.
- il controllo delle risorse pubbliche veniva utilizzato dai partiti secondo logiche
clientelari, per consolidare o ampliare la loro base di consenso. Come conseguenza
ci ebbero sprechi e usi impropri di risorse e denaro pubblico. La spesa pubblico
andò fuori controllo e ad aggravare la situazione fu il progressivo invecchiamento
della popolazione (con relativa crescita della spesa per le pensioni e la sanità) e la
crisi delle imprese pubbliche, molte concentrate in settori in difficoltà. Il debito
pubblico arrivò a superare lo stesso reddito nazionale. In Italia esisteva il ritardo
tecnologico e l’attività concentrata in settori tradizionali (tessile) veniva esposta alla
concorrenza internazionale.

LA FINE DEL COMUNISMO IN EUROPA E LE SUE CONSEGUENZE IN ITALIA


Nel 1989 la scena politica italiana fu attraversata dalla scossa legata alla caduta del muro di
Berlino, al crollo del comunismo sovietico nell’Europa orientale e alla fine della guerra
fredda. Vi fu processo di trasformazione all’interno del Pci, guidato da Occhetto, che prima
si schierò a sostegno delle riforme portate avanti da Gorbaciov e poi dette vita a un nuovo
soggetto politico che nel gennaio 1991 assunse il nome di Partito democratico della sinistra
(Pds). Una componente del partito, contraria a tale cambiamento, creò il Partito della
rifondazione comunista. Ora era resa possibile al governo l'alternanza tra tutte le diverse
forze politiche.

LO SCANDALO DI TANGENTOPOLI
Nel febbraio 1992, un’inchiesta partita da un caso di corruzione nell’amministrazione
pubblica si allargò portando rapidamente allo scoperto la crisi degenerativa del sistema
politico: uomini di governo e amministratori furono accusati di riscuotere somme di denaro
(tangenti) da imprenditori un cambio di favori i per aggiudicarsi appalti di opere pubbliche o
trattamenti di riguardo. L’inchiesta tangentopoli era condotta dalla magistratura milanese
(pool di mani pulite).

LE QUESTIONI INTRECCIATE ALLE ELEZIONI DEL 1992


Le elezioni politiche del ‘92 decretarono l’inaspettato successo della Lega nord, diretta da
Umberto Bossi, tramite cui veniva espressa l’insofferenza di una buona parte del Nord
produttivo nei confronti di un sistema politico corrotto e inadeguato, di una pubblica
amministrazione inefficiente e di un sistema fiscale ritenuto iniquo.
L’esperimento del Pds invece fu bocciato dagli elettori.
Di questa fase di instabilità approfitto anche la mafia, che nel ‘92 colpì mortalmente, con due
sanguinosi attentati dinamitardi Falcone e Borsellino e commisero gravi attentati anche a
Roma, Firenze e Milano.
Le difficoltà del nuovo governo, affidate al socialista Amato, riguardavano i conti pubblici,
così venne sottoscritto il trattato di Maastricht, tramite cui l’Italia si era impegnata a
riallineare le proprie finanze e il proprio tasso d’inflazione ai parametri concordati in sede
europea.

LA RIFORMA ELETTORALE E LA FINE DELLA PRIMA REPUBBLICA


Lo scandalo di tangentopoli creò anche le condizioni favorevoli per modificare la leg te
elettorale. Le forze politiche non erano riuscite a trovare un accordo in Parlamento; si era
così sviluppato un movimento referendario che aveva come fine ultimo l’abbandono del
sistema proporzionale a favore di quello maggioritario.
L’elettorato italiano esprimeva in modo massiccio il suo orientamento verso una radicale
riforma elettorale in senso maggioritario L.
La riforma elettorale del 1994 prevedeva un Parlamento eletto per il 75% con il sistema
maggioritario e per il 25% con quello proporzionale. Nacque così la seconda repubblica.
Le elezioni amministrative che si erano tenute nel ‘93 decretarono il crollo dei partiti di
governo (Dc e Psi)

IL MOVIMENTO DEL SISTEMA POLITICO ITALIANO E L’AVVENTO DEL BIPOLARISMO


Tutti i partiti nati nel dopoguerra scomparvero o si trasformarono:
● Il Psi si sciolse ufficialmente nel 1994 e Crax scappo in Tunisia per
sfuggire all’arresto (coinvolgimento in un’inchiesta giudiziaria di
tangentopoli).
● La Dc sciolse il partito e lo rifondó con il nome di Partito popolare italiano
(Ppi), mentre un gruppo di dissidenti dava vita al Centro cristiano democratico
(Ccd).
● Il Movimento sociale italiano di Giancarlo Fini si trasformò in Alleanza
Nazionale (An), rigettando richiami al fascismo.
● Nel 1994 l’imprenditore Silvio Berlusconi, proprietario delle tre maggiori rete
televisive private italiane (gruppo Fininvest, poi Mediaset) annunciò la costituzione
di un nuovo movimento politico di centro-destra, denominato Forza Italia.
Coalizioni di centro-destra:
● Polo delle libertà al Nord (Forza Italia, Lega nord, Ccd e Alleanza nazionale)
● Polo del buon governo al Sud (Forza Italia, Ccd e Alleanza nazionale)
Queste avrebbero contrastato la coalizione della sinistra, i Progressisti (Pds, Rifondazione
comunista, Verdi e Cristiano sociali).
Venne conferito per la prima volta al sistema politico italiano una fisionomia bipolare. Il
Partito popolare cercò di lavorare in autonomia, ma non ottenne consenso dagli elettori.
La coalizione di centro-destra si presentò alle elezioni del ‘94, che poi vinse, con un
programma fondato sul liberismo economico (più mercato, meno stato), intenzionato a
rivitalizzare le imprese nazionali e a creare lavoro, diminuire la disoccupazione e contenere
il peso delle tasse. Berlusconi si riprometteva la realizzazione di un nuovo miracolo
economico italiano.

LA FORMAZIONE DEL GOVERNO BERLUSCONI


Nel marzo 1994 sorse un governo presieduto da Berlusconi. Alla base delle contestazioni al
nuovo governo vi era il cosiddetto conflitto d’interessi fra l’esercito di un’attività politica a così
alto livello e la proprietà di gruppi finanziari e di importanti mezzi di comunicazione in campo
televisivo ed editoriale. Sestava una certa sensazione anche la presenza al governo di un
partito, Alleanza nazionale, erede dei neofascisti del Movimento sociale italiano.

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