di Gherardo Fabretti
Riassunto del testo "Il cristianesimo antico. Dalle origini al concilio di Nicea". Il
riassunto tratta la storia della nascita del cristianesimo, le origini, la sua
diffusione nel mondo pagano e cristiano, la nascita della letteratura cristiana e i
suoi esponenti, gli attacchi alla religione e i problemi disciplinari e teologici
annessi.
La nuova comunità cristiana deve darsi un nuovo insieme di regole che però non vengono immediatamente
messe per iscritto. Sono tutti d'accordo sulla necessità di dare una nuova intepretazione della Scrittura ma
questa è all'inizio solo in forma orale. Le prime forme di reinterpretazione scritta sono, a partire dagli anni
Trenta, le storie della passione, che verranno poi inserite nel Nuovo Testamento. Il motivo è da ricercarsi
nella straordinarietà di quell'evento, così imprevedibile per i Giudei, che portano a indagare, a cercare di
capire le ragioni di quell'evento. Successivamente si aggiungono una serie di raccolte di detti e parole di
Gesù, e narrazioni su eventi salienti della sua vita. Sono però le Lettere di Paolo, nella loro stesura
definitiva, le più antiche testimonianze del canone neotestamentario. Sono lettere che esprimono la necessità
di istruire, correggere e confortare sulla dottrina cristiana. Esse, dunque, rappresentano il momento del
consolidamento della comunità, non la sua fondazione. Delle Tredici lettere di Paolo solo Sette sono da
attribuire effettivamente a Paolo:
- I lettera ai Tessalonicesi = tratta principalmente del problema della parusìa.
- Lettera ai Filippesi = Dove Paolo tratta del fatto che Gesù non si vanta della sua uguaglianza con Dio ma
utilizza il suo status per redimere l'umanità.
- Lettera ai Galati = dove tratta del problema dell'imposizione ai pagani convertiti della Scrittura e
dell'Israele secondo la carne dell'Israele secondo lo spirito.
- Le due Lettere ai Corinzi
- La lettera a Filemone
- La lettera ai Romani.
Dopo le lettere di Paolo si aggiungono i quattro Vangeli, nell'ordine Marco, Luca, Matteo e Giovanni. I
Vangeli non sono da considerare come vite di Gesù o come opere di storia ma come opere di teologia, che
devono testimoniare e confessare la fede della comunità in Gesù di Nazaret Messia e Figlio di Dio.
Il Gesù dei Vangeli non è dunque la figura che apparve agli abitanti di Palestina durante la sua vicenda
terrena, il Gesù secondo la carne, ma la figura di Gesù come è stata compresa dai discepoli nella fede dopo
la risurrezione, il Gesù secondo lo spirito. Ma come si formano i vangeli? La loro natura e i loro rapporti
sono molto complessi. I primi tre presentano somiglianze così grandi nel racconto da poter essere stampati
su tre colonne parallele per abbracciarli con un solo sguardo (appunto sinossi, e quindi Sinottici), ma
rivelano anche significative differenze. È questa la cosiddetta questione sinottica.
Il fatto che Matteo e Luca nell'ordine della narrazione vadano d'accordo tra loro fino a quando vanno anche
d'accordo con Marco e che Luca e Matteo contengono in forma letterariamente più elaborata quanto detto da
Marco, ha fatto stabilire che quello di Marco sia il vangelo più antico. Il vangelo di Marco, dunque, è stato
composto probabilmente dopo il 70, presumibilmente negli anni 80. Marco però non è l'iniziatore della
tradizione scritta, perchè prima di lui ce ne erano state altre. Il suo merito è quello di avere organizzato,
sincretizzato, i precedenti materiali in un unicum nuovo, il genere del vangelo.
Ma Luca e Matteo non prendono spunto solo da Marco. Tutta una parte di questi due vangeli non trova
corrispondenza nel vangelo di Marco: specialmente la parte dei lògia. Si è pensato così ad una seconda
fonte, la fonte Q, la cui età dovrebbe essere anche più antica del vangelo di Marco. Questa fonte doveva
essere in aramaico e successivamente deve essere stata tradotta in greco.
9. L'apologetica cristiana
Ormai nel II secolo i cristiani sentono il bisogno di giustificarsi dalle continue accuse rivolte a loro. I primi
scritti erano infatti preoccupati dell'organizzazione delle comunità e non fu prodotta letteratura apologetica.
Ricordiamo la Didachè (fine del I secolo) che forniva indicazioni sulle prime celebrazioni liturgiche delle
comunità siro – palestinesi. La I lettera di Clemente ai Corinzi che fu scritta dal Vescovo di Roma subito
dopo la persecuzione di Domiziano per ricondurre la comunità di Corinto alla pace e alla concordia che è
testimonianza dell'inizio del predominio della chiesa romana. La lettera di Barnaba (scritta nel 130 c.a.
all'epoca di Adriano) che è un primo tentativo do definire l'identità cristiana in opposizione a quella
giudaica. Il Pastore di Erma, scritto sono Antonio Pio, che testimonia la ripresa di motivi apocalittici della
tradizione giudaica.
Gli apologisti invece iniziano a confrontarsi con i pagani in discorsi anche letterariamente ambiziosi.
Distinguiamo:
- Apologetica greca di Aristide, Giustino, Taziano, Atenagora e Teofilo. Preparati neoplatonicamente e
generalmente in campo filosofico. Sono attenti agli aspetti culturali del confronto coi pagani.
- Apologetica latina di Tertulliano, Minucio Felice, Cipriano e poi Lattanzio. Sono più sensibili ad aspetti
politici e giuridici condannando la politica religiosa dei romani e sottolineando le incertezze della
legislazione romana sui cristiani.
Aristide di Atene scrive alla fine dell'impero di Adriano e la sua Apologia non è opera di grande profondità.
È una preziosa polemica contro la divinizzazione degli elementi e delle credenze politeistiche dei pagani,
sostenendo che i cristiani possseggono una idea di Dio più razionale e una vita morale più elevata dei giudei
e dei greco – romani.
Giustino è pensatore di altro livello. È nato in Palestina, a Flavia Neapolis, e si sposta poi a Roma, dove
scrive tra il Scrive due Apologie e un Dialogo con Trifone e ci ha lasciato una importante riflessione sui
rapporti tra cristianesimo e cultura greco – romana.
Nel Dialogo con Trifone racconta il suo travaglio spirituale che lo ha portato, prima di arrivare al
cristianesimo, ad abbracciare quattro scuole filosofiche; stoica, peripatetica, pitagorica e platonica. Sarà lo
spettacolo eroico dei martiri a contribuire alla sua conversione. Il cristianesimo per Giustino è il
compimento della filosofia greca. Fa suoi uno dei concetti fondamentali del pensiero stoico, quello del logos
spermaticos, della ragione seminale, e lo fonde con le premesse del quarto vangelo, affermando che Gesù è
il Logos divenuto carne. Il Logos esisteva già da prima e diffondeva i suoi semi di verità su Mosè, sui
profeti ebrei,sui filosofi e sui legislatori pagani. Gesù
ha compiuto il processo.
Taziano, allievo di Giustino, scrive il Discorso ai Greci, che contiene una valutazione completamente
diversa della civiltà greco – romana. Taziano era siro di nascita e fiero di esserlo, e capovolge interamente
gli argomenti di Giustino, accomunando tutte le conquiste intellettuali greche come un coacervo di
immoralità e contraddizione, ispirato non dal Logos ma dai demoni.
Con l'imperatore Marco Aurelio la repressione si fa ancora più dura. Aurelio, nonostante l'immagine che ha
lasciato ai posteri, non ha alcuna simpatia per i cristiani, anzi nutre una profonda antipatia per loro. A
differenza di Galeno ed Epitteto, rispettivamente suo medico e suo maestro di filosofia, vede la totale
assenza di paura della morte dei cristiani senza alcuna bonarietà, giudicandola teatrale e leggera.
Ma non è da vedere tanto in questo il motivo della loro persecuzione quanto nel progressivo allontamento
della popolazione romana dal servizio militare, proprio in un momento in cui i barbari premevano ai confini
dell'impero. Questa parataxis, come viene definito l'atteggiamento di opposizione frontale alla leva, risulta
naturalmente particolarmente odioso nei cristiani.
Giustino muore nel 165. Policarpo nel 166 o 167 a Smirne. Come reagiscono i cristiani? Aumentano la
produzione di scritti apologetici che cercando di convincere i romani della loro assoluta lealtà. Risale a
questo momento la famosa Apologia di Melitone, il vescovo di Sardi che in questo scritto sostiene la
comunanza di destino della Chiesa e dell'Impero, provvidenziale quest'ultimo anche per la salvezza della
Chiesa. Troviamo poi la famosa Supplica di Atenagora di Atene che desidera provare l'equilibrio e la lealtà
dei cristiani. Atenagora mostra tutta la sua fiducia nella ragione impostando un dialogo moderato e posato
che termina appoggiando l'idea della successione dinastica, che poi in effetti si avvererà con Commodo. Il
terzo famoso scritto, anonimo, è A Diogneto, che pur contenendo una delle più forti affermazioni
dell'estraneità dei cristiani nei confronti del mondo, appare contraddistinto da un atteggiamento di
sostanziale lealtà di fronte all'impero: i cristiani partecipano a tutto come cittadini; obbediscono alle leggi
stabilite; mantengono il mondo; Dio gli ha dato un posto così nobile che non è loro lecito sottrarvisi.
Appaiono forme di spiritualità segnate dal difficile momento che stava attraversando l'impero.
Gli Atti dei Martiri. Sono di due tipi: o in forma di verbali dei processi condotti contro i cristiani dai
magistrati romani, come gli Atti di Giustino; o in forma di lettere inviate da una chiesa all'altra per
raccontare le vicende drammatiche della persecuzione come il Martirio di Policarpo. Sono accomunati
dall'idea del martirio senza paura, come un evento di salvezza, un dono di grazia, una liturgia sacra. I martiri
con la loro idea di regno celeste, con le loro risposte ai magistrati che gli chiedevano nome, nazione e
cittadinanza, liquidati con un laconico christianum sum, possiamo considerarli come un vero e proprio
primo schieramento militare antimperiale che suscitava le preoccupazioni dell'imperatore.
Gli Encratiti. Di tendenze anarchiche, esprimono la forma più acuta di diffidenza dei cristiani nei confronti
del mondo e della carne; quasi un nucleo primordiale di monachesimo. Predicano la continenza sessuale ed
alimentare, condannano il matrimonio, adottano uno stile di vita di fuga dal mondo e disprezzo per il corpo.
Le origini dell'encratismo derivano forse da una parte dal dualismo etico – escatologico della tradizione
giudaica, dall'altra dal dualismo cosmico – antropologico della tradizione platonica. Ireneo non vede di buon
occhio questi eccessi, e in lui è forte lo spirito urbano dei romani. Indica come fondatore dell'encratismo
Taziano, che vede vicino a Marcione, Valentino e Saturnino. Ma l'encratismo, o per lo meno la sua idea,
veniva certo prima di Taziano. L'encratismo non è una eresia, lo diventa solo quando accentua il suo
carattere gnostico.
I Montanisti. Hanno una caratterizzazione sicuramente più polemica e politica. La data ufficiale di
formazione del movimento montanista è probabilmente quella indicata da Eusebio, tra il 171 e il 172.
Celso è un intellettuale pagano che dedica per la prima volta un intero libro alla polemica contri i cristiani.
Non la conosciamo direttamente e sappiamo solo che si intitolava Alethes Logos, cioè la vera dottrina.
Probabilmente è stato composto tra il 177 e il 180. Il contenuto lo conosciamo solo grazie al Contra Celsum
di Origene, del 248, che ribatteva punto per punto le idee di Celso.
Sono critiche intelligenti e posate, inquadrate in un discorso organizzato e organico di carattere
principalmente filosofico. Celso è convinto che il mondo sia un tutto ordinato di cui l'uomo è un infinitesimo
frammento. Dunque per lui l'antropocentrismo cristiano è inconcepibile. I cristiani sono paragonati a
grappoli di pipistrelli, formiche uscite dalla tana, rane in riunione in uno stagno fangoso.
Inconcepibile è pure l'idea di un Dio che abbandona la sua quiete perfetta e si incarna in un uomo. A che
scopo? Apprendere ciò che accade tra gli uomini? Sa già tutto no? E se lo sa che fa? Scend e a correggerli?
O non sa farlo o ha bisogno di un uomo in carne e ossa per farlo? Allora non è perfetto.
Celso poi sfrutta i dati dei Vangeli in maniera abile per disegnare una immagine caricaturale di Gesù e dei
discepoli, dei suoi miracoli (opere di magia o di millanteria), la cui testimonianza di risurrezione è affidata a
gente poco affidabile (una invasata come la Maddalena o qualche compagno di stregoneria.
Celso odia i cristiani perchè li vede come un gruppo che si sottrae ai suoi doveri civici, un vero e proprio
inno alla rivolta.
Dalla lotta contro giudei, marcioniti, gnostici e montanisti è emersa la figura della Chiesa Cattolica. Già con
l'imperatore Commodo (180 – 192) la Chiesa gode di un lungo periodo di pace; la concubina di Commodo,
Marcia, mostra anzi una aperta simpatia per il cristianesimo, così Commodo interviene a mitigare le
conseguenze della persecuzione paterna.
La dinastia dei Severi (192 – 235) amplia ancora di più il clima di pace. Di origine afro – siriana, dunque
non legato troppo alla tradizione romana, vide salire al trono nell'ordine Settimio Severo, Caracalla,
Eliogabalo e Alessandro Severo. L'influenza delle potentissime donne della corte, in particolare Giulia
Domna – moglie di Settimio Severo – e Giulia Mammea – nipote di Settimio Severo e madre di Alessandro
Severo, apre al pensiero e alla cultura orientale l'impero romano. Il cristianesimo, di origine orientale, non
poteva non beneficiarne. Addirittura Giulia Mammea fece venire da Antiochia Origene per discutere di
religione.
In questo clima di pace la Chiesa può lavorare al suo consolidamento. L'innovazione più importante è
sicuramente quella del catecumenato: il periodo di preparazione ufficiale al battesimo sotto la direzione
ecclesiastica, motivato dalla necessità di sorvegliare l'esatto culto cristiano, da sottrarre alle varie eresie, e
dalla necessità di dare una fede più solida al credente in vista di nuove possibili persecuzioni per scongiurare
possibili rinnegamenti. Si analizzavano le qualità morali del candidato, che doveva avere una condotta
ineccepibile e doveva essere garantito da un uomo di provata fede. Andavano poi abbandonate tutte le
professioni ritenute inconciliabili con la fede cristiana: indovino, sacerdote, astrologo, attore. Erano tollerate
le professioni di maestro e soldato a condizione che non professassero idolatria.
I candidati andavano poi istruiti. Ireneo e Tertulliano parlano della famosa regula fidei, l'insieme delle verità
fondamentali della religione cristiana, espresso principalmente in formule di confessione che costituiscono i
primi simboli della fede. Su queste verità il candidato viene interrogato, e viene istruito anche sulla Traditio
apostolica e sulla lettura di brani della Scrittura.il catecumenato durava tre anni.
Il battesimo e la sua liturgia vanno anche perfezionandosi. Il sacramento si impartiva alla vigilia pasquale,
accentuando quindi il suo carattere di passaggio dalla morte alla vita. Si battezzavano in ordine: bambini,
uomini, donne. Si ungeva la fronte e si imponevano le mani rinunziando a Satana, poi si professava una
triplice professione di fede letto dalla Tradizione apostolica.
Ma problemi di carattere dottrinale continuavano a rimanere aperti.
La persona di Gesù Cristo. Chi era e quale era il suo rapporto col padre? Giustino e Teofilo avevano
intelligentemente sistemato la faccenda ispirandosi al prologo del Vangelo di Giovanni, identificando Gesù
con il Logos. Il Logos era prima immanente (endiatheos) al Padre; poi viene proferito dal padre
(prophorikos) all'atto della creazione. Cristo era dunque il Logos, il verbo, proferito e incarnato tramite
Maria. Ma questo non risolveva i problemi dell'unità divina e del rapporto del Figlio e dello Spirito Santo
col Padre.
Alla fine del II secolo vengono date due soluzioni, entrambe definite MONARCHIANE ma che in realtà
sono antitetiche.
- Monarchianismo dinamistico, detto anche Adozionismo. L'adozionsimo porta alle estreme conseguenze la
posizione subordazionistica degli apologisti. Teodoto sosteneva che Gesù era soltanto un uomo sul quale il
battesimo aveva fatto sì che scendesse la forza di Dio elevandolo al rango di figlio adottivo. Si salvava
dunque l'unità divina sacrificando la divinità di Gesù e vedendolo solo come un figlio adottivo. Posizione
razionalistica che rifiuta l'incarnazione, fu accolta solo dai ceti più intellettuali e condannata dal vescovo
Vittore.
- Monarchianismo modalistico, detto anche Modalismo. Ebbe una diffusione molto più vasta ed è la vera
forma di monarchianismo. La gente semplice rifuggiva le soluzioni troppo intellettuali (Logos,
Adozionismo) e non accettava comunque di rinunciare alla divinità di Gesù. Noeto, un cristiano di Smirne,
sembra l'ideatore di una nuova soluzione, che conosciamo solo perchè Ippolito ne parla nel Contra Noetum e
nella Refutatio omnium haeresium. Noeto affermava con forza la divinità di Gesù e salvava l'unità di Dio
riducendo il Padre e il Figlio a forme, a modi di essere, della divinità, quindi Dio stesso aveva sofferto sulla
croce. Epigono e Cleomene, suoi discepoli, portarono il modalismo a Roma, sostenuto anche da un certo
Prassea, di cui parla Tertulliano nel suo Adversus Praxean. Il modalismo non considera lo Spirito Santo,
dato che Ippolito lo accusa di bestemmiare contro lo Spirito Santo e si impegna a difendere il trinitarismo.
Una dottrina certamente più vicina ai ceti popolari e che per questo ebbe molta diffusione. Attenuava però
molto la paradossalità del vivere cristiano e il contrasto ideologico col mondo romano. Fu duramente
contrastata a Roma da Tertulliano e da Ippolito in Oriente.
Non c'è stata una missione paolina in Egitto quindi il cristianesimo approda tardi qui. Non sappiamo nulla
delle origini del cristianesimo di Alessandria ma sappiamo che quando appaiono i primi scrittori cristiani
alessandrini, il loro livello di preparazione dottrinale e letteraria è molto alto. Non esiste una vera e propria
scuola di Alessandria e parleremo solo di Clemente e Origene, gli unici ad avere attuato un tentativo serio di
aprire la tradizione cristiana ad un reale dialogo con la cultura ellenistica.
Di Clemente sappiamo poco. Era nato ad Atene da famiglia pagana intorno al 150. Da adulto si converte al
cristianesimo e giunge ad Alessandria alla fine del secolo. Svolge qui attività di maestro privato fino alla
persecuzione di Settimio Severo che lo costringe a rifugiarsi in Asia Minore dove muore intorno al 215.
La sua prima opera non è una apologia ma un protrettico, cioè un'esortazione alla vita virtuosa nello stile
della tradizione aristotelica. Ha un andamento costruttivo e poco polemico. Affronta certo i temi principali
dell'apologetica cristiana (critica alla religione pagana,limiti della cultura greca, crudeltà delle persecuzioni)
ma lo fa con un tono di tranquilla superiorità, invitando a considerare il cristianesimo come la realizzazione
più perfetta della tradizionale aspirazione greca alla conoscenza e alla cultura.
La seconda opera di Clemente è il Pedagogo. È la presentazione della morale cristiana sotto la guida di
Cristo. Cristo è il Logos inviato da Dio, punto principale dell'orientamento morale. Clemente vuole dare ai
suoi lettori, di solito di buona estrazione sociale e culturale, una direttiva sicura su tutti i mille problemi
della esistenza quotidiana. Offre così molteplici consigli su come comportarsi in tutti i momenti e tutti gli
aspetti della vita di ogni giorno.
Gli Stromati (Tappezzerie) sono la sua opera più importante. Il coronamento ideale dei due libri precedenti.
Clemente qui affronta una serie di questioni che sono una concreta introduzione a quella che egli vuole
presentare come la vera gnosi cristiana: l'approfondimento dei temi della fede da parte del cristiano perfetto,
gnostico.
Questo libro enuclea i due aspetti più caratteristici del pensiero di Clemente:
- preparazione notevolissima nel campo della cultura profana, in particolare della filosofia stoica, tenuta in
altissima considerazione e ritenuta un vero e proprio avviamento al Vangelo.
- Padronanza assoluta della Sacra Scrittura che con lui si apre all'applicazione sistematica del metodo
allegorico.
25. La vita dei cristiani nella prima metà del terzo secolo
I cristiani non vivono ghettizzati, né in catacombe, ma rimangono qualcosa di separato. Partecipano alla vita
cittadina, condividono usi e costumi ma rimangono qualcosa di diverso. Perchè?
- Vita familiare e sessuale. Non c'è ancora una forma cristiana di matrimonio ma c'è comunque un nuovo
modo di concepire la vita familiare e sessuale. Sessualità, procreazione e matrimonio sono indissolubili. La
sessualità non ha valore autonomo. Matrimonio e famiglia hanno un carattere fortemente istituzionalizzato.
Il matrimonio cristiano realizza una comunanza di vita religiosa, e Tertulliano nel suo Ad Uxorem, pur
usando espressioni molto belle sul rapporto di coppia, pone l'accento sul comune assolvimento dei doveri
religiosi. È per questo che i matrimoni coi pagani non erano visti di buon occhio. La verginità è preferibile,
aspetto inedito e assurdo per un pagano. La verginità aveva la sua motivazione più profonda nell'idea di
precarietà del mondo terreno e di tutte le sue forme ma coi secoli si unisce a motivazioni ascetiche. Il
matrimonio è l'unico che argina il suo carattere disordinato e peccaminoso.
Nelle relazioni familiari i cristiani seguono in tutto i romani, senza cambiare una virgola dei precedenti
rapporti gerarchici anche se vengono trasfigurati in chiave religiosa: la sottomissione è come se avvenisse al
Signore.
- La morale. I cristiani seguono una vita particolarmente virtuosa. Grande solidarietà tra i membri: non
dimentichiamo la cassa comune diaconale. Questi aiuti ai poveri suonavano curiosi ai pagani.
Ma non era tutto rose e fiori e si è già detto come la Chiesa abbia abbandonato il suo rigore primitivo. Il
problema della ricchezza ad esempio: Clemente tenta di diluire le prescrizioni della Scrittura sulla ricchezza,
dicendo che è delle passioni che bisogna liberarsi e che accumulare denaro in fondo non è male se lo si dona
ai poveri.
Parliamo infine del possesso da parte della Chiesa di propri edifici di culto nel III secolo. Ce ne sono ma si
tratta solitamente di case private diventate edifici pubblici di culto. Compaiono anche i primi cimiteri
cristiani. Si comincia con gli ipogei delle ricche famiglie e si passa poi alle Catacombe (le più antiche sono
quella di Callisto sulla via Appia e quella di Domitilla sulla via Ardeatina e quella di Priscilla sulla via
Salaria) decorate con motivi pagani e poi con storie della Bibbia.