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Mother Of Learning

Unknown - 2020 - Web novel - Italian

Web novel

Unknown

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Buooooongiorno a tutti! Sono Ilaria, l’editor di questa nuova ed emozionante novel che vi
farà aspettare l’uscita di ogni capitolo con trepidazione. Per ora verrà pubblicato un capitolo
a settimana, ogni mercoledì, ma speriamo di poter aumentare presto a due. Detto questo, vi
lascio alla lettura del primo capitolo. Buona avventura!■

Zorian aprì bruscamente gli occhi quando sentì un dolore lancinante allo stomaco. Il suo corpo si
contorse, reagendo all’oggetto che gli era caduto addosso. All’improvviso era sveglio, nessuna
traccia di sonnolenza.

“Buongiorno, fratello!” Disse una voce fastidiosamente allegra da sopra di lui. “Giorno, giorno,
GIORNO!!!”

Zorian guardò torvo sua sorella minore, ma quella gli sorrise contenta, ancora spaparanzata sul suo
stomaco. Stava mormorando qualcosa a sé stessa, chiaramente soddisfatta, mentre calciava
giocosamente i piedi per aria studiando il gigante mappamondo che Zorian teneva attaccato alla
parete contro la quale si trovava il suo letto. O meglio, fingeva di studiarlo, perché Zorian si era
accorto che con la coda dell’occhio lo stava guardando attentamente in attesa di una sua reazione.

Era quello che si meritava per non aver chiuso a chiave la porta con un incantesimo e per non aver
posto un allarme di base attorno al perimetro del suo letto.

“Togliti,” le disse con il tono di voce più calmo di cui era capace.

“Mamma ha detto di svegliarti,” disse come se fosse una cosa scontata e senza scomporsi
minimamente.

“Non così, ne sono certo,” si lamentò Zorian cercando di calmare la sua irritazione e aspettando
pazientemente che quella abbassasse la guardia. Come prevedibile, Kirielle si agitò visibilmente al
suo finto disinteresse. Prima che potesse dare di matto Zorian l’afferrò velocemente per le gambe e
il petto e la fece rotolare giù dal letto. Cadde per terra con un tonfo e uno strillo di indignazione e
Zorian balzò in piedi per rispondere prontamente a qualunque violenza avrebbe potuto utilizzare
contro di lui. La guardò dall’alto e sbuffò indignato. “Me ne ricorderò la prossima volta che
chiederanno a me di svegliare te.”

“Sarà difficile.” Rispose con aria di sfida. “Ti svegli sempre dopo di me.”

Zorian sospirò sconfitto. Era un diavolo di ragazzina, ma aveva ragione.

“Allora…” cominciò eccitata facendo su e giù sul posto, “sei emozionato?”


Zorian la guardò per qualche momento saltellare in giro per la stanza come se fosse una scimmia
che aveva bevuto troppa caffeina. A volte desiderava avere un po’ di quella sua illimitata energia.
Ma solo un po’.

“Per cosa?” Chiese con fare innocente, come se non sapesse. Ovviamente aveva capito cosa
intendesse lei, ma fare domande ovvie era il modo migliore per infastidire sua sorella, portandola a
dimenticare una conversazione che non avrebbe voluto fare.

“Per il ritorno in accademia!” Strillò, chiaramente consapevole del suo giochetto. Doveva trovare
nuovi trucchetti. “Imparerai la magia. Puoi mostrarmi qualcosa?”

Zorian emise un sospiro quasi sofferente. Kirielle lo aveva sempre trattato come se fosse un suo
compagno di giochi, nonostante lui avesse fatto del suo meglio per non incoraggiare questa sua
abitudine, ma di solito non superava certi limiti. Quell’anno, però, era praticamente insopportabile
e loro madre rimaneva impassibile quando la supplicava di farle dare una calmata. Diceva sempre
che lui non faceva altro che leggere per tutto il giorno, quindi non si occupava di nulla di
importante… Fortunatamente le vacanze estive erano finite e sarebbe potuto, finalmente, scappare
via da tutti loro.

“Kiri, devo preparare le valigie. Perché non vai a dar fastidio a Fortov, tanto per cambiare?”

Lei lo guardò scontenta per un secondo, poi si illuminò, come se avesse ricordato qualcosa, e corse
velocemente via dalla camera. Zorian spalancò gli occhi quando si rese conto di cosa avesse
intenzione di fare, ma era troppo tardi.

“No!” strillò correndole dietro, ma riuscì solo a farsi sbattere la porta del bagno in faccia. Bussò
con forza in preda alla frustrazione. “Cavolo, Kiri! Hai avuto tutto il tempo che volevi per andare
in bagno prima che io mi svegliassi!”

“È brutto essere te.” Fu la sua unica risposta.

Dopo aver urlato qualche insulto alla porta Zorian tornò, arrabbiato, in camera per vestirsi. Era
certo che ci avrebbe messo una vita prima di uscire solo per fargli un dispetto.

Si tolse velocemente il pigiama e indossò gli occhiali prima di guardarsi intorno. Fu felice di
notare che, prima di svegliarlo, Kirielle non aveva rovistato tra le sue cose. Il suo concetto di
privacy (degli altri) era molto vago.

Non ci mise molto a preparare le valigie; in realtà non le aveva mai veramente disfatte e sarebbe
tornato a Cyoria la settimana precedente se avesse pensato che sua madre glielo avrebbe permesso.
Stava sistemando gli articoli per la scuola quando si rese conto, irritandosi, che mancavano alcuni
dei suoi libri di testo. Avrebbe potuto provare a utilizzare un incantesimo di localizzazione, ma era
quasi certo di sapere dove fossero finiti. Kirielle aveva l’abitudine di portarli in camera sua, non
importava quante volte Zorian le avesse detto di tenere lontano le sue piccole dita appiccicose. Di
istinto, ricontrollò tutti i suoi oggetti e, come prevedibile, si rese conto di essere stato svaligiato.

Succedeva sempre così. Ogni volta che tornava a casa Kirielle saccheggiava il suo materiale
scolastico. E, tralasciando la questione etica legata all’irrompere in camera del proprio fratello per
rubargli le cose, che diamine se ne faceva di tutte quelle gomme e matite? In previsione di ciò che
avrebbe fatto sua sorella aveva portato del materiale extra, ma non era stato comunque abbastanza.
Non riuscì a trovare nemmeno una gomma nel cassetto e ne aveva comprato un pacco intero prima
di tornare a casa. Zorian non aveva mai capito perché Kirielle non potesse semplicemente chiedere
a loro madre di comprarle dei libri e delle penne tutte sue. Era la più piccola, l’unica figlia
femmina, quindi loro madre era felice di viziarla e le bambole che riusciva a farsi comprare
costavano cinque volte di più di un paio di libri e una confezione di matite.

Anche se si era rassegnato all’idea di non riavere il suo materiale aveva comunque bisogno dei
libri di testo. Con questo pensiero fisso nella mente raggiunse la camera di sua sorella, ignorò il
cartello sulla porta che diceva ‘Divieto di accesso!’ e trovò velocemente i libri che gli mancavano.
Erano al solito posto, abilmente nascosti sotto il letto, dietro molti animaletti di peluche
strategicamente piazzati lì.

Dopo aver finito di fare le valigie scese al piano di sotto per mangiare qualcosa e scoprire cosa
volesse sua madre da lui.

Anche se la sua famiglia pensava fosse semplicemente un dormiglione, Zorian aveva un motivo
per alzarsi tardi. In quel modo poteva fare colazione in santa pace poiché per allora tutti avevano
già finito di mangiare. Erano poche le cose che lo infastidivano più di qualcuno che cercava di fare
conversazione mentre mangiava, ed era quello il momento in cui al resto della sua famiglia piaceva
parlare di più. Ma, sfortunatamente, quel giorno sua madre non aveva intenzione di aspettarlo e lo
attaccò non appena lo vide andare verso di lei. Non gli permise nemmeno di scendere
completamente le scale prima di trovare qualcosa di lui che non le piacesse.

“Non avrai intenzione di uscire in quelle condizioni, vero?” chiese.

“Cosa c’è che non va?” chiese Zorian. Indossava un completo marrone chiaro, poco diverso da
quello che mettevano i suoi coetanei per andare in città. A lui piaceva.

“Non puoi uscire in questo stato,” disse sua madre con un sospiro che quasi rasentava la
sofferenza. “Cosa pensi che dirà la gente quando ti vedrà con quello addosso?”
“Niente?” rispose Zorian.

“Zorian, non fare il difficile,” disse lei brusca. “La nostra famiglia è uno dei pilastri della città.
Siamo sotto scrutinio ogni volta che usciamo di casa. So che a te non importa di certe cose, ma per
molta gente le apparenze sono importanti. Devi capire che non vivi isolato e non puoi prendere
determinate decisioni come se fossi solo al mondo. Sei un membro di questa famiglia e,
inevitabilmente, le tue azioni si riflettono sulla nostra reputazione. Non ti permetterò di mettermi
in imbarazzo andando in giro come se fossi un comune operaio. Torna in camera e indossa
qualcosa di adeguato.”

Zorian evitò di alzare gli occhi al cielo fino a quando non le diede le spalle. Forse sarebbe riuscita
a farlo sentire in colpa se quella fosse stata la prima volta che gli diceva una cosa simile. Ma non
valeva la pena iniziare una discussione, così andò a cambiarsi con degli abiti più costosi. Era
qualcosa di esagerato, considerando il fatto che avrebbe passato tutta la giornata in treno, ma sua
madre annuì in segno di approvazione quando lo vide scendere le scale. Gli fece fare un giro e lo
fece mettere in posa come se fosse un animale da mostra prima di esprimere un verdetto ‘discreto’.
Zorian andò in cucina e, per il suo dispiacere, sua madre lo seguì. Sembrava che quel giorno non
avrebbe mangiato in pace.

Fortunatamente suo padre era partito per uno dei suoi ‘viaggi d’affari’ così non avrebbe dovuto
fare i conti anche con lui.

Entrò in cucina e si accigliò quando vide una ciotola di porridge già pronta sul tavolo. Di solito si
preparava la colazione da solo, e lo preferiva, ma sapeva che sua madre non aveva mai accettato
quel fatto. Per lei quello era un gesto di pace, e significava che gli avrebbe chiesto qualcosa che a
lui non sarebbe piaciuta.

“Oggi ho pensato di prepararti qualcosa e so che il porridge ti è sempre piaciuto,” disse. Zorian
evitò di dire che non gli piaceva più da quando aveva otto anni. “Ma oggi hai dormito più del
solito. È diventato freddo.”

Zorian alzò gli occhi al cielo e lanciò un incantesimo di calore leggermente modificato sul
porridge, che tornò immediatamente a una temperatura piacevole.

Fece colazione in silenzio mentre sua madre gli parlava di una qualche lite legata ai raccolti in cui
era stato coinvolto uno dei loro fornitori per poi spaziare su altri argomenti. Smise di ascoltarla
senza problemi. Era praticamente un’abilità che tutti i figli dei Kazinski dovevano possedere per
sopravvivere, poiché entrambi i genitori erano inclini a fare ramanzine su ogni soggetto
immaginabile, in particolare quando si trattava di Zorian che era la pecora nera della famiglia e
quindi soggetto di monologhi molto più spesso degli altri. Fortunatamente sua madre non fece caso
al silenzio perché Zorian era sempre quanto più taciturno possibile quando era con la famiglia;
aveva imparato molti anni prima essere il modo più facile per andare d’accordo con loro.

“Madre,” la interruppe lui, “Kiri mi ha appena svegliato saltandomi addosso, non sono riuscito ad
andare in bagno e tu mi stai tormentando mentre faccio colazione. Arriva subito al punto o aspetta
almeno che abbia finito di mangiare.”

“Lo ha fatto di nuovo?” chiese sua madre chiaramente divertita.

Zorian si stropicciò gli occhi con le dita e non disse nulla prima di mettere furtivamente in tasca
una mela dal cesto sul tavolo mentre sua madre non guardava. Erano tante le cose fastidiose che
Kirielle continuava a fare, ma lamentarsi con sua madre era una perdita di tempo. Nessun membro
della famiglia si sarebbe schierato con lui.

“Oh, non fare così,” disse sua madre dopo aver notato la reazione di Zorian tutt’altro che
compiaciuta. “Si annoia e gioca con te. Prendi le cose troppo seriamente, proprio come tuo padre.”

“Io non sono come mio padre!” Insistette Zorian alzando la voce e guardandola torvo. Era per
questo che odiava mangiare insieme ad altri. Tornò alla sua colazione con ritrovato vigore,
voglioso di finire il pasto il prima possibile.

“Certo che no,” disse sua madre disinvolta prima di cambiare improvvisamente argomento. “In
realtà questo mi ha ricordato qualcosa. Tuo padre e io andremo a Koth a far visita a Daimen.”

Zorian morse il cucchiaio che aveva in bocca per evitare qualche commento maligno. Non
facevano altro che parlare di Daimen. C’erano giorni in cui Zorian si chiedeva perché i suoi
genitori avessero deciso di avere altri tre figli quando erano chiaramente così tanto innamorati del
maggiore. Sarebbero andati in un altro continente per fargli visita. Sarebbero morti se non lo
avessero visto per un anno?

“E questo cosa c’entra con me?” chiese Zorian.

“Sarà una visita lunga,” disse. “Resteremo da lui per circa sei mesi, principalmente per viaggiare e
vedere posti diversi. Ovviamente tu e Fortov sarete in accademia, ma sono preoccupata per
Kirielle. Ha solo nove anni e non penso sia il caso di portarla con noi.”

Zorian impallidì, capendo finalmente cosa volesse da lui. Col cavolo.

“Madre, ho 15 anni,” protestò.

“Allora?” chiese lei. “Alla tua età io ero già sposata con papà.”
“I tempi cambiano. E poi, passo buona parte della giornata in accademia,” rispose Zorian. “Perché
non chiedi a Fortov di prendersi cura di lei? È un anno più grande di me e ha un appartamento tutto
suo.”

“Fortov è al quarto anno,” disse sua madre con fare duro. “Quest’anno si diplomerà quindi deve
concentrarsi sui suoi voti.”

“Vuoi dire che ha detto di no,” concluse Zorian ad alta voce.

“E poi…” continuò lei ignorando la sua risposta. “Sono certa tu sappia quanto può essere
irresponsabile Fortov. Non penso sia capace di prendersi cura di una bambina.”

“E di chi è la colpa?” si lamentò Zorian a bassa voce facendo ricadere il cucchiaio con un tonfo e
spingendo via il piatto. Non aveva pensato alla possibilità che Fortov fosse irresponsabile perché
sapeva che se avesse fatto il finto tonto abbastanza a lungo i loro genitori avrebbero passato le sue
responsabilità a Zorian? Perché toccava sempre a lui fare i conti con quel diavoletto? Di certo non
lo avrebbe permesso! Se Fortov era troppo grande per prendersi cura di Kirielle, allora lo era anche
lui!

E poi quella pettegola avrebbe, senza ombra di dubbio, riportato ai loro genitori tutto quello che
faceva senza pensarci due volte. La cosa migliore di frequentare una scuola così lontana da casa
era il fatto che potesse fare tutto quello che voleva senza che la sua famiglia sapesse qualcosa, e di
certo non avrebbe rinunciato a tutto quello. Chiaramente si trattava di un complotto di sua madre
organizzato per spiarlo, così da potergli continuare a fare la predica parlando dell’orgoglio della
famiglia e di buone maniere.

“Neanche io penso di esserne capace,” continuò Zorian con voce un po’ più alta. “Pochi minuti fa
hai detto che sono un imbarazzo per la famiglia. Di certo non vogliamo corrompere la piccola Kiri
con il mio menefreghismo, no?”

“Non ho-”

“No!” urlò Zorian.

“Oh, fa’ come ti pare,” sbuffò rassegnata sua madre. “Ma davvero, non volevo suggerire di-”

“Di che state parlando?” Disse Kirielle da dietro le spalle di Zorian.

“Stavamo dicendo che sei solo una piccola mocciosa,” rispose immediatamente lui.

“No, non è vero!”


Zorian levò di nuovo gli occhi al cielo e si alzò dalla sedia con l’intenzione di andare al bagno, ma
si ritrovò la strada bloccata da sua sorella, irata. Poi bussarono alla porta.

“Vado io!” disse subito Zorian, sapendo che loro madre avrebbe chiesto a uno dei due di aprire la
porta e che Kirielle non si sarebbe spostata tanto presto. Quando voleva sapeva essere davvero
cocciuta.

Fu così che Zorian si ritrovò a fissare una donna occhialuta, vestita con abiti color cachi
dall’aspetto costoso, e con un grosso libro sotto il braccio.

La donna lo ispezionò con lo sguardo prima di aggiustarsi gli occhiali. “Zorian Kazinski?”

“Ehm, sì?” disse senza sapere cosa aspettarsi.

“Sono Ilsa Zileti, dall’Accademia Reale di Arti Magiche di Cyoria. Sono qui per discutere dei
risultati della sua certificazione.”

Zorian divenne pallido. Avevano mandato una maga vera per parlargli!? In che guaio si era
cacciato? Sua madre lo avrebbe spellato vivo!

“Non è nei guai, signor Kazinski,” disse sorridendo divertita. “L’Accademia è solita mandare un
rappresentante agli studenti del terzo anno per discutere di diversi argomenti. Confesso che sarei
dovuta arrivare prima, ma è stato un anno piuttosto impegnativo. Le porgo le mie scuse.”

Zorian la fissò per qualche secondo.

“Posso entrare?”

“Eh? Oh!” disse Zorian. “Perdoni i miei modi, signora Zileti. Entri, prego.”

“Grazie,” rispose educatamente la donna prima di entrare in casa.

Dopo averla presentata velocemente a sua madre e a sua sorella, Ilsa gli chiese se ci fosse un posto
in cui discutere privatamente di questioni scolastiche. Sua madre decise improvvisamente di
andare al supermercato portando Kirielle con sé e lasciandolo da solo in casa con la maga che
sparpagliò velocemente diversi fogli sul tavolo della cucina.

“Dunque, Zorian,” cominciò la donna. “Sai già di aver superato la certificazione.”

“Sì, ho ricevuto una comunicazione scritta,” disse Zorian. “A Cirin non abbiamo una torre del
mago, quindi avrei preso il badge una volta tornato a Cyoria.”
Ilsa gli porse una pergamena sigillata. Zorian la ispezionò per qualche secondo, poi cercò di
rompere il sigillo così da poterla leggere. Sfortunatamente era difficile da togliere. In maniera
quasi innaturale.

Si accigliò. Ilsa non gliel’avrebbe data se avesse pensato che non sarebbe stato capace di aprirla. Si
trattava forse di un test? Non era una persona speciale, quindi doveva trattarsi di un incantesimo
semplice. Quale abilità possedeva un qualunque mago fresco di scuola che…

Oh. Quasi alzò gli occhi al cielo quando capì tutto. Canalizzò un po’ di mana sul sigillo e quello si
aprì rompendosi a metà e permettendogli di poter finalmente aprire la pergamena. Era scritta con
una calligrafia chiara e sembrava essere una specie di documento che attestava la sua identità di
mago del primo cerchio. Guardò Ilsa che fece un cenno di approvazione confermandogli di aver
passato un qualche test.

“Non dovrà ritirare la licenza prima della fine della scuola,” disse. “È molto costosa e non gliela
richiederà nessuno a meno che non abbia intenzione di aprire un’attività o di mettere a
disposizione le sue competenze magiche. Se per qualche motivo qualcuno dovesse infastidirla, lo
segnali pure all’accademia e ci penseremo noi.”

Zorian scrollò le spalle. Anche se aveva intenzione di allontanarsi dalla sua famiglia, preferiva
aspettare il diploma e mancavano ancora due anni. Le fece cenno di continuare.

“Bene, allora. Il registro dice che negli ultimi due anni ha usufruito dell’alloggio dell’accademia.
Immagino abbia intenzione di continuare, no?”

Zorian annuì e la donna cercò qualcosa in tasca e gli porse una chiave molto strana. Zorian
conosceva il funzionamento delle serrature e con del tempo a disposizione sarebbe anche stato
capace di aprire quelle più semplici, ma non riusciva a capire come potesse funzionare quella
chiave perché non aveva ‘denti’ da far incastrare con gli ingranaggi interni alla serratura. D’istinto
canalizzò un po’ di mana nella chiave e improvvisamente delle leggere linee dorate illuminarono la
superficie del metallo. Guardò Ilsa interrogatorio.

“Gli alloggi per gli studenti del terzo anno funzionano diversamente rispetto a ciò a cui è abituato,”
gli disse. “Come ben sa, adesso che è un mago del primo cerchio certificato, l’accademia è
autorizzata a insegnarle incantesimi del primo cerchio e superiori. Poiché si tratta di materiale
sensibile è richiesta una maggiore sicurezza così verrà trasferito in un edificio diverso. La serratura
della sua porta sarà legata al suo mana, quindi, prima di aprirla, dovrà canalizzarne un po’ nella
chiave, come ha appena fatto.”
“Ah,” disse Zorian. Si rigirò svogliato la chiave nella mano chiedendosi come fossero riusciti ad
avere la sua traccia di mana. Avrebbe fatto delle ricerche.

“Di norma dovrei spiegarle nel dettaglio cosa significa essere uno studente al terzo anno
dell’Accademia di Arti Magiche di Cyoria, ma so che ha un treno da prendere, quindi direi di
passare subito al motivo per cui sono qui, ovvero per parlare del suo mentore e delle materie
facoltative che dovrà scegliere. Poi potrà farmi qualsiasi domanda vorrà.”

Alla menzione di un ‘mentore’ Zorian si illuminò. A ogni studente del terzo anno veniva assegnato
un mentore che avrebbero visto una volta a settimana per insegnare ciò che non era possibile
spiegare durante le lezioni normali e per aiutarli a raggiungere il loro massimo potenziale. La
scelta di un mentore piuttosto che di un altro poteva dar vita o stroncare la carriera magica degli
studenti e Zorian sapeva di dover scegliere con molta attenzione. Fortunatamente, si era informato
con gli studenti più grandi per sapere chi fossero i mentori da cercare e quali quelli pessimi, così
sarebbe stato almeno capace di scegliere con consapevolezza.

“Allora, tra quali mentori posso scegliere?” chiese Zorian.

“In realtà, temo che non possa scegliere,” disse Ilsa quasi scusandosi. “Come ho detto, sarei dovuta
arrivare prima. Sfortunatamente, un solo mentore non ha ancora raggiunto il massimo di studenti
che è possibile avere.”

Zorian ebbe una brutta sensazione. “E chi sarebbe questo mentore?”

“Xvim Chaom.”

Zorian grugnì e si strinse il volto tra le mani. Tra tutti gli insegnanti Xvim era conosciuto come il
peggior mentore che si potesse sperare di avere. Doveva proprio essere lui.

“Non è una cosa così brutta,” lo rassicurò Ilsa. “I pettegolezzi sono esagerati e molti messi in
circolo da studenti che non erano disposti a fare il lavoro che il professor Xvim richiedeva. Sono
certa che uno studente talentuoso e laborioso come lei non avrà problemi con il professore.”

Zorian sbuffò. “Immagino non ci sia possibilità di essere assegnato a un altro mentore, vero?”

“Non esattamente. Sono molti gli studenti che l’anno scorso hanno superato il corso con ottimi voti
e tutti i mentori sono già pieni. Il professor Xvim è il meno impegnato tra i mentori disponibili.”

“Mi chiedo come mai,” mormorò Zorian. “D’accordo, va bene. Possiamo parlare delle materie
facoltative?”
Ilsa gli porse un’altra pergamena, questa volta senza sigillo, contenente una lista di tutte le materie
facoltative offerte dall’accademia. Era lunga. Molto lunga. Era possibile iscriversi a qualunque
cosa, persino a materie che non erano strettamente collegate alla magia: cose come matematica
avanzata, letteratura classica e architettura. In realtà era normale dato che la tradizione magica
degli Ikosiani era sempre stata indissolubilmente connessa ad altre attività intellettuali.

“Quest’anno può sceglierne un massimo di cinque, e un minimo di tre. Sarebbe molto più comodo
se lo facesse adesso così da poter finalizzare l’orario durante il fine settimana prima dell’inizio
delle lezioni. Non si lasci intimidire dalla lunghezza della lista. Se dovesse scegliere qualcosa che
non è di suo gradimento, potrà cambiare materia durante il primo mese di scuola.”

Zorian si accigliò. Le materie erano molte e non sapeva ancora quali scegliere. Era già stato
sfortunato con il mentore, non poteva permettersi di sbagliare anche in quello. Gli sarebbe servito
del tempo.

“La prego di non prenderla nel modo sbagliato, signora Zileti, ma le dispiacerebbe se facessimo
una breve pausa prima di continuare?”

“Certo che no,” disse lei. “Qualcosa non va?”

“Affatto,” la rassicurò Zorian. “È solo che ho davvero bisogno di andare al bagno.”

Forse non stava dando una buona prima impressione e Kirielle l’avrebbe pagata per averlo messo
in quella posizione.

***

Zorian seguì in silenzio la sua famiglia mentre entravano nella stazione dei treni di Cirin,
ignorando il modo esagerato con cui Fortov salutò alcuni suoi ‘amici’. Osservò la folla della
stazione in cerca di visi familiari ma, come era prevedibile, non ne trovò alcuni. In città non era
molto popolare, come amavano ricordargli i suoi genitori. Sentì addosso lo sguardo di sua madre
mentre cercava, senza successo, una panchina vuota, ma si rifiutava di guardarla perché se lo
avesse fatto lei lo avrebbe preso come un invito a fare conversazione e sapeva già cosa avrebbe
detto.

‘Perché non ti unisci a Fortov e ai suoi amici, Zorian?’

Perché sono degli stronzi immaturi, proprio come Fortov, ecco perché.

Sospirò e guardò i binari vuoti. Il treno era in ritardo. Per lui la tortura non era l’attesa, ma il dover
aspettare in mezzo a una folla. La sua famiglia non lo avrebbe mai capito, ma Zorian odiava le
folle. Non era un problema concreto, solo che una folla di persone lo faceva sentire come se ci
fosse una qualche presenza che lo appesantiva costantemente. La maggior parte delle volte era una
cosa fastidiosa, anche se di tanto in tanto era stata utile. I suoi genitori avevano smesso di portarlo
in chiesa quando si erano resi conto che trascinarlo in una piccola sala piena di gente gli faceva
venire le vertigini e lo portava a svenire nel giro di pochi minuti. Fortunatamente, la stazione dei
treni non era abbastanza affollata da produrre un effetto così intenso, ma Zorian sapeva che
l’esposizione prolungata a una folla avrebbe avuto effetti disastrosi. Sperava che il treno non ci
avrebbe messo troppo perché non aveva voglia di passare tutta la giornata con il mal di testa.

La risata fragorosa di Fortov lo fece riprendere dai suoi pensieri cupi. Suo fratello maggiore non
aveva problemi del genere, di quello era certo. Come sempre, era allegro, socievole e possedeva un
sorriso che avrebbe potuto illuminare il mondo. Le persone che frequentava erano estasiate dalla
sua presenza ed era un tipo che si faceva notare immediatamente, nonostante avesse la stessa
costituzione snella di Zorian; solo che era accattivante, aveva una bella presenza. In quello
somigliava un po’ a Daimen, solo che Daimen, oltre allo charm, possedeva qualche dote.

Zorian sbuffò e scosse la testa. Non sapeva come Fortov fosse stato accettato in una scuola
prestigiosa come l’accademia magica di Cyoria, ma sospettava che loro padre avesse corrotto
qualcuno per farlo ammettere. Il problema non era che fosse stupido, ma era pigro e del tutto
incapace di concentrarsi su qualcosa, non importava quanto fosse stupida. Ma ovviamente non
erano in molti ad essersene resi conto perché incantava chiunque ed era bravo a far passare
inosservati tutti i suoi difetti.

Suo padre scherzava sempre dicendo che Fortov e Zorian avessero preso entrambi una parte di
Daimen: Fortov il suo charm e Zorian le sue competenze.

A Zorian non era mai piaciuto il senso dell’umorismo di suo padre.

Un fischio squarciò l’aria e il treno entrò nella stazione con l’assordante stridio del metallo che
frenava contro le rotaie. Originariamente i treni erano delle macchine alimentate a vapore che
rilasciavano vapore ovunque andassero e consumavano una quantità elevata di carbone, mentre
quello era azionato da nuovi motori tecno-magici che consumavano mana cristallizzati. Erano
meno inquinanti, più economici e richiedevano meno manutenzione. Zorian sentiva la potenza dei
mana emanata dal treno mentre si avvicinava, anche se la sua capacità di percepire la magia era
troppo poco sviluppata per permettergli di comprendere ulteriori dettagli. Aveva sempre voluto
dare un’occhiata alla sala motori di uno di quei cosi, ma non aveva mai trovato un buon modo per
chiederlo agli operatori del treno.

Decise che ci avrebbe pensato un’altra volta. Salutò velocemente sua madre e Kirielle, poi salì sul
treno e cercò un posto a sedere. Scelse di proposito una carrozza vuota, cosa che,
sorprendentemente, fu facile da trovare; sembrava che, nonostante la folla, in pochi sarebbero
saliti.

Cinque minuti dopo il treno emise un altro fischio assordante ed ebbe inizio il lungo viaggio verso
Cyoria.

***

Si sentì un crepitio seguito dal suono di una campanella.

“In arrivo a Korsa,” riecheggiò una voce metallica. Un altro crepitio. “Ripeto, in arrivo a Korsa.”

Gli altoparlanti fecero un rumore prima di tornare silenti.

Zorian si lasciò scappare un lungo sospiro irritato e aprì gli occhi. Odiava i treni. La noia, il calore
e un martellare ritmico che cospiravano per fargli venire sonno, ma ogni volta che si appisolava
veniva bruscamente svegliato dagli annunci della stazione. L’unico scopo dell’annunciatore era
quello di svegliare i passeggeri che desideravano dormire durante il viaggio e, anche se Zorian lo
sapeva, quel fatto non gli dava meno fastidio.

Guardò fuori dal finestrino e vide una stazione dei treni qualunque. Era del tutto identica alle
cinque precedenti, dalle linee blu al grande tabellone bianco che recitava ‘Korsa’. Sembrava che
chi le aveva costruite avesse lavorato utilizzando lo stesso schema. Guardò la piattaforma su cui si
erano fermati e vide una grande folla in attesa del treno. Korsa era un importante fulcro
commerciale e molte nuove famiglie di commercianti vivevano lì e mandavano i loro figli nella
prestigiosa accademia di Cyoria per permettere loro di diventare maghi e mischiarsi con i figli di
altre persone influenti. Zorian si ritrovò a sperare che nessuno dei suoi compagni si unisse a lui in
quella carrozza, ma sapeva essere solo un sogno stupido; erano fin troppi e la sua carrozza era
completamente vuota. Si mise il più comodo possibile sulla poltrona e chiuse nuovamente gli
occhi.

La prima persona a raggiungerlo fu una ragazzina occhialuta e grassoccia con un dolcevita verde.
Lo guardò velocemente prima di iniziare a leggere un libro in silenzio. Zorian sarebbe stato felice
di avere una compagna di viaggio così tranquilla, se poco dopo non fossero stati raggiunti da un
gruppo di altre quattro ragazze che occuparono i posti rimanenti. Le nuove arrivate erano
rumorose, non facevano altro che ridacchiare e Zorian fu tentato di alzarsi e andare a cercare
un’altra carrozza da occupare. Passò il resto del viaggio passando dall’osservare fuori dal
finestrino le infinite distese di campi che superavano allo scambiarsi occhiate infastidite con la
ragazza con il dolcevita verde, che sembrava ugualmente irritata dai modi di fare delle altre
ragazze.
Zorian capì che si stavano avvicinando a Cyoria quando vide gli alberi all’orizzonte. Su quel
percorso c’era solo una città così vicina alla foresta del nord e i treni che avevano altre destinazioni
evitavano di avvicinarsi a quel luogo famigerato. Prese la sua borsa e fece per avvicinarsi
all’uscita. Voleva essere tra i primi a scendere e, dunque, evitare la folla che si creava sempre
quando arrivavano a Cyoria. Ma era troppo tardi, quando raggiunse l’uscita si era già formata la
calca. Si poggiò contro il finestrino più vicino e attese ascoltando la conversazione animata tra tre
studenti del primo anno di fianco a lui. Parlavano eccitati tra di loro di come avrebbero presto
imparato a fare magie e molto altro. Peccato che sarebbero rimasti delusi perché il primo anno si
studiava solo teoria, si facevano esercizi di meditazione e si imparava ad accedere senza problemi
al proprio mana.

“Ehi, tu! Tu non sei una matricola, vero?”

Zorian guardò la ragazza che gli aveva parlato e soppresse un gemito di irritazione. Non aveva
voglia di parlare con quella gente. Era in treno da quella mattina, sua madre lo aveva già
rimproverato abbastanza perché non aveva offerto nulla da bere a Ilsa durante il suo soggiorno a
casa e non aveva voglia di sentire altro.

“Direi che è un modo per descrivermi,” disse con fare guardingo.

“Puoi farmi vedere qualche magia?” chiese entusiasta.

“No,” disse secco Zorian e non era nemmeno una bugia. “Il treno è protetto e interrompe la
manipolazione del mana. In passato ci sono state persone che hanno appiccato incendi e
vandalizzato le carrozze.”

“Oh,” disse la ragazza chiaramente delusa. Si accigliò, come se stesse cercando di comprendere
qualcosa. “Manipolazione del mana?” chiese confusa.

Zorian sollevò un sopracciglio. “Non sai cos’è il mana?” Certo, era una matricola, ma quella era
una nozione di base. Chiunque avesse frequentato le scuole elementari sapeva di cosa si trattasse.

“Magia?” tentò poco convinta.

“Uff,” grugnì Zorian. “Gli insegnanti ti bocceranno per questo. No, non è magia. È ciò che
potenzia la magia, l’energia, il potere che un mago trasforma in effetto magico. Immagino che ne
saprai di più durante le lezioni. Il punto è che se non c’è mana non c’è magia e al momento io non
posso usarlo.”

Era un ragionamento fuorviante, ma non importava, non avrebbe spiegato molto ad uno
sconosciuto, specialmente quando si trattava di cose che avrebbe già dovuto sapere.
“Oh, okay. Allora scusa se ti ho disturbato.”

Dopo molto frastuono e vapore il treno si fermò alla stazione di Cyoria e Zorian scese il più
velocemente possibile, facendosi strada tra la folla di matricole che fissava estasiata ciò che si
trovava davanti.

La stazione di Cyoria era enorme, e questo era reso ovvio dal fatto che fosse chiusa facendola
apparire quasi come un enorme tunnel; ma, in realtà, era ancora più grande perché era composta da
altri quattro ‘tunnel’ come quello, oltre alle strutture adiacenti. Al mondo non esisteva nulla di così
maestoso e chiunque la vedesse per la prima volta ne rimaneva esterrefatto. Lo era stato anche
Zorian la prima volta che vi aveva messo piede. La sensazione di disorientamento era stata
amplificata dal numero di persone che attraversavano il terminal, sia che si trattasse di passeggeri
che entravano e uscivano da Cyoria, sia di operai che ispezionavano il treno e scaricavano i
bagagli, di strilloni che recitavano i titoli dei giornali o di senzatetto che elemosinavano qualche
spicciolo. Per quel che ne sapeva lui la folla di persone non diminuiva mai, nemmeno la notte, e
quello era un giorno particolarmente pieno.

Guardò l’enorme orologio appeso al soffitto e si rese conto di avere ancora molto tempo a
disposizione, così comprò del pane alla panetteria più vicina e si mise in marcia verso la piazza
centrale di Cyoria dove aveva intenzione di gustarsi il pranzo appena acquistato seduto sul bordo
della fontana. Era un bel posto in cui rilassarsi.

Cyoria era una città bizzarra. Era una tra le più sviluppate al mondo, cosa che a primo sguardo
sembrava strana, poiché era troppo vicina al deserto infestato dai mostri e non era in una posizione
favorevole al commercio. Ciò che la metteva in risalto era il massiccio buco circolare sul lato ovest
della città, probabilmente l’entrata più visibile e l’unico mana di nono grado conosciuto. La
quantità enorme di mana che veniva fuori dal centro della terra aveva reso quel posto un magnete
irresistibile per i maghi. La presenza di un numero così elevato di maghi rendeva Cyoria diversa da
ogni città presente sul continente, sia per il livello di cultura della gente che la abitava che,
ovviamente, per l’architettura stessa della città. Costruzioni che sarebbero state troppo difficili da
costruire da qualunque altra parte, lì erano nella norma e in punti strategici della città la vista era
incredibile.

Smise di camminare quando vide una colonia di ratti che lo fissava dai piedi della scalinata che
stava per discendere. Era un atteggiamento strano per dei topi e il cuore di Zorian cominciò a
battere più velocemente quando vide le loro teste. Quelli erano… i loro cervelli erano esposti!?
Deglutì a fatica e fece un passo indietro, poi si allontanò lentamente dalle scale prima di voltarsi e
correre a perdifiato. Non sapeva cosa fossero, ma di certo non erano ratti normali.
Forse non avrebbe dovuto scioccarsi così tanto; un posto come Cyoria non attirava solo i maghi,
ma anche creature magiche di tutte le razze la trovavano irresistibile. Era felice che i ratti non
l’avessero seguito perché non conosceva degli incantesimi da combattimento. L’unico incantesimo
che sapeva avrebbe potuto aiutarlo in una situazione del genere era lo ‘spaventa animali’ e non
sapeva quanto potesse essere efficace contro delle creature chiaramente magiche.

Anche se scosso, era comunque determinato a raggiungere la fontana, così cercò di superare il
raduno di ratti attraversando il parco vicino, ma sembrava che, quel giorno, la fortuna non fosse
dalla sua parte. Incrociò una bambina che piangeva disperata sul ponte che avrebbe dovuto
attraversare e gli servirono cinque minuti per farla calmare abbastanza da scoprire cosa fosse
successo. Forse avrebbe dovuto spingerla di lato e lasciarla lì a piangere, ma nemmeno lui aveva il
cuore così di ghiaccio.

“L-la b-bici!” riuscì finalmente a dire continuando a singhiozzare. “È-è c-caduta lì!” piagnucolò.

Zorian batté le palpebre cercando di interpretare quello che stava cercando di dirgli. Quando la
bimba capì di essere incomprensibile indicò il ruscello che scorreva sotto il ponte. Zorian guardò
oltre il bordo del ponte e, come prevedibile, la bici della piccola era incastrata per metà nelle acque
fangose.

“Oh,” disse Zorian. “Mi chiedo come sia successo.”

“È caduta!” ripeté la piccola sul punto di piangere di nuovo.

“Va bene, va bene, non serve piangere di nuovo. Adesso la tiro fuori, okay?” disse Zorian
guardando la bicicletta mezza affondata.

“Ti sporcherai,” lo avvertì lei con un filo di voce. Zorian capì dal suo tono che sperava la tirasse
comunque fuori.

“Non preoccuparti, non ho intenzione di ficcarmi in mezzo al fango,” disse Zorian. “Guarda.”

Agitò un po’ le mani e lanciò l’incantesimo ‘levitazione’ facendo sollevare la bici in aria. Era
molto più pesante degli oggetti con cui si allenava di solito e dovette farla salire più di quanto
facesse di solito, ma era capacissimo di farlo. Quando la bici fu abbastanza vicina l’afferrò per la
sella e la poggiò sul ponte.

“Ecco,” disse Zorian. “È sporca e bagnata, ma per questo non posso fare nulla. Non conosco
incantesimi di pulizia.”
“Oh, okay,” annuì lentamente, stringendo la bicicletta come se avesse paura che potesse volare via
una volta tolta la mano.

Zorian la salutò e andò via pensando che il suo momento di relax alla fontana non dovesse
avvenire. Il tempo peggiorava velocemente. Delle nuvole scure all’orizzonte minacciavano di
pioggia la città. Decise, dunque, di unirsi alla crescente folla di studenti che si muoveva verso
l’accademia.

Il tragitto dalla stazione all’accademia era lungo poiché la stazione si trovava nella periferia della
città e l’accademia proprio accanto al Buco. Era possibile raggiungere la destinazione in un’ora o
due, in base a quanto si fosse allenati e da quanti bagagli ci si trascinasse dietro. Zorian non era
particolarmente in forma, aveva un fisico esile e un modo di fare chiuso, motivo per cui aveva
deciso di restare leggero in previsione del viaggio. Si unì alla processione di studenti che
continuava a venir fuori dalla stazione, diretti verso l’accademia, ignorando le ragazzine del primo
anno che ridacchiavano e facevano fatica a portarsi dietro i bagagli eccessivamente pesanti. Gli
dispiaceva per loro perché neanche quegli stronzi dei suoi fratelli gli avevano mai detto di
mantenersi leggero con i bagagli e anche lui, la prima volta che era arrivato alla stazione, era nelle
loro condizioni, ma non poteva fare nulla per aiutarle.

Man mano che si avvicinava all’accademia, nonostante la minaccia di pioggia e la cattiva sorte, si
sentiva rinvigorito. Stava attingendo al mana che pervadeva l’area vicino al Buco per ripristinare la
riserva che aveva usato per far levitare la bicicletta della ragazzina. Quasi sempre le accademie di
magia venivano costruite sopra dei pozzi di mana così che si potesse sfruttare al massimo il loro
effetto. Un’area con livelli di mana così alti era il posto perfetto in cui i maghi inesperti potevano
praticare i loro incantesimi, poiché ogni volta che terminavano la riserva di mana potevano
accelerare la loro rigenerazione naturale caricando il mana dall’ambiente circostante.

Zorian tirò fuori la mela che aveva ancora in tasca e la fece levitare sopra il suo palmo. Non era un
vero incantesimo, si trattava più di un’alterazione del mana; un esercizio di manipolazione che
avrebbe dovuto aiutare i maghi a migliorare la loro capacità di controllare e dirigere le energie
magiche. Sembrava un esercizio facile, ma a Zorian erano serviti due anni prima di riuscire a
controllarlo completamente. A volte si chiedeva se la sua famiglia non avesse ragione e fosse
davvero troppo concentrato sui suoi studi. Sapeva per certo che la maggior parte dei suoi compagni
aveva un controllo minore sulla propria magia, ma la cosa non sembrava inibirli più di tanto.

Interruppe la circolazione del mana che teneva per aria la mela lasciandola cadere sul palmo della
sua mano. Avrebbe voluto un qualche incantesimo di protezione dalla poggia perché le prime
gocce erano già cominciate a cadere. L’incantesimo o l’ombrello. Sarebbero andati bene entrambi,
anche se l’ombrello non richiedeva anni di esercizio per essere utilizzato.
“A volte la magia è un fastidio,” disse Zorian sovrappensiero.

Fece un respiro profondo e iniziò a correre.

***

“Oh. Allora esiste un incantesimo di protezione dalla pioggia,” mormorò Zorian mentre guardava
le gocce di pioggia schiantarsi contro una barriera invisibile di fronte a lui. Allungò la mano oltre il
limite della barriera superandola senza impedimenti. Ritirò la mano improvvisamente bagnata
sotto la sicurezza della barriera seguendo con lo sguardo il confine tracciato da essa. Da ciò che
riusciva a vedere, la barriera circondava l’intero complesso dell’accademia (e non era cosa da
poco, perché i giardini dell’accademia erano molto estesi) creando una bolla protettiva che
impediva alla pioggia, e solo alla pioggia, di penetrare al suo interno. Era evidente che anche
l’accademia si aggiornava perché l’ultima volta che aveva piovuto la barriera non era presente.

Scrollò le spalle, si voltò e continuò a camminare verso gli uffici amministrativi dell’accademia.
Era un peccato che la barriera non avesse anche la capacità di riscaldare nel momento in cui veniva
attraversata, perché Zorian era bagnato fradicio. Fortunatamente, la sua borsa era impermeabile,
così i suoi vestiti e i libri non avevano corso il rischio di venire rovinati. Rallentò fino a
passeggiare e studiò la schiera di edifici che costituivano l’accademia. Ma quello non era l’unica
miglioria apportata; tutto il posto sembrava… più bello, in mancanza di un termine migliore. Ogni
edificio era stato da poco ridipinto, la vecchia strada di mattoni era stata rimpiazzata da una più
colorata, le aiuole erano in piena fioritura e la piccola fontana che da anni non funzionava aveva
improvvisamente ripreso vita.

“Mi chiedo cosa sia successo,” mormorò.

Dopo pochi minuti di riflessione decise che non gli importava. Se fosse stato importante, prima o
poi lo avrebbe scoperto.

Gli uffici amministrativi erano, come prevedibile, privi di studenti. Molti avevano deciso di
ripararsi dalla pioggia invece che continuare a camminare come Zorian, e quelli che non lo
avevano fatto solitamente non vivevano nell’accademia, quindi non avevano ragione per andare lì.
Per Zorian era tutto perfetto, perché avrebbe finito velocemente con la burocrazia.

Ma ‘velocemente’ era un termine relativo, perché alla signorina che lavorava in amministrazione
erano servite due ore per compilare tutti i documenti necessari. Zorian si informò sul suo orario,
ma gli venne detto che non era ancora finalizzato e che avrebbe dovuto attendere fino a lunedì
mattina. Quando ci rifletté si rese conto che Ilsa gli aveva detto la stessa cosa. Prima di mandarlo
via, la ragazza gli diede un regolamento che tutti gli studenti del terzo anno dovevano conoscere.
Zorian sfogliò svogliatamente il manuale mentre cercava la stanza 115, poi lo ficcò in uno degli
scomparti più interni del suo zaino dove non lo avrebbe più cercato.

Gli alloggi forniti dall’accademia erano pessimi e Zorian aveva avuto delle brutte esperienze lì, ma
erano gratuiti e un appartamento a Cyoria era eccessivamente costoso. Persino i figli dei nobili
vivevano spesso nel campus dell’accademia invece che in degli appartamenti personali, quindi chi
era lui per lamentarsi? E poi vivere vicino alle aule delle lezioni gli permetteva di risparmiare
tempo la mattina e di essere a due passi dalla più grande libreria della città, quindi c’erano
sicuramente degli aspetti positivi.

Un’ora dopo sorrise a sé stesso mentre entrava in una camera molto spaziosa. Fu ancora più felice
quando si rese conto di avere un bagno tutto per sé; e per di più aveva una doccia! Una bella novità
rispetto alla stanzetta angusta che divideva con un compagno incosciente e il bagno comune che
divideva con tutti i presenti al piano. La stanza era arredata con un letto, un armadio, due
comodini, una scrivania e una sedia. Era tutto ciò di cui Zorian aveva bisogno.

Lasciò cadere la borsa per terra e si tolse i vestiti bagnati prima di collassare sul letto con un
sospiro di sollievo. Aveva due giorni interi prima dell’inizio delle lezioni, così decise di rimandare
al giorno dopo l’apertura della valigia. Rimase immobile sul letto a chiedersi per un momento
perché non riuscisse a sentire la pioggia che colpiva il vetro della finestra accanto al suo letto
prima di ricordarsi della barriera.

“Devo imparare quell’incantesimo,” mormorò.

Al momento la sua collezione di incantesimi era estremamente limitata e comprendeva circa 20


semplici incantesimi, ma quell’anno aveva intenzione di cambiare la situazione. In qualità di mago
certificato del primo cerchio aveva accesso a delle parti della libreria dell’accademia che prima
non erano disponibili, e aveva intenzione di razziarla in cerca degli incantesimi che conteneva.
Inoltre, le lezioni di quell’anno avrebbero dovuto essere molto più pratiche adesso che avevano
dimostrato di essere capaci, quindi ne avrebbe imparati di interessanti anche a lezione.

Stanco per la lunga giornata Zorian chiuse gli occhi con l’intenzione di fare un breve pisolino. Si
svegliò il mattino successivo.

Traduttore: Emanuela
Anche se l’accademia veniva definita un istituto d’élite grazie alla qualità eccellente del suo corpo
docente, la verità era che il motivo principale della sua supremazia era la biblioteca. Con il
contributo degli ex alunni, di budget generosi stanziati da un buon numero di precedenti presidi, le
stranezze del diritto penale e un puro incidente storico, l’accademia aveva avuto modo di costruire
una biblioteca che non aveva rivali. Vi si poteva trovare qualunque cosa, non importava se
l’argomento fosse magico o meno. Per esempio, c’era una sezione intera dedicata ai romanzi
passionali. La biblioteca era così grande da comprendere anche dei tunnel sotto la città. Molti dei
livelli inferiori erano accessibili solo ai maghi della Gilda, quindi Zorian non aveva avuto la
possibilità di visionarli prima di quel momento. Fortunatamente la biblioteca era aperta durante il
fine settimana, così la prima cosa che fece Zorian quando si svegliò fu addentrarsi nei meandri di
quel luogo per scoprire cosa si fosse perso in quei due anni e magari rimpinzare le sue conoscenze
magiche.

Fu piacevolmente sorpreso dal numero di incantesimi e manuali di addestramento disponibili per i


maghi del primo cerchio. I libri e gli incantesimi disponibili erano più di quelli che avrebbe potuto
imparare in una vita. La maggior parte degli incantesimi erano altamente specifici oppure piccole
variazioni di altri incantesimi, così non sentiva il bisogno ossessivo di impararli tutti, ma sapeva
già che avrebbe passato buona parte dell’anno in quel luogo. Molti sembravano incredibilmente
facili e innocui e non poté fare a meno di chiedersi perché fosse tenuti in un livello con accesso
ristretto invece che essere disponibili per tutti quanti. Gli sarebbero serviti durante il suo secondo
anno.

Stava tentando di trovare l’incantesimo per la barriera contro la pioggia che l’accademia aveva
incorporato nei suoi confini quando si rese conto di aver saltato la colazione, di stare morendo di
fame e che era mezzogiorno passato. Riluttante, prese in prestito un paio di libri da poter portare
nella sicurezza della sua stanza e andò a mangiare.

Sfortunatamente non c’era una cucina nella sua camera, ma l’accademia aveva messo a
disposizione degli studenti una buona mensa; il cibo offerto era economico ma sorprendentemente
buono. Ma si trattava comunque di pasti per tutte le tasche e la maggior parte dei ragazzi
provenienti da famiglie ricche preferiva mangiare in uno dei tanti ristoranti presenti nelle vicinanze
dell’accademia. Era per quello che Zorian rimase scioccato quando entrò nella mensa e si rese
conto che i cambiamenti apportati all’accademia non erano solo esterni all’edificio; la mensa era
splendente e tutti i tavoli e le sedie erano nuovi. Era strano vedere quel posto così pulito.

Zorian scosse la testa e mise velocemente qualche piatto sul suo vassoio, notando che,
all’improvviso, i cuochi non erano più taccagni con la carne e altri cibi costosi, poi iniziò a
guardarsi intorno in cerca di volti familiari. Chiaramente stava succedendo qualcosa e lui odiava
essere lasciato all’oscuro.
“Zorian! Da questa parte!”

Che fortuna. Zorian si diresse immediatamente verso il ragazzo pacioccone che gli faceva cenno di
raggiungerlo. Nel corso degli anni Zorian aveva imparato che il suo esuberante compagno era ben
informato sui gossip dell’accademia e sapeva praticamente tutto di tutti. Se qualcuno poteva sapere
cosa stesse succedendo, quello poteva essere Benisek.

“Ciao, Ben,” disse Zorian. “Mi sorprende vederti a Cyoria così presto. Di solito non arrivi con
l’ultimo treno?”

“Dovrei essere io a chiederlo a te!” quasi urlò Benisek. Zorian non aveva mai capito perché quel
ragazzo urlasse costantemente. “Sono venuto presto, ma tu sei già qui!”

“Tu sei arrivato due giorni prima dell’inizio delle lezioni, Ben,” disse Zorian resistendo alla voglia
di alzare gli occhi al cielo. Solo Benisek poteva credere che arrivare due giorni prima fosse un atto
così grandioso e degno di essere riconosciuto. “Non è poi così tanto presto e poi sono tornato ieri.”

“Anche io,” disse Benisek. “Cavolo. Se mi avessi scritto saremmo potuto tornare insieme o vederci
prima. Ti sarai annoiato a morte qui tutto solo.”

“Già, avremmo potuto,” concordò Zorian sorridendo educato.

“Sei emozionato?” chiese Benisek cambiando improvvisamente argomento.

“Per cosa?” chiese Zorian. Era divertente, perché anche Kirielle gli aveva fatto la stessa domanda.

“Per l’inizio del nuovo anno! Adesso frequentiamo il terzo anno ed è ora che comincia il vero
divertimento.”

Zorian batté le palpebre. Per quel che ne sapeva lui, Benisek non era una persona eccessivamente
preoccupata del successo nelle arti arcane. Aveva già un posto garantito negli affari di famiglia ed
era lì solo per ottenere il prestigio di essere un mago con una licenza. Zorian aveva spesso creduto
che avrebbe mollato subito dopo aver preso la certificazione, ma era ancora lì ed era emozionato
quanto Zorian all’idea di iniziare, finalmente, ad addentrarsi tra i veri misteri della magia. Si sentì
in colpa per averlo pensato, perché non avrebbe dovuto essere così presuntuoso.

“Oh, per quello. Certo che sono emozionato. Anche se devo ammettere di non sapere che tenevi
così tanto alla tua istruzione.”

“Di cosa stai parlando?” chiese Benisek guardandolo con fare sospetto. “Le ragazze, amico. Io
parlavo delle ragazze. Quelle più piccole adorano i più grandi, come noi! Il nuovo gruppo di
matricole ci sbaverà addosso.”

Zorian grugnì. Avrebbe dovuto immaginarlo.

“Ad ogni modo,” disse Zorian riprendendosi velocemente. “dato che tu stai sempre a spettegolare
in giro…”

“Mi informo sullo stato attuale delle cose,” lo corresse Benisek, con un tono di voce che sapeva
quasi di scherno.

“Certo. Perché l’accademia è improvvisamente così pulita e luccicante?”

Benisek sbatté le palpebre. “Non lo sapevi? Oh, cavolo, ne parlano tutti da mesi! Sotto quale roccia
vivi, Zorian?”

“Cirin è una gloriosa cittadina nel bel mezzo del nulla, come ben sai,” disse Zorian. “Adesso sputa
il rospo.”

“È per il festival dell’estate,” disse Benisek. “Tutta la città si sta preparando per l’evento, non solo
l’accademia.”

“Ma il festival dell’estate è ogni anno,” disse Zorian confuso.

“Sì, ma quest’anno è speciale.”

“Speciale?” chiese Zorian. “Perché?”

“Non lo so, qualche stronzata astrologica,” borbottò Benisek agitando la mano come se fosse
qualcosa di poco conto. “Che importa? È solo una scusa per fare una festa più bella delle
precedenti. A caval donato non si guarda in bocca.”

“Astro…” cominciò Zorian inarcando un sopracciglio quando rifletté su un particolare. “Aspetta, ti


riferisci all’allineamento planare?”

“Sì, quello,” disse Benisek. “Che cos’è?”

“Ti avanzano un paio d’ore?”

“Ripensandoci non lo voglio sapere.” Si tirò indietro Benisek ridacchiando nervoso.

Zorian rise. Era facile spaventarlo. La realtà era che Zorian sapeva molto poco dell’allineamento
planare e probabilmente non sarebbe riuscito a parlarne per più di 30 secondi. Era un argomento
piuttosto oscuro. Zorian sospettava che Benisek avesse ragione e che lo stessero usando
semplicemente come scusa per organizzare una festa più importante.

“Allora, che hai fatto durante l’estate?” Chiese Benisek.

Zorian grugnì. “Ben, sembri la mia insegnante di lettere delle elementari. ‘Adesso, bambini, come
compito per casa dovrete scrivere un tema su quello che avete fatto durante le vacanze estive’.”

“Volevo solo essere educato,” disse Benisek sulla difensiva. “Non c’è bisogno di arrabbiarti con
me solo perché hai sprecato la tua estate.”

“Oh, la tua invece è stata produttiva?” Lo sfidò Zorian.

“Beh, non volontariamente,” ammise Benisek in imbarazzo. “Mio padre ha deciso che era ora che
iniziassi a imparare a gestire gli affari di famiglia, così ho passato tutta l’estate ad aiutarlo
facendogli da assistente.”

“Oh.”

“Già,” concordò Benisek schioccando la lingua. “Mi ha anche costretto a seguire gestione
immobiliare come materia a scelta. Ho anche sentito dire che è una materia molto difficile.”

“Io non posso dire che la mia estate sia stata particolarmente stressante. Ho passato quasi tutto il
tempo a leggere libri ed evitare la mia famiglia,” ammise Zorian. “Mia madre ha cercato di
rifilarmi mia sorella minore per quest’anno, ma sono riuscito a farla franca.”

“Mi dispiace per te,” disse Benisek scrollando le spalle. “Io ho due sorelle più piccole e penso che
morirei se venissero a vivere con me. Sono entrambe un incubo! Comunque, quali sono le materie
che hai scelto tu?”

“Ingegneria, Alchimia minerale e Matematica avanzata.”

“Cosa?!” Benisek impallidì. “Cavolo, l’hai presa molto sul serio, vero? Vuoi per caso un posto
nella fucina degli incantesimi?”

“Sì,” disse Zorian.

“Perché?” Chiese Benisek incredulo. “Progettare oggetti magici è un lavoro difficile e


impegnativo. Sono certo che i tuoi genitori ti troverebbero un posto nella loro attività, no?”
Zorian fece un sorriso tirato. Sì, senza dubbio i suoi genitori avevano già trovato un posto tutto per
lui.

“Preferire morire di fame in mezzo a una strada,” gli disse Zorian onesto.

Benisek lo guardò con un sopracciglio sollevato, poi scosse la testa triste. “Personalmente, penso
che tu sia pazzo. Chi hai scelto come mentore?”

“Non ho potuto scegliere,” sbuffò Zorian. “Quando è arrivato il mio turno ne era rimasto solo uno.
Il mio mentore sarà Xvim.”

Benisek lasciò cadere il cucchiaio che aveva in mano e lo fissò sconvolto. “Xvim?! Ma quell’uomo
è un incubo!”

“Lo so,” disse Zorian lasciando andare un sospiro sofferto.

“Dio, penso che preferirei trasferirmi piuttosto che essere seguito da quel cretino,” disse Benisek.
“Sei molto più coraggioso di me, questo è certo.”

“E tu chi hai scelto?” chiese Zorian curioso.

“Carabiera Aope,” disse Benisek, immediatamente più allegro.

“Ti prego, non dirmi che hai scelto il tuo mentore basandoti solo sull’aspetto fisico,” supplicò
Zorian.

“Beh, non solo sull’aspetto,” disse Benisek sulla difensiva. “Dicono che è piuttosto tollerante…”

“Non vuoi fare lavoro extra,” ipotizzò Zorian.

“Per me si tratta di una vacanza,” ammise timidamente Benisek. “Posso posticipare l’inizio del
lavoro per due anni e nel frattempo divertirmi. Si è giovani solo una volta, no?”

Zorian scrollò le spalle. Per lui imparare a usare la magia e imparare in generale era una cosa
divertente, ma sapeva benissimo che erano pochi quelli che la pensavano come lui.

“Immagino di sì,” disse Zorian senza troppa convinzione. “C’è qualcos’altro che dovrei sapere che
già sanno tutti?”

Passò un’altra ora a conversare con Benisek affrontando argomenti diversi. Fu particolarmente
interessante scoprire chi dei loro compagni si sarebbe unito a loro quell’anno e chi no. Zorian
aveva pensato che l’esame per la certificazione fosse abbastanza semplice, ma apparentemente si
era sbagliato, dato che un quarto dei loro compagni non si sarebbe unito a loro. Notò che la
maggior parte degli studenti che erano stati bocciati erano quelli nati civili, ma non si trattava di
una cosa troppo insolita; studenti nati da famiglie di maghi avevano il supporto dei genitori
durante lo studio della magia e una reputazione da mantenere. Fu piacevolmente sorpreso di
scoprire che un coglione in particolare quell’anno non si sarebbe unito a loro; sembrava che
Veyers Boranova avesse perso il controllo durante la sua udienza disciplinare e fosse stato espulso
dall’accademia. Non sarebbe mancato a nessuno. Quel ragazzo era una minaccia ed era stato un
peccato il fatto che non lo avessero espulso prima. Fortunatamente, non si poteva chiudere un
occhio su determinate cose, neanche se si trattava dell’erede della nobile casata dei Boranova.

Quando Benisek inizio a parlare dei lati negativi e positivi di alcune ragazze della loro classe andò
via, perché non voleva farsi coinvolgere in discussioni del genere, e tornò nella sua camera per
continuare a studiare. Non aveva nemmeno aperto del tutto il primo libro quando venne interrotto
da un bussare alla porta. In pochi si sarebbero presi la briga di arrivare fino alla sua camera, quindi
immaginò chi potesse essere ancora prima di aprire la porta.

“Ciao, blatta!”

Zorian fissò la ragazza sorridente davanti a lui, stava ancora decidendo se offendersi per quel
nomignolo oltraggioso prima di accoglierla dentro. In passato, quando aveva ancora una cotta per
lei, quel nomignolo lo aveva ferito… adesso era fastidioso. Taiven corse dentro e saltò sul suo letto
come se fosse una bambina. Sul serio, cosa ci aveva mai visto in lei? Era solo una bella ragazza più
grande che era abbastanza carina con lui e che aveva la tendenza a indossare vestiti aderenti, nulla
di più.

“Pensavo ti fossi diplomata,” disse lui.

“È così,” rispose prendendo uno dei libri di incantesimi che Zorian aveva preso in prestito dalla
biblioteca prima di stenderlo sul suo grembo e sfogliarlo. Poiché la ragazza aveva già preso
possesso del suo letto, lui si mise a sedere sulla sedia davanti la scrivania. “Ma sai come funziona,
ci sono sempre moltissimi giovani maghi e mai abbastanza maestri che vogliono prenderli sotto le
loro ali. Io lavorerò come assistente di Nirthak. Se sceglierai lotta non magica mi vedrai sempre!”

“Sì, certo,” sbuffò Zorian. “Nirthak mi ha già messo nella sua lista nera, nel caso mi facessi venire
strane idee.”

“Davvero?”

“Già. Ma non mi sarei comunque iscritto a quella materia,” disse Zorian. Forse lo avrebbe fatto
solo per vedere Taiven sudata e accaldata con quegli abiti succinti che indossava quando si
allenava.

“Peccato,” disse lei apparentemente presa dal suo libro. “Dovresti proprio mettere su un po’ di
muscoli. Alle ragazze piacciono i ragazzi che si allenano.”

“Non mi importa di cosa piace alle ragazze,” rispose Zorian infastidito. Stava cominciando a
sembrare sua madre. “Perché sei qui?”

“Oh, datti una calmata, era solo per dire,” rispose lei con un sospiro drammatico. “I ragazzi e il
loro fragile ego.”

“Taiven, tu mi piaci, ma stai tirando troppo la corda,” lo avvertì Zorian.

“Sono venuta per chiederti se volessi unirti a me e a qualche altro domani per un lavoro,” disse lei
mettendo da parte il libro e arrivando al motivo della sua visita.

“Un lavoro?” chiese Zorian sospettoso.

“Sì. Beh, si tratta più di una missione. Hai presente gli annunci di lavoro che appendono sulla
bacheca in amministrazione?”

Zorian annuì. Ogni volta che un mago in città voleva che una cosa venisse fatta a basso costo
metteva una ‘offerta di lavoro’ per gli studenti interessati. La paga era solitamente ridicola, ma agli
studenti servivano per guadagnare ‘crediti’, quindi tutti dovevano fare un certo numero di lavori.
Molti non cominciavano prima del quarto anno, a meno che non avevano bisogno dei soldi, e
Zorian aveva tutte le intenzioni di seguire quella tradizione.

“Si tratta di una cosa carina,” disse Taiven. “Si tratta di una semplice caccia al tesoro per i tunnel
sotto la città che…”

“Una passeggiata tra le fogne?” la interruppe Zorian incredulo. “Vuoi che venga nelle fogne?”

“Sarà una bella esperienza!” protestò Taiven. “Non possiamo proporci se non abbiamo un quarto
membro per la squadra! Moriresti se facessi questo piccolo sacrificio per una vecchia amica?”

“Potrei!” disse Zorian.

“Ci saranno altre tre persone a proteggerti!” lo rassicurò. “Ci siamo stati centinaia di volte e non è
mai successo nulla di pericoloso, tutte le chiacchiere sono esagerate.”
Zorian sbuffò e guardò altrove. Anche se lo avessero veramente tenuto al sicuro, si trattava pur
sempre di un giro per dei tunnel puzzolenti e pieni di malattie con tre persone che non conosceva
bene e che probabilmente sarebbero state infastidite dall’essere state costrette a portare anche lui.

Inoltre, non l’aveva ancora perdonata per il finto appuntamento a cui l’aveva invitato. A quel
tempo poteva anche non sapere che avesse una cotta per lei, ma quella sera era comunque stata
insensibile.

Per di più, avrebbe potuto essere più incline ad aiutarla se solo lei avesse smesso di chiamarlo
‘blatta’. Non era una cosa carina tanto quanto pensava lei.

“Okay, che ne dici di una scommessa?” tentò lei.

“No,” rifiutò deciso Zorian.

Taiven sbuffò affrontata. “Non hai nemmeno sentito quale!”

“Vuoi combattere,” disse Zorian. “Tu vuoi sempre combattere.”

“Allora?” mise il broncio lei. “Ti stai tirando indietro? Ammetti la sconfitta con una donna?”

“Assolutamente,” disse Zorian con fare impassibile. Entrambi i genitori di Taiven erano maestri
nelle arti marziali e le avevano insegnato a combattere non appena aveva iniziato a camminare.
Zorian non sarebbe durato nemmeno cinque secondi in un combattimento corpo a corpo.

Cavolo, forse nessuno a scuola sarebbe stato capace di tenerle testa.

Taiven agitò le mani per aria in un gesto di frustrazione e si lasciò andare sul letto così che Zorian
pensò per un momento che avesse accettato la sconfitta. Poi si mise a sedere sul letto con le gambe
incrociate sotto il corpo fino a sistemarsi nella posizione del loto. Il sorriso sul suo volto diede una
brutta sensazione a Zorian.

“Allora,” iniziò lei con tono allegro. “Come stai?”

Zorian sospirò. Non era in quel modo che avrebbe voluto passare il suo fine settimana.

***

Due giorni dopo era lunedì e Zorian si era già sistemato nella sua nuova stanza. Dopo essersi
abituato a dormire fino a tardi, svegliarsi presto fu una tortura, ma ci riuscì. Aveva molti difetti, ma
la mancanza di autodisciplina non era una di quelli.
Dopo tre ore di lotta verbale era riuscito a sbarazzarsi di Taiven, anche se dopo quello non era stato
dell’umore giusto per fare nulla e dopo la sua visita aveva deciso di rimandare la lettura a un altro
giorno. Alla fine, aveva passato tutto il fine settimana a poltrire, in realtà impaziente all’idea di
iniziare le lezioni.

La prima lezione della giornata era Invocazioni di base e Zorian non sapeva cosa avrebbero
insegnato. La maggior parte delle altre materie sull’orario avevano un oggetto di studio chiaro già
dal nome della materia, ma ‘invocazioni’ era un termine generale. Invocazioni era il termine a cui
molti pensavano quando sentivano la parola ‘magia’; qualche parola arcana, gesti strani e puf! Un
effetto magico. In realtà serviva molto, molto di più, ma quello era ciò che si vedeva e quindi ciò
su cui si concentravano tutti. Chiaramente l’accademia riteneva importante quella materia perché
era programmata ogni giorno della settimana.

Mentre raggiungeva l’aula vide una persona familiare davanti la porta con una cartellina tra le
mani. Almeno si trattava di una figura familiare. Akoja Stroze era la rappresentante di classe del
suo gruppo dal loro primo anno di scuola e lei prendeva molto sul serio la sua posizione. Lo
guardò male quando lo vide e Zorian si chiese che altro avesse fatto per infastidirla.

“Sei in ritardo,” disse quando fu abbastanza vicino.

Zorian sollevò un sopracciglio a quelle parole. “Mancano ancora 10 minuti all’inizio della lezione.
Come posso essere in ritardo?”

“Gli studenti devono essere in classe 15 minuti prima dell’inizio delle lezioni,” disse con fare
solenne.

Zorian alzò gli occhi al cielo. Quella era una cosa ridicola persino per Akoja. “Sono l’ultima
persona ad essere arrivato?”

“No,” concesse lei dopo un breve silenzio.

Zorian la superò ed entrò in aula.

Si capiva sempre quando si entrava in una stanza piena di maghi; il loro aspetto e senso della moda
era un indizio infallibile, specialmente a Cyoria dove i maghi di tutto il mondo mandavano i loro
figli. Molti dei suoi compagni provenivano da famiglie di maghi già conosciute, se non
direttamente dalle casate e molti maghi provenienti da lignaggi illustri davano vita a figli con
notevoli peculiarità, forse per la genetica ereditata dai genitori o per dei rituali segreti di
potenziamento a cui si sottoponevano per… per avere caratteristiche particolari come i capelli
verdi, avere gemelli legati spiritualmente, avere segni a mo’ di tatuaggi sulle guance e sulla fronte.
E quelli erano segni particolari che esibivano i suoi compagni di classe.

Scosse la testa per liberarsi da quei pensieri e raggiunse l’inizio dell’aula salutando qua e là quei
compagni che conosceva un po’ meglio degli altri. Nessuno cercava veramente di parlare con lui,
anche se non era in contrasto con nessuno della sua classe, non era nemmeno particolarmente unito
a nessuno di loro.

Stava per sedersi quando dei sibili frenetici lo interruppero. Guardò alla sua sinistra e vide un suo
compagno sussurrare alla lucertola arancio-rossastra come se la stesse consolando. L’animale lo
fissava intensamente con i suoi occhi giallo brillante, assaporando nervosamente l’aria con la
lingua, ma non sibilò di nuovo quando Zorian si mise a sedere lentamente sulla sedia.

“Scusa,” disse il ragazzo. “Si sente un po’ a disagio vicino agli sconosciuti.”

“Non preoccuparti,” disse Zorian respingendo le scuse. Non conosceva molto bene Briam ma
sapeva che la sua famiglia allevava serpenti di fuoco per vivere, quindi non era insolito il fatto che
lui ne avesse uno. “Vedo che la tua famiglia ti ha dato un serpente di fuoco tutto tuo. Un
famiglio?”

Briam annuì felice massaggiando la testa del serpente con fare assente e portando la creatura a
chiudere gli occhi contenta. “Abbiamo legato durante le vacanze estive,” disse. “Il legame con un
famiglio è un po’ strano all’inizio, ma penso di starci prendendo la mano. Almeno sono riuscito a
convincerlo a non sputare fuoco contro le persone senza permesso, altrimenti avrei dovuto
mettergli un collare sopprimi-fuoco e lui lo odia.”

“La scuola non ti darà problemi se porti quel coso in classe?” chiese Zorian curioso.

“Non è un coso,” lo corresse Briam. “E no, non importa. È possibile portare un famiglio a lezione
se lo hai segnalato all’accademia e riesci a controllarlo. E, ovviamente, fintanto che sono di una
misura ragionevole.”

“Ho sentito dire che i serpenti di fuoco possono diventare enormi,” disse Zorian.

“È vero,” concordò Briam. “È per questo che finora non mi era stato permesso di averne uno. Tra
qualche anno sarà troppo grande per seguirmi in classe, ma per allora io avrò già finito di studiare
e sarò tornato al ranch.”

Contento del fatto che la creatura non avrebbe cercato di morderlo durante la lezione, Zorian
spostò l’attenzione su altro. Passò la maggior parte del tempo a studiare le ragazze con quanta più
discrezione possibile. Dava la colpa di quello a Benisek, poiché lui non era solito mangiare con gli
occhi le sue compagne. Non importava quanto fossero carine.
“È sexy, vero?”

Zorian saltò per aria sorpreso nel sentire la voce dietro di sé e si maledisse per essersi lasciato
cogliere alla sprovvista.

“Non so di cosa tu stia parlando,” disse velocemente e voltandosi con calma sulla sedia per
guardare Zach. Il volto allegro e sorridente del suo compagno gli fece capire che non sarebbe
riuscito a prendere in giro nessuno.

“Non essere così turbato,” gli disse Zach contento. “Penso non esista un solo ragazzo in classe che
di tanto in tanto non sogni ad occhi aperti la nostra bella dea rossa.”

Zorian sbuffò. Lui non stava affatto guardando Raynie, ma la ragazza con cui stava parlando. Però
non avrebbe corretto Zach. Non gli avrebbe mai detto nulla. Zorian provava emozioni contrastanti
nei suoi confronti. Da un lato il ragazzo dai capelli corvini era affascinante, pieno di sé, bello e
popolare, motivo per cui gli ricordava molto i suoi fratelli, ma d’altra parte non era mai stato
cattivo o scellerato nei suoi confronti e chiacchierava spesso con lui mentre tutti gli altri
preferivano ignorarlo. Per questo motivo Zorian non sapeva mai come comportarsi con lui.

E poi, non aveva mai discusso di ragazze con altri. In accademia giravano sempre voci su chi
piacesse a chi e Zorian sapeva molto bene quanto persino i pettegolezzi più innocui potessero
rendere triste la vita di qualcuno per gli anni successivi.

“Dal tuo tono malinconico mi sembra di capire che sia ancora immune al tuo charm,” disse Zorian
cercando di spostare l’attenzione via da se stesso.

“È complicata,” concordò Zach. “Ma io ho tutto il tempo del mondo.”

Zorian sollevò un sopracciglio a quelle parole, non capendone il significato nascosto. Tutto il
tempo del mondo?

Fortunatamente venne salvato dalla conversazione dall’aprirsi della porta e dall’arrivo


dell’insegnante. Zorian rimase sorpreso nel vedere Ilsa entrare in aula con l’enorme libro verde che
si portavano dietro tutti gli insegnanti, anche se non avrebbe dovuto. Sapeva già che era
un’insegnante dell’accademia, quindi non era insolito il fatto che tenesse una lezione. Gli sorrise
prima di poggiare il libro sulla cattedra e battere le mani una volta per zittire gli studenti troppo
presi dalle loro conversazioni per notarla.

“Un po’ di silenzio, grazie, la lezione è iniziata,” disse Ilsa prendendo la lista di studenti da Akoja,
che rimase sull’attenti, ferma vicino a Ilsa, come se fosse un soldato davanti a un superiore.
“Ragazzi, benvenuti alla prima lezione di questo nuovo anno scolastico. Io sono Ilsa Zileti e sarò la
vostra insegnante per questo corso. Adesso siete al terzo anno, questo significa che avete passato la
certificazione e vi siete uniti a noi nell’illustre comunità di maghi. Vi siete dimostrati intelligenti,
motivati e capaci di piegare il mana, l’essenza della magia, alla vostra volontà. Ma il vostro
viaggio è appena cominciato. Come avrete notato, e molti si sono lamentati di questo, finora vi
sono stati insegnati solo una manciata di incantesimi e tutti dei semplici trucchetti. Sarete lieti di
sapere che questa ingiustizia finisce qui.”

Gli studenti esultarono e Ilsa gli permise di gioire un secondo prima di far loro cenno di tornare in
silenzio. Di certo aveva una predisposizione per la teatralità.

Lo stesso si poteva dire per gli studenti, perché quell’esulto non era di certo perché non riuscivano
a contenere la loro eccitazione.

“Ma di preciso, cosa sono gli incantesimi?” chiese. “Qualcuno sa rispondere?”

“Oh, fantastico,” mormorò Zorian. “Una lezione di riepilogo.”

Un fievole mormorio riempì l’aula, fino a quando Ilsa non indicò una ragazza che ripeté la
definizione di ‘magia strutturata’.

“Gli incantesimi sono una magia strutturata. Lanciare un incantesimo significa invocare un
particolare costrutto di mana. Un costrutto che, per sua natura, ha dei limiti. È per questo che gli
incantesimi strutturati vengono anche chiamati ‘incantesimi limitati’. Gli esercizi di manipolazione
che avete fatto in questi due anni, quelli che pensate siano stati inutili, sono magia non strutturata.
In teoria, con la magia non strutturata si può fare tutto. le invocazioni sono un semplice strumento
per renderci la vita più semplice. Una stampella, si potrebbe dire. Lanciare un incantesimo limitato
significa sacrificare la flessibilità del mana e forzarlo in una costruzione rigida che può essere
modificata solo un minimo. Quindi, perché tutti preferiscono le invocazioni?”

Attese qualche momento prima di continuare. “In un mondo ideale si dovrebbe imparare a
utilizzare la magia in modo non strutturato, di piegarla come meglio crediamo alla nostra volontà.
Ma questo non è un mondo ideale e la magia non strutturata è lenta e difficile da imparare e
sappiamo che il tempo è prezioso. Inoltre, le invocazioni vanno bene per la maggior parte degli
obiettivi, con queste si possono fare cose fantastiche. Molte delle cose che si possono ottenere con
le invocazioni non sono mai state riprodotte usando la magia non strutturata. Altre…”

Tirò fuori una penna dalla tasca e la poggiò sul tavolo prima di lanciare quello che Zorian
riconobbe essere un semplice incantesimo ‘torcia’. La penna emanò una luce leggera che illuminò
la stanza. Beh, almeno aveva capito perché le tendine dell’aula erano chiuse; era difficile
dimostrare efficacemente un incantesimo di luce in pieno giorno. Ma quell’incantesimo non era
nulla di nuovo per Zorian, dato che gli avevano insegnato a lanciarlo l’anno precedente.

“L’invocazione ‘torcia’ è uno degli incantesimi più semplici e voi dovreste già conoscerlo. È
paragonabile all’esercizio di manipolazione della luce, e dovreste già conoscere anche questo.”

A quel punto Ilsa si lanciò in una spiegazione sui vantaggi e gli svantaggi dell’incantesimo ‘torcia’
in confronto all’esercizio di manipolazione per poi fare un confronto tra la magia strutturata e non
strutturata in generale. Erano per la maggior parte cose che Zorian aveva già imparato leggendo
libri e frequentando le altre lezioni, così passò il suo tempo disegnando varie creature magiche ai
margini del suo quaderno mentre Ilsa parlava. Con la coda dell’occhio vedeva Akoja e altre
persone scrivere furiosamente tutto quello che diceva, anche se si trattava di una lezione di
riepilogo e tutte quelle informazioni erano già state scritte negli appunti dell’anno precedente. Non
sapeva se essere impressionato dalla loro dedizione o disgustato dalla loro chiusura mentale.
Aveva però notato che alcuni studenti avevano animato le loro penne per scrivere l’intera lezione
mentre loro ascoltavano. Zorian preferiva scrivere manualmente gli appunti, ma un incantesimo
del genere era utile, così si appuntò velocemente di trovare l’incantesimo che avevano usato.

Ilsa iniziò a parlare di contro incantesimi, altro argomento che avevano abbondantemente coperto
durante l’anno precedente e uno degli ambiti chiave in cui dovevano essere abili per superare la
certificazione. In realtà si trattava di un argomento vitale e complesso dato che non esistevano
soluzioni adatte a tutte le situazioni per rompere un incantesimo strutturato e, senza sapere come
rompere i propri incantesimi, sperimentare la magia strutturata poteva essere disastroso. Eppure
l’accademia avrebbe potuto dare per scontato il fatto che sapessero come fare e andare avanti con
il programma.

Ad un certo punto Ilsa decise di ravvivare la spiegazione con degli esempi ed eseguì alcuni
incantesimi di evocazione con il quale fece comparire una serie di ciotole di ceramica sulla sua
cattedra. Disse ad Akoja di distribuire le ciotole a tutti, poi gli fece eseguire l’incantesimo di
levitazione degli oggetti per fargliele librare sopra i banchi. In confronto alla levitazione della
bicicletta della bimba vicino al fiume quello era un giochetto da ragazzi.

“Vedo che riuscite tutti a far levitare le ciotole,” disse Ilsa. “Molto bene. Adesso voglio che gli
lanciate l’incantesimo di dis-illuminazione.”

Zorian sollevò un sopracciglio. Che cosa avrebbero ottenuto?

“Avanti,” li incitò Ilsa. “Non ditemi che avete già dimenticato come lanciarlo.”
Zorian fece velocemente dei gesti e sussurrò un breve canto concentrandosi sulla ciotola.
L’oggetto in questione tremò per un secondo prima di cadere come se fosse un normale oggetto
pesante in aria. Una miriade di suoni di cose che sbattevano gli fece capire che il suo non era un
caso isolato e guardò Ilsa in attesa di una spiegazione.

“Come potete vedere l’incantesimo di levitazione degli oggetti può essere rotto dall’incantesimo di
dis-illuminazione. È uno sviluppo interessante, non siete d’accordo? Che cosa c’entra un
incantesimo pensato per cancellare la fonte di una luce magica con la levitazione degli oggetti? La
verità, miei giovani studenti, è che il dis-illuminatore è semplicemente una forma specializzata di
un contro incantesimo generale, ciò significa che rompe la struttura di un incantesimo facendolo
sparire. Anche se non è stato creato pensando alla levitazione degli oggetti, è comunque capace di
avere effetto su di essi se si usa abbastanza energia.”

“Allora perché non ci ha detto di lanciare un normale contro incantesimo?” chiese una ragazza.

“È un argomento che affronteremo un’altra volta,” disse Ilsa senza battere ciglio. “Per adesso
voglio che vi rendiate conto di cosa è successo quando avete rotto l’incantesimo sulla ciotola; è
caduta come un sacco e se non fosse stata rafforzata magicamente si sarebbe rotta nell’impatto.
Questo è il problema principale degli incantesimi distruttori. Sono la forma più semplice di contro
incantesimo e, virtualmente, ogni incantesimo può essere infranto se si mette abbastanza energia
nel distruttore, ma a volte infrangerlo può avere conseguenze peggiori del lasciarlo. Questo è vero
specialmente per gli incantesimi di alto ordine, che quasi sempre reagiscono al contro incantesimo
in modo esplosivo a causa della grande quantità di mana usata nell’incantesimo. Senza contare il
fatto che ‘abbastanza potere’ può essere molto più di quanto possa dare un qualsiasi mago. Mettete
le ciotole sul vostro banco e gettate dentro qualche pagina del vostro quaderno.”

Zorian rimase sorpreso dall’improvvisa richiesta di Ilsa, ma fece come aveva detto. Per lui
strappare dei fogli aveva un effetto catartico, quindi riempì la ciotola con un po’ più carta del
necessario e poi aspettò ulteriori informazioni.

“Voglio che lanciate tutti l’incantesimo ‘fuoco’ sulla carta, usando subito dopo il dis-illuminatore
sul fuoco che si creerà per spegnerlo,” disse Ilsa.

Zorian sospirò. Capì cosa voleva che facessero e sapeva che le fiamme non sarebbero sparite come
conseguenza dell’incantesimo, ma fece comunque come gli era stato detto. Le fiamme non
accennarono a diminuire e il fuoco si spense da solo quando terminò la carta.

“Vedo che sapete tutti lanciare perfettamente l’incantesimo ‘fuoco,’” disse Ilsa. “Non dovrei essere
sorpresa perché scaldare è qualcosa di molto facile da fare con la magia. Scaldare e far esplodere.
Ma nessuno di voi è riuscito ad estinguere le fiamme. Perché crediate sia successo questo?”
Zorian sbuffò mentre ascoltava la maggior parte degli studenti cercare di rispondere alla domanda.
‘Cercare’ era il termine giusto perché sembrava stessero rispondendo a caso nella speranza di dare
la risposta esatta. Di solito Zorian non si proponeva mai per nulla in classe, non gli piaceva essere
al centro dell’attenzione, ma si stava stancando di sentire gli altri tirare a indovinare e sembrava
che Ilsa non avrebbe dato la risposta fino a quando qualcuno non avesse trovato la soluzione.

“Perché non c’è niente da sciogliere,” rispose. “È un normale fuoco, iniziato dalla magia ma non
alimentato da essa.”

“Esatto,” disse Ilsa. “Questa è un’altra debolezza degli incantesimi distruttori. Rompono la
struttura del mana, ma gli effetti non magici causati dall’incantesimo non vengono intaccati.
Tenendo a mente questa nozione torniamo al nostro problema immediato…”

Due ore dopo Zorian uscì dall’aula con i suoi compagni, ma si sentiva leggermente deluso. Aveva
imparato ben poco durante la lezione e Ilsa aveva detto che avrebbe passato un mese intero a
rivedere le basi prima di passare a cose più avanzate. Poi gli aveva assegnato un tema sui contro
incantesimi. Sembrava sarebbe stato un corso relativamente noioso dato che Zorian aveva già una
buona padronanza degli incantesimi di base e avevano ‘invocazioni di base’ cinque volte a
settimana, ovvero ogni giorno. Che gioia.

Il resto della giornata fu privo di eventi poiché le altre quattro lezioni furono semplicemente
introduttive e una spiegazione degli argomenti che avrebbero trattato e dettagli simili. Alchimia di
base e funzionamento degli oggetti magici sembravano promettenti, ma gli altri due corsi erano
simili a quelli che aveva seguito nei due anni precedenti. Zorian non sapeva perché l’accademia
sentisse il bisogno di continuare a proporre lezioni sulla storia della magia e le leggi magiche
anche durante il terzo anno scolastico, a meno che non stessero deliberatamente cercando di
infastidire qualcuno. Ed era probabile perché il loro insegnante di storia, un vecchio di nome
Zenomir Olgai, era entusiasta della sua materia e gli assegnò come compito la lettura di un libro di
storia di 200 pagine da completare entro la fine della settimana.

Per Zorian non era il modo migliore di iniziare la settimana.

***

Il giorno successivo ebbe inizio con ‘magia di combattimento’, insegnata in una sala di
allenamento invece che nella classica aula. Il loro insegnante era un ex mago guerriero di nome
Kyron. Zorian dovette guardarlo solo una volta per capire che non sarebbe stato un corso normale.

L’uomo davanti a lui era di altezza media, ma sembrava fosse stato scolpito nel marmo; era calvo,
cupo e molto, molto muscoloso, aveva un naso prominente e se ne stava a petto nudo mostrando
con orgoglio i suoi pettorali piuttosto sviluppati. In una mano stringeva il bastone da
combattimento e nell’altra il sempre presente libro verde degli insegnanti. Se qualcuno l’avesse
descritto a Zorian, avrebbe pensato a un tipo buffo, ma non c’era nulla di buffo nel vedere
quell’uomo in carne e ossa.

“Magia di combattimento non è una vera e propria categoria di incantesimo,” disse Kyron con
voce alta e imperiosa, come se fosse un generale che parla alle sue reclute e non un insegnante che
si rivolge a degli studenti. Probabilmente era la lezione più silenziosa a cui Zorian avesse mai
partecipato; persino i più chiacchieroni, come Neolu e Jade, rimasero in silenzio. “Si tratta più di
lanciare magia. Per usare gli incantesimi durante una lotta bisogna essere veloci e superare le
difese degli avversari. Ciò significa che è necessario tanto potere per poter formare l’incantesimo
in un istante… per questo le classiche invocazioni che utilizzate durante gli altri corsi sono inutili!”
batté il bastone per terra per dare enfasi alle sue parole che riecheggiarono per tutta la sala. Zorian
avrebbe giurato che l’uomo avesse in qualche modo potenziato la sua voce con la magia. “Per
recitare un incantesimo servono diversi secondi, se non di più, e molti dei vostri opponenti vi
ucciderebbero ancora prima di aver finito, specialmente oggigiorno, a seguito delle Guerre dei
Frammenti, poiché anche gli scemi possiedono una pistola e sanno come combattere i maghi.”

Kyron agitò una mano e l’aria dietro di lui cominciò a luccicare rivelando il fantasma trasparente
di un Minotauro che lo sovrastava. La creatura sembrava piuttosto arrabbiata, ma era chiaramente
un’illusione.

“Molti incantesimi da battaglia usati dai maghi di una volta miravano a meravigliare la gente con
la magia o facevano affidamento sul fatto che non si conoscessero i limiti della magia. Oggi
chiunque abbia finito le elementari sa bene che è inutile lasciarsi spaventare da una chiara illusione
come questa, figuriamoci se ci troviamo di fronte un soldato professionista o un criminale. La
maggior parte degli incantesimi e delle tattiche che troverete in biblioteca sono tutte obsolete.”

Kyron si fermò e si massaggiò il mento con fare pensieroso. “Inoltre, è difficile concentrarsi sul
lancio di un incantesimo quando qualcuno cerca di ucciderci,” disse quasi sovrappensiero, poi
scosse la testa. “Come conseguenza di ciò, ormai più nessuno lancia degli incantesimi da battaglia
come se fossero classiche invocazioni, si preferisce usare delle formule come quelle incise sul mio
bastone per lanciare incantesimi specifici in modo veloce e semplice. Io non vi insegnerò come
usare gli incantesimi da battaglia senza questi oggetti, poiché per insegnarvi ad usare le classiche
invocazioni durante un combattimento ci vorrebbero anni. Se siete curiosi potete sempre cercare i
giusti incantesimi in biblioteca ed esercitarvi da soli.”

Poi passò a ciascuno di loro una bacchetta spara missili magici e li fece esercitare a lanciare
l’incantesimo contro le bambole di argilla che si trovavano dall’altro lato della sala di allentamento
fino a quando non esaurirono il loro mana. Mentre attendeva che la ragazza davanti a lui
consumasse il suo mana, Zorian studiò la bacchetta che aveva in mano. Era un pezzo di legno
perfettamente dritto che riusciva a tenere con facilità e che poteva essere afferrato da entrambe le
estremità senza che se ne alterassero gli affetti, questo perché un lampo di forza emergeva dalla
punta opposta al lato di chi la utilizzava.

Quando fu finalmente il suo turno, si rese conto che lanciare un incantesimo con l’aiuto di un
oggetto che lo aveva già formulato era quasi fin troppo facile. Non doveva nemmeno pensare
troppo, semplicemente puntare la bacchetta nella direzione desiderata e incanalare in essa il mana;
l’incantesimo formulato al suo interno faceva quasi tutto da solo. Il vero problema era che per
lanciare il ‘missile magico’ serviva molto più mana che per gli altri incantesimi che Zorian aveva
utilizzato e terminò la sua riserva in otto lanci.

Prosciugato e anche deluso dalla velocità con cui aveva esaurito la sua scorta, Zorian osservò Zach
che lanciava un missile magico dopo l’altro con una sicurezza eccessiva. Non poté fare a meno di
provare un po’ di invidia nei confronti del ragazzo perché la quantità di mana che Zach aveva
utilizzato fino a quel momento doveva essere il triplo, se non il quadruplo, del suo massimo. E non
dava nemmeno segni di cedimento.

“Beh, adesso vi lascio andare, anche se la lezione non è ancora ufficialmente terminata,” disse
Kyron. “Avete esaurito tutti il vostro mana, a eccezione del signor Noveda, e la battaglia magica si
basa esclusivamente sulla pratica. Vi lascio con un avvertimento, usate le vostre nuove tecniche di
combattimento magico con moderazione e responsabilità, altrimenti verrò io stesso a darvi la
caccia.”

Se quelle parole fossero state pronunciate da un qualunque altro professore Zorian ci avrebbe riso
su, ma Kyron sembrava abbastanza pazzo da farlo sul serio.

Dopo quella lezione fu il momento di ‘formule di incantesimi’, la materia che era la base della
magia usata per dar vita alle formule che utilizzavano durante la lezione di ‘magia di
combattimento’. La loro insegnante, una giovane donna con dei capelli arancioni antigravitazionali
che si ergevano come le fiamme di una candela, ricordava a Zorian di Zenomir Olgai per lo stesso
entusiasmo che nutriva nei confronti della materia. A Zorian piaceva formule di incantesimi, ma
non tanto quanto Nora Boole pensava sarebbe stato appropriato. Le sue ‘letture raccomandate’
includevano 12 libri diversi e la donna annunciò immediatamente che avrebbe organizzato delle
letture bonus ogni settimana per tutti quelli interessati a imparare di più. Poi gli somministrò un
‘breve test’ (fatto di 60 domande) per capire quanto ricordassero dei due anni precedenti. Concluse
la lezione dicendo agli studenti di leggere i primi tre capitoli di ciascuno dei libri raccomandati
sulla lista per la lezione successiva (che si sarebbe tenuta il giorno dopo).
Il resto della giornata fu rilassante in confronto a quella lezione.

***

Zorian bussò alla porta di fronte a sé e spostò nervoso il peso del corpo da un piede all’altro. La
prima settimana di scuola era stata tranquilla, aveva solo scoperto che Nora Boole era anche
l’insegnante di ‘matematica avanzata’ e che era entusiasta della materia allo stesso modo dell’altra,
motivo per cui aveva somministrato loro un altro test preliminare e ‘raccomandato’ ulteriori
letture. Ma quel venerdì era il giorno in cui avrebbe conosciuto il suo mentore.

“Avanti,” disse una voce dalla stanza e Zorian avrebbe giurato di aver sentito già l’impazienza
nella sua voce, come se l’uomo sapesse già, ancora prima di vederlo, che gli avrebbe fatto perdere
tempo. Aprì la porta e si ritrovò di fronte Xvim Chao, il famoso mentore venuto dall’inferno.
Zorian capì subito dalla sua espressione che Xvim non aveva un’alta considerazione di lui.

“Zorian Kazinski? Si sieda, prego,” ordinò Xvim senza nemmeno attendere una risposta. Zorian
riuscì a mala pena ad afferrare la penna che gli lanciò non appena si mise a sedere.

“Mi mostri le tre basi,” ordinò il suo mentore riferendosi agli incantesimi di manipolazione che gli
avevano insegnato durante il secondo anno.

Aveva sentito parlare di quella parte. Nessuno aveva mai padroneggiato abbastanza le tre basi da
impressione Xvim. Infatti, non appena Zorian iniziò a far levitare la penna, lui lo interruppe.

“Lento,” affermò Xvim. “Le è servito un secondo pieno per trovare la concentrazione. Deve essere
più veloce, da capo.”

Da capo. Da capo. Da capo. Continuò a ripetere quelle parole, ancora e ancora, fino a quando
Zorian non si rese conto che era passata più di un’ora da quando aveva iniziato. Aveva
completamente perso la cognizione del tempo nel tentativo di concentrarsi sull’esercizio invece
che sul crescente desiderio di ficcare la penna nell’occhio di Xvim.

“Da capo.”

La penna si librò immediatamente nell’aria, ancora prima che Xvim avesse finito di parlare. Come
era possibile essere più veloci?

Perse, però, la concentrazione quando venne colpito in fronte da una biglia.

“Si è distratto,” lo ammonì Xvim.


“Mi ha tirato una biglia!” protestò Zorian non riuscendo a credere al fatto che il suo mentore
avesse fatto una cosa così infantile. “Cosa si aspettava sarebbe successo?!”

“Mi aspettavo che mantenesse comunque la concentrazione sull’esercizio,” disse Xvim. “Se
l’avesse davvero padroneggiato una distrazione così innocua non l’avrebbe ostacolata. Purtroppo,
sembra che io avessi di nuovo ragione: l’inadeguatezza dei correnti programmi dell’accademia
hanno bloccato la crescita di un altro studente promettente. Temo che dovremo ricominciare con le
basi della manipolazione del mana. Rivedremo ciascuno dei tre esercizi di base fino a quando non
li eseguirà in modo perfetto.”

“Professore, ho imparato a padroneggiare quegli esercizi un anno fa,” protestò Zorian. Non
avrebbe perso il suo tempo con le tre basi. Pensava di aver già passato troppo tempo a limare
quelle competenze.

“Non è così,” disse Xvim, quasi affrontato dal fatto che Zorian avesse suggerito una cosa del
genere. “Essere capace di eseguire l’esercizio correttamente non significa padroneggiarlo. Inoltre,
facendo questo imparerà ad essere paziente e a tenere sotto controllo il suo temperamento,
chiaramente una cosa in cui ha problemi. Queste sono capacità importanti per un mago.”

Zorian serrò le labbra che si chiusero quasi a formare una linea dritta. Quell’uomo lo stava facendo
arrabbiare di proposito, ne era certo. Sembrava che i pettegolezzi fossero veri e che quelle lezioni
non avrebbero fatto altro che farlo sentire frustrato.

“Cominciamo con l’esercizio di levitazione,” disse Xvim incurante del broncio di Zorian. “Da
capo.”

Stava cominciando a odiare quelle due parole.

Traduttore: Emanuela

Se a fine settimana qualcuno avesse chiesto a Zorian quali materie pensava gli avrebbero dato più
problemi, avrebbe risposto Formule di Incantesimi e Matematica Avanzata. Forse battaglie
magiche. Due settimane dopo poteva rispondere con certezza ‘Magia di Protezione’.

La Magia di Protezione, l’arte di proteggere le cose con la magia, era un campo sorprendentemente
complesso. Si dovevano tenere in conto il materiale della cosa che si cercava di proteggere, le
dimensioni e la forma, il modo in cui la protezione avrebbe reagito con la magia già esistente…
oppure si poteva usare un’invocazione generale sull’oggetto e sperare per il meglio. Ma il
professore avrebbe bocciato per una risposta del genere, quindi non era un’opzione per la classe.

Ma, a parte quelle complessità, quel corso sarebbe dovuto essere una passeggiata, o almeno non
sarebbe dovuto essere così confusionario. Zorian era una persona paziente e metodica quando si
trattava dell’arte della magia e aveva affrontato materie più difficili di Magia di Protezione con
risultati decenti. Il problema era che la loro insegnante, una severa donna con i capelli così corti da
essere quasi rasati, non sapeva insegnare. Per niente. Chiaramente conosceva bene la materia ma
non sapeva come trasferire le sue conoscenze agli studenti. Erano molte le cose che non diceva
durante le lezioni senza rendersi conto che solo perché ovvie per lei non significava fossero ovvie
per i suoi studenti. Il libro che aveva scelto per il corso non era migliore e sembrava più un
manuale per un guardiano professionista che un libro per studenti.

Domanda 6: Ti è stato affidato il compito di costruire un avamposto di ricerca su di un pozzo


mana di primo grado sugli Altopiani Sarokiani. L’edificio deve essere in grado di supportare
contemporaneamente 4 membri dello staff e i committenti hanno espresso la loro preoccupazione
riguardo la gravosa presenza di branchi di lupi invernali e infestazioni di vespe scavatrici
nell’area circostante. Hai un budget di 25000 pezzi e sei stato assunto come guardiano certificato
del secondo cerchio.

Supponendo che solo il mana estratto dal pozzo mana è disponibile per dare potere agli scudi,
quale combinazione di protezioni sarebbe la scelta migliore per l’avamposto? Spiega il
ragionamento.

Disegna la planimetria dell’avamposto programmato e spiega come la posizione delle stanze e la


forma dell’edificio possano avere effetti sull’efficacia.

Pensi che il problema delle vespe scavatrici possa essere risolto usando una protezione repellente
per parassiti o scegliendo con cura i materiali per l’edificio? Spiega il ragionamento.

Supponi che ti venga affidata la costruzione non di uno, ma di cinque avamposti con lo stesso
budget. Come cambieresti la risposta? Credi sia meglio creare delle protezioni identiche per tutti
e cinque gli avamposti o pensi sia necessario apportare delle modifiche? Spiega i vantaggi e gli
svantaggi di entrambi gli approcci.

Zorian si stropicciò gli occhi frustrato. Come avrebbe potuto rispondere a una domanda del
genere? Non aveva scelto architettura come materia a scelta e non sapeva fosse necessario
studiarla per superare con buoni voti il corso di ‘Magia di Protezione’. Senza tenere conto del fatto
che quella domanda supponeva la conoscenza dei prezzi di mercato dei materiali necessari o che si
sapesse la posizione degli Altopiani Sarokiani. Zorian era bravo in geografia ma non ne aveva idea
anche se, considerando la presenza di mostri come lupi invernali, pensava fossero vicino alla
foresta del nord.

Almeno sapeva rispondere alla terza parte della domanda. La risposta corretta era di certo le
protezioni. Se anche l’avamposto fosse stato non commestibile per le larve delle vespe scavatrici
sarebbe comunque stato un buon posto per costruire un nido. Tenendo in considerazione quanto
fossero territoriali quegli insetti non era consigliabile viverci vicino. In teoria, l’opzione di
scegliere con attenzione i materiali avrebbe liberato una quantità di mana che altrimenti sarebbe
stata utilizzata per mantenere la protezione per il repellente per parassiti, ma quelle protezioni
richiedevano un flusso di mana minimo per restare attive. Specialmente se erano legate
specificamente alle vespe scavatrici.

I suoi pensieri vennero interrotti da un risolino femminile dal retro dell’aula. Zorian non dovette
nemmeno girarsi per sapere cosa stesse succedendo; Zach stava intrattenendo gli studenti attorno a
lui, di nuovo. Avrebbe voluto che l’insegnante lo penalizzasse per l’interruzione, specialmente nel
bel mezzo di un esame, ma Zach era il cocco della donna austera perché l’unico studente che
prendeva voti alti ai suoi esami. Senza dubbio il giovane aveva già terminato il test con una
precisione del 100%. Cosa che, per la cronaca, non aveva alcun senso perché durante i primi due
anni era stato uno studente sotto la media che si distingueva più per il suo charm che per il talento
magico. Sembrava quasi una versione più carina di Fortov. Ma quell’anno era bravo in tutto. Tutto.
Conosceva tutto e aveva una grande etica professionale che non possedeva alla fine del secondo
anno; troppa per essere stata acquisita in quel breve lasso di tempo.

Come si poteva migliorare così tanto nel corso di una sola estate?

Dopo 15 minuti lanciò la matita sul tavolo e si arrese. Aveva risposto a otto delle dieci domande e
non sapeva nemmeno se fossero corrette, ma doveva farselo andare bene. Si sarebbe preso un paio
di giorni per studiare da solo la materia perché, giorno dopo giorno, le lezioni avevano sempre
meno senso. L’unico altro studente che rimaneva in aula tanto quanto lui era Akoja e lei consegnò
il compito qualche secondo dopo lui prima di seguirlo fuori. Era anche vero che erano rimasti così
tanto in aula per motivi molto diversi. Lui era rimasto così da poter ottenere qualche punto in più,
lei perché era una perfezionista che voleva controllare per l’ennesima volta quello che aveva fatto
per essere certa di non aver dimenticato nulla.

“Zorian, aspetta!”

Zorian rallentò e si fece raggiungere dalla ragazza. A volte poteva essere insopportabile, ma nel
complesso era una brava persona e non voleva sbottare solo perché il compito non era andato come
voleva lui.
“Come pensi sia andata?” chiese.

“Male,” rispose, non aveva senso mentire.

“Già, anche a me.”

Zorian alzò gli occhi al cielo. Le loro definizioni di ‘male’ erano molto diverse.

“Neolu ha finito in mezz’ora,” disse Akoja dopo un breve momento di silenzio. “Scommetto che
prenderà di nuovo il massimo.”

“Ako…” sospirò Zorian.

“So che tutti pensano che io sia gelosa, ma non è normale!” disse Akoja con voce bassa ma agitata.
“Io sono piuttosto intelligente, studio sempre e ho ancora problemi con il programma. Abbiamo
frequentato le stesse lezioni di Neolu in questi due anni e non è mai stata così brava. Mentre…
mentre adesso mi supera in tutte le lezioni!”

“Un po’ come Zach,” disse Zorian.

“Proprio come Zach!” concordò lei. “Passano anche molto tempo insieme. Loro due e un’altra
ragazza che non conosco e si comportano come… come se facessero parte del loro piccolo
mondo.”

“O come se fossero una coppia,” disse Zorian prima di accigliarsi. “Una tripletta? Qual è il termine
giusto per indicare una relazione romantica tra tre persone?”

Akoja sbuffò. “Non importa. Il punto è che quei tre non fanno altro che perdere tempo insieme,
inimicarsi gli insegnanti e ottenere comunque il massimo dei voti. Hanno persino rifiutato di essere
trasferiti nei gruppi di primo livello, riesci a crederci?!”

“Ti lasci prendere troppo dalla cosa,” la ammonì Zorian.

“Non sei curioso di sapere come ci riescono?” chiese Akoja.

“Certo che sì,” sbuffò Zorian. “È difficile non esserlo. Ma cosa posso farci? E poi Zach non mi ha
mai fatto nulla di male. Non voglio causargli problemi solo perché ha improvvisamente scoperto di
essere un prodigio.”

Zorian sentì Benisek unirsi improvvisamente a loro, spuntò da dietro un angolo e cominciò a
camminare con loro. A volte Zorian si chiedeva se quel cicciottello non fosse capace di sentire
l’odore del gossip.

“So bene come ti senti,” disse Benisek. “Io ho sempre pensato che Zach fosse un buono a nulla. Un
po’ come me, capite?”

“Beh, è impossibile che sia diventato così bravo in tutto nel giro di un’estate,” disse Zorian.
“Immagino che per tutto questo tempo ci abbia solo gettato del fumo sugli occhi.”

“Cavolo, che cosa stupida,” disse Benisek. “Se io fossi così bravo lo sbandiererei ai quattro venti.”

“Non penso abbia finto di essere meno capace per due anni di fila,” sbuffò Akoja. “Si sarebbe
tradito almeno qualche volta.”

“Beh, che altre opzioni ci sono?” chiese Zorian. Evitò di citare alcuni dei modi più oscuri con cui
avrebbe potuto ottenere un miglioramento così rapido per mezzo della magia, perché la maggior
parte di essi erano mezzi criminali ed era certo che l’accademia avesse fatto dei controlli su Zach
per assicurarsi che non fosse un mutaforma impostore né che fosse posseduto dal fantasma di un
mago morto da tempo.

“Forse conosce prima le risposte,” suggerì lei.

“Solo se è un oracolo,” disse Benisek. “Martedì scorso, quando sei andata a casa prima, Boole l’ha
interrogato e lui ha sparato le risposte come uno che ha mangiato un libro.”

Smisero di parlare quando entrarono nell’aula dove si sarebbe tenuta la lezione di Alchimia, che
era più un laboratorio di alchimia più che una normale aula. C’erano circa 20 tavoli, ognuno di essi
pieno di vari container e altre attrezzature. Tutti gli ingredienti per la lezione della giornata erano
già pronti, anche se alcuni richiedevano delle preparazioni aggiuntive prima di poter essere usati
nei processi che avrebbero imparato quella giornata. Per esempio, era piuttosto sicuro che non
avrebbero messo delle cavallette vive nella soluzione che dovevano bollire.

L’alchimia, come la magia protettiva, era un’arte complicata, ma l’insegnante era preparata e
sapeva insegnare, quindi Zorian non avrebbe avuto problemi con quella materia. Tecnicamente
avrebbero dovuto lavorare in gruppi di 2 o 3 studenti perché non c’erano abbastanza banchi e
attrezzature, ma Zorian veniva sempre accoppiato con Benisek, il che era come lavorare da solo.
L’unico problema era farlo stare zitto e impedire che lo distraesse durante la lezione.

“Ehi, Zorian,” sussurrò Benisek ma non così a bassa voce. “Non lo avevo mai notato, ma la nostra
insegnante è sexy!”
Zorian strinse i denti. Quell’idiota non sarebbe riuscito a tenere bassa la voce neanche se ne fosse
andato della sua vita. Era impossibile che la donna non lo avesse sentito.

“Benisek,” sussurrò al suo compagno. “Devo prendere buoni voti in alchimia per avere il lavoro
dei miei sogni quando mi diplomerò. Se mi fai andare tutto a monte non ti parlerò mai più.”

Benisek grugnì infastidito prima di tornare a mangiare con gli occhi l’insegnante. Zorian si
concentrò nuovamente a macinare il guscio delle vespe scavatrici fino a crearne una polvere sottile
necessaria per un particolare tipo di colla che avrebbero dovuto creare.

Certo, Azlyn Marivoski stava sorprendentemente bene per essere una donna di 50 anni.
Probabilmente per dei trattamenti di cosmesi, dopotutto era l’insegnante di alchimia. Forse usava
un vero e proprio siero della giovinezza, anche se erano rari e imperfetti, sotto determinati aspetti.

“Non capisco perché ti piaccia così tanto questa materia,” grugnì Benisek. “Non sono nemmeno
certo che sia magia. Non ti serve del mana, devi solo cercare erbe, tagliare radici nel modo giusto
e… è come cucinare. Cavolo, stiamo facendo la colla. Dovresti lasciarlo fare alle donne.”

“Benisek…”

“È vero!” protestò. “Persino l’insegnante è donna. Una donna sexy, ma comunque donna. Ho letto
da qualche parte che le radici dell’alchimia risalgono alle congreghe di streghe e alle loro pozioni e
simili. Ancora oggi le migliori famiglie di alchimisti discendono dalle streghe. Scommetto che non
lo sapevi, vero?”

E in effetti non lo sapeva. Dopotutto, prima di iniziare a frequentare l’accademia aveva studiato
alchimia con una vera e propria strega tradizionale. Era così tradizionale che sbuffava al temine
‘alchimia’ affermando che la sua abilità era quella di ‘creare pozioni’.

Ma non erano quelle le cose che si voleva la gente sapesse per una serie svariata di motivi.

“Se non ti stai subito zitto non ti farò più essere il mio compagno,” gli disse Zorian con fare serio.

“Ehi!” protestò Benisek. “Poi chi mi aiuterà con queste cose? Io non sono bravo!”

“Non lo so,” disse Zorian con fare innocente. “Forse dovresti trovarti una ragazza che ti aiuti.”

Fortunatamente l’insegnante era fin troppo impegnata ad ammirare il nuovo capolavoro di Zach
per prestare attenzione al banco di Zorian. In qualche modo il ragazzo era riuscito a creare una
qualche pozione avanzata con gli ingredienti forniti e, apparentemente, era una cosa
impressionante. Azlyn non sembrava disturbata dal fatto che Zach avesse completamente ignorato
il compito della colla magica e si fosse sbizzarrito per i fatti suoi.

Zorian scosse la testa e cercò di concentrarsi sul suo lavoro. Si chiese se lui avrebbe ricevuto la
stessa reazione se avesse fatto una cosa simile o se sarebbe stato accusato di esibizionismo. Le
poche volte in cui aveva cercato di stupire gli insegnanti gli era stato semplicemente detto di
lavorare sulle basi e di non fare il presuntuoso perché l’arroganza era un male. Con Zach era
diverso perché era l’erede nella nobile casata dei Noveda? O c’erano altri motivi?

Era in momenti come quello che capiva esattamente come si sentisse Akoja in quella situazione.

***

“E con questo concludiamo la lezione,” disse Ilsa. “Ma, prima di andare, ho un annuncio da fare.
Come alcuni di voi sanno, ogni anno l’Accademia organizza un ballo per la vigilia del festival
dell’estate e quest’anno non sarà un’eccezione. Il ballo avrà luogo nella sala d’ingresso sabato
prossimo. Per quelli che non lo sanno, questa volta la presenza è obbligatoria.”

Zorian grugnì e batté la fronte sul tavolo davanti a sé facendo ridacchiare gli altri studenti presenti
nell’aula. Ilsa ignorò la sua reazione.

“Per coloro che non sanno ballare saranno tenute delle lezioni di danza ogni giorno alle 20 nella
sala sei. Coloro che sanno ballare dovranno comunque partecipare almeno a una lezione per
dimostrarlo. Non vi permetterò di mettermi in imbarazzo la sera del ballo. Potete andare. Signorina
Stroze, signor Kazinski, rimanete qui.”

“Oh, fantastico,” borbottò Zorian. Probabilmente sarebbe stato rimproverato per aver reagito in
quel modo all’annuncio. Lui aveva comunque intenzione di saltare il ballo nonostante l’obbligo di
partecipazione. Ilsa lo aveva forse capito? No, non aveva un’aria di disapprovazione ed era
piuttosto sicuro che se avesse capito i suoi piani sarebbe sembrata infastidita.

“Allora…” cominciò Ilsa quando lui e Akoja furono gli unici studenti rimasti. “Immagino che voi
due sappiate ballare, no?”

“Certo,” disse Zorian.

“Ehm…” borbottò Akoja. “Io non sono molto brava.”

“Non importa,” disse Ilsa. “Colmeremo facilmente qualsiasi lacuna lei abbia. Il motivo per cui vi
ho detto di rimanere è che voglio che mi aiutiate con le lezioni di danza.”
Zorian prese in considerazione l’idea di rifiutare immediatamente, non voleva passare il suo tempo
a ballare, ma pensò che quello sarebbe potuto essere un favore che avrebbe portato Ilsa a
perdonargli una trasgressione o due. Per esempio il non presentarsi al ballo obbligatorio? Ma prima
di poter rispondere positivamente Akoja decise al posto suo.

“Come possiamo aiutare?” disse lei, chiaramente contenta di essere stata scelta per quell’onore.
Zorian alzò gli occhi al cielo per la presunzione con cui parlava al posto suo, ma per il momento
lasciò correre.

“Abbiamo solo cinque giorni per insegnare a tutti come danzare,” disse Ilsa. “È per questo che
useremo la magia per aiutarli.”

“L’incantesimo di animazione,” sparò Zorian.

“Sì,” rispose Ilsa, poi passò a spiegare per il bene di Akoja. “Esiste un incantesimo che guida gli
arti delle persone e il loro corpo facendo eseguire loro i passi di un ballo già designato. Non è
perfetto e non può essere usato in sostituzione dell’abilità ballerina, ma se ci si esercita a ballare
sotto l’effetto dell’incantesimo si impara più velocemente di quanto ci si metterebbe in condizioni
normali.”

“Come funziona?” chiese Akoja curiosa.

“L’incantesimo ti fa muovere in giro come se fossi un burattino appeso a un filo fino a quando non
impari a seguirlo, anche solo per sbarazzarti della sensazione di quel qualcosa che ti fa muovere,”
disse Zorian. “Alla fine non avrai più bisogno dell’incantesimo per ballare bene.”

“Vedo che ha un’esperienza pregressa con questo metodo,” disse Ilsa con un sorriso.

Zorian resistette al bisogno che aveva di corrugare la fronte. Daimen che utilizzava
quell’incantesimo su di lui era uno dei suoi traumi d’infanzia. Non era affatto divertente.

“Spero vivamente che abbia intenzione di concedere agli studenti la possibilità di rifiutarsi,” disse
Zorian.

“Certo,” rispose Ilsa. “Ma chi si rifiuterà di sottoporsi a questo metodo dovrà partecipare ad
almeno tre lezioni invece di una, quindi immagino che molti sceglieranno quest’opzione al posto
del metodo tradizionale. Ad ogni modo, voglio che voi due mi aiutiate a lanciare l’incantesimo
durante le lezioni. Immagino di dover rompere e rilanciare l’incantesimo spesso e potrei aver
bisogno di aiuto.”

“E perché ha scelto proprio noi?” chiese Zorian.


“Avete entrambi un controllo decente sulla magia, sembrate abbastanza responsabili e potrei
insegnarvi l’incantesimo. L’incantesimo di animazione lanciato sulla gente è qualcosa di
complicato e non è un incantesimo che di solito si insegna agli studenti.”

Allora Daimen come aveva fatto a impararlo? E per di più durante il suo secondo anno.

Ma non importava, perché sapere come lanciarlo gli avrebbe reso più facile combatterlo in futuro.

“Qualcos’altro?” chiese Ilsa. “Bene, allora. Venite nel mio ufficio dopo l’ultima lezione e io
preparò dei manichini per farvi fare pratica prima di passare alle persone. Se controllato male
l’incantesimo può essere fastidioso e noi non vogliamo traumatizzare nessuno.”

Zorian strinse gli occhi. Lui non voleva quello. Non lo voleva neanche Daimen… no, chi stava
cercando di prendere in giro? Certo che voleva, praticare un incantesimo del genere sul fratellino
minore era la specialità di Daimen.

“Signorina Stroze, lei può andare, devo discutere di alcune cose con il signor Kazinski.”

Ilsa cominciò a parlare non appena Akoja se ne fu andata, cogliendo Zorian di sorpresa. Scosse la
testa per schiarirsi la testa e cercare di ignorare il fastidio che provava nei confronti di Daimen per
prestare attenzione a quello che Ilsa stava dicendo.

“Allora, Zorian,” disse con un sorriso timido. “Come va con il mentore?”

“Mi sta facendo lavorare sulle tre basi,” le disse Zorian secco. “Siamo ancora sull’esercizio di
levitazione.”

Sì, ancora dopo quattro settimane Xvim lo costringeva a far levitare la matita ancora e ancora. Da
capo. Da capo. Da capo. L’unica cosa che Zorian aveva imparato durante quelle sessioni era come
evitare le biglie che Xvim continuava a lanciargli addosso. Sembrava che quel cretino possedesse
una quantità infinita di quelle cose.

“Sì, al professor Xvim piace che i suoi studenti conoscano bene le basi prima di passare ad
argomenti più avanzati,” concordò Ilsa.

Il motivo era quello o che odiava gli studenti. Zorian, personalmente, pensava che la sua teoria
fosse molto più plausibile.

“Beh, volevo solo dirle che presto potrebbe avere la possibilità di cambiare mentore,” disse Ilsa.
“Uno dei miei studenti andrà via dopo il festival dell’estate e io avrò un posto libero da riempire. A
meno che non succeda qualcosa, sarà sicuramente lei quello che sceglierò. Ovviamente se è
interessato a un trasferimento.”

“Certo che sono interessato!” quasi urlò Zorian, tanto per il divertimento di Ilsa, poi si accigliò per
un momento. “A meno che non abbia intenzione di lanciarmi addosso delle biglie. È un metodo di
addestramento standard?”

“No,” ridacchiò Ilsa. “Sotto questo punto di vista Xvim è speciale. Beh, volevo solo sapere cosa ne
pensava prima di fare qualsiasi cosa. Le auguro una buona giornata.”

Fu solo dopo che uscì dall’aula che si rese conto di quanto quello sviluppo complicasse di molto il
suo piano di saltare il ballo. Non poteva permettersi di infastidire troppo la sua (potenziale) nuova
mentore, altrimenti sarebbe rimasto bloccato con Xvim per il resto del suo percorso scolastico.

Ottima mossa, professoressa. Ottima mossa.

***

“Perché non possiamo lanciare l’incantesimo su noi stessi all’inizio del ballo?”

Zorian si lasciò andare a un lungo e sofferto sospiro. “Un incantesimo di animazione non può fare
una cosa che tu non sai fare. Se non sai ballare non puoi animare qualcuno e farlo ballare. Inoltre,
come puoi rompere l’incantesimo al termine del ballo se non puoi muovere le braccia come vuoi?
È un incantesimo che non dovresti mai lanciare su te stesso.”

Erano così tanti i problemi causati da quel pensiero che Zorian non sapeva come esprimerli tutti.
Ma la gente rifletteva sulle domande da porre prima di aprire bocca?

“Quanti balli dobbiamo imparare?”

“Dieci,” disse Zorian preparandosi per le urla.

E ovviamente, a quella frase sentì un’esplosione di lamentele. Fortunatamente, a quel punto Ilsa
prese il controllo della situazione e ordinò a tutti di trovare un compagno e spostarsi nella sala per
dare a tutti abbastanza spazio. Zorian sentiva già l’inizio di un’emicrania e si maledisse per aver
permesso a Ilsa di convincerlo. Anche se l’aula sei era molto spaziosa c’erano troppe persone e
quel giorno la pressione invisibile che sentiva era particolarmente forte.

“Stai bene?” chiese Benisek poggiando la mano sulla spalla di Zorian.

“Sto bene,” disse Zorian scrollandosi di dosso la mano del ragazzo. Non gli piaceva molto essere
toccato. “Ho solo un leggero mal di testa. Ti serve aiuto?”
“Nah, solo che sembrava avessi bisogno di un po’ di compagnia, te ne stavi tutto solo in un
angolo,” disse Benisek. Zorian decise di non dirgli che aveva intenzione di starsene in disparte fino
a quando qualcuno non gli avesse chiesto aiuto. Benisek non era il tipo di persona che capiva
quando qualcuno aveva bisogno di respirare. “Allora, con chi andrai al ballo?”

Zorian soppresse un grugnito, era ovvio che Benisek volesse parlare di quello.

Le relazioni non erano qualcosa di cui Zorian parlava spesso. Le possibilità che una delle sue
compagne accettasse di andare al ballo con lui erano minuscole. Tanto per cominciare, una sua
relazione sarebbe stata notata subito dal resto dei loro compagni e le prese in giro che ne sarebbero
scaturite erano una cosa a cui poche relazioni potevano sopravvivere per lunghi periodi di tempo.
Inoltre, e forse era la cosa più importante, a tutte le adolescenti piacevano i ragazzi più grandi.
Frequentare un ragazzo che aveva due o tre anni in più era fondamentale per una ragazza e la
maggior parte di esse screditava a gran voce la popolazione maschile della loro età, definendoli
volgari e immaturi. Quando loro frequentavano il primo anno tutte le ragazze volevano uscire con
quelli del terzo ma adesso che loro erano del terzo le ragazze volevano uscire con gli apprendisti
già diplomati. Poiché erano molti i ragazzi che le avrebbero accontentate, le possibilità che una
qualche ragazza della loro classe gli concedesse del tempo era improbabile.

E le ragazze che non frequentavano i suoi corsi? Per la maggior parte di loro lui non era Zorian
Kazinski, bensì ‘il fratello di Daimen e Fortov Kazinski’. Si erano fatte un’idea di come avrebbe
dovuto essere e quando diventava ovvio che il vero se stesso non rispecchiava le loro aspettative,
ne rimanevano inevitabilmente deluse.

E poi tutte quelle cose romantiche… beh.

“Beh?” lo incitò Benisek.

“Io non ci andrò,” disse Zorian.

“Che significa che tu non ci andrai?” chiese Benisek guardingo.

“Proprio quello che ho detto,” disse Zorian. “Salterò il ballo. Ci sarà un incidente alchemico e
dovrò rimanere in camera mia per tutta la sera.”

Forse era un po’ scontato, ma andava bene. Zorian aveva già trovato una pozione particolarmente
complicata che avrebbe dovuto rendere una persona più socievole e aperta, cosa che era plausibile
preparasse per se stesso, ma che avrebbe fatto stare molto male una persona se fatta male ma senza
provocarne la morte. Se fosse stato bravo sarebbe sembrato un vero e proprio errore e non una
scappatoia dal ballo.
“Oh, andiamo!” protestò Benisek e Zorian dovette dargli un pizzico per fargli abbassare la voce.
L’ultima cosa di cui aveva bisogno era che Ilsa gli stesse addosso. “È il festival dell’estate! Un
festival dell’estate speciale per quella cosa del… parallelo…”

“Allineamento planare,” suggerì Zorian.

“Non importa. Il punto è che devi essere presente. Verranno i più popolari!”

“Io sono una nullità.”

Benisek sospirò. “No, Zorian, non è vero. Ascolta, siamo entrambi figli di mercanti, giusto?”

“Non mi piace dove vuoi andare a parare,” disse Zorian.

Benisek lo ignorò. “So che non ti piace sentirtelo dire, ma…”

“Smettila. Non farlo.”

“…hai il dovere nei confronti della tua famiglia di essere presente. Il tuo comportamento
rispecchia loro, lo sai.”

“Non c’è niente che non va nel mio comportamento,” sbottò Zorian, consapevole di stare attirando
gli sguardi delle persone intorno, ma in quel momento non gli importava. “Tu puoi andare dove
vuoi ma lascia me fuori. Io sono una nullità. Sono il terzogenito di una piccola famiglia di mercanti
provenienti dal bel mezzo del nulla. Alla gente di qui non frega un cazzo di me. Non sanno
nemmeno chi sono e a me sta bene così.”

“Okay, va bene!” protestò Benisek gesticolando animatamente. “Amico, stai facendo una
scenata…”

“Non mi importa,” sbuffò Zorian. “Lasciami in pace e va’ via.”

Che coraggio! Se qualcuno avesse dovuto fare attenzione all’impressione che dava alla gente
quello era proprio Benisek! Quello scroccone irresponsabile sarebbe finito in un gruppo di terza
categoria se non fosse stato per l’aiuto costante di Zorian, e lo ripagava in quel modo? Perché
continuava ancora a frequentarlo?

Zorian sbuffò cercando di calmarsi. Quello stupido festival dell’estate e quello stupido ballo. La
cosa divertente era che, a differenza di molte persone che odiavano quel genere di eventi, Zorian
non era malaccio. Sapeva ballare, sapeva mangiare senza mettersi in imbarazzo e sapeva parlare
con la gente che frequentava quel genere di eventi. Doveva sapere determinate cose perché i suoi
genitori lo trascinavano con loro ogni volta che partecipavano a qualcosa del genere e si
assicuravano che si comportasse per bene.

Ma lui li odiava. Non aveva parole per descrivere quanto quegli eventi lo nauseassero. Perché
doveva essere costretto a partecipare a qualcosa che odiava quando l’accademia non aveva alcun
diritto di chiedergli una cosa del genere?

No, non avevano alcun diritto.

***

Esitante, Zorian bussò alla porta dell’ufficio di Ilsa, chiedendosi come mai lo avesse convocato.
Era impossibile che…

“Avanti.”

Zorian si affacciò con la testa e gli venne subito detto di sedersi da Ilsa che se ne stava
tranquillamente seduta dietro la scrivania a bere qualcosa da una tazza. Probabilmente si trattava di
tè. Sembrava calma e serena, ma Zorian percepì una punta di disapprovazione dal modo in cui
stava seduta. Hmm…

“Allora, Zorian,” cominciò Ilsa. “È bravo nel mio corso.”

“Grazie, professoressa,” disse Zorian tirato. “Mi impegno.”

“Esatto, si potrebbe dire che è uno dei migliori studenti del gruppo. Uno studente che ho
intenzione di accogliere sotto la mia ala al termine dell’euforia di questo festival. Un esempio per
tutti e un rappresentante di classe tanto quanto la signorina Stroze.”

Stava andando male.

“Io non…”

“Allora, è emozionato per il ballo di sabato?” chiese Ilsa cambiando argomento.

“Sì, certo,” mentì Zorian tranquillamente. “Sembra ci si divertirà molto.”

“Bene,” disse Ilsa contenta. “Perché ho sentito dire che ha intenzione di boicottare l’evento. Devo
dire di essere rimasta sconvolta perché credevo di essere stata chiara quando ho detto che la
presenza era obbligatoria.”
Nota mentale: trovare qualcosa di orribile da fare a Benisek. Un incantesimo che colpiva la lingua
del bersaglio facendola sembrare in fiamme o qualcosa di simile… o magari poteva causargli un
dolore lancinante nella regione genitale…

“Sono solo una serie di pettegolezzi,” disse Zorian tranquillo. “Non mi sognerei nemmeno di
boicottare intenzionalmente il ballo. Se non potessi partecipare…”

“Zorian,” lo interruppe Ilsa.

“Professoressa, perché è così importante che io ci sia?” chiese Zorian con una punta di irritabilità
nella voce. Sapeva che era una pessima idea dare di matto con un’insegnante, ma tutta quella storia
lo faceva incazzare! “Io ho una patologia, lo sa? Le folle mi fanno venire il mal di testa.”

Lei sbuffò. “Fanno venire il mal di testa anche a me, se la cosa la fa sentire meglio, e posso darle
una pozione per risolvere il problema. Il fatto è che io sono una delle organizzatrici del ballo e se
molti studenti fossero assenti io avrei una macchia sul mio curriculum, specialmente se non si
presentasse una persona prominente come lei.”

“Me? Prominente? Sono solo uno studente medio!” protestò Zorian.

“Non medio come crede,” disse Ilsa. “Arrivare a questo punto richiede straordinaria intelligenza e
dedizione, specialmente per uno studente nato civile, come lei, che non ha passato tutta la vita a
contatto con la magia. Le persone come lei vengono tenute sotto controllo. Inoltre, lei è il fratello
minore di Daimen e sappiamo entrambi quanto sia famoso.”

Zorian chiuse le labbra in una linea sottile. Zorian era certo che il vero motivo fosse l’ultimo e che
tutti gli altri fossero solo scuse e tentativi di rabbonirlo. Anche quando suo fratello si trovava in un
altro continente Zorian non riusciva a liberarsi dalla sua ombra.

“Non le piace essere paragonato a lui,” indovinò.

“No,” ammise Zorian schietto.

“Perché mai?” chiese curiosa.

Zorian prese in considerazione l’idea di eludere la domanda, la sua famiglia era un tasto dolente,
ma stranamente decise di essere onesto. Sapeva che non avrebbe ottenuto molto, ma in quel
momento aveva voglia di sfogarsi.

“Ogni cosa che faccio viene paragonata all’operato di Daimen e, un po’ di meno, a quello di
Fortov. È così da quando ero bambino, da prima che Daimen diventasse famoso. I miei genitori
non hanno mai nascosto il loro favoritismo ed essendo sempre stati interessati a scalare la piramide
sociale io non ho mai raggiunto i loro requisiti. Alla mia famiglia non serve un timido topo da
biblioteca e questo è diventato molto chiaro nel corso degli anni. Fino a poco tempo fa venivo
completamente ignorato e trattato più come se fossi il babysitter di mia sorella che il loro figlio.”

“Ma di recente è successo qualcosa che li ha spinti a notarti?” ipotizzò Ilsa.

“È successo Fortov,” grugnì Zorian. “Non ha passato molti esami ed è stato salvato dalle amicizie
di papà. Ha dimostrato di essere estremamente inaffidabile, il che è un problema perché avrebbe
dovuto essere l’erede di riserva degli affari di famiglia, nel caso Daimen morisse durante una delle
sue avventure. Quindi adesso mi tengono i riflettori puntati addosso per prepararmi per quel
ruolo.”

“Ma lei non vuole essere la riserva?” provò a indovinare.

“Non voglio essere coinvolto negli affari dei Kazinski e basta. Io non faccio parte di quella
famiglia. Non ne ho mai fatto parte. Al massimo sono stato solo un collaboratore senza legami.
Apprezzo il fatto che mi abbiano nutrito e pagato un’istruzione e ho intenzione di rimborsarli
quando avrò un lavoro, ma loro non hanno il diritto di chiedermi una cosa del genere. Non ne
voglio sapere niente. Io ho la mia vita e i miei piani e nessuno di questi prevede di essere la ruota
di scorta di mio fratello maggiore e perdere tempo a degli stupidi eventi sociali in cui le persone si
leccano costantemente il culo a vicenda.”

Decise di fermarsi perché stava cominciando ad arrabbiarsi. Inoltre, sospettava che Ilsa non lo
stesse compatendo molto. La maggior parte della gente pensava semplicemente che fosse troppo
melodrammatico quando si trattava della sua famiglia, ma non erano loro quelli che dovevano
viverci.

Quando Ilsa si rese conto che non avrebbe detto altro, si sporse e fece un respiro profondo. “Mi
dispiace per lei, Zorian, ma temo che tali confronti siano inevitabili. Per quel che vale, io penso
che stia diventando un ottimo mago. Non tutti possono essere un prodigio come Daimen.”

“Certo,” disse Zorian rifiutandosi di guardarla.

La donna sospirò e si passò una mano tra i capelli. “Mi fa sembrare la cattiva della storia. A parte i
problemi con la famiglia, perché la cosa la infastidisce così tanto? È una festa, pensavo che agli
adolescenti piacessero le feste. Teme di non riuscire a trovare un’accompagnatrice? Lo chieda a
una delle ragazze del primo anno e non vedranno l’ora di avere quest’opportunità. Sa che non
possono partecipare a meno che non siano invitate da uno più grande?”
Anche Zorian si lasciò andare un sospiro. Non voleva trovarsi un’accompagnatrice. Sapeva
benissimo che solo il suo cognome gli avrebbe permesso di avere un appuntamento con una
manovrabile ragazzina del primo anno, ma voleva una via d’uscita, cosa che non sembrava Ilsa gli
avrebbe concesso.

“Non mi troverò un’accompagnatrice,” le disse Zorian alzandosi. “Potrò anche dover venire al
ballo, ma sono certo che non sia obbligatorio portare qualcuno. Buona giornata.”

Rimase sorpreso dal fatto che Ilsa non cercò di contraddirlo mentre andava via. Forse quel ballo
non sarebbe stato un fastidio così grande.

***

Zorian percorse i corridoi dell’edificio della sua residenza strascicando i piedi, non aveva fretta di
tornare nella sua camera. Gli insegnanti aveva cercato di evitare di dare loro troppi compiti per il
fine settimana sapendo che sarebbero stati tutti troppo occupati con il festival dell’estate per
studiare. Normalmente, tutto quel tempo libero sarebbe stato un dono divino per Zorian, ma il solo
pensare a quello che avrebbe dovuto sopportare il giorno dopo era abbastanza da fargli perdere la
voglia di fare qualcosa di divertente o di produttivo, quindi aveva tutte le intenzioni di andare a
dormire non appena avesse messo piede in camera.

Quando mise piede nell’edificio della sua residenza notò che qualcuno aveva già iniziato i
festeggiamenti perché le pareti del corridoio da cui stava passando erano piene di macchie di un
vivido giallo, verde e rosso.

“Zorian! Proprio l’uomo che stavo cercando!”

Zorian si fermò sconvolto nel sentire quella voce dietro di lui e si girò per fronteggiare l’uomo che
invase il suo spazio personale. Fece una smorfia quando vide il sorrido dell’idiota che si trovava di
fronte a lui.

“Perché sei qui, Fortov?” chiese.

“Che c’è, non posso venire a far visita al mio fratellino?” protestò. “Sei troppo bravo per stare col
tuo fratellone?”

“Smettila con le stronzate, Fortov. Non vieni mai da me quando vuoi divertirti con qualcuno.
Adesso che ti serve?”

“Non è del tutto vero,” sbuffò. “Sai che sei il mio fratello preferito?”
Zorian lo fissò impassibile per qualche secondo. “Daimen non c’è quindi ti accontenti di me, eh?”

“Daimen è un coglione,” sbottò Fortov. “Da quando è diventato famoso è troppo impegnato per
aiutare il suo fratellino. Cavolo, quel ragazzo pensa solo a se stesso.”

“Il bue che dice cornuto all’asino,” mormorò Zorian.

“Scusa, non ho capito che hai detto,” disse Fortov.

“Niente, niente,” disse Zorian agitando la mano. “Adesso in che guaio ti sei cacciato?”

“Potrei aver promesso a un’amica una pozione anti-eritemi,” disse Fortov quasi imbarazzato.

“Non esiste una pozione simile,” sbuffò Zorian. “Esiste, però, un unguento anti-eritemi che va
applicato sulla pelle interessata invece che bevuto come una pozione. Questo dimostra solo quanto
sei zuccone quando si tratta dell’alchimia. A che diavolo pensavi quando hai promesso una cosa
del genere?”

“Diciamo che l’ho spinta su di una pianta rampicante viola durante la lezione di sopravvivenza
nella natura,” ammise Fortov. “Ti prego, devi aiutarmi! Se lo farai ti troverò una fidanzata.”

“Io non voglio una fidanzata!” sbottò Zorian irritato. Tanto meno le fidanzate che gli avrebbe
scelto Fortov. “Perché mi stai disturbando per questo? Va’ dall’apotecario e comprane un po’.”

“È venerdì sera e tutti i negozi sono chiusi in preparazione della festa di domani.”

“È un peccato perché io non posso aiutarti,” disse Zorian. “I primi due anni sono solo teoria e
sicurezza in laboratorio e ho appena cominciato il terzo anno. Finora non abbiamo fatto nulla di
serio a lezione di alchimia.”

Era vero ma al contempo era una bugia sfacciata. Non avevano fatto molto a lezione di alchimia
ma lui aveva studiato molto da solo nel tempo libero. Avrebbe potuto fare un antidoto per il
rampicante viola senza troppi sforzi, ma perché avrebbe dovuto sprecare i suoi costosi ingredienti?

“Oh, andiamo. Sai parlare tre lingue, conosci tutti quegli stupidi esercizi di manipolazione e non
sai fare una cosa così elementare? Che diavolo fai tutto il giorno nella tua camera se non studi
questo genere di cose?”

“Tu non puoi proprio parlare!” sbottò Zorian. “Hai un anno in più di me, quindi dovresti essere in
grado di farla da sola.”
“Sai che non mi è mai importato nulla di alchimia. Troppo precisina e noiosa per me,” disse Fortov
agitando la mano per scacciare via il pensiero dell’alchimia. “E poi non so nemmeno preparare una
zuppa senza distruggere la cucina, vuoi davvero che tocchi degli strumenti alchemici?”

Beh, se la metteva in quei termini…

“Sono stanco,” disse Zorian. “La preparerò domani.”

“Sei pazzo?! Domani è troppo tardi!”

“Oh, andiamo, non morirà certo per un’eruzione cutanea!” disse Zorian infastidito.

“Per favore, Zorian, so che non ti importa di queste cose, ma ha una cotta per un ragazzo e…”

Zorian grugnì e smise di ascoltarlo. Non aveva bisogno di sapere altro su quella ‘emergenza’.

“…e se l’eritema non sarà completamente sparito per allora, lei non potrà andare e non mi
perdonerà mai! Per favore, ti prego, ti supplico.”

“Smettila.”

“Ti prego, ti prego, ti prego.”

“Ho detto smettila! Lo farò, okay? Farò questo unguento, però mi devi un grosso favore, sentito?”

“Evviva!” disse allegro. “Quanto tempo ti serve?”

“Ci vediamo alla fontana tra tre ore,” disse Zorian con un sospiro.

Lo guardò correre via, probabilmente per evitare che Zorian cambiasse idea o che chiedesse in
cambio qualcosa di concreto. Zorian scosse la testa e tornò nella sua camera per recuperare i
reagenti necessari. L’accademia aveva un laboratorio di alchimia che gli studenti poteva usare per i
loro progetti personali utilizzando ingredienti che portavano loro. Fortunatamente, aveva tutto
quello che gli serviva per quello specifico compito.

In laboratorio non c’era nessuno, all’infuori di lui, ma non era una cosa molto insolita. La maggior
parte degli studenti si stava preparando per il ballo del giorno dopo ed era improbabile che si
cimentassero in prove alchemiche dell’ultimo minuto. Per nulla turbato dall’angosciante silenzio
nel laboratorio, Zorian sistemò i reagenti sul tavolo e si mise al lavoro.

Era ironico il fatto che l’ingrediente principale dell’unguento anti eritemi fosse la stessa pianta che
causava il problema: il rampicante viola, o meglio, le sue foglie. Zorian le aveva già messe al sole
a seccare, quindi doveva solo macinarle fino a renderle polvere. Di solito era la parte più fastidiosa
della procedura, poiché le foglie del rampicante viola, quando schiacciate con un normale mortaio
e pestello, rilasciavano nuvolette di polvere pruriginosa. Il libro di testo che aveva letto consigliava
tutte le metodologie più sofisticate per evitare il problema, che di solito richiedevano
apparecchiature costose, ma Zorian aveva una soluzione molto più semplice: avvolgeva le foglie in
un panno leggermente bagnato e poi martellava il tutto fino a quando non sentiva più alcuna
resistenza. La polvere pruriginosa si attaccava al panno, al contrario delle foglie, che rimanevano
libere.

Dopo aver mescolato le foglie con 10 gocce di miele e un cucchiaino di succo di bacche dell’oblio,
mise tutto a cuocere a fiamma bassa, mescolando il contenuto fino a quando non ottenne un colore
uniforme e una determinata consistenza. Poi tolse la ciotola dal fuoco e la mise da parte in attesa
che il contenuto si raffreddasse.

“Lavoro notevole,” sentì una voce piuttosto femminile alle sue spalle. “Idea geniale quella delle
foglie del rampicante. Dovrò ricordamene.”

Ma Zorian riconobbe il possessore della voce e Kael, nonostante qualche cattivo pettegolezzo, non
era una donna. Si voltò per fronteggiare il morlocco e si prese un momento per studiare i suoi
capelli bianchi e quegli occhi di un blu intenso prima di riportare l’attenzione sull’attrezzatura che
aveva utilizzato. Non voleva che gli impedissero di usare il laboratorio perché non aveva pulito
tutto.

Ebbe difficoltà a trovare una risposta mentre Kael ispezionava l’unguento con occhio esperto. Il
ragazzo era un tipo misterioso. Si era unito al loro gruppo quell’anno, dopo essersi trasferito da
chissà dove, ma non era molto chiacchierone. E poi era un morlocco. Da quanto tempo lo stava
guardando? Sfortunatamente, Zorian aveva la tendenza a perdere la cognizione di ogni cosa
quando lavorava a un progetto, quindi non ne aveva idea.

“Non è nulla di speciale,” disse infine Zorian. “Ma il tuo lavoro è notevole. So che sei di un livello
superiore a tutti noi nel campo alchemico. La maggior parte delle volte nemmeno Zach riesce a
superarti e ultimamente sembra essere bravo in tutto.”

Il ragazzo dai capelli bianchi fece appena un sorriso. “Zach non ha passione per la materia.
L’alchimia richiede il tocco di un artista e molta pazienza e non importa quanto sia grande la sua
conoscenza, Zach non ha l’atteggiamento giusto. Tu sì. Se ti esercitassi tanto quanto sembra che si
eserciti Zach, lo supereresti di certo.”

“Quindi anche tu pensi che abbia esperienza in materia?” domandò Zorian.


“Essendomi unito da poco al gruppo non lo conosco bene quanto te e il resto dei tuoi compagni,
ma non si può diventare così bravi in materia, tanto quanto sembra esserlo Zach, nel giro di pochi
mesi. Lavora con la spensieratezza di qualcuno che si occupa di alchimia da anni.”

“Come te,” suggerì Zorian.

“Come me,” confermò Kael. “Odio essere scortese, ma hai finito? Anche io vorrei preparare
qualcosa.”

Zorian si scusò con il ragazzo per avergli fatto perdere tempo, scuse che il morlocco non riteneva
necessarie, e lo salutò.

Mentre andava via Zorian rifletté sul fatto che si sarebbe dovuto preparare una qualche pozione per
dormire. Avrebbe dovuto riposarsi il più possibile quella notte perché, di certo, il giorno dopo non
ci sarebbe riuscito.

Traduttore: Emanuela

“Arrivo, arrivo,” disse Zorian con tono lamentoso mentre si dirigeva verso la porta strisciando i
piedi. Perché bussavano tutti come se fossero degli ossessi? Chi voleva così disperatamente entrare
nella sua camera? Spalancò la porta e si ritrovò davanti il volto pieno di disapprovazione di Akoja.
“Ako? Che ci fai qui?”

“Dovrei chiederlo io a te,” disse. “Perché sei ancora a casa? Il ballo è…”

“Tra due ore,” la interruppe Zorian. “Posso raggiungere la sala da ballo in 10 minuti.”

“Sul serio, Zorian, perché devi sempre aspettare l’ultimo momento per fare qualcosa? Non ti rendi
conto che stai dando un pessimo esempio?”

“Il tempo è prezioso,” disse Zorian. “E ti ripeto la domanda: che ci fai qui? Non penso sia tua
abitudine andare a cercare le persone che non arrivano con l’anticipo che vorresti tu.”

“Miss Zileti mi ha chiesto di venire a chiamarti,” ammise Akoja.

Zorian batté le palpebre. Sembrava che Ilsa volesse essere certa che non lo ‘dimenticasse’. Anche
se ci aveva pensato, sapeva che quell’idea non sarebbe mai andata in porto.
“Ha anche detto che non sei riuscito a trovare un’accompagnatrice, quindi io starò con te per tutta
la serata,” continuò Akoja con tono più fievole. All’improvviso lo stipite della porta era così
affascinante da essere contemplato.

Zorian si accigliò. Come era possibile che il rifiutarsi di portare una persona si fosse trasformato in
‘non era riuscito a trovare un’accompagnatrice’? Sembrava che Ilsa, come sua madre, avesse la
tendenza a ‘tradurre’ le sue parole in ciò che più conveniva ai suoi scopi. Zorian pensava che
quelle due sarebbero potute andare molto d’accordo.

“Ad ogni modo, vestiti e andiamo,” disse ritrovando, improvvisamente, la fiducia in se stessa. “A
te potrà anche andar bene l’idea di arrivare appena in tempo, ma a me no.”

Zorian la fissò per qualche secondo cercando di decidere cosa fare. Aveva quasi voglia di sbatterle
la porta in faccia e rifiutarsi di partecipare a quella farsa, ma dopotutto non era colpa sua se era
stato trascinato in tutto quello. Probabilmente per quella serata anche lei aveva programmi migliori
di fare l’accompagnatrice di un ragazzo scontroso che non voleva vivere quell’esperienza. La face
entrare in camera e andò in bagno per vestirsi.

Erano sorprendenti le abilità manipolative di Ilsa. Se si fosse dovuto presentare da solo, sarebbe
andato vestito normalmente e rimasto il minimo indispensabile prima di andare via evitando come
la peste i presenti per tutta la sera. Ma adesso non voleva rovinare la serata a Akoja, quindi
avrebbe dovuto sforzarsi almeno un po’. Sì, Ilsa e sua madre sarebbero andate d’accordo come
pappa e ciccia.

Il tragitto fino alla sala da ballo fu silenzioso. Zorian si rifiutò di fare i convenevoli, nonostante
avesse capito che per Akoja quel silenzio fosse imbarazzante. Ma a lui andava bene in quel modo e
sapeva che erano poche le cose che avrebbero potuto metterlo a suo agio in quella serata. Si
sarebbe, quindi, goduto la pace fino a che sarebbe durata.

Ma non durò molto, perché la sala dell’accademia riservata per l’occasione era a 10 minuti di
distanza dal suo edificio di residenza. Non appena vi si avvicinarono iniziarono a vedere una
grande folla ammassata vicino l’entrata e tutti gli studenti in preda all’eccitazione che discutevano
animatamente tra di loro.

Zorian impallidì alla vista di quella folla così ammassata; gli stava vedendo mal di testa solo
guardandoli.

Ma, per quanto avesse supplicato Akoja, quella si rifiutò di attendere lontana dalla folla l’inizio del
ballo. Per vendicarsi, Zorian si separò ‘accidentalmente’ da Akoja quando vennero spinti dentro e
si mischiò tra la folla. Ridacchiò chiedendosi quanto ci avrebbe impiegato per ritrovarlo. Se ci
avesse impiegato meno di mezz’ora sarebbe rimasto sconvolto perché quando era a una festa e non
voleva che una persona in particolare lo trovasse sapeva come comportarsi senza attira l’attenzione
degli altri invitati.

Per essere un semplice ballo scolastico, si trattava di un evento sorprendentemente lussuoso. I


tavoli traboccavano di cibo, molti di essi così tanto esotici che Zorian non avrebbe saputo
identificarli, e le pareti erano decorate con dipinti di pittori famosi e intagli animati che si
muovevano in modo pre programmato. Persino le tovaglie da tavola erano ricche di complicate
decorazioni in pizzo e merletto e così morbide da essere state sicuramente fatte con qualcosa di
estremamente costoso. Molti dei suoi compagni fissavano a bocca aperta l’ambiente e persino
Zorian, che aveva partecipato a molti eventi del genere, era sorpreso. Poi scrollò le spalle e fece
del suo meglio per mimetizzarsi tra la folla così che Akoja non potesse trovarlo.

Girovagò tra le tavole piene di cibo, assaggiando di tanto in tanto i piatti che gli sembravano più
interessanti mentre osservava gli altri ed evitava di farsi notare da chiunque potesse essere incline a
voler fare conversazione con lui. Aveva capito perché Ilsa volesse così tanto che andasse tutto
liscio. Avevano speso tantissimi soldi perché non erano stati invitati solo gli studenti. Erano
presenti anche i rappresentanti di diverse gilde, casate, membri dell’alta società e di diverse
organizzazioni. Non erano solo i membri dell’Unione, c’era gente che veniva dall’estero, persino
da altri continenti. Aveva visto almeno un uomo con la caratteristica uniforme militare Abnasiana
celeste, una piccola delegazione dall’Hsan, una donna nera con addosso un abito così colorato che
Zorian dubitava qualcuno non l’avesse ancora notata. Si chiese per quale motivo avessero
realmente organizzato quel ballo, dato che quelle persone non erano lì per un semplice ballo
scolastico, prima di decidere che non gli importava. Le persone come quelle vivevano nel loro
mondo e avevano degli standard diversi da quelli dei meri mortali come lui.

Dopo un’ora si stavano per aprire le danze e Zorian andò alla ricerca di Akoja. Era furiosa e non
sembrò credergli quando le disse di essersi perso e di non essere riuscito a trovarla fino a quel
momento, ma Akoja evitò di dare di matto. La condusse verso la pista da ballo e non reagì quando
quella gli salì ‘accidentalmente’ sul piede un paio di volte.

“Hanno chiesto di te,” disse infine, dopo essersi stancata di abusare dei suoi piedi.

“Beh, ero in giro,” disse Zorian con un ghigno. “Dovevano solo cercarmi.”

“Ma adesso puoi andare tu a cercarli,” rispose a modo Akoja.

“Ma Ako, stiamo ballando. Non potrei mai lasciare una stupenda ragazza come te per nessun
motivo. Ti ho già lasciata da sola per troppo tempo,” disse Zorian, ma non c’era traccia di
sarcasmo nella sua voce. Era una vita che si allenava.
Lei lo guardò male, ma Zorian si rese conto che aveva apprezzato il complimento.

Sfortunatamente quello non le impedì di trascinarlo, poco dopo, verso un gruppo di gente dopo
l’altro. Zorian odiava essere messo in mostra ma credeva che Akoja stesse seguendo gli ordini di
Ilsa, quindi non se la prese con lei. Era ancora sorpreso dal fatto di essere riuscito a perdere tutto
quel tempo. Zorian si ritrovò a memorizzare volti, nomi e titoli nonostante non gli importasse
molto. Per lui era diventata una cosa naturale e lo faceva anche quando non voleva: il retaggio del
tentativo fallito della sua famiglia di trasformarlo in un animale da festa.

“Kazinski? Oh, per caso è parente di…”

“Daimen e Fortov Kazinski, sì,” disse Zorian cercando di fare del suo meglio per non dare a vedere
il suo fastidio.

“Oddio, che fortuna,” disse la donna. “Devo dire che suo fratello non è così male col violino,”
indicò il palco dove la banda dell’accademia suonava una canzone lenta e relativamente tranquilla.
Fortov era ufficialmente un membro ordinario dell’orchestra, ma era chiaramente il musicista nella
posizione più importante sul palco. La sua presenza, come al solito, attirava attenzioni e commenti.
“Lei che strumento suona?”

“Nessuno,” rispose Zorian. I suoi aveva provato a insegnargli a suonare uno strumento, poiché era
l’ultima moda tra i ricchi (e tra quelli che fingevano di esserlo), ma erano stati contrastati dal fatto
che Zorian fosse quasi completamente privo di un orecchio musicale e non era capace di suonare
nulla. In realtà non era particolarmente interessato alla musica, anche se era capace di fingersi
interessato quando era la cosa più educata da fare. Sua madre aveva provato una delusione enorme
quando aveva capito che non avesse nessuno talento musicale, poiché Daimen e Fortev erano
entrambi bravi in quell’ambito. Daimen suonava il piano e Fortov il violino. Non erano
assolutamente dei prodigi ma erano abbastanza bravi da impressionare il tipo di gente che
frequentava eventi come quello. “Non sono molto bravo con la musica, a differenza dei miei
fratelli. Personalmente mi interessa di più capire come sia possibile che l’orchestra riempia la sala
di musica a un volume uguale in ogni angolo senza che la posizione dei membri dell’orchestra sul
palco influisca sul suono.”

Sfortunatamente la donna, così come gli altri invitati vicini, non sapeva rispondere a quel quesito;
in realtà sembrava che nessuno avesse notato il fatto fino a quando non lo aveva sottolineato.
Zorian aveva la netta sensazione che la gente pensasse essere un dettaglio irrilevante e che lui
fosse strano per averlo anche solo menzionato. Era gente che non apprezzava la magia, quindi
perché partecipavano a un ballo di un’accademia di maghi?
Fortunatamente Akoja decise di avere pietà di lui e lo trascinò fino a un tavolo vicino per prendere
qualcosa di sostanzioso da mangiare. Qualche altro studente del loro corso li raggiunse e tutti
insieme iniziarono a parlare del più e del meno. Zorian non contribuì molto alla conversazione
poiché per lui si trattava di banalità di zero interesse. Ovviamente annuì e ridacchiò nei momenti
opportuni, ridendo di quei commenti occasionali in cui gli altri affermavano che era troppo
silenzioso e che doveva rallegrarsi un po’.

Stava per affondare la posata sulla fetta di torta davanti a sé quando Akoja gli diede una
ginocchiata. La guardò come a chiederle perché lo avesse fatto.

“È la forchetta sbagliata,” mormorò lei.

Zorian guardò la posata che aveva in mano e si rese conto del fatto che avrebbe dovuto utilizzare la
forchetta piccola per il dolce. Scrollò le spalle e conficcò comunque la forchetta gigante che aveva
in mano nella torta.

“Lo so,” mormorò in risposta.

Quella sembrò essere la goccia che fece traboccare il vaso.

“Zorian,” scoppiò, ma la sua voce sembrava quasi una supplica. “Perché fai il difficile? È solo una
sera, so che non sono l’accompagnatrice che volevi…”

“Non è questo,” La interruppe Zorian. “Io non volevo nemmeno un’accompagnatrice. Sarei venuto
da solo.”

Lei lo fissò scioccata. Sembrava emotivamente distrutta e Zorian non ne capiva il motivo.

“A-avresti preferito venire da solo che con m-me?” chiese.

Oh merda.

Per tutto quel tempo aveva pensato che Akoja fosse stata costretta a tenerlo d’occhio, ma se lei
avesse voluto veramente andare al ballo con lui? Forse…

Akoja corse via prima che lui riuscisse a capire cosa dire.

Imprecò a voce bassa e seppellì il volto tra le sue mani. Era quello il motivo per cui odiava eventi
del genere.

***
Era passata un’ora ed era certo che Akoja non fosse più nella sala da ballo e che non sarebbe
tornata. Non voleva rincorrerla per le strade nel bel mezzo della notte, così evitò di uscire. E poi
cosa avrebbe potuto dirle? Non avrebbe saputo nemmeno da dove cominciare. Pensò di tornare a
casa ma alla fine salì sul tetto della sala da ballo e si mise a osservare le stelle. Quella notte non
sarebbe comunque riuscito a chiudere occhio.

Per tenersi occupato cominciò ad elencare a mente i nomi di tutte le stelle e costellazioni che
riusciva a vedere. Poiché da bambino si era interessato all’argomento e aveva seguito il corso di
Astronomia durante il primo anno all’Accademia ne conosceva molte. Passò un’intera ora prima di
finire le cose da elencare e descrivere.

Lunedì sarebbe stata una giornata imbarazzante. Zorian non aveva dubbi sul fatto che la loro
scenetta fosse stata sentita da qualcuno e che sarebbe diventato argomento di conversazione per le
settimane successive. Considerando che Akoja era la cocca di molti professori, la maggior parte di
loro potevano benissimo decidere di rendergli la vita impossibile.

Cavolo.

Fu il rumore dei fuochi d’artificio a distrarlo dai suoi pensieri. Era mezzanotte e il festival era
ufficialmente iniziato. Zorian si rilassò leggermente mentre guardava i fuochi aprirsi nel cielo
notturno, mentre ciascuno di essi esplodeva in modo unico. Era bellissimo. La maggior parte si
dissolveva velocemente lasciandosi dietro sprazzi di luce dopo l’esplosione iniziale, ma alcuni
rimanevano visibili e consistenti, quasi come fossero razzi invece che fuochi d’artificio.
Formavano un arco nel cielo prima di scendere e precipitare sulla terra come se fossero stelle
cadenti. Si accigliò. Era strano. Avrebbero dovuto esplodere.

Il razzo cadde vicino a lui e colpì l’edificio delle residenze dell’accademia più vicino a lui prima di
detonare. L’esplosione fu così rumorosa e luminosa che Zorian rimase momentaneamente ceco e
sordo, barcollò all’indietro e cadde in ginocchio mentre l’intero edificio tremava sotto i suoi piedi.

Zorian sbatté le palpebre per cercare di ritrovare la vista mentre le orecchie continuavano a
rimbombare per l’esplosione, poi si alzò. Fissò il punto dove un tempo si ergeva l’edificio delle
residenze. Praticamente tutta la costruzione era stata rasa al suolo e tutto ciò che era infiammabile
nelle vicinanze dell’impatto bruciava mentre fiamme dalle forme strane emergevano dall’epicentro
della distruzione.

Un momento… quello era il suo edificio!

Cadde di nuovo in ginocchio quando capì cosa sarebbe potuto succedere. Se avesse deciso di
restare nella sua camera, come aveva originariamente programmato, sarebbe morto. Era un
pensiero che lo fece rinsavire, ma cosa diavolo stava succedendo? Di certo quello non era un fuoco
d’artificio, sembrava più un incantesimo artiglieria di alto livello.

Non sapeva se fosse una conseguenza del suo udito danneggiato, ma si rese conto che il suono
delle celebrazioni era sparito. Guardando la città dall’alto si rese conto che quello che era successo
al suo edificio non si era trattato di un caso isolato; ogni razzo che cadeva si lasciava dietro
devastazione. Ebbe solo qualche secondo per riflettere prima di notare un’altra ondata di razzi che,
a distanza, iniziavano a scendere dal cielo. Quella raffica non era mascherata dai fuochi d’artificio,
quindi era ovvio il fatto che si trattasse di incantesimi artiglieria. Erano sotto attacco.

Quando i razzi iniziarono a toccare terra Zorian andò nel panico. Che avrebbe dovuto fare?
Sarebbe stato inutile scappare dato che non sapeva cosa avrebbero colpito i razzi. C’era il rischio
che corresse verso la linea di fuoco. Ma perché doveva essere lui a fare qualcosa? C’erano
tantissimi maghi capaci nell’edificio e lui avrebbe dovuto avvertirli e lasciare che se la sbrigassero
loro. Corse nella sala da ballo.

Aveva appena messo piede sulla scala quando incontrò Ilsa e Kyron.

“Zorian! Che ci fa qui?” domandò Ilsa.

“Ehm, ero andato a prendere un po’ d’aria fresca,” farfugliò Zorian. “Ma adesso non è
importante!”

“Sono d’accordo,” disse Kyron. “Cos’è stato quel tonfo? Non mi dica che è stata opera sua.”

“Difficile,” disse Zorian. “Ci sono dei razzi che cadono dal cielo e distruggono tutto quello che
toccano. Sembrava un potente incantesimo artiglieria.”

Ilsa e Kyron si guardarono prima di voltarsi di nuovo verso lui.

“Vada da Akoja e dagli altri in sala,” disse Ilsa. “Vedremo cosa sta succedendo e, se necessario,
teleporteremo tutti al rifugio.”

Lo superarono e corsero sul tetto lasciando Zorian a barcollare intontito fino alla sala da ballo.
Akoja… Akoja non era lì. Se ne era andata. Per colpa sua. Era lì fuori e forse era già morta…

Scosse la testa e si liberò di quel pensiero. Tirò fuori la sua bussola di divinazione e lanciò un
semplice incantesimo di divinazione per localizzarla. Non sapeva se avrebbe funzionato dato che
l’incantesimo che utilizzava lui riusciva a localizzare solo le persone con cui aveva familiarità, in
poche parole amici e parenti. Fortunatamente sembrava che essere compagni di classe fosse
sufficiente per far funzionare l’incantesimo.
Fece un respiro profondo per calmare i suoi nervi. Se si fosse fatto uccidere sarebbe stata tutta
colpa sua, ma… beh, in realtà era colpa sua anche la scomparsa di Akoja e non pensava sarebbe
riuscito a convivere con se stesso se le fosse successo qualcosa per quello.

Come un fantasma incorporeo, si fece strada tra la folla di studenti e dignitari stranieri, ignorato e
indisturbato, finché non raggiunse l’uscita. Uscì dall’edificio e poi cominciò a correre nella
direzione indicata dall’ago della sua bussola di divinazione.

***

I troll erano delle creature estremamente cattive. Ne esistevano molte sottospecie, ma erano tutti
grandi e grossi umanoidi altri tre metri con la pelle coriacea e con delle abilità di rigenerazione
sovrannaturali così potenti da essere in grado di riattaccare al proprio corpo le membra linciate
semplicemente tenendole per qualche minuto vicine alla parte del corpo da cui erano state staccate.
La sottospecie più numerosa e famosa era quella dei troll della foresta che avevano la pelle di un
verde vivido e vivevano nella grande foresta del nord. Mentre Zorian guardava un gruppo di troll
che camminava per le strade rompendo finestre e strepitando, rifletté sulla fortuna di avere il suo
odore coperto dal fumo pungente che proveniva dagli edifici vicini ormai in fiamme. Tutti i suoi
libri di testo dicevano che l’olfatto di un troll della foresta era davvero eccezionale.

In circostanze normali si sarebbe chiesto cosa ci facessero così tanti troll della foresta nel mezzo di
una città relativamente lontana dalle loro terre, ma le lame e le mazze che tenevano in mano gli
fecero capire tutto quello che doveva capire. Erano armi troppo avanzate per poter essere state
prodotte dai troll stessi, che erano degli esseri primitivi e a cui mancavano elevate capacità
mentali. Erano troll da guerra. Qualcuno aveva dato armi a quelle creature e li aveva mandati in
città.

Quando furono andati via Zorian si rilassò un minimo e cercò di capire cosa fare. Era un idiota.
Perché era dovuto correre via senza prima chiedere aiuto agli insegnanti? Aveva pensato che i
missili fossero l’unico pericolo e in quel caso raggiungere Akoja non sarebbe dovuto essere un
problema, sempre ammesso che uno di quei cosi non lo avesse colpito. Invece aveva scoperto che
la città era assediata da mostri. Non era un qualche attacco terroristico come aveva pensato, era
una vera e propria invasione. Sfortunatamente l’opzione di tornare al ballo non era disponibile
perché buona parte delle forze di invasione si stavano dirigendo verso l’accademia, tagliandogli la
strada. Con quel pensiero alla mente, Zorian si mosse in cerca di Akoja. Rimase nell’ombra,
sapendo che gli invasori si sarebbero accorti di chiunque fosse stato al centro della strada, come il
ragazzo che si trovava… lì… al centro…

Era Zach?
“Da questa parte!” urlò Zorian agitando la mano nell’aria. “Sono qui, stupidi animali! Venite a
prendermi!”

Zorian guardò a bocca aperta la stupidità di quell’atto. Cosa diavolo stava facendo quell’idiota?
Non importava quanto talento avesse, era impossibile che Zach potesse resistere alle mostruosità
che stavano assalendo la città in quel momento. Ma era troppo tardi per fare qualcosa perché la
urla di Zach avevano attratto i troll, che corsero indietro lanciando un urlo di battaglia prima di
prendere la carica e correre verso il ragazzino così stupido da attirare la loro attenzione. Zorian
capì dalla postura di Zach che aveva intenzione di combatterli, e per lui era qualcosa di assurdo,
perché cosa avrebbe potuto fare contro delle creature che si rigeneravano da praticamente
qualunque attacco subissero? Solo il fuoco e l’acido li ferivano in modo permanente e loro non
erano…

Zach afferrò il suo bastone e con l’altra mano aperta in direzione dei troll che correvano lanciò una
palla di fuoco che esplose nel bel mezzo del gruppo di troll. Quando le fiamme diminuirono
rimasero solo dei cadaveri carbonizzati.

Zorian era sconvolto. Una palla di fuoco come quella era un incantesimo da terzo cerchio e
richiedeva l’utilizzo di una notevole quantità di mana, molto più di quanta ne possedeva uno
studente dell’accademia. Persino Daimen non sarebbe riuscito a lanciare quell’incantesimo all’età
di Zach, mentre lui non solo ci era riuscito perfettamente, ma non sembrava nemmeno affaticato.
Inoltre, quando poco dopo uno stormo di uccelli di ferro rilasciarono sul ragazzo le loro piume
mortali, Zach eresse attorno a sé un’egida, una cavolo di egida, e colpì gli uccelli con delle piccole
palle di fuoco, come fossero missili creati con il fuoco. Zorian rimase incantato nel vedere il suo
compagno combattere senza sforzo orde di mostri con una sola mano. Era così estasiato che quasi
non notò uno dei lupi invernali che aveva attacco Zach si era staccato dal branco e si dirigeva
verso di lui. Quasi. Fortunatamente il suo istino lo avvertì del pericolo e si gettò di lato, evitando
l’attacco mortale della creatura.

Zorian si maledisse mentre guardava il lupo invernale cambiare rotta, con una facilità sorprendente
per essere così grosso, pronto per un altro scatto. Avrebbe dovuto aspettarselo, doveva sapere che
sarebbe stato un bersaglio considerata la quantità di attenzione che Zach aveva attirato su di sé.
Avrebbe dovuto usare l’abilità di Zach nella lotta come diversivo e scappare quando ne aveva
avuto la possibilità. Adesso era troppo tardi e Zorian sapeva di non essere abbastanza veloce da
riuscire a scappare da un lupo invernale e non aveva incantesimi di combattimento con cui
difendersi. O meglio, non sapeva creare barriere o cose simili. Se fosse sopravvissuto a quella sera,
avrebbe imparato qualche invocazione da combattimento, per quanto obsolete avrebbero potuto
essere. Ma era un grosso punto interrogativo.
Un lampo di forza scintillante colpì la testa del lupo invernale, facendola esplodere in una serie di
frammenti di ossa e sangue. Zorian non sapeva se essere disgustato perché era ricoperto da quelle
schifezze sanguinolente o sollevato dal fatto di poter continuare a vivere ancora un altro po’. Si
rese anche conto del fatto che gli effetti di quell’attacco erano più forti di quelli di un regolare
missile magico. Forse era solo un altro esempio della sconcertante bravura di Zach nell’arte del
combattimento.

“Zorian? Che diavolo ci fai qui?”

Zorian guardò Zach incredulo. Vide la scia di cadaveri vicino al ragazzo, il bastone che teneva
nella mano destra e la cintura piena di cartucce per incantesimi. Per quanto potesse sembrare
spavaldo, Zach era di certo venuto preparato. Era quasi tentato di porre la stessa domanda al
ragazzo, ma decise che sarebbe stata un atteggiamento inutilmente ostile. Dopotutto Zach gli aveva
appena salvato la vita. Decise di essere onesto, così forse l’altro ragazzo lo avrebbe aiuto a trovare
Akoja, specialmente alla luce delle sue incredibili abilità di combattimento.

“Cerco Akoja. È andata via dal ballo poco prima dell’attacco e diciamo che è colpa mia.”

Zach grugnì. “Cavolo, e io che mi sono pure impegnato per essere sicuro che anche tu andassi al
ballo. È come se volessi farti uccidere!”

“Tu?” chiese Zorian incredulo. “Hai detto tu a Ilsa che non avevo intenzione di andare al ballo? E
io che ho dato la colpa a Benisek! Come facevi a saperlo?”

“Rimani sempre nella tua camera e ti fai uccidere nel trambusto iniziale se non faccio niente per
impedirlo. E fattelo dire, convincerti a non rimanere nella tua camera senza ricorrere alla violenza
o coinvolgere Ilsa è un grande impegno. Sai essere proprio cocciuto quando vuoi,” disse Zach con
un sorriso.

Zorian lo fissò confuso. Zach parlava come se quelle fossero cose che succedevano ogni giorno!

“Adesso basta,” disse Zach con tono più allegro. “Andiamo a trovare Akoja prima che qualcosa se
la mangi. Sai dove è andata?”

Così andarono via. Si mossero per le strade infuocate della citta lasciandosi dietro una scia di
invasori morti. Zach non cercava nemmeno di evitare i mostri, semplicemente li distruggeva come
se fosse un Dio arrabbiato venuto per vendicarsi. A un certo punto vennero persino attaccati da
un’orda di scheletri e un mago nemico, ma Zach fece aprire la terra sotto i loro piedi che li ingoiò.
Zorian tenne la bocca chiusa e non gli chiese mai da dove venisse quella riserva apparentemente
inesauribile di mana né come mai la sua conoscenza della magia avanzata andasse molto oltre il
livello a cui avrebbe dovuto avere accesso, perché era felice di godere dei benefici delle abilità e
del talento di Zach. Non sarebbe sopravvissuto così a lungo senza il suo aiuto ed era veramente
grato dell’aiuto del ragazzo. Zach sapeva mantenere i segreti, qualunque fossero.

Riuscirono a trovare Akoja barricata nel piano superiore di una delle case. Sembrava si fosse
rinchiusa lì quando un lupo invernale l’aveva rincorsa e si era rifiutata di uscire per paura che
quelle creature la stessero aspettando. Scelta saggia. Più saggia di quella che aveva preso Zorian,
questo era certo. Fortunatamente non c’era più traccia dei lupi invernali lì intorno, anche se Zach
non avrebbe avuto problemi a sbarazzarsi di loro se ci fossero stato, così passarono al più
fastidioso compito di convincere Akoja del fatto che fosse sicuro aprire la porta. Sembrava che
l’esperienza con i lupi invernali l’avesse scossa parecchio.

Zorian era certo che avrebbe incolpato lui per averla fatta scappare dalla sicurezza della sala da
ballo, così rimase sorpreso quando Akoja aprì la porta e si aggrappò a lui, abbracciandolo e
iniziando a singhiozzare sulla sua spalla.

“Pensavo che sarei morta!” piagnucolò. “C’erano degli uccelli enormi che lanciavano ovunque
piume di ferro e lupi invernali e…”

Zorian aprì la bocca confuso ma non sapeva come gestire quello sfogo. Guardò Zach con occhi
supplichevoli, ma il ragazzo ghignò sfacciatamente, apparentemente divertito dalla reazione.

“Ah, i primi amori,” Zach annuì, come se sapesse qualcosa in più. “Ma temo che dovrete
continuare la vostra sentita riunione ai rifugi.”

“Sì!” urlò immediatamente Akoja dopo aver sollevato il volto dalla spalla di Zorian. Ignorò la
battutina di Zach sul fatto che fossero innamorati, anche se Zorian sospettava che non avesse
nemmeno sentito quella parte. Era ancora aggrappata a lui con una presa di ferro, come se
spaventata che potesse sparire da un momento all’altro. Gli stava facendo male ma evitò di
dirglielo. “I rifugi! Lì saremo al sicuro!”

Zach venne preso alla sprovvista, ma si ricompose velocemente. Fece così in fretta che Akoja
sembrò non averlo notato, ma Zorian sì. Neanche i rifugi erano sicuri? Ma sarebbero comunque
stati più sicuri del punto in cui si trovavano in quel momento perché Zach sembrava determinato a
continuare la battaglia.

“Fantastico!” disse quello con fare allegro battendo le mani soddisfatto. Prese una delle cartucce
per incantesimi e la diede ad Akoja. “Tieniti anche tu, Zorian.”
“Cos’è?” chiese il ragazzo sospettoso. La cartuccia non conteneva nessun marchio che riuscisse ad
identificare, e per quello era un po’ diffidente. Usare oggetti magici che non si conoscevano senza
riuscire ad identificarne l’uso era sconsigliato se si desiderava rimanere in salute e vivi fino ad
un’età avanzata.

“È la cartuccia per il teleporto,” disse Zach. “È programmata per trasportare chiunque la tenga ai
rifugi. Ho programmato un ritardo di 30 secondi, quindi tenetela e non rimanete qui.”

“E tu?” chiese Akoja. “Devi tenerla anche tu prima che si attivi!”

“Oh, no,” disse Zach agitando la mano. “Ho ancora cose da fare qui.”

“Cose da fare?” protestò Akoja. “Zach, questo non è un gioco, quelle creature ti uccideranno!”

“Sono perfettamente capace di…”

Zorian non sapeva cosa esattamente gli fece dare di matto, aveva solo una strana sensazione, quasi
di paura, e sapeva di dover reagire immediatamente, un po’ come quando, poco prima, il lupo
invernale aveva cercato di saltargli addosso. Si liberò violentemente dalla stretta di Akoja e spinse
via Zach dall’incantesimo che stava per colpirlo. Un fulmine rosso squarciò l’aria davanti a loro,
trapassando esattamente il punto in cui si trovava la testa di Zach pochi attimi prima, e colpì il
muro dietro. Quel colpo di luce rossa fece un buco enorme nella parete e riempendo di polvere
l’aria intorno.

“Merda,” disse Zach. “Mi ha trovato. Presto, tieni il bastone prima che…”

Akoja sparì, il bastone l’aveva teleportata in un posto lontano e sicuro.

“…si attivi,” concluse Zach con tono sofferente. “Cavolo, Zorian, perché l’hai lasciato?”

“Perché altrimenti saresti morto!” protestò Zorian. Non avrebbe permesso che la persona che lo
aveva aiutato così tanto morisse per colpa di un incantesimo vagante se avesse potuto evitarlo. E
poi, chiunque avesse lanciato l’incantesimo, sarebbe sicuramente rimasto vittima dei prodigi della
magia di Zach, proprio come il resto delle creature e dei maghi nemici che aveva incontrato fino a
quel momento. Quanto poteva essere forte quel nuovo nemico?

Una folata d’aria spazzò via la polvere e un umanoide ossuto comparve all’orizzonte. Zorian
boccheggiò sorpreso nel guardare la cosa davanti a loro. Si trattava di uno scheletro avvolto da una
fastidiosa luce verde. Aveva le ossa nere con una strana aurea metallica, come se non fossero ossa
ma l’imitazione di uno scheletro fatto di un metallo nero. Coperto da un’armatura decorata d’oro,
con una corona piena di gemme e con uno scettro stretto in una mano scheletrica, la creatura
sembrava un re deceduto da tempo e tornato dal regno dei morti.

Era un lich. Era un dannatissimo lich! Oh, erano morti.

Il lich spostò le orbite su di loro, gli occhi di Zorian incontrarono le pozze nere che un tempo
contenevano gli occhi del lich e il ragazzo venne colpito da una sensazione di disagio, come se il
lich gli stesse scrutando l’anima. Dopo meno di un secondo il lich spostò l’attenzione su Zach,
valutando Zorian come se non contasse nulla.

“Allora,” parlò il lich, la voce pregna di potere, “Sei tu colui che ha ucciso i miei tirapiedi.”

“Zorian, scappa mentre io mi occupo di questo tizio,” disse Zach, stringendo il bastone nella sua
mano.

Senza attendere una risposta, Zach lanciò una serie di missili magici verso il lich, che rispose con
tre raggi viola mentre erigeva una egida con un solo gesto della mano ossuta. Due di questi erano
diretti a Zach, ma, sfortunatamente, il lich ritenne opportuno indirizzarne uno a Zorian, che stava
scappando. Anche se non lo riuscì a colpire direttamente, l’impatto dei raggi con il suolo
circostante diede vita ad una considerevole esplosione che fece schizzare delle schegge dal terreno
contro le sue gambe. Provò un dolore immenso e collassò per terra, incapace di compiere anche un
solo altro passo.

Nei cinque minuti successivi Zorian, nonostante il dolore, cercò di trascinarsi fino a dietro il
carretto più vicino a lui nella speranza che lo proteggesse almeno in parte dalla potenza distruttiva
di ciò che veniva lanciato nel campo di battaglia. Zach teneva il linch abbastanza occupato da non
permettergli di lanciare altri incantesimi contro di lui, il che era una fortuna perché non era più in
grado di fuggire. Guardò sempre più sconfitto Zach e il linch che si lanciavano a vicenda
incantesimi distruttivi che Zorian non era nemmeno in grado di riconoscere e si rese conto con
orrore che la predizione sulla loro orribile morte era ben fondata, perché non importava quanto
fosse bravo Zach, non era all’altezza del lich. Quell’essere si stava solo divertendo con il ragazzo e
prima o poi si sarebbe stancato di quel gioco.

Trasalì quando vide una saetta rossa a forma di lancia trapassare l’egida di Zach trapassandogli un
fianco. Sospettava che l’attacco non avesse causato danni seri perché il lich voleva divertirsi
ancora un po’, e i suoi sospetti vennero confermati quando la creatura non diede il colpo di grazia a
Zach, decidendo invece di lanciarlo per aria con un singolo movimento della mano. Zach sbatté
contro il muro vicino al punto in cui Zorian si stava nascondendo e grugnì in preda al dolore.

Sembrava che il lich non avesse fretta e si avvicinò con molta lentezza. Sembrava non gli
importasse del fatto che Zach si stesse lentamente rialzando con il bastone stretto nella mano
sinistra. Zorian vide che con la mano destra si stringeva la ferita sanguinante al fianco.

“Ti sei battuto bene, ragazzino,” disse il lich. “Notevole per qualcuno che dovrebbe essere un
semplice studente.”

“Non abbastanza,” ansimò Zach, che lasciò andare il bastone per stringere con entrambe le mani la
ferita che sembrava gli stesse procurando un grande dolore. “Immagino… dovrò impegnarmi… di
più… la prossima volta.”

Il lich ridacchiò. Era un suono strano che non sembrava possibile provenire da quella creatura. “La
prossima volta? Stupido ragazzino, non ci sarà una prossima volta. Non ti lascerò sopravvivere,
questo lo sai, vero?”

“Mah,” disse Zach a denti stretti, drizzandosi con una smorfia. “Basta parlare, falla finita.”

“Sembri stranamente poco preoccupato, considerando il fatto che stai per morire,” disse il lich con
tono casuale.

“Ah, non importa,” disse Zach alzando gli occhi al cielo. “Non è che resterò morto per sempre.”

Zorian guardò Zach incredulo, non riusciva a capire cosa volesse dire. Ma sembrava che il lich
avesse compreso.

“Oh, capisco,” disse la creatura. “Devi essere un novellino nella magia dell’anima se pensi che
questo ti renda invulnerabile. Potrei intrappolare la tua anima in un filatterio, ma ho un’idea
migliore.”

Il lich fece un gesto verso Zorian e all’improvviso quello sentì il corpo immobilizzarsi e venire
sollevato come se attaccato da una forza aliena. Un altro movimento e Zorian venne sparato a gran
velocità verso Zach, che era scioccato, e si scontrò con il ragazzo in un miscuglio di dolore.
Finirono entrambi per terra, avvinghiati, e Zorian si sentì sollevato nel rendersi conto che la forza
che lo aveva paralizzato era sparita.

“Non importa se la tua anima può reincarnarsi altrove se qualcuno la mutila fino a renderla
irriconoscibile prima che ci arrivi,” disse il lich. “Dopotutto, l’anima può anche essere immortale,
ma nessuno ha mai detto che non può essere alterata.”

Anche se debole, Zorian sentì il lich recitare una cantilena in una qualche strana lingua che di certo
non era l’ikosiano standard utilizzato nelle normali invocazioni, ma qualunque curiosità potesse
avere venne spazzata via dal dolore e il profondo senso di sbagliato che improvvisamente lo assalì.
Aprì la bocca per urlare ma il suo mondo venne improvvisamente invaso da una luce accecante
prima di diventare tutto nero.

Traduttore: Emanuela

Zorian aprì bruscamente gli occhi quando sentì un dolore lancinante allo stomaco. Il suo corpo si
contorse, reagendo all’oggetto che gli era caduto addosso. All’improvviso era sveglio, nessuna
traccia di sonnolenza.

“Buongiorno, fratello!” Disse una voce fastidiosamente allegra da sopra di lui. “Giorno, giorno,
GIORNO!!!”

Zorian fissò Kirielle sconvolto, cercando di capire cosa fosse accaduto. L’ultima cosa che
ricordava era il lich che lanciava quell’incantesimo su lui e Zach, e poi il buio. Il suo sguardo
saettò a destra e a sinistra, riconoscendo ciò che lo circondava e confermando i suoi sospetti: si
trovava in camera sua, a Cirin. La cosa, però, non aveva senso. Era contento di essere
sopravvissuto a quell’esperienza, ma quantomeno era convinto si sarebbe svegliato in un ospedale
o altrove; e Kirielle non si sarebbe dovuta comportare in modo così tranquillo con lui dopo aver
sperimentato un accaduto così straziante, nemmeno lei era tanto sconsiderata. Inoltre, l’intera
scena era… inspiegabilmente familiare.

“Kiri?”

“Um, sì?”

“Che giorno è oggi?” Chiese Zorian, temendo già la risposta.

“Giovedì.”

Si incupì. “Intendevo la data, Kiri.”

“Il primo del carro. Devi andare all’accademia oggi. Non dirmi che te lo sei dimenticato.” Lo
punzecchiò Kirielle, e accompagnò le sue parole con un ben piazzato affondo nel suo fianco,
infilzando il suo piccolo e ossuto dito indice fra le sue costole. Zorian le diede uno schiaffo alla
mano, sibilando per il dolore.

“Non me lo sono dimenticato!” Le rispose seccamente. “È solo…”


Si interruppe. Cosa avrebbe dovuto dirle? Francamente, nemmeno lui sapeva cosa stesse
accadendo.

“Sai che c’è?” Disse dopo un momento di silenzio. “Lascia stare, penso sia ora che tu ti sposti.”

Prima che Kirielle potesse rispondere, Zorian la fece rotolare bruscamente giù dal letto per poi
alzarsi a sua volta.

Afferrò gli occhiali dal comodino accanto al letto e il suo sguardo fece una panoramica della
stanza, stavolta ponendo più attenzione ai dettagli e cercando qualcosa fuori posto che potesse
rivelargli che fosse tutto un gigantesco (se non privo di gusto) scherzo. Sebbene la sua memoria
non fosse perfetta, aveva l’abitudine di sistemare le sue cose in modi veramente precisi, così da
poter capire se qualcuno dei suoi fastidiosi familiari andasse a curiosare fra i suoi possedimenti.
Non trovò nulla di ampiamente fuori posto quindi, a meno che il suo misterioso ‘ricostruttore’
conoscesse perfettamente il suo metodo (cosa poco probabile) o Kiri avesse finalmente deciso di
rispettare la santità della sua stanza mentre era stato via (l’inferno si sarebbe presto congelato),
quella era davvero la sua stanza come l’aveva lasciata prima di partire per Cyoria.

Allora era stato tutto un sogno? Era sembrato tutto troppo reale per esserlo. I suoi sogni erano
sempre stati vaghi, privi di senso, e tendenti a svanire dalla sua mente non appena sveglio. Quelli,
invece, sembravano dei normali ricordi: niente uccelli parlanti, piramidi fluttuanti, lupi a tre occhi
e altre scene surreali in genere presenti nei suoi sogni; ed erano anche troppi. Dopotutto, un intero
mese di esperienze non era troppo per un comune sogno?

“Mamma ti vuole parlare,” gli disse Kirielle dal pavimento, apparentemente senza alcuna fretta di
alzarsi. “Ma ehi, puoi farmi vedere qualche magia prima di scendere? Per favore? Per piacere?”

Zorian si accigliò. Magia, uh? Ora che ci pensava, aveva imparato qualche magia. Certo, se quello
fosse stato solo un sogno particolarmente elaborato, tutti gli incantesimi che aveva imparato
sarebbero risultati fasulli, no?

Fece un paio di ampi gesti e pronunciò qualche parola prima di mettere le mani a coppa davanti a
sé. Una sfera di luce fluttuante si materializzò subito sui suoi palmi.

Ah. Allora, non era stato solo un sogno.

“È incredibile!” Disse entusiasta Kirielle, cercando di picchiettare la sfera con il dito, soltanto per
passarvici attraverso. Non era poi così sorprendente, visto che si trattava di semplice luce. Ritirò il
dito e la fissò curiosamente, come se si aspettasse di trovarla in qualche modo diversa. Zorian
direzionò mentalmente la sfera, che volteggiò nella stanza e attorno a Kirielle un paio di volte. Sì,
conosceva decisamente l’incantesimo e aveva conservato non soltanto il ricordo della procedura di
evocazione, ma anche il perfetto controllo sviluppato allenandosi ripetutamente. Non si potevano
comprendere cose simili soltanto grazie a una semplice visione, per quanto profetica potesse
essere.

“Ancora! Ancora!” Chiese Kirielle.

“Oh avanti, Kiri,” sospirò Zorian. In quel momento, non era davvero in vena dei suoi capricci. “Ti
ho accontentato, no? Adesso va’ a cercarti qualcos’altro con cui divertirti.”

Kirielle gli mise il broncio, ma ormai Zorian era totalmente immune ai suoi capricci. Si rabbuiò
anche lei per un momento per poi raddrizzarsi improvvisamente, come se avesse ricordato
qualcosa.

Il ragazzo ci pensò un attimo e…

“No!” Gridò, ma ormai era troppo tardi. Kirielle era corsa in bagno, sbattendosi la porta alle spalle.
“Dannazione Kiri, perché adesso? Perché non prima che mi svegliassi?”

“È brutto essere te.” Rispose.

Zorian si protese in avanti, finché la sua fronte non si scontrò con la porta. “Ero stato avvertito
eppure ci sono caduto lo stesso.”

Si rabbuiò. Già, un avvertimento. Qualsiasi cosa rappresentassero i suoi ‘ricordi del futuro’,
sembravano essere abbastanza affidabili. Allora Cyoria sarebbe davvero stata invasa durante il
festival dell’estate? Cosa avrebbe dovuto fare? Cosa poteva fare? Scosse la testa e tornò in camera
sua. Non si sarebbe posto quella domanda finché non avrebbe scoperto cosa gli fosse accaduto.
Chiuse a chiave la porta così da avere un po’ di privacy e si sedette sul suo letto. Doveva pensare.

Aveva vissuto un intero mese di scuola prima di risvegliarsi nella sua stanza a Cirin, come se
quell’intero mese non fosse trascorso. Anche considerando il fattore della magia, era assurdo.
Viaggiare nel tempo era impossibile. Non aveva libri in stanza che trattassero specificamente
dell’argomento, ma tutti i passi che lo riguardavano, affermavano che non fosse fattibile. Anche le
magie dimensionali potevano solo distorcere il tempo, velocizzandolo o rallentandolo. Era una
delle poche cose che, secondo i maghi, andava oltre le abilità raggiungibili dalla magia.

Quindi perché stava vivendo una cosa simile?

Stava consultando i libri in camera sua alla ricerca di un qualche tipo di magia che potesse
‘simulare’ un viaggio nel tempo, quando sentì bussare alla porta, e si rese improvvisamente conto
di trovarsi ancora in pigiama e di dover ancora parlare con sua madre. Si cambiò rapidamente e
aprì la porta, soltanto per trovarsi osservato da due donne, una delle quali era sua madre.

Quasi salutò Ilsa per nome, ma se ne accorse in tempo.

“Un’insegnante dell’accademia è venuta a parlarti.” Affermò sua madre. Il suo sguardo di


disapprovazione gli fece capire che gli sarebbe aspettata una ramanzina non appena Ilsa se ne fosse
andata.

“Salve,” disse Ilsa. “sono Ilsa Zileti, dell’Accademia Reale di Arti Magiche di Cyoria. Speravo di
poter discutere con lei di alcune questioni prima della sua partenza. Non ci vorrà molto.”

“Certo,” rispose Zorian. “Ehm, dove…”

“La sua stanza andrà bene.”

“Vi porto qualcosa da bere.” Disse sua madre, congedandosi.

Zorian osservò Ilsa prendere alcuni fogli e poggiarli sulla sua scrivania (cosa ci doveva fare, poi?),
cercando di decidere come procedere. Se i suoi ricordi del futuro fossero stati affidabili, gli
avrebbe porto la pergamena proprio…

Sì, ora. Sapere in anticipo cosa stava per succedere era strano.

Per mantenere le apparenze, Zorian diede alla pergamena una rapida occhiata, prima di incanalarci
il mana. Era esattamente come la ricordava: la calligrafia, le eleganti frasi dal tono ufficiale,
l’elaborato stemma alla fine del documento. Sentì un’ondata di paura sommergerlo. In cosa
diamine si era immischiato? Non aveva idea di cosa gli stesse succedendo, ma era qualcosa di
grosso. Molto grosso.

Sentiva il bisogno di parlare con Ilsa della sua difficile situazione alla ricerca di un suo consiglio,
ma si trattenne. Dopotutto, sembrava la cosa più ragionevole da fare, dato che una maga ben
addestrata come lei era molto più qualificata di lui per affrontare la cosa. Ma cosa poteva dirle?
Che ricordava cose che non erano ancora accadute? Sì, poteva andare bene; e poi, considerando la
natura dei suoi ricordi del futuro, riusciva a vedersi in manette se i suoi avvertimenti avessero
aiutato a scoprire una cospirazione per invadere Cyoria. Dopotutto, sarebbe stato molto più
probabile che la sua scioccante conoscenza del fatto provenisse dall’essere un disertore di quella
cospirazione piuttosto che una sorta di strano viaggiatore nel tempo. Il pensiero che una coppia di
agenti governativi lo torturasse per estorcergli informazioni lo fece rabbrividire.

No, per ora era meglio tenersi tutto per sé.


Perciò, nei 10 minuti successivi, Zorian rivisse il suo primo incontro con Ilsa, facendo le stesse
scelte che ricordava aver fatto, visto che le aveva prese per motivi che in quel momento erano
ancora validi. Tuttavia, non discusse con lei di Xvim, dato che sapeva che sarebbe stato inutile, e
non chiese nemmeno una pausa per andare in bagno, poiché sapeva già quali corsi a scelta seguire.
Ilsa sembrò completamente indifferente alla sua strana determinazione, tanto quanto lui era
impaziente di finire. Ma dopotutto, perché avrebbe dovuto esserne sorpresa? Lei non aveva ricordi
futuri con cui paragonare quell’incontro, a differenza sua. Diavolo, era la prima volta che si
vedevano.

Zorian sospirò e scosse il capo. Sembravano davvero dei semplici ricordi ed erano difficili da
ignorare. Quello sarebbe stato un lungo mese.

“Sta bene, Signor Kazinski?”

Zorian fissò con curiosità Ilsa, cercando di capire perché glielo avesse chiesto. Quando la vide
osservargli, anche se solo per un momento, le mani notò che stavano tremando. Le chiuse a pugno
e trasse un respiro profondo.

“Sto bene.” Disse. Calò per qualche istante uno sgradevole silenzio e Ilsa continuò a studiarlo,
apparentemente non desiderosa di continuare con le battute finali del suo discorso. “Posso farle
una domanda?”

“Certo, sono qui per questo.” rispose Ilsa.

“Cosa ne pensa dei viaggi nel tempo?”

Rimase chiaramente spiazzata dalla domanda, dato che probabilmente era l’ultima cosa che si
aspettava le si chiedesse, o quantomeno vicina alla fine della lista. Si ricompose, però, molto
rapidamente.

“Viaggiare nel tempo è impossibile,” affermò decisa. “Il tempo può essere soltanto dilatato o
compresso. Mai saltato o riavvolto.”

“Perché?” Chiese Zorian, sinceramente curioso. In realtà, non aveva mai letto una spiegazione per
l’impossibilità dei viaggi nel tempo, sebbene potesse essere perché non l’avevano mai veramente
interessato.

Ilsa sospirò. “Ammetto di non conoscere bene i dettagli, ma le nostre migliori teorie indicano che
andare contro le correnti temporali sia totalmente impossibile. Impossibile come ‘disegnare un
cerchio quadrato’, non come ‘saltare l’oceano’. Il fiume del tempo scorre soltanto in una direzione.
Oltre a questo, in passato sono stati fatti innumerevoli tentativi, tutti terminanti con un fallimento.”
Lo fissò dritto negli occhi. “Spero sinceramente che non voglia sprecare il suo talento in
un’impresa così sciocca.”

“Ero soltanto curioso,” disse sulla difensiva. “Stavo solamente leggendo un capitolo in cui si
discuteva dei limiti della magia e mi ero domandato perché l’autore fosse così sicuro che viaggiare
nel tempo fosse impossibile.”

“Beh, adesso lo sa,” disse Ilsa, alzandosi. “Adesso, se è tutto, devo davvero andare. Sarò lieta di
rispondere ad altre sue domande lunedì, dopo lezione. Buona giornata.”

Zorian la osservò andarsene e chiudersi la porta alle spalle, prima di crollare di nuovo sul letto.
Sarebbe stato decisamente un lungo mese.

***

Per una volta il viaggio in treno non lo fece addormentare. Aveva leggermente punzecchiato sua
madre con alcuni argomenti delicati quando aveva provato a rimproverarlo ed era certo che quella
non fosse una sorta di elaborata illusione, a meno che l’illusionista non fosse al corrente di alcuni
segreti di famiglia gelosamente custoditi. Lui stesso sembrava troppo lucido per essere sotto un
qualche tipo di illusione indotta. Per quanto ne sapeva al momento, aveva davvero viaggiato
indietro nel tempo. Aveva passato la maggior parte del viaggio in treno a scrivere in uno dei suoi
taccuini tutto ciò che pensava fosse importante. Non perché credesse che i ricordi del futuro
sarebbero scomparsi, ma per poter riorganizzare i suoi pensieri e notare dettagli che altrimenti
avrebbe potuto mancare. Realizzò che nella confusione aveva dimenticato di prendere i suoi libri
da sotto il letto di Kiri, ma decise che non aveva importanza. Se le lezioni fossero state simili a
quelle dell’ultima volta, non ne avrebbe avuto bisogno per tutto il primo mese.

Zorian era convinto che la colpa fosse di quell’ultimo incantesimo che il lich aveva lanciato su lui
e Zach. Il problema era che non aveva la minima idea di che incantesimo fosse, e anche le parole
non gli erano familiari. Per gli incantesimi standard si utilizzavano come base le parole Ikosiane, e
Zorian ne conosceva abbastanza da comprendere un incantesimo solamente sentendone la formula,
ma il lich aveva utilizzato una lingua diversa. Fortunatamente, aveva una memoria davvero ottima
e ricordava la maggior parte dell’incantesimo, perciò lo scrisse in forma fonetica nel suo fidato
taccuino. Era abbastanza certo che non lo avrebbe trovato da nessuna parte con il suo livello di
autorizzazione, dato che probabilmente era altamente riservato e tenuto alla larga dai maghi del
primo circolo come lui, ma avrebbe cercato di identificarne il linguaggio e trovare un dizionario
adatto nella libreria dell’accademia.

L’altro indizio di tutta la faccenda era Zach. Il ragazzo era stato in grado di combattere un lich, un
cavolo di lich, per diversi minuti prima di soccombergli. Nonostante l’incantatore si fosse preso
gioco di lui, era comunque una cosa abbastanza impressionante. Zorian avrebbe paragonato Zach a
un mago del terzo circolo, e probabilmente anche più in alto. Allora cosa diavolo ci faceva con gli
studenti dell’accademia? C’era qualcosa di decisamene strano in lui, ma non aveva intenzione di
confrontarlo fino a quando non avesse scoperto qualcosa in più su quello che stava succedendo.
Per quanto ne sapeva, poteva trattarsi di una faccenda tipo ‘sai di noi, quindi dobbiamo ucciderti’.
Avrebbe dovuto procedere con cautela in presenza dell’erede dei Noveda.

Zorian chiuse seccamente il taccuino e si passò una mano fra i capelli. Non importava quanto ci
pensasse, tutta quella situazione gli sembrava completamente assurda. Aveva davvero dei ricordi
proveniente dal futuro o stava semplicemente diventando pazzo? Entrambe le possibilità erano
terrificanti. Non aveva minimamente le capacità per affrontare qualcosa di simile da solo, ma non
sapeva come farsi aiutare da altre persone senza venire trasportato in un manicomio o in una stanza
degli interrogatori.

Concluse che ci avrebbe pensato più tardi. Tipo, più tardi il giorno dopo. Tutta quella situazione
era semplicemente troppo strana, e aveva bisogno di dormirci su prima di decidere sul da farsi.

“Scusi, questo posto è libero?”

Zorian alzò lo sguardo ma gli ci volle un attimo prima di riconoscere la persona che aveva davanti.
Era la ragazza senza nome con il dolcevita verde che era salita sulla sua carrozza e si era seduta
accanto a lui quando il treno si era fermato a Korsa. Certo, l’ultima volta non si era premurata di
chiedere il permesso prima di sedersi. Cos’era cambiato? Ah, non aveva importanza, ciò che
importava era che l’ultima volta l’avevano raggiunta altre quattro ragazze, rumorose e
insopportabili. Per nessun motivo avrebbe passato il resto del viaggio ad ascoltare le loro
chiacchiere… non di nuovo.

“Sì.” Annuì. “Stavo giusto per scendere. Siamo a Korsa, giusto? Buona giornata, signorina.”

Afferrò rapidamente il suo bagaglio e andò a cercare posto in un’altra carrozza, abbandonando la
ragazza al suo destino.

Forse, dopotutto, quei ricordi del futuro erano utili a qualcosa.

***

Bam!

“Blatta!”

Bam! Bam! Bam!


“Blatta, apri la maledetta porta! So che ci sei!”

Zorian si rotolò nel suo letto e grugnì. Che diavolo ci faceva Taiven lì così presto? No, un
momento… Afferrò l’orologio dal suo comodino e se lo portò davanti al viso: non era lei a essere
lì presto, era lui che aveva dormito oltre mezzogiorno. Ricordava chiaramente di essere andato
dritto in accademia dalla stazione e di essersi addormentato qualche minuto dopo aver raggiunto la
sua stanza, eppure aveva dormito troppo. A quanto pareva morire e poi risvegliarsi nel passato era
un’attività stancante.

Bam! Bam! Bam! Bam! Bam!

“Sto arrivando, sto arrivando!” Gridò in direzione del rumore. “Smettila di bussare!”

Naturalmente, la ragazza continuò a colpire violentemente la porta. Zorian si affrettò a rendersi


presentabile e aprì l’uscio in un unico, secco movimento, rivolgendo uno sguardo raggelante a
Taiven…

…che lei ignorò bellamente.

“Finalmente! Che diavolo, perché ci hai messo così tanto?!” Disse.

“Stavo dormendo.” Grugnì lui di rimando.

“Davvero?”

“Sì.”

“Ma–”

“Ero stanco,” rispose secco Zorian. “Molto stanco. Che diamine stai aspettando? Entra.”

La ragazza si affrettò a entrare e Zorian ebbe bisogno di un momento per riprendersi prima di
confrontarsi con lei. Nei suoi ricordi del futuro, Taiven non gli aveva fatto visita nemmeno una
volta dopo che si era rifiutato di accompagnarla nella sua missione nelle fogne, cosa che diceva
molto su quello che significava davvero la loro ‘amicizia’ per lei. Ma nemmeno lui l’aveva mai
cercata, perciò non poteva giudicarla. In ogni caso, non era incline a seguirla in quella missione,
tanto quanto lo era nei suoi ricordi del futuro. In realtà, in quel momento aveva questioni più
urgenti a cui pensare, oltre ad avere una grande ansia, presente anche allora; di conseguenza, si
sentiva molto meno riluttante nell’ignorarla e gli ci volle soltanto un’ora per convincerla a lasciarlo
da solo.
Sistemata la questione, si diresse immediatamente alla biblioteca facendo una breve deviazione in
una panetteria vicina per rifocillarsi e riprendere le forze. Una volta in biblioteca, cominciò a
cercare libri sui viaggi nel tempo, cercando di identificare il linguaggio che il lich aveva utilizzato
per il suo incantesimo.

Definirla una delusione sarebbe stato moderato. Per prima cosa, non c’erano libri sui viaggi nel
tempo, dato che l’argomento non era considerato un campo di studio serio e veniva percepito come
qualcosa di impossibile. Quel poco scritto al riguardo era disseminato in volumi infiniti, nascosti in
sezioni non contrassegnate e paragrafi di altrettanti libri non pertinenti. Mettere insieme quelle
menzioni sparpagliate fu una vera impresa, e nemmeno tanto appagante, visto che nessuna fu utile
per risolvere il mistero dei suoi ricordi del futuro. Trovare il linguaggio utilizzato dal lich per il suo
incantesimo si rivelò ancora più frustrante; aveva fallito nell’identificarne la lingua, figurarsi
tradurlo.

Passò l’intero fine settimana a setacciare i testi della biblioteca, abbandonando quella scelta di
ricerca una volta divenuto ovvio che non stesse producendo alcun risultato. Inoltre, i bibliotecari
stavano cominciando a lanciare strane occhiate alle sue scelte di lettura e non voleva creare altre
dicerie spiacevoli. Sperava di riuscire a far rivelare a Zach cosa diavolo stesse accadendo una volta
cominciata la scuola.

***

“Sei in ritardo.”

Zorian fissò il volto austero di Akoja, contemplandolo silenziosamente. Era contento di non dover
avere a che fare con nessun tipo di dramma a causa della sua disastrosa serata con lei, tanto quanto
lo era di non essere morto; ma non riusciva a fare a meno di domandarsi come mai avesse avuto
quello scatto emotivo. Non sembrava avere una cotta per lui, allora perché il suo commento
l’aveva colpita così duramente?

“Cosa c’è?” Chiese, e Zorian realizzò che la stava fissando da troppo tempo.

“Ako, perché me lo stai dicendo quando più della metà della classe non è ancora arrivata?”

“Perché c’è almeno una possibilità che tu mi stia ad ascoltare, a differenza loro.” Ammise lei. “E
poi, uno come te dovrebbe essere d’esempio agli altri studenti, non abbassarsi al loro livello.”

“Uno come me?”

“Entra e basta.” Sbottò irritata.


Zorian sospirò ed entrò. Probabilmente era meglio lasciare le cose come stavano, dopotutto aveva
altri problemi di cui occuparsi e lei era comunque troppo ligia alle regole per i suoi gusti.

Non sapeva cosa aspettarsi quando entrò in classe. Forse che tutti interrompessero le loro attività
per fissarlo? Almeno, in quel caso, avrebbe avuto un motivo per sentirsi così turbato dal dover
partecipare alla prima lezione dell’anno per la seconda volta; ma, ovviamente, ciò non accadde.
Non era una seconda volta per loro, e non c’era nulla di visibilmente fuori posto in lui che si
potesse notare. Represse il suo nervosismo e si sedette dietro, controllando con discrezione i nuovi
arrivati alla ricerca di Zach. Era certo che fosse collegato in qualche modo a quella situazione e il
ragazzo misterioso sembrava essere per Zorian la scelta migliore per comprendere cosa gli stesse
accadendo.

Ci fu un attimo di caos quando il serpente di fuoco di Briam soffiò una tempesta e cominciò a
inseguire, per la classe, il terrorizzato vicino di banco del suo padrone prima che Briam lo
calmasse. A quanto pareva al rettile magico piaceva lo sfortunato ragazzo ancora meno di quanto
piacesse a Zorian. Alla fine, arrivò Ilsa e cominciò la lezione.

Zach non si presentò.

Zorian passò l’intera lezione confuso, stupito da quella svolta degli eventi. Dove diavolo era Zach?
Fino a quel momento, tutto si era svolto quasi esattamente come nei suoi ricordi del futuro, con
l’assenza di Zach come prima deviazione rilevante. Ciò consolidava la sua idea che il ragazzo
fosse, in qualche modo, collegato a quella follia ma, al momento, era anche fuori dalla sua portata.

La lezione fu ancora più noiosa di quanto lo fosse stata la prima volta che l’aveva ascoltata; aveva
già seguito quelle sedute di revisione meno di un mese fa. Apparentemente Ilsa utilizzava una sorta
di copione e la lezione era virtualmente identica a quella del suo ricordo; l’unica differenza era
l’assenza di Zach che non era lì a gareggiare con Akoja a chi rispondeva prima alle domande che
Ilsa faceva alla classe.

Divertente come, col senno di poi, le cose sembrassero più chiare. Durante quella stessa lezione,
Zach si era comportato in modo strano sin dall’inizio ma Zorian non ci aveva fatto caso. Certo, non
era da Zach rispondere alle domande dell’insegnante di sua spontanea volontà, ma non era
completamente impossibile. Si trattava comunque solo di una sessione di revisione e dovevano
conoscere quelle nozioni per passare la certificazione. C’erano volute due settimane prima che le
persone cominciassero davvero a prendere nota della portata dei miglioramenti improvvisi del
ragazzo.

Così tante domande, così poche risposte. Poteva soltanto sperare che Zach si facesse presto vivo.
***

Zach non si presentò in classe quel giorno, né quello dopo, né quello dopo ancora. Arrivato a
venerdì, Zorian era abbastanza certo che il ragazzo non si sarebbe fatto vedere. Secondo Benisek,
Zach era semplicemente scomparso dalla sua tenuta di famiglia lo stesso giorno in cui Zorian
aveva preso il treno per Cyoria, e nessuno aveva più avuto sue notizie da allora. Zorian sapeva che
non sarebbe riuscito a pensare a niente a cui gli investigatori assoldati dal guardiano del giovane
non avessero già pensato e, non volendo attirare l’attenzione su di sé, andando a fare domande in
giro, decise riluttante di mettere, per il momento, da parte il mistero di Zach.

Almeno con i compiti andava bene. Grazie alle sue premonizioni, andò alla grande nei test a
sorpresa di Nora Boole e non dovette davvero studiare nessuna materia, una piccola ripassata gli
bastava per ogni cosa. Una volta che le sue lezioni di protezione fossero davvero progredite, le
cose sarebbero cambiate ma per il momento, aveva tutto il tempo libero che voleva per riflettere su
cosa dovesse fare riguardo all’imminente festival dell’estate e all’assalto che l’avrebbe
accompagnato.

Sfortunatamente, con Zach assente, tutti gli indizi avevano portato solo a vicoli ciechi e adesso non
sapeva come procedere.

“Entri.”

Zorian aprì la porta dell’ufficio di Xvim e incontrò lo sguardo dell’uomo con aria di sfida. Ormai
era abbastanza sicuro della precisione dei suoi ricordi ‘del futuro’ quindi, a parte per la misteriosa
assenza di Zach, sapeva che quella sarebbe stata un’altra frustrante esercitazione. Era stato tentato
di boicottare gli incontri ma sospettava che fosse stata la sua imperturbabile determinazione
davanti all’ostilità dell’uomo a far sì che Ilsa si convincesse a prenderlo sotto la sua ala protettiva.
Inoltre, pensò che avrebbe fatto un favore a Xvim se se ne fosse andato. Zorian aveva la netta
sensazione che l’ultima volta avesse cercato di farlo andar via ma lui era stato troppo perfido per
farlo. Si sedette senza invito, un po’ deluso dal fatto che l’uomo non lo avesse ripreso per il suo
rude gesto intenzionale.

“Zorian Kazinski?” Chiese Xvim. Zorian annuì e agguantò abilmente la penna che l’uomo gli
aveva lanciato per aria, sapendo di doverla afferrare.

“Mi mostri le tre basi.” Ordinò l’uomo, nemmeno un po’ sorpreso da quell’accenno di
coordinazione.

Zorian aprì subito la mano e la penna iniziò a levitare sul suo palmo.
“La faccia roteare.” Disse Xvim.

Zorian spalancò gli occhi. Cos’era successo al ‘da capo’? Il suo attuale tentativo non era stato
peggiore di quello fatto durante la loro ultima sessione prima di quella fatidica danza, e l’unica
risposta che quella notte Xvim gli aveva dato era stata ‘da capo’, proprio come ogni altra volta.
Cos’era cambiato adesso?

“Ha problemi di udito? La faccia roteare!”

Zorian batté le palpebre, realizzando che, alla fine, doveva concentrarsi sulla sessione attuale
piuttosto che su quella dei suoi ricordi. “Cosa? Che intende dire con ‘farla roteare’? Non fa parte
delle tre basi…”

Xvim sospirò drammaticamente e, lentamente, prese un’altra penna facendola levitare sopra il suo
palmo; ma, invece di rimanere sospesa come quella di Zorian, la penna di Xvim iniziò a roteare
come una ventola.

“Io… non ho idea di come si faccia.” Ammise Zorian. “Non ce l’hanno insegnato in classe.”

“Sì, è terribile quanto le lezioni stiano deludendo i nostri studenti. Una variazione così semplice di
un esercizio di levitazione non dovrebbe essere al di là della portata di un mago certificato. Non
importa, correggeremo questa mancanza prima di spostarci su altri argomenti.”

Zorian sospirò. Fantastico. Non c’era da stupirsi se nessuno riusciva a padroneggiare le tre basi
come voleva Xvim, se l’uomo continuava a ridefinire il significato di ‘padroneggiare’. C’erano
probabilmente centinaia di ‘piccole variazioni’ di ognuna delle tre basi, abbastanza da metterci
decenni per apprenderle tutte, quindi era normale che nessuno riuscisse a padroneggiarle tutte in
due miseri anni, specialmente considerando gli standard di Xvim per quanto riguardava le abilità
‘padroneggiate’.

“Avanti,” lo sollecitò Xvim. “Cominci.”

Zorian si concentrò intensamente sulla penna fluttuante sopra il suo palmo, cercando di capire
come farla roteare. Doveva essere relativamente semplice. Doveva soltanto impostare un punto di
stabilità al centro della penna e fare pressione alle estremità, no? Almeno quella era la prima cosa
che gli era venuta in mente. Era appena riuscito a far muovere un po’ la penna quando un oggetto
familiare impattò con la sua fronte.

Alzò lo sguardo verso Xvim, maledicendo sé stesso per essersi dimenticato delle sue maledette
biglie. Xvim lanciò un’occhiata alla penna che levitava ancora sul palmo di Zorian.
“Non ha perso la concentrazione, bene.” Commentò l’insegnante.

“Mi ha lanciato una biglia.” Lo accusò Zorian.

“La stavo sollecitando.” Disse impertinente. “È troppo lento. Deve essere più veloce. Più veloce,
più veloce, più veloce! Da capo.”

Zorian sospirò e tornò al suo compito. Sì, era decisamente un esercizio frustrante.

***

Fra la sua poca familiarità con l’esercizio e le costanti interruzioni di Xvim, alla fine della sessione
Zorian era riuscito soltanto a far oscillare la penna, cosa che in realtà era stata un po’ umiliante. Le
sue abilità di manipolazione al di sopra della media erano una delle poche cose che lo
differenziavano dai suoi colleghi maghi e sentiva che avrebbe potuto fare molto meglio,
nonostante i continui tentativi di sabotaggio di Xvim. Fortunatamente, non avrebbe avuto problemi
a trovare un libro che descrivesse l’esercizio nei dettagli nella biblioteca dell’accademia, quindi
sperava di poter padroneggiare la tecnica per la settimana dopo. Beh, non padroneggiarla come
voleva Xvim, ma almeno avrebbe saputo cosa stava facendo prima di affrontare la prossima
sessione con lui.

Certo, di norma non sarebbe stato così desideroso di mettere così tanto impegno in uno schifoso
esercizio di manipolazione, ma aveva bisogno di una distrazione. All’inizio, l’intera situazione del
viaggio nel tempo era stata talmente assurda che era riuscito a restare calmo e composto. Una parte
di lui aveva continuato a sperare che si trattasse tutto di un sogno nel sogno o qualcosa del genere,
e che un giorno si sarebbe svegliato senza ricordare niente. Ora che era diventato ovvio che la
situazione che stava affrontando era reale, quella parte di lui stava cominciando ad andare nel
panico e ad agitarsi. Cosa diamine doveva fare? La misteriosa assenza di Zach pesava duramente
sulle sue spalle, aumentando la sua paranoia e rendendolo restio nel raccontare a qualcuno
dell’invasione. Fondamentalmente non era una persona altruista e non desiderava salvare qualcuno
soltanto per poi rimetterci lui. Qualsiasi cosa fossero i suoi ricordi del futuro, essenzialmente
rappresentavano una sua seconda possibilità di vivere: era abbastanza certo di essere morto alla
fine di quei ricordi e non aveva intenzione di sprecarla. Aveva considerato suo dovere etico
avvertire le persone del pericolo che incombeva sulla città, ma doveva esserci un modo per farlo
senza distruggere la sua vita o la sua reputazione.

La cosa più semplice da fare sarebbe stato avvertire più persone possibile e, di conseguenza,
assicurarsi che almeno qualcuna prendesse seriamente l’avvertimento; inoltre, avrebbe dovuto
farlo di persona, dato che le comunicazioni scritte potevano essere ignorate al contrario delle
interazioni personali. Sfortunatamente, sarebbe stato dipinto quasi certamente come un pazzo,
almeno fino al momento dell’attacco. O meglio, se ci sarebbe stato un attacco; e se i cospiratori
avessero deciso di tenere un basso profilo, considerando che i loro piani erano stati sventati così da
non procedere con l’invasione? E se nessuno l’avesse preso seriamente finché non fosse stato
troppo tardi e, in seguito, fosse stato utilizzato come capro espiatorio in modo da allontanare da
loro la responsabilità dell’accaduto? E se una delle persone che cercava di avvertire avesse fatto
parte della cospirazione e lo avesse ucciso prima di poter avvisare gli altri? E se, e se… troppi se.
Aveva un vago sospetto che uno di quei ‘se’ fosse il motivo della scomparsa di Zach.

Come risultato di quelle riflessioni, e col passare del tempo, l’idea di rimanere anonimo lo allettò
sempre più. Il problema era che, mandare un messaggio a un gruppo di persone senza farsi
scoprire, non era così semplice quando c’era di mezzo la magia. Le divinazioni non erano
onnipotenti, ma Zorian aveva soltanto nozioni accademiche delle loro limitazioni e, probabilmente,
le sue precauzioni non avrebbero retto contro la ricerca motivata di un abile divinatore.

Zorian sospirò e cominciò ad abbozzare un piano nel suo taccuino, ignorando completamente la
lezione appassionata del loro insegnante di storia. Doveva capire chi contattare, cosa inserire nelle
lettere e come assicurarsi che non arrivassero a lui. Dubitava che il governo permettesse a degli
autori di pubblicare istruzioni su come evitare di essere localizzati dalle forze dell’ordine, ma
avrebbe comunque controllato la biblioteca per verificare cosa ci fosse sull’argomento. Era così
preso dal pensiero di cosa fare che si accorse a malapena della fine della lezione, scarabocchiando
furiosamente mentre tutti gli altri raccoglievano le proprie cose e uscivano dalla classe, e non
notando Benisek sbirciare da sopra la sua spalla.

“Che stai facendo?”

Zorian istintivamente chiuse il suo taccuino e lanciò un’occhiataccia a Benisek.

“È scortese sbirciare dalle spalle delle persone.” Lo rimbeccò Zorian.

“Siamo nervosetti, eh?” sorrise Benisek, trascinando rumorosamente una sedia dal banco vicino,
così da potersi sedere di fronte a lui. “Rilassati, non ho visto niente.”

“Non per mancanza di sforzo.” Rispose seccamente. Benisek sorrise ancora di più. “Comunque,
cosa vuoi?”

“Volevo soltanto parlare un po’.” Il ragazzo fece spallucce. “Quest’anno sei davvero scostante. Hai
sempre questo sguardo frustrato e sei sempre occupato nonostante siamo solo all’inizio dell’anno
scolastico. Volevo sapere cosa ti stesse dando fastidio.”

Zorian sospirò. “Non è qualcosa per cui puoi aiutarmi, Ben…”


Benisek fece un suono strozzato, apparentemente oltraggiato dalla sua risposta. “Che vuol dire che
non posso aiutarti!? Sappi che sono un esperto di problemi di cuore.”

A quelle parole fu Zorian a fare un verso strozzato. “Problemi di cuore!?”

“Oh, avanti!” Rise Benisek. “Costantemente distratto? Alienarsi nel bel mezzo delle lezioni?
Ideare un piano per inviare lettere anonime? Amico, è ovvio! Chi è la fortunata?”

“Non c’è nessuna ‘fortunata’.” Ringhiò Zorian. “E pensavo che tu non avessi visto niente?”

“Ascolta, non credo che mandare lettere anonime sia una buona idea.” Disse Benisek, ignorando
completamente la sua domanda. “È così… da primo anno, sai? Dovresti semplicemente andare da
lei e dirle quello che provi.”

“Non ho tempo per queste cose.” Zorian sospirò, alzandosi.

“Su, avanti…” Protestò Benisek, seguendolo. “Amico, sei un tipo permaloso, te l’hanno mai detto?
Volevo soltanto…”

Zorian lo ignorò. In quel momento non ne aveva davvero bisogno.

***

Ripensandoci, Zorian avrebbe dovuto sapere che ignorare Benisek non sarebbe stata una grande
idea. C’erano voluti soltanto due giorni per fare ‘sapere’ alla maggior parte della classe che aveva
una cotta per qualcuno e le loro rumorose speculazioni erano dannatamente fastidiose. Per non dire
disturbanti. Comunque, il suo scontento nei riguardi di quelle voci evaporò quando Neolu gli si
avvicinò un giorno e gli consegnò una breve lista di ‘libri che potresti trovare utili’. Gli era passato
per la testa di bruciare la lista, specialmente perché decorata con dozzine di cuoricini, ma alla fine
la sua naturale curiosità aveva vinto e si era diretto in biblioteca per dar loro un’occhiata. Aveva
pensato che, alla fine, avrebbe potuto riderci su.

Ottenne più di una bella risata però. Invece di stupidi consigli amorosi, i libri che Neolu gli aveva
consigliato trattavano tutti di come assicurarsi che le proprie lettere, regali e simili non potessero
ricondurre a chi li aveva scritti attraverso divinazioni e altre magie. Apparentemente, se si
utilizzavano titoli come ‘Amore Proibito: Rivelazione dei Misteri delle Lettere Scarlatte’ e si
facevano passare i libri come consigli riguardanti le relazioni amorose, si potevano aggirare le
usuali censure a cui simili argomenti sarebbero stati soggetti di norma.

Certo, non aveva idea di quanto i consigli di quei libri fossero affidabili, e la bibliotecaria gli
lanciò un’occhiata divertita mentre li controllava, ma era comunque contento di averli trovati. Se
tutto fosse andato a buon fine, avrebbe dovuto fare qualcosa di carino per Neolu.

Quindi, mentre si avvicinava il festival dell’estate, Zorian si preparò e pianificò. In uno dei negozi
che sembravano troppo poveri e disorganizzati per tracciare gli acquisti dei propri clienti, comprò
un’intera catasta di fogli di carta comune, penne e buste. Scrisse le lettere con attenzione per
evitare di rivelare dettagli personali. Si assicurò di non toccare la carta in nessun punto con le mani
nude e che nessuna traccia di sudore, capelli o sangue ci finisse sopra. Scrisse apposta in lettere
squadrate e formali, che non somigliavano minimamente alla sua normale calligrafia. Alla fine,
distrusse le penne, i fogli e le buste avanzati.

Una settimana prima del festival, imbucò le lettere in varie cassette postali pubbliche di Cyoria e
aspettò.

Era a dir poco snervante, ma non stava accadendo nulla. Nessuno era venuto a parlare con lui delle
lettere, il che era una cosa buona, ma non era accaduto nemmeno nulla che fosse fuori
dall’ordinario. Nessuno gli credeva? Aveva sbagliato qualcosa e le lettere non erano arrivate ai
destinatari scelti? Oppure le loro reazioni erano state così discrete da non causare alcun disturbo?
L’attesa lo stava uccidendo.

Alla fine, ne ebbe abbastanza. La sera prima del ballo decise di aver fatto tutto il possibile e prese
il primo treno per lasciare la città. Le sue lettere potevano o non potevano aver funzionato, ma in
quel modo lui sarebbe stato al sicuro a prescindere. Se qualcuno glielo avesse chiesto, sebbene
dubitasse l’avrebbero fatto, avrebbe utilizzato la sua fidata scusa del ‘incidente alchemico’; aveva
sbagliato una pozione e respirato alcuni fumi allucinogeni, tornando in sé soltanto quando, ormai,
era già fuori da Cyoria. Sì, era così che era andata.

Mentre il treno si allontanava velocemente da Cyoria nel bel mezzo della notte, Zorian venne preso
dall’ansia e dai sensi di colpa per non aver fatto altro se non avvertire qualcuno dell’imminente
attacco. Cos’altro avrebbe potuto fare? Nulla, ecco. Niente di niente.

Cadde in un sonno agitato, il rumore ritmico del treno a fargli da ninna nanna, e visioni di stelle
cadenti e scheletri circondati da luci verdi a infestare i suoi sogni.

***

Zorian aprì bruscamente gli occhi quando sentì un dolore lancinante allo stomaco. Il suo corpo si
contorse, reagendo all’oggetto che gli era caduto addosso. All’improvviso era sveglio, nessuna
traccia di sonnolenza.
“Buongiorno, fratello!” Disse una voce fastidiosamente allegra da sopra di lui. “Giorno, giorno,
GIORNO!!!”

Zorian fissava a bocca aperta sua sorella minore, incredulo, chiudendo e riaprendo la bocca a
intervalli. Cosa, di nuovo?

“Oh mi stai prendendo in giro!” Ringhiò Zorian, e Kirielle si alzò rapidamente, allontanandosi da
lui impaurita. A quanto pareva, pensava che la sua ira fosse diretta verso di lei. “Non tu Kiri, io…
ho soltanto fatto un incubo, tutto qui.”

Non riusciva a crederci, era successo di nuovo. Che diavolo? Era contento fosse accaduto l’ultima
volta, perché… beh, significava che non era morto. Ma adesso? Adesso era semplicemente
assurdo. Perché gli stava accadendo tutto ciò?

Oh, e mentre si lamentava internamente del suo destino, Kirielle si era di nuovo barricata in bagno.
Maledizione!

Traduttore: Rossana

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Zorian si risvegliò nel suo letto a Cirin con Kirielle intenta ad augurargli un buon giorno in quella sua maniera così incantevole. Era irritato sia con sé stesso per non aver prestato
più attenzione ai...

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Apparentemente, l’essere stato affibbiato a Novità sembrava la ricetta per ottenere frustrazione e fastidio; lei era una chiacchierona impaziente e impulsiva che non sembrava
conoscere il concetto di spazio personale poiché gli stava sempre addosso...

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Zorian era il primo ad ammettere di non essere una persona facile con cui andare d’accordo. Era poco socievole, facilmente irritabile e tendeva ad aspettarsi il peggio dalle
persone. Ne era sempre stato consapevole, da...

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Zorian fissava il disco di pietra che teneva tra le mani in un silenzio quasi religioso. Era fatta. Zach, finalmente, sapeva di non essere da solo all’interno del loop temporale. Certo,
il ragazzo non sapeva...

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Il tempio rimaneva tanto imponente quanto lo era stato l’ultima volta che Zorian lo aveva visitato - gli stessi angeli guardiani lo squadravano, la stessa desolazione permeava
l’edificio e la stessa storia della creazione era...

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Zorian aprì bruscamente gli occhi quando sentì un dolore lancinante allo stomaco. Il suo corpo si contorse, reagendo all’oggetto che gli era caduto addosso. All’improvviso era
sveglio, nessuna traccia di sonnolenza. “Buongiorno, fratello!” Disse una...
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La vita ti porta in ogni genere di luoghi inaspettati, rifletté Zorian, avvicinando ancora una volta il coltello al cadavere del lupo invernale. Se qualcuno mi avesse detto, al mio
primo anno di accademia, che...

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Considerata la reputazione di cui godeva la Grande Foresta del Nord tra la gente che viveva in territori più a sud e civilizzati, ci si sarebbe aspettato di trovarsi in mezzo a una
gigantesca trappola...

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"Voglio che mi aiuti a derubare il mio rivale." Zorian sbatté le palpebre preso di sorpresa prima di lanciare un'occhiata incredula all'uomo. Cosa? "E... perché diavolo dovrei
farlo?" chiese all'uomo con curiosità. Gurey sorrise vittoriosamente....

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Zorian fissò il volto dall’espressione beffarda del suo avversario, il suo stesso volto una maschera vuota e senza espressione. Era giunto il momento decisivo. Senza dubbio
quest'ultimo round avrebbe decretato il vincitore. Il suo...

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Nonostante Alanic avesse annunciato che avrebbe interrogato il prigioniero, non scese immediatamente nelle segrete del tempio. Piuttosto iniziò a rovistare in un armadietto lì
vicino ricco di bottiglie di pozioni, mentre Zorian cercava di...

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Fermo, immobile, nel soggiorno vuoto di casa di Vazen, Zorian fissava avvilito gli schizzi di quella porcheria verde che si trovava davanti e che stava consumando il pavimento
con uno sfrigolio raccapricciante. Era impossibile...

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Ovviamente, non si portò i documenti in camera. Era quasi certo del fatto che non ci fosse nessun incantesimo di localizzazione, ma era ancora sicuro che Vazen avrebbe provato
a usare la divinazione per...

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'L'inizio del riavvio è sempre la parte più fastidiosa del loop temporale', rifletté in silenzio Zorian, fermo in piedi su una delle piattaforme dei treni in arrivo alla stazione
ferroviaria di Cirin. Tirò fuori...

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'L'inizio del riavvio è sempre la parte più fastidiosa del loop temporale', rifletté in silenzio Zorian, fermo in piedi su una delle piattaforme dei treni in arrivo alla stazione
ferroviaria di Cirin. Tirò fuori...

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Il lungo periodo di convalescenza terminò e Zorian passò le ultime ore del riavvio con Kirielle al festival dell’estate di Cirin. Kirielle era molto felice di stare con lui perché,
apparentemente, nei festival precedente...

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Col passare delle settimane Zorian cominciò a trovare le lezioni di Mente come Fuoco sempre più noiose. Se da un lato continuavano a essere utili nell’accrescere la sua
padronanza del combattimento mentale, dall'altro erano...

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Le precedenti esperienze di Zorian con il treno per Cyoria a fianco di Kirielle non erano state molto incoraggianti. All’inizio si dimostrava sempre emozionata e curiosa e fissava
attentamente il paesaggio commentando qualsiasi cosa...

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Zorian fissava il suo tormentatore in silenzio, quanto più rilassato e impassibile poteva essere di fronte a un uomo tanto spietato e irragionevole. Xvim lo fissava a sua volta, il suo
volto immagine di...

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Il giorno successivo Zorian si svegliò presto, destato dal debole e incoerente mormorio di Kirielle che dormiva accanto a lui. Per un momento si chiese perché Kirielle fosse nel
suo letto invece che in...

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L'inizio del nuovo loop non fu molto diverso da quello precedente: salì sul treno seguito da Kirielle, la intrattenne con gesta magiche e con racconti mascherati (e molto più che
esagerati) delle sue avventure...

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Non lontano dal ristorante dove avrebbe dovuto incontrare Raynie, Zorian stava seduto su una panchina ad aspettare. Lei non era ancora arrivata ma non c’era nulla di strano in
ciò; aveva mal previsto il...

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Forse perché la donna sapeva che Zorian aveva già un’accompagnatrice, proprio come sembravano credere tutti, o forse perché quella volta il ragazzo era stato più discreto
nell’esprimere le sue intenzioni, ma Ilsa non gli...

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Zorian aveva pensato molte volte alla possibilità che qualcuno potesse collegare i puntini e capire che le sue abilità fossero troppo sviluppate per un ragazzo della sua età. Aveva
provato ad assicurarsi che ciò che...

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Zorian stava iniziando a realizzare che non aveva capito Taiven tanto quanto pensava. E non era solo la sorprendente insicurezza che nascondeva dietro l’infinito ottimismo e
fiducia in se stessa a farglielo pensare; era la...

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“Sono pronto,” disse Zorian. “Lancia l’incantesimo quando vuoi.” Estin, il suo attuale compagno di allenamento, annuì in modo solenne e iniziò a lanciare missili magici in
rapida successione contro di lui. Zorian li intercettò tutti...

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Seduto da solo in uno degli scompartimenti del treno, Zorian fissava il paesaggio che scorreva fuori dal finestrino, ma era troppo assorto nei suoi pensieri per prestare davvero
attenzione a cosa stava guardando. Doveva già...

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Lontano da qualunque percorso o insediamento segnato sulla mappa, in una piccola caverna artificiale che Zorian aveva realizzato per utilizzarla come laboratorio e base
operativa, c’era un largo tavolo in legno. C’erano fogli sparsi su...

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Viaggiare nel tempo era una cosa difficile da dimostrare. Era “noto” tra i maghi come qualcosa di impossibile, e di solito le prove del contrario si riducevano al possesso di
conoscenze e abilità impossibili. Sfortunatamente,...

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Zorian non era del tutto sorpreso riguardo l’ipotesi che Tesen Zveri avesse rubato da Zach. Da un lato, sapeva da parecchio tempo che Zach e Tesen non andavano d’accordo, il
che portava occasionalmente Zach a...

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Il nuovo riavvio iniziò allo stesso modo di tutti gli altri: con Kirielle che gli saltava impietosamente addosso per svegliarlo. “Buongiorno, fratello!” Strillò la bimba sopra di lui.
“Giorno, gio- ehi!” Con la semplice forza...

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Zorian venne preso alla sprovvista dalla comparsa di quel drago scheletrico. Dopotutto, aveva esplorato Villa Iasku durante i riavvii precedenti e pensava di sapere che tipi di
forze avesse Sudomir a sua disposizione. Riusciva a...

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Nel momento in cui Zorian realizzò che un pugno stava arrivando dritto verso di lui cercò istintivamente di farsi da parte per evitarlo. Sfortunatamente, il suo bagaglio e quello di
Kirielle erano proprio dietro di...

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Dopo la chiacchierata con il Serpente Fantasma e la conseguente espulsione dalla colonia delle aranee, Zach e Zorian si teleportano in un luogo abbastanza lontano e remoto e si
misero a parlare della loro prossima...

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Per quasi mezzo minuto lo spazio infinito in cui galleggiavano rimase immerso nel silenzio. Né Zach né Zorian sapevano cosa dire, e il Guardiano della Soglia sembrava essere
tranquillamente in attesa di ulteriori domande. In...
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Nonostante l’esperienza avesse infastidito molto Zach, Zorian ritenne che il loro incontro con Xvim fosse stato un grande successo. Certo, Xvim era stato esplicitamente
sprezzante nei confronti delle abilità di Zach, ma quello era solo...

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Zorian fissò intensamente i due fogli di carta che aveva davanti, scorse sistematicamente ogni singola riga di testo e annotò corrispondenze e differenze tra i due documenti. Zach
si sedette accanto a lui e lo...

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L’ufficio di Xvim rispecchiava abbastanza lo stile di un tipico ufficio da insegnante: una stanza piccola dominata da un grande tavolo e da diverse librerie, con buona parte dello
spazio libero occupato da misteriose pile...

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Non molto tempo dopo che Xvim andò via, lo stesso fece Zorian. Non aveva in mente una destinazione precisa, voleva solo uscire di casa per un po’. Per quel che ne sapeva, era
l’unico modo...

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Zorian non ebbe il tempo di riflettere a lungo su Quatach-Ichl e la sua corona. Subito dopo la sua breve conversazione con Zach, un gruppo di tre incantesimi artiglieria colpì le
linee nemiche di fronte...

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Quando Zorian si svegliò, si ritrovò a Cirin, sottoposto alle solite sceneggiate di Kirielle. Era un sollievo. Quando, alla fine del riavvio, la luce rossa aveva illuminato tutto quanto,
aveva temuto ci sarebbero state conseguenze...

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All’interno della Camera Oscura situata sotto Cyoria, Zorian sedeva a gambe incrociate sul pavimento, con gli occhi chiusi per rimanere concentrato. Di fronte a lui fluttuava una
grande sfera d’acqua, la cui superficie era calma...

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A nord di Knyazov Dveri, nel profondo nord della natura selvaggia, c’era una piccola gola incospicua con una caverna ugualmente anonima su una delle pareti. Era improbabile
che chiunque si avvicinasse a quell’area potesse soffermarsi...

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Eldemar e Koth erano molto lontane l’una dall’altra. L’esatta distanza era difficile da calcolare, dato che il nome “Koth” copriva un’area piuttosto grande del continente
meridionale, ma Zorian stimò che fossero all’incirca 7000 km. Ancora...

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A nord di Cyoria, proprio nel mezzo di una montagna piena di alberi, si trovava una vallata isolata priva di vegetazione. Era, invece, ricoperta da rocce spezzate e affilate di tutte
le forme e misure....

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Ormai erano quasi sei anni che Zorian viveva in questo mese che si ripeteva all'infinito. Sembrava fosse passato di più, ad essere onesti. Erano successe così tante cose e la sua
visione del mondo aveva...

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Zorian dovette ammettere di essere un po’ sorpreso dal modo in cui la famiglia Taramatula aveva trattato lui e Zach. Sapevano chiaramente che la famiglia di Daimen non
approvava la sua relazione con Orissa, e...

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Zorian dovette ammettere di essere un po’ sorpreso dal modo in cui la famiglia Taramatula aveva trattato lui e Zach. Sapevano chiaramente che la famiglia di Daimen non
approvava la sua relazione con Orissa, e...

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Storicamente, Koth era sempre stata un obiettivo frequente dell'espansionismo Ikosiano. Le giungle che coprivano la regione erano pericolose da attraversare e difficili da ripulire,
ma contenevano risorse preziose che non potevano essere trovate da nessun'altra...

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Zorian capì subito che l’idra di fronte a loro non era normale. Prima di tutto, era troppo grande. Non era un esperto di idre, ma sapeva che anche le più grandi non superavano i
10...

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Nelle profondità di Cyoria, in una caverna recentemente scavata e separata dalla rete di tunnel principale, si stava radunando un esercito. Consisteva in circa 200 persone, circa
120 delle quali erano state assoldate da Alanic...

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Una volta concluso l’attacco sulla base ibasana fu evidente che non ci sarebbe stata un’invasione immediata, così Zorian procedette a ristabilire il suo collegamento con Koth.
Dato che aveva congedato il suo simulacro a Koth...

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Non si era mai reso conto di quanto potesse essere bella Cyoria di sera. Era questo il pensiero di Zorian mentre lui e Taiven giravano per Cyoria, controllando le bancarelle per
strada e parlando di...

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Nelle profondità delle giungle di Koth, c'era un grande buco circolare nel terreno che portava a uno stretto pozzo verticale con uno specchio di acqua verdastra sul fondo. Sebbene
il posto fosse piuttosto bello, pochissime...

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Il simulacro numero quattro era preoccupato. In realtà non avrebbe dovuto esserlo, considerando quello che era e quante volte l’originale aveva già combattuto contro il ragno
cacciatore. Anzi, avrebbe dovuto sentirsi entusiasta: aveva un buon...

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Nelle lande selvagge che si estendevano a nord dell’Altazia c’erano molte cose rare e di valore. Risorse naturali esotiche, luoghi interessanti, piante e animali magici estinti a
sud… tutto questo e molto altro si poteva...

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La serata era piacevole, con venti freschi che soffiavano per le strade di Cyoria e la luna che brillava luminosa nel cielo. Zorian inspirò tutto, sentendosi un po' rinvigorito dal
freddo della sera, e pensò...

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I primordiali erano creature strane ed enigmatiche. Si supponeva che fossero i primogeniti del drago primordiale da cui aveva avuto origine il mondo, antichi e potenti. In vita le
loro abilità avevano rivaleggiato con quelle...

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I dirigibili non erano tenuti in grande considerazione tra le persone a cui interessavano quelle cose. L'idea di una nave volante era qualcosa che aveva affascinato l'umanità da
tempo immemorabile, naturalmente, ma ogni progetto concreto...

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Anche se Aranhal pubblicizzava ampiamente il suo nuovo dirigibile ai propri abitanti e ai paesi vicini, vedere effettivamente la Perla di Aranhal richiedeva un piccolo sforzo. Si
trovava vicino a un’importante città industriale, ma non...

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Sebbene il deserto di Xlotic fosse solitamente raffigurato come un infinito mare di sabbia, con solo occasionali affioramenti rocciosi o oasi appartate, il suo paesaggio reale era
molto più complesso di così. C'era molta sabbia,...

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