Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
46
LUCIANO MONZALI
IL SOGNO DELL’EGEMONIA.
L’ITALIA, LA QUESTIONE JUGOSLAVA
E L’EUROPA CENTRALE
(1918-1941)
Le Lettere
Copyright © 2010 by Casa Editrice Le Lettere - Firenze
ISBN 978 88 6087 342 2
www.lelettere.it
INTRODUZIONE
Luciano Monzali
ELENCO DEI FONDI ARCHIVISTICI, DELLE RACCOLTE
DOCUMENTARIE E DELLE ABBREVIAZIONI
BDFA: British Documents on foreign affairs: Reports and Papers from the
Foreign Office Confidential Print, Washington, 1983-.
CARTE SFORZA: Carte di Carlo Sforza, Archivio storico del Ministero degli
Esteri, Roma.
FRUS: Papers on Foreign Relations of the United States, (dal 1932 Foreign
Relations of the United States), Washington, 1861-.
GAB 1923-43: Carte del Gabinetto del Ministro e della Segreteria Generale
dal 1923 al 1943, Archivio storico del Ministero degli Esteri, Roma.
b.: busta.
c.: cartella
d.: documento.
ediz.: edizione.
n.: numero
p.: pagina
pp.: pagine
rap.: rapporto
sc.: scatola
s.d.: senza data
s.n.: senza numero
ss.: seguenti
tel.: telegramma
vol.: volume
I
1 Sulla politica estera italiana prima del 1914 rimandiamo a: LUCIANO MONZALI, Italiani
di Dalmazia dal Risorgimento alla Grande Guerra, Firenze, 2004; ID., L’Etiopia nella poli-
tica estera italiana (1896-1915), Parma, 1996; GIANPAOLO FERRAIOLI, Politica e Diplomazia
in Italia tra XIX e XX Secolo. Vita di Antonino di San Giuliano (1852-1914), Soveria Mannelli,
2007; ALFRED FRANCIS PRIBRAM, Les traités politiques secrets de l’Autriche-Hongrie 1879-
1914, Paris, 1923; LUIGI SALVATORELLI, La Triplice Alleanza. Storia diplomatica 1877-1912,
Milano, 1939; LUIGI ALBERTINI, Le origini della guerra del 1914, Milano, 1942-1943, vol. I;
FRITZ FELLNER, Der Dreibund. Europäische Diplomatie vor dem Ersten Weltkrieg, in ID., Vom
Dreibund zum Völkerbund. Studien zur Geschichte der internationalen Beziehungen 1882-
1919, Salisburgo/Monaco, 1994, pp. 19-81; HOLGER AFFLERBACH, Der Dreibund. Europäische
Grossmacht- und Allianzpolitik vor dem Ersten Weltkrieg, Wien, 2002.
2 Sulla storia politica delle popolazioni italiane nell’Impero asburgico: MONZALI, Italiani
8 LUCIANO MONZALI
di Dalmazia. Dal Risorgimento alla Grande Guerra, cit.; ID., Italiani di Dalmazia 1914-1924,
Firenze, 2007; ID., Antonio Tacconi e la Comunità italiana di Spalato, Padova-Venezia, 2008;
JOSIP VRANDEČIĆ, Dalmatinski autonomistički pokret u XIX stoljeću, Zagreb, 2002; ANGELO
DE BENVENUTI, Storia di Zara dal 1797 al 1918, Milano-Roma, 1944; ARNOLD SUPPAN, Die
Kroaten, in ADAM WANDRUSZKA, PETER URBANITSCH, a cura di, Die Habsburgermonarchie
1848-1918, Wien, 1980, vol. III, tomo 2, p. 626 e ss.; GÜNTHER SCHÖDL, Kroatische
Nationalpolitik und ‘Jugoslavenstvo’. Studien zu nationaler Integration und regionaler Politik
in Kroatien-Dalmatien am Beginn des 20. Jahrhunderts, München, 1990; BENIAMINO SALVI,
Il movimento nazionale e politico degli sloveni e dei croati. Dall’Illuminismo alla creazione
dello Stato jugoslavo (1918), Trieste, 1971; LUCA RICCARDI, Francesco Salata tra storia, po-
litica e diplomazia, Udine, 2001; UMBERTO CORSINI, Problemi di un territorio di confine.
Trentino e Alto Adige dalla sovranita austriaca all’accordo Degasperi-Gruber, Trento, 1994;
RICHARD SCHOBER, Storia della Dieta tirolese: 1816-1918, Trento, 1987; AMLETO BALLARINI,
L’antidannunzio a Fiume. Riccardo Zanella, Trieste, 1995; MARINA CATTARUZZA, L’Italia e
il confine orientale, Bologna, 2007.
3 Al riguardo: MONZALI, Italiani di Dalmazia 1914-1924, cit.; FRANCESCO CACCAMO, Il
Montenegro negli anni della prima guerra mondiale, Roma, 2008; DRAGOVAN ŠEPIĆ,
Sudbinske Dileme Rađanja Jugoslavije. Italija, Saveznici i jugoslavensko pitanje 1914-1918,
Pola-Fiume, 1989, tre volumi (prima ediz. 1970); LEO VALIANI, La dissoluzione dell’Austria-
Ungheria, Milano, 1985 (prima ediz. 1966).
4 Per lo studio del pensiero politico di Sidney Sonnino in politica estera e della sua azio-
ne come ministro degli Esteri vi è un’abbondante documentazione edita: SIDNEY SONNINO,
Carteggio 1914-1916, Roma-Bari, 1974; ID., Carteggio 1916-1922, Roma-Bari, 1975; ID.,
Carteggio 1891-1913, Roma-Bari, 1981; ID., Diario 1866-1922, Roma-Bari, 1972, tre volu-
mi; ID., Scritti e Discorsi extraparlamentari 1870-1920, Roma-Bari, 1972, due volumi; ID.,
Discorsi parlamentari di Sidney Sonnino, Roma, 1925, tre volumi. Importante è poi la rac-
colta I Documenti diplomatici italiani (d’ora innanzi DDI), Roma, 1952-: serie V, vol. 2-11;
L’ITALIA LIBERALE 9
serie VI, vol. 1-2. Fra la storiografia ricordiamo: PAOLA CARLUCCI, Il giovane Sonnino fra cul-
tura e politica (1847-1886), Roma, 2002; GEOFFREY A. HAYWOOD, Failure of a Dream. Sidney
Sonnino and the Rise and Fall of Liberal Italy 1847-1922, Firenze, 1999; LUCIANO MONZALI,
Sidney Sonnino e la politica estera italiana dal 1878 al 1915, «Clio», 1999, n. 3, p. 397 e ss.;
ID., L’Etiopia nella politica estera italiana (1896-1915), cit.; MARIO TOSCANO, Il patto di
Londra. Storia diplomatica dell’intervento italiano (1914-1915), Bologna, 1934; ID., La Serbia
e l’intervento in guerra dell’Italia, Milano, 1939; ID., Gli accordi di San Giovanni di Moriana,
Milano, 1936; LUCA RICCARDI, Alleati non amici: Le relazioni politiche tra l’Italia e l’Intesa
durante la prima guerra mondiale, Brescia, 1992; LUIGI ALBERTINI, Venti anni di vita politi-
ca, Bologna, 1950-1953, parte II, vol. 1, 2, 3; PIETRO PASTORELLI, Dalla prima alla seconda
guerra mondiale. Momenti e problemi della politica estera italiana 1914-1943, Milano, 1997,
pp. 13-81; ID., L’Albania nella politica estera italiana 1914-1920, Bari, 1970; VALIANI, La
dissoluzione dell’Austria-Ungheria, cit.; ROLANDO NIERI, Sonnino, Guicciardini e la politica
estera italiana (1899-1906), Pisa, 2005; CACCAMO, Il Montenegro negli anni della prima guer-
ra mondiale, cit.
5 Al riguardo le riflessioni sulla percezione dell’Impero asburgico nella classe dirigente
italiana che abbiamo svolto nel volume MONZALI, Italiani di Dalmazia. Dal Risorgimento al-
la Grande Guerra, cit.
6 Ad esempio: SONNINO, Carteggio 1916-1922, cit., d. 358, Sonnino a Macchi di Cellere,
15 ottobre 1918.
10 LUCIANO MONZALI
7 Per un’analisi del cosiddetto «interventismo democratico», che noi preferiamo defini-
re interventismo «nazionaldemocratico» rimandiamo a: VALIANI, La dissoluzione dell’Austria-
Ungheria, cit.; OTTAVIO BARIÈ, Luigi Albertini, Torino, 1972, p. 323 e ss.; LUCIANO MONZALI,
Albertini, la guerra mondiale e la crisi del dopoguerra, in LUIGI ALBERTINI, I giorni di un li-
berale. Diari 1907-1923, Bologna, 1999, p. 155 e ss.; LUCA MICHELETTA, Pietro Silva stori-
co delle relazioni internazionali, «Clio», 1994, n. 3, p. 497 e ss.; ANGELO TAMBORRA, L’idea
di nazionalità e la guerra 1914-1918, in Atti del XLI Congresso di storia del Risorgimento
italiano, Trento, 9-13 ottobre 1963, Roma, 1965, estratto; ROBERTO VIVARELLI, Storia delle
origini del fascismo. L’Italia dalla grande guerra alla marcia su Roma, Bologna, 1991, I, p.
179 e ss.
8 Sul pensiero politico di Gaetano Salvemini manca, a nostro avviso, un’analisi piena-
mente soddisfacente. Ricordiamo comunque: VALIANI, La dissoluzione dell’Austria-Ungheria,
cit.; MASSIMO L. SALVADORI, Gaetano Salvemini, Torino, 1963. Per la comprensione di
Salvemini sono fondamentali i suoi carteggi: GAETANO SALVEMINI, Carteggio 1912-1914,
Roma-Bari, 1984; ID., Carteggio 1914-1920, Roma-Bari, 1984. Utili pure: GAETANO
SALVEMINI, Austria, Italia e Serbia, «L’Unità», 18 dicembre 1914, riedito in ID., Come sia-
mo andati in Libia e altri scritti dal 1900 al 1915, Milano, 1963, pp. 414-420; ID., La
Dalmazia, in ID., Come siamo andati in Libia, cit., pp. 370-373; ID., Fra la grande Serbia ed
una più grande Austria, «L’Unità» 7 agosto 1914, riedito in ID., Come siamo andati in Libia,
cit., pp. 344-350. Si vedano anche SALVEMINI, MARANELLI, La questione dell’Adriatico,
Firenze, 1918, riedito in GAETANO SALVEMINI, Dalla guerra mondiale alla dittatura (1916-
1925), Milano, 1964; ELIO APIH, Gaetano Salvemini e il problema adriatico, in AA.VV.,
L’imperialismo italiano e la Jugoslavia, Urbino, 1981, pp. 85-127.
9 PIETRO SILVA, I problemi fatali agli Asburgo. Il problema czecoslovacco. Il problema
jugoslavo, Milano, 1918, pp. 62-64. Sulla figura di Pietro Silva: MICHELETTA, Pietro Silva
storico delle relazioni internazionali, cit.; BRUNO GATTA, Pietro Silva, uno scrittore di storia,
«Clio», 1985, n. 3, pp. 467-474.
10 LEONIDA BISSOLATI, La politica estera dell’Italia dal 1897 al 1920, Milano, 1923, pp.
332-335. Si vedano anche: IVANOE BONOMI, Leonida Bissolati e il movimento socialista in
Italia, Roma, 1945; RAFFAELE COLAPIETRA, Leonida Bissolati, Milano, 1958.
L’ITALIA LIBERALE 11
11 GAETANO SALVEMINI, Il problema serbo-croato, in ID., Dalla guerra mondiale alla dit-
tatura (1916-1925), cit., pp. 73-80.
12 Sul ruolo di Albertini nel dibattito politico sulla questione adriatica nel corso della pri-
ma guerra mondiale: ALBERTINI, Venti anni di vita politica, cit., parte II, vol. 1, 2, 3; BARIÈ,
Luigi Albertini, cit.; MONZALI, Albertini, la guerra mondiale e la crisi del dopoguerra, in
ALBERTINI, I giorni di un liberale. Diari 1907-1923, cit., p. 155 e ss.; VALIANI, La dissolu-
zione dell’Austria-Ungheria, cit. p. 332 e ss.
13 Sull’atteggiamento italiano verso le due rivoluzioni russe: GIORGIO PETRACCHI, La
Russia rivoluzionaria nella politica italiana. Le relazioni italo-sovietiche 1917-25, Roma-Bari,
1982; ID., Da San Pietroburgo a Mosca. La diplomazia italiana in Russia 1861-1941, Roma,
1993; RICCARDI, Alleati non amici, cit., p. 436 e ss.; DANIELE VENERUSO, La Grande Guerra
e l’unità nazionale. Il ministero Boselli, Torino, 1996, p. 223 e ss.
12 LUCIANO MONZALI
14 Sulla politica delle nazionalità e il dibattito politico italiano: LUCIANO TOSI, La pro-
paganda italiana all’estero nella prima guerra mondiale. Rivendicazioni territoriali e poli-
tica delle nazionalità, Udine, 1977, p. 168 e ss.; TAMBORRA, L’idea di nazionalità e la guer-
ra 1914-1918, cit.; RENZO DE FELICE, Mussolini il rivoluzionario 1883-1920, Torino, 1965;
VIVARELLI, Storia delle origini del fascismo. L’Italia dalla grande guerra alla marcia su Roma,
cit., I, p. 196 e ss.; VALIANI, La dissoluzione dell’Austria-Ungheria, cit.; FEDERICO IMPERATO,
Roberto Forges Davanzati, il nazionalismo italiano e la politica estera italiana (1911-1918),
Alessano, 2006.
L’ITALIA LIBERALE 13
ste jugoslave erano state poco popolari fra le masse slave del sud, ma
la crisi dell’Impero asburgico provocò un crescente consenso in
Slovenia, Croazia, Dalmazia e Bosnia verso i progetti di una Jugo-
slavia indipendente. Il 29 ottobre 1918, i principali partiti croati, slo-
veni e serbi dell’Austria-Ungheria, riuniti nella Dieta croata, procla-
marono l’indipendenza di tutti i croati, serbi e sloveni asburgici e la
formazione di un governo autonomo, affidato al Consiglio nazionale
di Zagabria. Nelle settimane successive si svilupparono negoziati fra
il Consiglio nazionale di Zagabria, il governo di Belgrado e il Comitato
jugoslavo di Londra, che portarono alla proclamazione del Regno dei
Serbi, Croati e Sloveni (Kraljevina Srba, Hrvata i Slovenaca, d’ora
in poi SHS), guidato dalla dinastia Karadjordjević e con un’ammini-
strazione centralizzata, il 1° dicembre18.
La fine dell’Impero asburgico e la crisi interna russa liberarono
l’Italia dalla presenza di antichi rivali nell’area danubiana e balcani-
ca e inaugurarono un’epoca di crescente influenza italiana in tutta la
regione. L’Italia ottenne dal Consiglio interalleato il riconoscimento
del diritto di occupare i territori promessi dal Patto di Londra19; inol-
tre, le truppe italiane, sole o insieme agli Alleati, in rappresentanza dei
vincitori occuparono gran parte dell’Albania, le coste del Montenegro,
nonché vasti territori sloveni e austriaci. Ben presto, però, le ambizioni
italiane di svolgere un ruolo preponderante nell’Europa danubiana e
balcanica si scontrarono con difficoltà e ostacoli. Il vuoto di potere
creatosi in Europa centrale e nei Balcani con la rivoluzione bolscevi-
ca, la dissoluzione dell’Impero asburgico e la sconfitta della Germania
2006; GEORGES-HENRI SOUTOU, Recherches sur la France et le problem des nationalités pen-
dant la Première Guerre Mondiale (Pologne, Ukraine, Lituanie), Paris, 1995; JEAN-BAPTISTE
DUROSELLE, Clemenceau et l’Italie, in AA.VV., La France et l’Italie pendant la première guer-
re mondiale, Grenoble, 1976, p. 492 e ss.
18 Sulla costituzione e le lotte interne dello Stato jugoslavo: IVO J. LEDERER, La Jugoslavia
dalla conferenza della pace al trattato di Rapallo 1919-1920, Milano, 1966, pp. 57-67; JOŽE
PIRJEVEC, Il giorno di San Vito. Jugoslavia 1918-1992. Storia di una tragedia, Torino, 1993,
p. 15 e ss.; IVO BANAC, The National Question in Yugoslavia. Origins, History, Politics, Ithaca,
1984; JOHN R. LAMPE, Yugoslavia as History. Twice there was a Country, Cambridge, 2000,
p. 101 e ss.; BOSILJKA JANJATOVIĆ, Politički Teror u Hrvatskoj 1918.-1935., Zagreb, 2002;
STEVAN K. PAVLOWITCH, Yugoslavia, New York, 1971, p. 53 e ss.; HRVOJE MATKOVIĆ, Povijest
Jugoslavije 1918-1991, Zagreb, 1998; ALEX N. DRAGNICH, The First Yugoslavia. Search for
a Viable Political System, Stanford, 1983; DUŠAN BILANDŽIĆ, Hrvatska Moderna Povjiest,
Zagreb, 1999, p. 60 e ss.; ATTILIO TAMARO, Origini e Crisi della Jugoslavia, in ID., La lotta
delle razze nell’Europa danubiana, Bologna-Roma, 1923, pp. 157-256.
19 MARIA GRAZIA MELCHIONNI, La vittoria mutilata. Problemi ed incertezze della politi-
ca estera italiana sul finire della Grande Guerra (ottobre 1918-gennaio 1919), Roma, 1981.
L’ITALIA LIBERALE 15
26 Rimandiamo qui alle efficaci pagine di GUIDO CRAINZ, Padania. Il mondo dei brac-
cianti dall’Ottocento alla fuga dalle campagne, Roma, 2007, p. 147 e ss.; Si veda anche
VIVARELLI, Storia delle origini del fascismo. L’Italia dalla grande guerra alla marcia su Roma,
cit., due vol.
27 LUCIANO MONZALI, La politica coloniale africana di Tommaso Tittoni nel 1919, «Clio»,
2003, n. 4, pp. 565-627.
28 LUCIANO MONZALI, Riflessioni sulla cultura della diplomazia italiana in epoca libe-
rale e fascista, in GIORGIO PETRACCHI, a cura di, Uomini e Nazioni. Cultura e politica estera
dell’Italia del Novecento, Udine, 2005.
29 Sull’atteggiamento italiano verso i problemi dell’Europa centrale alla Conferenza del-
la Pace il testo migliore è CACCAMO, L’Italia e la «Nuova Europa», cit. Per un’analisi del-
18 LUCIANO MONZALI
l’azione generale dell’Italia alla Conferenza della Pace: LUIGI ALDROVANDI MARESCOTTI,
Guerra diplomatica. Ricordi e frammenti di Diario (1914-1919), Milano, 1936; ID., Nuovi
Ricordi e frammenti di Diario, Milano, 1938; SILVIO CRESPI, Alla difesa d’Italia in guerra e
a Versailles, Milano, 1937; ANTONIO SALANDRA, I retroscena di Versailles, Milano, 1971;
VITTORIO EMANUELE ORLANDO, Memorie (1915-1919), Milano, 1960; RENÉ ALBRECHT-CARRIÉ,
Italy at the Paris Peace Conference, New York, 1938; LEDERER, op. cit.; PASTORELLI, L’Albania
nella politica estera italiana 1914-1920, cit.; H. JAMES BURGWYN, The Legend of the Mutilated
Victory. Italy, The Great Powers and the Paris Peace Conference, Westport, 1993; ITALO
GARZIA, L’Italia e le origini della Società delle Nazioni, Roma, 1995; RICCARDI, Francesco
Salata, cit., p. 164 e ss.; PAOLO ALATRI, Nitti, D’Annunzio e la questione adriatica (1919-1920),
Milano, 1959; LUCA MICHELETTA, Italia e Gran Bretagna nel primo dopoguerra, Roma, 1999;
MONZALI, Italiani di Dalmazia 1914-1924, cit.
30 CACCAMO, L’Italia e la «Nuova Europa», cit.
31 Sulla politica della Gran Bretagna: ROTHWELL, British War Aims, cit., p. 111 e ss.;
HAROLD NICOLSON, Peacemaking 1919, London, 1945, p. 129 e ss.; MICHAEL L. DOCKRILL,
J. DOUGLAS GOOLD, Britain and the Peace Conferences 1919-1923, London, 1981, p. 105 e
ss., 186 e ss.; SETH P. TILLMAN, Anglo-American Relations at the Paris Peace Conference of
1919, Princeton, 1961, p. 315 e ss.; PAUL C. HELMREICH, From Paris to Sèvres. The Partition
of the Ottoman Empire at the Peace Conference of 1919-1920, Columbus, 1974; ERIK
GOLDSTEIN, Winning the Peace. British Diplomatic Strategy, Peace Planning and the Paris
Peace Conference, 1916-1920, Oxford, 1991; MICHAEL LLEWELLYN SMITH, Ionian Vision.
Greece in Asia Minor 1919-1922, New York, 1973; MARGARET MACMILLAN, Parigi 1919. Sei
mesi che cambiarono il mondo, Milano, 2006. Riguardo all’atteggiamento degli Stati Uniti
verso la politica estera italiana nel 1918-1919: ALBRECHT-CARRIÉ, Italy at The Paris Peace
Conference, cit., p. 35 e ss.; JEAN-BAPTISTE DUROSELLE, Da Wilson a Roosevelt. La politica
estera degli Stati Uniti dal 1913 al 1945, Bologna, 1963; LILIANA SAIU, Stati Uniti e Italia
L’ITALIA LIBERALE 19
nella Grande Guerra 1914-1918, Firenze, 2003; MAYER, Politics and Diplomacy of
Peacemaking, cit.; ID., Political Origins of the New Diplomacy, cit., p. 329 e ss.; DANIELA
ROSSINI, Il mito americano nell’Italia della Grande Guerra, Roma-Bari, 2000, p. 157 e ss.;
DRAGAN R. ŽIVOJINOVIĆ, America, Italy and the Birth of Yugoslavia (1917-1919), Boulder,
1972; RAY STANNARD BAKER, Woodrow Wilson and the World Settlement, New York, 1923,
vol. 2, p. 127 e ss.; LOUIS JOHN NIGRO JR., The New Diplomacy in Italy. American Propaganda
and U.S. – Italian Relations, 1917-1919, New York, 1999.
32 LEDERER, op. cit., p. 143 e ss.
33 Il memoriale italiano presentato alla Conferenza della Pace è edito in DDI, VI, 2, d.
787. Si veda al riguardo: RICCARDI, Francesco Salata, cit. p. 194 e ss.
34 Sullo scontro fra Wilson e la delegazione italiana alla Conferenza della Pace molto ma-
teriale documentario nelle carte di Wilson: WP, volumi 56, 57, 58, 59, 60. Si vedano anche i
verbali delle discussioni del Consiglio dei Quattro: PAUL MANTOUX, Les Délibérations du
Conseil des Quatre (24 mars-28 juin 1919), Paris, 1955, due volumi. Fra la storiografia:
ALBRECHT-CARRIÉ, Italy at the Paris Peace Conference, cit.; DUROSELLE, Da Wilson a
Roosevelt. La politica estera degli Stati Uniti dal 1913 al 1945, cit., 1963; LEDERER, op. cit.;
GARZIA, L’Italia, cit.; ŽIVOJINOVIĆ, America, Italy and the Birth of Yugoslavia (1917-1919),
cit.
20 LUCIANO MONZALI
35 Al riguardo CACCAMO, L’Italia e la «Nuova Europa», cit. Una buona analisi della dif-
fidenza di gran parte della classe dirigente cecoslovacca verso l’Italia liberale in FRANCESCO
CACCAMO, L’Italia nella corrispondenza tra Masaryk e Beneš all’indomani della prima guer-
ra mondiale, «Clio», 1996, n. 3, pp. 489-513.
36 SHERMAN D. SPECTOR, Rumania at the Paris Peace Conference. A study of the
Diplomacy of Ioan I. C. Bratianu, New York, 1962; GIULIANO CAROLI, L’Italia e il problema
nazionale romeno alla conferenza della pace di Parigi, 1919-1920, «Storia e Politica», 1978,
n. 3, p. 453 e ss., saggio riedito in ID., La Romania nella politica estera italiana 1915-1965.
Luci e ombre di un’amicizia storica, Milano, 2009, p. 17 e ss.
37 CACCAMO, L’Italia e la «Nuova Europa», cit.; DANIEL PERMAN, The Shaping of the
Czechoslovak State. Diplomatic History of the Boundaries of Czechoslovakia 1914-1920,
Leiden, 1962.
38 Sulle relazioni italo-austriache nel primo dopoguerra vi è molto materiale in
Außenpolitische Dokumente der Republik Österreich 1918-1938, (d’ora innanzi DDA) Wien-
München, 1993-, vol. 1, 2, 3. Fra la letteratura si vedano: HANS HAAS, Le relazioni italo-au-
striache dall’armistizio di Villa Giusti al trattato di Saint Germani, «Storia e Politica», 1973,
pp. 411-428; FEDERICO CURATO, Le relazioni italo-austriache alla Conferenza della Pace, ivi,
pp. 429-457; GIORGIO MARSICO, Il problema dell’Anschluss austro-tedesco 1918-1922, Milano,
1983; RODOLFO MOSCA, L’Austria e la politica estera italiana dal trattato di St. Germain al-
l’avvento del fascismo al potere (1919-1922), in ID., Le relazioni internazionali nell’età con-
temporanea, cit., p. 94 e ss.; STEFAN MALFER, Wien und Rom nach dem Ersten Weltkrieg.
Österreichisch-italienische Beziehungen 1919-1923, Wien, 1978; ARNOLD SUPPAN,
Jugoslawien und Österreich 1918-1938. Bilaterale Aussenpolitik im Europäischen Umfeld,
L’ITALIA LIBERALE 21
Wien-München, 1996; LAJOS KEREKES, Von St. Germain bis Genf: Österreich und seine
Nachbarn, Budapest-Wien, 1979.
39 RICHARD SCHOBER, Die Tiroler Frage auf der Friedenskonferenz von Saint Germain,
Innsbruck, 1982.
40 UMBERTO CORSINI, RUDOLF LILL, Alto Adige 1918-1946, Bolzano, 1988; CORSINI,
Problemi di un territorio di confine. Trentino e Alto Adige dalla sovranita austriaca all’ac-
cordo Degasperi-Gruber, cit.; ROLF STEININGER, Südtirol 1918-1999, Innsbruck-Wien, 1999.
41 Al riguardo l’analisi di Rodd, ambasciatore britannico a Roma: British Documents on
Foreign Affairs: Reports and Papers from the Foreign Office Confidential Print, (d’ora in-
nanzi BDFA), Washington, 1983- II, F, 4, Rodd a Curzon, 23 giugno 1919, d. 45. Sulla poli-
tica estera dei governi Nitti fondamentale MICHELETTA, Italia e Gran Bretagna nel primo do-
poguerra. Le relazioni diplomatiche tra Roma e Londra dal 1919 al 1922, cit.
42 MONTICONE, Nitti e la grande guerra, cit.; FRANCESCO BARBAGALLO, Francesco S. Nitti,
Torino, 1984; FRANCESCO SAVERIO NITTI, Edizione nazionale delle opere di Francesco Saverio
Nitti. Scritti politici. Volume V. Diario di prigionia, Meditazioni dell’esilio, Roma-Bari, 1967;
ID., Edizione nazionale delle opere di Francesco Saverio Nitti. Scritti politici. Volume VI.
Rivelazioni, Meditazioni e ricordi, Roma-Bari, 1963; ID., Edizione nazionale delle opere di
Francesco Saverio Nitti. Volume XVI. Tomo II. Scritti politici. Articoli e discorsi inediti va-
ri, documenti, Roma-Bari, 1980.
22 LUCIANO MONZALI
43 MONZALI, Italiani di Dalmazia 1914-1924, cit.; p. 148 e ss.; GIOVANNI GIURIATI, Con
D’Annunzio e Millo in difesa dell’Adriatico, Firenze, 1954; MASSIMO BUCARELLI, «Delenda
Jugoslavia». D’Annunzio, Sforza e gli “intrighi balcanici” del ’19-20, «Nuova Storia
Contemporanea», 2002, n. 6, pp. 19-34; CACCAMO, Il sostegno italiano all’indipendentismo
croato 1918-1920, cit.
44 Sul movimento dannunziano e l’impresa di Fiume: RENZO DE FELICE, D’Annunzio po-
litico 1918-1938, Roma-Bari, 1978; ID., Sindacalismo rivoluzionario e fiumanesimo nel car-
teggio De Ambris-D’Annunzio (1919-1922), Brescia, 1966; FRANCESCO PERFETTI,
Fiumanesimo, sindacalismo e fascismo, Roma, 1988; LONGO, L’esercito italiano e la questione
fiumana (1918-1921), cit.; FERDINANDO GERRA, L’Impresa di Fiume. Nelle parole e nell’a-
zione di Gabriele D’Annunzio, Milano, 1966; PAOLO ALATRI, D’Annunzio, Torino, 1983; ID.,
Nitti, D’Annunzio, cit.; MICHAEL A. LEDEEN, D’Annunzio a Fiume, Roma-Bari, 1975;
MICHELETTA, Italia e Gran Bretagna, cit.; CACCAMO, L’Italia e la «Nuova Europa», cit.; ID.,
Il sostegno italiano, cit.; RICCARDI, Francesco Salata, cit.; BUCARELLI, «Delenda Jugoslavia».
D’Annunzio, Sforza e gli “intrighi balcanici” del ’19-20, cit.; MONZALI, Italiani di Dalmazia
1914-1924, cit.; ANTONELLA ERCOLANI, Da Fiume a Rijeta. Profilo storico-politico dal 1918
al 1947, Soveria Mannelli, 2009.
L’ITALIA LIBERALE 23
sti trattati in Archivio storico del Ministero degli Affari Esteri a Roma (d’ora innanzi ASMAE),
Carte di Carlo Sforza (d’ora innanzi Carte Sforza), busta (d’ora innanzi b.) 7, verbali delle
riunioni fra le delegazioni italiana e serbo-croata-slovena, 10, 11 e 12 novembre 1920. Si ve-
dano anche: CARLO SFORZA, Jugoslavia. Storia e ricordi, Milano, 1948, p. 154 e ss.;
MELCHIONNI, La politica estera di Carlo Sforza nel 1920-21, cit., 1969, p. 536 e ss.; LEDERER,
op. cit., p. 350 e ss.; RICCARDI, Francesco Salata, cit., p. 264 e ss.; MICHELETTA, Italia e Gran
Bretagna, cit., I; MARIO DASSOVICH, I molti problemi dell’Italia al confine orientale. I
Dall’armistizio di Cormons alla decadenza del patto Mussolini-Pasić (1866-1929), Udine,
1989, p. 197 e ss.; MONZALI, Italiani di Dalmazia 1914-1924, cit., p. 191 e ss.; ATTILIO
TAMARO, Venti anni di storia, Roma, 1971 (seconda ediz.) I, p. 96 e ss.
50 MELCHIONNI, La convenzione antiasburgica del 12 novembre 1920, cit.
51 GAETANO SALVEMINI, Il trattato di Rapallo, in ID., Dalla guerra mondiale alla ditta-
tura, cit., p. 637 e ss.
L’ITALIA LIBERALE 25
Gran Bretagna, cit. I, p. 191 e ss.; DONATELLA BOLECH CECCHI, Alle origini di un’amicizia.
Italia-Cecoslovacchia 1918-1922, Soveria Mannelli, 2008
56 Sulla figura di Attilio Tamaro, il migliore esperto italiano di problemi dell’Europa cen-
trale negli anni Venti: MONZALI, Tra irredentismo e fascismo. Attilio Tamaro storico e politi-
co, cit.
57 ATTILIO TAMARO, L’alleanza con gli Slavi, «Politica», 1921, vol. VII, fasc. 20, pp. 151-
165, citazione p. 161.
58 Ivi, p. 157.
L’ITALIA LIBERALE 27
61 ASMAE, Carte di Gabinetto del Ministro e della Segreteria Generale (d’ora innanzi
GAB) 1923-1943, Ufficio Adriatico-Fiume (d’ora innanzi AF), b. 23, Manzoni a Ministero
degli Esteri, 8 marzo 1921.
62 MASSIMO BUCARELLI, Mussolini e la Jugoslavia (1922-1939), Bari, 2006, p. 17.
63 Al riguardo: DANILO MASSAGRANDE, Italia e Fiume, 1921-1924. dal Natale di sangue
all’annessione, Milano, 1982; MONZALI, Italiani di Dalmazia 1914-1924, cit.
64 Ad esempio: ASMAE, GAB 1923-43, AF, b. 9, Nota verbale della Legazione del Regno
SHS al governo di Roma, 11 marzo 1921. Si veda anche: «Novo Doba», 14 gennaio 1921, O
zavlačenju izvršenja Rapalskog ugovora; ivi, 18 gennaio 1921, Demanti iz Beograda.
L’ITALIA LIBERALE 29
EMILIO GENTILE, Storia del partito fascista 1919-1922. Movimento e milizia, Bari-Roma, 1989,
p. 208 e ss. Sull’importanza dei problemi della politica estera nella crisi del governo Giolitti:
BDFA, II, F, 4, Buchanan a Curzon, 27 giugno 1921, d. 327.
69 DE FELICE, Mussolini il fascista. La conquista del potere 1921-1925, cit., p. 101 e ss.;
DANILO VENERUSO, La vigilia del fascismo. Il primo ministero Facta nella crisi dello Stato
liberale in Italia, Bologna, 1968, p. 18 e ss.; BDFA, II, F, 5, Buchanan a Curzon, 4 luglio
1921, d. 7.
70 Sulla biografia di Della Torretta: MICHELETTA, Italia e Gran Bretagna, cit., II, pp. 405-
407; PETRACCHI, Da San Pietroburgo, cit., p. 170 e ss.
71 MASSAGRANDE, op. cit., p. 47.
72 «L’Idea Nazionale», 2 agosto 1921, La politica italiana in Adriatico e in Oriente;
MASSAGRANDE, op. cit., p. 47.
73 MASSAGRANDE, op. cit.; MONZALI, Italiani di Dalmazia 1914-1924, cit.
L’ITALIA LIBERALE 31
84 Una ricostruzione della genesi degli accordi di Santa Margherita in MONZALI, Italiani
di Dalmazia 1914-1924, cit., p. 381 e ss. I testi delle convenzioni sono pubblicati in GIANNINI,
Documenti, cit., p. 76 e ss.
II
litica estera di Carlo Sforza. Non poche figure di spicco della diplomazia
fascista, pensiamo allo stesso Salvatore Contarini, erano stati collabo-
ratori di Sforza e partecipi delle sue idee. Possiamo quindi constatare
che nel corso degli anni Venti il dibattito interno al regime fascista sul-
la politica estera fu caratterizzato dalla coesistenza di due indirizzi. Da
una parte, vi erano coloro che desideravano proseguire una politica di
stabilizzazione dell’assetto europeo prodotto dalla guerra, puntando al-
l’intensificazione della collaborazione con gli Stati usciti vincitori dal
conflitto bellico. In questo quadro lo Stato jugoslavo veniva percepito
non come avversario ma come un partner fondamentale per la politica
estera italiana. Dall’altra, vi erano coloro, numerosi nel partito fascista,
che predicavano un rinnovamento della politica estera italiana, la qua-
le doveva assumere un stile e un orientamento più dinamici e aggres-
sivi2, con l’obiettivo di assicurare all’Italia l’espansione nel Mediter-
raneo e l’egemonia nell’Europa danubiana e balcanica: questo proget-
to egemonico era da perseguirsi svolgendo una politica favorevole ai
diritti di alcune nazionalità oppresse e alla revisione dei trattati di pa-
ce al fine di conquistare influenza negli Stati insoddisfatti dell’assetto
politico esistente (Austria, Ungheria, Bulgaria, Albania). Per molti fa-
scisti, spesso ex dannunziani ed ex nazionalisti, cruciale doveva esse-
re l’impegno per favorire la disgregazione dello Stato jugoslavo unita-
rio, ritenuto nemico mortale dell’Italia, attraverso il sostegno all’affer-
mazione del principio di nazionalità in Jugoslavia.
Essendo noti gli orientamenti esistenti in molti settori del fascismo
e del nazionalismo, vari osservatori internazionali assistettero con
preoccupazione alla conquista fascista del potere. In realtà, l’avvento
al potere di Benito Mussolini non provocò drammatiche svolte nella
politica internazionale del governo di Roma e, paradossalmente, eb-
be la conseguenza di produrre un miglioramento delle relazioni fra
l’Italia e il Regno SHS3. Mussolini era un politico cinico e pragmati-
10 I testi di questi accordi italo-jugoslavi sono editi in GIANNINI, Documenti, cit., p. 162
e ss. Alcune informazioni su questi accordi in GABRIELE PARESCE, Italia e Jugoslavia dal 1915
al 1929, Firenze, 1935, p. 269 e ss.; DASSOVICH, I molti problemi dell’Italia al confine orien-
tale. I, cit., p. 212 e ss.; UMBERTO NANI, Italia e Jugoslavia (1918-1928), Milano, 1928, p. 94
e ss.
11 Su questi negoziati: ASMAE, Spalato, b. 38, Pezzoli a Umiltà, 29 gennaio 1925; ibi-
dem, Umiltà a Ministero degli Esteri e Legazione italiana a Belgrado, 2 febbraio 1925;
ASMAE, AP 1919-30, Jugoslavia, b. 1320, MINISTERO DEGLI ESTERI, UFFICIO III, Promemoria
per Sua Eccellenza il Ministro, 21 giugno 1925; DDI, VII, 4, dd. 73, 76. Il testo delle con-
venzioni di Nettuno del 20 luglio 1925 è pubblicato in GIANNINI, Documenti, cit., p. 308 e ss.
12 Sulle relazioni italo-cecoslovacche negli anni Venti si veda il pregevole saggio di
CACCAMO, Italia e Cecoslovacchia negli anni Venti, cit. Utili anche: KYBAL, Czechoslovakia
and Italy: My Negotiations with Mussolini 1922-1924, cit.; BOLECH CECCHI, Alle origini di
un’amicizia. Italia-Cecoslovacchia 1918-1922, cit.; CASSELS, op. cit., p. 175 e ss. Per un qua-
dro interpretativo generale sulla politica estera cecoslovacca: PIOTR WANDYCZ, The Foreign
40 LUCIANO MONZALI
La proposta del patto renano effettuata all’inizio del 1925 dal governo di
Berlino con l’appoggio inglese consisteva nella previsione di una specifica
garanzia per i confini occidentali della Germania e comportava dunque una
differenziazione con le altre frontiere tedesche stabilite dal trattato di
Versailles, aprendo implicitamente prospettive revisionistiche nella loro di-
rezione. Tali prospettive erano destinate a suscitare profonde preoccupazio-
ni sia in Italia che in Cecoslovacchia, intuendosi in entrambi i paesi che la
concessione di margini di manovra al revisionismo tedesco avrebbe potuto
avere riflessi pericolosissimi tanto sulla questione dell’indipendenza austria-
ca quanto sulle minoranze tedesche presenti in Alto Adige e, in misura assai
più massiccia, nelle terre ceche13.
Policy of Edvard Beneš, 1918-1938, in VICTOR S. MAMATEY, RADOMIR LUZA, A History of the
Czechoslovak Republic 1918-1948, Princeton, 1973, pp. 216-238.
13 CACCAMO, Italia e Cecoslovacchia negli anni Venti, cit., p. 66.
DALLA DIFESA DELLA STABILITÀ 41
14 PASTORELLI, Italia e Albania, cit., p. 195 e ss.; CACCAMO, Italia e Cecoslovacchia ne-
gli anni Venti, cit., p. 69.
42 LUCIANO MONZALI
Albania fino all’operazione «Oltre Mare Tirana», Milano, 2007; SERGIO PELAGALLI, L’attività
politico-militare in Albania tra il 1927 ed il 1933 nelle carte del generale Alberto Pariani,
“Storia contemporanea”, 1991, n. 5.
19 Circa la visione britannica della politica italiana in Albania in quegli anni: DBFP, Ia,
4, dd. 47, 55, 61, 135, 136.
20 Sulla figura di Grandi: PAOLO NELLO, Dino Grandi. La formazione di un leader,
Bologna, 1987; ID., Un fedele disubbidiente. Dino Grandi da Palazzo Chigi al 25 luglio,
Bologna, 1993.
21 Al riguardo: MARIO DONOSTI [MARIO LUCIOLLI], Mussolini e l’Europa. La politica este-
ra fascista, Roma, 1945, p. 13 e ss.; FABIO GRASSI ORSINI, La diplomazia in AA.VV., Il re-
gime fascista. Storia e storiografia, Roma-Bari, 1995, p. 292 e ss.
22 GRUMEL-JACQUIGNON, La Yougoslavie dans la stratégie française de l’Entre-deux-
Guerres (1918-1935). Au origines du mythe serbe en France, cit. Sulla politica estera fran-
44 LUCIANO MONZALI
cese verso l’Europa centrale: WANDYCZ, France and her Eastern Allies 1919-1925, cit.; ID.,
The Twilight of French Eastern Alliances 1926-1936, Princeton, 1988.
23 LEFEBVRE D’OVIDIO, op. cit., p. 147 e ss.; SHORROCK, op. cit.; CAROCCI, La politica
estera, cit., p. 94 e ss.
24 DOGO, Kosovo, cit., p. 161 e ss.
25 Sul sostegno italiano ai movimenti secessionisti anti-jugoslavi negli anni Venti e Trenta:
BUCARELLI, Mussolini e la Jugoslavia, cit.; BOGDAN KRIZMAN, Pavelić i Ustaše, Zagreb, 1978;
IVO PETRINOVIĆ, Mile Budak. Portret jednog političara, Split, 2002; JAMES J. SADKOVICH,
Italian Support for Croatian Separatism 1927-1937, New York, 1987; PASQUALE JUSO, Il fa-
scismo e gli Ustascia 1929-1941. Il separatismo croato in Italia, Roma, 1998; CAROCCI, La
politica estera, cit., p. 168 e ss.; SRDJA TRIFKOVIC, Ustaša. Croatian Separatism and European
Politics 1929-1945, London, 1995; MARIO JAREB, Ustaško-domobranski pokret od nastanak
do travnja 1941, Zagreb, 2006; H. JAMES BURGWYN, Il revisionismo fascista. La sfida di
Mussolini alle grandi potenze nei Balcani e sul Danubio 1925-1933, Milano, 1979, in parti-
colare p. 168 e ss.; ERIC GOBETTI, Dittatore per caso. Un piccolo duce protetto dall’Italia fa-
scista, Napoli, 2001.
26 Sulle relazioni fra Italia e Romania negli anni Venti e Trenta: CAROCCI, La politica este-
ra, cit.; LEFEBVRE D’OVIDIO, op. cit., p. 161 e ss.; CASSELS, op. cit., p. 338 e ss.; LUCA RICCARDI,
Il trattato italo-romeno del 16 settembre 1926, «Storia delle relazioni internazionali», 1987,
n. 1, pp. 39-72; CAROLI, La Romania nella politica estera italiana, cit., p. 77 e ss.
DALLA DIFESA DELLA STABILITÀ 45
28 STEFAN TROEBST, Mussolini, Makedonien und die Mächte 1922-1930: die „Innere
Makedonische Revolutionäre Organisation“ in der Südosteuropapolitik des faschistischen
Italien, Köln, 1987. Sulle vita politica bulgara negli anni Venti e l’influenza italiana su di es-
sa: RICHARD J. CRAMPTON, A Short History of Modern Bulgaria, Cambridge, 1989, p. 119 e ss.
29 ALFREDO BRECCIA, La politica estera italiana e l’Ungheria (1922-1933), «Rivista di
studi politici internazionali», 1980, n. 1, p. 93 e ss.; BURGWYN, Italian Foreign Policy, cit.;
CAROCCI, op. cit., p. 78 e ss.; DI NOLFO, Mussolini e la politica estera, cit.; FULVIO D’AMOJA,
Italia ed Ungheria. I rapporti nel primo decennio. Considerazioni d’insieme, in GUIDA,
TOLOMEO, Italia e Ungheria, cit., p. XIII e ss.
30 LEFEBVRE D’OVIDIO, op. cit., p. 168 e ss.
31 Sulla pubblicistica revisionista anti-jugoslava in Italia fra le due guerre mondiali:
STEFANO BIANCHINI, L’idea fascista dell’Impero nell’area danubiano-balcanica, in AA.VV.,
L’Italia e la politica di potenza in Europa (1938-40), Milano, 1985, p. 173 e ss.; FRANCESCO
CASELLA, L’immagine fascista dell’Impero: Quale ruolo all’Adriatico, ivi, p. 187 e ss.
32 CACCAMO, Italia e Cecoslovacchia negli anni Venti, cit.
DALLA DIFESA DELLA STABILITÀ 47
veva Galli all’inizio degli anni Trenta – la nostra posizione diplomatica nei
riguardi della Francia spezzando uno dei tanti denti della tenaglia attorno al-
la nostra frontiera; per ragioni analoghe ci rafforzerebbe nelle trattative con
la Germania e di fronte a questa, venendo a limitare il peso dell’apporto fran-
cese nell’economia generale dei rapporti tra le grandi potenze44.
1891-1938, Milano, 1990; ID., Trieste, le assicurazioni, l’Europa. Arnoldo Frigessi di Rattalma
e la Ras, Milano, 2004.
52 Su Pompeo Aloisi: POMPEO ALOISI, Journal (25 juillet 1932-14 juin 1936), Parigi, 1957.
53 DE FELICE, Mussolini il duce. Gli anni del consenso, cit.; SCARANO, op. cit.; JENS
PETERSEN, Hitler e Mussolini. La difficile alleanza, Roma-Bari, 1975; HANS WOLLER, I rap-
52 LUCIANO MONZALI
porti tra Mussolini e Hitler prima del 1933. Politica del potere o affinità ideologica, «Italia
contemporanea», 1994, n. 196, p. 491 e ss.
54 Significativo per la comprensione dell’esistenza nel Partito fascista di umori favore-
voli ad un’intesa politica con la Germania l’articolo di uno dei più brillanti intellettuali fa-
scisti della nuova generazione, Carlo Giglio, nel quale era sostenuta l’opportunità di una di-
visione dell’Europa in due sfere d’influenza economica, dominate da Italia e Germania: CARLO
GIGLIO, Può la Germania hitleriana spingersi verso Est?, «La Rassegna Italiana», 1934, pp.
716-722.
55 Molto materiale documentario sul Patto a Quattro in DDI, VII, 13 e 14. Si vedano an-
che: DDF, I, volumi 2, 3, 4. Rimangono importanti: DE FELICE, Mussolini il duce. Gli anni
del consenso, cit.; JEAN- BAPTISTE DUROSELLE, Politique étrangère de la France. La déca-
dence 1932-1939, Paris, 1979; FRANCESCO SALATA, Il Patto Mussolini. Storia di un piano po-
litico e di un negoziato diplomatico, Milano, 1933. A proposito della reazione tedesca al Patto
a Quattro: GERHARD L. WEINBERG, The Foreign Policy of Hitler’s Germany. Diplomatic
Revolution in Europe 1933-1936, Chicago, 1970, p. 49 e ss. Sull’atteggiamento sovietico ver-
so le iniziative italiane: JAY CALVITT CLARKE III, Russia and Italy against Hitler. The Bolshevik-
Fascist Rapprochement of the 1930s, Westport, 1991.
56 DDI, VII, 14, d. 235.
DALLA DIFESA DELLA STABILITÀ 53
57 Sulla politica estera dei governi Dollfuss: SUPPAN, Jugoslawien und Österreich, cit.;
GOTTFRIED-KARL KINDERMANN, Hitler’s Defeat in Austria 1933-1934. Europe’s First
Containment of Nazi Expansionism, Boulder, 1988.
58 DDI, VII, 12, dd. 351; DDI, VII, 14, d. 111; LEFEBVRE D’OVIDIO, op. cit., p. 342 e ss.
59 Ad esempio DDI, VII, 14, d. 585.
60 Si veda l’analisi compiuta dal ministro francese a Vienna, Puaux, sull’evoluzione au-
toritaria del governo di Dollfuss: DDF, I, 5, dd. 223, 246, 255, 410. Sull’ostilità britannica
verso l’avvento di un regime autoritario in Austria: DBFP, II, 6, dd. 270, 273, 275, 332.
54 LUCIANO MONZALI
61DDF, I, 4, d. 77.
62DDI, VII, 12, dd. 389, 408, 414.
63 LEFEBVRE D’OVIDIO, op. cit., p. 377 e ss.; PETERSEN, op. cit..
64 DDI, VII, 14, d. 231, Appunto del sottosegretario agli Esteri, Suvich, settembre 1933;
ibidem, Memorandum italiano per l’Europa danubiana, 29 settembre 1933, d. 232.
65 DDF, I, 2, d. 110.
66 GYÖRGY RÉTI, Hungarian-Italian Relations in the Shadow of Hitler’s Germany 1933-
1940, Boulder, 2003; GYULA JUHASZ, Hungarian foreign policy, 1919-1945, Budapest, 1979.
67 DDI, VII, 16, dd. 794, 852.
68 Ad esempio DDI, VII, 14, d. 802. Il governo italiano accusava gli Asburgo di alimentare
DALLA DIFESA DELLA STABILITÀ 55
1945, (d’ora in poi DGFP), London, 1949-, C, 4, dd. 191, 447, 533; DGFP, D, 5, dd. 158,
162, 163, 184, 229.
79 Per una ricostruzione degli eventi relativi alla guerra italo-etiopica del 1935-1936 ri-
mandiamo a: DE FELICE, Mussolini il duce. Gli anni del consenso, cit.; GEORGE W. BAER, La
guerra italo-etiopica e la crisi dell’equilibrio europeo, Bari, 1970; RENATO MORI, Mussolini
e la conquista dell’Etiopia, Firenze, 1978; ID., Delle cause dell’impresa etiopica mussoliniana,
«Storia e politica», 1978, p. 664 e ss.; GIORGIO ROCHAT, Militari e politici nella preparazio-
ne della campagna d’Etiopia. Studio e documenti 1932-1936, Milano, 1971; FRANKLIN D.
LAURENS, France and the Italo-Ethiopian Crisis 1935-1936, L’Aja-Paris, 1967; FRANCESCO
LEFEBVRE D’OVIDIO, La questione etiopica nei negoziati italo-franco-britannici del 1935,
Roma, 2000; NORTON MEDLICOTT, The Hoare-Laval Pact reconsidered, in DAVID DILKS, a cu-
ra di, Retreat from Power. Studies in Britain’s Foreign Policy of the Twentieth Century,
London, 1981, vol. I, pp. 118-138; VISCONT TEMPLEWOOD (SAMUEL HOARE), Nine Troubled
Years, London, 1954, p. 149 e ss.; LORD VANSITTART, The Mist Procession, London, 1958, p.
516 e ss.; ALESSANDRO LESSONA, Memorie, Roma, 1963, p. 149 e ss.
DALLA DIFESA DELLA STABILITÀ 59
80 Sul cattivo stato delle relazioni italo-tedesche nel corso del 1935: MANFRED FUNKE,
Sanzioni e cannoni 1934-1936. Hitler, Mussolini e il conflitto etiopico, Milano, 1972;
WEINBERG, The Foreign Policy of Hitler’s Germany. Diplomatic Revolution in Europe 1933-
1936, cit., p. 232 e ss.
81 ADAP, C, IV, 2, d. 485. Al riguardo: JÜRGEN GEHL, Austria, Germany and the
Anschluss, London, 1963; ANGELO ARA, Il problema austriaco nella politica italiana 1936-
1938, in ID., Fra Nazione e Impero. Trieste, gli Asburgo, la Mitteleuropa, Milano, 2009, p. 57
e ss.
82 DDI, VIII, 3, dd. 275, 282, 384, 614; DE FELICE, Mussolini il duce. Gli anni del con-
senso, cit.; MORI, Mussolini e la conquista dell’Etiopia, cit.; PETERSEN, op. cit. Si veda la per-
cezione francese dell’avvicinamento italo-tedesco: DDF, II, 1, dd. 121, 135, 209, 211, 360.
83 GIUSEPPE PARDINI, Roberto Farinacci: ovvero della rivoluzione fascista, Firenze, 2007;
MATTEO DI FIGLIA, Farinacci. Il radicalismo fascista al potere, Roma, 2007; CLAUDIO G.
SEGRE, Italo Balbo, Bologna, 1988; GIORDANO BRUNO GUERRI, Italo Balbo, Milano, 1998.
84 ADAP, C, IV, 2, d. 486; DDI, VIII, 3, dd. 66, 67, 138, 568; MEIR MICHAELIS, Il conte
Ciano di Cortellazzo quale antesignano dell’Asse Roma-Berlino. La linea “germanofila” di
Ciano dal 1934 al 1936, «Nuova Rivista Storica», 1977, nn.1-2, p. 132 e ss.; FRANCESCO
LEFEBVRE D’OVIDIO, Il problema austro-tedesco e la crisi della politica estera italiana (lu-
glio 1934-luglio 1936), «Storia delle Relazioni Internazionali», 1999, n. 2, pp. 3-64, in par-
ticolare p. 54 e ss.; ULRICH VON HASSELL, Römische Tagebücher und Briefe 1932-1938,
München, 2004, p. 144 e ss.
60 LUCIANO MONZALI
85 DDI, VIII, 3, d. 131, Suvich a Mussolini, 29 gennaio 1936. Circa l’ossessione di Suvich
che la Germania «ingoiasse» l’Austria: FILIPPO ANFUSO, Da Palazzo Venezia al lago di Garda
(1936-1945), Bologna, 1957. Ciano dichiarò ad Hassell che Suvich era antitedesco in quan-
to «Halbjude»: VON HASSELL, Römische Tagebücher, cit., p. 167.
86 DDI, VIII, 3, d. 194, Suvich a Mussolini, 7 febbraio 1936.
DALLA DIFESA DELLA STABILITÀ 61
87 Ibidem.
88 Per informazioni su questo progetto, sviluppo degli accordi Mussolini-Laval: DDI, VII,
16, dd. 214, 330, 338.
89 DDI, VIII, 3, dd. 28, 75, 79; DDF, II, 1, dd. 72, 74, 88, 100.
90 DDI, VIII, 3, d. 523; DDI, VIII, 4, dd. 192, 439, 455, 460, 503, 514; RICCARDI,
Francesco Salata tra storia, politica e diplomazia, cit.; PASTORELLI, Dalla prima alla secon-
da guerra mondiale. Momenti e problemi della politica estera italiana 1914-1943, cit.;
LEFEBVRE D’OVIDIO, Il problema austro-tedesco e la crisi della politica estera italiana (lu-
glio 1934-luglio 1936), cit.
91 DDI, VIII, 3, dd. 91, 105, 119; DDF, II, 2, d. 397.
92 DDI, VIII, 4, dd. 43, 44, 54, 55, 64, 105.
93 DDF, I, 4, dd. 4, 373; DDF, I, 5, dd. 210, 412, 462.
62 LUCIANO MONZALI
Berlino, nel giugno 1936 il Duce decise di sostituire i suoi due più
stretti collaboratori agli Esteri, Suvich e Aloisi99: il politico triestino
era odiato dai nazionalsocialisti tedeschi, che lo accusavano a ragio-
ne di essere stato il più determinato difensore italiano dell’indipen-
denza austriaca, mentre di Aloisi era conosciuta la simpatia per la
Francia. Dall’estate del 1936 la conduzione della politica estera ita-
liana, avente l’ambizione di trasformare l’Italia in una grande Potenza
mondiale e orientata verso l’amicizia con la Germania nazionalsocia-
lista, sarebbe stata affidata al giovane delfino del Duce, Galeazzo
Ciano, nuovo ministro degli Esteri100.
1 Sulla svolta impressa dalla crisi etiopica alla politica estera italiana: DE FELICE,
Mussolini il duce. Gli anni del consenso, cit.; ID., Mussolini il duce. Lo Stato totalitario 1936-
1940, cit.; ENNIO DI NOLFO, Le oscillazioni di Mussolini: la politica estera fascista dinanzi
ai temi del revisionismo, «Nuova Antologia», 1990, n. 2176, pp. 172-195; PASTORELLI, Dalla
prima alla seconda guerra mondiale. Momenti e problemi della politica estera italiana 1914-
1943, cit., p. 119 e ss.; FULVIO D’AMOJA, La politica estera dell’Impero. Storia della politi-
ca estera fascista dalla conquista dell’Etiopia all’Anschluss, Padova, 1967; ROSARIA
QUARTARARO, Roma fra Londra e Berlino. La politica estera fascista dal 1930 al 1940, Roma,
1980; LILIANA SENESI, Italia e Stati Uniti: tra collaborazione e diffidenza 1936-1940, Siena,
66 LUCIANO MONZALI
1991; ALESSANDRA GIGLIOLI, Italia e Francia 1936-1939, Roma, 2001; MAC GREGOR KNOX,
Common Destiny: Dictatorship, Foreign Policy and War in Fascist Italy and Nazi Germany,
Cambridge, 2000; PAOLA BRUNDU OLLA, L’equilibrio difficile. Gran Bretagna, Italia e Francia
nel Mediterraneo (1930-1937), Milano, 1980; FORTUNATO MINNITI, Fino alla guerra: strate-
gie e conflitto nella politica di potenza di Mussolini 1923-1940, Napoli, 2000; GIANLUCA
FALANGA, Mussolinis Vorposten in Hitlers Reich: Italiens Politik in Berlin 1933-1945, Berlin,
2008.
2 DE FELICE, Mussolini il duce. Lo Stato totalitario, cit., p. 320 e ss., p. 467 e ss.;
DUROSELLE, La politique étrangère de la France. La décadence, cit., p. 389 e ss.; GIGLIOLI,
op. cit., p. 534 e ss.; DONATELLA BOLECH CECCHI, Non spezzare i ponti con Roma. Le rela-
zioni fra l’Italia e la Gran Bretagna dall’accordo di Monaco alla seconda guerra mondiale,
Milano, 1986.
3 L’azione italiana in Spagna, che contribuì enormemente al consolidamento della colla-
borazione con la Germania, fu un perfetto esempio del modus operandi della diplomazia fa-
scista. Al riguardo: DE FELICE, Mussolini il duce. Lo Stato totalitario 1936-1940, cit.; JOHN
COVERDALE, I fascisti italiani alla guerra di Spagna, Roma- Bari, 1977.
4 Sulla politica estera italiana verso l’Europa centrale dopo il 1936 rimandiamo a:
BUCARELLI, Mussolini e la Jugoslavia, cit.; JERZY W. BOREJSZA, Il fascismo e l’Europa orien-
tale. Dalla propaganda all’aggressione, Roma-Bari, 1981.
MUSSOLINI, CIANO E IL DECLINO DELL’INFLUENZA ITALIANA 67
5 Per una realistica interpretazione del significato dell’accordo austro-germanico del lu-
glio 1936: DDF, II, 2, dd. 432, 444. Si veda anche: KURT SCHUSCHNIGG, Im Kampf gegen Hitler.
Die Überwindung der Anschlussidee, Wien, 1969; LUDWIG JEDLICKA, RUDOLF NECK, a cura
di, Das Juliabkommen von 1936. Vorgeschichte, Hintergründe und Folgen, Wien, 1977.
6 Ad esempio le dichiarazioni di Ciano all’ambasciatore statunitense Phillips: FRUS, 1938,
1, Phillips al Segretario di Stato, 13 maggio 1938, pp. 53-54.
7 Per un giudizio francese sulla personalità di Galeazzo Ciano: DDF, II, 3, d. 380. Un
profilo biografico di Ciano in GIORDANO BRUNO GUERRI, Galeazzo Ciano, Milano, 1985.
68 LUCIANO MONZALI
trale svanirono rapidamente nel corso del 1938. Hitler non si accon-
tentò di un’Austria alleata e amica della Germania, ma volle proce-
dere rapidamente all’annessione. Nel febbraio 1938, senza consulta-
re l’amico italiano, impose al governo di Vienna dei nuovi accordi che
dovevano intensificare la nazificazione dell’Austria16. A Roma si capì
che la Germania stava accelerando la sua azione distruttiva dell’indi-
pendenza austriaca, ma si decise di non fare nulla per ostacolarla e fre-
narla. In un appunto autografo del 27 febbraio, pochi giorni dopo un
bellicoso discorso di Hitler al Reichstag, Mussolini affermò che spet-
tava in primo luogo all’Austria, piuttosto che all’Italia, «mostrare con
i fatti che vuole essere e restare indipendente»17. L’Italia fascista non
era disposta a danneggiare i rapporti con la Germania per frenare
l’Anschluss:
16 DDI, VIII, 8, dd. 147, 148, 153, 157, 165, 166, 167.
17 DDI, VIII, 8, d. 235.
18 Ibidem.
19 DDI, VIII, 8, dd. 275, 276.
20 DDI, VIII, 8, dd. 284, 285, 286, 292, 293, 298. Per un’analisi complessiva
dell’Anschluss rimandiamo a: RUDOLF NECK, ADAM WANDRUSZKA, a cura di, Anschluß 1938,
München, 1981.
21 DDI, VIII, 8, d. 296.
MUSSOLINI, CIANO E IL DECLINO DELL’INFLUENZA ITALIANA 71
22 DE FELICE, Mussolini il duce. Lo Stato totalitario, cit., p. 474 e ss.; GALEAZZO CIANO,
Diario 1936-1943, Milano, 1990, p. 110 e ss. Al riguardo anche DDF, II, 8, dd. 388, 414, 423,
454, 486.
23 Si vedano le dichiarazioni di Magistrati all’ambasciatore statunitense Wilson: FRUS,
1938, 1, Wilson al Segretario di Stato, 13 marzo 1938, pp. 434-437. Sulle reazioni italiane
all’Anschluss: DDS, 12, dd. 230, 232. Sulla figura di Massimo Magistrati si vedano le me-
morie: MASSIMO MAGISTRATI, L’Italia a Berlino, Milano, 1956.
24 Al riguardo le riflessioni del diplomatico statunitense Messersmith: FRUS, 1938, 1,
Memorandum by the Assistant Secretary of State (Messersmith) to the Secretary of State, 18
febbraio 1938, pp. 17-24.
25 DDI, VIII, 8, Magistrati a Ciano, 12 marzo 1938, d. 305.
72 LUCIANO MONZALI
26 DDI, VIII, 8, nota 1 a d. 325, Marras al Ministero della Guerra, 14 marzo 1938.
Sull’attività di Marras a Berlino: SERGIO PELAGALLI, Il generale Efisio Marras addetto mili-
tare a Berlino 1936-1943, Roma, 1994.
27 DDI, VIII, 8, dd. 308, 310, 323, 353, 406, 407, 509, 523; DDI, VIII, 9, dd. 11, 153,
364.
28 DDI, VIII, 9, d. 87. Sul Vallo del Littorio: MALTE KÖNIG, Kooperation als Machtkampf.
Das Faschistiche Achsenbündnis Berlin-Rom im Krieg 1940/41, Köln, 2007, p. 238 e ss.
29 MARIO TOSCANO, Storia diplomatica della questione dell’Alto Adige, Roma-Bari, 1967;
LEOPOLD STEURER, Südtirol zwischen Rom und Berlin 1919-1939, Wien-München, 1980;
STEININGER, Südtirol 1918-1999, cit.
MUSSOLINI, CIANO E IL DECLINO DELL’INFLUENZA ITALIANA 73
30 DGFP, D, 5, dd. 154, 155, 159, 166, 181, 201, 250; DDF, II, 11, d. 381. Sulla politi-
ca estera tedesca alla fine degli anni Trenta: ANDREAS HILLGRUBER, La distruzione dell’Europa,
Bologna, 1991, pp. 133-152, 167-193.
31 DDF, II, 10, dd. 124, 146.
32 A proposito della politica estera ungherese nel 1938: RÉTI, Hungarian-Italian Relations
in the Shadow of Hitler’s Germany 1933-1940, cit., p. 115 e ss.; DGFP, D, 5, dd. 149, 173,
177, 182, 183, 214, 215, 252.
33 Sui rapporti fra Italia e Polonia: VALERIO PERNA, Galeazzo Ciano. Operazione Polonia.
Le relazioni diplomatiche italo-polacche degli anni Trenta 1936-1939, Milano, 1999.
34 DUROSELLE, La politique étrangère de la France. La décadence, cit., p. 325 e ss. ; DE
FELICE, Mussolini il duce. Lo Stato totalitario, cit., p. 454 e ss.
74 LUCIANO MONZALI
35 CIANO, Diario, cit., p. 100. Per un’interpretazione delle relazioni italo-jugoslave in que-
gli anni: DDS, 12, d. 67 e allegato.
36 Ciano a Mussolini, 2 maggio 1938, DDI, VIII, 9, d. 42.
37 DDI, VIII, 8, d. 242.
38 CIANO, Diario, cit., p. 137 e ss.
39 A proposito dell’atteggiamento italiano di fronte alla crisi dei Sudeti: DDS, 12, dd. 391,
403, 406.
40 Al riguardo: DDI, VIII, 10, dd. 4, 12, 24, 30, 56, 101; CIANO, Diario, cit., p. 172 e ss.
MUSSOLINI, CIANO E IL DECLINO DELL’INFLUENZA ITALIANA 75
68 Sulla politica estera jugoslava fra il 1939 e il 1941 rimane fondamentale il volume di
BRECCIA, Jugoslavia, cit. Si veda anche: HOPTNER, op. cit.; WATT, op. cit., p. 373 e ss.;
DRAGOLJUB R. ŽIVOJINOVIC, Yugoslavia, in NEVILLE WYLIE (a cura di), European Neutrals and
Non-Belligerants during the Second World War, Cambridge, 2002, p. 217 e ss.
69 BRECCIA, Jugoslavia, cit., 182 e ss.; PIRJEVEC, Il giorno di San Vito, cit., pp. 104-147;
LAMPE, op. cit., p. 195.
82 LUCIANO MONZALI
Dopo il crollo militare della Francia, l’Italia fascista si lanciò nel con-
flitto bellico nella speranza di una guerra rapida e indolore, che con-
sentisse la conquista di un lauto bottino con scarso sforzo. Nell’estate
del 1940 gli armistizi della Francia con le Potenze dell’Asse1 e l’evi-
dente difficoltà militare della Gran Bretagna, espulsa dall’Europa con-
tinentale2, convinsero Mussolini che la guerra contro i nemici princi-
pali fosse ormai al termine e che era giunto il momento di saldare i
conti con la Jugoslavia e la Grecia. Dopo aver già dato dal maggio
1940 l’incarico a Pavelić di organizzare la rivoluzione in Croazia, in
luglio Mussolini ordinò all’esercito di prepararsi alla guerra contro la
Jugoslavia e la Grecia e a Ciano di parlare ad Hitler «della necessità
di dislocare la Jugoslavia, tipica creazione versagliesca con funzione
antitaliana»3. In quelle settimane, però, i progetti anti-jugoslavi di
Mussolini si scontrarono con la contrarietà della Germania ad azioni
italiane nei Balcani4. Il capo del governo fascista, dopo aver pensato
1 Sulle relazioni fra Francia e Potenze italo-tedesche dopo il giugno 1940: DUROSELLE,
Politique étrangère de la France. L’abîme, cit, p. 232 e ss.; MASSIMO BORGOGNI, Mussolini
e la Francia di Vichy: dalla dichiarazione di guerra al fallimento del riavvicinamento italo-
francese (giugno 1940-aprile 1942), Siena, 1991.
2 Riguardo alla situazione militare e politica nell’estate 1940: AA.VV., Germany and the
Second World War. III. The Mediterranean, South-east Europe and North Africa, 1939-1941:
from Italy’s declaration of non-belligerence to the entry of the United States into the war,
Oxford, 1995; HILLGRUBER, La strategia militare di Hitler, cit.; DE FELICE, Mussolini l’al-
leato 1940-1945. I. L’Italia in guerra 1940-1943, cit., tomo 1, p. 111 e ss.
3 CIANO, Diario, cit., p. 450 e ss.; ANDRÈ, op. cit., p. 657; BRECCIA, Jugoslavia, cit. I di-
segni anti-jugoslavi di Mussolini avevano il pieno sostegno di molti politici fascisti. Si veda,
ad esempio, l’appunto che Dudan inviò al Duce: ASMAE, Carte Salata, b. 142, ALESSANDRO
DUDAN, Appunto per il Duce: Il Bacino dell’Adriatico, con due allegati: I, il testo del me-
moriale di Dudan del 22 marzo 1939, II, il testo del discorso di Dudan alla Commissione
Finanza del Senato il 5 marzo 1940.
4 DDI, IX, 5, dd. 431, 451; CIANO, Diario, cit., pp. 458-59; ANDRÈ, op. cit., p. 659.
84 LUCIANO MONZALI
chi giorni l’esercito jugoslavo – minato dalle diserzioni dei soldati slo-
veni e croati, molti dei quali vedevano nell’aggressione germanica l’i-
nizio della loro definitiva emancipazione nazionale – crollò. Fra il 12
e il 17 aprile le forze armate italiane occuparono i principali centri del-
la Dalmazia. Il 15 aprile la divisione Torino occupò Spalato15. Il 18
dello stesso mese le ostilità erano già terminate, con la vittoria delle
forze dell’Asse.
Già nei giorni precedenti allo scoppio della guerra, la diplomazia
germanica si era messa in moto per intrecciare rapporti con la classe
dirigente croata, al fine di raccogliere il consenso di questa alla co-
stituzione di uno Stato croato indipendente. I tedeschi puntarono ini-
zialmente a creare un rapporto privilegiato con il principale partito po-
litico croato, il partito dei contadini, guidato da Maček. Il 31 marzo
Ribbentrop fece sapere a Maček che i piani tedeschi prevedevano la
disgregazione della Jugoslavia e la creazione di una «selbständiges
Kroatien»; egli, quindi, consigliò al capo croato di cessare ogni for-
ma di collaborazione con i serbi e il governo di Belgrado16. Come no-
to17, Maček deluse le aspettative germaniche. Il capo del partito dei
contadini croati era favorevole ad evitare ogni coinvolgimento dello
Stato jugoslavo nel conflitto bellico e cercò di convincere i governanti
di Belgrado a mantenere una politica filo-tedesca di adesione al Patto
30 DDI, IX, 6, d. 912; ADAP, D, XII, 2, dd. 346, 348, 349, 356.
31 ADAP, D, XII, 2, d. 356.
32 Sulla storia dello Stato croato indipendente dominato dal movimento ustascia riman-
diamo a: BOGDAN KRIZMAN, Pavelić između Hitlera i Mussolinija, Zagreb, 1980; ID., Ustaše
i Treći Reich, Zagreb, 1986, due tomi; JURE KRISTO, Sukob simbola. Politika, vjere i ideolo-
gie u Nezavisnoj Državi Hrvatskoj, Zagreb, 2001; HRVOJE MATKOVIĆ, Povijest Nezavisne
Države Hrvatske, Zagreb, 1994; NEVENKO BARTULIN, The NDH as a ‘Central European
Bulwark against Italian Imperialism’: an assessment of Croatian-Italian relations within the
German “New Order” in Europe 1941-1945, «Review of Croatian History», 2007, n. 1, pp.
49-74.
33 ADAP, D, XII, 2, d. 341.
34 Al riguardo qualche notizia in ANFUSO, Da Palazzo Venezia al Lago di Garda 1936-
1945, cit., p. 161.
35 A proposito di Antonio Tacconi: MONZALI, Antonio Tacconi e la Comunità italiana di
Spalato, cit.
36 Sulla figura del senatore Francesco Salata, nato a Ossero nell’isola di Cherso: RICCARDI,
Francesco Salata tra storia, politica e diplomazia, cit.; ID., Per una biografia di Francesco
90 LUCIANO MONZALI
Salata, «Clio», 1991, n. 4, p. 647-669. ID., Francesco Salata, il trattato di Rapallo e la po-
litica estera italiana verso la Jugoslavia all’inizio degli anni Venti, «Quaderni giuliani di
Storia», 1994, n. 2, p. 75-91.
37 TALPO, Dalmazia 1941, cit., p. 60.
38 Salata a Anfuso, 15 aprile 1941, DDI, IX, 6, d. 914.
39 ALESSANDRO DUDAN, ANTONIO TACCONI, Dell’estensione delle occupazioni in
Dalmazia, allegato I a, Salata a Anfuso, 15 aprile 1941, cit.
LO SPAZIO VITALE 91
40 ASMAE, GAB 1923-43, AP b. 25, Appunto compilato dal GABAP il 12 aprile 1941.
41 Sulla personalità di Pietromarchi: RUTH NATTERMANN, a cura di, I diari e le agende di
Luca Pietromarchi (1938-1940). Politica estera del fascismo e vita quotidiana di un diplo-
matico romano del ’900, Roma, 2009; BRUNA BAGNATO, Introduzione, in I Diari di Luca
Pietromarchi ambasciatore italiano a Mosca (1958-1961), Firenze, 2002, p. VII e ss.
42 FONDAZIONE LUIGI EINAUDI, Carte Luca Pietromarchi, Luca Pietromarchi, Diario, 15
aprile 1941.
92 LUCIANO MONZALI
rio di creare un forte e vasto Stato croato quale possibile baluardo con-
tro la penetrazione italiana nei Balcani e nell’Adriatico orientale.
L’austriaco nazista Glaise Horstenau, nominato rappresentante del-
l’esercito germanico in Croazia, enunciò con chiarezza a Hitler e ai
capi nazionalsocialisti la sua contrarietà all’annessione italiana della
Dalmazia. A suo avviso, la Croazia avrebbe dovuto controllare gli stes-
si territori costieri della Jugoslavia rinunciando solamente alle
Bocche di Cattaro a favore dell’Italia43. Hitler, che non voleva umi-
liare Mussolini e suscitare sospetti negli italiani, scelse di lasciare il
Duce libero di stabilire autonomamente i confini italiani con la Croa-
zia, imponendo, però, all’Italia le decisioni più importanti riguardo al
futuro dell’ex Jugoslavia. Queste trasparivano dalle direttive che Hitler
impartì a Ribbentrop relativamente alla futura organizzazione dello
spazio politico jugoslavo il 6 aprile44. Hitler desiderava che i territori
sloveni confinanti con la Stiria e la Carinzia fossero annessi al Reich
tedesco, mentre la Croazia sarebbe divenuta uno Stato autonomo, da
porsi sotto l’influenza magiara. I territori costieri adriatici settentrio-
nali, la Dalmazia e il Montenegro dovevano passare sotto il control-
lo italiano, mentre la Bulgaria poteva annettere la Macedonia.
L’Ungheria avrebbe conquistato i territori confinanti a nord del Danu-
bio, mentre la Serbia, senza la Macedonia, sarebbe stata oggetto di am-
ministrazione militare germanica45.
Il 17 aprile Ribbentrop propose a Ciano un incontro bilaterale per
discutere sul futuro dei territori jugoslavi. Nella lettera di Ribbentrop
al ministro italiano vi era anche l’annuncio della decisione di Hitler di
procedere alla distruzione definitiva dello Stato jugoslavo unitario e
di spingere i confini della Germania a sud fino ad inglobare la Slovenia
settentrionale46. La comunicazione di Ribbentrop accelerò le discus-
sioni in seno al Ministero degli Esteri sul programma di rivendicazio-
ni territoriali italiane. Una Commissione improvvisata, composta da
Pietromarchi, dal generale De Castiglioni, dal direttore degli Affari
d’Europa e del Mediterraneo agli Esteri, Gino Buti, e da Zenone
Benini, sottosegretario per l’Albania, si era riunita per discutere di que-
sti problemi il 16 aprile 1941. L’orientamento della Commissione era
43 PETER BROUCEK, Ein General im Zwielicht. Die Erinnerungen Edmund Glaises von
Horstenau, Wien, 1988, II, p. 83; KRIZMAN, Pavelić i Ustaše, cit., p. 439 e ss.
44 ADAP, D, XII, 2, d. 291.
45 Ibidem.
46 ADAP, D, XII, 2, d. 363.
LO SPAZIO VITALE 93
Per la Slovenia [il Duce] osserva – riportò Pietromarchi nel suo diario –
che si nominerà un prefetto pur lasciandole la più ampia autonomia. Essa avrà
comuni con l’Italia la dogana e la valuta. Sulla Dalmazia il Duce afferma che
per ragioni storiche, geografiche, militari ed economiche essa costituisce un
tutto inscindibile che deve essere annesso all’Italia. Gli Slavi, osserva il Duce,
sono venuti in Dalmazia in gran parte a seguito dell’invasione turca. Essi ri-
fluirono verso le terre cristiane che furono loro larghe di ospitalità. A questa
47 Luca Pietromarchi, Diario, 16 aprile 1941, citato anche in DE FELICE, Mussolini l’al-
leato, cit., I, 1, p. 383.
94 LUCIANO MONZALI
stessa causa si deve forse l’immigrazione nel Molise delle sue colonie slave
che tuttora vi esistono. Esse furono forse le estreme punte di questo movi-
mento di popolazione. Cause analoghe spinsero nuclei albanesi a venire in
Italia e in particolare in Sicilia. Daremo alla Dalmazia un regime autonomo.
Potremo chiamarla Reggenza della Dalmazia o Regno Illirico secondo il ri-
cordo napoleonico o in altro modo, ma sarà sotto la bandiera italiana. Se ad-
diverremo a un’unione personale con la Croazia potremo discutere con essa
il regime da dare alla Dalmazia. La soluzione, osservo io, sarà analoga a quel-
la che la Dalmazia aveva sotto l’Austria. Precisamente – afferma il Duce48.
Mussolini chiarì poi che la Croazia non avrebbe avuto alcun sboc-
co al mare49 e che i confini della Dalmazia avrebbero dovuto essere
tracciati attenendosi alla linea del crinale delle montagne:
Il Duce mi risponde che non intende andare oltre il crinale. «La nostra
politica – dice – è sempre stata quella dei crinali e ci ha ottimamente servi-
to, come nell’Alto Adige e come sarà nel caso del Canton Ticino»50.
chi scrisse nel suo diario che Ribbentrop non ricordava l’esistenza del-
lo scambio di note italo-germaniche sulla Croazia del 1939 e ciò era
un segnale che «evidentemente è contrario a lasciarci mano libera.
Devono già essere incominciati gl’intrighi croati ai nostri danni»57. Il
diplomatico italiano era preoccupato dall’atteggiamento germanico
verso l’Italia, minaccioso e accerchiante:
61 Ibidem.
62 Ibidem.
63 ADAP, D, XII, 2, d. 389.
98 LUCIANO MONZALI
Risultato questo realmente concreto, che, per poggiare su basi certe, do-
vrebbe avere per presupposto una sicura continuità di influenza politica. E
64 ASMAE, GAB 1923-43, AP, b. 28, Gigli al Ministero degli Affari Esteri, 22 aprile 1941.
65 Ibidem.
LO SPAZIO VITALE 99
una tale influenza nascerebbe sotto i migliori auspici se, oltre e più che su-
gli stretti legami che uniscono all’Italia i Capi del nuovo Stato, poggiasse,
non diciamo sulla riconoscenza delle masse, ma sull’assenza di ragioni di at-
trito tanto gravide di conseguenza per l’avvenire quanto quella dell’insop-
primibile irredentismo di troppe centinaia di migliaia di nuovi cittadini ita-
liani. Quella tale complementarietà economica agirebbe allora, e soltanto al-
lora, rimossi gli ostacoli politici, da saldo cemento e da sicura garanzia per
l’avvenire66.
66 Ibidem.
67 BUCARELLI, “Manicomio jugoslavo”. L’ambasciatore Carlo Galli e le relazioni italo-
jugoslave tra le due guerre mondiali, cit., in particolare pp. 505-509.
68 Luca Pietromarchi, Diario, 24 aprile 1941 e giorni successivi, cit.
100 LUCIANO MONZALI
75 Ricostruzioni del negoziato italo-croato che portò agli accordi del 18 maggio 1941 so-
no contenute in: KRIZMAN Pavelić i Ustaše, cit.; PIETRO PASTORELLI, L’esaurimento dell’ini-
ziativa dell’Asse. Parte I. L’estensione del conflitto (giugno-dicembre 1941), Milano 1967,
p. 171 e ss.; TALPO, Dalmazia 1941, cit.; NADA KISIĆ-KOLANOVIĆ, NDH I Italija: političke
veze i diplomatski odnosi, Zagreb, 2001; LUCIANO MONZALI, La difficile alleanza con la
Croazia ustascia, in CACCAMO, MONZALI, a cura di, L’occupazione italiana della Iugoslavia,
cit., p. 61 e ss.; STEFANO BIANCHINI, FRANCESCO PRIVITERA, 6 aprile 1941. L’attacco italiano
alla Jugoslavia, Milano 1993, p. 53 e ss.
76 CIANO, Diario, cit., p. 505.
77 Sulla posizione della Germania riguardo al contenzioso italo-croato e sulle relazioni
tedesco-croate si veda: MONZALI, La difficile alleanza con la Croazia ustascia, cit., p. 108 e
ss.; HOLM SUNDHAUSSEN, Wirtschaftsgeschichte Kroatiens in nationalsozialistichen Grossraum
1941-1945. Das Scheitern einer Ausbeutungsstrategie, Stuttgart, 1983; PASTORELLI,
L’esaurimento dell’iniziativa dell’Asse, cit., p. 171 e ss.; KRIZMAN, Pavelić i Ustaše, cit., p.
465 e ss.; LADISLAUS HORY, MARTIN BROSZAT, Der Kroatische Ustascha-Staat 1941-1945,
Stuttgart 1964; DE FELICE, Mussolini l’alleato, cit., I, p. 382 e ss.; SRDJAN TRIFKOVIĆ, Rivalry
between Germany and Italy in Croatia 1942-1943, «The Historical Journal», 1993, n. 4, pp.
879-904.
78 DDI, IX, 7, d. 39. Una testimonianza sull’operato dell’ambasciata italiana a Berlino:
LEONARDO SIMONI [MICHELE LANZA], Berlino Ambasciata d’Italia: 1939-1943, Roma, 1946.
102 LUCIANO MONZALI
104 DDI, IX, 7, d. 108. Per l’Italia la creazione di un’unione monetaria e doganale avreb-
be consentito l’assorbimento economico della Croazia, facilitando la sopravvivenza delle nuo-
ve province italiane sull’Adriatico orientale. Scrisse a tale proposito Casertano in quei gior-
ni: «Tentativo costituire unione doganale e pareggio monetario fra tutta la Dalmazia e terri-
torio limitrofo, qualora fosse accettato, potrebbe costituire base logica per riprendere al più
presto o quando da parte italiana si ritenesse opportuno, nostra originale tesi circa unione do-
ganale totalitaria e valutaria. Comunque esso darebbe unità economica alla Dalmazia legan-
dovi suo retroterra» (Ibidem).
105 DDI, IX, 7, d. 117.
106 DDI, IX, 7, d. 118.
107 Un’analisi realista delle difficoltà esistenti nelle relazioni italo-croate fu compiuta da
Donato Menichella in un memoriale datato 17 maggio. Menichella, tornato a Roma dopo la
conclusione dei negoziati a Zagabria, comunicò a Mussolini un quadro pessimistico delle pro-
108 LUCIANO MONZALI
spettive delle relazioni italo-croate. L’Italia non aveva forza economica né prodotti per com-
petere con la Germania in Croazia: «Pertanto o vi penetriamo per la via chiara ed aperta del-
l’unione doganale monetaria o non vi penetreremo mai e al nostro posto vi si instaurerà la
Germania che ha larghissimo seguito fra tutti gli uomini di affari di Zagabria vicini ai mini-
stri di Pavelić». Menichella si dimostrò critico verso i confini previsti dalle intese italo-croa-
te, che spezzavano l’unità economica della Dalmazia e rendevano le fabbriche e le popola-
zioni della costa dipendenti dai rifornimenti del retroterra attribuito alla Croazia. Piuttosto che
vaste annessioni territoriali in Croazia, per l’Italia era vantaggioso realizzare una forte unio-
ne doganale e monetaria italo-croata: «L’Italia non può avere uno spazio vitale che in Croazia
e in Dalmazia; o ha questo o dovrà andare a cercarselo soltanto nelle colonie. La Germania,
per non parlare del Nord e dell’Ovest europeo, ha l’Ungheria, la Rumenia, la Bulgaria e pren-
derà ora anche la Serbia. Se noi non abbiamo la Croazia e la Dalmazia, avremo perduto l’u-
nico polmone che ci permette di respirare. I cittadini di Spalato e Sebenico non potranno be-
nedire l’Italia se questa li mette nella condizione nella quale ha vissuto sin oggi Zara. […]
Duce, comprimete oggi le richieste dei militari, che non hanno giustificazione. Durante ven-
ti anni, la Jugoslavia amica e finanziata dalla Francia, non è riuscita a farsi una flotta; è pos-
sibile immaginare che in futuro possa farsene una che compete con quella italiana? Diamo
Curzola, facciamo ogni altra concessione territoriale se risponde ad esigenze etniche della
Croazia, ma aboliamo subito le barriere economiche fra l’Italia e la Croazia; ne guadagnerà
l’Italia, ma ne guadagnerà anche la Croazia (basta per convincersene girare l’Italia e la
Croazia). Sul terreno economico vi è una distanza di almeno cinquanta anni; l’unione eco-
nomica e monetaria la colmerà in un decennio. L’Italia cresce, l’Italia ha bisogno di mangia-
re; l’agricoltura, se industrializzata, sarà un notevole apporto per l’Italia»: (DDI, IX, 7, d. 131,
Menichella a Mussolini, 17 maggio 1941).
108 Il testo dell’indirizzo di Pavelić a Vittorio Emanuele III è riprodotto in «Relazioni
Internazionali», 24 maggio 1941.
LO SPAZIO VITALE 109
109 Il testo della risposta di Vittorio Emanuele III a Pavelić in «Relazioni Internazionali»,
24 maggio 1941. Sulla figura di Aimone di Savoia: ANDREA UNGARI, Casa Savoia e la di-
plomazia fascista nei Balcani, in CACCAMO, MONZALI, L’occupazione italiana della
Iugoslavia, cit., in particolare p. 335 e ss.; GIAN NICOLA AMORETTI, La vicenda italo-croata
nei documenti di Aimone di Savoia (1941-1943), Rapallo, 1979.
110 I testi degli accordi italo-croati del 18 maggio 1941 sono conservati in ASMAE, GAB
1923-1943, UC, b. 52.
110 LUCIANO MONZALI
compresa tra il mare e la linea riportata sulla carta allegata, che fa par-
te integrante del presente accordo, alcuna opera o apprestamento mi-
litare terrestre, navale od aeronautico, alcuna base di operazione, al-
cuna installazione suscettibile di essere utilizzata a scopi di guerra né
alcuna fabbrica o deposito di munizioni e materiale di guerra».
L’articolo secondo sanciva l’impegno croato di non avere una marina
di guerra «salvo a disporre di unità specializzate necessarie ad assi-
curare i servizi di polizia e di finanza». Un ulteriore accordo avrebbe
precisato le modalità secondo le quali il governo italiano poteva ave-
re facoltà di fare transitare le sue Forze Armate sul territorio croato
lungo la rotabile litoranea Fiume-Cattaro, la linea ferroviaria Fiume-
Ogulin-Spalato e l’eventuale prolungamento fino a Cattaro.
Fondamento dell’alleanza fra l’Italia fascista e la Croazia ustascia
doveva essere il trattato di «garanzia e di collaborazione» fra i due
Paesi. Con l’articolo primo del trattato, che sanciva l’ingresso del
Regno di Croazia nel «nuovo ordine europeo», l’Italia assumeva «la
garanzia dell’indipendenza politica del Regno di Croazia e della sua
integrità territoriale nelle frontiere che saranno determinate d’accor-
do con gli Stati interessati». Il governo croato s’impegnava a non as-
sumere impegni internazionali «incompatibili con la garanzia stabili-
ta dall’articolo precedente e con lo spirito del presente Trattato», e a
valersi della collaborazione italiana per quanto riguardava l’organiz-
zazione e l’istruzione tecnica delle sue Forze Armate e la preparazio-
ne degli apprestamenti militari nel suo territorio. L’articolo quattro pre-
vedeva il futuro potenziamento, «non appena consolidata l’economia
dello Stato croato», delle relazioni di carattere doganale e valutario fra
i due Paesi. A tale scopo i due governi stabilivano la creazione di una
Commissione permanente. I due governi s’impegnavano anche a con-
cludere al più presto accordi speciali in materia di traffici ferroviari e
marittimi, di trattamento dei cittadini di uno dei due Stati nel territo-
rio dell’altro e di relazioni culturali e giuridiche. Concludeva il trat-
tato l’articolo sesto, che stabiliva l’entrata in vigore dell’accordo con
la sua firma e una sua durata di 25 anni. Il fatto che l’accordo di ga-
ranzia e collaborazione prevedesse un’unilaterale protezione italiana
dello Stato croato, senza reciprocità, sanciva chiaramente lo squilibrio
esistente nelle relazioni fra i due governi, con la chiara ambizione
dell’Italia fascista di trasformare la Croazia in un protettorato da es-
sa controllato. Ma l’incapacità italiana di assicurare la realizzazione
di un’unione monetaria e doganale fra i due Paesi rese sostanzialmente
vana la speranza di Mussolini di controllare in modo esclusivo lo Stato
LO SPAZIO VITALE 111
Noi avremmo potuto, volendo, spingere i nostri confini dai Velebiti alle
alpi albanesi, ma avremmo, a mio avviso, commesso un errore; senza conta-
113 Ibidem.
LO SPAZIO VITALE 113
Appendice:
Cartine ........................................................................................ » 115