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FUTURISMO:

20 febbraio 1909, pagina su un quotidiano francese “Le Figaro”, il poeta Filippo Tommaso
Marinetti pubblica il Manifesto del futurismo:
- l’amore del pericolo
- l’audacia
- ribellione
- aggressività
Simbolo dell’epoca sono le automobili, emblema della velocità e del progresso, rifiutano
totalmente tutto ciò che è legato al passato.
L’anno successivo viene pubblicato il Manifesto dei pittori futuristi, tra i più importanti
troviamo Boccioni, Canà, Bella, Severini.
Successivamente ci sarà il manifesto della scultura futurista.

BOCCIONI:

Nasce a Reggio di Calabria nel 1882.


Si trasferisce in Francia, poi a Milano; si arruola anche nell’esercito, ma durante
un’esercitazione cade da cavallo e muore, in seguito a delle complicanze.

LA CITTA’ CHE SALE:

Realizzato intorno al 1910-1911, è un olio su tela e si trova al MoMa di New York.


Il titolo originale era il Lavoro.
Rappresenta un’esperienza diretta, davanti a casa sua stavano facendo dei lavori, fece
numerosi schizzi.
Dinamismo e frenesia della città moderna nel dipinto che rappresenta l’esaltazione della
tecnologia e del nuovo. Modernità e progresso erano le cifre principali della pittura futurista.
Rappresentazione di una città moderna che non si arresta ma continua a seguire il
progresso.
In primo piano è rappresentato un cavallo, per quasi tutta la metà destra del dipinto.
L’animale trascina un peso legato a delle briglie.
Alcuni operai davanti a lui, di fianco e dietro assecondano e incitano il movimento in avanti.
Di fronte a questo cavallo si trovano altri due cavalli uno bianco e uno rosso. Un operaio, a
sinistra, frena, invece, il cavallo bianco che si trova opposto a quella in primo piano. Sullo
sfondo ferve l’attività degli operai e si intravedono altri cavalli che portano avanti i carichi.
L’edificio, ancora in fase di costruzione è circondato dalle impalcature e svetta su tutte le
figure.
La città che sale è un dipinto che si ispira alla costruzione di una centrale elettrica nella
periferia di Milano. Il progresso industriale, tanto amato dai pittori futuristi è qui
rappresentato dalla costruzione della centrale elettrica. Umberto Boccioni con La città che
sale celebra la crescita industriale della periferia milanese. I tram che passano velocemente,
le case in costruzione e, sul fondo, le ciminiere delle fabbriche che producono. In primo
piano nulla è fermo.

FORME UNICHE DELLA CONTINUITÀ’ NELLO SPAZIO:


Realizzata nel 1913 in bronzo, si trova a Milano presso il Museo del Novecento. Con
quest’opera l’artista rappresentò il movimento di una persona che avanza nell’ambiente. Il
modellato , infatti, è trasformato per presentare dinamicamente la sua aerodinamicità
nell’aria. Le parti del corpo diventano spazi concavi e convessi. Sono, comunque, ancora
riconoscibili per via della posizione che ricorda una persona che sta compiendo un ampio
passo. Le gambe, infine, sono trasformate in scie di bronzo lasciate dietro di sé dall’arto in
movimento. Il corpo si muove in avanti ed è rappresentato dal busto leggermente piegato in
obliquo verso la direzione del movimento. La gamba che avanza è flessa e forma un angolo
di poco più di 90 gradi. La gamba sinistra, invece, è estesa posteriormente e la sua obliqua
si congiunge al bacino proseguendo in alto lungo il busto. La figura risulta ben ancorata a
terra dalla falcata simulata. Il bacino è innestato su questa base naturale in modo fermo e
ben equilibrato. La statua, sebbene riproduca in modo sintetico le sembianze umane, risulta
monumentale e imprime un potente movimento in avanti.

L’ASTRATTISMO:

E’ una delle correnti più discusse, vi è un’autonomia nel linguaggio e nella ricerca. Gli inizi
sono con il “Cavaliere azzurro” , un’associazione nata a Monaco di Baviera nel 1911 ad
opera di Vasilij Kandinskij che insieme a Franz Marc pensarono di redigere un almanacco,
periodico annuale che raccogliesse gli scritti del panorama artistico europeo avere un forte
contenuto spirituale. Kandinskij scrive “A entrambi piaceva il blu, a lui i cavalli e a me i
cavalieri”. Formazione di una nuova arte. Dell’almanacco venne pubblicato solamente un
numero.

KANDINSKIJ:

Nasce a Mosca nel 1866 e muore a Monaco nel 1944. Arruolato a 30 anni abbandona gli
studi giuridici per poi successivamente dedicarsi all’arte. Si occupa di disegnare e dipingere
paesaggi. Rimase affascinato dall’iconografia di San Giorgio, il trionfo sul male (salva la
fanciulla dal drago). Associazione della figura salvifica dell’artista che deve salvare l’arte. Nel
1922 fu insegnante della scuola del Bauhaus a Weimar.

PRIMO ACQUERELLO ASTRATTO:

Realizzato nel 1910, acquerello inchiostro su carta, si trova a Parigi al Centre Pompidou.
Con il Primo acquerello astratto di Vasilij Kandinskij si apre un capitolo nuovo nell’arte
occidentale. Gli artisti si esprimono attraverso gli elementi fondamentali del linguaggio
figurativo. Con il primo acquerello astratto, Vasilij Kandinskij rinuncia alla rappresentazione
della realtà fisica. Viene eliminato qualsiasi riferimento al mondo visibile. Questo genere
artistico viene chiamato non figurativo o astratto. Vasilij Kandinskij è il primo artista che inizia
a portare avanti una sua ricerca di figurazione astratta. Omette il titolo dell’opera.

DADAISMO:

Nel febbraio del 1916 a Zurigo lo scrittore e regista Hugo Ball fonda il Cabaret Voltaire,
locale che vuole diventare un punto d’incontro per artisti ed intellettuali d’avanguardia.
Si ha gusto per l’assurdo e per la provocazione, ma mancano la fiducia nel progresso
scientifico e tecnologico. il nazionalismo e l’impeto bellico dell’avanguardia italiana
(futurismo). Nasce durante gli anni della Prima guerra mondiale e il movimento dadaista
nasce proprio in contrasto con questo periodo. Il primo nucleo dadaista nasce intorno al
poeta Tristan Tzara, il quale realizzò anche il Manifesto nel 1918.

FONTANA:

Opera del 1964, originale del 1917, in porcellana, si trova a Bloomington presso l’Indiana
University Art Museum. Con quest’opera scoppia la polemica, è possibile definire un oggetto
industriale privo di ogni ambizione estetica un’opera d’arte? Duchamp ha creato un nuovo
pensiero per quell’oggetto ampliandone il senso, ovvero l'orinatoio sottratto al proprio
contesto e inserito nel contesto di una mostra d’arte, ha perso la sua funzione pratica
assumendone una simbolica e dissacrante. Fontana conduce, al di là dell’oggetto in sé, a
due considerazioni: prima di tutto che l’arte, come attività mentale e non fisica, non deve
necessariamente essere confinata né nei limiti di un’estetica, di un’idea di bello o brutto, né
in quelli della tecnica; in secondo luogo che il valore di un’opera può non risiedere nell’opera
stessa, ma nella sua capacità di coinvolgere il pubblico sia fisicamente che concettualmente;
nel caso specifico di quest’opera tramite lo scandalo e l’assurdità del gesto.

L.H.O.O.Q.:

Realizzato nel 1919, a matita, riproduzione della Gioconda di Leonardo da Vinci, appartiene
ad una Collezione privata. L.H.O.O.Q. di Marcel Duchamp ironizza sull’opera d’arte più
famosa al mondo e compie il gesto dissacrante di disegnare i baffi sul volto della Gioconda.
Marcel Duchamp realizza L.H.O.O.Q. la Gioconda con i baffi coerentemente con le idee del
movimento dadaista. Utilizza una immagine istituzionalmente accademica e considerata
icona dell’arte ufficiale. Compie su di essa una azione di grafica infantile, irrisoria e
dissacrante. Si rifiuta, quindi, di produrre arte in modo tradizionale creando immagini. Il
rifiuto è diretto verso la rappresentazione reale come la rappresentazione astratta. Viene,
infatti, messa in discussione l’attività tradizionale dell’artista nel creare immagini. La tecnica
utilizzata viene chiamata Ready Made, l’artista individua oggetti di uso quotidiano o opere
d’arte e come nel caso della Gioconda con i baffi li presenta in un nuovo contesto. Nel caso
della Gioconda un intervento grafico su una fotografia.

SURREALISMO:

Ultima delle avanguardie storiche è il Surrealismo che inizialmente si tratta di un movimento


letterario, ma abbraccia successivamente tutte le forme intellettuali. La parola surrealismo è
un tributo ad Apollinaire, l’inizio di questo movimento si fa risalire al 1924 con la
pubblicazione del primo manifesto, mentre la sua fine avvenne intorno al 1969. Il maggior
esponente è Breton, appassionato degli studi di Freud; il surrealismo di Breton si basa
sull’apporto della psicanalisi freudiana, ma mutata di segno: per il Surrealismo la malattia
mentale e l'irregolarità sono risorse e non mali da combattere. Questa corrente coniuga la
rivalutazione dell’irrazionale come momento creativo fondamentale, su cui si basa la
liberazione dell’individuo, con un convinto credo marxista e comunista, su cui avrebbe
dovuto basarsi la liberazione della società. Nel manifesto viene esaltata soprattutto
l’immaginazione contrapposta alle costrizioni della società.

IL CARNEVALE DI ARLECCHINO:

Opera di Joan Mirò del 1924-25, olio su tela, si trova in una galleria d’arte a Buffalo (New
York). L’opera mostra un mondo immaginario, affollato e claustrofobico. Nello spazio interno,
riconoscibile per via di alcuni elementi come la finestra, il tavolo e la sintetica divisione che
c’è tra il pavimento e la parete; troviamo poi una serie di figure biomorfe e brulicanti di vita.
L’astrazione deriva da una stilizzazione e deformazione dei soggetti ritratti, troviamo
Arlecchino raffigurato come una chitarra con la tipica maglietta a rombi, i baffi, il cappello e la
pipa; il volto è malinconico rosso e blu, il collo è lungo e lo proietta nel fantastico mondo
intorno a lui. Molti oggetti, come spiega lo stesso Mirò, hanno un significato simbolico: la
scala è un elemento di volo ed evasione, la sfera scura sulla destra rappresenta il globo
terrestre, il gatto era sempre al suo fianco quando dipingeva. Il triangolo nero che si
intravede dalla finestra è la Tour Eiffel.

SALVADOR DALI’:

E’ considerato il protagonista del Surrealismo degli anni Trenta, anche se presto emarginato
da Breton per via del suo carattere istrionico e controcorrente. La pittura di Dalì è figurativa,
classica, i colori sono ricchi, armonizzati sugli azzurri dei cieli; sugli ocra e gialli per i deserti;
il suo disegno è elegante e virtuoso.

LA PERSISTENZA DELLA MEMORIA, OROLOGI MOLLI:

Opera realizzata nel 1931, olio su tela, si trova a New York presso il MoMa. Il paesaggio è
scabro ed è quello di una costa catalana, con la scura spiaggia deserta che finisce nel mare
e, a destra, vi è la scogliera. Gli elementi sono disposti senza alcuna ricerca di unità,
simmetria; la luce crea ombre profonde che mostrano ancora l’influenza della Metafisica
riletta dal Surrealismo. I protagonisti sono quattro orologi: uno chiuso, preso d’assalto da
insetti, mentre gli altri tre si sciolgono, sono molli. Questi sono appoggiati su superfici
diverse: un parallelepipedo, un ramo di albero secco e un profilo dissolto dell’artista, di cui
rimangono ormai solo le lunghe ciglia. Il dipinto venne realizzato dopo una cena a base di
camembert: la consistenza degli orologi infatti, ricorda quella del formaggio, in un nuovo e
stretto paragone fra il senso della vista e quello del gusto. Ma la polarità molle e duro si fa
risalire a Freud, che associa la prima categoria alla repulsione e la seconda a quella di
ordine e controllo. L’orologio è lo strumento di misurazione oggettiva del tempo; il suo
sciogliersi, disordinato e imprevedibile ne mette in dubbio la sua oggettività. La persistenza
della memoria può essere ricondotta alle riflessioni cubiste e futuriste sulla soggettività del
tempo e del ricordo. L’unico orologio integro è quello chiuso, invaso dalle formiche, per le
quali Dalì nutriva una particolare repulsione e che rappresentano in questo caso, la
morte-distruzione e il desiderio sessuale.

SOGNO CAUSATO DAL VOLO DI UN’APE INTORNO A UNA MELAGRANA UN ATTIMO


PRIMA DEL RISVEGLIO:
Opera realizzata nel 1944, olio su tavola, si trova a Madrid. Ispirato ad un sogno della moglie
e modella Gala, dipinto visionario e surreale. Il corpo nudo di una donna distesa levita su di
uno scoglio sospeso nel vuoto. La superficie, perfettamente liscia della struttura, pare
emergere da un mare dalla superficie piatta e vetrificata. La donna sembra dormire
serenamente mentre due tigri la stanno per aggredire. In realtà tutta la scena è, tipicamente,
surreale. A destra nel dipinto da una melagrana spaccata esce un grande pesce. Dalla
bocca dell’animale, poi, fuoriesce una grande tigre. Quindi un’altra esce dalla bocca della
prima e l’azione prosegue con un fucile a baionetta la cui punta sta per toccare il braccio
della donna distesa. La scena riserva altre visioni surreali. In primo piano un’ape vola intorno
ad una melagrana. Sullo sfondo un elefante dalle zampe di ragno traversa tranquillamente la
scena portando sulla sua groppa un obelisco di pietra. A destra, verso il bordo del dipinto un
promontorio si affaccia sul mare ideale. Il tema dell’elefantino con obelisco sulla schiena fu,
probabilmente ispirato a Salvador Dalì da quello creato da Bernini e posto sulla fontana in
piazza Minerva a Roma.

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