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Glossario

A ta la sintassi normale. Frequente nel parlare


familiare e nei proverbi, l’anacoluto è spesso
Accumulazione  L’elencazione ordinata e coe- utilizzato dagli scrittori, o per maggiore effica-
rente, o anche caotica e casuale, di più parole, cia o per riprodurre il linguaggio del popolo.
immagini o aggettivi con lo scopo di trasmette-
re un’idea o un’immagine complessiva. ESEMPIO «essa, la maligna che ci governa, c’è
una forza irresistibile che regge anche lei» (T.
ESEMPIO «poi diversi maschi, poi alcune
Landolfi, Il mar delle blatte e altre storie).
signore povere e al dir d’ognuno malandate
in gamba […], poi alcuni signori un po’ rat-
Anadiplosi  Ripetizione dell’ultima parola di
toppati pure loro, poi Anacarsi Rotunno, il
una frase o di un verso all’inizio della frase o
poeta italo-americano, poi la domestica del
del verso successivo.
garibaldino agonizzante del quinto piano, poi
l’Achille con la bambina e il pappagallo, poi il ESEMPIO «ma la gloria non vedo / non vedo
Balossi […]» (C.E. Gadda, Accoppiamenti giudi- il lauro e ’l ferro ond’eran carchi» (G. Leopardi,
ziosi, L’incendio di via Keplero). Canti, All’Italia, vv. 4-5).

Allegoria  Figura retorica per la quale si affida Anafora  Figura retorica che consiste nel ripe-
a una scrittura (o anche a un contesto orale) tere, in principio di verso o di proposizione,
un senso riposto e allusivo, diverso da quello una o più parole con cui ha inizio il verso o la
che è il contenuto logico delle parole. Diver- proposizione precedente.
samente dalla metafora , la quale consiste in ESEMPIO «Verrà quasi perdono / di quanto
una parola, o tutt’al più in una frase, trasferita mi fa morire, / verrà a farmi certo / del suo e
dal concetto a cui solitamente e propriamente mio tesoro, / verrà come ristoro / delle mie e
si applica ad altro che abbia qualche somi- sue pene, / verrà, forse già viene / il suo bisbi-
glianza con il primo, l’allegoria è il racconto glio» (C. Rebora, Dall’imagine tesa, vv. 19-26).
di un’azione che dev’essere interpretata diver-
samente dal suo significato apparente. Analessi (o flashback) In retorica, ripetizio-
ESEMPIO L’allegoria delle tre fiere nella Divi- ne della stessa parola all’interno di una frase.
na Commedia di Dante Alighieri. Nelle opere narrative, procedimento per cui si
introduce nel racconto la narrazione di fatti
Allitterazione Ripetizione, esatta o appros- avvenuti in precedenza rispetto al tempo del
simativa, spontanea o ricercata, di lettere o racconto stesso.
sillabe, di solito iniziali, di due o più vocaboli
successivi.
Analogia Accostamento di due o più imma-
ESEMPI «Ognuno sta solo sul cuor della gini compiuto su base intuitiva o non im-
terra» (S. Quasimodo, Ed è subito sera, v. 1); mediatamente logica o razionale che crea un
«così prosciugata / così refrattaria / così total- effetto di sorpresa e straniamento nel lettore.
mente / disanimata» (G. Ungaretti, Sono una L’analogia sostituisce al rapporto tradizionale
creatura, vv. 5-8). della comparazione, del paragone, il rapporto
di identità, con la soppressione del “come”.
Anacoluto Costrutto sintattico consistente Questo procedimento si riscontra nella lette-
nel susseguirsi di due costruzioni diverse di ratura di ogni epoca, ma soprattutto in quelle
uno stesso periodo, la prima delle quali re- secentesca, in rapporto con l’uso e il gusto ba-
sta incompiuta, mentre la seconda porta a rocco della metafora, e in tendenze poetiche
compimento il pensiero. Più genericamente, moderne come l’Ermetismo, per esigenza di
qualsiasi costrutto in cui non viene osserva- una maggiore intensità lirica.

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ESEMPI «tra il nero un casolare: / un’ala di ESEMPIO «aveva un cuore quell’ombra, e


gabbiano» (G. Pascoli, Temporale, vv. 6-7); «Le non poteva amare» (L. Pirandello, Il fu Mattia
mani del pastore erano un vetro / levigato da Pascal, cap. 15).
fioca febbre» (G. Ungaretti, L’isola, vv. 23-24).
Antitesi  Figura retorica consistente in un ac-
Anastrofe  Figura retorica che consiste nell’in- costamento di parole o concetti contrapposti
versione dell’ordine delle parole all’interno di che acquistano maggior rilievo dalla vicinan-
un verso, allo scopo di ottenere particolari ef- za e dalla disposizione per lo più simmetrica.
fetti di suono o dare rilevanza a un termine. Si può ottenere sia affermando una cosa e ne-
gando insieme la sua contraria, sia mettendo
ESEMPI «e del prunalbo l’odorino amaro /
a contrasto due fatti opposti e ambedue reali.
senti nel cuore…» (G. Pascoli, Novembre, vv. 3-4);
«Cercavano il miglio gli uccelli / ed erano su- ESEMPI «Avara pena, tarda il tuo dono» (S.
bito di neve» (S. Quasimodo, Antico inverno, Quasimodo, Oboe sommerso, v. 1), dove sono
vv. 5-6). concetti antitetici il “dono” e l’aggettivo con
cui si qualifica la pena, “avara”; «La cosa e la
Anticlimax Figura retorica, detta anche gra- sua anima? o la mia e la sua sofferenza?» (M.
dazione discendente, che consiste nel dispor- Luzi, Vola alta parola, v. 11).
re una serie di concetti o di vocaboli in ordine
decrescente di forza e d’intensità, per lo più in Antonomasia  Figura retorica consistente nel
opposizione stilistica a una gradazione ascen- sostituire il nome di una persona o di una
dente (o climax ). cosa con un appellativo o una perifrasi  che
lo identifichi inequivocabilmente.
ESEMPIO «sono il poeta che grida e che gioca
con le sue grida, / sono il poeta che canta e ESEMPI “il giullare di Dio” per indicare san
non trova parole, / sono la paglia arida sopra Francesco; «dove stanno le vecchie e nuove
cui batte il suono» (A. Merini, La mia poesia è Atlantidi» (E. Sanguineti, Ballata della guerra,
alacre come il fuoco, vv. 5-7). v. 3), a indicare le “città scomparse”.

Antifrasi Figura retorica che consiste nell’e- A parte  In ambito teatrale, è un tipo di bat-
sprimersi con termini di significato opposto a tuta  che il personaggio pronuncia rivolgen-
ciò che si pensa, o per ironia o per eufemismo. dosi direttamente al pubblico, senza che gli
altri personaggi in scena, pur molto vicini,
ESEMPIO «Noi potremmo […] persuadere
possano sentirlo. Di solito è segnalato da una
gli increduli che nel gregge è la forza, il diritto,
didascalia .
il pensiero, la saggezza, la luce…» (G. d’An-
nunzio, Le vergini delle rocce).
L’espressione nell’esempio non può che essere Apocope  Caduta di una vocale finale e in ge-
letta in chiave ironica e antifrastica poiché a pro- nerale di uno o più fonemi al termine di una
nunciarla è il superuomo Claudio Cantelmo, parola (dir per dire, son per sono, gran per
fautore di un’aristocrazia di poeti e di uomini grande).
superiori che aspira a sovvertire le regole e i
princìpi del “gregge” plebeo e piccolo-borghese. Apodosi  In grammatica, proposizione prin-
cipale che, in correlazione con una subordi-
nata condizionale (detta protasi ), costitui-
Antinomia  Contraddizione reale o apparen-
sce il cosiddetto “periodo ipotetico”.
te, fra due leggi o disposizioni di legge, fra due
concetti, fra due tesi, fra un principio e un al- ESEMPIO «S’i’ fosse foco, ardere’ il mondo»
tro di scienza. (Cecco Angiolieri, Rime, v. 1)

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Apostrofe  Figura retorica per la quale chi par- Canzone La più antica forma metrica della li-
la rivolge direttamente la parola a una persona, rica d’arte nella letteratura italiana. Nata dalla
anche assente, a concetti personificati, o anche cansó provenzale, ha subìto nel tempo varie
al lettore. Quando è accompagnata da toni vio- modifiche fino agli Stilnovisti e a Petrarca, che
lenti, ironia o sarcasmo, è detta invettiva . ne elaborò il modello fondamentale. In origi-
ne era accompagnata dalla musica. Dante la
ESEMPI «Romagna solatìa, dolce paese, /
definì la più alta forma della poesia volgare, e
cui regnarono Guidi e Malatesta, / cui tenne per primo ne espose le leggi.
pure il Passator cortese, / re della strada, re La canzone che, da Petrarca, è detta anche
della foresta» (G. Pascoli, Romagna, vv. 57-60); “petrarchesca”, è composta di un numero in-
«come vorrei che intorno / andassi tu, can- determinato di strofe o stanze  (in genere,
zonetta» (G. Caproni, La gente se l’additava, tra 5 e 7); la stanza di un numero indetermi-
vv. 18-19). nato di endecasillabi  o endecasillabi e set-
tenari , variamente disposti e rimati tra loro.
Asindeto  Figura sintattica che consiste nella Le stanze successive seguono lo schema della
mancanza della congiunzione fra due o più prima.
termini in stretta coordinazione, per esempio, Nel suo pieno sviluppo la stanza si com-
«veni, vidi, vici» “venni, vidi, vinsi” (Cesare). pone di 2 parti, fronte  e sirma  (o sirima,
Si adopera per maggiore efficacia espressiva. coda): la fronte è costituita di 2 parti uguali
metricamente, dette piedi ; anche la sirma
ESEMPIO «una casa apparì sparì d’un tratto
può essere composta di 2 parti uguali, dette
[…] s’aprì si chiuse, nella notte nera» (G. Pa-
volte . Il passaggio dalla fronte alla sirma si
scoli, Il lampo, vv. 5-7).
chiama chiave . La serie delle stanze si chiu-
de su un commiato o congedo , nel quale il
Assonanza  Forma di rima  imperfetta, con- poeta si rivolge alla canzone per darle qualche
sistente nel chiudere due o più versi succes- ammonimento o inviarla a qualcuno.
sivi con parole contenenti le stesse vocali a
ESEMPIO Chiare, fresche et dolci acque (F. Pe-
cominciare da quella accentata fino alla fine,
mentre le consonanti sono diverse (ma per lo trarca, Canzoniere, 126, 1).
più di suono simile). Esempi: fame e pane,
agosto e conosco, lento e tempo. Cesura  Nella metrica classica, pausa nel cor-
Si ha invece un’assonanza atona quando so del verso, coincidente con la fine di una pa-
rola all’interno di un piede ; se cade in fine
è identica solo la sillaba (o le sillabe) dopo la
di parola e in fine di piede si chiama dieresi.
vocale accentata, che è però diversa. Esempi:
Nella metrica accentuativa moderna, pausa
amare e dolore.
all’interno di un verso, propria di ogni verso
maggiore del settenario . La cesura divide
il verso in 2 parti dette emistichi ; esistono
B versi a cesura fissa, come il quinario  accop-
Battuta Ciascuno degli interventi parlati di piato, il dodecasillabo, nei quali occupa sem-
pre la stessa posizione, e versi a cesura mobi-
un attore, riportati sul copione .
le, come il settenario e l’endecasillabo , nei
quali può occupare posizioni diverse contri-
buendo al variare del ritmo del verso.
C ESEMPIO «Autunno. // Già lo sentimmo ve-
Campo semantico L’area identificata da un nire, / […] / il miglior tempo // della nostra
insieme di parole legate tra loro sulla base del vita / e lungamento // ci dice addio» (V. Car-
loro significato. darelli, Autunno, vv. 1 e 11-12).

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Chiasmo  Figura retorica consistente nell’ac- la stessa nozione, evocano risonanze affettive
costamento di due membri concettualmen- diverse.
te paralleli, in modo però che i termini del
secondo siano disposti nell’ordine inverso a
Consonanza  Accordo delle sillabe finali, che
quelli del primo (posizione incrociata), così
da interrompere il parallelismo sintattico. forma la rima ; talora s’intende per conso-
nanza l’uguaglianza delle sole consonanti
ESEMPI «con tonfi spessi e lunghe cantile- nella terminazione di due parole (per esem-
ne» (G. Pascoli, Lavandare, v. 6); «la chiamò, la pio, mare e dolore; padre e leggiadro), con-
chiamò per nome in cielo. / Allora anch’io per trapposta all’assonanza  in cui sono identi-
nome la chiamai» (G. d’Annunzio, Stabat nuda che solo le vocali.
Aestas, vv. 15-16); «del suo e mio tesoro, […] /
delle mie e sue pene» (C. Rebora, Dall’imagine
tesa, vv. 22-24). Copione teatrale  È la riproduzione del testo
drammatico scritto da un autore, a cui il regi-
Chiave  In metrica, verso (più comunemente sta apporta delle modifiche, adattandolo alle
detto diesi) che nella canzone  lega la fron- proprie esigenze di messa in scena.
te  alla sirma ; anche il verso che, lasciato
senza rima nella sirma della prima stanza  Coordinazione   Paratassi
della canzone, è rimato con un verso che nel-
la coda delle stanze successive si trova sempre
nel medesimo posto.
D
Climax  Figura retorica, detta anche gradazio- Decasillabo Verso composto di 10 sillabe
ne o gradazione ascendente, consistente nel metriche, la cui varietà con accenti ritmici
passare da un concetto all’altro, o nel ribadire sulla 3a, 6a e 9a sillaba, senza cesura, è molto
un concetto unico con sinonimi via via più orecchiabile.
efficaci e intensi, o più genericamente nel di- ESEMPIO «Soffermàti sull’àrida spònda» (A.
sporre i termini di una frase in ordine crescen- Manzoni, Marzo 1821, v. 1).
te di valore e di forza.
Nell’uso antico, ripreso dai romantici e poi
ESEMPI «la terra ansante, livida, in sussul- da Pascoli, è spesso nella forma di un dop-
to; / il cielo ingombro, tragico, disfatto» (G. pio quinario con cesura  fissa dopo il primo
Pascoli, Il lampo, vv. 2-3); «il coraggio, l’auda- quinario .
cia, la ribellione, saranno elementi essenzia-
li…» (F.T. Marinetti, Fondazione e manifesto del ESEMPIO «Al mio cantuccio, // donde non
Futurismo). sento» (G. Pascoli, L’ora di Barga, v. 1).

Congedo Stanza  finale di una canzone  Deittico  Che designa con evidenza, con preci-
o di una sestina , detta anche commiato. sione, fissando le coordinate spazio-temporali
di un enunciato; in particolare, riferito a pro-
nome o aggettivo, sinonimo di dimostrativo.
Connotazione  È il significato associato o se-
condario di una parola o di un’espressione, ESEMPIO «Di questa poesia / mi resta / quel
in aggiunta al significato ovvio o primario nulla» (G. Ungaretti, Il porto sepolto, vv. 4-6).
(denotazione ). Per esempio, seppur le pa-
role piccino, bambino, bimbo, fanciullo, pupo ab- Denotazione  Indica il significato letterale
biano egual denotazione, possiedono diversa delle parole. Per esempio, data la parola “cie-
connotazione, in quanto, pur indicando tutte lo”, il suo valore denotativo consiste nel suo

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significato . Semplificando, potremmo so- ce accade sovente nel discorso diretto, spesso
stenere che il valore denotativo di un termine presenta al suo interno interiezioni, esclama-
coincide con la definizione che di esso forni- zioni, avverbi di luogo e tempo, frasi inter-
sce il vocabolario. rogative dirette, frasi ellittiche e vari costrutti
tipici del parlato, mentre i tempi verbali più
usati sono l’indicativo imperfetto e il condi-
Dialefe  È l’opposto della sinalefe . Si ha
zionale passato, che permettono una maggio-
quando due vocali contigue rimangono in
re vicinanza di chi scrive a ciò che si racconta.
due sillabe distinte, anziché essere conteggia-
Molto in voga nella prosa narrativa fra Otto-
te in una stessa.
cento e Novecento, il discorso indiretto libero
ha lo scopo di riferire in 3a persona le parole
Didascalia Nel testo di un’opera teatrale, e i pensieri di un personaggio, combinandoli
ognuna delle indicazioni dell’autore o dello con quelli della voce narrante.
sceneggiatore, relativamente alla recitazione ESEMPI «Ormai! Che doveva importargli
o alla scenografia: per esempio, le caratteristi- delle stramberie dell’avvocato?… Ma se fosse
che della scenografia e dell’ambientazione, le vero? Eh, via!… Ma infine, se fosse vero?…»
notazioni per l’entrata o l’uscita dei personag- (L. Capuana, Il marchese di Roccaverdina, cap.
gi, le modalità espressive di recitazione, gli 8); «Un violinista! Se era vero ch’egli sonava
sviluppi della narrazione. tanto bene, io semplicemente, ero un uomo di-
strutto. Almeno non avessi sonato io quell’in-
Dieresi  È l’opposto della sineresi . Si ha strumento o non mi fossi lasciato indurre di
quando due vocali contigue all’interno di una sonarlo in casa Malfenti» (I. Svevo, La coscienza
parola vengono separate in due sillabe diver- di Zeno, cap. 5).
se. La dieresi è spesso segnalata dal segno gra-
fico ¨ posto sulla prima delle due vocali scisse.
E
Discorso indiretto  Comporta una riformu- Ellissi Figura retorica che consiste nell’o-
lazione delle parole o delle frasi proprie o missione, in una proposizione, di uno o più
altrui. Si può presentare come proposizione elementi che si possono sottintendere (per
oggettiva o interrogativa indiretta, sia espli- esempio, il verbo) conferendo all’enunciato
cita sia implicita. Nel passaggio dal discorso più concisione ed efficacia.
diretto a quello indiretto si verificano alcuni ESEMPIO «Il sole, in alto, – e un secco greto»
cambiamenti: la 1a e la 2a persona (singolare e (E. Montale, Gloria del disteso mezzogiorno, v. 5).
plurale) del discorso diretto diventano rispet-
tivamente la 3a singolare e la 3a singolare o Emistichio Nella metrica classica, ciascuna
plurale; le interiezioni, i vocativi, le formule delle 2 parti in cui il verso viene diviso dalla
di saluto e alcuni tratti colloquiali scompaio- cesura . Nella metrica medievale e moderna,
no, perché non possono essere riprodotti, se la prima o la seconda metà di un verso divisi-
non con perifrasi . bile in due (come il decasillabo).

Discorso indiretto libero Riporta un di- Endecasillabo  Verso composto da 11 sillabe,


scorso in forma indiretta, ma con alcune ca- è il più importante e vario della tradizione
ratteristiche specifiche. A differenza di quanto poetica italiana per le sue molteplici soluzio-
accade di solito nel discorso indiretto , non ni metriche (in base al numero degli accenti
è introdotto da verbi come “dire”, “sostene- e delle pause); di largo impiego nel poema in
re”, “affermare”, “dichiarare” ecc. Come inve- terzine  (Dante) e in ottave (Ariosto, Tasso),

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nella poesia tragica, nel sonetto  o, alternato ma la Roma delle Ville, delle Fontane, delle
al settenario , nella canzone . Chiese» (G. d’Annunzio, Il piacere, I, cap. 2).
Le origini risalgono alla poesia dei primi
siciliani (fine XII sec.), che probabilmente Epifora  Nella retorica, figura speculare all’a-
lo ripresero dai poeti provenzali. Gli accenti nafora , consistente nella ripetizione di una
ritmici possono essere disposti in modo va- o più parole alla fine di un verso o di una pro-
rio; l’unica costante è l’accento fisso sulla 10a posizione.
sillaba. Nella varietà delle configurazioni, si
ESEMPIO «Certo alla schiuma, alla marina
presentano con maggiore frequenza gli sche-
schiuma […] anche alle nubi, insensibili nubi»
mi con accento sulla 4a sillaba e con accento
(U. Saba, Ritratto della mia bambina, vv. 8-11).
sulla 6a sillaba: l’endecasillabo risulta diviso
in 2 membri o emistichi  e prende il nome,
nel primo caso, di endecasillabo a minore («sì Epigramma Breve componimento in versi
che ’l piè férmo // sempre era ’l più bàsso», sorto originariamente come iscrizione, soprat-
Dante, Inferno, I, 30), nel secondo, di endeca- tutto funeraria, poi componimento mirante a
sillabo a maiore («l’amor che move il sóle // fermare il ricordo di una vita, di un’impresa,
e l’altre stélle», Dante, Paradiso, XXXIII, 145). di un’offerta; ha infine assunto, già tra i Gre-
ci e i Romani, il tono e il carattere di arguzia
ironica e mordace, talora caricaturale, che ha
Enjambement Superamento logico e sintatti-
conservato nelle letterature moderne, in cui
co del limite ritmico del verso, ottenuto con la
l’ispirazione morale, sociale o politica si tra-
collocazione nel verso successivo di un termine
duce spesso in un rapido e vivace ritratto o
strettamente connesso ad altro del precedente.
quadretto.
Mentre poeti come Dante tendono a far
coincidere l’unità metrica del singolo verso
con l’unità sintattica e concettuale di una fra- Esametro  Verso tradizionale dell’epopea
se, di modo che ogni singolo verso abbia un gre­ca e romana da Omero in poi, usato però
significato compiuto e autonomo, a partire anche nella poesia religiosa (oracoli e inni),
dal Cinquecento e sempre più spesso nell’Ot- nella didascalica e nella poesia elegiaca (disti-
to e Novecento, i poeti spezzano i nessi unita- co elegiaco). Nella metrica italiana cosiddetta
ri, sia per dare maggiore rilievo a singoli ele- “barbara” il ritmo dell’esametro è general-
menti dei versi, sia per creare una più intensa mente riprodotto con un settenario  più un
fluidità ritmica che modifichi la rigida e mo- novenario .
notona scansione dei versi.
ESEMPIO «Lenta fiocca la neve // pe ’l cielo
ESEMPI «Le si arruffano al vento / le piume, cinerëo: gridi» (G. Carducci, Nevicata, v. 1).
il collo china / per bere» (U. Saba, A mia mo-
glie, vv. 3-5); «era l’incartocciarsi della foglia /
riarsa» (E. Montale, Spesso il male di vivere ho F
incontrato, vv. 4-5).
Fabula Termine equivalente all’italiano “fa-
vola” ma conservato nell’uso filologico e let-
Enumerazione  L’atto, il fatto di enumerare;
terario nel significato di “rappresentazione
enunciazione ordinata e puntuale di una serie
drammatica”, soprattutto per indicare i vari
di cose. Nella retorica classica, la parte di un’o-
tipi di commedia e tragedia dell’età romana.
razione in cui si richiamano ordinatamente gli
Indica il complesso dei materiali di una nar-
argomenti precedentemente enunciati.
razione, analizzati in successione rigorosa-
ESEMPIO «Roma era il suo grande amore: mente logico-temporale, indipendentemente
non la Roma dei Cesari ma la Roma dei Papi; dalla disposizione in cui l’autore ha voluto
non la Roma degli Archi, delle Terme, dei Fòri, presentarli nell’intreccio dell’opera.

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Figura etimologica  È una figura retorica gram- che riferisce azioni e comportamenti dei per-
maticale e insieme semantica che consiste sonaggi senza però aver accesso alla loro psi-
nell’accostamento di due parole aventi la stes- cologia, si parla di “focalizzazione esterna”.
sa radice. La figura etimologica rientra nella
famiglia delle paronomasie , vale a dire di
quelle espressioni che, poste nello stesso seg- Fonosimbolo Manifestazione fonica non
mento discorsivo, si richiamano per affini- riconducibile alle strutture fonematiche pro-
tà di forma, ma se ne differenziano per lievi prie di una data lingua. Il termine fonosimbo-
mutamenti dell’espressione in grado così di lico è usato talvolta dai linguisti come equiva-
creare inediti e inattesi circuiti di senso. Nel lente di onomatopeico, per definire l’origine
caso della figura etimologica, l’affinità di for- di vocaboli che suscitano per onomatopea 
ma viene però determinata dalla presenza di l’immagine non di un suono o di un rumore
una stessa radice per origine di etimo o per ma di fatti visivi, di condizioni astratte ecc.
derivazione (come nelle espressioni “vivere Nell’analisi dei testi letterari, specie poeti-
la vita”, “morire di una morte”, “amare di un ci, il concetto di fonosimbolismo può esten-
amore”, “sognare un sogno” ecc.). La figura si dersi e comprendere tutte le strutture foniche
presta così a meccanismi di intensificazione (allitterazioni , assonanze , paronomasie ,
semantica del concetto di base (evocata dal- elementi ritmici ecc.) capaci di suggerire si-
la radice), garantendone una maggiore forza gnificati supplementari.
espressiva.
ESEMPI «crepitìo», «crosciare», «croscio»
ESEMPI «Il farmacista nella farmacia / m’e- (G. d’Annunzio, La pioggia nel pineto, vv. 36,
logiava il farmaco sagace» (G. Gozzano, La si- 82 e 85); «chiacchiericcio», «sciacquìo» (G. Pa-
gnorina Felicita ovvero la Felicità, vv. 327-328); «il scoli, I puffini dell’Adriatico, vv. 8 e 11).
desiderio improvviso d’uscire / di me stesso, di
vivere la vita / di tutti» (U. Saba, Il borgo, vv. 6-8). Fronte Nella canzone  antica o petrarche-
sca, la prima delle 3 parti in cui si suole di-
Flashback  Nella tecnica cinematografica, pro- videre la strofa; è suddivisa a sua volta in 2
cedimento narrativo consistente nell’inter- piedi  di identica struttura metrica.
rompere il racconto di fatti attuali nel loro svi-
luppo cronologico, per inserirvi un episodio
anteriore collegato più o meno intimamente Fuori campo  In ambito teatrale, è una battu-
con il racconto stesso. Per estensione, analogo ta  pronunciata da un personaggio che non
procedimento adottato in opere narrative, so- si trova in scena, “dietro le quinte” e perciò
prattutto mediante inserti della memoria del non visibile dagli spettatori. Di solito è segna-
passato nelle vicende del presente. lata da un’apposita didascalia .

Focalizzazione Nello svolgimento di un
racconto è il particolare punto di vista da cui I
vengono narrati i fatti. La narrazione più dif- Iato  Incontro di vocali appartenenti a silla-
fusa è quella a “focalizzazione zero”, quando be diverse, a volte indicato, nella grafia, da
gli eventi sono riportati da un narratore onni- una dieresi. È riferito all’incontro di vocali
sciente  che non solo conosce i fatti, ma an-
non solo nel corpo d’una stessa parola, ma
che gli umori e i pensieri dei suoi personaggi.
anche in fine e principio di due parole con-
Talvolta il punto di vista coincide con quello
secutive.
di un personaggio: è il caso della cosiddetta
“focalizzazione interna”; infine, quando la ESEMPIO «Cominciò a poco a poco indi a
narrazione è oggettiva, svolta da un narratore levarse» (L. Ariosto, Orlando furioso, II, ott. 49).

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Intreccio È la sequenza degli avvenimen- Ipallage  Figura retorica consistente nel mu-
ti narrati così come vengono presentati dal tare il normale rapporto semantico e sintat-
narratore: può quindi presentare flashback, tico fra due parole, attribuendo per esempio
digressioni, cambiamenti del normale ordine un aggettivo a un sostantivo diverso da quello
cronologico ecc. cui, nella stessa frase, dovrebbe unirsi.
ESEMPIO «fra quattro mura / stupefatte di
Inversione Spostamento nell’ordine o nel- spazio» (C. Rebora, Dall’imagine tesa, vv. 10-
la disposizione degli elementi (due o più) di 11): l’aggettivo “stupefatto” che, logicamente,
un insieme che per lo più prendono il posto andrebbe riferito al poeta, si trova invece poe-
l’uno dell’altro, in modo da ottenere una di- ticamente accostato a “mura”.
sposizione contraria a quella di prima, o co-
munque diversa: inversione dei termini di Iperbato Figura retorica consistente nel se-
una proposizione. parare due parole strettamente connesse dal
In particolare, l’inversione di un costrutto, punto di vista sintattico mediante l’inserzione
o inversione sintattica, è la disposizione del- di una o più parole, in modo da determinare
le parole di un costrutto sintattico in modo un ordine inconsueto o irregolare degli ele-
diverso da quello normale e più semplice, menti della frase, con particolari effetti di sug-
soprattutto per effetti stilistici: le inversioni gestione poetica.
sono frequenti nella poesia; possono essere ESEMPI «Questa speranza sola m’addolcirà
elegante, studiata, contorta, forzata, che gene- lo strazio / del Nulla…» (G. Gozzano, Il più
ra oscurità. atto, vv. 10-11); «Si sta come / d’autunno / sugli
alberi / le foglie» (G. Ungaretti, Soldati).
ESEMPIO «tutti sentiva della vita i pesi» (U.
Saba, Mio padre è stato per me “l’assassino”,
Iperbole Figura retorica, consistente nell’e-
v. 10); «Da casa mia cacciato e a te venuto» (S.
sagerazione di un concetto oltre i termini
Penna, Mi nasconda la notte e il dolce vento, v. 2).
della verosimiglianza, per eccesso (“le grida
salivano alle stelle”) o per difetto (“non ha un
Invettiva  Discorso o scritto polemico conci- briciolo di cervello”).
tato e violento, di accusa, di oltraggio, di acer-
bo rimprovero, contro persone o cose. È chia- ESEMPI «Ho sceso milioni di scale dando-
mato così anche un componimento letterario ti il braccio» (E. Montale, Ho sceso, dandoti il
in voga nel Trecento e nel Quattrocento. braccio, almeno un milione di scale, v. 8); «solo
che i partigiani gli garantissero l’incolumità
ESEMPIO «Casto poeta che l’Italia adora,  / dell’esodo» (G. Fenoglio, I ventitré giorni della
vegliardo in sante visioni assorto, / tu puoi mo- città di Alba): la ritirata dei fascisti viene iper-
rir!… Degli antecristi è l’ora! / Cristo è rimor- bolicamente equiparata a un esodo.
to!» (E. Praga, Preludio, vv. 13-16; è la violenta
invettiva rivolta a Manzoni); «Ahi Pisa, vitupe- Ipermetro  In senso ampio, di qualsiasi ver-
rio de le genti» (Dante, Inferno, XXXIII, 79). so che superi per qualche motivo la misura
ordinaria; se ne hanno frequenti esempi nella
Io lirico  La voce che, in prima persona, espri- poesia italiana dei primi secoli, sia con iper-
me ed enuncia i contenuti della poesia. Non metria reale, eccedente cioè la misura, sia con
deve essere confuso con il poeta, autore del te- ipermetria apparente, dovuta al fatto che i
sto: le due figure non necessariamente coincido- copisti o gli stessi autori hanno scritto intera
no. L’io lirico si rivolge spesso a un “tu” imma- la parola che va invece letta tronca. In senso
ginario, l’interlocutore, che a sua volta non è da stretto, furono così detti, dai grammatici anti-
confondere con il destinatario reale, il lettore. chi, i complessi metrici con una sillaba finale

8
Glossario

in più, che però si elideva per l’incontro con M


la vocale iniziale del verso successivo.
Metafora Figura retorica che risulta da un
ESEMPI «Sorridile, guardala; appressati / a processo psichico e linguistico attraverso cui,
mamma, ch’ormai non ha più» (G. Pascoli, Il dopo aver mentalmente associato due realtà
sogno della vergine, vv. 61-62); «dal numero 5 differenti sulla base di un particolare senti-
della rue des Carmes» (G. Ungaretti, In memo- to come identico, si sostituisce la denomi-
ria, v. 26). nazione dell’una con quella dell’altra. È un
procedimento di trasposizione simbolica di
Ipotassi Procedimento sintattico (detto an- immagini; una similitudine  abbreviata in
che subordinazione) per cui le proposizioni cui il rapporto tra due cose o idee è stabilito
sono ordinate ed espresse nel periodo secon- direttamente senza la mediazione del “come”
do un rapporto di dipendenza cronologica e (nella metafora “l’ondeggiare delle spighe”,
causale, che comporta una stretta subordina- ondeggiare sta a mare come movimento delle
zione di modi e di tempi (per esempio, “spero spighe sta a campo di grano). A seconda di
che venga”; “speravo che venisse”). L’ipotassi, fattori quali la lingua, la cultura, la distanza
che si oppone alla paratassi  (o coordinazio- concettuale o fisica fra le realtà associate, il
ne), è il procedimento sintattico più comune tipo di somiglianza individuato, la metafora
nella prosa d’arte tradizionale. risulterà più o meno nuova ed efficace. La me-
tafora svolge funzioni complesse: come mec-
canismo di arricchimento ed evoluzione della
Iterazione Ripetizione, replica: iterazione di lingua, come mezzo efficace di espressione,
concetti, di frasi, anche come artificio stilistico. come strumento conoscitivo di realtà nuove o
ESEMPIO Arrotano ignominiosamente il bec- colte da nuovi punti di vista (metafore scienti-
co i corvi nella stanza accanto. / Ignominiosa- fiche: macchie solari, buco nero ecc.).
mente si azzuffano i suoi orfani, / si sbranano ESEMPIO «Eravamo un’isola nel fiume che
ignominiosamente tra di loro i suoi sciacalli. / comunque andava» (V. Pratolini, Il Quartiere,
Tutto accade ignominiosamente…» (M. Luzi, cap. 1).
Muore ignominiosamente la repubblica, vv. 4-7).
Metonimia  Figura retorica che risulta da un
processo psichico e linguistico attraverso cui,
L dopo avere mentalmente associato due realtà
Litote  Figura retorica che consiste nella for- differenti ma discendenti o contigue logica-
mulazione attenuata di un giudizio o di un’i- mente o fisicamente, si sostituisce la deno-
dea attraverso la negazione del suo contrario minazione dell’una a quella dell’altra. Co-
(“non ignaro”, ossia esperto; “non è un’aqui- stituiscono relazioni di contiguità i rapporti
la”, ha intelligenza scarsa). causa-effetto (sotto la specie autore-opera,
leggere Orazio, cioè le opere scritte da Ora-
ESEMPI «Non era l’andar suo cosa mortale» zio), contenente-contenuto (bere un bicchie-
(F. Petrarca, Canzoniere, 90, 9); «Don Abbondio re), qualità-realtà caratterizzata da tale qualità
(il lettore se n’è già avveduto) non era nato con (“punire la colpa e premiare il merito”, cioè
un cuor di leone» (A. Manzoni, I promessi sposi). punire i colpevoli e premiare i meritevoli);
simbolo-fenomeno (il discorso della corona,
Locus amoenus Espressione latina che signi- cioè il discorso del re o della regina), mate-
fica “luogo piacevole”. È la descrizione di un ria-realtà composta di tale materia (un con-
paesaggio ideale, dove l’uomo vive in armonia certo di ottoni, cioè di strumenti fatti d’otto-
con la natura e con i propri simili. Per esempio, ne). Si distingue tra metonimia in cui le realtà
il Paradiso terrestre nel Purgatorio di Dante. associate hanno una relazione di tipo quali-

9
Glossario

tativo e sineddoche , in cui la relazione è di N


tipo quantitativo.
Narratore È la voce narrante, che racconta
ESEMPI «In quel silenzio di chiostro e di il susseguirsi degli eventi della storia; non va
caserma» (G. Gozzano, Totò Merùmeni, v. 14: confuso con l’autore. È onnisciente quando
“chiostro” per “convento”); «e l’ombre del conosce ogni cosa più dei personaggi (le loro
lavoro umano curve là sui poggi algenti» (D. azioni, i loro pensieri, i loro sentimenti, gli
Campana, La Chimera, v. 30: “lavoro umano” eventi passati, presenti e futuri) e non tralascia
per “uomini al lavoro”). di esprimere valutazioni e giudizi propri. Può
essere interno o esterno, palese o nascosto.
Mimesi Il termine, di derivazione filosofica,
indica generalmente la rappresentazione di
una realtà ambientale, sociale, culturale ecc., Novenario  Nella metrica italiana, verso che
attuata perseguendo a vari livelli (ideologico, ha come ultima posizione tonica l’8a. Fu usa-
stilistico, documentario ecc.) l’obiettivo di una to raramente nell’antica poesia (Dante lo con-
riproduzione il più possibile realistica e imper- siderò un metro estraneo alla lirica); ha otte-
sonale di tale realtà. Nella più stretta accezione nuto maggiore fortuna nella poesia moderna,
narratologica indica la parte del racconto in a partire da Pascoli e d’Annunzio.
cui è preponderante la forma drammatica, li- ESEMPI «Le stelle lucevano rare / tra mez-
mitando al minimo l’intervento del narratore. zo alla nebbia di latte» (G. Pascoli, L’assiuolo,
vv.  9-10); «sull’umida conca non porta […]
che gemiti d’oche e un interno» (E. Montale,
Monologo  Nel linguaggio teatrale, è un lun-
Dora Markus, vv. 38-40).
go discorso tenuto da un personaggio, che
esprime il proprio punto di vista al pubblico
o a un altro personaggio presente sulla scena,
che rimane un ascoltatore silenzioso. O
Onomatopea In linguistica, modo di arric-
chimento delle capacità espressive della lin-
Monologo interiore Tecnica narrativa lar-
gua mediante la creazione di elementi lessi-
gamente impiegata nella letteratura del No-
cali che vogliono suggerire acusticamente,
vecento mediante la quale il lettore viene in-
con l’imitazione fonetica, l’oggetto o l’azione
trodotto direttamente nella vita interiore del
significata; può consistere in un gruppo o in
personaggio, di cui sono registrati in prima
una successione di gruppi fonici (brrr, crac,
persona, e senza alcun commento dell’autore,
bau bau, tic tac), in una serie di sillabe in uni-
pensieri, reazioni, impressioni, ricordi, libere
tà grafica (patapùm, chicchirichì), o anche in
associazioni di idee, così come si presentano
una successione di più complesse unità ritmi-
alla sua mente, in una sorta di autoanalisi
che (costituendo in tal caso un accorgimento
continuata. Spesso assimilato al flusso di co-
retorico detto armonia imitativa).
scienza, il monologo interiore se ne distingue
La serie fonica, la parola o la locuzione
in genere per il carattere meno alogico e disor-
formate in seguito a tale procedimento su-
dinato, che si traduce in un maggior controllo
biscono talvolta un completo adattamento
linguistico e sintattico.
grammaticale, con l’aggiunta di desinenze
ESEMPIO «Eppure vado ad uccidere un uomo e suffissi che le rendono elementi stabili del
[…] ucciderlo… così… senza troppo rumore… lessico della lingua (così “bisbigliare”, “chioc-
così… ecco: mirare al petto… egli cade… cade in colare”, “tintinnio” ecc.).
terra… mi chino, senza far rumore, con lentezza
lo finisco […] Bisognerebbe ucciderlo senza ac- Ossimoro  Figura retorica che consiste nell’u-
corgersene» (A. Moravia, Gli indifferenti, cap. 15). nione sintattica di due termini contraddittori,

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Glossario

in modo tale che si riferiscano a una medesi- critico, consistente, nel caso di opere di poesia
ma entità. L’effetto che si ottiene è quello di (meno spesso di prosa), nel contraffare i versi
un paradosso apparente. conservandone la cadenza, le rime, il tessuto
sintattico e alcune parole e, nel caso di opere
ESEMPI «… s’ostina in cielo un sole / fred-
musicali, nel sostituire le parole del testo ori-
doloso» (E. Montale, Ti libero la fronte dai ghiac-
ginario, conservando intatto o con leggere va-
cioli, vv. 6-7); «il petto le si gonfiava / timido, e
riazioni il motivo. Con accezione più generica,
le si riabbassava, / quieto nel suo tumultuare»
imitazione deliberata, con intento più o meno
(G. Caproni, La gente se l’additava, vv. 7-9).
caricaturale, dello stile caratteristico di uno
scrittore, di un musicista, di un regista ecc., re-
Ottonario  Nella metrica italiana, verso com- alizzata inserendo nella nuova composizione
posto di 8 “posizioni metriche”, con gli ac- passi che ne rievochino con immediatezza la
centi principali sulla 3a e 7a sillaba. Adoperato maniera.
fin dalle origini della nostra letteratura, l’ot-
tonario rimase in voga fino a tutto il XV seco- ESEMPI il sonetto di F. Berni Chiome d’ar-
lo; nel Novecento fu utilizzato da Pascoli, che gento fino, che contraffà il sonetto di P. Bembo
sperimentò anche schemi inconsueti. Crin d’oro crespo; Eneide travestita di G.B. Lalli;
il poema Morgante di L. Pulci.
ESEMPI «Su ’l castèllo di Veròna / batte il sòle
a mezzogiòrno» (G. Carducci, Rime nuove, 76, Paronomasia Figura retorica, detta anche
1-2); «Qui forse potrei scrivere: / potrei forse an- annominazione, che consiste nell’accostare
che vivere» (G. Caproni, Su cartolina, vv. 14-15). due parole simili nel suono ma distanti nel
significato; lo scopo è di creare una tensione
semantica fra le voci coinvolte.
P
ESEMPI «la luce si fa avara – amara l’ani-
Parallelismo  In retorica, procedimento con- ma» (E. Montale, I limoni, v. 42); «Trema un ri-
sistente nel dare rilievo allo sviluppo di un’i- cordo nel ricolmo secchio» (E. Montale, Cigola
dea mediante una disposizione simmetrica la carrucola del pozzo, v. 3).
di brevi concetti, per lo più in coppia; nella
poesia tale disposizione si risolve spesso in Patto narrativo  È il tacito accordo tra l’au-
simmetria di ritmo. tore e il lettore, in base al quale chi legge si
ESEMPI «Vigile a ogni soffio, / intenta a ogni astrae dalla realtà contingente e si immedesi-
baleno, / sempre in ascolto, / sempre in attesa, ma nella vicenda raccontata.
/ pronta a ghermire, / pronta a donare…» (G.
d’Annunzio, Maia, Laus Vitae, I, 64-69); «La Perifrasi Circonlocuzione o giro di parole
mia poesia è alacre come il fuoco, / trascorre con cui si significa una qualsiasi realtà cui ci
tra le mie dita come un rosario» (A. Merini, La si potrebbe riferire direttamente con un unico
mia poesia è alacre come il fuoco, vv. 1-2). termine.
ESEMPI «Colui che tutto move» (Dante, Pa-
Paratassi (o coordinazione) In sintassi,
radiso, I, 1), per definire Dio, motore dell’uni-
il collegamento tra due o più proposizioni
verso; «il cerchio di ferro con dentro il vuoto
all’interno di un periodo, mediante giustap-
dove nascono gli spari» (I. Calvino, Il sentiero
posizione o coordinazione e non mediante
dei nidi di ragno, cap. 2) per indicare, dal punto
subordinazione.
di vista del protagonista, la canna della pistola.

Parodia Travestimento burlesco di un’ope- Personificazione È l’assegnazione di carat-


ra d’arte, a scopo satirico, umoristico o anche teristiche umane a entità naturali o astratte. Le

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Glossario

entità personificate possono compiere azioni ESEMPIO «e mangia e bee e dorme e veste
tipiche degli esseri umani, provare sentimenti panni» (Dante, Inferno, XXXIII, 141).
e persino prendere la parola (in quest’ultimo
caso si parla di prosopopea ). Prolessi Costruzione sintattica (detta anche
ESEMPIO «La Vita si ritolse tutte le sue pro-
anticipazione) in cui una o più parole (o un’in-
messe. / Egli sognò per anni l’Amore che non tera proposizione) sono collocate prima di ciò
venne» (G. Gozzano, Totò Merùmeni, vv. 37-38). che sarebbe richiesto dal costrutto ordinario.
In narrativa, è un’anticipazione degli eventi
Piano In linguistica, parola che ha l’accen- che accadranno in futuro rispetto al momento
to sulla penultima sillaba (per esempio, “ca- in cui si svolge la vicenda principale.
tèna”). Un verso è detto piano se la parola che ESEMPIO «Guarda la mia virtù s’ell’è possen-
lo chiude è piana. te» (Dante, Inferno, II, 11).
ESEMPIO «Qui su l’arida schiena / del formi-
dabil monte / sterminator Vesevo» (G. Leopardi, Prosopopea  Figura retorica per cui si intro-
La ginestra o il fiore del deserto, vv. 1-3). ducono a parlare persone assenti o morte, o
anche cose astratte, come se fossero vive e pre-
Piede Nella metrica classica, la più piccola senti.
unità ritmica di un verso, formata di due o
ESEMPIO «Là, presso le allegre ranelle, / sin-
più sillabe; nella metrica italiana, ciascuno
ghiozza monotono un rivo» (G. Pascoli, La
dei due membri, di uguale struttura metrica,
mia sera, vv. 11-12).
in cui è suddivisa la fronte  della strofa nella
canzone .
Prossemica  È la disciplina relativa ai gesti,
al comportamento, allo spazio e alle distanze
Pleonasmo  Espressione sovrabbondante, for- all’interno di una comunicazione, sia verbale
mata con l’aggiunta di una o più parole non che non verbale; a teatro, in particolare, ri-
necessarie dal punto di vista grammaticale: fre- guarda la disposizione del corpo nello spazio
quente nel linguaggio familiare, si può trovare scenico.
anche nella lingua letteraria e non implica di
per sé una violazione di regole grammaticali
(“a me mi piace”, “entrare dentro”, “uscire fuo- Protasi  In grammatica, proposizione subordi-
ri” sono pleonasmi). nata condizionale che, in correlazione con una
proposizione principale (detta apodosi ), co-
ESEMPIO «già gli ero stato / assuefatto» (G.
stituisce il cosiddetto periodo ipotetico.
Ungaretti, Girovago, vv. 14-15).
ESEMPIO «se tu cedi / come un’ombra la

Poliptoto  Figura retorica che consiste nel ri- spoglia […] / chi ti proteggerà?» (E. Montale,
petere una parola già usata a breve distanza, A mia madre, vv. 5-8).
modificandone la funzione sintattica, il gene- Con protasi si indica anche la parte intro-
re, il numero, il modo o il tempo. duttiva del poema classico consistente in un
ESEMPIO «il niente del niente di ogni nien- breve cenno dell’argomento da trattare (pro-
te» (E. Sanguineti, Ballata della guerra, v. 28). posizione), cui si congiunge o si fa seguire
l’invocazione a qualche divinità (per lo più
Polisindeto  Consiste nella ripetizione della alla Musa) per cominciare quindi il racconto
congiunzione coordinante tra parole o frasi. È dei casi dell’eroe o dei fatti che costituiscono
il contrario dell’asindeto . la materia dell’opera.

12
Glossario

Q mancante. È spesso marcata dall’uso dei tre


puntini di sospensione.
Quartina  Strofa di 4 versi, di qualsiasi misu-
ra. Nella poesia italiana la quartina si trova ESEMPIO «E questo padre Cristoforo, so da
per lo più in combinazione con altre strutture certi ragguagli che è un uomo che non ha tutta
strofiche a formare componimenti di diversa quella prudenza, tutti quei riguardi...» (Man-
natura; per esempio, le 2 quartine del sonet- zoni, I promessi sposi).
to  (seguite da 2 terzine ) o la ripresa 
della ballata grande. Un componimento di Rima  Identità fonetica nella terminazione di
sole quartine è detto anche quarta rima. due o più parole, a partire dalla vocale tonica,
particolarmente percepibile qualora tali paro-
le si trovino a breve distanza in un testo in
Quasi-rima  Si ha quando le terminazioni del-
prosa o in fine di verso in testi poetici. Fan-
le parole in rima, a partire dalla vocale tonica,
no rima o sono in rima vocaboli come testo :
differiscono per un unico suono.
manifesto (rima piana, perché fra parole pia-
ESEMPIO «Non brillin gli occhi tuoi se non ne), virtù : tribù (rima tronca), veicolo : ridicolo
di pianto. […] / In sogno a quanti oggi pia- (rima sdrucciola), biasimano : spasimano (rima
cesti, e quanti» (G. Leopardi, La sera del dì di bisdrucciola): queste coppie illustrano la rima
festa, vv. 16-19). perfetta.
Quando l’identità fonetica dalla tonica in
Quinario Nella metrica, verso composto di poi non è assoluta, si ha una rima imperfetta,
5 sillabe (o, più propriamente, di 5 “posizio- come nel caso dell’assonanza , della conso-
ni metriche”), con un solo accento principale nanza  e della quasi-rima .
sulla 4a, usato di solito con altri versi, talora In un componimento poetico le rime ven-
anche da solo, specialmente alternando un gono identificate a seconda della loro disposi-
quinario piano con uno sdrucciolo  e vi- zione in una sequenza di versi; i tipi di disposi-
ceversa. Due quinari accoppiati in un verso zione fondamentali sono: rima baciata, quando
solo formano il quinario doppio, usato anche procede per coppie (AABB); rima alternata, se
come metro “barbaro” per imitare il verso fa- le rime si alternano (ABAB); rima incrociata, se
lecio latino. una coppia “abbraccia” un’altra coppia (ABBA
ESEMPIO «Mentre ne’ càlici / il vin scintìlla / o ABA.ABA); rima invertita, se più sequenze si
si come l’ànima / ne la pupìlla» (G. Carducci, presentano con i componenti disposti in ordi-
A Satana, vv. 5-6); «in questo giòrno […] di ne inverso (ABC.CBA); rima ripetuta o replicata,
castagnètte» (E. Montale, Arsenio, vv. 7 e 11). quando i componenti di diverse sequenze ri-
mano nello stesso ordine (ABC.ABC).

R Ripetizione  Raddoppiamento ravvicinato di


Registro (di comunicazione, di espressione) una o più parole. Può svolgere molteplici fun-
Le diverse possibilità di espressione di un si- zioni, ma in generale aumenta l’enfasi e raffor-
stema linguistico o dialettale, soprattutto in za il concetto espresso dal sintagma ripetuto.
rapporto al ricevente e alle finalità che chi ESEMPIO «e ancora ti chiamo ti chiamo Chi-
parla o scrive si propone. mera» (D. Campana, La Chimera, v. 32).

Reticenza  Interruzione improvvisa di un di- Ripresa In musica e nella poesia destinata


scorso, che spezza un tema annunciato o in originariamente a essere cantata, ripetizione di
corso di svolgimento e che stimola il lettore una parte della composizione. È chiamata an-
a completare con l’immaginazione la parte che ritornello o refrain.

13
Glossario

Ritmo  Nella metrica, l’alternarsi, in un verso, ESEMPIO «Sazia d’erba, bagnàta / dalla piog-
di sillabe toniche e atone secondo determina- gia, belàva» (U. Saba, La capra, vv. 3-4).
te leggi: scandire il ritmo di un verso, leggerlo
È il verso più usato dopo l’endecasillabo , per
in modo da mettere in risalto tale alternanza.
In prosa, il succedersi degli accenti di frase, in lo più congiunto a questo e al quinario  in
genere senza leggi fisse, secondo il gusto e la varie forme strofiche.
sensibilità di chi scrive o parla.
Significante  È l’insieme dei fonemi che com-
pongono la parola, la sua forma concreta ed
S esteriore. Per esempio, il significante di “mela”
è dato dall’insieme dei suoni m + e + l + a.
Sdrucciolo  In linguistica, parola che ha l’ac-
cento sulla terzultima sillaba (per esempio,
“ésile”). Versi sdruccioli; endecasillabi , sette- Significato  Corrisponde al concetto, o im-
nari , ottonari  sdruccioli sono quelli che, magine mentale, a cui la parola rimanda. Per
terminando con parola sdrucciola, hanno 12 esempio, il significato di “mela” è costituito
sillabe invece che 11, 8 invece che 7 e così via; dall’immagine che rappresentiamo nella no-
ottave sdrucciole, composte di versi sdruccioli. stra mente pensando a tale parola.
ESEMPI «Canta la gioia! Io voglio cingerti /
di tutti i fiori perché tu celebri / la gioia…» (G.
Similitudine  Figura retorica che mira a chia-
d’Annunzio, Canta la gioia!, vv. 1-3); «È il segno
rire (logicamente o fantasticamente) un con-
d’un’altra orbita: tu seguilo» (E. Montale, Arse-
cetto presentandolo in parallelismo e in para-
nio, v. 12).
gone con un altro, mediante la congiunzione
Senario Verso composto di 6 sillabe metri- “come” o i nessi “così… come”, “tale… qua-
che, con accento principale fisso sulla 5a silla- le”, “come… tale” ecc.; può avere forma este-
ba; compare per lo più accostato ad altri versi. sa, e in tal caso consta di una prima parte, in
Senario doppio o accoppiato è detto il verso cui si descrive la cosa presa come confronto,
costituito da due emistichi  di 6 sillabe me- e di una seconda parte, in cui si passa all’ap-
triche ciascuno, separati da una cesura  fissa, plicazione.
chiamato anche dodecasillabo. ESEMPIO «Come la luce rapida / piove di cosa
ESEMPI «Taci. Su le sòglie / del bosco non in cosa, / e i color vari suscita / dovunque si ri-
òdo» (G. d’Annunzio, La pioggia nel pineto, vv. posa; / tal risonò moltiplice / la voce dello Spi-
1-2); «verrà se resìsto / […], / verrà d’improvvìso» ro» (A. Manzoni, Pentecoste, vv. 41-46).
(C. Rebora, Dall’imagine tesa, vv. 15-17).
Oppure può risolversi tutta nel giro di una frase
(per esempio, “fu trattato come un cane”); in
Sequenza È una porzione di testo che pre-
senta caratteristiche omogenee. Si distinguono forma ancora più concentrata si riduce alla me-
sequenze descrittive, narrative, dialogate, rifles- tafora , mentre la soppressione del “come” o
sive, miste. di ogni altro nesso, cioè l’identificazione di un
termine con l’altro, dà luogo all’analogia .

Settenario  Verso composto di 7 sillabe metri- ESEMPIO «con tortiglioni neri di fumo, que-
che, con accento principale fisso sulla 6a e uno o sto però pecioso e crasso come d’un arrosto in-
due altri su una delle prime 4 sillabe, da cui una fernale […] o intrefolarsi come un pitone nero
grande varietà di armonia. Prevale il ritmo con su di se stesso» (C.E. Gadda, Accoppiamenti giu-
accenti sulla 2a, 4 a e 6 a sillaba (detto giambico). diziosi, L’incendio di via Keplero).

14
Glossario

Sinalefe  Si ha quando la vocale finale di una zione acustica, come in “suoni chiari”, “voce
parola si fonde con la vocale iniziale della pa- chiara”).
rola successiva. Le due sillabe contenenti le vo-
ESEMPI «Fresche le mie parole ne la sera»
cali, in questo modo, valgono come una sola.
(G. d’Annunzio, La sera fiesolana, v. 1); «Ascolta
tra i palmizi il getto tremulo / dei violini» (E.
Sincope  In linguistica, caduta di un suono o Montale, Arsenio, vv. 24-25).
di un gruppo di suoni all’interno di una parola
(per esempio, “spirto” per “spirito”). Sintagma  Unità sintattica di varia complessità
e autonomia, di livello intermedio tra la paro-
la e la frase; in particolare, con riferimento alla
Sineddoche  Figura retorica che risulta da un
processo psichico e linguistico attraverso cui, categoria grammaticale, si distinguono sintagmi
dopo avere mentalmente associato due realtà nominali, verbali, aggettivali, preposizionali.
differenti ma dipendenti o contigue logicamen-
te o fisicamente, si sostituisce la denominazio- Sirma (o sirima)  La seconda parte della strofa
ne dell’una a quella dell’altra. La relazione tra i nella canzone , collegata con la prima parte,
due termini coinvolge aspetti quantitativi, cioè o fronte , da un verso chiamato chiave ; è
i rapporti parte-tutto (una vela per la barca), per lo più divisa in 2 volte , di uguale nume-
singolare-plurale (lo straniero per gli stranieri), ro di versi ciascuna. Il termine è stato anche
genere-specie (i mortali per gli uomini), ma- usato per indicare la seconda parte del sonet-
teria prima-oggetto prodotto (un bronzo per to  (le 2 terzine ).
una scultura in bronzo).
ESEMPI «Quando vi mettete a fare tutti quei Soliloquio  L’atto di parlare tra sé, di esprime-
figliuoli non ci pensate che son tante bocche re a voce più o meno alta i propri pensieri pur
che mangiano?» (G. Verga, Il reverendo); «con sapendo che non vi è nessun interlocutore o
la congestione / delle sue mani» (G. Ungaretti, ascoltatore. Nell’ambito teatrale, indica il di-
Veglia, vv. 8-9). scorso di un personaggio che parla tra sé e sé, o
si rivolge a interlocutori immaginari o assenti
Sineresi  Si ha quando due vocali all’interno dalla scena.
di una stessa parola, benché appartenenti a
due sillabe diverse, vengono fuse nella mede-
sima sillaba metrica. Sonetto  Composizione metrica (dal francese
antico sonet, “canzone, canzonetta”) di carat-
tere prevalentemente lirico, composta di 14
Sinestesia Nel linguaggio della stilistica e versi (quasi sempre endecasillabi  nella lette-
della semantica, particolare tipo di metafo- ratura italiana), distribuiti in 2 quartine  e 2
ra  per cui si uniscono in stretto rapporto terzine , con rime  disposte secondo precisi
due parole che si riferiscono a sfere senso- schemi. Il sonetto è stato un componimento
riali diverse (colore squillante, voce calda); aperto a temi di varia natura, amorosi, mora-
quando l’accostamento tende a ripetersi (per li, politici, artistici, polemici. Con Petrarca il
contingenze storico-culturali e stilistiche)
sonetto si pose sul piano della canzone come
può determinarsi un mutamento semantico
grande metro della poesia lirica, e tale restò per
e nascere una nuova accezione della parola
tutto il XVI secolo.
(il latino clarus, etimologicamente apparte-
nente alla sfera sensoriale auditiva, è passato
alla sfera visiva sia nel latino classico sia nelle Stanza Nella metrica italiana, altro nome
lingue romanze, dove, a partire dal linguaggio della strofa d’una canzone , anche come
musicale, ha nuovamente assunto un’acce- componimento a sé stante; talora, è usato

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Glossario

come sinonimo di ottava. Questo significa- Topos Luogo comune, motivo ricorrente, in


to, che si ricollega direttamente all’accezione un’opera, nella tematica di un autore o di un’e-
originaria di “fermata”, deriva dal fatto che la poca. Plurale topoi.
strofa, o l’ottava, racchiudendo un senso com-
piuto, comporta alla sua fine una pausa, un
Tronco In linguistica, parola che ha l’accento
riposo.
sull’ultima sillaba (per esempio, “papà”). Un
verso è detto tronco se la parola che lo chiude
Subordinazione   Ipotassi è tronca.
ESEMPIO «traluce de’ padri la fiera virtù»,
Suspense Stato di apprensione e di ansiosa «col misero orgoglio d’un tempo che fu» (A.
attesa con cui si segue l’evolversi di situazioni, Manzoni, Adelchi, vv. 9 e 12).
soprattutto di opere narrative, teatrali, cinema-
tografiche e televisive, ricche di drammaticità e Tropo È una figura retorica che fa slittare il si-
di imprevisti, e dall’esito incerto. Indica anche gnificato proprio di una parola o di un’espres-
la situazione e il momento di un film, di un sione in un altro campo semantico (dal greco
racconto ecc., capaci di suscitare uno stato di trópos, “volgere”, “trasferire”), producendo si-
ansiosa incertezza e di attesa spasmodica, di gnificati nuovi, anche molto lontani da quelli
tenere con il fiato sospeso. letterali.

T V
Terzina Strofa di 3 versi (detta anche terzet- Verso  In poesia, ciascuno dei membri in cui
to), che s’incontra, per esempio, nel madrigale si articola il periodo ritmico. È segnalato da
e nel sonetto . Come metro a sé (detto anche
un a capo, ed è costituito da una componente
terza rima), si compone di 3 endecasillabi ,
invariabile (il metro) e una variabile (gli ac-
di cui il 1° rima con il 3°, mentre il 2° dà la
centi che identificano una sequenza ritmica).
rima al 1° e al 3° della terzina seguente; la se-
rie si chiude con un verso che rima con il 2°
dell’ultima terzina (ABA BCB … YZY Z); usata Volta Nella metrica italiana, ciascuno dei
per la prima volta da Dante, è detta anche ter- due periodi ritmici in cui si può dividere la
zina dantesca. sirma  della canzone .

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