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NOZIONI GENERALI
1) GRAMMATICA
a) grammatica tradizionale;
b) linguistica strutturale;
c) grammatica generativo-trasformazionale;
d) grammatica testuale.
a) Grammatica tradizionale
1
Maurizio Dardano e Pietro Trifone
2
Paolo Balboni
della parola e nell‟uso di un metodo tassonomico al momento di
analizzare le parti della frase, cioè la sintassi.
3. Il suo contenuto è facilmente riducibile a definizioni, regole, elenchi e
paradigme, senza luogo per la riflessione linguistica.
4. Solo si occupa della lingua scritta, lasciando fuori ogni espressione
orale.
Per la grammatica tradizionale la lingua non è oggetto della scienza. È uno stato
di cose suscettibile di essere classificato e ordinato più che analizzato.
Le conseguenze pedagogiche negative più notevoli di questo approccio sono
state:
- un atteggiamento normativo e una visione della lingua come fenomeno
staccato dall‟uso contemporaneo;
- la maggior importanza attribuita allo scritto e al linguaggio letterario;
- una tendenza ad analizzare la lingua in categorie sempre più dettagliate
piuttosto che fornire una visione d‟insieme e a darne definizioni
piuttosto che regole di funzionamento;
- il vedere le regole come portatrici di valore di verità, piuttosto che
semplici e relativi strumenti di descrizione.
b) Linguistica strutturale
Le teorie dello strutturalismo hanno trovato sviluppo in diverse direzioni nel periodo
1930-1950 presso diverse scuole. Una caratteristica comune di queste scuole è
l‟accentuazione della prospettiva funzionalista, che considera le strutture linguistiche in
stretto rapporto con determinate funzioni. In particolare il funzionalismo si basa sul
presupposto che il sistema linguistico sia finalizzato al perfezionamento delle funzioni
comunicative.
c) Grammatica generativo-trasformazionale
La grammatica generativa sorge tra la fine degli anni cinquanta e gli inizi degli anni
sessanta, soprattutto ad opera di Noam Chomsky che postula una teoria secondo la
quale non esiste una grammatica particolare per ogni lingua ma una grammatica
generale che si è adattata ad ogni lingua. Questa grammatica universale parteciperebbe
ad ogni lingua con delle tracce generali chiamate “universali del linguaggio”(ad
esempio: tutte le lingue possiedono verbi e sostantivi).
La “grammatica universale” sarebbe innata ad ogni essere umano, di modo che al
momento di acquisire un linguaggio determinato, di imparare a parlare, soltanto sarebbe
necessario applicare la grammatica universale a un linguaggio determinato.
Il punto di partenza della teoria di Chomsky è la critica allo strutturalismo, o meglio
alla sua variente americana, il distribuzionalismo. Questa corrente di studi si proponeva
di identificare e classificare gli elementi della lingua in base alla loro distribuzione, cioè
in base all‟insieme dei contesti in cui ciascun elemento compare. I distribuzionalisti
analizzavano un corpus di frasi effettivamente prodotte per giungere a scoprire il
sistema linguistico che è dietro queste frasi. Il metodo distribuzionalistico è induttivo: si
parte dai dati concreti per arrivare all‟individuazione delle unità teoriche, astratte.
A questo procedimento di tipo induttivo Chomsky contrappone un procedimento di
tipo deduttivo. Egli parte da ipotesi teoriche sulla natura e sul funzionamento del
linguaggio e le verifica con le realizzazioni dei parlanti.
Chomsky sostiene che il modello strutturale che descrive l‟aspetto superficiale della
lingua partendo da una serie di dati linguistici, non è sufficiente a spiegare la
competenza del parlante nativo, come, ad esempio, la sua capacità innata di riconoscere
e produrre frasi corrette che non ha mai sentito prima e cogliere delle ambiguità di
significato. I dati empirici di partenza per il suo modello sono dunque le frasi prodotte
dal “parlante”, i suoi giudizi e le sue intuizioni sulla lingua ed il nucleo centrale del
modello sono le regole che permettono di “generare” tutte le frasi possibili di una
lingua. Queste regole sono sintattiche e hanno como unità di base la frase. Le frasi
posseggono una struttura superficiale ma sono riconducibili, attraverso regole di
trasformazione, a strutture profonde, che tendono ad essere comuni a più lingue.
La grammatica generativa ha come scopo generare tutte le realizzazioni linguistiche
possibili ad un parlante, anche quelle che non saranno mai dette. Perciò propone una
serie di regole, genera una serie di enunciati e dopo li esamina per generare nuove
regole che prevedano i risultati non previsti nelle prove anteriori. A tal fine introduce
concetti come accettabilità / inaccettabilità , grammaticale / agrammaticale o
competenza linguistica ed esecuzione linguistica.
Pretende anche la creazione di un dizionario in cui ogni parola sia descritta in modo
non semantico ma strutturale, che renda conto delle sue possibilità d‟uso e di
esecuzione.
La novità di questa corrente generativista è lo studio tanto di quello considerato
corretto a livello linguistico quanto di quello considerato non corretto, fonte inesauribile
della conoscenza del linguaggio.
Chomsky e il cognitivismo, in cui egli si inserisce, hanno una grande influenza
sull‟insegnamento delle lingue straniere non in modo immediato e diretto, ma nel senso
di rivalutare l‟intelligenza e i processi cognitivi in relazione all‟apprendimento
linguistico. Rientrano a poco a poco, nell‟orizzonte degli insegnanti, aspetti che lo
strutturalismo aveva abolito: il valore delle ipotesi fatte dal discente nell‟apprendimento
della lingua straniera e, in quest‟ottica, l‟inevitabilità ed anche l‟utilità dell‟errore, il
riferimento alla lingua materna e al concetto di universali linguistici esistenti nella
struttura profonda di tutte le lingue.
Tra i vari modelli a base semantica sviluppatesi nell‟ambito della semantica
generativa è significativo quello dell‟americano J. Fillmore il quale, come Chomsky,
considera un livello superficiale e un livello profondo della lingua, ma colloca a livello
profondo una serie di “casi” che esprimono relazioni semantiche universali (ad esempio
l‟agente è l‟istigatore dell‟evento, il contro-agente è la forza o resistenza contro la quale
è portata l‟azione).
d) Grammatica testuale
Vengono riprese le affermazioni del linguista inglese Firth sulla necessità di studiare
il linguaggio nel suo contesto di situazione. Austin e Searle considerano la lingua sotto
l‟aspetto degli atti linguistici cioè delle azioni che si compiono parlando (ad esempio:
ordinare, chiedere, convincere). Hymes nel 1971 scrive che ci sono delle “regole d‟uso”
senza le quali “le regole di grammatica” sono inutili e partendo da queste premesse
sviluppa il concetto di compentenza comunicativa (cioè la capacità di esprimersi in
maniera appropriata a una determinata situazione).
Sulla stessa linea si colloca il modello del linguista inglese Halliday che “considera
il linguaggio non dall‟interno, ma dall‟esterno” e parte dalla domanda “perché si usa la
lingua?”. Utilizzando suggerimenti provenienti da altre discipline Halliday pone alla
base del suo modello le funzioni, a cui la lingua è finalizzata.
Queste quattro forme di capire il linguaggio includono tutte le teorie possibili, fino
ad oggi, del linguaggio. La scelta o non di una di queste teorie non deve implicare
l‟esclusione delle altre. Non sono veramente sconnesse tra loro, formano parte di un‟
evoluzione graduale nello studio del linguaggio.
a. Piero arriva.
b. Quel ragazzo arriva
c. L‟amico di Giovanni arriva.
Nella stessa posizione davanti al verbo arriva, troviamo in a) una parola, in b) una
sequenza di due parole, in c) una sequenza di quattro parole; e, intuitivamente, tutte
queste possibili sequenze svolgono, all‟interno della frase, la stessa funzione. Possono
inoltre essere tutte e quante sostituite da una singola forma pronominale:
d. Lui arriva.
(dove lui può corrispondere a Piero, a quel ragazzo o a l’amico di Giovanni) e possono
anche occupare un‟alta posizione all‟interno della frase:
a. Arriva Piero.
b. Arriva quel ragazzo.
c. Arriva l‟amico di Giovanni.
Chiameremo FRASE SEMPLICE quella frase in cui tutte le unità intermedie tra le
parole e la frase (i COSTITUENTI) sono dei sintagmi e FRASE COMPLESSA quella
frase in cui almeno uno dei costituenti sia una proposizione.
3) IL TESTO
Un testo si può definire come un atto comunicativo che appare orientato verso
un tema e che dimostra di possedere un‟intenzione e una finalità chiaramente definite.
Un testo può avere varia estensione e vario carattere; può essere scritto oppure orale. La
lingua non si presenta in parti isolate; una lingua si presenta in testi.
4) LA FRASE
Nel testo si distinguono le frasi, che sono delle unità di senso compiuto. Una
definizione più rigorosa di frase può essere data in base al concetto di COSTRUZIONE
GRAMMATICALE. La costruzione grammaticale è l‟oggetto specifico di studio della
SINTASSI e può essere definita come una sequenza di parole governata da regole.
Es.:
1.- Luisa ascolta una canzone.
2.- Roberto studia con attenzione la lingua inglese.
Negli esempi compaiono parole che non soltanto hanno senso compiuto singolarmente, ma
che, accostate l'una all'altra, conferiscono senso compiuto all'intera espressione.
Se invece, provassimo a scrivere:
salterebbe subito agli occhi non solo che "biribizzi" non vuol dire nulla, ma anche che il
discorso nel suo complesso non ha significato alcuno. Diremo allora che, in questo caso,
abbiamo una semplice `sequenza di parole', priva di significato, mentre nel caso dei primi
due esempi abbiamo espressioni che hanno senso compiuto, che enunciano, attraverso
parole, un pensiero avente senso compiuto. Una espressione così si chiama frase.
Possiamo ora definire la FRASE come l‟unità massima in cui vigono delle relazioni di
costruzione.
La proposizione e la frase.
Es.:
3.- Il professore interroga e l'alunno risponde, mentre i suoi compagni attendono
impazientemente che la campanella suoni e le lezioni finiscano.
In questo esempio compaiono cinque verbi (interroga, risponde, ecc.); dunque, il periodo è
composto da cinque proposizioni.
5) LA SINTASSI
6) IL SINTAGMA
Es.:
Il celebre tenore dell’Opera canta una romanza molto bella.
Ogni sintagma può consistere di una struttura più o meno complessa. Nel caso
dell‟esempio anteriore troviamo:
Bibliografía
Simone, Raffaele (2001) – Fundamentos de Lingüística – Ed. Ariel, Barcelona.
Dardano, Maurizio (2005) – Nuovo Manualetto di Lingüística Italiana – Ed. Zanichelli,
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Prat Zagrebelsky, María Teresa (1987) – Grammatica e lingua straniera – Ed. La Nuova Italia,
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Salvi, Giampaolo – Vanelli, Laura (2004) – “Nuova Grammatica Italiana”, Ed. Il Mulino,
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