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L’essere umano possiede all’interno delle cellule il DNA che si avvolge su se stesso costituendo i
cromosomi. La maggior parte del DNA si trova a livello del nucleo e una parte del DNA si trova
all’interno dei mitocondri; quest’ultimo è di derivazione materna. Le mutazioni del DNA
mitocondriale è causa di problemi di intensità abbastanza elevata.
La doppia elica si avvolge intorno a delle proteine, dette istoni, con spiralizzazione estrema fino
alla formazione del cromosoma.
La struttura di base del DNA prevede un gruppo fosforico, il deossiribosio e la base azotata.
Esistono quattro diversi tipi di basi azotate: adenina, guanina, timina e citosina. I legami tra le basi
azotate sono estremamente specifici in quanto l’adenina si lega esclusivamente con la timina e la
guanina con la citosina. La doppia elica è costituita da legami ad idrogeno tra le basi azotate.
L’esame cromosomico viene anche definito cariotipo, il quale in caso di normalità (sia in sesso
maschile che femminile) deve avere 46 cromosomi i quali sono suddivisi in 23 coppie. Si parla di
autosomi riferendosi ai cromosomi appartenenti alle prime 22 coppie di cromosomi.
Geni e mutazioni
Un gene presenta un promotore, ovvero colui che regola la trascrizione del gene, delle sezioni di
gene vero e proprio (ovvero gli esoni) intervallate da introni. Dal DNA mediante la trascrizione si
ha la formazione di mRNA con la perdita degli introni. L’mRNA passa la barriera nucleare e va nel
citoplasma dove avviene la traduzione. Attraverso i ribosomi si ha il riconoscimento dei codoni con
produzione della proteina mediante i vari aminoacidi.
Quando si trova una mutazione nel DNA di un paziente non è sempre facile sostenere l’importanza
della mutazione: è necessario capire se la specifica mutazi one andrà ad interferire sui passaggi
della trascrizione e della traduzione del DNA. Per questo esistono programmi informatici che
cercano di riprodurre il processo per comprendere quali siano le effettive cause.
Non tutte le mutazioni sono clinicamente importanti, spesso esse non danno una vera e propria
malattia.
Codice genetico
Il codice genetico viene letto a triplette o codoni e si ha una corrispondenza tra una certa tripletta
e l’aminoacido associato. La timina non è presente nel codice, in quanto nel RNA è presente
l’uracile al posto della timina.
Le triplette possibili sono 64 e gli aminoacidi sono 20: ne risul ta che più codoni corrispondono a un
aminoacido. Alcune triplette, ovvero AUG (codone d’inizio) e AUG, UAA e UAG (codoni di stop)
non codificano per aminoacidi.
Nel caso di una mutazione si può incorrere in una mutazione silente, ovvero la mutazione è un
codone che codifica per lo stesso aminoacido per cui codificava il codone di partenza non mutato,
o in una mutazione missenso, con cambiamento dell’aminoacido codificato, o in una mutazione
senza senso, ovvero con la presenza di un codone di stop che interrompe la cate na.
Replicazione del genoma
La replicazione fedele del DNA permette di trasmettere inalterata l’informazione genetica di
cellula in cellula (riproduzione cellulare) e di generazione in generazione (riproduzione sessuale).
Per mitosi si intende la riproduzione cellulare che dà origine alle cellule somatiche, mentre per
meiosi si intende la generazione delle cellule germinali.
I due tipi di riproduzione presentano una fase identica di duplicazione di DNA, mentre differiscono
nei processi di divisione attraverso cui il materiale duplicato viene ripartito nelle cellule figlie.
La duplicazione del DNA è semi-conservativa: i due filamenti della doppia elica si separano e
fungono ciascuno da stampo per la sintesi di una nuova catena. Quindi le due nuove moleco le
figlie che si vengono a formare sono costituite ciascuna da un filamento originario e da uno
neopolimerizzato.
Mitosi
Si tratta del processo attraverso cui la cellula somatica diploide (2n, ovvero con 46 cromosomi) si
duplica dando origine a due cellule figlie con corredo genetico identico alla cellula madre diploide.
La fase di preparazione prende il nome di interfase durante la quale avviene anche la duplicazione
del DNA. Seguono poi la profase, la prometafase, la metafase, l’anafase, la telofase e la citodieresi.
La metafase è la fase in cui i cromosomi si organizzano nella zona centrale della cellula, ovvero la
piastra equatoriale, e in cui il DNA è maggiormente condensato e quindi osservabile a microscopio.
Meiosi
Meccanismo che è alla base della gametogenesi, la quale è il processo che dà origine alla
formazione delle cellule germinali (spermatozoo o oocita) che contengono un numero aploide (n)
di cromosomi. Prende il nome di spermatogenesi, se dà origine a spermatozoi, o ovogenesi, se dà
origine agli oociti.
La meiosi presenta il meccanismo particolare che è il crossing over, che è un meccanismo per cui si
ha uno scambio di DNA tra cromosomi. I due cromosomi si avvicinano e si scambiano del materiale
durante la fase diplotene della profase I. (=> garantisce la variabilità genetica)
Altro elemento fondamentale è che alla fine si ha la formazione di quattro cellule con corredo
aploide.
La spermatogenesi avviene all’interno dei tubuli seminiferi del testicolo, presenta una prima fase
di divisioni mitotiche e poi due divisioni meiotiche con la formazione degli spermatozoi. Questo
meccanismo dura circa 60 giorni e inizia alla pubertà.
Con il passare degli anni le mitosi sono sempre in numero maggiore e ciò porta a un aumento del
rischio di mutazioni geniche. Un esempio è l’acondroplasia, che è dovuta a una mutazione di un
gene e si è osservato che il rischio di avere bambini con questa malattia aumenta quanto maggiore
è l’età del babbo.
L’ovogenesi comincia quando la donna è ancora nell’utero della genitrice. In ogni ciclo mestruale
si ha la maturazione di una cellula uovo. Il fattore di rischio per la corretta separazione dei
cromosomi appaiati o dei cromatidi fratelli è importante all’aumentare dell’età della donna con
conseguente aumento delle probabilità di incorrere in patologie di numero dei cromosomi nella
prole (ad esempio la sindrome di Down).
Gene
Con locus si intende la regione cromosomica unica che corrisponde ad un gene o a qualche altra
sequenza di DNA. Con allele si intende una o più forme alternative di un gene o di una seque nza
di DNA. Se un individuo presenta alleli diversi allo stesso locus si tratta di un individuo eterozigote,
mentre se presenta due alleli identici ad uno stesso locus prende il nome di omozigote.
Il genotipo è la costituzione genica di un individuo o più specificamente gli alleli presenti ad ogni
particolare locus.
Una mutazione in passato era un’alterazione della sequenza nucleotidica di una molecola di DNA,
attualmente il termine mutazione è in disuso ed è preferito il termine variante. Il polimorfismo è
una variazione della sequenza nucleotidica di un gene senza effetto fenotipico ed esiste nella
popolazione con una frequenza di almeno 1%.
La prevalenza di malattie genetiche alla nascita è di circa il 3-7% in totale, di cui difetti congeniti
per il 2-5%. Congenito significa difetto presente alla nascita.
Eredità mendeliana
I principi ereditati dal sistema Mendeliano sono che i geni sono ereditati in coppia (uno dal padre e
uno dalla madre); ogni gene possiede diversi alleli, alcuni dei quali (dominanti) agiscono su altri
(recessivi); alla meiosi gli alleli segregano singolarmente ed indipendentemente nei gameti.
Trasmissione verticale
significa che generalmente
i casi degli affetti sono
presenti nelle varie
generazioni a partire dai
nonni, dai genitori.
In alcuni casi è possibile
una diagnosi prenatale
attraverso la villocentesi
(durante la 12 settimana di gravidanza) o l’amniocentesi (tra le 16 e le 18 settimane di gravidanza).
Salto di generazione
Per “salto di generazione” si intende il fatto che in un albero
genealogico un soggetto, facente parte di una generazione
che deriva da un genitore affetto, non presenta la malattia
autosomica dominante e genera un figlio malato.
La penetranza è un concetto matematico che consiste nella frazione di individui con un dato
genotipo (Aa) che manifestano il carattere associato con quel genotipo. Ad esempio
l’acondroplasia ha una penetranza del 100%.
1. durante la meiosi delle cellule uovo o degli spermatozoi si ha una mutazione casuale. Questo
caso viene definito mosaicismo germinale.
2. è avvenuta una mutazione nelle prime divisioni dello zigote, ovvero mutazione post-zigotica.
In entrambi i casi il bambino è un classico soggetto con una malattia dominante autosomica.
I rischi di ricorrenza sono che se entrambi i genitori sono sani il rischio di malattia è trascurabile:
nel caso di mutazione post-zigotica il rischio e la probabilità sono molto bassi, mentre nel caso di
mosaicismo germinale di un genitore il rischio e la probabilità sono leggermente più alte (intorno
all’1%). Non si può sapere quale dei due meccanismi è avvenuto, per questo nella gravidanza
successiva sono necessarie la villocentesi e l’amniocentesi.
Acondroplasia
Essa è la più comune causa di nanismo dell’uomo con una prevalenza di 1/25000 nati vivi.
È caratterizzata da un mancato sviluppo armonico della cartilagine di accrescime nto delle ossa
lunghe degli arti con quindi gravi disturbi della crescita.
La diagnosi avviene in epoca avanzata di gravidanza. Già alla nascita i bambini hanno la testa
grande e gli arti corti e tozzi, rispetto al resto del corpo. Presentano inoltre una fronte prominente,
la radice del naso infossata, mano e dita corte e tozze (“mano a tridente”) e lordosi lombare.
Il gene coinvolto si trova sul cromosoma 4 e contiene l’informazione per produrre la proteina
chiamata “recettore del fattore di crescita dei fibroblasti di tipo 3” (FGFR3).
Questo recettore, in condizioni normali quando interagisce con la sua molecola segnale cioè l’FGF,
esplica il controllo di tipo negativo sulle cellule della cartilagine di accrescimento.
Le mutazioni nel gene dell’FGFR3 lo rendono costitutivamente attivato (sono infatti mutazioni
definite come “guadagno di funzione”. L’FGFR3 mutato è in grado di segnalare continuamente alla
cellula un segnale negativo, col risultato di inibire l’allungamento dell’osso.
La penetranza di questa malattia è del 100%, per quanto non esistono portatori sani. Una coppia
in cui entrambi i genitori sono affetti da ACP ha 1 probabilità su 4 di concepire un figlio/a affetto
da una grave forma di acondroplasia letale alla nascita (ovvero ACP omozigote), una probabilità su
quattro di avere figli normali e 1 su 2 di avere un figlio affetto come loro.
sono necessarie due copie dell’allele mutato (aa) per causare la malattia,
in un incrocio tra due portatori sani (o due eterozigoti) vi è il 25% di rischio di avere figli affetti
(rischio riproduttivo),
maschi e femmine sono ugualmente affetti.
In queste situazioni si ricercano le patologie recessive studiabili in sede e in tempi brevi, scartando
il rischio di patologie più frequenti nel genere umano come la fibrosi cistica, l’atrofia muscolare
spinale e l’ipoacusia congenita.
L’utilità di questi esami è discutibile
in quanto il rischio si abbatte di
poco.
Quando un individuo affetto nasce da genitori normali si deve ritenere che entrambi i genitori
siano eterozigoti e che, con media statistica: ¼ della prole risulterà affetta, ½ portatrice sana e ¼
normale (rischio riproduttivo).
Quando un individuo affetto contrae matrimonio con una persona genotipicamente normale, la
prole sarà genotipicamente eterozigote e fenotipicamente normale. Mentre, se contraggono in
matrimonio due ammalati, tutta la prole risulterà affetta.
Per inquadrare i portatori sani sono necessari: emocromo, sideremia, transferrina e ferritina.
Inoltre con l’assetto emoglobinico è fondamentale. Nel caso in cui entrambi i genitori siano
portatori sani possono effettuare un’analisi prenatale tramite villocentesi e amniocentesi con
ricerca delle specifiche mutazioni.
Fibrosi cistica
Si tratta di una malattia genetica ereditaria ed è dovuta a una mutazione del gene CFTR che
codifica per una proteina che regola il canale di passaggio del cloro. Di questo gene si possono
avere oltre 1500 mutazioni note nel mondo.
È la più frequente malattia genetica ereditaria. La frequenza di portatori è del 4% circa. L’incidenza
varia da 1:2500 neonati.
In presenza di questa malattia si verifica un’anomalia di secrezione delle ghiandole esocrine.
L’ostruzione delle vie respiratorie, pancreatiche e biliari, con progressivo danno degli organi
coinvolti sono alcune delle più frequenti problematiche derivanti dalla malattia. Gli organi sono
colpiti in modo diffuso: nei polmoni si ha una riduzione del lume delle vie aeree.
Malattie X-linked
Nella specie umana sono presenti, oltre ai 44 autosomi (22 coppie), 2 cromosomi sessuali che
determinano il sesso, ovvero XX nella femmina e XY nel maschio. La presenza del cromosoma Y
orienta il tutto in senso maschile. Per il fatto che i maschi hanno metà del contributo delle X
rispetto alle femmine, i maschi vengono detti emizigoti. Se una mutazione è presente in un gene
localizzato sul cromosoma X vi è un’assoluta differenza nello sviluppo della patologia nei maschi e
nelle femmine.
Rispetto alla dimensione dei cromosomi sessuali nel maschio, in cui il cromosoma X è molto più
grande rispetto al cromosoma Y, e dei cromosomi sessuali nella pianta Melandrium album, in cui il
cromosoma Y è il più grande tra i due cromosomi sessuali. Un altro aspetto
che ci differenzia rispetto ad altre specie è che, mentre ne i maschi si ha una X e nelle femmine due
X e nei mammiferi si ha un compenso andando ad inattivare una delle due X delle donne, nella
Drosofila (un moscerino) si ha una ipertrascrizione della X del maschio.
Nell’uomo una delle due X non è attiva, ovvero è presente il fenomeno della lyonizzazione; la X
che non è attiva costituisce il corpo di Barr. Nelle situazioni patologiche in cui per esempio si
hanno tre X, siccome una sola X deve essere attiva, si avranno due corpi di Barr. Il numero di corpi
di Barr varia quindi con il numero di cromosomi X.
In questo fenomeno, scoperto dalla ricercatrice Mary Lyon, abbiamo un’attivazione di una delle
due X: cioè le donne che hanno due X durante il loro sviluppo avranno un’inattivazione casuale in
ogni cellula di una delle due X. Quindi tutte le cellule della donna avranno una X attiva e una X
inattiva.
Normalmente questo processo di inattivazione è del tutto casuale, quindi noi ci aspettiamo che
una donna adulta sia un mosaico ovvero metà delle cellule ha attiva la X paterna e l’altra metà
delle cellule ha attiva la X materna.
Questo fenomeno non è applicabile
esclusivamente all’uomo, ad il colore
rosso e nero del gatto è legato al
cromosoma X e quindi è una
dimostrazione
dell’attivazione/inattivazione dell’X.
La maggior parte delle mutazioni presenti sul cromosoma sono recessive e quindi si manifestano
solo nei maschi, per le loro condizioni di emizigoti, mentre nel caso delle femmine in esse spesso il
cromosoma X inattivo compensa la malattia.
– 𝑋𝐴 𝑋𝐴 (femmina normale),
– 𝑋𝐴 𝑋𝑎 (femmina portatrice),
– 𝑋𝑎 𝑋𝑎 (femmina malata = evento raro)
– 𝑋𝐴 𝑌 (maschio normale),
– 𝑋𝑎 𝑌 (maschio malato).
Il caso più raro è quello in cui si abbia una femmina malata in quanto una donna può essere affetta
se il padre è affetto e la madre è portatrice sana della mutazione. La probabilità che si verifichi ciò
è però eccezionale; inoltre in questa coppia, in caso di figlia femmina, si ha una probabilità del 50%
(1/2) che la figlia manifesti la malattia.
La situazione più comune prevede la presenza del padre malato e della mamma clinicamente e
genotipicamente sana, dalla cui prole si ha lo 0% di probabilità di avere un figlio malato.
Per quanto riguarda le figlie femmine esse saranno sicuramente portatrici sane.
Il caso di una gravidanza di una signora portatrice con partner sano è la situazione con cui si ha più
familiarità per le analisi genetiche e in questo caso si ha: in caso di figlio maschio la probabilità che
sia malato è del 50%, mentre nel caso di figlia femmina la probabilità che essa sia portatrice sana è
del 50%. A livello di controlli in caso di gravidanza già avviata si può fare o una villocentesi
(preferita all’amniocentesi perché la villocentesi viene effettuata prima), si vede il sesso del
bambino e nel caso il bambino sia maschio si può procedere con la ricerca della malattia estraendo
il DNA dal villo o dal liquido amniotico. Nel caso in cui il feto è femmina non si va oltre, in quanto
potrà essere nel più grave dei casi solo portatrice sana.
DISTROFIA MUSCOLARE = i bambini affetti da questa particolare distrofia alla nascita sono
normali, però intorno ai 3-4 anni iniziano ad avere difficoltà a camminare, ad alzarsi da terra e a
stare eretto. L’aspettativa di vita è molto ridotta perché vi è un interessamento muscolare anche a
livello polmonare e cardiaco e quindi generalmente questi soggetti muoiono intorno ai 20-30 anni.
Questa malattia è dovuta ad una mutazione del gene della distrofina che è situata nel cromosoma
X.
FAVISMO = la condizione in cui vi è una sorta di allergia ai baccelli da cui si scatena un’anemia
importante.
EMOFILIA = un difetto della coagulazione del sangue per cui si ha una tendenza alle emorragie.
I rischi per le malattie legate al cromosoma X non vi sono solo se sappiamo che la donna è
portatrice, ma anche se durante una consulenza risulta che è presente nella famiglia una malattia
legata all’X.
Esami sui cromosomi
Cariotipo umano normale e patologico
Il cariotipo è un esame che si continua a effettuare ancora in moltissime situazioni nonostante sia
un esame un po’ antiquato. La prima volta che sono stati analizzati cromosomi erano gli anni ’50:
nel 1956 Tijo e Levan definirono il corredo cromosomico umano.
Il nostro DNA è despiralizzato, mentre in alcune fasi del ciclo cellulare si spiralizza e va a formare i
cromosomi. In particolare la fase in cui i cromosomi si riescono a vedere meglio è la metafase, in
cui sono più spiralizzati.
L’esame dei cromosomi si può effettuare in vari modi, ma il più semplice è quello da sangue
periferico. L’esame dei cromosomi può essere fatto anche a partire da altri tessuti come ad
esempio i tessuti fetali.
Facendo il prelievo venoso sono presenti una serie di passaggi: le cellule vengono messe a crescere
artificialmente in coltura, dopo un certo periodo le cellule vengono bloccate in modo da avere le
metafasi, si fanno delle colorazioni e infine i cromosomi sono visibili al microscopio. L’operatore
riconosce i singoli cromosomi e li mette in ordine per realizzare il cariotipo.
– dimensioni,
– posizione del centromero => i cromosomi presentano tutti un centromero, che li divide, e in
base alla sua posizione si hanno i cromosomi metacentrici, cromosomi submetacentrici e i
cromosomi acrocentrici;
– lunghezza relativa delle due braccia => nei cromosomi si distingue un braccio corto e un
braccio lungo che dipendono dalla posizione del centromero;
– colorazione e bandeggio.
I cromosomi presentano delle zone più chiare
e delle zone più scure e all’interno di ogni
zona si hanno delle sottobande. La loro
importanza è dovuta al fatto che quando si
effettua un esame cromosomico non si
analizza solo il loro numero ma si verifica
anche che ogni singolo cromosoma abbia
tutte le zone che deve avere. Lo stesso
cromosoma può essere visualizzato con
tecniche sempre più raffinate in base al
numero di bande che vogliamo vedere si può
essere più precisi. Quando un operatore
esegue l’analisi dei cromosomi deve
effettuare la presenza delle bande nella
posizione corretta facendo riferimento al
diagramma del cariotipo.
Ci sono delle patologie dei cromosomi ed esistono delle caratteristiche in realtà fisiologiche, che
vengono definite varianti perché non influiscono sul fenotipo di un individuo e sono frequenti
nella popolazione generale.
Le varianti si possono avere in varie posizioni dei cromosomi e ormai alcune di queste non
vengono neanche refertate, perché si sa che non hanno alcun significato sia per la persona
portatrice sia per eventuali gravidanze della persona.
Le applicazioni mediche della citogenetica umana sono la diagnosi clinica, la diagnosi prenatale e
la citogenetica oncologica.
Diagnosi clinica
L’esame dei cromosomi è fortemente consigliato in caso di:
L’aborto è una situazione frequente (circa una gravidanza su 5 ha un aborto spontaneo) e se viene
eseguita un’analisi sul materiale abortivo si nota che circa il 50% presenta un’anomalia dei
cromosomi.
La maggior parte delle gravidanze che iniziano con un’anomalia dei cromosomi in realtà esita in un
aborto spontaneo.
Andando ad analizzare i cromosomi di coppie che hanno avuto più aborti spontanei si vede che
circa il 3-6% delle coppie presenta un’anomalia dei cromosomi che può dare dei problemi in caso
di gravidanza mentre agli individui in sé può non arrecare danno. Generalmente l’ereditabilità di
un’aberrazione cromosomica da parte dello zigote è maggiore se è la madre ad esserne portatrice
bilanciata, in quanto vi è una maggiore selezione degli spermatozoi.
La sterilità maschile è uno dei principali sintomi di implicazioni cromosomiche perché si è visto
che quanto minore è il numero di spermatozoi tanto maggiore è la probabilità di trovare
un’anomalia dei cromosomi. L’incidenza di anomalie cromosomiche nei maschi infertili è
compresa tra il 2% e l’8% ed aumenta fino al 15% nei soggetti azoospermici, tra i quali l’anomalia
più frequente è rappresentata dalla aneuploidia 47 (XXY). Nella popolazione generale circa lo
0,05% presenta un’anomalia cromosomica. Generalmente nei casi di sterilità maschile l’anomalia
cromosomica riguarda i cromosomi sessuali, ma si possono anche riscontrare altre anomalie
strutturali quali le traslocazioni Robertsoniane, inversioni, duplicazioni e delezioni.
Nella sterilità femminile la frequenza delle anomalie cromosomiche è variabile nei diversi
studi, ma può essere stimata intorno a 5%, con il 2,8% di anomalie numeriche dei cromosomi
sessuali e con il 2,1% di anomalie strutturali degli autosomi.
Diagnosi fetale
Ci sono una serie di situazioni in cui è indicato fare il cariotipo fetale con villocentesi o
amniocentesi:
– età materna avanzata (oltre i 35 anni entro il parto) => motivo più frequente, in quanto con
l’aumentare dell’età materna aumenta il rischio di malattie dei cromosomi. Si sta discutendo
se eliminare l’età materna come motivo per fare la villocentesi e l’amniocentesi perché
esistono dei test di screening che permettono di valutare il rischio in modo molto più
sensibile.
– genitore con precedente figlio affetto da una patologia cromosomica;
– genitore portatore di riarrangiamento cromosomico bilanciato, ovvero ha un’anomalia che
nella persona stessa non comporta niente ma può provocare problemi nel bambino;
– genitore con aneuploidia cromosomica del sesso compatibile con la fe rtilità;
– malformazioni fetali eco-evidenziate => tra le più frequenti;
– positività a test di screening per sindrome di Down => esistono dei test, come il test
combinato, che permette di valutare meglio il rischio di Down in quella gravidanza e mediante
ecografia. Nel caso in cui il rischio risulti positivo la donna ha il diritto di fare una villocentesi o
un’amniocentesi. Anche il DNA fetale circolante nel sangue materno è analizzabile per
verificare o meno la presenza della sindrome di Down.
Anomalie cromosomiche
Le anomalie cromosomiche possono essere numeriche o strutturali. Le anomalie numeriche si
suddividono a loro volta in:
trisomie, che sono le più frequenti e in questi casi un cromosoma anziché essere in doppia
copia è in triplice copia;
monosomie, di cui quella del cromosoma X è l’unica compatibile con la vita;
poliploidia, la quale si verifica quando tutti i cromosomi sono presenti in numero superiore a
due.
Raramente possono avvenire dei casi a mosaico, ovvero persone che hanno alcune cellule con i
cromosomi in numero di 46 e anche cellule con cariotipo patologico. I soggetti che hanno una
sindrome di Down a mosaico possono avere quadri clinici estremamente variabili. Il problema si ha
quando si trova in un’amniocentesi una situazione di mosaicismo: questa situazione è delicata
perché non si è in grado di prevedere il cariotipo del bambino in quanto le cellule analizzate a
livello dell’amniocentesi sono rappresentative di solo alcune porzioni del bambino p er questo
motivo la quantità delle cellule patologiche trovate non può essere presa come modello.
Ancora più raramente, ma è molto importante per il rischio della famiglia, ci può essere una
sindrome di Down dovuta a una trisomia del cromosoma 21 da traslocazione. Vi sono dei
cromosomi acrocentrici, come il cromosoma 21 (ma anche il 13, 14, 15 e 22), che tendono ad
incollarsi tra di loro e formano un cromosoma che deriva dalla fusione dei due. Ad esempio si può
riscontrare un soggetto in cui uno dei tre cromosomi 21 si è incollato a una porzione di uno dei
due cromosomi 14: anche in questo caso la trisomia è sempre presente e l’individuo sarà affetto
dalla sindrome di Down.
La sindrome di Down da traslocazione non comporta caratteristiche diverse rispetto alla sindrome
classica ma il problema è che i bambini che nascono con questa patologia generalmente hanno un
genitore che è portatore della traslocazione, che non manifesta sintomi ma è ad alto rischio di
avere altri bambini con la sindrome di Down perché il suo cariotipo generalmente prevede un
cromosoma 21, un cromosoma 14 e un cromosoma 21 incollato a un cromosoma 14.
CARATTERISTICHE CLINICHE
È presente una disabilità intellettiva di grado variabile, che è associata a un’ipotonia (= scarsa
capacità di contrazione muscolare), un riflesso di moro, il viso rotondo, l’ipertelorismo, una
macroglossia, un profilo appiattito, una rima palpebrale obliqua verso l’alto.
A livello delle mani hanno le dita tendenzialmente più corte (=brachidattilia), clinodattilia del
mignolo e alterazioni dei dermatoglifi (ovvero le impronte digitali). Circa nel 40% dei casi hanno
cardiopatie congenite e anomalie gastrointestinali gravi. Sulla base di questa ultime caratteristiche
si può avere un sospetto in gravidanza, però possono esserci anche ecografie perfette.
Negli affetti dalla sindrome di Down si ha un’aumentata suscettibilità alle infezioni, un aumento
del rischio di leucemia di 20-30 volte e attualmente la sopravvivenza può superare i 55 anni.
Con il prolungamento della vita media si assiste alla comparsa di patologie senili, tra cui quelle
causate da fenomeni autoimmuni (ipotiroidismo) e dopo i 30 anni si assiste ad un aumento di
rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer.
Trisomia 13 o sindrome di Patau
Questa anomalia provoca una situazione molto più grave della sindrome di Down e la possibilità di
sopravvivenza è molto ridotta: il 97% dei feti concepiti viene abortito spontaneamente. La
frequenza è di 1:20000.
Quadro clinico in epoca prenatale: malformazioni cerebrali e facciali; difetti cardiaci e anomalie
renali; oloprosencefalia di varia gravità (60%); malformazioni nasali e del palato; polidattilia. Alla
nascita si ha basso peso, compromissione neurologica (ipo-ipertonia, crisi convulsive), dismorfismi
cranio-facciali (microcefalia, fontanella ampia, cataratta, alterazioni retiniche, ipotelorismo, naso
largo e piatto, padiglioni auricolari bassi, labiopalatoschisi, cecità e sordità), polidattilia,
malformazioni intestinali, renali e genitali, cardiopatie (>80% casi). Per quanto
riguarda la causa della mutazione nel 75% dei casi è presente una trisomia 13 libera, causata dalla
non disgiunzione meiotica prevalentemente di origine materna, mentre nel restante 15% è dovuto
a traslocazione robertsoniana sbilanciata che coinvolge il cromosoma 13 e prevalentemente i
cromosomi 14 o 15, alterazione presente in uno dei genitori o essere de novo. Il 5% circa dei casi è
a mosaico.
Alla nascita tra le anomalie più frequenti si riscontrano: peso sotto la norma, mani chiuse a pugno
con le dita accavallate, malformazioni del SNC, malformazioni cardiache, anomalie oculari,
gastrointestinali e genitourinarie, malformazioni cranio-facciali, piede torto congenito.
Nella maggior parte dei casi si ha una trisomia libera che nel 90% dei casi deriva da non
disgiunzione materna e nel 10% dei casi è a mosaico. Può essere molto difficile, in caso di trisomia
a mosaico definire lo sviluppo del bambino in caso non si trovino problemi a livello ecografico.
nella maggior parte dei casi (55%) si ha una monosomia omogenea, ovvero la bambina ha solo
un cromosoma sessuale (ovvero una X) dovuto a un errore meiotico alla spermatogenesi;
circa il 13% la bambina presenta un cariotipo a mosaico;
nel restante 32% la situazione è determinata da riarrangiamenti strutturali del cromosoma X,
perché in realtà le X sono due ma una ha difetti strutturali.
Maschio XYY
Ha una frequenza di 1 su 1000 e questa aneuploidia non è associata ad alcuna mortalità prenatale
selettiva. Il cariotipo, in genere omogeneo, deriva da non disgiunzione in II divisione meiotica alla
spermatogenesi o da non disgiunzione alla I divisione mitotica postzigotica. In quanto il fenotip o è
di un maschio normale e lo sviluppo sessuale e la fertilità sono normali ci si può chiedere in
gravidanza se fare la villocentesi o l’amniocentesi.
Triploidia
In questo caso il cariotipo a 69 cromosomi: tutti i cromosomi sono tripli. Essa si origina per tre
meccanismi: il primo è legato al fatto che due spermatozoi vanno a fecondare una cellula uovo; il
secondo è il caso in cui uno spermatozoo va a fecondare una cellula uovo ancora diploide e il terzo
prevede una cellula uovo normale fecondata da uno spermatozoo con corredo doppio.
Questi errori sono tendenzialmente casuali: se una coppia ha avuto una gravidanza con triploidia è
veramente bassa la probabilità che ricapiti, però è necessario fare una villocentesi e
un’amniocentesi in una successiva gravidanza.
In gravidanza si ha una tendenza all’aborto spontaneo e nel 90% dei casi la triploidia è letale entro
le 24 ore di nascita. La gravidanza è complicata da emorragie nel primo trimestre, polidramnios o
oligoidramnios.
I rarissimi casi che nascono sono prematuri, hanno basso peso, asimmetrie cranio-facciali e
corporee, difetti di ossificazione del cranio (fontanelle posteriori larghe nel 50% casi); spina bifida
(25%); microftalmia, palatoschisi (25%) sindattilia cutanea delle dita delle mani; ernia ombelicale,
malformazioni intestinali e pancreatiche, difetti renali, anomalie dei genitali nei maschi e ovaie
ipoplasiche nelle femmine; cardiopatie.
Anomalie strutturali
In queste anomalie è la forma dei cromosomi che subisce variazioni e non il numero. Durante il
cariotipo si analizza sia il numero e la struttura.
I riarrangiamenti cromosomici strutturali sono dovuti a mutazioni che portano a perdita o
aumento o trasferimento di segmenti cromosomici con conseguente cambiamento della
costituzione e, quasi sempre, della morfologia dei cromosomi. I riarrangiamenti sono:
Le anomalie di tipo strutturale bilanciato sono più frequenti nelle persone nate che negli aborti,
mentre in quelle di forma sbilanciata avviene il contrario.
Nella popolazione generale circa una persona su 200 è portatore di un riarrangiamento di tipo
bilanciato e non lo sa, in quanto generalmente sono fenotipicamente normali anche se hanno una
maggiore probabilità di produrre gameti sbilanciati dando luogo a una possibile patologia fetale. In
tutti i soggetti che sanno di possederla si deve fornire l’indicazione di poter eseguire la villocentesi
o l’amniocentesi perché si potrebbero formare zigoti con un riarrangiamento di tipo sbilanciato.
Generalmente le persone sanno di avere un’anomalia cromosomica strutturale bilanciata perché
in famiglia sono presenti dei casi e fanno un controllo, oppure perché in gravidanza sono presenti
patologie fetali o perché si tratta di coppie con molti aborti.
Le anomalie strutturali dei cromosomi si realizzano perché il nostro DNA ha caratteristiche tali che
presuppongono a queste anomalie: è quasi fisiologico in quanto il nostro DNA è costituito in modo
tale da avere zone con rischio di mutazione. Il fatto che le anomalie strutturali si realizzano in
punti particolari del nostro DNA è un ulteriore prova.
cariotipo standard = bisogna considerare che l’anomalia è visibile solo nel caso in cui abbia
dimensioni notabili;
cariotipo ad alta risoluzione = in cui si vede il cromosoma con maggiore o minore
risoluzione, però è meno diffuso attualmente;
ibridazione in situ (FISH) = si tratta di una tecnica che prevede l’utilizzo di molecole marcate
precise per il cromosoma che si vuole analizzare. Le molecole verdi sono specifiche per la
zona terminale, mentre le molecole rosse sono specifiche per la parte terminale del braccio
lungo. Nel caso in cui un cromosoma abbia entrambe le lucine vuol dire che è completo,
mentre se è presente solo una colorazione significa che la molecola non ha trovato dove
attaccarsi indicando la mancanza di una porzione del cromosoma.
CGH arrays = tecnica estremamente moderna che è di carattere comparativa. Essa compara
un DNA normale e il DNA del paziente, permettendo di notare la presenza di delezioni o
duplicazioni di frammenti di DNA, che altrimenti non sarebbero visibili con l’esame
cromosomico standard. Questi frammenti potrebbero comunque essere dannosi,
nonostante siano piccoli.
Applicare questa tecnica permette l’individuazione di particolari la cui gravità non sempre è
nota perché non è nota, magari, il loro significato in quanto la tecnica è molto recente. Ciò
comporterebbe il rischio di creare disordine e ansia nella coppia in attesa.
Questa tecnica è eseguita in casi di anomalie ecografiche o in casi di genitori portatori di
anomalie cromosomiche bilanciate.
Delezioni
Si tratta della perdita di segmenti cromosomici e quindi di materiale più o meno ricco di geni. Il
nostro DNA è costituito da zone di esso che non possiedono geni e quindi le varie forme di
delezione possono essere più o meno significative in base al numero di geni che contengono.
Le delezioni possono essere terminali, ovvero si hanno dei cromosomi più corti, o delezioni
interstiziali, in cui la parte mancante è centrale. I primi hanno una frequenza di 1 su 5000, mentre
i secondi di 1 su 4000. Se si prendono 100 soggetti con disabilità intellettiva e dismorfismi si
osserva che il 6% presente delezioni e quindi sono frequenti in certe situazioni cliniche.
Per capire il significato di una delezione si deve analizzare la dimensione, il cromosoma coinvolto e
l’eventuale associazione con sindromi cliniche. In caso di genitori con cariotipo normale e il figlio
precedente a una delezione de novo, il rischio di ricorrenza è più o meno lo stesso di quello della
popolazione generale. Mentre negli individui portatori di traslocazioni bilanciate o inversioni, si ha
una maggiore probabilità di concepire prole con delezione.
MALATTIA DEL CRI DU CHAT => il nome è dovuto dal pianto caratteristico dei neonati alla nascita,
che è simile al miagolio di un gatto, dalla microcefalia, da ipertelorismo, padiglioni auricolari e
grave ritardo mentale. È dovuta dalla mancanza di un 5p nel braccio corto cr 5. La frequenza è di 1
su 50000 neonati.
SINDROME DI WOLF-HIRSCHHORN => dovuta alla delezione del braccio corto del cromosoma 4. In
questo caso si hanno dismorfismi faciali, coloboma oculare, labio/palatoschisi, anomalie viscerali e
grave ritardo psicomotorio.
Duplicazioni
Dovute alla presenza di due copie di un segmento di cromosoma e ha una frequenza di 1 su 5000
nati. Tendenzialmente tra duplicazione e delezione comporta maggiori problematiche la
delezione. Le duplicazioni si distinguono in duplicazioni adiacenti e duplicazioni non adiacenti ed
entrambe sono mostrate in figura.
Le duplicazioni possono derivare da un crossing over ineguale tra due cromosomi omologhi, da
una ricombinazione meiotica di un’inversione o da una segregazione anomala di una traslocazione.
Gli effetti possibili sono ritardo dello sviluppo psicomotorio pre e post-natale, dismorfismi e
malformazioni.
La diagnosi è effettuabile in base alla dimensione con un esame cariotipo standard, un cariotipo ad
alta risoluzione, un esame FISH o un esame CGH Arrays.
In caso di una coppia che ha avuto una gravidanza con duplicazione non si ha un aumento del
rischio di ricorrenza della duplicazione; mentre nel caso di individui portatori di traslocazioni
bilanciate o inversioni si ha una maggiore probabilità di concepire prole con l’anomalia della
duplicazione.
Inserzioni
Sono costituite dal fatto che una porzione di cromosoma si stacca e si inserisce all’interno del
braccio di un altro cromosoma.
Sono rarissime e la loro frequenza non è nota ed è molto rara. In caso di inserzione bilanciata si
ha un fenotipo normale, mentre in caso di inserzione sbilanciata si ha un fenotipo patologico. Le
diagnosi sono effettuabili tramite il cariotipo standard e la FISH.
Chi ha un’inserzione può anche non avere alcuna conseguenza clinica. Ad esempio in caso di un
soggetto portatore di un’inserzione, i suoi gameti possono essere variabili:
Traslocazioni
Si tratta delle anomalie cromosomiche
strutturali più frequenti nei pazienti. Per
traslocazione si intende lo scambio di
segmenti di cromosomi tra cromosomi
non omologhi. Essa può essere
bilanciata o sbilanciata: nel primo caso
il riarrangiamento non altera il
contenuto genico dei cromosomi interessati, mentre nel secondo caso il riarrangiamento altera il
contenuto genico dei cromosomi interessati. Le traslocazioni si distinguono in:
Inversioni
Situazioni in cui un cromosoma si rompe in
due punti e la parte compresa tra i due punti
di rottura ruota su stessa. Si verrà a formare
un cromosoma che ha lo stesso punto del
precedente però è in posizione ruotata. La
zona coinvolta può essere pericentrica
oppure paracentrica.
Queste inversioni possono dare, a volte, problemi anche a chi ne è portatore perché nei due punti
in cui il cromosoma si è rotto possono esserci dei geni danneggiati. Il secondo motivo è che vi sono
dei geni che funzionano correttamente perché si trovano l’uno accanto all’al tro: in seguito alla
rotazione i geni non sono più nella loro posizione corretta.
perdita di materiale genetico; mentre nel ring con centromero si può trasmettere nelle divisioni
mitotiche, perdersi o avere ulteriori riarrangiamenti.
Per genitori che hanno avuto un precedente figlio con ring de novo, il rischio di ricorrenza è
trascurabile; mentre in caso di ring derivato da un riarrangiamento strutturale bilanciato parentale
il rischio procreativo è aumentato.
Isocromosomi
Essi derivano da un errore durante la metafase: normalmente un cromosoma è costituito da un
braccio lungo e un braccio corto e durante la metafase si ha la rottura in verticale all’asse del
cromosoma, per cui si viene a formare un cromosoma che ha un braccio lungo e un braccio corto e
viceversa. Nel caso di isocromosomi vi è un errore: la rottura avviene in modo perpendicolare e
quindi si ha un cromosoma costituito da due braccia corte e un altro costituito da due braccia
lunghe.
Queste sono situazioni rarissime e i più frequenti riguardano il cromosoma X (dando luogo alla
sindrome di Turner), riguardano il braccio corto dell’Y (-> sterilità), per autosomi (sono rari e non
sono compatibili con la sopravvivenza fetale).
Mutazioni e polimorfismi
Il genoma umano è un’entità dinamica e le variazioni sono mutazioni della sequenza nucleotidica.
Una variante è un cambiamento permanente della sequenza di DNA genomico di riferimento ed è
molto frequente perché il nostro DNA è dinamico e in continuo mutamento. Esistono dei
meccanismi che tendono a correggere queste varianti.
Con polimorfismo si intende una mutazione del DNA che è frequente nella popolazione con una
frequenza di almeno l’1%. Esso non causa malattie, ma può predisporre a una malattia. In genetica
i termini più adatti sarebbero variante (patogenetica o benigna o allelica) o alterazione del DNA.
Mutazioni
Le mutazioni o varianti si classificano in base all’origine (spontanee, che insorgono in assenza di
agenti mutageni esterni, e indotte, che sono dovute all’azione di agenti esterni), alla sede
(germinali, in cui la mutazione si verifica a livello dei gameti e quindi sono trasmissibili, e
somatiche, che avvengono a livello di zone specifiche che non sono trasmissibili), alla tipologia e
all’estensione (cromosomiche o geniche).
In base all’effetto funzionale sul fenotipo si hanno mutazioni letali, subletali, condizionali, neutre,
vantaggiose, svantaggiose e plelotropiche. L’anemia falciforme e la talassemia sono mutazioni
vantaggiose, in cui i soggetti eterozigoti hanno minor rischio di sviluppare la malaria perché il
plasmodio (l’agente della malaria) non riesce a crescere nei loro globuli rossi.
Negli ultimi anni si è osservato uno sviluppo tecnologico enorme e si è anche passati alla
possibilità di analizzare contemporaneamente centinaia di ge ni. Il conoscere meglio i geni e le
mutazioni ha permesso di fare diagnosi prenatali e postnatali per molte condizioni geneticamente
determinate e fornire ai pazienti e alle famiglie una più accurata consulenza genica. Ad oggi sono
descritte circa 190 mila mutazioni del nostro DNA: un numero enorme e le missenso sono le più
comuni.
Struttura genica
Il gene è costituito da un promotore, che regola la lettura, da esoni e introni. Gli esoni verranno
trascritti mentre gli introni verranno rimossi con il meccanismo dello splicing alternativo.
Le alterazioni genetiche possono essere di vario tipo, come le delezioni, l’inserzioni, le duplicazioni,
le inversioni e le sostituzioni. Ci possono anche essere transizioni tra purina e purina e tra
pirimidina e pirimidina; oppure trasversioni se avviene tra purina e pirimidina.
Le sostituzioni di basi possono avvenire sia a livello degli esoni che a livello degli introni, e nel
secondo caso può anche regolare la trascrizione del gene.
Le varianti a significato incerto possono modificarsi nel tempo, nel senso che limitatamente alle
conoscenze attuali quella variante ha un significato incerto, e per questo motivo la situazione è
molto delicata ed è doveroso mantenere un contatto nel tempo con il paziente che registra una
variante a significato incerto.
Per capire se un’alterazione ha un significato clinico esiste una serie di criteri che si basano su un
precedente riscontro in altri pazienti affetti dalla stessa condizione, se una mutazione è de novo,
oppure se la sostituzione aminoacidica non è conservativa, oppure se la mutazione è in una
regione conservata della proteina, se vi sono studi funzionali oppure tramite l’u so di programmi
(come varsom) informatici che simulano sull’effetto della funzione della proteina.
Mutazioni dinamiche
Le mutazioni dinamiche sono mutazioni dovute alla presenza di alcune sequenze nucleotidiche
ripetute che tutti noi abbiamo. Può succedere che queste triplette (sia di regioni codificanti sia di
regioni non codificanti) modifichino il loro numero spesso durante le gravidanze, comportando il
fatto che oltre un certo numero l’alterazione comporta una patologia. Verosimilmente
l’ampliamento delle triplette avviene più frequente nella gametogenesi femminile. Ad esempio la
corea di Huntington è una malattia dovuta a una mutazione dinamica delle triplette CAG.
Polimorfismi
Ognuno di noi può potenzialmente differire dagli altri individui per quasi l’8% del genoma, anche
se mediamente il nostro DNA differisce meno dell’1%.
Polimorfismi a singolo nucleotide (SNP), che sono polimorfismi dovuti alla sostituzione di una
singola lettera, e sono presenti a milioni nel nostro DNA. Da un punto di vista tecnico si
possono analizzare molto facilmente perché gli alleli possibili sono solo due. Gli SNP sono i
polimorfismi più studianti e conosciuti.
Polimorfismi di lunghezza, in cui si hanno ripetizioni che si ripetono nel DNA e si dividono in
micro-satelliti e nei mini-satelliti in base alle dimensioni. Nel primo caso si hanno 1-6 paia di
basi ripetute, mentre nel secondo caso si hanno dalle 10 alle 100 paia di basi ripetute.
Varianti di numero di copie (CNV), le quali sono il prodotto di ricombinazione non omologa
tra sequenze ripetitive intersparse che determinano duplicazioni o delezioni segmentali.
Le patologie multifattoriali o malattie complesse sono molto difficili da inquadrare rispetto alle
malattie monogeniche. Attualmente è possibile fare esami genetici, la cui interpretazione è la
reale difficoltà. È necessario avere cautela nell’eseguire i test genici: l’interpretazione migliore è
fondamentale.
Nelle malattie legate a più geni è difficile stabilire la probabilità di trasmettere la malattia perché
sono frequenti, hanno un modello di ereditarietà non ben definito, in quanto si tratta di geni con
suscettibilità, e la definizione della malattia non è chiara (a causa della eterogeneità fenotipica).
Comuni = circa il 60% della popolazione generale ha una patologia multigenerale e non vi sono
fasce d’età.
Le malattie multifattoriali derivano dall’interazione tra fattori genetici e ambientali con ulteriore
presenza di fattori protettivi, ovvero polimorfismi che riducono il rischio di certe patologie. Esse
sono molto più frequenti delle malattie mendeliane monogeniche e rappresentano una delle
maggiori cause di morbilità cronica e di mortalità nella popolazione generale. Un maggiore
conoscenza dei meccanismi di queste condizione comporta migliori approcci terapeutici.
Chi eredita i geni di suscettibilità ad una data malattia, non eredita la certezza di ammalarsi, bensì
un rischio maggiore rispetto alla popolazione generale di svilupparla.
L’eredità poligenica vuol dire che la patologia è dovuta a modifiche di più geni, l’eredità
multifattoriale è quella in cui non sono coinvolti solo i geni ma anche l’ambiente. Le patologie
multifattoriali si trovano spesso all’interno della stessa famiglia e possiedono una genetica non
mendeliana.
La complessità della patologia è legata a geni diversi da persona a persona: non sempre la stessa
malattia è dovuta a caratteristiche degli stessi geni. Inoltre si possono osservare delle differenze di
coinvolgimento tra i vari paesi: in Italia vi sono caratteristiche genetiche che portano a una
patologia, mentre in Giappone le stesse caratteristiche genetiche possono ridurre il rischio di
contrarre la stessa patologia.
Quando si parla di malattie genetiche se prendiamo una patologia legata a un solo gene si possono
avere solo tre possibilità, se invece consideriamo una situazione dovuta a più geni si hanno sempre
più possibilità suddividendo la popolazione in distribuzione normale o gaussiana. Per condizioni
legate a polimorfismi si ha ad esempio anche l’altezza di un individuo.
Tutte le malformazioni possono essere legate a sindromi cromosomiche o a malattie
multifattoriali, quindi non è possibile classificare in modo stagno tutti i possibili difetti. Però è
necessario cercare di capirne la causa soprattutto nel caso di feti.
Il modello delle malattie multifattoriali è un modello a soglia: a un certo punto si raggiunge un
livello di polimorfismi tale che si sviluppa una malattia.
I parenti di primo grado di un soggetto affetto da una malattia complessa ha un numero maggiore
di geni in comune con il soggetto affetto partendo da una predisposizione genetica più alta.
Per definire una malattia multifattoriale ci si basa su studi di adozione, su determinazione del
grado di familiarità e sull’analisi comparata di gemelli monozigoti (un solo evento di fecondazione)
o dizigoti (due eventi di fecondazione indipendenti).
Si studiano i polimorfismi in questi soggetti e si nota se uno dei due alleli è più frequente nei
pazienti e nei controlli. In questo modo si osserva come nei pazienti sia più facile trovare un allele
rispetto a quantità di quell’allele che si può trovare nei controlli: in questo modo siamo portati a
dire che questo allele maggiormente presente nei pazienti ha un ruolo nella malattia complessa
con evidenza di associazione.
Adesso si studiano migliaia di polimorfismi tra pazienti e controlli vedendo se ci sono zone in cui si
ha una particolare associazione, mentre in passato ci si limitava a un gene campione.
Rischio empirico
Durante una consulenza genetica vi è un rischio empirico, che è una misura statistica derivata da
studi di osservazionali di popolazione. Questo tipo di rischio è quindi la frequenza di un evento
osservato in una popolazione ed esso aumenta per un individuo con la gravità della condizione,
con il numero di familiari affetti e con il grado di parentela con i familiari affetti.
Il rischio empirico medio è del 2-5% per i parenti di primo grado dei probandi e la cosa che si può
fare in caso di gravidanza sono le ecografie di secondo livello. Non si effettua l’amnio centesi o la
villocentesi perché l’area da analizzare è troppo vasta e variabile.
Ad esempio i difetti del tubo neurale, associati a carenza di acido folico, e sono la spina bifida,
l’encefalocele e l’anencefalia. L’acido folico andrebbe sempre assunto i n una donna che prevede
una gravidanza perché il tubo neurale si chiude al 28esimo giorno di gravidanza.