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Cannabis e sesso

di Giacomo Oliva,
originalmente pubblicato sulla rivista Cannabis #11, Nautilus Edizioni, Torino, giugno 2002.

Nel clima di persecuzione totale della cannabis caratteristico della fine degli anni ‘30 il
consumatore/trice è stato tradizionalmente dipinto in diversi contesti come un essere spiritato in
preda dei suoi istinti più bassi, ai “vizi”, con frequenti riferimenti più o meno morbosi ad ipotetici
scenari di laida lussuria, sessualità possessiva, generando un inmmaginario costituito da contesti di
oblio orgiastico & consumo di cannabinoidi.
Questo quadro assai poco credibile ci ha fatto crescere il DESIDERIO di indagare sui diversi aspetti
che riguardano il consumo di cannabinoidi ed il sesso.

Comportamento Sessuale
Il comportamento sessuale è costituito da una serie di fenomeni di natura volontaria e involontaria
riguardanti una sequenza di eventi fisiologici e comportamentali che coinvolgono aspetti ormonali,
circolatori, secretori e psichico-comportamentali.
Il comportamento sessuale è regolato fisiologicamente dal nostro sistema nervoso centrale
attraverso una serie di equilibri che riguardano diversi neuromendiatori: per primi analizziamo
serotonina e dopamina. Queste due molecole biologiche prodotte all’interno dei nostri neuroni sono
le responsabili dell’innesco dei vari meccanismi che regolano il comportamento sessuale.
Questo tipo di comportamento è attivato da una diminuzione dell’attività della serotonina ed ad un
aumento dell’attività della dopamina. L’area del cervello associata al comportamento sessuale è il
sistema limbico sul quale si trovano ben distribuiti anche i recettori per i cannabinoidi.
Il corredo ormonale è costituito una serie di biomolecole distinte genericamente in base al sesso in
ormoni androgeni (maschili) e estrogeni (femminili) la cui funzione principale in entrambi i sessi è
mediare tutti gli eventi fisiologici che portano alla produzione e maturazione di spermatozoi
nell’uomo e dell’ovulo nella donna, agendo direttamente sui tessuti delle ghiandole genitali.
L’attivazione del comportamento sessuale può partire da stimoli visivi, uditivi, olfattivi, gustativi,
tattili o immaginativi, che andando ad eccitare i centri “erotici” del cervello (il sistema limbico, una
struttura cerebrale coinvolta in tutti i fenomeni emotivo-affettivi e la ghiandola pituitaria la cui
azione promuove la sintesi ed il rilascio di diversi ormoni). Questi stimoli scatenano una serie di
impulsi che si diffondono attraverso la colonna vertebrale fino alle vertebre sacrale e toraco-
lombare, da qui dipartono fibre che innervano l’apparato genitale causando l’erezione nell’uomo e
un aumento del turgore e della secrezione delle mucose vaginali nella donna.
E’ ormai un dato di fatto che questi fenomeni sono mediati psicogenicamente dalla serie di stimoli
prima elencata e riflessogenicamente nel caso della stimolazione diretta dei genitali.
Nello studio del comportamento sessuale bisogna tristemente evidenziare una netta sproporzione
numerica tra gli studi dedicati ai problemi dell’erettilità maschile rispetto a quelli dedicati ai
meccanismi di attivazione sessuale del corpo femminile.

L’erezione
Riassumendo brevemente il fenomeno dell’erezione è così descritto: all’arrivo dello stimolo le
arterie pudendali destra e sinistra iniziano a pompare sangue nei corpi cavernosi (due cavità
simmetriche all’interno del pene maschile) e nel tessuto spugnoso (una struttura vascolare altamente
ramificata), dai corpi cavernosi il sangue è selettivamente pompato nelle zone in cui il tessuto
vascolare è più flaccido, andando a generare un turgore progressivo di tutto l’organo; una
successiva contrazione di questi vasi impedisce il deflusso del sangue.
L’ultima fase è l’eiaculazione che può essere schematizzata in tre momenti:
1) contrazione della muscolatura liscia ghiandole genitali per portare il seme nell’uretra (il condotto
che porta all’esterno urina e spermatozoi) questo processo è detto EMISSIONE
2) contrazione dello sfintere uretrale: serve ad impedire il reflusso dello sperma nei testicoli
3) contrazione muscolare dell’uretra posteriore ed emissione del seme dal meato uretrale.
Nei testicoli e dalla prostata viene prodotto un liquidi, lo smegma, che funge da veicolo per
l’espulsione degli spermatozoi: una matrice viscosa ad alto contenuto acquoso.
La fase di emissione inizia quando lo stimolo sale oltre una certa intensità: le fibre della colonna
vertebrale iniziano a scaricare ritmicamente causando contrazioni intermittenti di tutta la
muscolatura liscia del tratto uretrale.
Per quanto possa sembrare assurdo non esistono studi specifici sulla neurofisiologia della risposta
sessuale nel organismo femminile umano. L’innervazione di base è la stessa in entrambi i sessi, le
risposte nella donna si manifestano con l’erezione clitoridea e attivazione della secrezione vaginale
come fenomeni dell’eccitazione nella donna.
L’ orgasmo femminile avviene come quello maschile sotto controllo di fibre del sistema simpatico e
motorio, il suo significato biologico è quello di favorire attraverso le contrazioni della muscolatura
vaginale ed uterina, il raggiungimento dell’ovulo da parte degli spermatozoi.

Generalità
Il principio attivo più importante per l’attività della marijuana è il THC (delta9-tetraidro-
cannabinolo) la sua emivita (il tempo di dimezzamento nel sangue di una dose somministrata) è di
72 ore, osservazioni su modelli animali hanno mostrato che una dose di 5,0/10,0 mg è rilevabile
nell’animale fino a 14 giorni dopo la somministrazione.
Come è tristemente noto a coloro che hanno avuto problemi giudiziari per detenzione e/o consumo
di cannabinoidi con l’ obbligo di analisi periodiche delle urine, nell’uomo il tempo di eliminazione
dalle urine del cannabinolo si aggira intorno ai 28/30 giorni. Qualsiasi assunzione in una frequenza
più breve dei 28 30 giorni renderà il soggetto positivo ai test sulle urine.

Effetti generali della cannabis sulla funzione sessuale


I cannabinoidi come evidenziato anche dalla scoperta di recettori specifici costituiscono una classe
farmacologica se stante. Da vari studi si è potuto dedurre che la cannabis produce sulla sessualità
effetti contrastanti positivi e negativi in base al dosaggio di somministrazione.
Gli studi più importanti sull’argomento sono stati condotti in India negli anni ’70 dove per i casi di
abuso cronico intensivo si sono potuti registrare diminuzione della libido ed inabilità alla
performance sessuale da parte dei maschi trattati con THC. In studi effettuati negli Stati Uniti nei
primi anni ’80, a dosi più moderate di quelle dei tests effettuati in India, si è osservato al contrario
che i cannabinoidi favoriscono la funzione sessuale:
Il 68% dei maschi e il 40% delle femmine coinvolti nel test ha dichiarato che l’intensità
dell’orgasmo era innalzata dagli effetti dei cannabinoidi, il 39% e solo il 13% delle femmine ha
dichiarato che la durata del rapporto era aumentata e soprattutto, il 70% dei maschi e ben il 90%
delle femmine dichiarava che la percezione del piacere e la soddisfazione sessuale aumentavano
con l’uso di marijuana.
Il meccanismo d’azione dei cannabinoidi sul sesso tuttora non è chiaro. Osservazioni sui ratti hanno
mostrato che la somministrazione di bassi dosaggi di THC per via orale causavano un rapido e
sostenuto aumento di testosterone della durata di circa un’ora, con la somministrazione di dosaggi
più alti il livello di testosterone dopo un iniziale aumento, mostrava un crollo al di sotto dei valori di
soglia; anche se non esiste una correlazione chiara tra i livelli ematici di testosterone e l’eccitazione
sessuale negli umani, questo meccanismo potrebbe spiegare perché basse dosi di THC abbiano un
effetto pro-sessuale mentre dosaggi più alti inibiscono tale funzione.
In parte il meccanismo che implementa la funzione sessuale può anche essere attribuito all’aumento
di intensità dell’esperienza sensoriale indotta dai cannabinoidi, questo innalzamento della
consapevolezza sensoriale potrebbe essere la base di partenza per lo sviluppo di tecniche di
esercizio per quei pazienti che hanno difficoltà di risposta a stimoli non genitali, un disturbo per il
quale il paziente non riesce ad essere stimolato sessualmente se non dietro stimolazione meccanica
dei genitali 1.

Problemi nella ricerca


Nello studio delle interrelazioni tra cannabis e sesso sono stati identificati una serie di problemi
significativi per la comprensione delle effettive azioni del THC sulla sfera sessuale spesso esagerate
o confuse sia dai detrattori della marijuana che dai consumatori:
1) Ripercussioni dovute ad uso frequente e ripetuto (alti livelli di uso).
2) Pressione sociale all’interno del proprio gruppo all’uso di cannabinoidi.
3) Creazione tra i consumatori di veri e propri miti che attestano alla marijuana la capacità di
aumentare la percezione delle sensazioni e delle prestazioni sessuali.
4) Aspettative positive sugli effetti della sostanza e difficoltà a distinguere tra gli effetti reali e
quelli attesi (effetto placebo).
5) Problemi metodologici della ricerca (per esempio difficoltà per la determinazione del un vasto
numero di variabili che si incontrano nello studio dei consumatori abituali, l’impossibilità di
determinare i quantitativi esatti di THC che vengono auto-somministrati dal consumatore).
6) Poliassunzione: utilizzo di alcolici e/o altre sostanze da parte dei consumatori di cannabis.
7) Necessità di distinguere gli effetti biologici da quelli comportamentali.
8) Il divieto di sperimentare la somministrazione in stati di gravidanza che tuttora impedisce di
comprendere l’entità negli umani di pericoli di teratogenicità o mutagenicità sul feto.
9)Percezioni alterate del tempo, delle sensazioni tattili e ritardi dell’eiaculazione2.

Dati comportamentali
La marijuana spesso è stata usata come afrodisiaco per produrre i seguenti effetti:
1) Aumento della sensualità e sensibilità erotica
2) Aumento della ricettività ed interesse verso l’attività erotica
3) Orgasmi più prolungati e piacevoli
4) Aumento dell’intensità delle contrazioni muscolari orgasmiche
5) Alterazione della percezione del tempo e della sensibilità tattile
6) Disinibizione e perdita delle limitazioni comportamentali auto-imposte
7) Pensieri sessuali stimolanti
Il THC sembra combinare in forma leggera gli effetti disinibenti dell’alcol con blandi effetti di
stimolazione sessuale di sostanze eccitanti come la cocaina3, in realtà anche avendo la percezione di
effetti pro-sessuali la prestazione in alcuni soggetti (soprattutto delle fasce di età più avanzate e con
lunghe ed intense storie di consumo) può essere alterata o addirittura impedita dall’instaurarsi di
sonnolenza dovuta al rilassamento fisico, il che non è lo stato ideale per l’attività sessuale.
Due medici statunitensi Masters e Johnson nei primi anni ‘80, in una ricerca durata 5 anni su un
campione di consumatori abituali costituito da 800 maschi e 500 femmine tra i 18 e 30 anni hanno
rilevato che l’81 e l’83% rispettivamente dei maschi e delle femmine affermava che la marijuana
intensificava il godimento sessuale, ma con domande più approfondite gli intervistati dichiaravano
che:
1) La maggior parte degli uomini negava che l’uso di cannabis aumentasse il turgore o l’erezione
maschile
2) I cannabinoidi non facilitavano l’erezione
3) Il controllo sull’eiaculazione e l’intensità orgasmica non era necessariamente aumentata
4) La maggior parte delle femmine dichiarava che la marijuana non aumentava il loro desiderio,
interesse o eccitazione sessuale

1 Buffum 1982: Pharmacosexology The effecs of drugs on the sexual function. Journal of Psichoactive Drugs vol 14: 5-
33
2 Kolodny 1979: Textbook for sexual medicine, Little Brown Boston
3 Ochsner 1981: Effects of smoking on libido in: Medical aspects of human Sexuality vol 15:1
5) La marijuana non aumentava il tasso di lubrificazione vaginale, l’intensità o il numero di
orgasmi.
Altri patterns esplorati da questa ricerca mostravano comunque: aumento della sensibilità tattile,
aumento del rilassamento fisico e mentale, e maggiore sincronismo di risposte sessuali tra partners4.
Gli effetti psicosomatici della marijuana rendono la componente placebo di importanza critica, la
loro componente disinibitoria sembra essere più importante di quella propriamente eccitante.
In India la medicina ayurvedica utilizza cannabinoidi per via orale ad alti dosaggi per il controllo di
turbe psico sessuali di tipo eccitatorio (priapismo, stati maniacali da iper-eccitazione sessuale, etc.)
effetti confermati anche da osservazioni su larga scala effettuate su adolescenti europei che
mostrano il consumo di cannabinoidi inibente di comportamenti violenti e sessualmente aggressivi5.

Effetti centrali
Il THC deprime la secrezione dell’ormone luteinizzante(LH) e follicolo stimolante(FSH), gli
ormoni deputati al controllo della funzione ovarica, con diminuzione dei livelli rispettivamente del
56% e del 68%, misurati dopo la somministrazione per via inalatoria di 5mg THC. La riduzione del
tasso di LH può arrivare a livelli del 70/80% nelle 12/24 ore dipendentemente dalla dose di
somministrazione: ad alte dosi si osservano tempi di inibizione di maggiore durata, effetti reversibili
con la sospensione dell’assunzione. Anche gli oppiacei agiscono inibendo l’equilibrio LH/FSH e
stimolando la secrezione di prolattina, la cui secrezione al contrario è inibita dai cannabinoidi,
questo particolare effetto di inibizione della prolattina si ritrova unicamente nei cannabinoidi6.
Recentissimi studi sui recettori degli endocannabinoidi e sui neuromediatori specifici (l’anandamide
e il 2-arachidonoil-glicerolo), hanno mostrato nel ratto, che nella ghiandola pituitaria i recettori per i
cannabinoidi CB1 regolano in maniera inibitoria il rilascio di GRH(ormone di rilascio delle
gonadotropine) nell’ipotalamo, dell’ormone luteinizzante (LH), dell’ormone follicolo stimolante
(FSH), prolattina e ormone della crescita(GH) nella ghiandola pituitaria. L’inibizione è massimale
nelle prime ore successive alla somministrazione, decrescendo con il passare del tempo, entro il
ventesimo giorno la situazione ritorna alla normalità. L’espressione del recettore CB1 nella
ghiandola pituitaria è regolato dagli steroidi sessuali sia nei maschi che nelle femmine, inoltre si è
osservato che i contenuti di anandamide nell’ipotalamo e nella ghiandola pituitaria anteriore sono
regolati dagli ormoni steroidei circolanti7.
In un'altra ricerca si è potuto osservare che nei ratti maschi il numero di recettori CB1 è superiore
che nelle femmine, inversamente nelle femmine è presente un livello di anandamide superiore a
quello misurabile nei ratti maschi sia nella ghiandola pituitaria che nell’ipotalamo. Nelle femmine i
tassi di anandamide oscillavano nel corso del ciclo ovulatorio tra ipotalamo e ghiandola pituitaria
raggiungendo in questa ultima i livelli massimali nella fase di estro (quando l’ovulo raggiunge la
maturazione) e minimali nelle fasi di diestro e proestro (le fasi pre maturazione e di inizio del ciclo),
nell’ipotalamo l’andamento dei tassi ormonali è ribaltato.
Nessuna differenza di genere è stata riscontrata per la distribuzione del 2-arachidonoil-glicerolo né
oscillazioni dei suoi valori nel corso dell’ovulazione8.
Il contenuto di anandamide nell’ipotalamo del ratto femmina immediatamente prima della pubertà
aumenta fino a livelli di 3 volte quelli delle normali concentrazioni, per regredire a valori normali
immediatamente dopo il primo o secondo ciclo ovulatorio e rimanendo poi stabile per l’età adulta
con innalzamenti ciclici nel corso delle sequenze dell’ovulazione. Questi dati ancora pioneristici ed

4 Kolodny Masters & Johnson 1979: Textbook for sexual medicine Boston; Little Brown
5 Tinkleberg & altri 1974 Drug involvement in criminal assaults by adolescents. Archive of General Psichiatry vol
30:685-689
6 Powell & Fuller 1983:Marijuana and sex: strange bedpartners. Journal of Psichoactive Drugs vol 15: 269-280)
7 Gonzalez S, Bisogno T, Wenger T, Manzanares J, Milone A, Berrendero F, Di Marzo V, Ramos , Fernandez-Ruiz JJ
2000: Sex steroid influence on cannabinoid CB(1) receptor mRNA and endo-cannabinoid levels in the anterior pituitary
gland. Biochem Biophys Res Commun.;270(1):260-6
8 Fride E, Mechoulam R 1996: Developmental aspects of anandamide: ontogeny of response and prenatal exposure.
Psychoneuroendocrinology. (2):157-72 Israel
insufficienti fanno capire che l’anandamide ha un ruolo decisivo nelle fasi dello sviluppo sessuale
durante la pubertà, saranno necessari ulteriori studi per chiarire meccanismi finora sconosciuti che
riguardano le funzioni dei recettori dell’anandamide sull’apparato sessuale riproduttivo9.

Effetti del THC sulla spermatogenesi


Numerosi studi hanno dimostrato che la somministrazione di marijuana causa una diminuzione
della conta degli spermatozoi e nella produzione di sperma, fenomeno denominato oligospermia,
parallelamente si sono potuti osservare nei consumatori cronici con lunghe storie d’abuso anche
danneggiamenti al materiale genetico dei cromosomi con formazione di spermatozoi aberranti che
presentavano delle anomalie morfologiche o addirittura l’assenza totale dell’acrosoma (una
formazione sulla testa dello spermatozoo che contiene sostanze acide necessarie per l’attacco della
parete dell’ovulo da fecondare)10.
Questi cambiamenti sono associati ad una diminuita capacità di assorbire fruttosio (molecola
utilizzata dallo spermatozoo per la produzione di energia), diminuzione della sintesi di ATP e
inibizione della motilità spermatica. Anche la prostata sembra inibita dall’uso cronico di cannabis
mostrando nel ratto una diminuzione di peso evidenziabile dopo esposizioni prolungate al THC,
tutti gli effetti descritti finora sono reversibili in meno di una settimana dall’interruzione delle
somministrazioni11.

Ovulazione e fertilità
Studi diversi hanno mostrato che l’effetto dei cannabinoidi sull’ovulazione riguarda l’uso intensivo
e prolungato: in un esperimento in cui si sono effettuate tre somministrazioni al giorno per sei mesi
su donne fertili, si sono osservati aumenti della presenza di cicli privi di ovulazione di circa il 30%
effetti reversibili ed antagonizzabili da somministrazioni ormonali. Questi dati sono stati ottenuti da
modelli animali, non sono noti comunque livelli di fertilità anormale o ridotta nella popolazione di
consumatori umani di cannabis. Sembra comunque che il THC antagonizzi l’ormone gonadotropico
attraverso l’inibizione della sintesi delle prostaglandine, i precursori degli ormoni steroidei,
responsabili nella donna della motilità dell’utero e dei canali ovarici e nell’uomo dell’attivazione
dei vasi deferenti e dell’epididimo (il sistema tubolare interno ai testicoli da cui parte la produzione
degli spermatozoi)12.

Riproduzione
La somministrazione ripetuta di THC durante le prime fasi di sviluppo fetale è correlata a
malformazioni organiche e tossicità fetale, una volta formati gli organi l’esposizione al THC è
causa ritardi della crescita13.
Uno studio effettuato su scimmie ha rivelato che a dosaggi paragonabili all’uso umano si
riducevano sensibilmente le possibilità di portare a termine la gravidanza: nel 44% degli animali
trattati si sono osservati aborti spontanei, mortalità fetale, nascite premature e decessi post natali,
nel gruppo di controllo non trattato con THC questa percentuale era dell’8%. Studi sui feti umani e
di ratto hanno mostrato che durante le prime settimane di gestazione il THC attraversa la barriera
placentare e si accumula nel feto in una concentrazione 4 volte maggiore che nella madre.

9 Wenger T, Gerendai I, Fezza F, Gonzalez S, Bisogno T, Fernandez-Ruiz J, Di Marzo V 2002: The hypothalamic
levels of the endocannabinoid, anandamide, peak immediately before the onset of puberty in female rats. Life
Science.;70(12):1407-14
10 Issidores 1979: Observations in Chronic haschish users: Nuclear aberrationns in blood and .in: Marijuana: biological
effects sperm and abnormal acrosomes. In: spermatozoa. New York Pergamon Press
11 Powell & Fuller 1983: Marijuana and sex: strange bedpartners. Journal of Psichoactive Drugs vol 15: 269-280
12 Powell & Fuller 1983: Marijuana and sex: strange bedpartners. Journal of Psichoactive Drugs vol 15: 269-280
13 Harbison & Mantilla Plata 1972: Prenatal toxicity, maternal distribution and placentar transfer of THC. Journal of
Pharmacology & esperimental therapeutics
E’ assolutamente certo che fumare prima della gravidanza non ha alcun effetto negativo sul
nascituro, essendo questi effetti soprattutto correlati all’uso regolare durante le prime settimane di
gravidanza14.
Nel 1995 Sudhansu Dey, un fisiologo dell’università di Kansas City ha scoperto la presenza sulle
cellule embrionali di ratto la presenza di recettori per l’anandamide e che questa era rilasciata anche
nella cavità uterina. Ancora rimane sconosciuto il significato biologico di tutto ciò, si è però
osservato in esperimenti con embrioni di ratto in vitro che concentrazioni efficaci di anandamide
causavano degenerazione dell’embrione e che gli effetti degenerativi dell’anandamide erano
bloccati dal pre-trattamento con un antagonista dei cannabinoidi, segnale questo che la tossicità
dell’anandamide sull’embrione è sicuramente dovuta ad interazioni recettoriali15.

Allattamento
L’inibizione della prolattina causa una insufficiente produzione di latte nella madre rendendo
necessario il ricorso all’allattamento artificiale, il THC inoltre essendo una sostanza altamente
liposolubile è secreto nel latte materno passando così dalla madre al poppante nel caso questa faccia
uso di cannabinoidi nel periodo dell’allattamento.
A causa dell’inibizione dell’ormone della crescita i poppanti figli di consumatrici attive nel corso
dell’allattamento subiscono un lieve rallentamento del ritmo di crescita effetto che cesserà alla fine
dell’allattamento in maniera reversibile16.

Conclusioni
I cannabinoidi possono essere utilizzati come disinibenti e facilitatori dell’atto sessuale,
paradossalmente l’uso di cannabis per intensificare l’eccitazione sessuale è più diffuso tra giovani, i
gruppi di età avanzata, per i quali potrebbero essere maggiormente necessari supporto e
implementazione dei comportamenti sessuali, sono meno coinvolti in questo tipo di utilizzo. Non è
chiaro se questa dicotomia tra bisogni ed uso esista solo su basi culturali e sociali oppure se nelle
fascie di età più avanzata gli effetti inibenti prendano il sopravvento su quelli pro-sessuali.
E’ dimostrato che il concepimento sotto l’effetto di bevande alcoliche è fortemente correlato allo
sviluppo di sindromi di ritardo mentale, anche se non esistono dati analoghi per i cannabinoidi, sono
comunque sconsigliabili i concepimenti sotto l’effetto di THC, per i polydrug abusers di vecchia
data che volessero riprodursi sono consigliabili controlli.
Ogni uso antecedente alla gravidanza da parte della madre non ha alcun effetto negativo sul futuro
concepimento.
I cannabinoidi possono avere effetti negativi sulla gravidanza, l’uso in stato interessante può essere
pericoloso per il nascituro soprattutto nele prime fasi dello sviluppo embrionale in cui gli organi
non sono del tutto differenziati. Nei maschi sia in caso di problemi di fertilità che in procinto di
concepire è consigliabile sospendere l’uso di marijuana nei giorni precedenti il concepimento, lo
stesso per le donne per tutta la durata della gravidanza e dell’allattamento.

14 Powell & Fuller 1983: Marijuana and sex: strange bedpartners. Journal of Psichoactive Drugs vol 15: 269-280
15 Sudhansu Dey 1995: Reproduction and Fertility, vol 55, p 756
16 Powell & Fuller 1983: Marijuana and sex: strange bedpartners. Journal of Psichoactive Drugs vol 15: 269-280

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