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Ludwig Wittgenstein ed è considerato uno dei testi filosofici più importanti del Novecento. Scritto
a soli 29 anni, nell'estate del 1918 durante la Prima guerra mondiale mentre era in licenza dal
fronte, fu pubblicato in lingua tedesca nel 1921 con il titolo Logisch-Philosophische Abhandlung,
grazie all'interessamento di Bertrand Russell. Il titolo latino fu inizialmente suggerito da G. E.
Moore in omaggio al Tractatus theologico-politicus di Baruch Spinoza.
Lo stesso Wittgenstein nel Tractatus afferma che non è minimamente interessato a scoprire un
linguaggio puro e ideale. Egli anzi non era interessato proprio a nessun linguaggio in particolare
ma all'essenza di questo. In questo senso l'autore austriaco afferma che "le proposizioni del
linguaggio comune non sono per nulla, dal punto di vista logico, meno corrette o meno esatte o
più confuse delle proposizioni scritte nel simbolismo di Russell o in qualsiasi altra ideografia" e
che "tutte le proposizioni del nostro linguaggio comune sono, così come esse sono, in perfetto
ordine logico".
Il linguaggio comune è solamente più fuorviante rispetto ad altri simbolismi perché nasconde la
forma logica del linguaggio, ma non la trascende - "Il linguaggio traveste il pensiero". Compito
della filosofia non è allora la tensione verso un linguaggio ideale, ma l'analisi del nostro
linguaggio quotidiano, così com'è, allo scopo di intenderlo e interpretarlo scrostandolo dalle
confusioni e dai non-sensi di cui per secoli una cattiva tradizione filosofica l'ha ricoperto.
Nell'ultima parte il libro giunge ad una radicale definizione del campo di azione della filosofia. In
particolare, suggerisce che ogni discussione metafisica cade al di fuori del regno del significato
linguistico ("[...]no meaning to certain signs in his propositions"), e che "su ciò, di cui non si può
parlare, si deve tacere" ("Whereof one cannot speak, thereof one must be silent").