Sei sulla pagina 1di 8

Lezione n° 07: “La revisione costituzionale e le Leggi Costituzionali”

La lezione odierna è dedicata alla revisione costituzionale, così come disciplinata dall'art.
138 della Costituzione.

1. La nozione di Legge costituzionale e legge di revisione costituzionale, e le leggi in


materia costituzionale
2. Vedremo poi il procedimento per la revisione costituzionale e per le leggi costituzionali
3. Affronteremo il tema dei limiti alla revisione costituzionale
4. E infine esamineremo le vicende della revisione costituzionale delle leggi costituzionali
nella prassi istituzionale italiana

L'art. 138 della Costituzione si riferisce sia alle leggi di revisione della Costituzione e alle
altre leggi costituzionali, dicendoci che sono adottate le une e le altre con un determinato
procedimento, che appena più avanti vedremo. Diventa quindi necessario capire che cosa
intendiamo parlando di leggi di revisione costituzionale e che cosa intendiamo parlando di
altre leggi costituzionali.
Le leggi di revisione costituzionale sono quelle che vanno a modificare puntualmente il
testo della Costituzione, cioè sono leggi adottate con la procedura di cui all'art. 138 della
Costituzione, il cui oggetto e compito specifico è quello di modificare il testo della
Costituzione, cioè rivedono il testo della Costituzione. Nella prassi italiana di leggi di
revisione costituzionale ve ne sono molte e anche importanti che nel corso della lezione
vedremo.
La procedura di cui all'art. 138 è adottata anche per le altre leggi costituzionali come dice il
primo comma dell’art.138. Per tali si intendono quelle leggi adottate con quella
procedura, caratterizzate dal non incidere, dal non modificare il testo della Costituzione.
La dottrina ha tentato di individuare alcuni casi, alcune categorie in cui si parla
tradizionalmente di legge costituzionale:
1. il primo caso di legge costituzionale sono quelle leggi per cui la stessa Costituzione
richiede l'adozione del procedimento speciale ex art.138 della stessa Costituzione a
parlare a richiedere che intervenga la legge costituzionale. Siamo in questi casi di fronte
all'istituto della riserva di legge costituzionale. Per fare alcuni esempi, l'art. 137 ad
esempio prevede che sia una legge costituzionale a stabilire le condizioni, le forme, i
termini di proponibilità dei giudizi di legittimità costituzionale; ovvero l'art. 71 prevede
che l'iniziativa delle leggi spetti ad alcuni soggetti e poi agli organi ed enti ai quali sia
conferita la legge costituzionale; ovvero l'art. 116 che prevede che vi sono alcune regioni a
statuto speciale, il cui statuto, alcune regioni che dispongono di forme di condizioni
particolari di autonomia dice l’art.116, secondo i rispettivi statuti speciali adottati con
legge costituzionale; ovvero ancora e qui siamo di fronte a un caso di rafforzamento della
legge costituzionale, le leggi costituzionali richieste dall'art. 132 per la modifica delle
regioni (qui si tratta di leggi costituzionali rafforzate perché prevedono elementi
procedurali ulteriori, vale a dire la richiesta dei consigli comunali e dei referendum). Ma
anche qui siamo di fronte ad una legge costituzionale perché è la Costituzione che chiede
la legge costituzionale.
2. Poi Leggi costituzionali, ritenute dalla dottrina, saranno tutte quelle leggi che possono
essere adottate solo con la disciplina della legge costituzionale, perché non potrebbe
quella disciplina esser adottata con la legge ordinaria , essere adottata con legge ordinaria,
(per esempio se una sentenza della Corte colpisse una certa disciplina adottata con legge
ordinaria, si potrebbe, sempre che non vengano violati altri principi costituzionali,
adottare quella disciplina con legge costituzionale).

3. Terzo caso di legge costituzionale sono i casi in cui il Parlamento ritenga di dare una
particolare forza a una certa disciplina, approvandola con legge costituzionale invece che
con legge ordinaria, in modo da sottrarla alla modifica da parte del legislatore ordinario.
Direi che sono frequenti nella prassi italiana i casi di leggi costituzionali adottate in
adempimento delle riserve di legge costituzionale previste in Costituzione.

L'art. 72 della Costituzione ha sollevato un problema interpretativo. Dice l’art.72 all'ultimo


comma: "la procedura normale di esame e approvazione diretta da parte della Camera è
sempre adottata per i disegni di legge in materia costituzionale". Ci si è posti allora il
problema se il legislatore costituzionale, se il costituente quando parlava di disegni di
legge in materia costituzionale volesse riferirsi ad una materia di tale importanza
sostanziale, ad una materia sostanzialmente costituzionale che richiedesse sempre
l'esame in commissione. E quindi una sorta di, come dire, leggi che pur non essendo
costituzionali si collocassero su un livello di importanza maggiore. La Corte Costituzionale
ha sciolto questo dubbio affermando che quando l’art.72 si riferisce alle leggi in materia
costituzionale, non prevede una diversa categoria di leggi ordinarie di rango
sostanzialmente costituzionale, ma si limita a far riferimento alla necessità dell’esame in
commissione, con le commissioni in sede referente, come abbiamo visto nella lezione sul
procedimento legislativo, si limita a far riferimento alla necessità dell’esame in
commissione, con le commissioni in sede referente, per la prima parte del procedimento
di revisione costituzionale. Quindi revisione costituzionale e leggi costituzionali ex art. 128
richiedono l’esame da parte della commissione e poi da parte dell’assemblea;
impediscono che si possa utilizzare il procedimento con le commissioni in sede redigente
ovvero in sede deliberante. Sono i procedimenti che abbiamo visto durante le lezioni sul
procedimento legislativo.

Passiamo ora passare a vedere il procedimento per l’approvazione delle leggi di revisione
costituzionale e per le leggi costituzionali, procedimento che è disciplinato dall'art. 138
della Costituzione, come abbiamo già detto, che si sostanzia in una serie importante di
aggravamento del processo legislativo ordinario. Titolare della funzione di revisione
costituzionale e di legislazione costituzionale è sempre il Parlamento. La funzione di
revisione e la funzione di legislazione costituzionale sono adottati con leggi, queste leggi
hanno delle caratteristiche procedimentali ulteriori. Queste leggi sono caratterizzate da
particolari aggravamenti della procedura adottata dal parlamento per la potestà
legislativa, per l’esercizio della funzione legislativa, questi particolari aggravamenti ben si
collegano alla nozione che abbiamo visto nelle prime lezioni, di "rigidità della
Costituzione" (le costituzioni rigide, abbiamo detto sono quelle che non possono essere
modificate con il medesimo procedimento della legislazione ordinaria, e questo è quello
che succede nel testo della Costituzione italiana). Quindi abbiamo detto che il
procedimento ex art.138 si caratterizza per una serie di aggravamenti del procedimento
legislativo ordinario. Il primo aggravamento è dato dalla duplice deliberazione di ambedue
le Camere: per l'approvazione di una legge di revisione costituzionale o di una legge
costituzionale occorre che le due Camere si pronuncino sul medesimo testo non già una
volta, come nel procedimento ordinario, bensì ambedue devono pronunciarsi due volte
sul medesimo testo.

Il secondo aggravamento è dato dal decorso del tempo: dice l’art.138, le leggi di revisione
e le altre leggi costituzionali vengono adottate da ciascuna camera con due successive
deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi tra la prima deliberazione di una camera
e la seconda deliberazione della stessa camera occorrono almeno tre mesi. I tre mesi
devono decorrere tra la prima e la seconda deliberazione della stessa camera. Nella prassi
costituzionale, al fine di abbreviare i tempi, si ritiene ammissibile che nell'intervallo di tre
mesi tra la prima e la seconda deliberazione della stessa Camera intervenga la prima
deliberazione dell'altra Camera. Quindi tre mesi fra la prima e la seconda ad esempio della
Camera dei deputati; nell’intervallo dei tre mesi può pronunciarsi il Senato che poi farà la
seconda deliberazione a tre mesi dalla sua prima deliberazione, vale a dire le deliberazioni
di Camera e Senato si possono incrociare fra di loro.
Il terzo aggravamento è quello delle maggioranze più elevate: vi ricorderete che le leggi
ordinarie possono essere approvate a maggioranza semplice (vale a dire con la metà + 1
dei presenti in aula), le leggi costituzionali e di revisione costituzionale richiedono
maggioranze più elevate: maggioranza assoluta (vale a dire la metà + 1 dei componenti
l’assemblea) ovvero la maggioranza dei due terzi per ognuna delle due Camere. Questo
vale per la seconda deliberazione perché la prima deliberazione può essere adottata a
maggioranza semplice. Il principio delle maggioranze più elevate vale per la seconda
deliberazione.
Ultimo ultimo aggravamento il referendum approvativo del testo che può essere richiesto
nel caso di approvazione della legge di revisione o della legge costituzionale con la
maggioranza assoluta. Può essere richiesto da un quinto dei parlamentari di ciascuna
Camera, da 500.000 elettori, da cinque consigli regionali. Questo è il quadro degli
aggravamenti previsti nell’art. 138. Abbiamo collegato gli aggravamenti alla rigidità della
costituzione. Abbiamo detto che è tipico delle costituzioni rigide essere approvate con
procedure più gravi più difficili delle procedure della legislazione ordinaria.
Vediamo rapidamente la ratio di questi aggravamenti. La duplice approvazione da parte di
ambedue le Camere cosa vuol dire, vuol dire che si richiede alle Camere di tornare un'altra
volta sul testo: il costituente ritenne necessario che le Camere ripensassero al testo, ci
ritornassero sopra, non approvassero con una sola deliberazione.
Il secondo aggravamento è quello del decorso del tempo. Qual è la ratio di questo
aggravamento: la legge di revisione costituzionale e le leggi costituzionali non possono
essere adottate sull'emotività, non può esserci una revisione o una legge costituzionale
che viene adottata perché a un certo punto vi è un’ondata emotiva nel paese e sull’ondata
emotiva si approva la revisione della Costituzione. Il costituente ha chiesto una pausa di
riflessione per l’approvazione delle modifiche costituzionali o delle leggi costituzionali.
Terzo aggravamento: maggioranze più alte. Maggioranze più alte perché le costituzioni
rigide esprimono il patto nel paese, il senso della rigidità della Costituzione è che la
Costituzione rappresenta il patto della convivenza politica, civile e sociale e che questi
patti della convivenza politica, civile e sociale non possono essere modificati da
maggioranze occasionali; le maggioranze per la modifica sono maggioranze più alte delle
maggioranze per la legislazione ordinaria , ma previdentemente il costituente ritenne di
differenziare le maggioranze: una certa procedura di modifica può essere adottata a
maggioranza assoluta, ma in questo caso vi sarà la possibilità per alcuni soggetti (un
quinto dei membri delle Camere, 500.000 elettori, cinque consigli regionali) di verificare il
testo, di verificare l'approvazione del testo in un referendum, altrimenti una maggioranza
molto alta, una maggioranza dei due terzi dei componenti delle Camere. Nella
maggioranza dei due terzi dei componenti delle Camere nella vigente Costituzione il
referendum è escluso (perché questa esclusione, perché ottenere la maggioranza dei due
terzi significa necessariamente ricomprendere nella maggioranza che approva la modifica
costituzionale non solo la maggioranza governativa ma anche l'opposizione, o una parte
dell'opposizione). Allora il legislatore costituzionale, il costituente, i padri della
Costituzione ritennero che laddove si fosse raggiunta una maggioranza così alta potesse
essere evitato il ricorso al popolo. Vi sono e lo vedremo tra un attimo alla fine della lezione
comunque alcune proposte di modifica che tendono a ritenere sempre possibile il ricorso
al referendum.
Nel caso questo referendum è un referendum di tipo approvativo cioè un referendum che
interviene non già sulla legge compiuta e definita, ma interviene su una delibera
legislativa del parlamento, perfetta sotto il profilo del procedimento legislativo
parlamentare, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale a fini notiziari ma non ancora entrata in
vigore. Quindi il referendum nel caso in cui venga richiesto serve a permettere di
completare il procedimento di revisione costituzionale o di approvazione della legge
costituzionale. Questo referendum è un referendum senza quorum; il referendum
abrogativo disciplinato dall’articolo 75 della Costituzione prevede che il referendum è
valido se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto; il referendum
approvativo è un referendum per cui non è richiesta questa maggioranza, quindi anche se
va a votare un numero bassissimo di elettori che esprimono un "sì" la legge costituzionale
sarà approvata, oppure se esprimono un "no" anche in percentuale bassissima la legge
costituzionale bloccherà il suo iter e cadrà. Nella vicenda italiana vi è stato un caso di
referendum costituzionale ed è il referendum che si tenne nell'ottobre del 2001, sulla
legge costituzionale di modifica del Titolo V , vale a dire di modifica dei poteri delle
regioni, dei comuni e degli enti locali e che ha dato luogo alla legge costituzionale 3 del
2001. Quello fu proprio un caso in cui andò a votare meno della metà degli elettori, ma
all’interno dei quel numero di elettori che andò a votare, inferiori al 50%, prevalse il sì ed il
testo divenne legge costituzionale.Abbiamo parlato, collegato la revisione costituzionale e
le leggi costituzionali alla rigidità della Costituzione; le leggi costituzionali sono approvate
con procedura aggravata perché la nostra Costituzione è rigida, ma oltre a ciò va segnalato
che la dottrina costituzionale e la giurisprudenza oramai, ritengono che nemmeno con la
procedura di revisione costituzionale, che nemmeno con la procedura ex art. 138, si possa
modificare tutto il testo della Costituzione, ogni e qualsiasi norma vigente della
Costituzione Italiana, cioè si ritiene che esistano limiti alla revisione costituzionale (questa
è una discussione che la dottrina aveva fatto tante volte sulla scorta di riflessioni della
dottrina tedesca, e si è tante volte parlato di leggi costituzionali ‘incostituzionali’, cioè di
leggi di revisione costituzionale che però cozzano, violano la Costituzione. Questa era
rimasta un’affermazione dottrinale fino

a quando con la sentenza del 1988 (la 1146) la Corte Costituzionale fece delle importanti
affermazioni, disse allora la Corte che "la Costituzione Italiana contiene alcuni principi
supremi che non possono essere sovvertiti e modificati nel loro contenuto essenziale
neppure da leggi di revisione costituzionale o da altre leggi costituzionali. Tali sono, tanto i
principi che la stessa Costituzione esplicitamente prevede come limiti assoluti al potere di
revisione costituzionale, quale la forma repubblicana, tanto i principi che pur non essendo
espressamente menzionati tra quelli non assoggettabili al procedimento di revisione
costituzionale appartengono all'essenza dei valori supremi sui quali si fonda la
Costituzione italiana". Questa sentenza dell’88 presidente era Saia, relatore Baldassarre è
stata poi confermata, ci torneremo tra un attimo, ci torneremo in altre lezioni, dalla
sentenza della Corte n^2 del 2004.
Quali sono questi limiti alla revisione costituzionale. Intanto si presuppone esista un limite
procedimentale:

1. Limiti procedimentali: le modifiche alla Costituzione, ovvero le leggi costituzionali,


possono essere assunte solamente con il procedimento di cui all'art. 138 della
Costituzione. Se si vuole approvare una revisione ovvero una legge costituzionale con un
procedimento diverso bisogna prima modificare ovvero derogare l'art. 138: questo è
quello che fecero due leggi costituzionali, su cui mi soffermerò tra un attimo, la 1 del 1993
e la 1 del 1997, che istituirono ambedue "Commissioni parlamentari per le riforme
costituzionali", modificando per queste singole Commissioni il procedimento di revisione
costituzionale. Primo limite quindi, limite procedurale.
2. Poi vi sono limiti di tipo sostanziale: sono limiti che attengono a ciò che non si può
contenutisticamente modificare. Il primo limite è il "limite esplicito" l’abbiamo visto anche
nella sentenza della Corte dato dall’art. 139 della Costituzione. L'art. 139 è l'ultima norma
della Costituzione, quando vi chiederanno all’esame cosa dice l’art.140 non cadete in
questo tipo do domanda, l’art.139 della Costituzione, ovvero ricordatevi che vi sono le
disposizioni transitorie iniziali e finali che sono numerate con i numeri romani. L’ultimo
articolo della Costituzione con i numeri arabi è l’art.139 , il quale recita che "la forma
repubblicana non può essere oggetto di revisione costituzionale". Che cosa vuol dire: vi
ricordate che abbiamo parlato della storia della Costituzione Italiana e vi ho segnalato la
centralità nella vicenda costituzionale italiana del referendum del 2 giugno del 1946 con
cui fu scelta fra Repubblica e Monarchia la forma repubblicana. Il popolo italiano scelse la
Repubblica in luogo della Monarchia. Bene, l'art. 139 si ricollega alla scelta fondamentale
del popolo italiano compiuta con il referendum del 2 giugno 1946, quindi vieta la
reintroduzione della Monarchia in Italia. Non si può reintrodurre la Monarchia. Qualcuno
propose, vi furono alcuni autori intorno agli anni ’50, potremmo abrogare l’articolo 139
con una prima legge di revisione costituzionale e successivamente reintrodurre la
Monarchia. Si obbiettò a questi autori che anche la semplice abrogazione dell’art.139
avrebbe costituito la fuoriuscita dal testo costituzionale. La discussione principale è però
su cosa vuol dire la forma repubblicana: vi è chi ritiene, ed io personalmente sono tra
questi autori, che il limite esplicito contenuto nell'art. 139 attenga solamente al divieto di
reintroduzione della forma monarchica, quindi per esempio non si potrebbe modificare il
capo dello Stato con uno di tipo monarchico, caratterizzato non già dall'elettività ma
dall'ereditarietà del titolo; altra dottrina ritiene che nel limite della revisione di cui all'art.
139 non vi sia solamente il carattere repubblicano o monarchico dell'assetto statuale
italiano, ma vi siano anche quei requisiti che caratterizzano un ordinamento come
"democratico". Devo dirvi che io ritengo che questo tipo di ricostruzione, la mia
ricostruzione che pure è minoritaria fra le ricostruzioni è che sia preferibile la prima idea.
La storia costituzionale italiana ci dimostra, la storia costituzionale europea ci dimostra
pienamente come possono esistere ordinamenti pienamente democratici caratterizzati
dall’assetto monarchico, pensate all’Unione Europea che chiede la democraticità degli
ordinamenti (non è contestata la democraticità degli ordinamenti) ma in cui numerosi
Stati dell’UE sono caratterizzati da un assetto monarchico (pensate a Gran Bretagna,
Olanda, Belgio, Spagna, alla famosa volta in cui Pertini salutò Juan Carlos dicendogli
‘saluto il Presidente della Repubblica Spagnola’ perché confuse appunto democrazia e
monarchia). Naturalmente io non voglio dire che i principi dell’assetto democratico
possono essere modificati, ma a mio giudizio, i principi dell’assetto democratico rientrano
tra i limiti impliciti alla revisione costituzionale.
3. Limiti impliciti, come l'assetto democratico, che è facilmente deducibile dall'art. 1 della
Costituzione, quello in cui si dice che: "L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul
lavoro". Quindi l'Italia è una Repubblica che non può essere modificata (ex art. 139) e le
caratteristiche di democraticità della Repubblica (elezione del Parlamento, rapporto tra
chi governa e il corpo elettorale) non possono essere modificate come limite implicito
deducibile dall'art. 1 della Costituzione. Quali sono questi limiti impliciti : sono limiti
impliciti alla revisione costituzionale i diritti di libertà che caratterizzano l'essenza del testo
costituzionale: naturalmente i diritti di libertà possono essere modificati nella loro
concreta disciplina, ma mai potrebbe essere, nemmeno con legge di revisione
costituzionale, eliminato, annichilito, sottratto la presenza dei diritti di libertà. Diritto di
libertà personale, diritti che poi vedremo nel corso delle lezioni su diritto e libertà
dall’art.13 in poi. Poi sicuramente costituiscono limiti alla revisione costituzionale alcune
caratteristiche di fondo dell’organizzazione statuale italiana e tutte quelle caratteristiche
che riguardano appunto la democraticità dell’assetto statuale. Su questo punto si sofferma
la sentenza 2 del 2004 come citavo prima, la quale in maniera molto interessante ricorda
come la forma di governo parlamentare classica non sia sottratta alla revisione e come il
legislatore costituzionale possa anche introdurre forme di raccordo tra corpo elettorale,
Parlamento ed esecutivo diverse dalla forma di governo parlamentare classica, per
esempio non si può eliminare la temporaneità del carattere elettivo del Parlamento, non si
può eliminare il raccordo corpo elettorale ed esecutivo per il tramite del Parlamento nel
nostro ordinamento ma quella sentenza che vi citavo farebbe pensare anche alla
possibilità di assetti diversi, cioè di un rapporto diretto tra corpo elettorale ed esecutivo,
non si può eliminare la giurisdizione costituzionale, non si può eliminare il carattere di
rigidità della Costituzione, non si può eliminare il principio, contenuto nell'art. 5 della
Costituzione, dell'autonomia e del decentramento; non si possono colpire i principi
contenuti nei primi 12 articoli della Costituzione. Delle libertà vi ho già detto. Ultima
considerazione sui limiti impliciti che sono naturalmente la maggior parte dei limiti alla
revisione costituzionale. Nella discussione politica italiana degli ultimi 20 anni si è molto
discusso su quali fossero questi limiti. Diciamo che vi sono due grandi orientamenti. Un
primo orientamento è quello che tende a costruire un elenco dettagliato e puntuale di
limiti alla revisione; un secondo orientamento tende invece ad individuare alcuni grandi
limiti, espressione di fondamentali principi che costituiscono i limiti alla revisione. Vi dirò
la mia opinione, naturalmente si tratta di un’opinione personale, personalmente credo
che l’elenco dei limiti alla revisione costituzionale non debba essere eccessivamente
dettagliato e puntuale. Credo che sostanzialmente quei limiti che vi dicevo prima siano il
nucleo duro dei limiti alla revisione, non credo che possa essere dettagliato e puntuale
perché altrimenti operando con elenchi lunghi e dettagliati, si irrigidisce, si pietrifica il
testo della Costituzione, impedendo alle forze politiche e sociali, pur con la procedura
aggravata dell’art.138 di modificare quei passaggi della Costituzione che i tempi
potrebbero richiedere.

Vi segnalo poi che in realtà il più grande processo di modifica costituzionale che ci sta
coinvolgendo in questi ultimi anni è quello che riguarda l'Italia nell'Europa, non passa per
la procedura di revisione costituzionale, perché, come vedremo nelle lezioni sulle fonti
comunitarie, la giurisprudenza della Corte costituzionale italiana e la prassi costituzionale
italiana hanno oramai aderito alla tesi che l'ingresso dell'Italia nell'Unione Europea e tutte
le modifiche arrecate da quest'ingresso siano possibili, salvo determinati limiti che
vedremo più avanti, con leggi ordinarie, ai sensi dell'art. 111 della Costituzione.

Diamo ora un rapido sguardo alla revisione costituzionale nella prassi istituzionale e
politica italiana. Vi ricorderete che vi ho detto come il procedimento di revisione abbia
due strade diverse: una strada è quella della modifica a maggioranza dei due terzi, che
non richiede il referendum, l'altra strada è maggioranza assoluta e possibile richiesta di
referendum. Ora, il referendum, la disciplina del referendum in Italia è stata introdotta
solamente nel 1970, sia del referendum abrogativo (ex art. 75 della Costituzione) sia del
referendum approvativo (ai sensi dell'art. 138 della Costituzione). Dal 1948 al 1970 tutte le
riforme costituzionali, peraltro non numerosissime, furono adottate con la procedura
dell'approvazione a due terzi, quindi poche ma con un larghissimo consenso. La
maggioranza dei 2/3 richiede un larghissimo consenso.
Con l’approvazione del referendum con la legge del 1970 si apre la strada delle possibili
modifiche anche con una procedura diversa, ma pochi anni dopo, dal 1980 in poi, inizia in
Italia una fase in cui l’assetto costituzionale italiano è sottoposto ad attenzioni politiche e
istituzionali, che si riverberano nella continua ricerca di meccanismi procedurali sulla
modifica delle parti organizzative della Costituzione italiana. Nel 1983 Camere e Senato,
con due analoghi documenti, istituiscono una commissione bicamerale composta da 20
deputati e 20 senatori, nominati dai Presidenti dei due rami del Parlamento, in modo da
rispecchiare le proporzioni fra i gruppi parlamentari, che aveva il compito di presentare
proposte di modifiche alla Costituzione in tema di diritti e libertà fondamentali, di forma di
Stato, di forma di Governo, di ordinamento giudiziario ed era presieduta dal vecchio
liberale costituente Aldo Bozzi. Nel 1993 e nel 1997, in questo caso non con documenti
delle due camere, bensì con legge costituzionale, la 1 del 1993 e la 1 del 1997 vengono
istituite nell’uno e nell’altro caso Commissioni bicamerali per le riforme istituzionali (o
costituzionali si dice nel 1997), che introducono alcune deroghe puntuali al procedimento
dell'art. 138, investendo queste Commissioni del compito di modificare la parte seconda,
vale a dire la parte organizzativa della Costituzione italiana. Nel 1993 la Commissione fu
presieduta dall’on Iotti e on De Mita, nel 1997 fu presieduta dall’on D’Alema. Tutte e tre le
esperienze però fallirono, in particolar modo falliscono le esperienze delle Commissioni
bicamerali, dotate del potere di derogare al procedimento di cui all’art.138.
Da allora in poi, dal fallimento di questa procedura riparte l'idea nella prassi costituzionale
italiana di approvare le modifiche costituzionali con l'art. 138 della Costituzione.
Sono molte le riforme che sono state adottate in questo modo: la legge costituzionale 1
del 1999 sui poteri dei Presidenti delle regioni, la 2 del 2001 sugli statuti speciali, la legge
costituzionale 3 del 2001 che modifica tutto il Titolo V del testo costituzionale (quello
destinato alla parte sulle regioni) e l’ultima riforma discussa nella quattordicesima
legislatura presentata ed approvata fondamentalmente dal centro destra, dalla
maggioranza di centro destra. Il dato di fondo di queste modifiche è che sembrano,
soprattutto le ultime due, abbandonare la prassi della ricerca di maggioranze ampie e di
procedere con l'approvazione di revisioni costituzionali con maggioranze molto limitate,
scontando anche la possibilità di un referendum approvativo alla fine del procedimento.

Potrebbero piacerti anche