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Dietro i tendaggi,al balcone bianco di luna e di marmo stava appoggiato il generale Yacobo

Yellow,ma non era girato di schiena,era di fronte a lui,per nulla sorpreso dalla sua apparizione: si
limitò a guardarlo negli occhi e a sorridere. Eccolo, se lo aspettava,quel ragazzo lo voleva
uccidere, sarebbe stata una bella sfida rientrare nella stanza vivo,ma una ancora maggiore
sarebbe stato far sì che ci rientrassero entrambi vivi: lui e il ragazzo. Non aveva scelta, gli ordini
erano quelli e benché fosse generale, avrebbe dovuto sempre obbedire,quello era il destino del
soldato. Vedendo che il giovane si limitava a fissarlo si arrischiò a parlare:”Bene,a questo punto
dovresti tirare fuori la pistola,mirare, e sparare al cuore, poi se vedi che non muoio finirmi con
un colpo alla testa”mimò il gesto con la mano.
La frase sortì il suo effetto,la mano destra del ragazzo scattò verso la tasca; se l’avesse estratta
probabilmente non avrebbe potuto rispettare gli ordini,ma ciò non avvenne. Yellow ne approfittò
per allargare le braccia,assumere un espressione indifesa e continuare a parlare:”Tranquillo,stai
tranquillo,non facciamo gesti impulsivi, nessuno mi ha informato,la mia è stata semplice
deduzione istantanea,quindi sono totalmente disarmato” mentì “ e perciò ti pregherei di fare le
cose con calma, concedimi un ultimo discorso di commiato da questo mondo” continuava a
sorridere.
La tranquillità di quell’uomo di fronte alla minaccia di morte,le sue ultime parole lo rendevano
inquieto,nervoso: la sua iniziale determinazione era scemata,qualcosa lo bloccava,decise di
prendere tempo:”Cosa ti fa pensare che io sia qui per ucciderti?”
“Mi prendi per stupido? Mi hai beffato una volta,ma so riconoscere una minaccia di morte. Ho
preso in considerazione questa possibilità nello stesso momento in cui ho saputo che a questa
cena erano invitati sia il macellaio di Dakrua, sia l’autore della beffa al macellaio, era chiaro che
volessero ne uscisse solo uno vivo. Poi a tavola mi è bastato guardarti per capire le tue
intenzioni,immagino che tutta questa cena sia stata organizzata al solo scopo di vedermi defunto,
vero? Terribile spreco di cibo; la pistola almeno è tua o te l’hanno data in prestito?” Era sicuro
che non fosse del ragazzo,probabilmente gliel’avevano data come strumento. Uno strumento
fornito ad un altro strumento, che ironia.
“La pistola è mia,non me l’ha data nessuno, è una questione tra me e te e finirà stanotte”ci mise
più sicurezza possibile nella voce; ma non era pronto a ucciderlo così,non in quel modo, si era
immaginato di sorprenderlo, non di dialogare con lui.
“Tra me e te? Tra te e me? Ragazzo uccidimi,ma non dire idiozie,lo sai chi sono io?Hai la
minima idea di chi sia io?” Se non fosse stata per la delicatezza della situazione avrebbe trovato
sin divertente il tentativo di quel ragazzo di sparargli;figuriamoci non aveva neanche il coraggio
d’estrarre la pistola quel poppante.
“Sei un mostro,un assassino,un criminale,sei il macellaio di Dakrua!” lo ripeté a se stesso,non
doveva dimenticare chi aveva di fronte,doveva tirare fuori la pistola e ucciderlo. Eppure la
tensione che lo pervadeva non riusciva a trasformarsi in azione, non riusciva a scaricarla.
“Io sono il generale d’armata Yacobo Yellow ,il grande stratega e i tuoi amici vogliono vedermi
morto perché mi temono!I tuoi amici se ne fregano dei morti di Dakrua! Per loro quei morti sono
solo numeri e politica! La verità è che hanno paura di me e tu da bravo strumento li servirai,li
libererai del loro spauracchio e sai cosa faranno dopo?Lo sai? Ti faranno sparire!Ti uccideranno
perché io non sono solo, io ho padroni molto potenti e loro per paura li accontenteranno,
manderanno la tua testa in un cesto …”Lasciò cadere il discorso. Era il momento del
disinganno,quel ragazzo era giuntò sin lì con un intenzione e lui doveva uccidere quella,non il
ragazzo. Doveva convincerlo di come era stato manipolato , a sua volta manipolarlo, spogliarlo
delle sue convinzioni e allora non avrebbe sparato,almeno così sperava,in caso contrario, se le
cose fossero volte al peggio, lo avrebbe ucciso con la pistola lancia dardi che teneva nascosta
nella manica.
“E sia non posso lasciarti vivere,non dopo quello che hai fatto..” ma mentre diceva queste parole
gran parte della sua spinta all’azione era ormai definitivamente sparita,in effetti sapeva di essere
stato manipolato e percepiva le parole del generale veritiere.
“Che ho fatto?Che cosa ho fatto?Io ho dato e ricevuto ordini, nient’altro,mi sono solo limitato a
organizzare,sono stato solo un tramite,se non ci fossi stato io ci sarebbe stato qualcun
altro;dimmi ucciderai ogni singolo soldato? Ogni singolo colpevole? Oppure sistemato me la tua
sete di vendetta sarà placata? Dormirai tranquillo e felice dopo che mi avrai assassinato?”
Assassinato era la parola chiave,il generale voleva che il ragazzo vedesse se stesso come un
possibile assassino simile a lui e provasse ribrezzo.
“La mia è sete di giustizia” Una risposta banale,pronunciata con voce atona,il generale intuì i
dubbi e il conflitto interiore che si agitavano nel ragazzo. In un istante se lo immaginò nel
pomeriggio a farsi forza per l’omicidio della sera, in chissà quale stato di esaltazione
mentale,convinto d’essere pronto a tutto. Ora invece era sopraggiunta l’incertezza.
“Mi parli di giustizia? Con te giudice,giuria e boia?Giustizia? Mentre i tuoi padroni sono pronti a
tendere la mano ai miei e a liberarsi delle fastidiose pedine, tu mi parli di giustizia? Ma li hai
visti stasera come banchettavano allegramente con me, il macellaio, il mostro? Ridevano,mentre
meditavano la mia morte. E sarebbero loro i giusti? Se io fossi armato e ti uccidessi pensi che
qualcun altro stanotte vendicherà te e Dakrua? Oh no,non rischieranno,sei tu il loro pedone
sacrificale” fece una pausa,riprese fiato: “ è sempre stato così: qualche povero idiota fa il lavoro
sporco e diventa un capro espiatorio da immolare sugli altari della giustizia, ai morti,alla guerra
e alla pace. Hai capito?Siamo noi i capri che verranno esposti. Il mondo e la storia accetteranno
tutto ciò,lo giustificheranno,lo mistificheranno,oppure ci getteranno nell’oblio. Intanto i morti di
Dakrua moriranno una seconda volta,diventeranno numeri e quindi sostanzialmente nulla.”
Doveva far capire a quel ragazzo l’ingiustizia della situazione, farlo sentire accomunato a lui nel
destino crudele,far sì che lo vedesse come un essere umano. Era fondamentale che ciò avvenisse
perché il generale sapeva che se non si è abituati o se non si è folli è molto difficile uccidere un
uomo guardandolo negli occhi.
“No,stai zitto,tu li hai uccisi,io l’ho visto,io ho visto” ecco che il ragazzo,soverchiato dal
pensiero dell’ingiustizia del mondo e dai dubbi del momento,cercava sicurezza e convinzione nel
passato: il generale non sarebbe riuscito a far sparire il ricordo di un ammasso di cadaveri,
l’evidenza del reale lo condannava. Il ragazzo riportò alla mente quell’immagine terribile e
lentamente sfilò la pistola.
Yellow si rendeva conto di rischiare,ma prima che fosse troppo tardi affrontò la cosa di petto:
rivolse le mani verso il ragazzo,come se fosse pronto a pregarlo,ma una leggera flessione del
polso destro avrebbe azionato la pistola lancia dardi nascosta nella manica: se il ragazzo gli
avesse puntato addosso la sua, di più non avrebbe rischiato, il veleno del dardo sarebbe stato
istantaneo.
Azzardò una domanda con tono dimesso: “Non ti convinco vero? Chi è morto in quel massacro?
Tuo padre?Tua madre?Una persona che amavi? ti prego dimmelo,poi perdonami e infine
sparami. Chi hai perso?”Era il punto di svolta.
Il ragazzo sorpreso rispose: “Nessuno,ma alcuni li conoscevo” e non poté fare a meno di pensare
come nessuno a cui teneva veramente fosse morto in realtà, quei morti non erano nulla per lui,
forse non valeva realmente la pena di sacrificare se stesso. Lo colpì l’egoismo di quel pensiero,si
sentì colpevole. Quel senso di colpa si aggiunse alla tensione e alla confusione di sensazioni e
pensieri che gli aveva instillato il generale. La situazione era irreale,perché il generale non faceva
nulla?Perché non gli dava un pretesto per sparare? Perché si ostinava a rimanere davanti a lui
inerme? Lui aveva la pistola in mano,ma non riusciva a puntarla,non riusciva a sollevarla,non
riusciva a uccidere.
Per il generale quella risposta e la mancanza di reazioni violente furono rivelatrici,ora era sicuro
su come procedere, quindi impostò il tono di voce: “Ah alcuni li conoscevi? Davvero? Allora
posso immaginare il dolore per la loro scomparsa,infatti vedo come ti disperi, ma sai che sei
proprio un piccolo ipocrita? Uno stupido bastardo e lo sai perché? Fammelo dire e poi sparami
pure” Non attese risposta,era una domanda retorica detta con tono accusatore secco:“ sei un
ipocrita perché,ora ho capito, non è la vendetta,non è la giustizia che ti muove,ma è la paura,non
è vero vigliacco?” un dito accusatore puntato contro. Il ragazzo non si mosse pareva
impassibile,anzi catatonico,evidentemente era rimasto ulteriormente sorpreso da quel cambio nel
suo atteggiamento,non se l’aspettava da un uomo minacciato di morte,come prima non si era
aspettata la sua calma. Per Yellow erano tutti buoni segni, poteva continuare,era la tattica giusta:
confondere con l’inaspettato ed esagerare ai limiti della teatralità.
“ Oh sì la paura,sei mosso dalla paura,una fottuta paura di ciò che hai visto. Non te ne frega nulla
neanche a te dei morti,bastardo, anche tu li stai usando come pretesto per poter dar sfogo alla tua
paura,al tuo disagio,è così vero?” altra domanda retorica, il ragazzino continuava a rimanere
immobile come un bambino vergognoso colto in fallo. Era ora dell’affondo finale: “sai allora che
ti dico? Che tu non pensi,ti stai facendo usare, loro sfruttano la tua paura e il tuo orrore per ciò
che hai visto. Loro sanno che tu,povero idiota,non rifletti sulle conseguenze,ma tu pensaci
invece. Se uccidi me e poi loro uccidono te? Credi che tutti gli altri saranno assolti? E se la tua
azione dovesse scatenare una rappresaglia?Se assassinandomi la tregua finisse e arrivasse un
macellaio peggiore di me? Come giustificherai il tuo gesto quando porterà a stragi ancora più
grandi? Credi realmente che morto io il mondo diventerà più giusto? che i morti risorgeranno? la
guerra finirà? Mi dispiace ma io sono una manifestazione di questo mondo: solo uno dei suoi
infiniti figli di puttana. Io non sono la guerra,io non sono la morte,io non sono l’orrore,a queste
cose non puoi sparare,è questa la fregatura,uccidi me,uccidi solo un fottuto uomo. Non
ascoltarmi, spara ,io dico questo solo per salvarmi la vita,sono un vigliacco, non ci tengo a
differenza tua ad essere sacrificato, sono io il cattivo,sono io la manifestazione dell’orrore e
allora spara … dai spara …. SU SPARA, UCCIDI SACCO DI CARNE E PELLE,ELIMINA
L’ORRORE,UCCIDI IL MALE,POCO IMPORTA DI CHI TI STA DI FRONTE,POCO
IMPORTA,SPARA A ME,SPARERAI ALLA TUA PAURA,SAZIA I MORTI,IPOCRITA
MANIPOLATO BASTARDO,SU SPARA, PENSERAI DOPO.”
Mentre urlava avanzò verso il ragazzo impietrito,gli prese la mano con la pistola e se la portò
alla fronte,lo guardò negli occhi e continuò: “ se sei convinto di essere nel giusto guardami negli
occhi e uccidimi,poi per te nulla sarà come prima”Aveva fatto centro, quel ragazzo non sapeva
più cosa lo aveva spinto sin lì,ora c’era davvero solo una minima possibilità che il ragazzo gli
aprisse un buco in testa.
Confusione,ormai il ragazzo era a un punto di rottura con se stesso,il generale aveva visto la sua
paura,aveva mostrato il dubbio delle conseguenze e sinceramente aveva ammesso la sua volontà
a vivere, ma poi ora lo provocava a sparare,urlandogli contro, puntandosi da sé la pistola alla
fronte. Non tentava di difendersi,si offriva a lui,ma lui non si sentiva giusto, si sentiva usato e
tradito, miserevole,debole . Sentiva la presa del generale intorno la propria mano,era davanti a
lui,ma non riusciva neanche a guardarlo negli occhi,non era quello l’uomo che si era aspettato di
uccidere. Gli tornarono in mente l’immagine dei morti,tornò l’orrore,ma se la prima volta aveva
odiato l’artefice di quello scempio e non pensando a nient’altro,con immane sforzo, era riuscito
ad estrarre la pistola, ora i pensieri si accavallavano impedendogli qualsiasi azione. Quei morti
non erano nulla per lui, era ingiusto eppure era così,perché doveva morire e uccidere per loro?
Che senso aveva quella vita? Cercò qualche pensiero,ma non riuscì a far altro che disperare del
mondo, solo un profondo senso d’angoscia. La tensione si sciolse all’improvviso, un dolore al
petto, pianse. Non voleva essere lì,non voleva uccidere un uomo. Non voleva aver paura la
notte,non voleva essere manipolato,non voleva la guerra,non voleva l’orrore. Voleva vivere e
basta. Piangeva.
Il generale si allontanò cautamente,parlandogli ora piano: “ Piangi,sfoga,lava l’orrore con le
lacrime,dai queste ai morti. Perché devi sacrificarti per loro? Cosa gli devi? Sei giovane,sei forse
già sazio di questa vita bastarda? Vivi finché puoi,vivi e fuggi,fuggi i manipolatori,fuggi i
macellai. Tu puoi ancora salvarti,non permettere ai morti di prenderti,erano esseri umani come te
e me,ora non sono più nulla,se realmente credi nella vita umana preserva la tua e vattene,lascia
stare tutto il resto. Lo fai per i vivi?I vivi sono morti che respirano,non ti ringrazieranno o la loro
gratitudine sarà finta,in fondo a loro non gliene frega nulla di te,tu sei il solo al quale può
realmente importare qualcosa di te stesso per te stesso. Io parlo per la salvezza di entrambi,anzi
ormai solo la tua,io sono già condannato”Tutte frasi vuote,tutte parole alla luna spettatrice di
quella pantomina,forse sarebbe stato meglio ucciderlo , ma no,in fondo doveva rispettare gli
ordini e così era stato più stimolante. Pensandoci neanche tanto,era solo un ragazzo spaventato e
confuso,non era un degno avversario, manipolarlo era stato un gioco,appunto, da ragazzi. Si
riavvicinò al piangente e gli sfilò delicatamente la pistola oltrepassandolo. Poi indugiò e decise
di dare un tocco di classe a quella recita, si girò,poggiò una mano sulla spalla e gli sussurrò.
“Sai quale è il problema di questo mondo ragazzo mio? è malato di realismo,tutti agiscono
realisticamente,ma la cosa più assurda è che lo fanno per l’ideale. Ti pare? Si persegue il bene?la
pace?la giustizia? Certo,ma per raggiungerli si scende a compromessi con la realtà,si fa quel che
si può,quel che si deve. Poi pensandoci,in verità ,tutti si trascinano con i loro intenti preservando
se stessi e il loro ruolo,perché questa è la vita. Tutti agiscono per se stessi, per dare un senso alle
loro vite e questo naturale movimento lo mascherano, lo ornano, lo incorniciano con l’ideale.
Alla fine per agire al meglio in questo mondo non bisogna considerarne le contraddizioni, per
farlo dovresti essere terribilmente realistico o terribilmente tendente all’ideale,o solo
semplicemente stupido … ma tu non lo sei, altrimenti mi avresti sparato.”
Ulteriori parole atte a confondere,l’innesto di un pensiero pesante in un momento di
fragilità,aveva lasciato la sua impronta su quel ragazzo.
Lasciò il balcone,scostò i tendaggi,percorse il palazzo,non incrociò nessuno,all’uscita lo
aspettavano: inquietante scorta,ma con i gemelli era al sicuro. Si avviarono a piedi per il sentiero
che portava in città,passando dal bosco, i era sicuro, precedentemente era stato,per così
dire,bonificato.
Mentre camminava per il sentiero tra le nere ombre sullo sfondo bianco della luce lunare non
poté far a meno di ripensare ai momenti appena vissuti. Quando aveva parlato l’ultima volta al
ragazzo probabilmente l’aveva addirittura confortato, che cosa assurda. Se quel ragazzo non era
uno sciocco la vergogna l’avrebbe segnato: confortato dal mostro che era venuto a uccidere,
dall’uomo che lo aveva gettato nello smarrimento,veramente assurdo. Che mondo improbabile.
Perché quegli idioti non avevano mandato un sicario a ucciderlo?ah benedetti
politicanti,probabilmente non avevano neanche la ferrea volontà di eliminarlo,si erano limitati ad
un maldestro tentativo, ,avrebbero pagato presto o tardi.
Giunse ad una radura,la luna piena illuminava l’erba, gli piacque l’effetto e volle
goderselo,congedò momentaneamente i suoi tetri accompagnatori .Il cielo era completamente
terso,tutto era illuminato da un bianco candore,incominciò a lenti passi a percorrere lo spazio
erboso argenteo. Al limitare della radura gli alberi proiettavano la loro ombra,il bosco appariva
nero. Un brivido lo colse,di colpo ricordò di un’altra notte simile a quella,di un’altra radura,di
una medesima luna. Un ricordo perso nel tempo lontano,un altro se stesso. Una forte emozione,di
un forte smarrimento,ripensò al ragazzo,ciò che gli aveva detto in fondo era vero. Un tempo era
stato simile a lui,assurdo. Malinconia,si fermò,continuò a ricordare. Era l’emozione causata dal
ricordo di un’altra emozione,ormai persa nel tempo, un momento unico di cui un luogo simile a
quello era stato testimone. Quanto tempo,quanta vita era passata tra quei due momenti. Che vano
dibattersi. Un senso di pena e pietà per il mondo,per gli uomini,per quel ragazzo e anche per sé
lo colse. L’emozione crebbe ancora,ma per quanto quella sensazione fosse forte ,il generale non
poté dimenticare se stesso e tutto ciò che vi era stato fra i due momenti,fra le due radure,fra la
medesima luna, e non poté dimenticare tutto quello che era diventato e tutto ciò che aveva fatto.
Quel sentimento scemò piano piano,il generale ne prese atto e tornò a incamminarsi sul sentiero
nella notte.

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