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Il poeta entrò nella stanza, lo sguardo spaziò su di essa: la libreria, l’ orologio, lo specchio, le carte, i quadri,

le mensole e le maschere e vicino alla finestra sul mondo una donna. Le si avvicinò, lo sguardo si posò sulla
piega della bocca, si sentì ispirato e le parlò: “Cos’è la bellezza nell’ essere umano? Un’illusione, un inganno
dei sensi, un’impressione fugace. Tu sei bella, ma lo sei realmente? Per me lo sei, ma lo sei realmente? La
bellezza umana, ideale sensibile ammirato da sempre, ma nulla di più superficiale, dopo tutto cosa c’è sotto
la bellezza umana? Una menzogna. Togliamo la pelle, chi abbraccerà i muscoli? Chi bacerà
nervi,cartilagini,tendini,carne? Chi amerà le ossa?” si sentiva realmente ispirato, fece una pausa,
riprese:”oh donna rimirati, godi della tua bellezza finché puoi, perché basta un niente e la tua bellezza
svanisce nel nulla, cura il tuo viso e il tuo corpo,abbellisci il tuo sacco di pelle, rattoppa il sacco, le crepe del
tempo lo fenderanno e poi quando la morte ti coglierà dove sarà il tuo splendore? Spento.” Sospirò,
osservò nella sua interezza il corpo, riprese con dolcezza: ”Ma tu no, ciò che in te era inganno ora è realtà,
ciò che era transitorio ora è eterno, ciò che in vita era caduco ora in morte è perpetuo,per l’infinito durerà
la tua bellezza, la tua bellezza ti sopravvive. Questa è Arte, suprema arte che inganna il tempo e la morte,
che trasforma la morte in vita, benedetta sia l’arte gran farsa dell’uomo ,qualcosa che da esso viene e che lo
completa. Guardati donna, se la bellezza è solo un accidente dell’essere umano, una sensazione
impalpabile, in te ora è la tua essenza. La bellezza, qualcosa che in realtà non è, diventata essenza
dell’essere,questo è il potere dell’arte,racchiudere i concetti,le idee” si sentiva leggero,appagato,le
accarezzò i capelli:”il tuo corpo avrebbe dovuto eccitare ed appagare i sensi,effimeri e vani piaceri finalizzati
a se stessi,ora invece ecciti e appaghi il pensiero..”Continuò ad osservare il suo lavoro,la pietrificazione era
riuscita alla perfezione,la pelle gli appariva viva e fresca,i capelli lucenti,la guardò negli occhi
e,all’improvviso,si accorse che vi era qualcosa di sbagliato...vi era qualcosa di..non riusciva a definire cosa.
Quando, dopo tempo, ritornò da lei,contemplandola per l’ennesima volta,i suoi occhi gli rimandarono una
sensazione di fastidio,però non riusciva a capire cosa l’infastidiva,avrebbe giurato che quegli occhi
andassero bene, che fossero sempre andati bene prima di quel giorno in cui si era accorto che qualcosa non
andava bene. Diamine era da tre anni che era lì e ogni volta che l’aveva osservata sempre l’aveva trovata
magnifica. Gli aveva ispirato pensieri sublimi da viva,aveva continuato a farlo da morta e invece ora
provava fastidio; guardandola fissa negli occhi le parlò:”Musa, mia musa,non ho permesso alla morte di
portarti via da me,senza di te sarei perso,senza di te la mia poesia sarebbe defunta,senza di te …” si
interruppe,quegli occhi invalidavano tutto,non era giusto,certo non aveva potuto salvare gli occhi
originari,le parti molle con il processo di pietrificazione erano andate perse,ma quegli occhi erano sempre
andati benissimo,sembravano uguali agli originari,quel fastidio non era giusto. Il fastidio crebbe,aveva perso
l’ispirazione,si allontanò,si riavvicinò,la guardò,niente quegli occhi fissi e vitrei lo inquietavano,eppure non
aveva senso,tre anni prima, appena finito il processo di conservazione del corpo, al posto degli occhi erano
rimaste due orbite vuote e nere,quindi doveva essere pienamente soddisfatto del suo lavoro,era un
miracolo,era arte … non si convinse,il fastidio persisté,ormai aveva trovato il difetto,se solo lo avesse capito
lo avrebbe corretto,si mise a pensare. E ad un tratto capì il difetto,era semplice e banale: il riflesso di se
stesso nei suoi occhi appariva opaco.Era una cosa realmente semplice,ma il fastidio crebbe,perché era un
difetto insormontabile,perché non poteva dare il tocco di vita agli occhi e continuando a pensarci arrivò ad
odiare l’intera sua opera e gratuitamente se stesso. Come avrebbe potuto continuare a guardarla? Ogni
volta che si fosse avvicinato, lo sguardo gli sarebbe caduto su quegli occhi vitrei. Erano occhi morti di una
donna morta,quegli occhi palesemente finti lo offendevano,la posa statuaria assolutamente priva di
dinamismo lo feriva,la sua arte ne era sminuita,che cos’era realmente quella che aveva davanti a sé? Era
quella la sua arte? Un sentimento di disgusto lo pervase,ne parlò alla donna:” Sei morta,sei un cadavere,sei
una mummia,è da tre anni che parlo con una mummia imbalsamata ripetendo sempre gli stessi pensieri,tu
non appaghi il pensiero,questo non è appagamento,questa è masturbazione mentale,venir qua a far i soliti
concettismi a un simulacro di vita, ma non è colpa mia,è colpa tua!” La indicò:”come posso trarre nuova
ispirazione da ciò che è sempre uguale, certo dai da pensare,puoi ispirare pensieri,ma alla fine sempre gli
stessi e lo sai perché?” Attese una risposta e riprese:” Tu sei sempre immobile,tu sei sempre lì,sei poco più
di una statua inerte,una statua che mi ha incatenato e che mi trascina nell’abisso,oh fossi tu viva”sospese
un attimo:” quando eri in vita eri la mia musa e lo sei stata anche nel momento della tua scomparsa
regalandomi il dolore,è stato il tuo ultimo dono,il dolore è fertile per il pensiero,ma ora tu sei sterile,sei
arida,basta,non mi dai più nulla.”Si era sfogato e si sentì meglio,il fastidio era scomparso,anche il
disgusto,dopotutto non era il caso di arrabbiarsi ne con se stesso,ne con lei. Ora aveva capito il suo
errore,un errore non così grave,si era solo legato per troppo tempo a quella cosa; così come un ragazzo si
rende conto di giocare con qualcosa d’infantile e se ne libera,così era ora di liberarsi di quel gioco ,era ora di
cercare nuova ispirazione,una nuova musa,una nuova poesia,ma anche riscoprire quella vecchia, bastava
pensare a quando quella specie di fantasma era in vita,quali momenti avevano vissuto,quali pensieri gli
aveva suscitato,se solo ci pensava..Chiuse gli occhi e tornò al passato;ricordò alcuni
momenti,ma,stranamente, gli sembrarono banali;ricordò i sentimenti che aveva
provato,ma,curiosamente,si accorse di non riuscire a riviverli;aprì gli occhi e tornò al presente. La sua
memoria aveva bisogno di un aiuto,sapeva che le passioni sono effimere,ma lui aveva racchiuso le sue nella
poesia.

Andò alla scrivania,aprì un cassetto,prese i suoi carteggi,prese le sue poesie d’amore e di dolore,le lesse
pronto a rivivere l’emozione,incominciò a leggere,lesse avidamente,lesse a lungo,non accadde nulla di
rilevante,quelle carte gli erano quasi estranee. Si sentiva deluso,qualche ricordo d’ istante era affiorato
,qualche barlume della passione e del sentimento,ma poca cosa.Com’era possibile? Le aveva scritte
lui,gliele aveva ispirate lei,perché non sentiva vibrante e piena l’emozione? Quando l’aveva vissuto, e
ricordava di averla vissuta, era stata qualcosa d’intenso,di travolgente,aveva dovuto esprimerla a parole …
e che parole! Poesia ricercata,ma chiara,sul momento gli sembrava che tutto,il suo tutto, fosse racchiuso là
dentro,però ora non c’era più. Parlò tra se:“Come è possibile? Dov’è l’emozione? Il sentimento che avevo
provato? è sparito,le parole sono fisse,perché le parole,che un tempo mi avevano comunicato così
tanto,ora mi danno così poco?” Tacque un istante: ”… pensavo che su carta rimanesse,è come se le parole
fossero state derubate di qualcosa ,come se fossero state svuotate da ciò che io vi avevo messo”Tacque un
altro istante:”allora qua di eterno non c’è nulla,non c’è mai stato,pensavo che le mie parole avrebbero reso
eterna l’emozione, il sentimento,il pensiero,invece le mie parole sono vane,se non sono riuscito a parole a
trasmettere a me stesso la mia emozione,come posso sperare che sia trasmessa ad altri?La mia emozione
morirà con me”Tacque un istante più lungo:”… anzi prima,pensandoci,dove sono le emozioni e i pensieri di
ieri?Dove sono i pensieri di un istante fa?Quanti pensieri ho pensato oggi?Quanti moti dell’animo ho
avuto?E ora ,dove sono?Ma non solo,in realtà dov’è andata la parola prima di questa?Una volta
pronunciata essa non è più,quando avrò finito di parlare che fine farà questo discorso? … certo avrei
potuto scrivermelo come ho scritto le mie poesie,ma alla fine sarebbe diventato solo un guscio vuoto,se
non ho riconosciuto un emozione così semplice e potente come quella nelle mie poesie,come avrei potuto
in un futuro riconoscere un moto dell’animo così complesso e trascritto velocemente come questo che sto
vivendo?… quindi nel momento stesso in cui il discorso sarà finito,sarà finito per sempre,questo non è un
soliloquio,non è un monologo,è un vaniloquio”Si sentiva strano,si alzò in piedi e tornò davanti alla donna:
“è vanità , è vano,tutte le parole sono vane,utili, ma sostanzialmente vane,è il migliore mezzo di
comunicazione,ma è di per sé vano” gli piaceva la parola vano:” le parole si accostano solo alle cose,io
potrei descrivere meglio che posso questo tavolo,ma se non sono riuscito a trasmettere qualcosa di
semplice e astratto come posso dare l’idea di questo tavolo? Dire tavolo non basta,se dico tavolo,potrebbe
essere qualsiasi tavolo,le parole non riescono a racchiudere interamente i particolari,l’essenza, e se non
riesco a fare questo,come posso trasmettere realmente la cosa? Questo vale per l’emozione,uso le
parole,la descrivo meglio che posso,eppure non rimane,non entra nelle parole,al massimo posso suscitare
l’emozione negli altri,ma non sarà la mia,non sono le poesie che racchiudono le emozioni,siamo noi che le
racchiudiamo. Perciò le parole sono in realtà vane e senza senso,sono suoni a cui noi diamo significato.”Era
quella la realtà?pensò ancora e parlò:”Tutto è in noi e noi siamo vani … non passa solo il corpo e la realtà
materiale,si pensa che tutto ciò che è legato alle cose materiali non sia destinato a durare,ma quale
illusione è credere che pensieri ed sentimenti siano eterni e durino,per nulla durano, spariscono e
riappaiono di continuo,poi son sempre gli stessi,forse ne compare ogni tanto qualcuno di nuovo,ma la
maggioranza pensa sempre le stesse cose,alla fin fine tutti pensiamo le stesse facezie o le stesse
profondità,non vi è emozione che duri,ora ne provo una,ma dopo ne proverò un altra,ora mi vedo in un
modo,ma dopo mi vedrò in un altro ,rabbia non dura,odio non dura,gioia non dura,felicità non dura..niente
dura uguale a se stesso,tutto svanisce nell’istante,dove sono i perduti istanti?Nel ricordo?E alla fine della
mia vita quanti ricordi avrò della stessa?E che cosa sono i ricordi se non sbiadite immagini,anzi immagini
sfuocate e viste con lenti sempre diverse … si vede il ricordo in virtù del presente,mi vedo così ora,ma
quando mi rammenterò di questo vaniloquio,come mi ricorderò,come mi vedrò? Mi senti me del futuro?Mi
senti nel pensiero futuro?Cosa penserai di me?”Tacque di nuovo,sentiva commozione in sé,penso che era
un sentimento futile,oltrepassò la sua musa,guardò fuori dalla finestra sul mondo,parlò ancora:”Il fatto che
nulla ci sia di immutabile,di eterno, ora mi appare come qualcosa di spaventoso,tutto cambia,tutto
scorre,questo è banale, è un pensiero già fatto, ma già rendersi realmente pienamente conto di questo è
difficile,figuriamoci rendersi conto che anche se stessi si cambia,mantenere la razionalità e osservare il
mondo che scorre non è facile,ma mantenere la razionalità e osservare il proprio io che scorre,che
agisce,subisce e si dibatte è strano. Prima ti elogiavo musa vedendoti eterna,poi ti ho visto diversa,un corpo
morto mummificato pronto alla decadenza ,ora ti do le spalle e non ti vedo,se ti guardassi chissà come mi
appariresti ora,tu sei sempre la stessa,sono i miei occhi che cambiano,ma non sono io a determinare il
cambiamento,tutto è partito dai tuoi occhi,la verità come l’arte è negli occhi di chi guarda. Nulla mi sembra
avere un senso,le cose influiscono sulla visione che ho di esse e io ho di esse una nuova visione,guarda fuori
amore mio,guarda il mondo,lui dura di più e non è eterno ed è vano,guarda l’universo lui dura di più,forse è
eterno,ma è vano anche lui … dopotutto a che serve la sua eternità se si rispecchia in noi effimeri?La vera
vanità delle cose non è rispetto all’eternità,ma rispetto all’attimo fuggente..noi ci rispecchiamo
nell’eterno,l’eterno si rispecchia in noi..” Finì così il vaniloquio,si avviò al di fuori della stanza e mentre si
allontanava tutto il discorso gli apparve assurdo,le ultime frasi sul mondo e l’universo un insensato e
stucchevole bla bla bla,”ecco che cambio visione delle cose,che siano chiacchere oziose o verità eterne è
uguale,la natura delle cose non cambia” pensò,ma non gli importava realmente di ciò che pensava.

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