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Lessico

MATERIALISMO: concezione filosofica, solitamente monista, per la quale l'unica realtà che può
veramente essere detta esistere è la materia e tutto ciò che deriva dalla sua continua trasformazione.

FINALISMO: dottrina filosofica (opposta al meccanicismo), secondo cui tutto tende verso un fine
ultimo e per cui ogni fenomeno nella sua connessione con gli altri fenomeni tende all'attuazione di
determinati fini.

MECCANICISMO: concezione che considera tutto ciò che accade, sia fisico che spirituale, come il
prodotto della sola causalità meccanica e non ordinato a una superiore finalità.

APONIA: assenza di dolore fisico.

ATARASSIA (imperturbabilità) termine usato dagli epicurei e dagli scettici per indicare quello stato di
perfetta tranquillità e serenità d'animo, raggiunto dal saggio una volta libero dalle passioni.

APATIA: suprema virtù dello stoico, il quale, vivendo secondo ragione, sa che tutto è come deve
essere, perché tutto ha una sua ragione, e non si lascia quindi limitare né influenzare dalle cose.

ATOMISMO: dottrina filosofica per cui particelle materiali assolutamente indivisibili (atomi),
qualitativamente uguali, aggregandosi e disgregandosi nel movimento universale, costituiscono la
realtà e il suo divenire.

EDONISMO: qualsiasi genere di filosofia o scuola di pensiero che identifichi il bene morale col
piacere, riconoscendo in esso il fine ultimo dell'essere umano.

PANTEISMO: qualsiasi concezione filosofica per la quale Dio è l'universo nella sua totalità ed è al
tempo stesso in tutte le cose in quanto ragione d'essere di ciascuna.
Ellenismo

Negli anni seguenti alla morte di Aristotele, il panorama filosofico muta la sua fisionomia, diventando qualcosa
di profondamente diverso, infatti inizia a mancare quel respiro universalistico e sistematico. L'equilibrio tra i
diversi ambiti della scienza ora viene a rompersi e si afferma un’indagine dal carattere settoriale e specialistico.
Muta la scena filosofica e dunque cambia anche la domanda filosofica. Gli interrogativi circa i modi di conoscere,
sistematizzare e ricondurre a unitá la realtá interessano sempre meno: allo stesso modo si attenuano l’impegno
politico e l’elaborazione di una visione critica dell’agire sociale. Le virtú intellettuali e morali non soddisfano il
bisogno di sicurezza del cittadino ellenista, che ora chiede alla filosofia di rispondere a un nuovo quesito molto
semplice: come vivere felicemente.

L’ellenismo è un fenomeno culturale di vaste proporzioni, che ha origine a partire dalla costituzione a
opera di Alessandro Magno (356-323 a.C) il sovrano macedone di un vasto impero, comprendente
paesi anche molto lontani geograficamente e differenti per lingua e cultura. Benché alla sua morte
l'Impero viene spartito, si puó affermare che il suo progetto di estendere ai territori conquistati la
cultura greca, di fatto si realizza: Atene perde l’egemonia di un tempo, ma la sua civiltá si diffonde in
tutte le province sottomesse e la lingua greca diventa la lingua comune del vasto organismo politico
e il veicolo della nuova cultura. Dal punto di vista politico, l’avvento dell’Impero, ha segnato la fine
delle cittá stato. La polis esiste ancora ma le sue mura sono crollate sotto i colpi dell’occupazione
straniera e con essa entra in crisi il senso si tranquillitá e sicurezza: il cittadino sente di perdere la sua
identitá pubblica.
La civiltá ellenistica puó essere definita internazionale e cosmopolita. Con la creazione dell’impero
macedone infatti mentre crollano le barriere tra gli Stati, cadono anche i confini tra le diverse culture,
che vengono a mescolarsi in un crogiolo di civiltá. Il tratto caratteristico di questa nuova epoca è il
dibattito delle idee che prima era ristretto alla piazza e ora si estende all’arena del mondo: la filosofia
assume le forme dell’incontro e della fusione tra modalitá di pensiero differenti e diverse visioni di
vita.
Nel periodo definito “ellenismo alessandrino” compreso tra il 323 d.C (morte di Alessandro) e il 146
d.C (conquista della Grecia dai Romani) il centro della vita culturale diventa Alessandria d’Egitto. la
cittá dove sorgono le due principali istituzioni: il Museo e la Biblioteca. Qui si radunavano gli studiosi
e si dedicavano allo studio, alla raccolta e alla classificazione dei risultati ottenuti nei vari saperi. In
questo periodo il libro viene a costituire la forma privilegiata di comunicazione dei dotti. Nel I secolo
la Biblioteca contava circa 500 mila volumi, purtroppo in gran parte distrutti nell’incendio appiccato
dai legionari di Cesare nel 47 a.C. Lo sviluppo della cultura e della scienza procede al di fuori della
scuole filosofiche. Ad Atene infatti, restano l’Accademia e il Liceo ma ridimensionati rispetto alle etá
precedenti. In esse gli adepti si ritrovano per dedicarsi non alla ricerca teorica, quanto alla
condivisione di un modello di vita aristocratico, basato sulla saggezza pratica e sulla ricerca della
perfezione personale. I tre principali indirizzi sono lo scetticismo, l’epicureismo e lo stoicismo. Il loro
esercizio si colloca nell’ordine della cura dell’uomo e della sua interioritá. La filosofia è la medicina
dell’anima.

Nella fase successiva “ellenistico romana” (146/529 d.C, data della chiusura dell’Accademia da parte
di Giustiniano) si assiste ad diffusione della civiltá ellenistica piú matura e raffinata.
Il ruolo della filosofia
In questo periodo si assiste ad una ridefinizione dell’indagine filosofica in chiave prevalentemente
etica e morale: il massimo bene a cui l’uomo possa aspirare è la tranquillitá, vista come annullamento
delle cause che generano le preoccupazioni. La filosofia diventa esercizio dello spirito:
l’apprendimento delle regole per vivere al meglio, infatti richiede non tanto l’esatta conoscenza dei
principi, quanto un lungo tirocinio etico e uno stile di vita rigoroso. Ogni scuola proporra un metodo
terapeuticoc ma tutte collegheranno tale cura a una profonda trasformazione del modo di essere
dell’uomo che richiede esercizio e autodisciplina.

Epicureismo

Epicuro, originario di Samo, è il fondatore di una delle piú importanti scuole filosofiche dell'età
ellenistica-romana, l’epicureismo. La sede della scuola era il giardino dietro casa sua, ad Atene, dove
vi si trasferì’ a diciotto anni (per questo fu definito filosofo del giardino e il suo motto era “vivi
nascosto”).La sua filosofia e’ un sapere pratico, che intende insegnare il modo per evitare la
sofferenza e conquistare la serenitá dell’animo. Per questo Epicuro prende le distanze dalle filosofie
di Aristotele e Platone, dimostrando invece di ammirare e apprezzare piuttosto Democrito, il
fondatore dell’atomismo. Essa non e’ studiata dal filosofo per un fine speculativo, ma in relazione al
suo interesse costituito dalla ricerca della felicita’. la conoscenza viene considerata una delle vie
privilegiate per vincere le paure e le angosce che opprimono gli uomini, nell’ambito di una
prospettiva edonistica, cioè’ di una dottrina che identifica la felicità con il piacere (dal greco hedoné).
Attualmente i termini “edonista” ed “epicuro” assumono un significato negativo indicando chi si
abbandona senza limiti al piacere materiale, mentre nella filosofia di Epicuro ció non trova riscontro
perché’ professava una dottrina moderata e rigorosa incentrata sul piacere inteso come assenza di
dolore e di turbamento.

LA FILOSOFIA COME TERAPIA


La domanda fondamentale dell'epicureismo é come sia possibile raggiungere l’equilibrio dell’animo,
ossia la pace interiore e la felicitá?
Secondo Epicuro è necessaria una diagnosi e solo in questo metodo infatti è possibile individuare un
rimedio, analogamente a ció che fanno i medici nei confronti delle patologie. le cause del dolore
umano vanno ricercate nelle paure e nei timori, spesso infondati, che opprimono l’individuo
ingenerando angoscia nel suo animo. la filosofia diventa come una terapia in grado di eliminare alla
radice tali motivi di turbamento e la sofferenza che ne consegue. Epicuro identifica la filosofia con
quello che definisce tetrafarmaco (medicina fatta di 4 elementi)
-liberare gli uomini dal timore degli dei, facendogli capire che essi non si occupano di affari umani
-liberare gli uomini dalla paura della morte dimostrando che non è nulla: se c'è la morte, l'uomo
non c'è piú e viceversa
-dimostrare che il piacere è possibile e alla portata dell’uomo: si tratta di vivere il momento e non
guardare il futuro
-dimostrare che il dolore e il male sono di breve durata

LA FISICA
La fisica di Epicuro (discorso sulla natura) non vuole rispondere ad un bisogno di conoscenza teorica
ma e’ lo strumento principale per dimostrare come le angosce degli uomini siano frutto di pregiudizio
e ignoranza. La sua tesi é: solo sradicando dall’animo dell’uomo le sue paure fondamentali e’
possibile renderlo felice. Per fare ciò occorre agire sulla sua mente. La scienza della natura epicurea
non deve curarsi della verità scientifica, ma di sostenere le ragioni di una vita dedita alla ricerca della
felicitá. Lo scopo principale della fisica è dunque dimostrare che tutti i fenomeni che atterriscono
l’uomo non sono altro che eventi materiali, che non hanno nulla a che fare con i sentimenti degli dei.
Nell’universo fisico non c'è alcun finalismo e non si deve presupporre nessuna azione divina: tutto è
composto da atomi, gli stessi elementi di cui aveva parlato Democrito, e pertanto ogni fenomeno
trova una spiegazione meccanicista riferibile alla loro unione e disgregazione.
Gli atomi, finiti, sono in continuo movimento nel vuoto e si distinguono per forma, peso e dimensione
e il loro movimento e’ possibile unicamente da una casuale deviazione della traiettoria, che prenderá
il nome di clinamen (inclinazione). Sono queste deviazioni che provocano le differenti aggregazioni
degli atomi e la diversa costituzione dei corpi. Questa dottrina ha la funzione di introdurre un
principio di indeterminazione a garanzia, non solo della libertá, ma anche dal carattere fortuito e
casuale del mondo fisico.
-la prima paura viene eliminata: gli dei vengono considerati estranei alla dimensione umana e
dunque privi di bisogni, desideri e passioni che sono tipici degli uomini
-la seconda paura viene eliminata: se l’anima é fatta di un aggregato di atomi, è destinata a
scomporsi definitivamente e il momento della morte non e’ percepito dalla coscienza dell’individuo.
Quando deve morire, l’uomo si dissolve.

ETICA
Il principio e la fine della vita per epicuro e’ la felicitá. La qualifica come ricerca del piacere e fornisce
di quest'ultimo una visione assolutamente aristocratica e ascetica: non è’ inteso in senso positivo,
come gratificazione materiale, ma secondo l'accezione negativa di assenza di dolore nel corpo
(aponia) e assenza di turbamento nell’anima (atarassia) Tale concezione implica una rigorosa
valutazione dei desideri al fine di accettare soltanto quelli che non possono diventare causa di
sofferenza. Occorre pertanto stabilire una gerarchia dei piaceri, in modo da evitare quelli che, a lungo
andare, causano tensioni e problemi. L’etica epicurea si trasforma in una puntigliosa casistica di
situazioni da promuovere o da evitare. Epicuro distingue i piaceri buoni e cattivi: buoni sono i piaceri
stabili o catastematici, che consistono nella semplice assenza di dolore e fonte di gioia duratura
(amicizia): cattivi sono quelli accompagnati dal dolore, fonte di gioia momentanea e vengono detti
dinamici perché causa di agitazione dell’animo (amore sessuale). L’amicizia nella comunità’ epicurea
si delinea come una fondamentale virtù etica e al tempo stesso come la condizione indispensabile
della ricerca serenita’ interiore.
Stoicismo

Lo stoicismo è la filosofia più complessa e articolata dell'età ellenistica. Il suo fondatore Zenone (piccolo fenicio,
per i tratti somatici non greci) mori’ suica ad Atene, coerentemente con la sua dottrina, secondo cui il suicidio e’
giustificabile nel caso in cui le circostanze della vita impediscano l’esercizio della virtú. Egli teneva le sue lezioni
nella scuola che aveva aperto ad Atene e che aveva sede presso il portico decorato con le pitture del celebre
artista Polignoto. Zenone si occupó attivamente della vita pubblica e incoraggió i suoi discepoli a intervenire
direttamente all'amministrazione della cittá. Le fasi dello stoicismo sono:
-antico: risalente al periodo di fondazione III secolo a.C (Zenone e Crisippo)
-medio: sviluppatosi tra il II e I secolo a.C (panezio di Rodi, Posidonio di Apamea)
-tardo: I e II secolo dell’etá cristiana (Seneca, Epitteto, Marco Aurelio)
Nello stoicismo è dominante un orientamento etico: la filosofia deve essere considerata come
“pratica di virtú” in quanto per raggiungere la sapienza, fine della vita dell’uomo, é necessario
uniformare il proprio comportamento pratico alla legge razionale che governa l’universo, quindi
esercitare la virtú. Per gli stoici la filosofia si suddivide in tre ambiti: logica, fisica ed etica. Questa
distinzione viene rappresentata da Zenone con una metafora, la filosofia è come un campo di alberi
da frutta: la logica rappresenta il recinto, che ha funzione di proteggere gli alberi: questi ultimi
simboleggiano la fisica e sorreggono i rami carichi di frutta, ossia le opere virtuose che
rappresentano l’etica.

LA FISICA STOICA
Per gli stoici la fisica non studia soltanto il mondo fisico, ma si occupa della totalitá del reale.
L’affermazione basilare è che l’essere si può’ affermare soltanto di ciò’ che é corporeo: dunque tutto è
corpo. Si tratta di un sistema materialistico, in cui esiste solo ció che puó agire o subire un’azione. per
loro, infatti, ogni corpo è composto di due principi: la materia, che è sostanza passiva, inerte, finita e
passibile di ogni mutamento: e la ragione che è la causa, il principio attivo e la forza ordinatrice. Si
identifica con il fuoco che trasforma la materia in cosmo, cioè universo ordinato. L’universo é
considerato come unico e perfetto, essendo compenetrato interamente dalla ragione, che è il
principio divino immanente nel mondo (panteismo).
L’universo stoico è segnato dalla necessitá: la ragione regola tutti gli eventi e li collega in una catena
dove ognuno di essi é determinato dal suo precedente, secondo un destino preciso e immutabile
orientato alla realizzazione del bene. Tale destino è anche provvidenza. (finalismo)

-la concezione dell’anima e del cosmo-


l’universo appena descritto è destinato a morire a causa di una conflagrazione finale dove la materia
ritornerá in seno al fuoco che aveva all’inizio generato ogni cosa. Dopo, si avrá un nuovo inizio, un
nuovo ciclo cosmico, in cui gli eventi si ripeteranno esattamente come nel ciclo precedente, fin nei
minimi particolari (eterno ritorno). Vi è poi un parallelismo tra universo e uomo: come l’universo è
animato dal fuoco cosmico, cosí il corpo dell’uomo è vivificato dall’anima individuale, che è parte
dell’anima del mondo. Anche l’anima individuale è corporea (é energia, soffio vitale e logos divino).
L’anima divide in otto parti: egemonica, i cinque sensi, l’organo della voce e quello della generazione.

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