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Darean ÅM Isman, Antonio Gigliotti

Poesie Ermetiche Vol. III


«Un giorno una parola non fu detta:
intorno ad essa fu costruita allora una poesia»

1. Una fugace introduzione

di Federico Bellini

Un sottilissimo filo conduttore unisce le poesie di Andrea Manis (spesso sotto lo pseudonimo di Darean
ÅM Isman) e Antonio Gigliotti, ovvero quella folle vena creativa che permette loro di spingersi oltre il
senso conosciuto della “Visione estatica dell’Essere”. Similmente ai suoni percepiti dal sordo
compositore, proveniente dalla genia dei “Titani”, o al bizzarro fanciullo che captava melodie, armonie
e ritmi inusitati in un classicismo ormai decadente, i novelli Rimbaud della rinascente vena poetica
italiana, si cimentano in assonanze ardite verso altri traguardi del linguaggio, come forse dai tempi di
Dante non avveniva più. In queste “Profezie Ermetiche” i due poeti uniscono le forze, non per
debolezza, ma per un atto di riconoscimento che permetta loro di raggiungere una potenza inaudita.
Perché la scelta dell’Ermetismo? Probabilmente perché il termine si rifà a quel vero e proprio
movimento letterario del Novecento, all’atteggiamento assunto da un gruppo di poeti dell’epoca, a
quell’oscurità programmatica, l’impenetrabilità a volte assunta dai loro contorti canoni espressivi.
Ritorna persino più indietro nel tempo, al pensiero del tardo ellenismo, dove questa corrente era
fondata su una raccolta di scritti esoterici tradizionalmente attribuiti ad Ermete (da qui il termine)
Trismegisto, orientati nel senso di una Gnosi che rivela all’Uomo il Divino, identificandolo con questo.
Ritornando ad un tempo a noi più prossimo, alla base di tale movimento si incontrano, a cavallo tra il
XIX e il XX secolo, i grandi del simbolismo francese: Mallarmé, il già citato Rimbaud, Verlaine e Paul
Valéry, ma anche i nostri Salvatore Quasimodo, Mario Luzi e Alfonso Gatto. Pure Eugenio Montale e
Giuseppe Ungaretti vengono definiti erroneamente membri dell'Ermetismo, ma il primo ne prese
pubblicamente le distanze, mentre il secondo ne anticipò solamente le tematiche in quel suo
"Sentimento del Tempo". Alla base, nelle radici più profonde di tale corrente, ci sono le esigenze
espressive del Decadentismo francese, comprese quelle di Rilke, Eliot, García Lorca, del Pascoli e del
Surrealismo. Così, come nei grandi poeti del passato (potente è la lezione di William Blake), Antonio
e Andrea non solo vanno alla ricerca dell’Assoluto attraverso l’Essenzialità, ma la stessa parola poetica,
liberata da ogni realistica eco, diventa “Evocazione Magica” e che, mediante, un’Armonia della Parola
ricostruita di volta in volta, assume il compito di disvelare l’ignoto più profondo. Tutto si fa concentrato,
ogni verso si disvela mediante vere e proprie “Illuminazioni Liriche”, fortemente misticheggianti, quasi
al limite del manierismo religioso, esprimendo così quell’attesa rivelatrice e trascendente, ove “l’Altro
Mondo” viene intuito come qualcosa di ancora lontano e forse irraggiungibile. L’impermanente è
sospeso in una “Dimensione A-Temporale”. L’accoppiata è vincente (e non potrebbe essere
diversamente), perché in entrambi quella strada maestra si fa portentosa e univoca voce di un’esigenza
poetica ed espressiva di inusitata forza. Sembrano quasi “Anime Gemelle” o affini, tanto è la

~1~
somiglianza con cui si destreggiano nei loro mirabolanti girigogoli poetici. Forse, e inconsciamente,
entrambi si fanno portavoce della nascita di un “Mondo Nuovo”, ove l’Essere Umano possa esprimersi
liberamente mediante la propria sola forza creativa. Probabilmente un’utopia, un sogno, ma in cui
credono valga la pena battersi. Ed è così che il “verso” diventa strumento e arma, col quale fare guerra
a una società sorda, colma di zombie vuoti, inaridita dai suoi stessi stupidi meccanismi, dove la “Poesia”
si fa micidiale mezzo per incendiare ancora i cuori e le menti di ognuno. Qui siamo di fronte all’inizio
di qualcosa di nuovo e sconvolgente, e a voi Lettori ignari non resta altro che addentrarvi in questa
“Selva oscura per ritrovar la luce nella via smarrita…”

~2~
2. Brevi cenni biografici

Andrea Manis (spesso sotto lo pseudonimo di Darean ÅM Isman), già autore dei precedenti due
volumi di “Poesie Ermetiche”, nasce a Cagliari nel 1990 e consegue presso la Facoltà di Studi
Umanistici di Cagliari la Laurea Magistrale in Lingue e Letterature Moderne Europee e Americane,
discutendo una tesi di Sociolinguistica. Intraprende così il percorso dell’insegnamento della Lingua e
della Civiltà Inglese presso la scuola secondaria, dell’Italiano per stranieri e come facilitatore linguistico.
Parallelamente alle ricerche meramente (socio)linguistiche, coltiva negli anni lo studio dell’arte, della
letteratura, della filosofia e in genere di tutte quelle discipline connesse a una sapienza antica o
contemporanea, volta all’approfondimento dell’essere umano. Si interessa di ermetismo, esoterismo e
alchimia, disseminando i suoi testi – perlopiù aforismi e poesie - di simboli e metafore ermetiche. Il
suo orientamento artistico trova, peraltro, conferma nella sua attività musicale ormai decennale come
bassista e chitarrista.
Dopo un’esperienza poetica intima e solitaria, decide di onorare la “Giornata Mondiale della Poesia
2019” di Cagliari con il suo primo reading pubblico ufficiale, organizzato dall’Officina dei Poeti.
Pubblica inoltre alcune delle sue poesie in antologie poetiche, con autori nazionali e internazionali,
grazie, sovente, alla vincita di concorsi.
La sua scrittura è un canale che tende a una profonda introspezione: tramite l‘intuizione e
l’immaginazione mira a svelare sulla carta frammenti d’impossibile, ricorrendo a immagini e analogie
che creano un forte coinvolgimento e impatto emotivo.

Antonio Gigliotti nasce a Soveria Mannelli nel 1998, comune in provincia di Catanzaro, limitrofo a
quello di Lamezia Terme dove vive attualmente. Nel 2017 si diploma presso l’istituto tecnico
economico “Valentino De Fazio” della medesima città e prosegue gli studi all’università “Magna
Graecia” di Catanzaro, intraprendendo il corso di laurea in “Scienze e Tecniche di Psicologia cognitiva”
nel 2020.
Fin dall’ultimo anno della scuola superiore si approccia spontaneamente alla poesia, vista come mezzo
di evasione dalla monotonia scolastica, andandosi ad affiancare al disegno prima e alla composizione
di brevi brani musicali per pianoforte poi (percorsi, quest’ultimi, intrapresi da autodidatta). Ma sarà la
poesia, quale espressione creativa-personale, a prevalere, anche grazie all’intensa collaborazione con il
poeta cagliaritano Andrea Manis (conosciuto spesso sotto lo pseudonimo di Darean ÅM Isman) che
ne segue il percorso artistico e di studio.
I suoi brani poetici sono intrisi di riferimenti gnostico-esoterici (argomenti che fin da piccolo lo hanno
attratto sempre più), non di rado accostati ad una visione amorosa e passionale che ne caratterizza la
scrittura, in cui la figura femminile, proprio come una novella Beatrice di dantesca memoria, funge da
guida per il proprio cammino di auto-conoscenza e realizzazione fisico-spirituale.

~3~
Darean ÅM Isman

«E badate bene, miei Cari:


diffidate sempre dei libri che riuscite a comprendere!»

L’Origine del Suono: Musica e Creazione

Gocce di sassofono in suono


dispiegano le ali,
Origine dell’Io-Sono
in Liquidi Assoli ancestrali.

Santa Annunziatrice del Tuono


l’Astrale Orchestra
di trilli e gridi strampalati,

dall’oscura Finestra di un Cono


l’intensa Vibrazione di impulsi ammaestrati;

…nella loro molteplice Essenza,


futuri Dèi in potenza
dall’Oblìo esorbitati.

Stridono dall’Esecutore
senza volto né Nome
serpentiformi abbagli ritmici,

luminescenti al magico Ascolto


dalle variopinte Forme
d’intervalli auto-ciclici!

S’insinuano in prismi-turbini
aerofoni fluidi di fulmini
su floridi Pianeti-Esperimenti
dagl’istinti floreali:

Invisibili Cervelli Cristici


di Menti pulsanti musicali.

Architetto di mistici Cori,


nel tuo sempiterno riempire e svuotare gl’albori,
scagli Ance e Cuori alle ancelle
(Frecce di mille amori e dolori)
…quasi sonassi una lancia frangi-Stelle!

Emettitore di Fiumi e di Fiati,

~4~
continue spontanee fonazioni
entro i nostri materiali apparati:

come semi infocati lustrali che brillano,


impregnati d’uno Spirito Purificatore Celestiale,
Solari germi s’inscintillano
nell’udire il richiamo del Grande Musicista Universale.

Ma anche Triplici aborti inermi


involvono in un gelido risucchio di Luna,

sistemi di rulli, bassi e tamburi


precursori di Tempi attuali più duri,

scarti di Canti infra-umani


nel magma sonoro, discanti
delle loro formicazioni mentali
ignorando l'alloro.

Amplessi dissonanti in tutto il Fulgore


d’una Santa Estasi impazzita,
dalla cassa armonica di volumi altalenanti,
nei momenti del più alto fervore
divini multipli orgasmi dalle dita:

noi Viandanti ispirati


dal nostro musicosmico Creatore,
…siamo null’altro che una marea di spasmi
al Suo Controllore sfuggita:
raggi tonali sprizzanti di Luce
dalla sua oscura proboscide sputa-vita!

Ma Noi…
Miei cari Fratelli in Adamo o in Abramo!
ormai estinti declamatori
narriamo – per Voi!
ancora di miti e occulti cantori;

Annunciatori di melismi, cataclismi e supplizi


per gl’Evi più bui
della vasta e terribile Notte.

Esecutore di Trombe di Originali Giudizi


per conto di Lui
attraverso neumatiche note,

tra rapsodi e Aedi,


amante di ninfe oficleidi,

in questa misterica eufonia


emersa dagli Spazi ritmici più profondi

~5~
Io-Ottone-Bianco strazio musiche
in tutta la mia artistica euforia
dagli spartiti multisonici Ispira-Mondi:

«Essere tra i soli Esseri oltre-solari,


Essere degli Esseri al di là dei Soli pluri-mondiali»

Lapis Electrix

Ignea serpe s’intreccia su per la Santa-Croce,


e piange, ancora piange
la Madre in assenza di Luce.

Per Tre volte e mezzo avvolta


nel coccige delle mie narici,

Lingua di vipera bicolore s‘infrange


-non più sepolta!
colmando nel Cuore abissi di cicatrici.

Ingloba radiosa
il me-Bulbo – il Bimbo non più riposa!
che preme, geme e svapora,

tenue incendio di Rosa


dal Seme s’indora
…e trema e freme -s’in d’ora!
terribile e luminosa.

Il cranio tra le fiamme mi divora


dinanzi all’aurora dell’Avvenire:

linfa-sostanza preziosa
si dissolve, magnetica si fa assorbire

dalla magnifica Pietra Elettrica


del mio neo-aureo interno fiorire.

E così semino versi


nei pluri-universi in cui vivo;

essere-nucleo che osa, schivo


si stinge immortale
in molteplici spoglie:

Quercia maestosa -sfinge naturale!


che piange i colori delle sue foglie.

Ruscelli, che dalle alture

~6~
s’uniscono in un solo torrente,
infrangono le paure
verso l’Oceano pulsante della mia Mente:

…e di tutti i Soli, al centro della fronte,


le sfumature
d’un tramonto onnipotente.

Ora le montagne ardite più alte


si sfaldano in lacrime di rocce,

(scolpite come statue


dai Maestri d’Arte
durante il Grande Processo)

e il fuoco che arde tra le cere innevate


libera i marmi in gocce
delle sue forme in eccesso.

Dalle viscere rimbomba


il mio encefalogramma,
misteri in rime dalla mia tomba
che fann del Cielo il mio Dramma!

E all’improvviso suonar di queste mie perle


dalle profondità altissime,

con la spada ci ergeremo


(intanto che tutta s’infiamma)
in attesa del Castigo Supremo:

gloriosi e fieri ci sveleremo


e uniti ci vedrete avanzare,
immemori di domani e di ieri,
noi-pensieri viventi ma senza pensieri!

schierati sull’eremo
in attesa d’un Giudizio Universale
-oh sublime atto finale!
…che però ancora tarda, purtroppo, ad arrivare.

Ma per ora un Silenzio incessante


disegna incensi di fumo per l’Aria:

intravedo di nuovo l’Oriente


in questa dimensione solitaria,

mentre strizzano, strizzano i cigni! della mia Mente.

~7~
Preghiera al Padre: la nascita

I-Chiesa d’Odissea

«Quando pregate, dite»


Egli disse loro,
estraendo Anime Infinite
dalla Prima Coppa d’Oro:

«Padre, che nella Santa Sede


Immortale, ti celi;
sia la mia Fede
nell’Intelletto, nei Cieli»

II – Chiesa di Tiatiri

Versò così la Sostanza


attraverso la bocca,
per il collo inesorabile avanza
e il Verbo trabocca:

«Sia santificato il mio Cuore


come unico Regno,
nella gioia e nel dolore,
affinché del tuo Nome sia degno»

III – Chiesa di Pergamo

Una nuova semenza, dal torace,


prese forma come un Sole tra la brace:

«Sia fatta la Volontà dell’Amore,


Tuo quotidiano nutrimento,
-così in Cielo così in Terra!

In tutto il mio Onore


fa’ di ogni appetito un pentimento
-nel dì di pace nel dì di Guerra!»

IV – Chiesa di Efeso

Infine, distillato il Fuoco


lo diede a Pochi,
nel Silenzio sfolgorarono poco a poco
i loro occhi:

«E non indurmi in tentazione


ma liberami dall’impulso animale,
terribile persecuzione
per la mia anima ribelle e universale»

Amen

~8~
Preghiera al Padre

«Padre, che nella Santa Sede


Immortale, ti celi;
sia la mia Fede
nell’Intelletto, nei Cieli.

Sia santificato il mio Cuore


come unico Regno,
nella gioia e nel dolore,
affinché del tuo Nome sia degno.

Sia fatta la Volontà dell’Amore,


Tuo quotidiano nutrimento,
-così in Cielo così in Terra!

In tutto il mio Onore


fa’ di ogni appetito un pentimento
-nel dì di pace nel dì di Guerra!

E non indurmi in tentazione


ma liberami dall’impulso animale,
terribile persecuzione
per la mia anima ribelle e universale»

Amen

Epifania del Suono

S’ode un tessuto floreale


di pigolii multi-colore
in questo bosco di primavera

e raggi incrociano
in crisalidi di Luce
il vascello magico del Suono.

Una sostanza melodica


di un’atmosfera di Sogno

... e al centro il fulgore d’una Stella


che infervora eterna
come una perla infocata che brilla
nel mare d’inverno.

-Vola, Aquila di bianca Fenice!


aurea fontana di piume sono-Io!

~9~
Versi-rime di Musica nel calice
di un’eterea gravità oscura,

materia fonica che ingloba


- e risucchia! in un vortice
i Lumi erranti di Silenzio.

Onirici boccioli
dalla sublime armonia
nell’attimo di un bagliore:

-Sarà la Spada o la Rosa


a trafiggere in dono il mio Cuore?

Anamorfosi dimensionale

Mi ritrovo ora dentro una magnifica bara


ingioiellata di Stelle preziose,

sepolto in una vasta Notte


che da troppo tempo, oramai,
oscurava i cieli della nostra solitudine terrestre:

Noi, figli d’un solo e unico Battito,


invisibile moltitudine
in balìa dell’espirare e inspirare
-incessante-
dell’Universo che vive!

Disteso, dicevo, Io-sospeso


per l’aria tra i sassi
e con le braccia incroci sul petto
sento i fievoli passi
della mortale falce lunare:

-Ecco, miei cari Fratelli!


Giunta è l’Ora!

-Ammirate l’improvviso pulsare


del fuoco terribile!

Così esorbitano in me
bianchissime iridi di rosse galassie
che vorticano inanellate

come in una mistica paralisi


di ghiaccio al Risveglio
d’un Sonno infinito…

~ 10 ~
Ma un fulmineo quesito
mi tormenta e sospende il processo:

-Dov’è il timor della Morte?

Provo allora a richiuder le palpebre,


dischiudendo le tenebre,
in attesa del Disastro finale.

-Com’è possibile aver vinto la Morte


senz’ancor aver vinto la Vita?

-Vita? O Vita!
Qualcosa che non mi accadde!

-Morte? O Morte!
Sublime gioiosa condanna
e tremenda benedizione in vita!

Adesso la voce ossessiva era svanita


e nessuno più mi poteva sentire:

Sì: non avevo timor di morire…

poich’ero già morto,


d’Amore, durante la Vita.

Epifania del Verbo

L’Albero del Cuore


invena le radici entro il Cervello
nei lampi d’un’epilessia

e una linfa preziosa,


al di qua della retina, permea d'ali
gli urli di un’Epifania
negl’interni sensi celestiali:

Ecco! I fantastici Cubi si srotolano


sciogliendosi nell’infinita Via
dei misteri musicali!

Durante la paralisi
una catarsi di segni incisi
nella mia trasparenza purificata:

la Rivelazione della mia Sfinge


improvvisa e inaspettata,

~ 11 ~
annunziatrice di enigmi
della Laringe divina e santificata!

In un Tumore di Luce
si auto-moltiplica in me
il solenne Mutismo dell’Universo

…che in arcani versi strilla


attraverso di Me
l’Arca di una salvifica Noèsia.

L’altra Genesi

I-Rituale

Negli alti Spazi assoluti


siedono egizi Bluastri Faraoni
riuniti in cerchio, risoluti!
col magico scettro sul Cielo dei Mondi.

Eoni-Custodi che si nutrono delle disperate Odi


di noi e delle nostre afflizioni,
che a ogni pianeta-esperienza
doniamo il sacrificio di cicliche crocifissioni:

nient’altro che specchi affranti


-errabondi viandanti!
angeli-stellati infranti dell’Umanità.

Incroci d’invisibili raggi


informano l’Essere intrecci di codici
con spiraliformi messaggi

e al centro di Loro la sfera-Rituale


d’un colore-illusione
che immobile ruota sull’asse dell’Impulso.

II-Arcano

In cerca di Salvezza, tra le perdute Anime


Madonna sublime! invelata di tristezza
prega e supplica in ginocchio
il grande Occhio
al sorgere della Vita;

in cerca di Salvezza, tra le pure lagrime


Madonna Lucente! rivela l’Essenza
tramite Me (ormai svanita!)
del Pensiero vivente:

~ 12 ~
«Fluidica sostanza di un magma trasparente»

…E finalmente i Vulcani esultano muti


nell’oscurità della Notte
le sfumature di una nuova Alba.

Trinità: i Tre Soli

In principio erano Tre i Soli,


anelli splendenti sospesi
ricolmi del vuoto dell’Assoluto.

Di cui al centro del Due


-Dèi Tre cerchi- Un punto-Luce:
Seme sorgente – radianza centrifuga!
dell’asse tesa d’un compasso divino.

E l’infinito ai due estremi opposti,


serpi di sibili biforcuti
da cui spire multi-sonore
m’ispirano euforismi archetipali!

Tre maschere di Dio – Benedetto tu sia!


Uno e Trino entro l’Io:
sacri Misteri della Trinosofia.

Un ciclo perpetuo incessante


vita-morte-rinascita:

il Triangolo
è l’ombra di una Piramide
che vortica su sé stessa;

un ologramma danzante
di fronte alle sfere riflesse
delle Tre lampade solari.

Aurum philosophorum

Schiudensi lo scrigno in me
e ‘l Cuor si spreme in gocce
del puro calore
dell’Oro.

~ 13 ~
Principe XVIII

Uno strano silenzio


s’inforesta in me,
nebbia d’un’antica tempesta
di cui la foschia
s’infervora statica e silente.

E ora i disseminati germogli


s’ergono rigogliosi! tutti scogli
allo schiudersi intorno
degli aurei frammenti;

neo-particelle nascenti
che impregnano, nelle quieti,
a mo’ di corolle nottilucenti,
i colori dei tramonti ultravioletti
…di cui Io mi nutro!

-Evviva! gioia sublime dei sensi


per l’Universo che vive!

-È viva! Perché più non muoia il vedersi


per le mie pupille gustative!

Perseveriamo così a sfogliar le Stelle


l’una dopo l’altra
in cerca di una fissa dimora…

dinanzi all'arcana Rivelazione di un Sole,


che ormai - Ribelle dèi Re!
e non più assopito

ha Libertà di sceglieRe
O no! se sorgeRe ogni giorno
e non più come automatico rito:

«Il punto Luce è il vertice dell’Infinito»

Nascita degl’Incogniti

I-Orgasmo

Siamo dèi semi in potenza,


princìpi vitali in cerca di una forma

-poiché la vita dispiega le sue ali


da un’invisibile semenza
d’una forza occulta che feconda!

~ 14 ~
girini di Luce d’un’Essenza
ormai dispersa, come un’onda
di sperma per una sterile proliferazione
di potenziali aborti universali.

Pulsa l’istinto di Volontà


e lo scettro marziale a spinger le creature
entro le variopinte sfere:

risorse infinite di creatività


in cui son dipinte le sfumature
-fluttuanti per l’aere-
degli aspetti dell’Io:

riserve-ricettacoli di anime future, i pianeti


…sono i testicoli di dio!

II-Nascita

Al momento dell’atto espulsivo,


lucidi cristalli di gelo
trafiggono il corpo vivo
nel pieno del suo vigore di gloria!

e le ferite, al di là del velo


lacrimano tra i mortali dolori
in versi un torrente

inruscellandosi sparsi
per gli Universi
dai pori della mia Mente.

III-Incogniti

E verrà un Tempo
dai cicli terribilmente veloci!
in cui sempre un nuovo Sole
sorgerà! per poi morire ogni giorno…

e noi esaltati dinanzi all’empio,


eroi sopravvissuti alle Croci,
unica e sola divina prole
che sorgerà! per poi morire ogni giorno…

saremo gl’Incogniti
disseminati pe’ i Templi
divenuti splendenti Luce solare

saremo noi Soli i giusti


per cui alla fine dei Tempi
Dio sarà pieno di Soli!

~ 15 ~
unici suoi figliuoli da amare…

Morte di un Poeta

Formicolii d’una magnetica corrente


di tenebra giù per le arterie,
tentacoli d’un torrente
dall’oscurità liquida di geniche materie.

Siero maledetto in una fluida


bestemmia infra-venosa!
mistero che arde sotto la pelle livida
come una pozione velenosa:

-E no, Fratelli miei, per nostra sfortuna


non è l’inchiostro tenue della Luna…

II

Il corpo trema e s’annebbia la vista


intanto che la vita residua
vibra onde - tra la nebbia - d’un antico Alchimista:

l’Anima esorbita
dal cadavere stanco
dal cadavere ucciso;

dall’Anima in orbita
un buco bianco,
un buco bianco improvviso.

III

Pulsa in me il fulgore
d’un eccesso di fiammelle

nel mio cielo interiore -dentro di me


mortali focolai! d’una varicella di Stelle.

IV

Si sfibrano e dissolvono per aria le Rose


innalzandosi tutte ali!
in concentriche spirali di nebulose

e il silenzioso profumo

~ 16 ~
- sfarfallìo multicolore -
a svanir sospeso in boccioli di Luce:

l’un sull’altro i petali


anch’essi fantasmi come fumo
a indicar il cammino che il Poeta conduce.

E Madre non disperar, ti prego


dinanzi a tanta sofferenza:

(che ne sarà di Lui?


s’ode il triplice canto dell’usignolo)

strazia questa mia carne nel dolore


in cui annego
per distillarne lo Spirito, l’Essenza

(l’aurea scala divina si dissolve e i petali


ora intorno alla corolla stellata
pervadono il Cosmo)

…unica e sola sostanza


che fonde il granito del mio Cuore

(risplende in cielo un roseto nella notte, specchio


che brilla in memoria della sua Ombra)

poiché il viso dell’ultimo battito


è quello della mia quotidiana
– ma ora eterna! meditazione.

Amen, Amen, Amen

«Il pegno che il Poeta ha da pagare per la sua Immortalità


è un’estrema sofferenza in vita»

~ 17 ~
Profezia

[Non è più tempo per noi]

Verranno a stanarci, entro le nostre dimore, col favore del vostro giubilo ed entusiasmo ci
sacrificheranno, uno dopo l'altro, dinanzi all'altare della Storia. Non è più tempo per noi.

Tra diverse generazioni cercheranno le nostre carte, sfoglieranno avidamente le nostre scartoffie e
non comprenderanno. "Dove abbiamo sbagliato stavolta?" si domanderanno, ma non otterranno
risposta. Saremo l'ennesimo libro incompreso, l'ennesima poesia non conclusa. Verremo cosparsi di
bava idolatra e appesi per i nuovi musei, come altri idoli uccisi e sacrificati dinanzi all'altare della
Storia. Non è più tempo per noi.

Verremo demonizzati e saranno gli stessi demoni a parlare attraverso di Voi. Tra le grida e gli
applausi esulterete idioti davanti alle nostre condanne, vomitando in coro le frasi di Loro. Anche gli
amici più cari e le nostre famiglie accoglieranno la sentenza finale con un semplice "se l'è andata a
cercare". Ma l'Amore per voi non cesserà, sgorgheranno allora lacrime di sangue mentre le nostre
sostanze zampillano dalle piaghe del costato trafitto. Sarà allora che ci ritireremo ancora più a Oriente
dello stesso Oriente a riparo dalla vostra follia. Non è più tempo per noi, non c'è più tempo per noi.

L’ora è giunta. Venite a prendermi!

(27/04/2021)

~ 18 ~
Antonio Gigliotti

«Riecheggiano ancora dentro di me le note della sinfonia ch’eravamo,


corde che ora vibrano forte in un concerto di nostalgia»

Bacio di me stesso, ovvero la natura del sacro fuoco

Inaspettata venne la pace


Negli esasperati deliri febbrili
Dove i sensi cadono e s’espandono
E il corpo si duole e s’infiamma
Al sopraggiungere delle solari esequie
Eucaristiche.

Lo spirito salta da visione in visione


Facendosi oracolo del fato dei gigli
Nel serpentario dedalo
D’ogni inizio e d’ogni fine,
E l’unta croce battesimale,
Con le sue promesse postume,
Perde il proprio dominio udendo
Le note sinfoniche del destino
Che bussa alla sua porta!

Inaspettata venne la pace


Nel pozzo di una pupilla fulgente
E, violati i cerulei confini
Degli orizzonti extrasensoriali,
L’ebbrezza del primo amore
Effluvia, sull’infinito nudo e febbricitante,
Annunciando la palingenesi
Della città sopravvissuta
All’eccidio psichico della nemesi
Che tanto brontola e si dispera
Per i banchetti esagonali venuti meno
Nel duraturo digiuno quaresimale
Di un cuore vivo
Al centro del deserto globulare
Colmo di innumerevoli diavoli
Assuefatti dal vino arterioso e frizzante
Sgorgante dalle corde di un violino

~ 19 ~
Suonato con veemenza nell’oltretomba.

Gli incendi terrestri,


Aulenti d’ulivo e d’alloro,
Sono stendardi per leoni imperiali:
Non ci sono discepoli
Ai loro cenacoli spogli;
Solo una fonte sacra
Sazia in silenzio,
Con versi ultraterreni,
L’imminente supplizio
Sentenziato da tre colpi di martello
Nel dormiveglia pasquale.

( ...dump, dump, dump… )

Si riversano, dalle crepe ovoidali


Del sorriso enigmatico
Della Lisa vincitrice,
Flutti purpurei dalle fragranze sensuali
Che, sovrastando le effigi zodiacali
Con bollori infernali, rigenera,
Alla terza ora diurna e notturna,
Il corpo che fu smembrato
Al centro dell’alberoverso eiaculato
Dal pennello fallico intriso
Di matriarcale piacere.

Ogni goccia s’illumina


Nelle gemme stellari,
Dapprima sparse ora ricongiunte,
Sulla corona-criniera che ruggisce
Le primordiali parole di Zarathustra,
E nel mentre, rincorrendosi
Per le orbite titaniche,
Smisurati corpi planetari rivelano
La natura divina dei semplici mortali.

L’edera s’intreccia sulle falangi


Riconciliate alle forme originali,
Il petto s’accalda
Nelle tumultuose palpitazioni
Che si susseguono ansanti
Di fulminei cromatismi gioviani,

E la vita resuscita
In un tremendo bacio,
Dalle geometrie

~ 20 ~
Simmetriche e perfette,
Al tocco delle labbra altrui,
Ovvero di se stesse:

Due amanti appartenenti


Ad un sogno mistico e lontano,
Ritornati, con la nona onda,
Sulla soglia dell'eterna primavera,
Ossia il seno ebbro e molle
Di Sophia, candida e bella.

Memorie di un messaggero errante

Ricorda per sempre


Il giorno del tuo fato mortale,
Il crosciare lunare
D'innumerevoli anime
Racchiuse nella pioggia.

L'espero del tradimento matriarcale


Il vespero smembrato nell'eccidio corporale,
E, sopra ogni cosa,
Il folle desiderio di casa:
Bruciare, più della vampa infernale
E dell'ardore solare,
Il tuo inviolabile spirito,
Oh Sofia!

La bramosia matrimoniale
Non s'affievolisce
Nel dolore dell'Incarnazione terrestre.
La mano che fu tesa come un frutto
Venne sbucciata,
Con un dolce fare vorace,
Dalle molle labbra
Di una lama carnale:

Le punte, le falangi, il dorso


Ne partirono l'incursione
E sull'umido polso oltremodo febbricitante
Indugiò, infine, solleticando
Le arborizzazioni palpitanti:
Vie inquiete di flutti rutilanti.
Avevo ancora i talari ai piedi
E la lira notturna nelle mani,
Ricordi?

~ 21 ~
Socchiusa trasognavi, quasi delirante,
Al tocco del tepore estivo,
Esasperando gli intensi aromi campestri
In effluvio dagli intrecci
Di boccoli floreali,
E, dacché ne fui vinto,
Osai elevarti sul mondo
Per la redenzione
D'ogni creatura mortale.

Conobbi il fuoco e l'acqua,


Conobbi il battere del martello
Sancendo, con la sua eco,
La materiale nascita dell'opera umana.
Conobbi il sapore del melograno,
Il purpureo succo sul collo in convulsione,
L'accordo tiepido del respiro,
Il fremito eterno,
Il proprio estasiarsi,
Il baciarsi, l'un l'altra,
Nel medesimo volto,

Eppure adoro la stagione


Che dà e quella che toglie,
E dispererò come un pazzo immondo
Se non potrò esserti completamente.

Ricorda cosa eravamo,


Cosa siamo, ora,
Nella lattiginosa fontana spiraliforme
Dell'innamorata Salmace:
Caotiche forme
Di un unico corpo.

... Un occhio al posto d'un occhio...


... Un piede al posto d'un piede...
... Un'immagine al posto d'un'immagine...

Per l'ineffabile desidero


D'amore di me stesso
Ho oltrepassato i confini dell'universo:
Ero morto ma, ecco,
Ora vivo!

~ 22 ~
La rosa del mondo

Ferma! Ferma, lascia che ti conosca


Nella nuda penombra che, profonda,
Ci avvolge con silenzi ancestrali.
Fremi ai tocchi fatali del desiderio
Che t'avvampa la pelle,
E, inerme, ti vedo socchiusa
Nell'intimo tepore estivo
D''un respiro sbocciato in una rosa,
Sposa della mano
Che, attenta, ora si posa
Sull' umido cuore del tuo seno etereo.

Lascia ch'io pianga,


Lascia ch'io pianga per la tua bellezza,
Per l'ebbrezza fresca che m'inquieta l'anima,
Per il tuo corpo che sanguina divino,
Per il vivo piacere d'estasiarsi
Che, esasperato, implora, ora,
Di essere incarnato
Nel corpo dimenticato di Dio:
Vittima primordiale
D'un infernale prigione terrestre.

Ferma sotto l'eterna pergola lattea


T'ammiro intatta sul mondo che langue
E il sangue dai tuoi petali mistici
Sgorga vigoroso trasfigurandomi.
Per la brama di vita che mi possiede,
La spada del cielo interiore compenetro
Nello stelo spinato che ansima,
Dissetandosi, vorace,
Del verace elisir iperboreo
Che gocciola purpureo sulle mie labbra.

Tesi e antitesi si sfregano,


S'intrecciano, vivono e muoiono,
Come serpi silvestri
Sul bastone del messaggero greco,
Lottando audaci per allontanarsi
Dai mendaci lembi onirici del mondo.

In questo sogno ho vagato a lungo,


Per innumerevoli secoli
Ho cercato il tuo viso,
Il paradiso d'un tuo sguardo immortale,
Perduto fra le ombre immonde

~ 23 ~
Di una lunga notte immemore.

Ti volti, ti celi,
Ti mostri e ti nascondi ancora,
Ed infine ti riveli intera,
Potente d'infinite voci sovrumane,
Sussurrandomi, a poco a poco,
Il solenne segreto
Per poterti baciare per sempre
Nella fulgida corona solare -
Memento Audere Semper:
Vivere ardentemente
E non sentire alcun male!

Il bacio cosmico del bambino

Sei venuto piangendo,


Solo e vestito di sangue.
Non conoscendo il tuo volto,
In molti si scorsero per osservarti,
Ammirarti, al di là dei confini fulgenti.
«È giunto, finalmente è giunto»
Hanno gridato: «guardatelo, guardatelo!»
Così fecero, ma, in verità,
Non ti videro affatto
Né ti conobbero,
Perché erano morti
Pur respirando.

Il seno latteo del cosmo


Ti ha nutrito di luce,
E, in segreto, sei stato nascosto
Nell’unico posto senza nome:
Il centro recondito dell’uomoverso
Disperso nelle immemori pieghe
Della mente terrestre.

Hai giocato tenendo sui palmi


Innumerevoli soli, creandone di nuovi
E distruggendone altrettanti,
E sparsi, per gli anfratti galattici,
Mondi su mondi, da te creati,
Sono stati ingravidati.

Sei venuto con un ineffabile vuoto


In cui versare lacrime di dolore,

~ 24 ~
E, nell’amore di sé stessi, urlare,
Urlare a squarciagola,
Goccia dopo goccia,

Per Il trionfo dell’estasi sull’opera morta,


Per la libertà dalla sofferenza carnale,
Per la fiamma intensa che brucia
Il cuore spinato di un Cristo
Vivo, non più crocifisso,
D’onnipotenti labbra feconde
Di profonde visioni mistiche.

Un bacio, un solo bacio


E sarò estraniato dal mondo,
Trasfigurato da me stesso,
Diverso, pur nello stesso corpo.

Bianca è la terra su cui giacciono i bambini,


Candidi i loro sorrisi immacolati.
Aspettano, tra le sacre
Radici degli alberi,
Il regno futuro di un Dio neonato
Che non sa ancora camminare,
Ma, che, con la forza del verbo,
Parla, ebbro, la lingua regale del cielo.

Magna mater: vitae, mortem et naturae

È questa carne esperta


Che, ancora una volta,
Mi tenta con i suoi segreti.
Appena scoperta nella roccia
Per la coscia si lascia avvolgere,
E mi sento cadere nella bianca tana
Delle meraviglie proprie del suo nome.

È molle la sua pelle,


Ferme le sue parole, e s’accalda
Come la prima terra informe
Al tocco delle labbra
Che, in ignea contemplazione,
Possono riconoscere
La femminea potenza di lei:
Gravida in seno
Del nettare aureo degli dèi!

~ 25 ~
È fervida di vita
Quando l’austra rosa –
Opera divina –
Le vien colta lungo il fianco iliaco.
Per questo stelo spinato
Brama d’ascendere l’anima
Col ritrovato desiderio di casa:
Sentiero acuminato
Dell’ugual natura della diurna
Cuspide fulgente.

È il dolore seducente
Che l’inquieta come una sorgente
Di sangue e di acqua –
Senza macchia ma non casta –
Un fiore d’infinite forme
Curato dalle Norne:
Le cui mani tessono coi fili
Dei destini umani.

È attraverso il suo capo,


Crocevia dell’universo,
Che è permesso di conoscere
Il più grande segreto
Rivelato al momento dell’amplesso
Mentre si dischiude la via di mezzo
Per le lattee spire
Propria di quelle dive
Delle più alte virtù della nobile arte:

“Sei tu il mio diletto,


Nello stesso mio corpo
Eppure diverso,
Sposo di ciò che un tempo
Venne incautamente maledetto.

Sei tu la mia diletta,


Nello stesso mio corpo
Eppure diversa,
Sposa anzitempo maledetta.

Sei tu, che cammini


Di mezzo al mondo,
Unito da te stesso a te stesso,
L’antico uomo
Che di rado occhio vide
Fare ritorno:

~ 26 ~
Dal capricorno giungerai
E dal cancro invece te ne andrai e
Mai sull’ombra della terra
Lascerai invano un’opera bella.

Orsù, godi presto


Di questo mio dire,
Il verbo delle lattee spire
Già è giunto
Alla sua lieta e feconda fine.”

Sulla vita e la morte

La morte non sciolga


Ciò che la vita ha unito
Né la vita perseguiti
Ciò che la morte ha consacrato.

E saprai, ancor di più,


Quanto hai amato
Quando vedrai la bellezza
In ogni esperienza
Purché la stessa non sia rinnegata,
In nome del dolore,
Per il tormento, di sicura incombenza,
Di giorni futuri già dipartiti.

E riconoscerai l’ugual valore


Della vita e della morte –
Laudato sii, mio incompreso Signore -
Il bello nella fragilità umana
E il no-me che ne è custode.

Di noi resteranno memorie


Sparse nel mulino del tempo
Ma ci ritroveremo,
Infine, oltre il ciclico divenire,
In un grande silenzio
Che significherà una gioia per sempre!

~ 27 ~
Che cosa sono?

Nulla vive invano


E nulla viene lasciato per morire,
Eppure, agli albori dell'onniscienza,
Tutto sfugge, svanendo
In innumerevoli sagome indefinite,
Dove il vuoto persiste
Nel silenzio Insensato
Di ogni opera viva
E, all'epilogo presente dei pensieri,
Resta solo una domanda senza risposta
Che inquieta, quasi indomabile,
I reconditi segreti del tempo umano:
“che cosa sono?”

Magnum Mysterium

Il ritmico canto cardiaco delle balene


Riecheggia nel limbico silenzio
Metamorfico, dove, fra due mondi,
Gli eroi si abbandonano
Al profondo bisogno liberale
Di traboccanti sofferenze caliciformi:

Nessun soccorso dalle più alte clemenze


Potrà mai redimerli d’ogni goccia
In attesa di essere spenta
Nell’esperienza condiscente
Della stessa, che, una volta bevuta,
Si trasmuta, divina,
In una fonte cristica
Di vita perpetua.

Così giaccio fra le antiche generazioni


E, memore del cavaliere arturiano
E del Re pescatore,
Non taccio come il mio predecessore,
Ma, forte d’un mio muliebre bacio,
Chiedo del calice dell’ultimo dolore –
Ciò infatti fu detto: “chiedete e vi sarà dato”.

All’epilogo malato di torbide virulenze


Mi schiudo, dall’ormai luminescente
Sepolcro cetaceo, adornato d’ecumenici
Cerchi elioconcentrici e plasmato

~ 28 ~
Per un policromatico corpo sconfinato,
Sempre, sempre amato,
Da ciò che è stato, è, e sarà:

«In verità, in verità vi dico


Il mobile, in realtà, non vive;
L’immobile, invece, non può morire»
L’incommensurabile è oltre
Ogni archetipo sferico
D’orbita ellittica,
Sul fulgido falso moto dell’eclittica,
In ogni germe misterico
Di materia e antimateria,
Ma, dacché uno sguardo cieco
Vede dove non può il mondo,
Ho penetrato la percezione
Dello spazio-tempo,

Spingendomi oltre le simmetrie cubiche


Delle leggi demiurgiche, e, così facendo,
La dodecaedrica quintessenza
Si è manifestata nella più alta rivelazione –
Ciò che sfugge alla logica conoscenza
Ma non all’onniscienza magica dell’iniziazione –
Dell’oracolo ellenico ritornato
Con il carro olimpico portatore del sole,
Che così ha parlato e così parla ancora,
Allora come ora, col vigore
Di queste mistiche parole:

“Ti avverto, chiunque tu sia.


Oh, tu! Che desideri sondare
Gli Arcani della Natura,
se non riuscirai a trovare
Dentro te stesso ciò che cerchi
Non potrai trovarlo nemmeno fuori.

Se ignori le meraviglie della tua casa,


Come pretendi di trovare altre meraviglie?
In te si trova occulto il Tesoro degli Dei.
Oh! Uomo conosci te stesso
E conoscerai l’Universo e gli Dei”

~ 29 ~
Preludio: da uomo a Cristo

Vorrei sentirti intera


Su tutta la pelle:
Un bacio intatto!
Oltre il cerchio arboreo
Di vita e di morte, racchiudimi
Nell’infinito perpetuarsi,
Tanto uomo quanto donna,
D’un’idea in travaglio
Nel taciturno fuoco terrestre
Di un sole senza nome.

Io: certezza oltre ogni cosa

Nel mondo che brucia


Della sua stessa pazzia,
Fra le trombe che annunciano,
Come in cielo così in terra,
Il preludio apocalittico;

Fra le urla, i pianti e il sangue versato;


Fra le croci, le serpi e ogni agnello immolato;

Fra la madre che langue


E il padre che geme,
Sulla terra scossa selvaggia
Dall’infernale oblio in fervore;

Sei la sola certezza,


Amore, oltre ogni cosa,
Del mio stesso Dio interiore.

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~ 30 ~
Indice
1. UNA FUGACE INTRODUZIONE di Federico Bellini .......................................................................... 1
2. BREVI CENNI BIOGRAFICI ................................................................................................................. 3
L’Origine del Suono: Musica e Creazione ........................................................................................... 4
Lapis Electrix ......................................................................................................................................... 6
Preghiera al Padre: la nascita ................................................................................................................. 8
Preghiera al Padre .................................................................................................................................. 9
Epifania del Suono ................................................................................................................................ 9
Anamorfosi dimensionale ................................................................................................................... 10
Epifania del Verbo ............................................................................................................................... 11
L’altra Genesi ....................................................................................................................................... 12
Trinità: i Tre Soli ................................................................................................................................. 13
Aurum philosophorum ....................................................................................................................... 13
Principe XVIII ..................................................................................................................................... 14
Nascita degl’Incogniti........................................................................................................................... 14
Morte di un Poeta ................................................................................................................................ 16
Profezia................................................................................................................................................. 18
Bacio di me stesso, ovvero la natura del sacro fuoco ......................................................................... 19
Memorie di un messaggero errante .................................................................................................... 21
La rosa del mondo ............................................................................................................................... 23
Il bacio cosmico del bambino ............................................................................................................. 24
Magna mater: vitae, mortem et naturae .............................................................................................. 25
Sulla vita e la morte.............................................................................................................................. 27
Che cosa sono? .................................................................................................................................... 28
Magnum Mysterium ............................................................................................................................ 28
Preludio: da uomo a Cristo ................................................................................................................. 30
Io: certezza oltre ogni cosa .................................................................................................................. 30

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