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III Settore

Giornata Mondiale della Poesia


21 Marzo 2021

Antologia di poeti metelliani

A cura di
Filomena Ugliano e Franco Bruno Vitolo
Pubblicazione del
III Settore del Comune di Cava de’ Tirreni
Dirigente Dott. Romeo Nesi
Funzionario P.O. Sig. Matteo Fasano

Ideazione:
Annamaria Armenante

A cura di
Filomena Ugliano e Franco Bruno Vitolo

Collaborazione grafica
Gaetano Guida

Copyright marzo 2021


by Comune di Cava de’ Tirreni
Ogni riproduzione è severamente vietata
La poesia, anticorpo dell’anima

I n questi tempi così dolorosi e carichi di precarietà e di


timori del futuro, la poesia è un vero e proprio anticorpo
dell’anima, un antidoto rispetto allo smarrimento ed al
grigiore che in certi momenti si diffondono ancora più
velocemente del contagio.
Questa terza edizione de “I versi della Giara”, lo confesso,
mi regala un liberatorio respiro in un tempo di apnea
continua, dovuto ad un anno terribile nell’affrontare
un’emergenza sanitaria che ci sta attaccando non solo il
corpo ma anche l’anima.
E sono felice, me lo si conceda, per la soddisfazione di
aver visto nascere questa bella iniziativa nei primi tempi
del mio Sindacato, promossa da Annamaria Armenante,
alla quale va il merito anche della brillante idea di far
collocare nell’Aula del Consiglio Comunale la Giara per
la raccolta delle poesie di autori di ogni età e provenienza.
Poi dalle “storiche anime” della Biblioteca Comunale,
Filomena Ugliano e Federica Clarizia, e da quella
dell’amico Franco Bruno Vitolo, motore di cultura
cittadina, l’idea si concretizzò in produzione cartacea,
presentata nella Sala del Consiglio nel corso di
un’indimenticabile manifestazione. E poi, grazie
all’azione puntuale dei fondatori, all’aggiunta di perle

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preziose come Gaetano Guida ed al sostegno concreto
degli Assessori Lorena Iuliano e Armando Lamberti, di
Dirigenti come il dott. Romeo Nesi, del funzionario
alla Pubblica Istruzione e Biblioteca Matteo Fasano,
del Direttore della biblioteca Antonio Senatore, si è
radicata nel tempo ed ha generato da sé anche un volume
informatico ed una videogiara. Una sinergia totale di cui
sono grato e che mi inorgoglisce profondamente.
Sono poi felice della Giara 2021 sia come cittadino che
come persona, perché sapere della promozione di varchi
emozionali e culturali in tempi di emozioni soffocate e
di cultura emarginata è una consolazione ed anche uno
stimolo all’empatia ed alla ricerca interiore: piccoli ma
importanti raggi di sole per riscaldare l’acqua gelida che
ci avvolge.
Insomma, anche se la primavera è più sul calendario che
nella vita quotidiana, questa nostra celebrazione della
Giornata Mondiale della Poesia nel fatidico 21 marzo è
una finestra verso la “Primavera dentro”. Una primavera
che fiorirà definitivamente solo nei mesi attesi della
“liberazione”. Ma allora, grazie anche alla Poesia, ci
andremo con il cuore finalmente leggero.

Vincenzo Servalli
Sindaco di Cava de’ Tirreni

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Il Saluto dell’Assessore
all’Istruzione

G razie a ”I versi della Giara”, e all’ideatrice dell’evento,


dott.ssa Annamaria Armenante, anche quest’anno,
il 21 Marzo, il Comune di Cava de’Tirreni celebrerà la
Giornata Mondiale della Poesia per apprezzare e sostenere
i poeti di tutto il mondo e la poesia in quanto forma d’arte.
Il mio augurio ai partecipanti è che la loro passione per la
scrittura e per la poesia li aiuti a guardare il mondo con
occhi diversi per poter affrontare nel modo migliore le
avversità che stiamo attraversando in questo particolare
momento storico.

Lorena Iuliano
Assessore all’Istruzione

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La Primavera dentro

N on uccidete la speranza! È il grido di sempre di


Papa Francesco, ma mai attuale come ora, in cui
le ondate della pandemia e i muri che si ergono ad ogni
ondata reclamano con forza l’apertura di varchi.
In questi giorni di angosce nuove e ondivaghe speranze un
varco importante, invisibile come il virus ma più incisivo
e gradito, può essere rappresentato proprio dalla Poesia,
che il 21 marzo non mancherà di celebrare la sua giornata
in tutto il mondo e di fare capolino come piccolo raggio di
sole nelle oscurità di tante anime sofferenti. Non porterà la
guarigione dei corpi, ma sarà comunque una significativa
“medicina doloris”, permettendo la comunicazione dei
cuori in un abbraccio ideale tra tutte le persone sensibili
di buona volontà. Un segno, insomma, di quelli che
raccolgono energie per combattere altre battaglie, così
come fu un segno l’indimenticabile camminata di Papa
Francesco in una Piazza San Pietro mai così vuota e mai
così piena.
In questo panorama di ampio respiro, brilla di luce
propria l’iniziativa del Comune di Cava di raccogliere in
una giara, reale e/o ideale, i versi di poeti di ogni età,
del territorio e non solo, nata tre anni fa per iniziativa
della nostra sempre fantasiosa Annamaria Armenante

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e che io come Assessore alla Cultura ho subito raccolto
con assoluto entusiasmo. Pur in un tempo molto breve la
nostra giara si è radicata, ha assunto una sua continuità
e “necessità” e si è anche multimediatizzata, sul web, in
cartaceo, in videorecitazioni. Ne sono contento e fiero e
ringrazio con un abbraccio coloro che hanno contribuito
e contribuiscono alla realizzazione.
Grazie a loro, ed ai tanti poeti che hanno donato i loro
versi dell’anima, le continue e inevitabili chiusure di questi
tempi hanno trovato varchi importanti. Grazie a loro,
pur dalle variegate celle che ci separano dalla normalità,
possiamo assaporare il profumo della primavera dentro.
Un piccolo grande contributo per non uccidere la speranza
e aspettare con un sorriso in più le future “primavere
fuori”.

Armando Lamberti
Assessore alla Cultura

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Il Saluto dell’Ideatrice

T erza primavera! Per noi Alda Merini compie tre anni!


Il vaso che accoglie l’animo di tanti poeti, l’intimo
che si svela e si regala.
Non vi è differenza di età, di genere, di razza, uomini che
si donano semplicemente.
Grazie all’Amministrazione Comunale, all’incredibile
dottoressa Ugliano per averci creduto.

Annamaria Armenante
Ideatrice della “Giara”

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POESIE IN LINGUA ITALIANA

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Quei cieli azzurrati

Dedicata a Teresa, amica e collega scomparsa quattro anni fa, nel


ricordo del tempo in cui insegnavamo a Padula e lì dimoravamo
insieme con altre due colleghe.

Freddi mattini d’inverno


mi riportano a te.
Le persiane della casa di fronte
copiano quelle delle nostre stanze
aperte sui cieli azzurrati
del paese incantato
perché era lì il nostro sogno
di giovani donne
affamate d’infinito.
Su quei monti
prendevano forma gli amori
si coloravano i versi
protesi alla gloria.
Non volevamo restare nel chiuso
di un mondo banale.
Fasci di luce attendevamo
sulle nostre strade.
E poi di sera la chitarra
intesseva melodie di favole
mentre la notte silente
placava l’ansia dell’attesa.
Il mattino era un cicaleccio di commenti
ed era bello sentire

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le nostre voci
tra l’aroma del caffè
e le prime voci del giorno.

Maria Alfonsina Accarino

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Montagna

Nelle grandi braccia


della montagna
abbandonarmi vorrei,
riposare
e stare così
a contemplare
il cielo
che mi guarda.

Giovanna Alfano

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La Primavera mi ha portato in dono la vita

Intriso da un sottile sorriso


il respiro si lascia accarezzare
nel mesto vento che già popola la via
in quel piccolo angolo,
ospitale e sincero,
di un cielo che ancor incerto
si consola al primo sole.

Uno sprazzo di luce


richiama il cinguettio lungo il viale,
orchestra il suo rientro
tra fiori e calle
per dare addio al cupo inverno,
piange ancora i giorni dolenti
il tempo che vanamente si lamenta.

I suoi colori, debolmente fiochi,


s’accendono camminando,
crescendo nei giorni delle spighe e grano.
Come anni che passano impetuosi e strani
rincuora il cuore di tante primavere lontane,
quella amata…
la primavera che in dono mi ha portato la vita.

Marisa Annunziata

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Intolleranza

L’affanno del petto


ti stringe la gola,
non vuoi più rumore
e vorresti scappare.
Fatica ti costa…
E dolore…
di essere oppressa
nella mente e nel cuore.
Così ti avvicini
con gesti veloci
a piccole gocce
e ti prendi il riposo.
La mente lo chiede
e il corpo lo sente,
però non sei quella
che ride e che corre.
Domani verrà e lo stesso sarà.
E arriva quell’ora in cui più non c’è
la calma del cuore
che rallenta la mente.
E una nuova lotta
sarà tra due donne
chi vive
e chi muore.

Lucia Antico

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Fili d’aria

Sonno insonne
sveglia
risuonano passi di ombre.
Mossa da fili d’aria
affido corone di pietre
di sabbia a voci silenziose.
Zitta muta
svuoto i pensieri.
Riempio me stessa
di sagome asciutte.
Attendo albe future
per vagare incontro
a radici antiche.
Avi camminano
battono strade sconosciute.
Inseguo seguo
per abbracciare
corpi non corpi.
Il sonno mi sveglia.
Incontri di abbracci!

Annamaria Apicella

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Sarteano

Sarteano
è puro distillato
di sali
umori di terra
questo buio
ha l’odore
della notte
siamo cento
e più
con me soli
dove il pasto
ha l’odore
dell’uva
stanze
spiate a vista
da gatti
bigi.

Annamaria Armenante

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114 bpm

Il mio corpo l’ha sempre saputo prima di me,


cercava di ribellarsi e a volte ci riusciva,
stavo male: fame d’aria.
La voce tremolante assieme alle gambe che
sembrano colonne in preda ad un terremoto,
il fiato si spezza, e il cuore batte forte.
Ti sentivo dappertutto, non c’è stato un solo
angolo del mio corpo che non ti conosceva;
ogni arteria, osso e organo sapeva il tuo nome,
ma io reprimevo tutto per cercare di salvaguardare
ogni singola parte di me. E più cercavo di salvarmi,
più mi logoravo dentro e più mi allontanavo.
Sono sempre stata in fuga da situazioni
che potessero risvegliare la mia vulnerabilità,
e la mia fragilità; quelle situazioni che farebbero
crollare immediatamente tutte le difese che
ho costruito minuziosamente negli anni,
ma quando sono con te le mie difese si abbassano,
sono scoperta, gioco a cuore nudo, nessun muro a
far da scudo, solo io col cuore in mano, e perdo sempre,
tutto sfugge al mio controllo.
Oggi capisco che, più che dalle situazioni,
sono sempre stata in fuga da me e da tutte
quelle mie sfaccettature che tentavo di sopprimere,
ma che tu inevitabilmente e inconsapevolmente portavi a galla.

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E anche quando ero distante e magari capitava di pensarti,
il mio cuore non esitava a ricordarmelo: 114 battiti per minuto.

Morena Avella

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Solitudini incrociate

Solitudini incrociate
tra il 19 orizzontale
e il 61 verticale
sepolte ieri
a pareggio
oggi sono fiori
e rare farfalle
ne godono
l’eternità
di
un
giorno.

Bivio

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Non so cosa sia la Poesia

Non so cosa sia la Poesia


se sia fatta di parole rime versi
o da note melodie assoli
se venga da mondi lontanissimi
o dal profondo dell’essere
se sia lampo dell’essere
o propaggine dello spirito.
Non so cosa sia la Poesia
chi fu il primo cantore
e quanti ne verranno ancora
se sia trasportata dal vento
come le foglie ingiallite in autunno,
l’arbusto martoriato dalla gelida tramontana,
o aleggi leggera con lo zefiro di agosto.
Non so se sia tormento o balsamo
ambizione negligenza o gaudio.
Non so cosa sia la Poesia
forse un’arpia che il sonno tiranneggia
o la compagna consolatrice nelle notti di tempesta.
Non so se scenda dal cielo o sgorghi dalla terra
se sia manna preziosa o inutile facezia
peso fardello o giuoco.
Non so cosa sia la Poesia
genio talento o virtù
espiazione o beatitudine.
Non so, forse rabbia delusione disperazione

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oppure linimento al dolore
se sia condotta dagli angeli
oppure sia orfana dei demoni
se sia salvezza o dannazione
vivere o morire.
Non so cosa sia la Poesia
non chiedetemelo.
Non voglio saperlo.

Mirella Costabile

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Riflesso d’inquietudine

Fui sono e sarò


riflesso d’inquietudine
del mondo.
Essenza, filigrana, impronta,
graffio di stella.

Ricamo d’anima
pronto al baratto
per amuleti
di seta
sulla pelle.

Animo esausto
nel caos dei sensi,
sogno di
vita autentica
sottratto.

Nota scordata
del canto di
domani
in questo viaggio
di andata e ritorno.

Lucia Criscuolo

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Tutto passa

Il 2020 fu l’anno dei tormenti.


Dall’oggi al domani
fummo travolti da uno tsunami.
“A casa dovete restare!!!”
E tutte le nostre attività fummo costretti ad abbandonare,
la libertà diventò un ricordo sbiadito
ed un abbraccio
un contatto ormai finito.
Solo gli occhi potevamo mostrare
e tosse e starnuti erano da evitare.
Fu un tempo di noia e paura.
Tutti rinchiusi tra le nostre quattro mura.
E un po’ per noia
e un po’ per esorcizzare
diventammo tutti bravi a cucinare.
Profumavamo di disinfettante ed amuchina
e non si usciva senza mascherina.
Come dei bimbi
la temperatura ci dovevano misurare
altrimenti nessun luogo potevamo varcare.
Per fortuna che è passata questa calamità
ed ho ripreso la mia libertà
adesso tutti vi voglio abbracciare
perché il brutto sogno è finito
e bisogna ricominciare.

Carmen Cuomo

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La terra e il fiore

Quel pomeriggio pensavo a te


mentre riposavo la stanchezza
ti vidi nei sentieri polverosi
col verde vigoroso intorno
alberi simili a guardiani
ti facevano scorta ai lati
nel terreno che circondava casa
curavi con amore ciò che vi nutriva,
avevate solo quello, dicevi,
e le mura ingrigite
delle vecchie stanze
una nell’altra in fila
difficile celarsi
eppure la tua era una giungla.
Ti vidi felice di ritorno
intento a riordinare
spostare abiti polverosi
e la tenda alla finestra,
poggiare sul davanzale un fiore
mentre mi aspettavi.
Quel pomeriggio
mentre ti pensavo
volevo essere quel punto alla finestra
che aspettavi.

Teresa D’Amico

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Cielo

Il cielo
si dipinge di tanti colori
lungo il cammino commosso del cosmo.

Il cielo
si riveste di mille colori
che investono l’atmosfera dell’universo.

Il cielo
si adorna di colori
un po’ grigi un po’ azzurri
che ricoprono l’intera umanità.

Il nero del cielo


si colma di piccole stelle
quando la serenità
si rispecchia negli occhi miei.

Lolita D’Arienzo

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Tra me e te…

La distanza abbandona le nostre anime


ci avvicina e ci allontana
non teme le nostre sofferenze
forse la distanza non fa la differenza. O forse no?

La paura si attorciglia lentamente al cuore,


il respiro soffoca il silenzio,
le lacrime bagnano il viso,
il loro sapore sa di amaro,
di chi ha combattuto e combatte per non lasciarsi andare.

Le parole perdono sostanza


e fanno male…
Ci sfiorano ma non ci rapiscono.

Elisa Di Domenico

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Notturno

Ho lasciato il mio cuore in un angolo,


ingiallito dal tempo come una foto sbiadita
da ricordi lontani e confusi.
Una parte di me non è mai andata via,
ha continuato ad aspettare
ed è rimasta con te.
Catene invisibili trattengono
uno spirito irrequieto e incompreso
di cui avverto il disperato vagabondare,
come fiamma ardente che si agita nell’oscurità
ho ascoltato il tuo canto notturno,
antica melodia dai risvolti inattesi.
Ho scrutato nel cielo suggestive costellazioni
che tracciano profili di passate divinità,
di mitici eroi, di amori eterni,
di destini in tumulto che si sfiorano
e si scontrano in una danza senza fine,
desideri irraggiungibili, così belli da ammirare
e così difficili da realizzare.
E poi ti accorgi che tutto cambia,
si trasforma inesorabilmente,
anche se non vuoi,
e si resta qui, soli, a guardare.

Rossella Di Lascio

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Tale e quale

Tra molti anni se fossi tale e quale


non avrei timore di essere diverso
se rimanessi come adesso.
Sarebbe un vanto avere il corpo
intatto, mi sentirei tanto forte
senza avvertire l’urlo della morte.
Non guarderei la foto del passato
rimarrei precisamente tale e quale
in questo momento pizzicato.
Il mio volto sarebbe come adesso
troverei il tempo uguale a se stesso
sarei eterno senza paura di morire
come coloro che non sanno soffrire.
A pensarci bene in fondo non voglio
niente di tutto questo perché così
facendo brucerei la mia anima.
Allora posso anche non sperare
di essere in futuro tale e quale,
insomma certo non avrò torto
quando conterò le rughe sul mio corpo.

Antonio Di Riso

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Veglia perenne

Uomo, cosa sai? Niente.


Uomo, cosa sei? Niente.

Un pugno di fango ed un sospiro,


una manciata di sogni e battiti
e un bacio mai dato.
O almeno non ancora...

E io ho trasformato le mie notti


in una veglia perenne
a sospirare il tuo nome,
ad insegnare alle mute pareti
a farlo risuonare
nella mia solitudine.

Amore

Alfonso Maria Di Somma

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Oggi sembra un oggi senza domani

Oggi sembra un oggi senza domani


fine di un brutto sogno
di un brutto giorno
di una brutta lunga notte

oggi sembra un oggi con un domani


di morta speranza
terra di egoici demoni
stupidi

Domani
risvegliarsi sarà
inventare sensibilità nuove
esistere sarà resistere
assistere la rinascita di Dio
Dio dei poveri
Dio dei lavoratori
degli indaffarati
dei diseredati
dio dei reietti
dei diversi
dei redenti

Dio degli indifesi

Fiorello Doglia
(Dalla raccolta Un autunno un inverno - 42/43)

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8 marzo

Baci, abbracci, rose


piccoli dolci attimi
e sorprese.
E domani?
Tutto questo ci sarà?
Per quanto vivrà questa fiamma?
Per quanto, ancora,
sentirò delle carezze sfiorarmi?
Per quanto sussurrerai
tenere parole alle mie orecchie, senza urlare?
Solo per un giorno,
o forse meno,
domani tutto ritornerà come prima.
Schiaffi, urla, spinte, calci, umiliazioni,
e immortale
sarà di nuovo il mio silenzio.
Questo:
ciò che accadrà domani,
di nuovo.

Pasqualina Fariello
(Tredici anni, studentessa)

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Il posto dove potrai sempre ritornare

Il posto dove potrai sempre ritornare è qui…


la mia anima ti appartiene. E tu appartieni a me.
I tuoi gesti, i tuoi sorrisi,
le tue espressioni, in tutto quello che fai
rivedo me. Bambina…
E guardandoti continuo a sognare,
a sognare, a sognare.
Ti osservo e ti assaporo come
un dolce frutto, il più prezioso…
Sarò il tuo albero e ti darò riparo
nei giorni di pioggia, e ti darò
frescura nei giorni caldi…
E sarò il tuo sole illuminando
la tua strada, e darò calore
alla tua essenza.
Sarò l’acqua per la tua sete di sapere.
Sarò il cielo dove potrai volare.
Sarò tutto quello che ti occorre per sentirti libero.
Perché ciò che siamo e ci lega è incancellabile.
Io sono tua madre e
tu mio figlio.

Chiara Ferrara

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Notturno di periferia

È calata la notte.
Alberi e cespugli
nascondono le strade.
Figure misteriose a incastro
aprono gli occhi a spiare,
a rubare segreti.
Una falce di luna
veste d’argento i sassi.
Quel semplice panorama di periferia
accende i ricordi
e trasmette serenità.
Silenzioso giunge un treno
sul quale salgo.
Sogno e realtà…
mentre un altro granello
di vita
va.

Rosalba Fieramosca

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La verità

Chi mai sa cosa è la verità


quando a noi non si rivela
anche se gli chiedi per pietà
ancor più se ognor si cela?
Quali pensieri son nascosti
nelle alme de’ la gente,
pur se metti gli avamposti,
è d’un limite la nostra mente.
Chi mai conosce il suo cammino
anche se pur siasi scienziato,
d’ignoranza è il suo destino
sentirsi qual creanza del creato?
Chi vantarsi d’esser grande
con il titolo di scienza,
pel nulla vale d’ognor astante,
se mancanza è la sapienza?!
Certamente è un gran valore
sol per chi la verità declama,
se di amar donarsi è amore
e col cuor d’amor si ama.

Pinuccio Galdo Porpora

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Oh, mare

Oh, mare, la tua bellezza


porta via la mia tristezza
trasportata dall’amico vento
attraverso il firmamento.

Oh mare blu,
di sera splendi ancora di più.
Sembri una luminosa stella
che volteggia come una donzella
trasformando la realtà vissuta
in una splendida veduta.

Sogno infiniti cieli


e la libertà di ieri.
Perdendomi nella fantasia
riesco a trovare l’allegria.

Serena Luciano
(Undici anni, studentessa)

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cp #2

astenersi amatori
organi nudi
corpi stanchi.
dagli all’untore
dello slinguazzamento.
non è un mondo per me.
proprio adesso
che avevo iniziato a divertirmi
proprio ora che cominciavo a salutare
baciare
abbracciare.
creiamo gli anticorpi:
prima, le protezioni:
preservativi da labbra
per limonare in sicurezza;
raccoglitori di saliva
per baci appassionati.

da che parte vogliamo stare?


di qua o di là dalla balconata?
parliamo da lontano.
salutiamo a distanza.
io propongo i pugni chiusi.
forse demodé, ma è tutto ciò che rimane:
resistere
al virus e alla paura
ai tagli alla sanità

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alle scuole chiuse
alle pance piene.
alle risate private
dagli aiuti di stato.

Mariano Mastuccino

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Cammina, Pietro, cammina!

Ai tempi del Coronavirus - Venerdì 27 marzo 2020


ore 18 - Preghiera universale in diretta TV con il Papa

Ore diciotto.
La rete è connessa.
La terra è sconnessa.
Un vento sinistro la fa girare
come pallone lanciato nel vuoto.
Cade su un letto di fiori.
La primavera è da sola quest’anno.
Da sola respira profumi intensi
e sfoggia nitidi colori pastello.
Da solo tu cammini, uomo vestito di bianco.
Grande condottiero, senza spada.
Nuovo Mosè, senza un bastone.
Vuoi ordinare al mare di tacere.
Passo lento, stentato, zoppicante, deciso.
Tieni l’umanità intera
racchiusa in una tua lacrima.
Ci prostriamo con te davanti alla Croce.
Nei tuoi occhi il nostro sguardo.
Vuoi imbrigliare nel tuo mantello
i venti di ponente e quelli di levante.
Vuoi trattenere nel bianco tuo vestito
il candore di noi, fanciullini smarriti.
Con le chiavi che tu sai possedere
apri nuove stanze per incontri rinnovati

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nuovi palazzi per regnanti illuminati
nuovi orizzonti per sognatori alati.
È per te la più chiara delle nostre lacrime,
ché l’oceano non straripi
e orizzonti limpidi e lucenti si offrano,
nell’attesa nuova dell’arcobaleno.

Luisa Mazzanti

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La mia Primavera

La mia Primavera era il profumo


delle rose e delle viole nell’aiuola.
La mia Primavera era il sussurro
delle api sui fiori; era il canto del vento,
la prima stella nel cielo e un sorriso di luna
foriero di notti incantate.

La mia Primavera era un ramo fiorito:


promessa di frutti succosi,
campi di tenero grano, papaveri rossi
e distese di prati odorosi.

La mia Primavera era la lucciola


e il canto del grillo nelle notti incantate.
La pioggia d’argento, le nubi leggere,
il giorno più lungo e il sole più caldo.

La mia Primavera è il ricordo lontano


di quando mia madre mi teneva per mano
dei giorni passati tra i banchi di scuola,
dei voli del cuore e del mio primo amore.

Antonietta Memoli

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Mi incanti danzando

Tu donzella balli leggera come una farfalla,


ti guardo e mi emoziono nel vedere tanta perfezione
ad ogni movimento piovono cuori e fiori,
che qui intorno sta diventando tutto un gioco di colori.
Sei la creatura di questo creato che ho tanto amato.

Laura Mirra

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Sguardi nascosti

Incrociando uno sguardo.


Due occhi sembran parlare senza dir niente.
Tante parole non dette, abbracci non dati,
segreti che rimangono dentro di noi.

Matteo Monetta

42
Riceverai lettere vuote

Riceverai lettere vuote


perché tu possa avere il tempo di riflettere
sui nostri meravigliosi silenzi.

Antonio Monte

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Fratelli tutti…

Un lupo all’agnello:
“Lo sai che siam fratelli?
Lo canta pur l’uccello
dai merli dei castelli”.
“Questa è proprio bella!
Chi compra le mie pelli
saprà questa novella
che ora siam fratelli?”
“Ma sei proprio rapa…
Non leggi il giornale?
L’ha detto pure il Papa,
e tutti al Quirinale”.
“Perché allor ti butti
e sbrani pecorelle,
non siam fratelli tutti
i lupi e le agnelle?”
“Sei proprio miscredente!
Non c’è più religione!
Se non cambi mente
sarai un bel boccone.”
È bastato un niente
per mutare il pelo!
La pecora innocente
è volata in Cielo.
“Altro che fratelli!
Predicate pure…

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Ma qui son coltelli,
e un’affilata scure.”
Beeeee!…

Biagio Napolano

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Batuffoli di vita

Ora il dio Denaro vince e sogghigna


corrode il ventre delle rocce
brucia in roghi di paglia
sorrisi di acqua sorgiva
offusca gli orizzonti tersi
nell’ora che i primi albori
annunciano spasimi di vita
nell’ora che il sole dall’alto
ristora le fibre dell’anima
nell’ora che gli ultimi raggi
disegnano nel cielo
colori di speranza.

Ora la Terra striscia ai nostri piedi


l’aria si tinge di paura
e tu, Natura, ti inchini sorniona
e osservi il fiume dorato
lurido di lucide infiorescenze
mentre un lezzo indelebile sussurra
favole di antiche primavere
ai rami in dormiveglia
allineati sull’argine
senz’angoli d’ombra.
Mite si lascia guardare
il sole meridiano
opaco in un cielo di perla.

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Ora sul ponte degli incontri
non passano sogni d’amanti
e i ratti in concerti di barattoli
danzano su piste di plastica.
Applaude un bimbo al millepiedi
che valica foglie morte
sui binari di steli appassiti:
se un giorno avrà i miei anni
gli mancheranno memorie di verde
ali di farfalle al sole di maggio
voli di rondini in cieli d’azzurro,
gli mancheranno le voci dei nidi
batuffoli di vita tra le fronde.

Emanuele Occhipinti

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Ritorno

Evadere dal mondo reale


verso una meta sconfinata
in cerca delle memorie
delle stagioni di vita

ove potersi ritrovare


per sentire i battiti del cuore
e il suo tamburellare
deliziare l’animo

complice l’atmosfera
agitata soffusa dominata
dal rosso tramonto
caldo e avvolgente.

Ritornare poi
colmi di felicità.

Elena Ostrica

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Zone d’ombra

Giorni di cartapesta
ai bordi
del marciapiede.
Cuore sullo scaffale
e mente in tasca.
Inettitudine.
Questa landa
d’eterna incertezza
è anestesia totale.
Che viscido presente!
Il tempo passa
senza passare
su una sedia a dondolo
ricamata di bugie.
Quanti minuti anonimi
vestiti di speranza?
Il sole non lo sa:
tramonta lo stesso.
È giorno.
È notte.
È domani.
Ancora un giro di giostra?!

Oriana Palumbo

49
Notte

Di notte tutto tace,


tutto s’acquieta,
gli animi trovano rifugio
tra le ombre
di questa stanza.
Pallida una luce
traballa;
lasciando il fruscio
del suo calore.
Gli occhi ormai stanchi
calano la palpebra
per riaprirli
a un nuovo giorno.

Rita Pepe

50
Rifugio

Sempre più schivo


mi allontano dalla vita
da questo mondo di falsi sorrisi.
Vorrei scomparire
in qualche abbandonata caverna
lontano dal male
dagli sguardi pungenti.
Accarezzare con gioia
il pianto di un bimbo
al chiaror della luna
di un’antica lanterna.

Vittorio Pesca

51
Amore sublime

Eri solo un pensiero,


un’idea nascosta nelle pieghe del mio vivere.
Eri già dentro di me ed io non lo sapevo.
Il mio grembo, la tua dimora sicura.
Il mio essere si sta fondendo col tuo,
le mie cellule sono le tue,
il mio respiro... il tuo...
le mie più recondite sensazioni vibrano in te.
Le mie emozioni si ripercuotono e risuonano
nella tua piccola mente.
Viviamo in una simbiosi perfetta,
in un’armonia ancestrale
ed innata è l’esperienza più esaltante,
complessa e completa che una donna possa vivere.
Un privilegio e un dono
che purtroppo non è concesso a tante.
Ti guardo e non riesco a credere a questo miracolo.
Sei il pensiero incarnato,
sei l’ idea realizzata.
Sei l’amore che diventa vita,
un amore... un amore...
il più puro, innocente e straordinario,
come straordinario sei tu,
figlio amato,
in te il mio amore si perpetuerà e travalicherà il tempo,
lo spazio, l’infinito.

52
Tu sei la più dolce e tenera poesia,
il tuo pianto la più commovente sinfonia,
tu sei la mia ragione di vita,
la mia forza, il coraggio di ogni giorno,
si... il coraggio per respirare e attraversare questo mondo,
dove si è persa l’essenza dell’esistenza,
che ritrovo solo nella tua insostituibile presenza.

Anna Pisapia

53
Mare di notte invernale

Impetuoso amante dell’arenile


ti lasci andare a languide carezze
laddove incontri la morbida sabbia.

Agli scogli pungenti e rudi


lanci spruzzi di rabbia
da amante respinto
e schiumante ti senti tradito.

Dell’amico vento non fai mistero


e ti gonfi e t’innalzi ad ascoltare
i suoi gelidi sussurri.

La pace estiva ti ha abbandonato


ed ora inghiotti avido i frutti della vita
per restituirli di poi marciti
e regali pentito la tua voce
alle conchiglie messaggere.

Antonio Pisapia

54
E io scrissi

Scrissi di un libro
che avevo letto in un sogno
sembrava così reale
passava dall’inferno al paradiso
fra momenti millesimali di rabbia
e altri di gratitudine per i lampi di gioia.
Scrissi del cuore
che vedeva fiori e farfalle
volteggiare anche su prati di letame.
Scrissi dell’infinita stanchezza
e dei silenzi soffocati
di delusione
di insofferenza e insoddisfazione.
Scrissi di quel sogno
che risuonava come rumore assordante
in un giorno in cui si desiderava pace
e invece cadevano lacrime.

Giovanna Rispoli

55
Prima dell’alba

Panacea dell’ora più buia


è il rosso purpureo
di terra indiana
che ti precede e ti connota.
Oh luna piena!
Dopo che gli angeli
ti incipriano le gote
e tinteggiano l’aura,
calchi le scene
del tuo teatro.
Tu, “star” celestiale,
nel periodo di piena
ci allieti il core,
concedi agli ominidi
leggerezza nell’animo,
sollievo sei per lo spirito.
Tu, risorsa inesauribile di luce,
ti doni nell’ora più buia
che per noi sempre viene
prima dell’alba.

Luigia Rotolo

56
Là dove l’arcobaleno

Là dove l’arcobaleno
albeggia,
là dove i sogni
diventano realtà.
Là dove il finito
diventa Infinito
c’è un luogo
incontaminato
sottile
brillante
come lamine
d’oro.
In esso tutto
è magia
è amore
è felicità.
Un luogo intangibile
in cui emergono diamanti
e pietre preziose
tra sabbie
color zafferano
e mare color lapislazzuli.
Un luogo
insito in ognuno,
nascosto
inaccessibile,
rosso come il rubino,

57
piccolo come uno scrigno,
delicato come un orologio:
il cuore.

Rosanna Rotolo

58
Le due Radici
Ho avuto la fortuna di avere due “Radici”: quella pugliese, sono nata
in Andria, e quella campana, sono vissuta a Cava dei Tirreni.

Teresa Rotolo

59
Il mio piccolo cuore

In memoria del caro Natalino Sala, il “professore delle poesie” di Erba


(Como), scomparso il 3 febbraio scorso pochi mesi dopo aver pubblicato
una raccolta di liriche giovanili, scritte oltre sessant’anni fa, dal titolo
“Ore d’attesa”, da cui sono tratti questi versi, raffinati e struggenti.

… e ora lo vedo il mio piccolo cuore,


straniato dalle forme della terra,
librarsi trepidando col suo palpito
sopra quell’ala sospesa nell’aria
che, nel suo lento giro,
si perde solitaria
nel nulla dell’ultima nebbia,
che fonde, davanti al mio sguardo,
i monti
nell’indistinto colore del cielo…
… così,
rimane proteso lassù
ad inseguire sempre
l’infinito suo sogno irraggiungibile,
nello struggente conforto di un pianto,
che l’ansia
e una dolcezza flebile gl’infondono.

Natalino Sala

60
Dove l’anima si radica

Dalla Metellia valle


s’inerpica e sale
lo spirito del cavese,
per pendenti passi
fin su
alla memoria del suo paese.

È il Castagneto col suo rione


ad aprir la via del santo,
al tiglio sornione
veglia il martire Cesareo.

A levar le pene per questa via


è il sorriso aureo
dell’Avvocata, dolce Vergine Maria
del crinale dei Lattari ella s’incorona.

Alla meta giunse Urbano


a testa prona dal ripido pendio,
con le mani chiuse sulla sacra pietra
egli ne fece trono fiero.

Ne regge la roccia
il sacro altare
e che ognuno taccia
al santo che appare.

61
Benedetto alla Badia
governa la valle e disseta il viandante,
distilla sorgiva dal colle
nella brezza zampilla la Frestola.

Prega e lavora!
È questo il messaggio
che ogni cavese
ha nel proprio retaggio.

Antonio Salsano

62
Ceneri d’amore

Dedicata ad un uomo meraviglioso, una delle prime vittime del covid


nel marzo 2020 a Cava de’ Tirreni.
Dedicata a Mimì Angrisani, per non dimenticarlo mai perché è sempre
lì... nel cuore di chi lo ama.

Un malvagio che lento distrugge,


nemico invisibile e perpetuo.
Un cuore che perde l’amore
privato di pianger il corpo
privato di regger la mano
e sentire ancora attimi di calore.
Un cuore s’adduce nel Tempio d’addio,
adito ad accarezzar solo, di legno, un involucro,
profana parole per esser vedute.
Lenta si innalza la porta del fuoco
lento varca l’entrata...
... Ceneri d’amore
per un’anima che giunge a Dio
per un’anima che ferma continuerà ad esserci
per un’anima che non conoscerà più abbandoni.

Mariarosaria Salsano

63
La luna piena

La luna piena
affoga nell’acqua densa e scura.
Disegna a piacere
una corsia d’ambra.
Le vecchie scale di legno
sotto i miei passi
invano gemono.
La scia della luna
sconfina all’interno e ogni cosa
inonda di un liquido arancio.
Entro anch’io nel cono di luce
che si tuffa dall’immensa conchiglia.
Mi affaccio nel buio.
Un forte profumo
di mare, di mirto, di elicriso
mi sorprende.
Nessuna brezza
increspa le placide onde.
D’un tratto mi feriscono
voci stridenti, sguaiate risate,
rompono l’immoto silenzio
che faceva vibrare le note di sale.
C’è festa nella casa vicina.
il mare si ritira, spegne ogni suono,
nasconde l’immenso piacere
di nuove seducenti conquiste.

64
Tace
non ha più parole e sospiri.
L’incontro divino
fallisce nel buio.
Silvana Salsano

65
Pensiero nel mare

D’immenso… m’inebrio
su distese lattee di sabbia.
Il respiro di te
mi cadenza col mare:
va... viene,
riviene, rivà...
Affonda il pensiero
e sfoglia pagine al sale
e di schiuma spumeggia,
con me, l’ultima lacrima.
Va, pensiero.
No... no!
Non sfogliare quel che è stato,
strappa l’abito a toppe
e indossane uno regale.
A mio figlio va’ incontro:
è nel cielo che vaga.
Digli che a sua mamma il cuore
ricomincia un po’ a battere
e... accarezzalo un poco
perché, ahimé!, io…
non posso più farlo.

Annamaria Santoriello

66
Alla mia maestra

La mia maestra mi è vicina e mi vuole bene,


ella mi guida e mi porta avanti
verso la vita, verso l’amore.

Con uno sguardo subito vede


quello che batte dentro il mio cuore
e con dolcezza e con amore
trasforma tutto in dolce bontà.

Prego Gesù perché la protegga,


prego Gesù perché la consoli,
nel suo lavoro fatto di amore
tutto d’amore per noi bambini.

È una seconda mamma per noi


e per questo diciamo grazie,
per tutto ciò che ci dai
e non lo scorderemo mai.

Quando la vidi la prima volta


mi venne incontro con un sorriso,
io mi tenevo stretto alla mamma
ma quel sorriso mi consolò,

cara maestra dentro al mio cuore


ci sarà sempre un posto per te

67
e quando un giorno sarò più grande
questo tuo amore non scorderò.

Marianna Santoro

68
L’ amicizia (giugno 1992)

Non esiste un sentimento


che sia più duraturo
si allaccia in un momento
non svanisce nel futuro,
ma è un patto d’ alleanza
che c’ impone lealtà
non è ammessa l’ arroganza
e neanche la viltà.
L’ amicizia , dico, quella vera
presente in ogni dove
nell’ altro la si spera
il mio animo la move.
Se rigetto l’egoismo
sotterfugi e presunzione
operando in altruismo
promuovendo l’associazione.
Se abbattiamo le barriere
quelle sociali e razziali
non ci saranno più frontiere
per guerre fratricide, demenziali.
Se è vero che siam fratelli
e che viver è un diritto
che siam brutti oppure belli
c he nessuno stia zitto,
abbia ognuno la parola
e la sua dignità

69
non ci sia persona sola
in questa nostra umanità.

Pasquale Senatore

70
Caro piccolo fiore

Dedicata da Marianna (quindici anni) alla cuginetta Cristina,


appena nata, a cui è stato dato il nome della sua amatissima zia,
recentemente e precocemente scomparsa.

Caro piccolo fiore


forse ancora non sai
di tutto lo splendore
e della luce che tu hai.
Per nove mesi interi
ti abbiamo immaginato
ma già da un po’ tu c’eri
nel cielo sconfinato.
Sei piccola scintilla
di un fuoco che s’era spento
e di nuovo ora sfavilla
scordando ogni tormento.
Sei nata dall’addio
di un cuore in Paradiso
che da vicino a Dio
ti guarda col sorriso.
Hai un angelo custode
che t’illumina la via.
Ti ha dato anche il suo nome,
hai il dono più bello che ci sia.

Marianna Siani

71
Guerra invisibile

Eppure non sento sparare,


ma c’è la guerra
in queste mattine
di sole lucido e caldo.
Attraverso strade deserte
di grigio perlaceo
accompagnata da strapiombi
di pensieri affannosi.
Non sento sparare,
ma c’è la guerra
subdola e impalpabile
e ogni amico è nemico invisibile
e l’amore gela
di abbracci chiusi al petto
e baci negati.
Libertà mai sembrò più cara
e lontana appare
oltre la curva della ragione.
Vacilla appena la mente
e paziente aspetta
che la primavera torni
e intoni il suo canto.

Stefania Siani

72
I giorni

E sono… giorni
immersa in un’ansia
di un cielo coperto
in attesa di un refolo
di vento dolce… delicato
che spazzi e svapori
tutto… tutto…
il bello e il brutto.
E sono giorni poi
che, in punta di piedi,
con lo sguardo esitante
con il tic-tac lento
risalgo la china
con l’affanno
che al sommo io rivedrò
i giorni…
i giorni del sereno
il risveglio dell’amore
i tanti abbracci.
E saranno giorni…

Pina Sozio

73
Silenzio

Tra le stelle sulfuree


di una notte spergiurante sinistre agonie
ho rinvenuto la tua immagine
ora ridente
di un bagliore tutto nuovo
pregno di nostalgia.
L’addio ha ceduto
per un attimo
all’attimo
la sua autoritaria e sprezzante caducità.
Silenzio.
Nel silenzio è racchiuso
il peso dell’universo.

Antonino Tamigi

74
Sogno d’amore

Il mio passo veloce tra gente distratta


è sincronizzato ai miei battiti.
Accelera il mio respiro.
Alita il desiderio di quegli occhi.
E finalmente son qui, nei miei.
Nei miei occhi umidi di ammirazione.
Nelle mie mani che tremano.
Nella mia bocca che vibra.
I tuoi occhi si sono persi
nel labirinto delle mie emozioni
che solo nell’immenso abbraccio
hanno trovato via d’uscita
evaporando al calore
di due corpi vicini.

Due corpi sospesi nel silenzio.


È magia, la tua mano che accarezza la mia.
È musica, ciò che canti al mio cuore.
È energia, ciò che io e te produciamo.
È amore, il fiore che si sta schiudendo.

È una rosa rossa.


Raccoglila.
Raccoglimi.
Ama la bambina che è in me.
Ama la donna fragile che sono.

75
Ama la femme fatale
che voglio sembrare.

Amami

Elvira Venosi

76
Silenzi

Amo le foglie
morte
come certe anime
che
in realtà
morte non lo sono affatto
ma semplicemente
sognano.

Stefania Villani

77
Nel mio silenzio

Nel silenzio
il mio pensiero mi conduce verso te
nel silenzio la mia volontà e la tua volontà
nel mio silenzio
una lacrima sul viso scende
inesorabile.
Il silenzio è mio e di nessun altro
nel silenzio c’è rumore, risate, festa
nel mio silenzio non c’è rumore né risate né festa
solo interrotti ologrammi.
Nel silenzio la malinconia
mi inonda l’anima senza bagnarmi i piedi.
Il mio, non si definisce neanche silenzio.
È cosi assurdo fare silenzio?
È assurdo che nel silenzio penso a te?
Ho fatto silenzio per tanto tempo in tua assenza
non oserò fare rumore nel tuo silenzio.

Cesareo Vitale

78
Lettera a un seme di primavera

Va’.
Dilata la tua pupilla al mondo:
nelle caverne della vita
penetra
senza paura. Senza paura
affronta le punture delle ortiche
e le carezze dei petali di rosa.

Sii gioioso esploratore.


Esplora il cuore dei tuoi fratelli;
esplòrati in loro:
troverai alberi secolari
e caldi semi da covare.
Vivi di te stesso:
scoprirai campi di grano
da germogliare.

Gioioso, punta le braccia


a vette di cieli assoluti,
ma sorridi amorose carezze
ai brividi fecondi di umili colline.

Forse un giorno
anche le colline ti mancheranno:
da orizzonti lontani
irrealizzati sogni

79
ti coloreranno di tramonto.
Forse
tra sgomentati angoli di mistero
emozioni e pensieri ingabbierai.
E con la solitudine tu giocherai
e anche altri ci vedrai giocare
e trascolorare
come in un campo fiorito
margherite lontane.

I semi che incontri


falli sbocciare
i fiori sbocciati
non ignorarli:
li uccideresti.

Se il cielo è azzurro
non dirlo mai nero:
lo uccideresti.
Se incontri una pietra
gettala nell’acqua:
ha sete.

Se è gelida la caverna
se è buia
fatti punto di calore

80
fatti punto di luce,
a illuminare alle tue pupille
contorni di magia
di un’alba riscoperta.

Nel viaggio
verso lo stupore dell’alba
ti accompagnano le nostre carezze.

E adesso va’, seme di primavera.


Va’.
E sboccia presto.

Franco Bruno Vitolo

81
La Luna sopra Cava

Questa sera
nel cielo immenso di Cava
le stelle mi sembrano così vicine:
potrei afferrarle, allungando una mano,
e catturarne per sempre la luce.
E tra quella che saltella
e quell’altra che s’acquatta
dietro una nuvola passeggera
e poi si affaccia,
una splendente luna d’argento
attraversa l’oscura volta
sorridendo agli innamorati
e invitandoli a sognare.

Anna Volpe

82
L’amica che verrà

Quando verrai fa’ rumore,


suona tromba e tamburo,
sfidami a singolar tenzone,
sguaina il fioretto e la spada,
saprò difendermi, non ho paura.
Quattro possenti sciabolate,
qualche schivata prudente,
tu professionista vincente,
io dilettante perdente.
Stanco, sudato, sfinito,
abbracciati verso non so.

Romano Zega

83
84
POESIE IN LINGUA NAPOLETANA

85
L’autista d’ ‘o purmando

“Saglite, curnute, che aspettate?


‘O bus nun è fatto pe sustà!”
Deceva l’autista dando fretta.
“Ve muvite? Mo metto in moto
pecché ce avimm’ ‘a sbrigà!”

“Decite buone, curnute, e cu raggiona


- le respunnette n’ommo serio serio -
Muglierema è stata traditora!”

“Vuje che decite? V’ha miso ‘e ccorna?


E comm’ è gghiuto ‘o fatto? Raccuntate!”

Si sapisseve ‘o scuorno dint’ ‘o palazzo


quanno chella sgravaje ‘o secondo figlio
ca nun è ‘o mio ma è figlio ‘e n’ato!
‘O primmo è figlio a mme e m’assumiglia
comme a na goccia d’acqua.
L’aggio cresciuto cu garbo e cu cuscienza,
l’aggio fatto sturià, l’aggio impiegato.
E s’è pure spusato.”

“Stateme a sentere – addummannaje l’autista –


Vuje nce parlate sulo d’ ‘o maggiore
ma ‘e l’atu figlio, chillo d’ ‘o tradimento, che nn’è stato?
Pure isso s’è sistemato?”

86
“Ueeh, che m’addimmannate!
Quanno facette ‘i diciott’anne
je m’ ‘o chiammaje cu serietà e lle deciette:
- Si’ figlie ‘e zoccola, guagliò,
perciò, si vuo’ campà, puorte ‘o purmàndo!”

Maria Alfonsina Accarino

87
‘O Curonavirùs

‘Nu prevete addunecchiato


a tu per tu cu Cristo ‘ncroce,
cuntava ‘o mumento ‘mpicciuso
e nun se capacitava ‘e vedè
vacante a casa d’ ‘o Signore.
Diceva, smaniuso: nun abbastavano
terramoti, uerre, droga e povertà…
E mo’ dico i’, Gesù, Giuseppe e Maria,
Angiuli e tutt’ ‘e Sante d’ ‘o Paraviso,
comme ‘nce ‘n ’ascimme da sta pandemia?
‘A gente sta ‘ndanata dint’ ‘e ccase,
e pe farse curaggio for’ ‘o barcone
abballano e cantano “vincerò”
e ‘o virùs pe dispietto addiventa
sempe cchiù carogna.
Sfruculea ‘a mmericina e ‘i scienziati
e s’annasconne comme a ‘nu mariungiello.
S’arrobba ‘o suonno e ‘a libbertà,
nun guarda ‘nfaccia a nisciuno
e fa suffrì pure aneme ‘nnucente.
Preghiere e messe,
rusario e litanie ogne matina,
Avemmaria e Paternosto
nun abbastano pe fremmà
sta pandemia, sta sciaura.
E je sto cu ‘o penziero, pecché

88
nemmanco pe n’estrema unzione,
e so’ tante ca nun se cuntano,
trasene dint’ ‘a casa di tuo Padre.
E i’ mo t’addummanne, Gesù:
Quant’ancora avimm’ ‘a spantecà?
Quanta muorte ancora avimm’ ‘a cuntà?
Aggie pacienza, forze nemmanco tu ‘o ssaje?
E i’ mo ai tuoi fedeli ‘nce cunto
‘o solito fattariello, ca ‘na uerra,
‘nu cataclisma, sta pandemia
è opera della mano dell’uomo
e quindi dico: chiagnitevello vuje?!
Nossignore, Tu parlene cu ‘o Pataterno
e diccelle ca ‘o fatto è assaje serio.
Gli anziani, risorse d’ ‘a chiesia,
stanne murenne a uno a uno,
nun se fanno spusalizzie
e nemmanco cchiù criature.
Gesù…
cca, sulu ‘nu miracolo ‘nce po’ salvà!

Alfonso Apicella

89
‘A vrasera

‘A vrasera…
e che cumpagnia
specialmente â sera!
Chillu circhio d’ottone
cu ‘e mmaneche ô lato
chieno ‘e cravone
pe mille cose veneve ausato.
‘Ncopp’ ‘a vrasera aggio cresciuto
m’aggio ‘mparate ‘e ccose overe
‘e ‘i nonne m’henno state d’aiuto.
‘A nonna ‘mprufumava ‘a stanza
me l’allicordo ancora cu chillu sciallo
criava ‘na fracranza
ammescanno â cennere ‘e scorze ‘e purtuallo.
Cu ’o sciuttapanne ‘a coppa
‘a nonna asciuttava ‘a culata
‘a vrasera nun era maje ‘nu ‘ntuppo
tutt’ ‘a jurnata veneva autilizzata.
‘Ncopp ‘a vrasera
m’aggio ‘mparato a scucculià ‘e fasule
e ce ne simmo magnate felle ‘e pastiera!
Serate a vino russo… ca te faceva parlà sulo!
‘O nonno m’ha ‘mparato a jucà a carte...
chella vrasera n’è viste scope e sett’oro!
Sott’ ‘e ffeste facevemo n’arte…
‘a vrasera è overo ‘nu tesoro.

90
Era luoco ‘e parlatorio
se ‘nciuciava, s’arracuntavano sturielle
se decevano eterno riposo pe ll’aneme d’ ‘o priatorio
e se cuntavano ‘e fatte cchiù belle!
Quanno stemmo tutt’attuorno â vrasera
nun ve dico palle
tenemmo e sapemmo tutto chelle ca ce serveva
e â televisione lle devemo ‘e spalle!

Alessandro Bruno

91
Acqua e limone

Quanto me piace, neh, ll’acqua e limone!


Rinfresca ‘a panza e mette ‘o buonumore
specie dint’ ‘abbafuogno d’ ‘a staggione
cu arzura… me rinfresca d’ ‘o calore!

Me ne vevesse a llitre a tutte ll’ore…


gnorsì, vurracce o pure cu ‘o frascone
ca quanno ‘a sete chiamma e ‘o cerca ancora
scialasse ‘a panza e ppure ‘o cannarone!

Me fanno rire tutte ‘sti sciacquante


cu “ ‘nu prosecco!”, “un gin!” o “cinzanino!”
So’ bbelle sì, ma po’ so’ dissetante?

A mme cu ‘nu bicchiere ‘i acqua e limone


spremmuto a stilla a stilla cu mmestiere
me sbatte ‘o core d’ ‘a cunzulazzione!

Giuseppe Capone

92
‘A rosa

Fora a ‘o balcone mio


‘nce sta ‘na rosa rossa;
tutte ‘e mmatine ‘a guardo:
è bella comma a te!
Allora piglio l’acqua
e la mantengo in vita;
essa me guarda, ride
e chiagne ‘nzieme a me!

Guglielmo Cirillo

93
‘A cummedia r’ ‘a vita

‘Na bella matina te scite


e senza vulé t’accuorge
ca chello ch’ hê campato
è cu bona ragione
cchiù ‘e chello ca te resta ‘a campà.
E ‘ncumience a penzà.
Nu fatto porta a n’ato,
tutto te pare ‘ngravugliato,
doppe, chiano chiano,
tutto se fa schiarato,
chello ca è stato
e pure chello ca sarrà.
E vire ‘o ppassato
comme a ‘na cummedia
cu ‘a trama e ‘e personagge.
E t’addimmanne:
Nostro Signore addò stà, se ce sta?
È stato isso ca ha miso a chisto e a chillo?
È isso ca ‘e cummanna?
E penzanno penzanno ‘e vvire annanze:
‘e cchiù importanti
e chille ca hanno fatto sulo ‘na cumparsa,
pure contano dint’ ‘e scene
ca una dopp’ a n’ata
â memoria veneno.
Comme a ‘nu cinematografo

94
ca s’arravoglia ô cuntrario
t’appare ‘a vita toja!
Chillo juorno niro
Eva jì accussì
o ll’aggio vuluto io?
Doppe dice:
chesta è ‘a sciorta mia,
è stata scritta pe mme!
‘I belle mumenti
comme a tanne
a te cunzulà tornano a mente.
E pienze:
‘a quanno m’arricordo?
Addò steve primma?
L’anema già ce steva
primma ca venevo ô munno?
Tutt’ ‘o ppassato
n’istante addeventa
dint’ â storia ‘e ll’uommene,
comme a ‘na lucella
‘ncopp’ ô mare
ca chiano chiano scumpare
e nun ‘a vire cchiù.
È chesta
‘a cummedia d’ ‘a vita
ca ce fa sperpetià?

95
È chesta ‘a farsa?
E io ca m’acciro
a truvà ‘a verità!
Sapite che ve rico?
Ca dint’ ‘a cummedia d’ ‘a vita
‘a buscia e ‘a verità
so’ sulo ‘na fantasia
‘e chi sta a raggiunà!

Mirella Costabile

96
Ll’uocchie d’ ‘e ccriature

Ll’uocchie d’ ‘e ccriature
nun diceno buscie
e pure si nun sanno parlà
diceno sempe ‘a verità.
So’ ciele chine ‘e stelle
so’ chelli jurnate belle.
Ll’uocchie d’ ‘e ccriature
nun teneno paura
volano leggiere
e senza penziere.
‘A dinto truove ‘o bbene
ma chillo overo
chillo ca pure si nun tene mistero
è pulito e sincero.
Però quanno ‘e vvire scure
t’ aj’ ‘a preoccupà
pecché chesto nun adda capità.
Ma si succere
‘a colpa è d’ ‘o munno intero.
Ll’uocchie d’ ‘e ccriature
hann’ ‘a sempe brillà
E ‘o dovere nuosto
è chillo ‘e ll’ajutà.

Carmen Cuomo

97
Nustalgia

Na vota stevemo ‘nzieme


e chi ce puteva spartere?
Po’ me faciette gruosso
e me n’avett’ ‘a partere...
Ma tu te n’allicuorde
‘e tutte ‘e cammenate?
Ce stive sule tu
e io nun penzavo a ll’ate.
Ma mo te penzo e triste
â sera e â matina
me si’ rumasta sulo
o foto o cartulina...
Si io ‘o ssapesse fà
scrivesse na canzone
ma ‘a copp ‘o cellulare
me cerco ‘a posizione.
Maronna e che tristezza
e si aggia esse onesto
e me se astregne’ o core.
me pare ca’ ‘a ogni parte
te tengo ancora a mente!
Veco Monte Fenesta.
‘e quanno guagliunciello
si sulo verevo n’arco
truvave sfizie e juoche.
Me torna ambresso a mente
jenno ndà Pupainiello

98
‘e quanno accarezzavo
e tu nun ‘e ddà retta
a Borgo Scacciavente
a tutti chilli piveze...
a Pasciano, â Petrellosa…
Cava a me sta stretta…
e san Liberatore…
Ma jate a coglie ‘e cceveze!
cca’ è tutta n’ata cosa.
Inzomma l’hê capito?
Nun pozzo truvà pace
te dedico sta nenia
e‘o core se fa ddoce.
In grembo tuojo so’ nato
e mo te cerco scusa
si me ne so’ partuto
e tengo n’ata casa.
Però, guarda, t’ ‘o ggiuro:
ca si ‘o bbene esiste
pe mme nun ce so’ sante.
‘O posto mio è chisto!
Perciò, mia dolce conca,
se voglio campà assaje
aggi’ ‘a turnà addu te
si no pe mme... so’ guaje!

Paolo Degli Esposti

99
‘E lingotte

Quacche sera fa, pe casualità,


stevo guardanno nu film
addò se parlave ‘e na rapina
‘e lingotte d’oro dint’ o’ cavò ‘e na banca.
Ero già stanca d’ ‘a jurnata
passata a fà mille cose diverse
e accussì m’addurmiette
sunnanne ‘e lingotte.
Fu a metà nuttata
ca zumpaje ‘mmiez’ ‘o lietto
pensanno â fine d’ ‘a rapina d’ ‘e lingotte.
‘O film era fernuto
e io felice me sentiette.
Chissà pecché jette a guardà
l’albùm d’ ‘a famiglia mia:
llà truvaje tutt’ ‘e lingotte
mise da parte durante ‘a vita mia.

Rosalba Fieramosca

100
Pensieri

Se ce fermasseme nu poco
a pensà che ‘a vita
nun è fatta pe fà ‘i sorde
e nemmanco pe ce ncazzà,
ma è sule na cammenate
da fà ‘nzieme a n’ate
tenennece pe mmane
e penzanne quacche vote a ll’ate…
Verenne n’aucielle che vola
nu mare r’erbe ca se move,
sentenne nu criature ca t’abbracce
nu spruzze r’acqua ca te nfonne ‘a faccia,
‘u fuoche ‘e nu camine
ca te scarfe ra vecine,
capisce come simme puverielle
a ce perde tutte sti ccose belle.

Ciro Longobardi

101
Addò ‘i lume e ‘i silenzie
Omaggio a Mario Mastrangelo, una delle luci più brillanti della
poesia salernitana e campana degli ultimi decenni. Pochi giorni prima
della scomparsa, aveva espresso il desiderio di partecipare alla “Giara”,
registrando anche un video con questa bellissima poesia. Tale video,
l’ultima testimonianza visiva della sua vita, è inserito nella Videogiara
2021, sul sito della Biblioteca Comunale di Cava de’ Tirreni.

Me voglio mettere a scutulià stu cielo


comme si fosse n’albero
senza nisciuna raggia
ma comme pe nu juoco spenzierato ‘i guagliune
cu ‘o rischio ca me vene a caré ‘ncapa
na preta janca frantumata ‘i luna
cavera ancora ‘i luce sunnulenta
e a me levà ‘u respiro tutte ‘nzieme
m’arrivano vulanno ‘nfaccia ‘i stelle
comme a palomme d’argiento cucente.
Scutulià,
scutulià sempe cchiù forte,
fino a quanno, da ‘i rame sconfinate
ca stanno assaje cchiù ‘ncoppa d’ ‘a vertigine,
addò ‘i lume e ‘i silenzie
ca ce ‘ncantano ‘a notte songo appise,
scenna a me comme a foglia tremolante,
niro ‘i pagliuzza o frutto,
‘u senso ‘i chello ca ccà abbascia esiste,
‘a spiegazione ca ce svela tutto.

Mario Mastrangelo

102
‘A speranza

Acqua, tronnele e tempesta,


che bellu tiempo ca ce aspetta!
Pare ca ‘o cielo nun se ferma cchiù.
Chisto avev’ ‘a essere ‘o juorno
ca ‘a povera ggente aspettava
l’assegno d’ ‘o governo
pe accattà ‘a rrobba ‘a mangià.
Ma aspetta, aspetta invano
guardanno sulo ‘o cielo
pe vveré cche fa…
S’ ‘è criata ‘a zona rossa
pe puté fermà
tutt’ ‘o male ca corre ccà.
Macché, pare ca nisciuno
s’ ‘a sente d’ ‘a rispettà!
Nu juorno, quase n’anno è passato,
‘a ggente more pe tutt’ ‘o munno
aspettanno ‘a soluzione a chistu danno.
Ll’anziane, e nun sulo loro,
hann’ avuto ‘a peggia,
stanno sempre chiuse dint’ ‘a casa
e fore vereno tanta ggente
ca se cumporta malamente!
Cu cchi ce ‘a vulimmo piglià?
Perciò priammo ‘o Signore
ca fernisce tutto chesto

103
E cu ‘o vaccino ca adda arrivà
‘e belle jurnate ponno turnà
e pure na bella vita da campà.
Signore, je songo comme a tutte l’ate,
simmo tutte quante peccatori
ma tu ca sì sempre ‘o Signore mio
e ca saje perdunà,
abbi pietà di noi
e d’ ‘o munno intero…
e fa’ ca putimmo dicere comme ‘o poeta
“Passata è la tempesta”
e finalmente fà festa.
Perdonace, Signore, e salvace…
facce sanà, facce sperà
‘e belle jurnate falle turnà…
e pure na bella vita da campà!

Michele Porfido

104
‘O covìd

‘O covìd ‘o covìd
E che ce ne diceno
ca t’hanno criato
ca viene d’ ‘e pipistrelle,
ma ‘a verità ‘a sape
sulo chillo ca t’ha truvato.
Ce so’ state tanta tipe ‘e virùs
Peste, culera, spagnola
e mo pure chistu covìd
quanta muorte ca n’ è fatte!
Ma tu si’ stato capace ‘e fa scurdà
Tutt’ ‘o riesto d’ ‘e malate grave assaje
Diceno ca ‘e muorte so’ state p’ ‘o covìd
o pe colpa d’ ‘o covìd
e chi ‘a sape ‘a verità.
Eppure si’ stato capace ‘e ce luvà
‘a libbertà ‘e passà nu Natale cu ‘a famiglia
‘e brindà l’anno nuovo cu ‘e pariente!
Si’ stato nu nemico e ‘o sì ancora.
capace ‘i scatenà na guerra
pe tutt’ ‘o munno
muorte e ferite!
Però je na cosa l’aggio capita
ma me metto paura ‘e parlà!

Pepe Prisco

105
Patanell’ ‘e papà

Quanno m’abbandono a nu penziero


sento l’angoscia ‘e nu mumento
e ‘nu ricordo m’arreporta ‘a vita
na mano ca mme piglia…
m’affèrra e m’accarezza…
na voce ca torna
‘a forza ca m’arriva
à cazzimma ca m’accumpagna,
na parola e na resata...
E chelli pparole
‘ncopp’ a cchella resata chiena ‘e verità:
“Patanell’ ‘e papà”,
‘a vità è ‘na uerra
‘a può cummattere cu nu surrìso
e ‘a può véncere sulo vivènno.

Mariarosaria Salsano

106
Comme a na vota

Comme a na vota
tutte quante insieme
annanze a na vrasera a core a core
spaparanzamme l’anema cuntente.
Peppea ‘o tianiello e te fa sente
‘o profumo ‘e ll’alice e ‘o chiappariello.
Fa friddo fore e schezzechea nu poco.
‘A nonna sta facenno ‘a nzalatella
cu pupacchielle, aulive e baccalà.
Dinta a na bagnarola ‘o capitone
pazzea e sguizza cu na bell’anguilla:
l’ha piscata papà dint’ ‘o canale,
pe l’accattà ce vo’ nu capitale.
P’ ‘a tombola so’ pronte già ‘e fasule
‘e cartelle e ‘i nummarielle:
venene ‘e zii cu ‘e ffamiglie.
- Papà, ‘o cartellone chi s’ ‘o piglia?
E attuorno se spanne lento e doce,
‘o suono accussì antico d’ ‘e zampogne.

Marianna Santoro

107
Pennichella

Nun c’è cchiù bella cosa


doppo nu pranzo ô mese d’austo
a te stennere ‘ncopp’ ‘o divano
cu ll’uocchie mieze appannatielle
tutto scomodo e strencenato
nu pere ‘ncopp’ ‘o bracciolo
e n’ato scavazo pe terra
dint’ ‘e ddete na sigaretta
mezza stutata pure essa
sfastariata ‘e se cunzumà.
‘A camera mezza scura
‘a fenesta abbannata
addò appena passe na ferza ‘e sole
e fa ‘a spia dint’ ‘a stanza.
Che pace e che silenzio
dint’ ‘o ddoce ‘e sta cuntrora!
Se sente sulo ‘o battito
‘e nu viecchie rilorgio a muro.
Luntano lievemente
‘o chiacchiario ‘e na radio
o quacche strillone ‘e gelatiere.
Staje sulo, nun suonne
e nun pienze a niente.
Pure tu pe stu mumente
si’ felice ‘e nun essere niente!

Francesco Senatore

108
Caro dialetto, nun te voglio scurdà!

‘Na parola ‘nfizzata accussì mieze a ll’ati pparole,


comm’a refula ‘e viento liggiero.
Essa fa capriole into a ll’aria
a cercà ati sore e ‘e trova
fore a nu barcone sciurito
addò ‘nciuciano belli figliole
o dint’ ‘a voce ‘e nu vennetore sguajato
ca te ‘mbriaca mmiezo a nu mercato.
A ll’intrasatte po’ ‘e vveco tutte ‘nzieme:
Eduardo, Peppino, Viviani,
Totò, Di Giacomo, Bovio…
tutte napulitane, ca tutt’ ‘o munno sape
e ancora ‘e lloro vo’ sapé.
No, nun me pozzo scurdà sta lengua nosta.
È ‘a nonna nonna ca me cantavano ‘a piccerella:
‘O lupo s’è magnat’ ‘a pucurella…
Arapimmo ‘o stipo d’ ‘e suonne
accurdamme nu mandulino
tutto ‘o strujmiento ‘e nu core.
Guagliù, facimmo stu passaparola d’ammore!

Pina Sozio
Vice Presidente Nazionale dell’A.N.PO.S.DI (Associazione
Nazionale Poeti e Scrittori Dialettali)

109
‘A staffetta d’ ‘o tiempo

‘A Dummeneca d’‘e Palme, a tutte l’ore,


na cammenata m’accarezza ‘o core:
‘e rametielle d’aulivo vaco a cunzignà
a tutt’ ‘e perzone ca me so’ cchiù care..
Primma passo addò papà e mammà
e a frateme e a ‘i nonne vaco a truvà.
E po’ chillo e po’ chill’ ato…
A salutà tutta sta tribù
mo ce metto n’ora o poco ‘e cchiù
ma na vota
nce vuleva na jurnata o poco ‘e meno.
Na vota
je passavo p’ ‘e ccase a una a una,
mo tutte ‘nzieme mi danno il benvenuto:
stanno tutte quante dint’ a nu tavuto.
Che malincunia nu juorno dint’ ‘o cimitero!
Ma me venette pure n’ato penziero:
chello ca songh’je ogge è pure grazie a lloro:
cu ll’ammore m’hanno rialato nu tesoro.
Nun aggi’ ‘a penzà sulo
ca nun ce stanno cchiù,
ma pure ca ce so’ state
e m’hanno scarfato ‘a giuventù.
Penzanno penzanno, me guardaje attuorno
e… come se venesse da nu suonno,
rerenno e pazzianno comme se niente fosse

110
na peccerella zumpettiava ‘ncopp’ ‘e ffòsse.
Penzaje: pure murenno, nuje simmo semente,
rummanimme dint’ ‘e core e dint’ ‘o viento
e rialammo chello ca ce vo’ pe cammenà,
pecchè ‘a vita nun se stanca maje ‘e campà
e ‘o tiempo nun passa pe ce cancellà
ma è ‘na scella pe puté ancora vulà.
Na zefera ‘e viento‘nfaccia me sciusciaje,
me sentiette na goccia bella
dint’ ‘o mare infinito d’ ‘o mistero
e â casa me ne turnaje cu na resella
pecché mo me pareva bello e chiaro
ca ‘o primmo Ddio sta dint’ ‘o core.

Franco Bruno Vitolo

111
Un Po (’) di terra mia
(“Po” inteso sia come fiume sia come “poco”)

So’ cchiù assaje de trent’anni


ca sto luntana d’ ‘a casa mia.
Me ne jette cu ‘e llacreme
‘o core mio pareva se spezzasse
‘a capa m’ ‘a tenevo stretta dint’ ‘e mmane.
Nun vulevo lassà ‘e frate e mamma mia.

“Nun chiagnere, figlia mia,


che ‘a terra ‘e ‘ncoppa è bella assaje…
Ce sta nu sciummo gruosso gruosso
comme ‘o mare nuosto.
Te parrà de stà â casa toja
e ‘o core te chiagnarrà cchiù ppoco.”
So’ passate tant’anne
e ‘a voglia ‘e me ne ji’ è assaje cchiù forte.
Allora, quanno me piglia ‘a malincunia,
vaco ncopp’ ‘o Po,
chiudo ll’uocchie e veco ‘o mare
e, tra ‘e llacrime, torno â casa mia.

Anna Volpe

112
Ntâ nchjanata

Poesia in lingua della Locride, inviata da Domenico Staltari, Presidente


Nazionale dell’A.N.PO.S.DI (Associazione Nazionale Poeti e Scrittori
Dialettali), in omaggio all’azione culturale de “La Giara” a difesa delle
lingue dialettali.

Quandu,
cotrarellu,
m’affacciava
â vita,
era ‘u tempu
dû ccappottu
a rrota.
Pàtrima
m’accumpagnava
ntâ nchjanata,
prontu û m’aiùta
‘o bisognu
d’ogni vota.
Né acqua,
né ventu,
nulla paura
sutt’ ‘o ccappottu
‘a rrota:
chi mari
‘i sicurezza
e quanta vita!

113
Nella salita
Quando, / bambino, / mi affacciavo / alla vita, / era il
tempo / del cappotto / a ruota./ Mio padre / mi accom-
pagnava / nella salita, / pronto ad aiutarmi / al bisogno /
d’ogni qualvolta. / Né acqua, / né vento, / nessuna paura
/ sotto il cappotto / a ruota: / che mare / di sicurezza/ e
quanta vita!

Domenico Staltari

114
115
Indice

3 La poesia, anticorpo dell’anima


del Sindaco Vincenzo Servalli
5 Il Saluto dell’Assessore all’Istruzione
di Lorena Iuliano
6 La Primavera dentro
dell’Assessore alla Cultura Armando Lamberti
8 Il Saluto dell’Ideatrice
di Annamaria Armenante

Poesie in lingua italiana

10 Quei cieli azzurrati, di Maria Alfonsina Accarino


12 Montagna, di Giovanna Alfano
13 La Primavera mi ha portato in dono la vita,
di Marisa Annunziata
14 Intolleranza, di Lucia Antico
15 Fili d’aria, di Annamaria Apicella
16 Sarteano, di Annamaria Armenante
17 114 bpm, di Morena Avella
19 Solitudini incrociate, di Bivio
21 Non so cosa sia la Poesia, di Mirella Costabile
22 Riflesso d’inquietudine, di Lucia Criscuolo
23 Tutto passa, di Carmen Cuomo
24 La terra e il fiore, di Teresa D’Amico
25 Cielo, di Lolita D’Arienzo
26 Tra me e te…, di Elisa Di Domenico
27 Notturno, di Rossella Di Lascio
28 Tale e quale, di Antonio Di Riso
29 Veglia perenne, di Alfonso Maria Di Somma
30 Oggi sembra un oggi senza domani,
di Fiorello Doglia
31 8 marzo, di Pasqualina Fariello
32 Il posto dove potrai sempre ritornare,
di Chiara Ferrara
33 Notturno di periferia, di Rosalba Fieramosca
34 La verità, di Pinuccio Galdo Porpora
35 Oh, mare, di Serena Luciano
36 cp #2, di Mariano Mastuccino
38 Cammina, Pietro, cammina!, di Luisa Mazzanti
40 La mia Primavera, di Antonietta Memoli
41 Mi incanti danzando, di Laura Mirra
42 Sguardi nascosti, di Matteo Monetta
43 Riceverai lettere vuote, di Antonio Monte
44 Fratelli tutti…, di Biagio Napolano
46 Batuffoli di vita, Emanuele Occhipinti
48 Ritorno, di Elena Ostrica
49 Zone d’ombra, di Oriana Palumbo
50 Notte, di Rita Pepe
51 Rifugio, di Vittorio Pesca
52 Amore sublime, Anna Pisapia
54 Mare di notte invernale, di Antonio Pisapia
55 E io scrissi, di Giovanna Rispoli
56 Prima dell’alba, Luigia Rotolo
57 Là dove l’arcobaleno, di Rosanna Rotolo
59 Le due Radici, di Teresa Rotolo
60 Il mio piccolo cuore, di Natalino Sala
61 Dove l’anima si radica, di Antonio Salsano
63 Ceneri d’amore, di Mariarosaria Salsano
64 La luna piena, di Silvana Salsano
66 Pensiero nel mare, di Annamaria Santoriello
67 Alla mia maestra, Marianna Santoro
69 L’ amicizia (giugno 1992), di Pasquale Senatore
71 Caro piccolo fiore, di Marianna Siani
72 Guerra invisibile, di Stefania Siani
73 I giorni, di Pina Sozio
74 Silenzio, di Antonino Tamigi
75 Sogno d’amore, di Elvira Venosi
77 Silenzi, di Stefania Villani
78 Nel mio silenzio, di Cesareo Vitale
79 Lettera a un seme di primavera,
di Franco Bruno Vitolo
81 La Luna sopra Cava, di Anna Volpe
83 L’amica che verrà, di Romano Zega

Poesie in lingua napoletana

86 L’autista d’ ‘o purmando,
di Maria Alfonsina Accarino
88 ‘O Curonavirùs, di Alfonso Apicella
90 ‘A vrasera, di Alessandro Bruno
92 Acqua e limone, di Giuseppe Capone
93 ‘A rosa, di Guglielmo Cirillo
94 ‘A cummedia r’ ‘a vita, di Mirella Costabile
97 Ll’uocchie d’ ‘e ccriature, di Carmen Cuomo
98 Nustalgia, di Paolo Degli Esposti
100 ‘E lingotte, di Rosalba Fieramosca
101 Pensieri, di Ciro Longobardi
102 Addò ‘i lume e ‘i silenzie, di Mario Mastrangelo
103 ‘A speranza, di Michele Porfido
105 ‘O covìd, di Pepe Prisco
106 Patanell’ ‘e papà, di Mariarosaria Salsano
107 Comme a na vota, di Marianna Santoro
108 Pennichella, di Francesco Senatore
109 Caro dialetto nun te voglio scurdà, di Pina Sozio
110 ‘A staffetta d’ ‘o tiempo, di Franco Bruno Vitolo
112 Un Po (’) di terra mia, di Anna Volpe
113 Ntâ nchjanata, di Domenico Staltari

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