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Origini del Post-impressionismo

Il Post-impressionismo non è un movimento vero e proprio e la


de nizione viene usato convenzionalmente per indicare le
numerose esperienze pittoriche, nate e sviluppatesi in Francia
dopo l’Impressionismo.

Il termine fu coniato dal critico d’arte Roger Fry in occasione di una


manifestazione pittorica svoltasi a Londra nel 1910, nella quale
vennero esposte opere di Paul Gauguin, Paul Cézanne e Vincent
Van Gogh.

Nella sua breve esistenza, la Corrente Impressionista aveva


compiuto una rivoluzione nella storia dell'arte, fornendo un comune
punto di partenza tecnica per gli artisti Post-Impressionisti.

Concetti e Filosofia del Post-Impressionismo


I Post-Impressionisti come gli Impressionisti credevano nella
necessità di rispettare "la verità" e d'essere "fedeli alla natura",
ma la somiglianza con i loro predecessori niva qui.

Per gli Impressionisti la libertà del pittore era indirizzata alla


possibilità di rappresentare, dosando luce e colore, l'impressione di
un attimo, mente i Post-Impressionisti volevano riconquistare la
sicurezza del contorno, la certezza e la libertà del colore ed il
tempo.

Per questo, la nuova generazione di pittori, decise voler


rappresentare la natura in modo sempre più soggettivo, arrivando
alla conclusione che il visibile realistico potesse essere
rappresentato in un modo del tutto inedito, ad esempio Seurat con
il Pointillisme, oppure che il reale potesse  essere superato dai
Simboli (Gauguin) o addirittura che fosse escluso completamente,
dando vita ad una pittura con il solo scopo di inviare messaggi al
pubblico, realizzato con l'Astrattismo (1905).

In poche parole, con il Post-impressionismo, l'artista, si pone solo


l’obiettivo di comunicare con lo spettatore, senza porsi il problema
della riproduzione.

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I tempi del Post-Impressionismo


Già negli anni Ottanta del XIX secolo il movimento impressionista,
sembra abbia esaurito la sua carica propositiva e sia arrivato alle
sue ultime manifestazioni.

Molti esponenti del gruppo sono intenti a sviluppare ognuno un


proprio linguaggio espressivo, mentre sembra prendere forma
l'idea di superare il rapporto preferenziale dell'arte gurativa con la
natura, per indirizzarla verso contenuti  più intellettuali.

Il termine Post-Impressionismo più che de nire un modo di


dipingere de nisce un determinato periodo cronologico, che
abbraccia gli ultimi due decenni del 1800 ed i primi anni del 1900,
comprendendo i Fauves fra i Post-impressionisti.

I nomi dei Post-Impressionismo


Gli artisti che hanno legato i loro nomi alla tendenza Post-
Impressionista furono:

Vincent Van Gogh, Paul Cézanne, Paul Gauguin, Georges


Seurat, édouard Vuillard  - Pierre Bonnard, André Derain,
Maurice de Vlaminck e Othon Friesz.

Le opere di questi artisti si trovano in molti musei del mondo, ma


alcuni di questi hanno un numero di opere notevoli.

Al primo posto si trova il Musée d'Orsay di Parigi, al secondo il


Museo dell'Ermitage di Pietroburgo, seguono in ordine il Museo
Pushkin di Mosca, il Museum of Fine Arts (MFA) di Boston, il
Metropolitan Museum of Art (MoMa) di New York, la National
Gallery di Londra e The Art Institute of Chicago.

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La pittura di Paul Cézanne
Nel 1887 il pittore, contestando soprattutto la fugacità dell’attimo
luminoso di cui Monet va tanto orgoglioso, de nisce la sua pittura
non appartenente all’impressionismo.

Con il fermo intento di "solidi care l’Impressionismo", andando


oltre l'immagine, cercando di interpretarne il senso più intimo,
elabora le immagini in composizioni essenziali ed equilibrate, con
rigoroso rispetto dei volumi e della gradazione cromatica.

L'obiettivo di Paul Cézanne è quello di liberare i suoi paesaggi,


dalla tirannia dell’attimo impressionista per riconquistare la
plasticità classica.

La pittura di Paul Gauguin ed il Cloissonism


Anche Paul Gauguin parte dai fondamenti comuni agli
Impressionisti con i quali ha esposto dal 1879 al 1886.

Il distacco, dal suo precedente modo di dipingere, si concretizza


nell'uso di macchie di colore puro, su forme ben de nite, legate ai
temi esotici, ai ritratti, so ermandosi sovente sul simbolismo
religioso.

Gauguin impiega colori non mescolati, realizza forme solide


utilizzando contorni spiccati che appiattiscono gli oggetti
ignorando le nozioni tradizionali di prospettiva, creando però
atmosfere emozionanti e realizzando la determinazione dell'artista
a infondere un'espressione personale nei suoi lavori.

Questo modo di dipingere con forme audaci e piatte, separate da


contorni scuri, venne chiamato Cloissonism dal critico Edouard
Dujardin, in occasione del Salon des Indépendants, nel marzo
1888.

Il termine francese Cloissonism deriva dalla tecnica del


"cloisonné", una tecnica utilizzata per saldare fra loro con li
"cloisons" dei pezzi solidi.

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L'opera di Gauguin strettamente Cloissonism è il Cristo Giallo (Le


Christ jaune) del 1889.

La pittura di Vincent Van Gogh e


l'Espressionismo

Vincent Van Gogh, divise con Paul Gauguin parte della ricerca
comune del proprio modo di esprimere le emozioni attraverso la
pittura.

Inizialmente Vincent trovò i suoi soggetti fra i contadini ed i minatori


le cui immagini grezze vengono rese con pennellate robuste e
scure.

La ricerca personale del pittore lo avvicina al Puntinismo di Seurat,


quando ne divenne amico e di cui ci resta l'autoritratto con
cappello di paglia dove sono evidenti i colpi di pennello.

Il Post-Impressionismo di Van Gogh appare chiaro nelle opere


realizzate con colori brillanti, applicati sulla tela in spessore
notevole e con scuri contorni de nitivi che aprono la strada
all'Espressionismo.

Infatti gli elementi uni canti dell'Espressionismo sono


l’accentuazione cromatica, il tratto forte e inciso e la drammaticità
dei contenuti.

Vai alla Biogra a ed alla Galleria di opere di Vincent Van Gogh


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L'influenza del Post-Impressionismo

Il lavoro di Vincent Van Gogh ebbe in Francia una forte in uenza su


Henri Matisse (1869-1954) e la sua cerchia di pittori Fauve.

Gli stili dei pittori Post-Impressionisti così indipendenti e


determinati alla conquista di una personale espressione artistica,
in uenzarono intere generazioni di artisti, tra cui i Nabis,
specialmente Pierre Bonnard (1867-1947) e Edouard Vuillard
(1868-1940), gli Espressionisti tedeschi, il Fauve, Pablo Picasso,
Georges Braque (1882-1963), ed i Modernisti americani come
Marsden Hartley (1877-1943) e John Marin (1870-1953).

Tra i Post-impressionisti italiani si possono collocare Dante Conte,


Vincenzo Vela e Gino Paolo Gori.

Espressionismo

L'Espressionismo è una corrente artistica, ricca di contenuti


sociali e drammatici, che nasce attorno al 1905 in Francia con i
Fauves, (le Belve) ed in Germania con il gruppo Die Brà¼cke.

L'Espressionismo non riguarda solo le arti gurative, ma anche


letteratura, musica, teatro, scenogra a ed architettura.

In pittura l'Espressionismo è una evoluzione dell'Impressionismo


e le di erenze tra i due movimenti sono sostanziali e profonde, ma
non di natura tecnica di esecuzione.

L’Impressionismo è legato alla realtà esteriore cogliendone gli


e etti luministici e coloristici che rendono piacevole e
interessante uno sguardo sul mondo esterno.

Invece l'Espressionismo, ri uta il concetto di una pittura tesa al


piacere del senso della vista, spostando la visione dall’occhio
all’interiorità più profonda dell’animo umano.

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L’Impressionismo ha un atteggiamento positivo nei confronti della
vita, rappresentando il bello e la gioia di vivere, mentre
l'atteggiamento dell’Espressionismo è invece profondamente
drammatico espresso attraverso la violenza cromatica e la
deformazione caricaturale.

Nascita dell'Espressionismo

Da un punto di vista stilistico, la pittura espressionista nasce


soprattutto dalle tele di Vincent Van Gogh e da quelle di Paul
Gauguin, che sottolineano le loro esperienze emozionali e spirituali
della vita, con colori forti e pennellate violente.

Anche se l'Espressionismo si propone come il contrario


dell'Impressionismo, entrambi sono movimenti ”realisti” che
impongono al pittore il rispetto della realtà.

Vincent van Gogh


Geniale, folle, visionario. Vincent van Gogh può essere
considerato il pioniere dell’arte contemporanea, padre
dell’Espressionismo ed emblema dell’artista tormentato. Se la sua
vita fosse stata un romanzo, sarebbe stato uno di quei romanzi
inverosimili, esagerati, troppo carichi di colpi di scena per sembrare
veri, ma la vita di van Gogh non è frutto della mente fertile di uno
scrittore. Quello che vi racconterò in questi due minuti è avvenuto
davvero.
La malattia, l’affetto di suo fratello Theo, l’amicizia burrascosa
con Gauguin, la vocazione religiosa, i viaggi solitari nel cuore
dell’Europa, l’autolesionismo, l’assenzio ma soprattutto le sue
opere, intrise di una forza che erompe dalla tela per colpire occhi e
cuore dello spettatore.
1. Vincent van Gogh (1853-1890) è considerato oggi uno dei più
grandi artisti di sempre, ma in vita le sue opere (ha realizzato
ben 864 tele) erano poco conosciute e apprezzate. Pare infatti che
abbia venduto un solo dipinto. Oggi il suo Ritratto del dottor
Gachet vale più di 100 milioni di dollari.

2.  Pur essendo appassionato di disegno fin da bambino, van Gogh


cominciò a dipingere solo verso i 30 anni. Le sue opere più
conosciute sono quelle dipinte tra il 1888 e il 1890, pochi anni
prima di morire.
3. La vita di van Gogh è stata funestata dal malessere psichico.
Non si sa ancora con certezza quale fosse la malattia che lo
affliggesse, quel che è certo è che l’artista soffriva di attacchi di
panico e allucinazioni alle quali reagiva con atti di violenza e
tentativi di suicidio, seguiti da uno stato di torpore. Il tutto era
aggravato dall’alcool. Van Gogh era infatti un amante dell’assenzio.
4. Vincent aveva un rapporto molto stretto con suo fratello Theo,
mercante d’arte che per anni lo sostenne economicamente. Tale
legame è testimoniato dalle oltre 600 lettere che Vincent inviò al
fratello. Il film di Robert Altman del 1990, Vincent and
Theo racconta la vita dell’artista da questo particolare punto di
vista, con il bravissimo Tim Roth nei panni dell’artista olandese.
5. Nel 1879 van Gogh si recò nelle regioni minerarie del Belgio per
prendersi cura dei malati e predicare la Bibbia ai minatori.
Decise di vivere come loro, in povertà, dormendo in una baracca e
dividendo con gli altri i pasti frugali attorno alla flebile luce delle
lampade.
Questo eccesso di fervore tuttavia spaventò i responsabili della
Scuola di Evangelizzazione di Bruxelles, che decisero di non gli
rinnovargli l’incarico di predicatore.
6. Gli umili, i lavoratori dei campi e i minatori sono i soggetti
preferiti da van Gogh, oltre ai numerosi autoritratti, ai paesaggi,
ai dipinti con cipressi e alla rappresentazione di campi di grano e
girasoli.
7. Alcuni avvicinano lo stile di van Gogh all’impressionismo, ma
a differenza degli impressionisti puri, van Gogh nelle sue opere non
descrive la realtà dal suo particolare punto di vista, ma compie
l’operazione inversa: è la realtà che diventa una creazione e una
rappresentazione dell’io interiore dell’artista. Per questo è
considerato un pioniere dell’espressionismo.
8. Nel 1888, su consiglio del fratello Theo, van Gogh si trasferì ad
Arles, nel sud della Francia per vivere con il pittore Gauguin,
amico di Theo.

Il rapporto tra i due non fu facile, le liti erano frequenti, anche a


causa dell’instabilità emotiva di van Gogh. Pare che, dopo un alterco
avvenuto nella casa di Arles, l’artista olandese inseguì l’amico in
strada con un rasoio minacciando di aggredirlo. La loro relazione
tuttavia degenerò del tutto quando una sera, ubriaco e in preda alla
rabbia, Vincent scagliò un pesante bicchiere contro l’amico.
Probabilmente la causa del litigio fu Rachele, una prostituta che
lavorava in un bordello frequentato dall’amico Gauguin, di cui
Vincent era innamorato. Quel giorno Gauguin decise di lasciare
Arles.
9. A Rachele è legato uno degli episodi più famosi della vita di van
Gogh. Nel 1889 infatti, Vincent, in preda alle allucinazioni e folle di
gelosia si mozzò con un rasoio metà dell’orecchio sinistro e lo
spedì a Rachele, come pegno di amore. Qualche giorno dopo
Vincent si ritrasse con una vistosa fasciatura a coprire l’orecchio
mutilato (foto sotto).
Su questa storia si è scritto molto. C’è anche chi sostiene che fu lo
stesso Gauguin a sfregiare l’amico in seguito ad una lite, ma è una
teoria considerata poco attendibile. In realtà pare che van Gogh non
si tagliò via l’intero orecchio, ma solo una piccola parte del lobo, ma
questi sono dettagli.
10. Van Gogh morì a soli 37 anni per un colpo di rivoltella
probabilmente auto inferto. C’è però chi sostiene che non si sia
trattato di un suicidio ma che si sia trattato di un incidente, legato
all’abitudine che aveva Van Gogh di passeggiare di notte nei campi
di grano. Secondo alcuni testimoni infatti, pochi giorni prima della
morte dell’artista, in quegli stessi campi alcuni ragazzi del luogo
stavano giocando al tiro al bersaglio con una pistola. L’ipotesi è che
l’artista possa essere stato ferito da uno di quei proiettili, per poi
trascinarsi, ferito e sanguinante, nella sua camera. La comunità
accademica tuttavia non ha accolto questa ipotesi.

Liberty/Art Nouvea
Art Nouveau, “Arte Nuova”, è lo stile della società borghese nell’età della Belle Époque. Si tratta
di uno stile elegante, basato sull’ornamento e sull’uso di materiali ra nati.

L’Art Nouveau si sviluppa in Europa tra l’ultimo ventennio dell’Ottocento e la Prima guerra
mondiale. In Italia è nota con il nome di Stile Liberty o Floreale. In Inghilterra si chiama Modern
Style, in Austria Sezession, in Germania Jugendstil, in Spagna Modernismo.

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Il movimento possiede caratteri unitari, perché ormai in Europa la


circolazione del pensiero, delle tendenze artistiche e delle innovazioni
tecniche è favorita da riviste, mostre, esposizioni internazionali
Il movimento dell’Art Nouveau si interessò anche degli aspetti più
semplici della vita, realizzando oggetti di uso quotidiano sia industriali,
sia artigianali e artistici: mobili, carte da parati, abiti, gioielli, vetri,
ceramiche
Questo movimento artistico cerca ispirazione nelle forme della natura.
Queste forme sono schematizzate e ripetute in modo decorativo:
farfalle, libellule, uccelli, ori e piante danno lo spunto per disegnare
elementi architettonici come porte, inferriate, fregi, ma anche abiti,
gioielli, cornici, ecc
Vetro e ferro battuto sono i materiali preferiti nella realizzazione di
elementi d’arredo e oggetti quotidiani
Lo stile si basa sulla linea, curva e sinuosa, libera da schemi di
simmetria e proporzione
Il colore è steso in tinte piatte e vivaci

cubism
Le persone normali, quando scorgono un limite vedono la fine di
qualcosa. Ragionamento semplice e lineare. Poi ci sono i geni, che in
un limite ci vedono una nuova idea. Rivoluzionaria. Perché è quello
che serve per oltrepassare i limiti: la rivoluzione. Che ci
costringe a pensare in un modo dirompente.
Il cubismo nasce proprio come il superamento di un limite: quello
delle due dimensioni imposte dalla tela. E nasce con due artisti,
Picasso e Braque, che all’inizio del Novecento cominciarono a
cercare un modo per andare oltre, per mostrare la realtà da tutte le
prospettive attraverso cui l’occhio umano può osservarla.
Simultaneamente.
Il risultato? Dipinti apparentemente strani, forse difficili da
comprendere, ma che hanno aperto la strada ad un nuovo modo
di fare arte. Perché quando si oltrepassa un limite si arriva sempre
in un luogo nuovo, ancora da esplorare.
1. Il cubismo è un movimento artistico nato in Francia agli inizi del
Novecento (1907), per iniziativa di artisti come Pablo Picasso e
Georges Braque. È stato un movimento dirompente perché
ribaltava l’idea secondo cui l’arte dovesse riprodurre fedelmente la
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natura, e metteva al primo posto il modo in cui l’artista percepiva la


realtà.
2. La sfida del Cubismo quindi era riportare la visione
tridimensionale dell’occhio umano su un mezzo bidimensionale
come la tela.
Per far questo gli artisti cubisti scomponevano il soggetto nelle
diverse prospettive da cui poteva essere osservato, e le
riportavano tutte sulla tela, in modo da dare allo spettatore una
visione simultanea del soggetto. Le immagini venivano a tal punto
frammentate e ricostruite che il risultato finale spesso rendeva
irriconoscibile il soggetto iniziale, come nell’esempio de Il
suonatore di fisarmonica, opera di Picasso del 1911.
3. Si fa risalire la nascita del cubismo al 1907, anno della
mostra all’Estaque, presso Marsiglia durante la quale, il critico
d’arte Louis Vauxcelles, vedendo un’opera di Georges Braque,
dichiarò: “Braque maltratta le forme, riduce tutto, luoghi, figure,
case, a schemi geometrici, a cubi.”
Come già avvenne in passato con l’impressionismo, gli esponenti del
neonato movimento artistico non si offesero, ma anzi decisero di
adottare proprio il nome “cubismo” per descrivere il loro modo
innovativo di fare arte.
4. I principali esponenti del cubismo sono i giù citati Pablo Picasso
e Geroges Braque, pionieri del movimento, a cui si aggiunsero artisti
come Robert Delaunay, Marcel Duchamp, Albert Gleizes, Jean
Metzinger, Fernand Léger, Juan Gris, Francis Picabia e
l’italiano Gino Severini (per citarne alcuni).
5. Prima ancora di Picasso e Braque, le prime forme di arte cubista
nascono con le opere del pittore francese Paul Cézanne, che fu tra
i primi a rifiutare le tradizionali regole della prospettiva, per
mostrare il soggetto ritratto da diversi punti di osservazione.
6. Furono proprio i dipinti di Cézanne, e in particolare Le bagnanti,
a ispirare Picasso nella creazione di una delle sue opere più celebri
Les demoiselles d’Avignon (1907), che secondo molti critici ha
segnato l’inizio dell’età moderna dell’arte e ha dato il via al
movimento cubista.
7. Il cubismo si divide in tre fasi distinte (o quattro, se includiamo
anche il cubismo orfico). La prima fase è quella del cubismo
formativo, a cui appartiene Les demoiselles d’Avignon.

È la fase iniziarle del movimento (1907-1909), in cui gli artisti


cubisti si limitano a semplificare geometricamente le forme, tanto
che i soggetti appaiono squadrati, con contorni ben netti come,
appunto, cubi (o poligoni) posti l’uno di fianco all’altro per formare
delle figure.
8. La seconda fase è quella del cubismo analitico (dal 1910 al
1912 circa) in cui gli artisti cubisti cominciano ad analizzare e
scomporre il soggetto per poi riassemblarlo sulla tela secondo un
ordine diverso da quello tradizionale.
Diversamente dalle opere eseguite nella fase del cubismo formativo,
in questa fase diventa difficile per lo spettatore distinguere il
soggetto originale dell’opera. Un esempio? L’opera di Braque
Violino e Brocca (1910)
9. La terza fase infine è quella del cubismo sintetico, in cui gli
artisti cubisti iniziarono ad inserire nelle loro opere un nuovo
elemento: il collage. Anche questo con l’obiettivo di superare la
bidimensionalità della tela e l’appiattimento dell’immagine.
Inoltre nelle loro opere facevano uso di materiali che esulavano
dalla pittura tradizionale, come carta da parati, tessuti, ma
anche sabbia e gesso. Questo provocava nello spettatore un
effetto spiazzante, che lo portava a chiedersi perché fosse stato
scelto quel materiale e non un altro, come è evidente nell’opera di
Picasso Natura morta con sedia impagliata (1912), fatta con
corda, tela cerata e pittura.
10. Il cubismo è stato fonte di ispirazione per molte altre correnti
artistiche, tra cui il suprematismo russo, il vorticismo britannico e il
futurismo italiano.

PICASSO
Pablo Picasso Nasce a Malaga, in Spagna, nel 1881.
A 15 anni si trasferisce con la famiglia a Barcellona dove resta fino
all'età di 24 anni. 
Dopo di che va a vivere in Francia, dove rimane fino alla morte
avvenuta a Mougins nel 1973.
Età giovanile
Grande influenza sul giovane Pablo ebbe la professione del padre,
professore di disegno alla scuola di belle arti, che gli insegnò le
nozioni tecniche fondamentali. Avendo raggiunto il massimo grado

di perfezione nella tecnica appresa dal padre, acquistò una grande


fiducia in se stesso, al punto tale da realizzare, non ancora
quattordicenne, una mostra dei suoi lavori a La Coruña.
Parigi
Alla fine dell'estate del 1900, non sopportando più l'ambiente che lo
circonda, decide di trasferirsi a Parigi dove frequenta assiduamente i
quartieri di Montmartre  e Montparnasse e dove conosce molti
artisti allora attivi a Parigi.

Dal 1901 al 1904 Periodo Blu


Dipinti cupi, freddi, sui toni del blu e del turchese. I soggetti
rappresentati in questo periodo appartengono alle categorie degli
emarginati, dei poveri, creature sole e senza speranza.
Dal 1904 al 1907 Periodo Rosa
Nel 1904, a Parigi, conosce una ragazza della sua stessa età,
Fernande Olivier, con la quale inizia una lunga relazione affettiva
durata fino al 1912. È lei che appare ritratta in molti dei quadri del
"periodo rosa”. E' un periodo “più allegro” rispetto al precedente. I
soggetti preferiti sono arlecchini, saltimbanchi, personaggi legati al
mondo del circo.
Dal 1907 al 1909 Periodo Africano
In questo periodo sentì moltissimo l'influenza dell'arte africana,
soprattutto della scultura e delle maschere tribali. Les Demoiselles
d'Avignon, che rappresenta 5 prostitute spagnole, è il quadro più
significativo di questo periodo.
Dopo la fine della prima guerra mondiale, Picasso sentì l'esigenza di
ritornare all'ordine e al classicismo, producendo opere che
rimandano al Rinascimento italiano. 
Negli anni '30, poi, si rivolse soprattutto al surrealismo per trovare
ispirazione.
E' questo il periodo dell'opera maggiormente identificativa del suo
genio artistico: Guernica. 
Dedicata alla condanna di tutte le atrocità belliche può essere
ammirata al museo Reina Sofia di Madrid.
DADAISM
Il Dadaismo non fu un movimento artistico. Non poteva
esserlo, perché uno degli aspetti sociali che più criticava e
derideva era proprio l’arte e i movimenti artistici tradizionali.
I dadaisti criticavano l’arte per come veniva pensata e

manifestata. Il Dadaismo (o Dada) si può de nire come una


tendenza culturale
I dadaisti, infatti, si riunirono con l’intento di attaccare tutto
ciò che, secondo loro, aveva procurato e causato la Prima
Guerra Mondiale. Il con itto mondiale fu uno shock per
l’Europa, che si svegliò di colpo dal suo lungo torpore.
L’utilizzo degli armamenti di massa procurò una carne cina
e la popolazione civile fu la prima vittima degli scontri
armati. Per gli artisti che fondarono o che parteciparono in
seguito al Dadaismo, le cause del con itto mondiale
risiedevano nei valori distorti di una società oppressiva a cui
l’arte aveva prestato il suo servizio, rappresentandola in tutti
i suoi aspetti deviati
Per distinguersi da quella visione distorta della realtà, i
dadaisti decisero di fondare un altro tipo di arte. Tutta l’arte
precedente alla loro, fondata su valori e canoni artisti che
non riconoscevano, veniva spazzata via dal movimento
Dada, i cui membri si erano posti l’obiettivo di creare un’arte
irrazionale. La loro arte doveva sconvolgere gli spettatori, in
qualche modo cercando di svegliarli dal torpore culturale in
cui erano scivolati, e che aveva permesso che la guerra
esplodesse senza che nessuno vi si fosse opposto

Nel 1916 un gruppo di artisti si riunì a Zurigo, scegliendo la


Svizzera proprio per la sua neutralità al con itto mondiale;
fra questi, c’erano lo scrittore Hugo Ball, sua moglie l’artista
Emmy Hennings, il poeta Jean Arp e il poeta Tristan
Tzara. Il Dadaismo non nacque mai uf cialmente, ma fu la
conseguenza degli incontri di questi artisti che elaborarono
un nuovo modo di fare arte, il quale aveva lo scopo,
attraverso la sua irrazionalità, di attaccare e irridere i valori
artistici e culturali che secondo i dadaisti avevano reso la
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società opprimente e cieca di fronte ai cambiamenti che
avevano portato al con itto
La scelta del nome Dada fu casuale come l’arte che ne era
l’espressione. Tristan Tzara raccontò che il nome fu scelto
fra migliaia di parole del dizionario, scegliendolo a caso,
senza che avesse nessun signi cato. Dada in francese
signi ca “cavalluccio di legno” ma può anche signi care la
doppia affermazione “sì sì

SURREALISM
Il surrealismo è uno stile nell’arte e nella letteratura in cui idee,
immagini e oggetti si combinano in modo strano, come in un
sogno.
I surrealisti cercarono di incanalare l’inconscio come mezzo
per sbloccare il potere dell’immaginazione.
Disdegnando il razionalismo e il realismo letterario, e
fortemente influenzati dalla psicoanalisi, i surrealisti
credevano che la mente razionale avesse represso il potere
dell’immaginazione, appesantendola con i tabù.
Influenzate anche da Karl Marx, speravano che la psiche
avesse il potere di rivelare le contraddizioni del mondo
quotidiano e di spronare alla rivoluzione.
La loro enfasi sul potere dell’immaginazione personale li colloca
nella tradizione del Romanticismo, ma a differenza dei loro
antenati credevano che le rivelazioni potessero essere trovate
sulla strada e nella vita quotidiana.
L’impulso surrealista a toccare la mente inconscia, e i loro
interessi nel mito e nel primitivismo, continuò a plasmare molti
movimenti successivi, e lo stile rimane influente anche oggi.
La persistenza della memoria, dipinto a olio su tela del
surrealista spagnolo Salvador Dalí, realizzato nel 1931 e
conservato al Museum of Modern Art di New York.
Concetti chiave del surrealism
• André Breton definì il surrealismo come “automatismo
psichico nel suo stato puro, con il quale ci si propone di
esprimere – verbalmente, per mezzo della parola scritta, o
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in qualsiasi altro modo – l’ effettivo funzionamento del


pensiero”.
• Ciò che Breton propone è che gli artisti scavalchino la
ragione e la razionalità accedendo alla loro mente
inconscia. In pratica, queste tecniche divennero note come
automatismo o scrittura automatica, che permetteva agli
artisti di rinunciare al pensiero cosciente e di abbracciare il
caso nella creazione dell’ arte.
• L’opera di Sigmund Freud influenzò profondamente i
surrealisti, in particolare il suo libro L’interpretazione dei
sogni (1899). Freud legittimava l’ importanza dei sogni e
dell’ inconscio come rivelazioni valide dell’ emozione e dei
desideri umani. La sua esposizione ai mondi interiori
complessi e repressi della sessualità, del desiderio e della
violenza costituiva una base teorica per gran parte del
Surrealismo.
• L’immaginario surrealista è probabilmente l’elemento
più riconoscibile del movimento, ma è anche il più
sfuggente da categorizzare e definire. Ogni artista si
affidava ai propri motivi ricorrenti sorti attraverso i propri
sogni e/o la propria mente inconscia. Alla sua base,
l’immaginario è bizzarro, perplesso e persino
sconcertante, in quanto intende scacciare lo spettatore dai
suoi presupposti confortanti.
• La natura, tuttavia, è l’immagine più frequente: Max
Ernst era ossessionato dagli uccelli e aveva un alter ego
avifaunistico. Le opere di Salvador Dalí spesso includono
formiche o uova, e Joan Miró si affidava fortemente a
vaghe immagini biomorfe.

POP AR

1. La pop art è una corrente artistica nata nella seconda metà degli
anni Cinquanta negli Stati Uniti per poi diffondersi con successo
anche in Europa negli anni Sessanta. I principali esponenti di questa
T

corrente furono Andy Warhol, Roy Lichtenstein, James Rosenquist


e Claes Thure Oldenburg
2. Il nome pop art è l’abbreviazione di “popular art”, per sottolineare
come questa nuova corrente artistica traesse ispirazione da soggetti
“popolari”, ispirati cioè dalla cultura di massa
Pubblicità, televisione, cinema, ma anche scaffali dei supermercati
diventano i soggetti delle opere d’arte, come le celebri scatole di
barattoli di salsa Campbell di Warhol, gli eroi del cinema e dello
spettacolo o le immagini colorate dei fumetti
3. Non a caso la pop art nasce proprio come reazione
all’espressionismo astratto, corrente artistica nata negli Stati Uniti
dopo la Seconda Guerra Mondiale, basata sull’esternalizzazione del
sentire individuale dell’artista attraverso l’arte (es. Jackson Pollock,
Mark Rothko). Gli artisti della pop arte invece, cercano ispirazione
nella società del loro tempo e nella cultura di massa
Sempli cando: se gli artisti espressionisti, attraverso l’arte raccontano
se stessi e il proprio universo spirituale, gli artisti della pop art
raccontano ciò che li circonda
4. Come ogni corrente artistica, anche la pop art è glia del suo
tempo. Negli anni Cinquanta, sulle macerie lasciate dalla Seconda
Guerra Mondiale, stava nascendo una società che vedeva nella
produzione di massa di beni di consumo e nelle moderne tecnologie
domestiche (lavatrici, frigoriferi ecc.) un evidente segnale di
progresso
La pop art sfrutta proprio le modalità di comunicazione e la loso a
della società dei consumi, trasformandole in arte, con un chiaro
intento ironico e provocatorio
5. Il re della pop art è sicuramente Andy Warhol, l’artista che più di
tutti è riuscito a cogliere il cuore dell’America degli anni Sessanta, con
i suoi miti e i suoi punti di riferimento. Le sue serigra e prodotte in
serie, che rappresentano attrici come Marilyn Monroe o prodotti
industriali come i barattoli della zuppa Campbell sono un’ironica
dimostrazione di come l’arte sia un prodotto “da consumare”. Come
se fosse uscito da una fabbrica per entrare nelle case delle persone
che hanno i mezzi per acquistarlo
6. Altro grande esponente della pop art fu l’americano Roy
Lichtenstein, che prendeva ispirazione dal mondo della pubblicità e
dei fumetti.Le sue opere più famose si basano sull’ingrandimento di
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oggetti comuni tratti da pubblicità e fumetti no a rilevarne la
retinatura con i punti delle tinte primarie. I testi che spesso
accompagnano le opere, uniti all’uso di colori decisi o del bianco e
nero, rendono le sue opere semplici ma incisive

STREET AR

L’origine della parola “Street Art” deriva dai mass media, i


quali hanno portato l’attenzione a un vasto pubblico
giovanile. In precedenza veniva considerata
esclusivamente come espressione dell’inquietudine
giovanile, piuttosto che una vera e propria forma d’arte
La Street Art è un’espressione artistica che prende forma
negli spazi pubblici, come ad esempio strade, muri  e
stazioni. Talvolta vengono predisposti anche degli spazi
espressamente dedicati, ma spesso questa forma di
manifestazione artistica prende forma attraverso atti
illegali. In effetti, ancora oggi, il con ne tra quello che
viene considerato vandalismo e arte, rimane una linea
molto sottile.
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