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ISSN 1127-6320 Bimestrale. Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI
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410
Set/Ott
2018
Orchidee selvatiche:
un mondo di relazioni
Giusquiamo
La “fava di Zeus”
di GIORGIO SAMORINI e GIANLUCA TORO
Nella classificazione linneana ciò sia dovuto a una sua recente terminologica che supera quella
il Giusquiamo viene denomi- espansione biogeografica, possi- di tutte le altre solanacee psicoat-
nato Hyoscyamus, un genere bilmente facilitata dall’uomo. I giu- tive (perfino della Mandragora (7),
che appartiene alla famiglia delle squiami nero e bianco sembrano e forse quella di qualunque altra
Solanaceae e più specificatamente essersi differenziati fra loro attorno pianta nota sin dai tempi greci
al gruppo delle solanacee tropani- a 1,5 milioni di anni fa (4). e pre-romani. González (8) ha
che, ed è quindi imparentato sia In Italia sono presenti in tutte le contato un centinaio di nomi, fra
botanicamente che farmacologi- regioni entrambi, il Giusquiamo quelli antichi, medievali e moderni,
camente con la Mandragora, la nero e bianco; quest’ultimo manca ma riteniamo che il loro numero sia
Belladonna, la Datura (1). solamente nella pianura padana notevolmente maggiore, tenendo
(5). Del Giusquiamo nero sono conto della difficoltà nel racco-
Una tassonomia riconosciute due “razze”, una gliere i termini relativi alle lingue
unresolved annuale e l’altra biennale, e per dei territori balcanici e asiatici.
La ta ssonomia del genere l’Italia Fiori riconosce le due forme Nelle antiche scritture cuneiformi di
Hyoscyamus è ancora confusa, typicus e agrestis, la prima più area mesopotamica il Giusquiamo
piena di taxa dubbi e di sinoni- robusta della seconda. Anche per nero sarebbe stato identificato con
mie. Un importante centro di dif- il Giusquiamo bianco Fiori (6) rico- il termine šakiru, che è presente
ferenziazione e diffusione del nosce in Italia due forme, typicus e in numerosi passi della lettera-
genere sembra essere stato il ter- major, la seconda più robusta della tura assira, inclusa quella medica.
ritorio iraniano, dove si riscon- prima. Risalta l’impiego del šakiru nel
tra il più folto insieme di specie, Una caratteristica ana-
sebbene non vi sia concordanza tomica specifica del
sul loro numero. Se da una parte genere Hyoscyamus
D’Arcy (2) riconosce 20 specie nel riguarda il frutto, che è
genere Hyoscyamus, e Hunziker costituito da una pisside,
(3) ne riconosca 23, d’altra parte in cui sono racchiusi i
la Plantlist, promossa congiun- numerosi e piccoli semi,
tamente dai Giardini Botanici di dotata di un opercolo
Kew, Missouri e New York, rico- coriaceo removibile e
nosce solamente dieci specie avvolta in una più o
di Hyoscyamus, mentre ben 57 meno esuberante corolla
taxa le etichetta come unresolved persistente.
(irrisolte).
Le due principali specie euro- Una rosa infinita
mediterranee sono il Giusquiamo di nomi
nero (H. niger L.) - diffuso anche in A partire dall’antichità
Asia - e quello bianco (H. albus L.); classica sino ad arri-
un’altra importante specie, soprat- vare ai nostri giorni,
tutto dal punto di vista farmaceu- al Giusquiamo è stata
tico, è il Giusquiamo d’Egitto (H. attribuita una serie stra-
muticus), distribuito lungo il lato ordinaria di nomi, sia in
africano del Mediterraneo. H. niger numero che nella diversi-
è la specie del genere più ampia- ficazione radicale ed eti-
Frutti (pissidi) e semi di alcune specie di Giusquiamo
mente diffusa, e si sospetta che mologica; una ricchezza
il Giusquiamo, per lo meno come l’impiego del Giusquiamo nel trat- e stravolge, fa uscir di senno e
hyoskyamos. Si tratta di un’as- tamento dei dolori ai denti, una agita dentro le persone, e in gene-
senza enigmatica, dato che questa pratica, come detto, ampiamente rale provoca un’ebbrezza e un’alle-
pianta era certamente nota presso diffusa nella medicina popolare gria senza vino in coloro che sono
la cultura ellenica ed egea dei suoi europea e mediterranea che si è predisposti all’enthousiasmos”
tempi. Suzanne Amigues (25) tramandata sino ai nostri giorni. (Quaest. Rom., 112, 291a-b). Se si
ha sospettato che nella descri- Dioscoride (Mat. Med., IV, 68) è considera che l'edera era imman-
zione della pianta nominata ako- il primo autore che riporta le pro- cabilmente associata a Dioniso e
niton data da Teofrasto (Hist. Pl., prietà inebrianti del Giusquiamo, ai suoi culti estatici, al punto che in
IX, 16,4-9) sia da ravvisare una nel caso in cui venga sommini- Attica i nomi o soprannomi del dio
specie di Giusquiamo. Secondo strato come clistere per scopi non derivavano da quello della vite
lo scrittore greco, questo akoni- medicinali. Plutarco, che visse a (ampelos), ma da quello dell'edera
ton, che ha una foglia simile a cavallo del I e II secolo d.C., cita (kissos) (27), è lecito il sospetto
quella della cicoria, cresceva a più volte il Giusquiamo, ed evi- che quest'ultima pianta sia concre-
Creta e a Giacinto, e non solo in denza analogie dell’effetto ine- tamente dotata di proprietà psico-
Acona (monti della Mariandinia), briante dell’edera (Hedera helix attive - chissà in quali sue parti, in
da cui avrebbe ricevuto il nome. Da L.) con quello del Giusquiamo: quale momento del ciclo annuo e
questi dati si evince che non può “L’effetto del suo [dell’edera] assor- con quale tipo di preparazione - e
trattarsi di una specie di Aconitum, bimento non va fatto passare come che sia uno dei vegetali inebrianti
dato che questo genere di piante un’ebbrezza, ma piuttosto come dimenticati dalla cultura occiden-
non è presente nella flora greca un turbamento, come lo provo- tale moderna, come è stato il caso
né cretese, e data la descrizione cano il Giusquiamo e una quan- del coriandolo, recentemente posto
delle foglie simili a quelle della tità di piante di questo genere, che in evidenza da uno di noi (28).
cicoria. L’akoniton di Teofrasto fanno tremare lo spirito fino alla Tornando al Giusquiamo, Eliano
è stato in precedenza identifi- follia” (Quaest. Conv., III, 2, 2). (Storie Varie, I, 7) riportò la buffa
cato con il Doronicum pardalian- Quest'affermazione plutarchea ci credenza che i cinghiali per disin-
ches L. (fam. Compositae), ma rimanda direttamente a un argo- tossicarsi da questa pianta man-
non si tratta di una pianta concre- mento a latere del Giusquiamo, e giano granchi di fiume; un motivo
tamente velenosa. Sembrerebbe cioè alla constatazione che diversi che, più per curiosità che per con-
che la descrizione di questo ako- autori antichi consideravano ine- vinzione, è stato riportato innume-
niton non sia il risultato di un’os- briante anche l'edera. Citando solo revoli volte nella letteratura medie-
servazione diretta di Teofrasto, ma qualche altro passo della lettera- vale e rinascimentale.
di una mescolanza e contamina- tura classica, Plinio riconosce l'e- Passando ai periodi medievali, la
zione di differenti fonti utilizzate sistenza di venti specie di edera, religiosa tedesca Ildegarda von
dall’autore greco, e una delle fonti e riporta che tutte quante “in Bingen, che visse nell'XI-XII secolo
potrebbe riguardare una specie di pozione e in dose massiccia pro- d.C., riteneva il Giusquiamo vele-
Giusquiamo. vocano turbe mentali, ma depu- noso e utilizzabile solamente
Plinio (I secolo d.C.) cita il rano il capo” (Hist. Nat., XXIV, 75); per via topica nella scrofola e
Giusquiamo in almeno 22 luoghi Dioscoride afferma che “il succo nelle infiammazioni (Libro delle
della sua enciclopedica opera dell'edera nera e i corimbi, bevuti, Creature, I, 110).
Historia Naturalis. Nel passo producono sterilità e perturbano la Nei periodi rinascimentali molti
più esteso ne riconosce quattro mente se si prendono in grande autori hanno riportato in maniera
varietà, che sono state identifi- quantità” (Mat. Med., II, 179): in monotona quanto scritto da
cate come H. reticulatus, H. niger, un altro passo, oltre a quello già Dioscoride, Plinio e Galeno nei
H. aureus, e H. albus (26). Sia menzionato, Plutarco riporta che, primi secoli della nostra era. Il
Plinio che Dioscoride indicano il durante le feste degli Agrionia, che medico d’origine senese Pietro
Giusquiamo nero come il meno erano tenute nella Beozia in onore Andrea Mattioli, nei suoi Discorsi
adatto per l’impiego medicinale, di Dioniso, “le donne in preda ai del 1557 (LXXI, 496) mostrò di
perché era ritenuto portasse alla pathe bacchici si gettano repen- non conoscere questo genere di
pazzia, e consigliano di impiegare tinamente sull’edera, la fanno a piante, dato che affermava di aver
il più “docile” Giusquiamo bianco; pezzi lacerandola con le mani e visto in Italia solamente la specie
una considerazione che verrà masticandola con i denti. Poiché di Giusquiamo col fiore giallo,
riportata da quasi tutti gli autori non sono così sciocchi quanti “imperoché il bianco e parimenti
antichi fino al Rinascimento. E sia affermano che l’edera, posse- il nero, non trovo che mi sappia
Plinio che Dioscoride riportano dendo un fluido di follia che eccita dimostrare, quantunque non poco
sulla guancia. Sempre in Val di Questo fenomeno è stato spie- erica e incenso, mescolati con
Susa, a Exilles e Novalesa, è nota gato con il fatto che i semi di cera vergine; accesa la candela,
una ricetta per suffumigi contro i Giusquiamo, quando si rompono vi si doveva tenere sopra la bocca
denti doloranti e cariati: si pongono con il calore, fanno cadere l’estre- aperta, in modo tale che il suo
tre 3 cucchiai di semi della pianta mità radicale, simile appunto a un fumo entrasse nella bocca, e si
su brace di legna, su cui si capo- vermicello (53). Il primo autore a sarebbero quindi visti cadere i
volge un tegame, fino al termine offrire questa spiegazione razio- vermi (57).
della combustione. Dopo avere nale sembra essere stato Jacques In un Lessico Universale del 1741,
rivoltato il tegame, si versa acqua Houllier nel XVI secolo (54). si consigliava di spargere semi di
molto calda e si aspirano i vapori In Francia, nel XIV secolo, si pre- Giusquiamo su carta, nello spes-
con la bocca aperta; quindi ci si scriveva di cuocere nella brace la sore di un dorso di coltello, e farne
corica a letto e si mette una botti- radice di quanelle (Giusquiamo), delle “perline” colandovi sopra
glia di acqua calda sotto i piedi, per raschiarla e porla sul dente dolo- della cera. Si mettevano una o
far circolare meglio il sangue; si rante fino a che non si raffred- due di queste perline su carboni
ripetono queste operazioni almeno dava (55). In Germania, nella ardenti e si faceva passare il fumo
per tre sere di seguito, e dalla Farmacopea di Hannover del 1547 sul dente con un imbuto (58).
seconda o terza sera si vedranno era consigliato bruciare succo di In Europa era diffusa anche la
le “carie” galleggiare nell’acqua Giusquiamo e semi di porro, por- pratica di appendere al collo
(52). In altri casi il paziente, dopo tando il fumo sul dente (56). dei bambini pezzi di radice di
avere inalato il fumo dei semi di Una ricetta inglese del XIV secolo, Giusquiamo, probabilmente facen-
Giusquiamo, si poneva a bocca “pro vermibus in dentibus”, preve- doglieli succhiare, con lo scopo di
aperta su un bicchiere d’acqua, deva l’elaborazione di una candela dare sollievo ai dolori causati dalla
dove sarebbero caduti i vermicelli. costituita di semi di Giusquiamo, dentizione (59).