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Stefano il protomartire e i Padri della Chiesa:

su alcune omelie greche e siriache tradotte in armeno


e un Encomio di santo Stefano attribuito a Basilio di Cesarea*
di
Valentina Calzolari

Introduzione

La figura di santo Stefano, il protagonista di At 6-8, conobbe una grande popolarità nell’ Oriente e nell’ Oc-
cidente cristiano. Le fonti più antiche lo raffigurano sotto tratti diversi, insistendo rispettivamente sulla
figura del profeta ebreo ispirato (sulla base di At 7, 55), dell’ atleta incoronato, dell’ imitatore o del di-
scepolo di Cristo, del diacono e del primo martire cristiano1. Già in alcune fonti dei primi secoli del
cristianesimo, Stefano fu considerato come «il martire perfetto» (ὁ τέλειος μάρτυς), modello delle vittime
delle persecuzioni anticristiane. Si veda, per esempio, la Lettera delle Chiese di Lione e Vienna riportata
da Eusebio di Cesarea (Historia ecclesiastica V 2, 1-4), dove i martiri pregano in favore dei loro carnefici
seguendo l’ esempio di Stefano: «Essi pregavano persino per quelli che li facevano patire, come Stefano,
il martire perfetto: “Signore, non imputare loro questo peccato” (cf. At 7, 60). Se Stefano pregò per chi lo
lapidava, quanto più avrà pregato per i fratelli!»2. È soprattutto dopo il IV secolo, epoca in cui si estese
il culto dei martiri, che il santo fu particolarmente venerato come «primo martire di Cristo»3. Il culto di
Stefano «protomartire» conobbe un fondamentale impulso dopo il 415, epoca del rinvenimento delle re-
liquie del santo, in un villaggio della Palestina, e della loro traslazione a Gerusalemme (vedi infra). Questi
avvenimenti ebbero una larga risonanza e furono narrati e trasmessi in fonti che ci sono pervenute in
lingue e recensioni diverse: il Martirio di Stefano e l’ Invenzione e la Traslazione delle reliquie (vedi infra).
L’ importanza accresciuta del santo, nel IV-V secolo, è testimoniata da un ricco corpus di opere, tra le quali
si distinguono numerose omelie dei Padri della Chiesa4.
Grande fu la popolarità di santo Stefano anche in Armenia come è dimostrato da diverse testimonianze
letterarie che attendono ancora in gran parte di essere studiate. Santo Stefano è evocato, per non citare
che questo esempio, in una sezione cruciale dell’ opera dello storico armeno Ełišē (Eliseo) dedicata alla
Guerra di Vardan Mamikonean e degli Armeni contro il re sassanide Yazdegert II che, nel 449, impose loro
di abiurare il cristianesimo e di adottare il mazdeismo. La morte degli Armeni sul campo di battaglia ad
Avarayr, nel 451, è presentata da Ełišē come il sacrificio necessario per la difesa non solo della fede cristia-
na, ma anche dell’ identità armena. Il modello veterotestamentario dei Maccabei (cf. 2M 6, 18-31 e 2M 7,
1-41) fornisce allo storico il principale paradigma di comprensione degli avvenimenti cruenti legati alla

* Nel presente articolo indico le biblioteche dei manoscritti armeni seguendo il sistema di sigle adottato dall’ Association
Internationale des Études Arméniennes (AIEA): cf. B. Coulie, Collections and Catalogues of Armenian Manuscripts,
in Armenian Philology in the Modern Era. From Manuscript to Digital Text, ed. V. Calzolari (con la collaborazione di
M.E. Stone) (Handbook of Oriental Studies. Section 8: Uralic & Central Asian Studies: History of Armenian Studies,
vol. 23/1), Brill, Boston – Leiden 2014, 50-64; cf. http://aiea.fltr.ucl.ac.be/AIEAfr/Outils_files/Sigles.pdf (ultimo accesso,
luglio 2019): ALQ = Aleppo, Chiesa dei Quaranti Martiri; ARM = Biblioteca del Monastero di Armaš; ITT = Istanbul,
Galata, Biblioteca nazionale Sahak Mesropian; J = Biblioteca del monastero armeno di San Giacomo, a Gerusalemme;
M = Biblioteca e Istituto dei manoscritti di Erevan (Matenadaran); MU = Monaco, Bayerische Staatsbibliothek; NN =
Nicosia; NOJ = Biblioteca del monastero armeno di Nuova Giulfa; P = Bibliothèque nationale de France; V = Biblioteca
dei Padri Mechitaristi di Venezia; W = Biblioteca dei Padri Mechitaristi di Vienna. Per la traslitterazione dell’ armeno,
seguo il sistema elaborato da H. Hübschmann, A. Meillet e É. Benveniste, adottato dalla Revue des Études Arméniennes
(REArm).
1
F. Bovon, e Dossier on Stephen, the First Martyr, HTR 96 (2003) 279-315; D. Labadie, L’ invention du protomartyr
Étienne: sainteté, pouvoir et controverse dans l’ Antiquité (Ier-VIe s.) (tesi di dottorato, EPHE, dicembre 2017, in corso di
stampa con il medesimo titolo in JAOC 21, Brepols, Turnhout 2020), cap. 2.
2
Cf. Atti dei martiri di Lione, II 5.
3
Già in Ireneo, Adv. haer. III 12, 10 e IV 15, 1.
4
Labadie, L’ invention du protomartyr Étienne, cit., 649-660.

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Adamantius  ()
lotta contro il re sassanide5. Nella sezione finale dell’ opera, tuttavia, nel passo che descrive l’ ultima notte
trascorsa, in veglia e preghiere, nella fortezza di Nišapuhr da sei ecclesiastici armeni prossimi al supplizio
ordinato dal re sassanide, Ełišē ricorre ad un modello neotestamentario e introduce la figura di Stefano.
Lo storico narra infatti che una voce si fece udire dal cielo per incoraggiare i condannati – ivi compresi
alcuni prelati ragguardevoli quali il catholicos Yovsēp (chiamato, da Ełišē, vescovo di Ayrarat) e il prete
Łewond –, associando la loro morte a quella di Stefano: «Ricevendo queste corone dai suoi servitori (scil.
dagli angeli servitori di Cristo), diventerete partecipi della corona di Stefano» (VII 97)6. Il parallelo con
il protomartire contribuisce a mettere in risalto il martirio degli Armeni e offre nel contempo un indizio
dell’ importanza accordata a Stefano dalla letteratura armena antica.
L’ interesse degli Armeni per il protomartire è provato inoltre dall’ importante quantità di traduzioni arme-
ne di testi greci e siriaci che tessono l’ elogio del santo, narrano le circostanze della sua morte, descrivono il
ritrovamento e le successive traslazioni delle sue reliquie. Il corpus degli scritti armeni su santo Stefano si
presta in modo esemplare al tema del convegno su «Testi greci cristiani e traduzioni armene: un viaggio di
andata e ritorno»7. In effetti, in molti casi le traduzioni armene delle opere greche che hanno contribuito
ad alimentare l’ interesse e la devozione degli Armeni per il protomartire permettono oggi di ritrovare il
testo originale greco, in alcuni casi perduto. In questo senso può intendersi il percorso «andata e ritorno»
dal greco all’ armeno e viceversa, seguendo l’ immagine suggerita dagli organizzatori dell’ incontro.
Nei paragrafi seguenti, dopo una presentazione generale del corpus di scritti armeni sul protomartire,
ivi compreso un Martirio di santo Stefano inedito recentemente identificato (vedi infra), sarà presentato
il dossier patristico, con un’ attenzione particolare ad un’ omelia armena attribuita a Basilio, perduta in
greco. Saranno altresì messe in rilievo le versioni armene di altri testi greci perduti nella lingua originale.

1. Il corpus di scritti su santo Stefano in lingua armena

Come si è detto, il corpus degli scritti armeni sul protomartire attende studi approfonditi, ivi compresa
una ricognizione esaustiva nei cataloghi e nelle biblioteche dei manoscritti. Una prima investigazione,
alla cui origine si trova un’ esortazione rivoltami dal compianto François Bovon, mi ha permesso di racco-
gliere numerose informazioni inedite che permettono di determinare in modo più preciso i contorni del
corpus stesso8. Questi primi risultati di una ricerca ancora ai suoi esordi richiedono di essere completati
e analizzati alla luce dei possibili rinvenimenti futuri. Essi meritano tuttavia di essere segnalati sin d’ ora.
Il dossier patristico, in modo particolare, è degno della massima attenzione. Come si è accennato sopra, la
tradizione armena comprende infatti la traduzione di diverse omelie, greche e siriache, sul protomartire.
Le collezioni di manoscritti chiamati čaṙǝntir («scelta di discorsi» o «discorsi scelti»), in particolare, ovve-
ro i manoscritti che raccolgono i principali testi usati all’ occasione delle varie ricorrenze liturgiche della
Chiesa armena, conservano spesso, in corrispondenza della fine del mese di dicembre (epoca della festa
del protomartire), un ciclo di testi su santo Stefano. Questo ciclo è costituito in gran parte dai panegirici,
a volte accompagnati dall’ Invenzione delle reliquie (Revelatio) e dal Martirio (Passio) che saranno di se-
guito presentati. Per ogni testo qui sotto repertoriato, saranno indicati, dove possibile, i testimoni armeni
inediti. Nel caso dell’ omelia attribuita a Basilio menzionata sopra, in appendice sarà dato il testo armeno,
secondo due manoscritti inediti, accompagnato da una traduzione italiana, altrettanto inedita (§ 4).

5
R.W. Thomson, e Maccabees in Early Armenian Historiography, JS 26 (1975) 329-341 (ristampato in Id., Studies
in Armenian Literature and Christianity [CS 451], Ashgate, Great Yarmouth 1994, n° VII).
6
Traduzione a cura di R. Pane, Ełišē, Storia di Vardan e dei martiri armeni (CTP 182), Città Nuova, Roma 2005, 181.
7
Università di Bologna, 12 ottobre 2018.
8
Cf. V. Calzolari, e Dossier on Stephen, the first Martyr, in Armenian. An unpublished Martyrdom of Stephen, in
Memorial volume in honour to François Bovon, ed. B. Landau, Mohr Siebeck, Tübingen (titolo provvisorio del volume
in progress). Ho potuto consultare i cataloghi dei manoscritti armeni delle biblioteche di Erevan (M), Gerusalemme (J),
Nuova Giulfa (NOJ), Parigi (P), Vienna (W), sui quali si troveranno informazioni bibliografiche più dettagliate infra.

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Valentina Calzolari — Stefano il protomartire e i Padri della Chiesa
1.1. Revelatio
La Revelatio narra le circostanze dell’ invenzione delle reliquie di santo Stefano nel villaggio di Cafar Ga-
malà, in Palestina, nel 4159, in seguito ad una serie di apparizioni di Gamaliele (il dottore della legge,
maestro di Paolo, menzionato in At 22, 3 e 5, 34-39) ad un prete di nome Luciano, che narra gli avve-
nimenti alla prima persona, ottemperando alla richiesta di Avito di Braga10. Le reliquie furono esumate
alla presenza del vescovo di Gerusalemme, Giovanni II (387-417), che le fece portare nella chiesa della
Santa-Sion, a Gerusalemme. Una parte delle spoglie fu lasciata a Cafar Gamalà e fu in seguito donata da
Luciano allo stesso Avito. Quest’ ultimo è un personaggio noto: si tratta di un prete di Gerusalemme di
origini spagnole, che fu impiegato come interprete da Paolo Orosio durante la missione effettuata, per
conto di Agostino, in Palestina, al fine di discutere delle posizioni – controverse agli occhi del vescovo di
Ippona – del vescovo Giovanni II nei confronti del pelagianesimo. L’ annuncio del rinvenimento delle reli-
quie fu dato all’ apertura stessa del sinodo di Diospoli (Lidda) al quale erano stati convocati, per affrontare
la questione, quindici vescovi, tra i quali lo stesso Giovanni II. La notizia suscitò una viva commozione
e fu accolta con grande reverenza dallo stesso Agostino, contribuendo così a consolidare l’ autorità e il
prestigio di Giovanni II in un periodo critico della sua posizione ecclesiastica11.
Il testo della Revelatio è stato tramandato, sotto forma di numerose recensioni diverse, in greco (BHG
1648x-z; cf. 1649)12, in latino (BHL 7850-7856h)13 e in varie lingue orientali, tra le quali si annoverano
l’ armeno (BHO 1088), il siriaco (BHO 1087)14, l’ etiopico15, il georgiano16, l’ aramaico cristo-palestinese17.
La questione dell’ origine (latina, greca o siriaca?) dell’ opera non riscontra tuttora l’ unanimità degli stu-

9
Cf. M. van Esbroeck, Jean II de Jérusalem et les cultes de s. Étienne, de la Sainte-Sion et de la Croix, AnBoll 102
(1984) 99-127.
10
In alcune varianti, la visione apparve anche ad un eremita di nome Miget.
11
S.C. Mimouni, Jacques le juste, frère de Jésus de Nazareth, Bayard, Montrouge 2015, 363-367; P. Peeters, Orient
et Byzance. Le tréfonds oriental de l’ hagiographie byzantine (SHG 26), Société des Bollandistes, Bruxelles 1950, 55-58;
V. Saxer, Morts, martyrs, reliques en Afrique chrétienne aux premiers siècles (éologie historique 55), Beauchesne,
Paris 1980, 245-246; van Esbroeck, Jean II de Jérusalem et les cultes de s. Étienne, cit., 99-101. Vedi anche Labadie,
L’ invention du protomartyr Étienne, cit., cap. 3, esp. 157.
12
Edizione della recensione BHG 1648x: F. Bovon – B. Bouvier, La translation des reliques de saint Étienne le premier
martyr, AnBoll 131 (2013) 5-50. Edizione della recensione BHG 1648y: N. Franco, L’ Apocalisse del prete Luciano di
Kaphar Gamala e la versione di Avito, Roma e l’ Oriente 8 (1914) 293-307 (criticata da H. Delehaye, Quelques dates
du martyrologe hiéronymien, AnBoll 49 [1931] 25). La recensione BHG 1648z (cf. BHG 1649g), attestata nel Parisinus
graecus 1179, è tuttora inedita e contiene, oltre alla Revelatio, anche la Passione: cf. F. Nau, Sur les mots ΠΟΛΙΤΙΚΟΣ
et ΠΟΛΙΤΕΥΟΜΕΝΟΣ et sur plusieurs textes grecs relatifs à saint Étienne, ROC 11 (1906) 212-214. Edizione della re-
censione BHG 1649 (insieme alla Passio e alla Translatio): A. Papadopoulos-Kerameus, Ἀνάλεκτα Ἱεροσολυμιτικῆς
σταχυολογίας, vol. 5, B. Kirsbaum, San Pietroburgo 1898, 28-53, cf. 418-420. Edizione della recensione BHG 1649t:
H. Delehaye, Synaxarium Ecclesiae Constantinopolitanae, Société des Bollandistes, Bruxelles 1902, 861-864.
13
Edizione della recensione A (BHL 7850-7052): S. Vanderlinden, Revelatio Sancti Stephani (BHL 7850-6), REByz
(1946) 190-216 (cf. PL 41, 805-816); traduzione francese: M.-J. Lagrange, Saint Étienne et son sanctuaire à Jérusalem,
Alphonse Picard et fils, Paris 1894, 43-52 e Mimouni, Jacques le juste, frère de Jésus de Nazareth, cit., 390-396; cf. H. Le-
clercq, Étienne (Martyre et sepulture de Saint), DACL 5 (1922), 641-646. Edizione della recensione B (BHL 7853):
Vanderlinden, ibid., 191-217 (cf. PL 41, 808-819); traduzione italiana: M. Erbetta, Gli apocrifi del Nuovo Testamen-
to, vol. 3, Marietti, Torino 1969, 404-408. Le recensioni BHL 7854-7856 sono tuttora inedite. Si veda anche F. Nau, Note
sur quelques mss. latins de l’ invention du corps de saint Étienne, ROC 2/2 (1907) 441-444.
14
Edizione: E.W. Brooks, Historia ecclesiastica Zachariae Rhetori vulgo adscripta (CSCO 83), Peeters, Leuven 1953,
93-103 (traduzione latina pubblicata in CSCO 87, Peeters, Leuven 1953, 65-72); cf. P. Bedjan, Acta martyrum et sanc-
torum, vol. 3, O. Harrassowitz, Parisiis – Lipsiae 1892 (ristampa: G. Olms, Hildesheim 1968), 188-199; J.P.N. Land,
Anecdota syriaca, vol. 3, Brill, Lugduni Batavorum 1870, 76-84 (ristampa: Biblio, Osnabrück 1989, vol. 2, 76-84).
15
Edizione e traduzione francese: Labadie, L’ invention du protomartyr Étienne, cit., 501-516. Vedi anche A. Bausi, La
versione etiopica degli Acta Phileae nel Galdla Sama’ tat, Istituto universitario orientale, Napoli 2002, 12, n° 47 e 18, n° 71.
16
Edizione: N. Marr, Le synaxaire géorgien, PO 19 (1926) 657-670.
17
F. Schulthess, Christlich-palästinische Fragmente aus der Omajjaden-Moschee zu Damaskus, Abhandlungen der
königlichen Gesellscha der Wissenschaen zu Göttingen, Philologisch-historische Klasse, N.F. VIII, 3 (1905) 102-
106; M. Sokoloff, Texts of Various Contents in Christian Palestinian Aramaic (OLA 235), Peeters, Leuven 2014, 158-
160.

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diosi18. Precisiamo che in latino sono state identificate una versione breve (recensione A) e una versione
lunga (recensione B); in greco e nelle traduzioni in lingue orientali esiste invece solo la forma testuale
lunga19.
Il testo armeno è noto dal 1946, anno dell’ edizione curata da Ch. Mercier sulla base del ms. 2 (čaṙǝntir-
tōnakan [discorsi scelti-omeliario] dell’ anno 1506)  della Biblioteca dei Padri mechitaristi di Vienna20.
Come dimostrato da Mercier, l’ armeno corrisponde alla recensione greca lunga (cf. BHG 1648y). Si ve-
dano il titolo e l’ incipit dell’ opera:
Titolo: «Scoperta delle reliquie di santo Stefano e di coloro che erano con lui» (Giwt nšxarac‘ srboyn Step‘annosi
ew oroc‘ ǝnd nma ēin). Incipit: «A coloro che, nelle città e nelle province, [sono] santi e pii…» (Oroc‘ ǝst
k‘ałak‘ac‘ ew gawaṙac‘ srboc‘ ew astuacapaštic‘…).
Edizione: Ch. Mercier, L’ invention des reliques de saint Étienne: édition et traduction de la recension armé-
nienne inédite, ROC 30 (1946) 341-369 (con una traduzione latina del testo armeno).

Una prima ricognizione nei cataloghi dei manoscritti armeni mi ha permesso di identificare quattro te-
stimoni inediti, ossia i čaṙǝntir M1525 (anno 1201)21, NOJ228 (anno 1635)22, J154d (anno 1737)23 e P118
(olim 463, tōnakan-vkayabank‘ «omeliario-martirologio», anno 1307)24, che si aggiungono al čaṙǝntir-
tōnakan M993 (anno 1456) e all’ omeliario M7729 (anno 1200-1202) segnalati da M. van Esbroeck e U.
Zanetti25, nonché a V228 (olim 653, anno 1847)26 – copia di M7729 –, e a M3782 (sec. XII)27.

1.2. Translatio
Il Sinassario armeno di Kirakos Arewelc‘i (ca 1269)28 conserva, in corrispondenza del 27 hrotic‘ (= 2 ago-
sto), un breve testo sulla traslazione delle reliquie di Stefano da Gerusalemme a Costantinopoli:
Titolo: «Ritorno delle reliquie di Stefano il protomartire» (Veradarjumnn nšxarac‘ Step‘annosi naxavkayin).
Incipit: «Il primo martire di Cristo, santo Stefano, fu lapidato a morte dagli Ebrei a Gerusalemme» (Naxavkayn
K‘ristosi surb Step‘annos k‘arkoceal i Hrēic‘n spanaw yErusałēm …)
Edizione: G. Bayan, Le synaxaire arménien de Ter Israël. XII. Mois de Hrotits. Jours Avéleats, PO 21/6, n° 106,
Firmin-Didot, Paris 1930 [Brepols, Turnhout 1977, 1997], 1853-1854 [809-811].

Vi si ricordano la lapidazione del santo a Gerusalemme (allusione a At 8,1), la sua sepoltura nel villaggio

18
Cf. Bovon, e Dossier on Stephen, the First Martyr, cit., 294-295 e 305-306. Esiste una terza forma, abbreviata,
attestata in etiopico e in arabo: cf. Labadie, L’ invention du protomartyr Étienne, cit., 157.
19
F. Bovon – B. Bouvier, La révélation d’ Étienne ou l’ invention des reliques d’ Étienne, le saint premier martyr (Si-
naiticus graecus 493), in Poussières de christianisme et de judaïsme antiques. Études réunies en l’ honneur de Jean-Daniel
Kaestli et Éric Junod, ed. A. Frey – R. Gounelle (Publications de l’ Institut romand des sciences bibliques 5), Zèbre,
Lausanne 2007, 82.
20
J. Dashian, Catalog der Armenischen Handschrien in der Mechitharisten-Bibliothek zu Wien, vol. 1/2, Mechitha-
risten-Buchdruckerei, Wien 1895, 3-6 (fol. 256r-259v).
21
Ō. Eganean – Y. K‘esean – A. Łazarosean – Š. Hayrapetean, General Catalogue of Armenian Manuscripts
of the Mashtots Matenadaran, vol. 5, Nairi – YSU Publishing House, Yerevan 2009, 321 (fol. 522v, testo incompleto).
22
S. Tr-Avetisean, Katalog der Armenischen Handschrien in der Bibliothek des Klosters in Neu-Djoulfa, Band I,
Mechitharisten-Buchdruckerei, Wien 1970, 327 (fol. 668v-672r).
23
N. Bogharian, Grand Catalogue of St. James Manuscripts, vol. 1, Armenian Convent Printing Press, Jerusalem
1966, 460 (n° 444).
24
R.H. Kévorkian – A. Ter-Stépanian, Manuscrits arméniens de la Bibliothèque nationale de France. Catalogue,
BnF, Paris 1998, 419 (fol. 292v-294v); il testo è attribuito a Nettario di Costantinopoli, sul quale vedi infra, note 51 e 63.
25
M. van Esbroeck – U. Zanetti, Le manuscrit Érévan 993. Inventaire des pièces, REArm 12 (1977) 162 (n° 408),
cf. Ō. Eganean, General Catalogue of Armenian Manuscripts of the Mashtots Matenadaran, vol. 3, Magałat‘, Yerevan
2007, 1714; M. van Esbroeck, Répertoire de l’ homéliaire de Muš, REArm 18 (1984) 278 (n° 329). General Catalogue of
Armenian Manuscripts of the Mashtots Matenadaran, vol. 5, Nairi – YSU Publishing House, Yerevan 2009.
26
B. Sargisean, Grand catalogue des manuscrits arméniens de la bibliothèque des PP. Mékhitaristes de Saint-Lazare,
vol. 2, Saint-Lazare, Venise 1924, 463 (n° 149).
27
Fol. 244r-246v. Devo l’ informazione a Sara Scarpellini (assistente all’ Università di Ginevra), che ringrazio viva-
mente.
28
Attribuito per errore da G. Bayan a Tēr Israyel (inizi del XIII secolo) (vedi nota seguente).

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Valentina Calzolari — Stefano il protomartire e i Padri della Chiesa
di Cafar Gamalà e la scoperta delle reliquie in seguito alla rivelazione ricevuta dal prete Luciano, all’ epoca
degli imperatori Arcadio e Onorio e del vescovo Giovanni II, esplicitamente menzionati (cf. Revelatio, su-
pra). Le reliquie, dapprima poste in una chiesa di Gerusalemme, furono in seguito trasferite, per errore, a
Costantinopoli dalla vedova di un certo Alessandro, persuasa di aver fatto trasferire la bara del marito, che
era stato a sua volta sepolto, a Gerusalemme, accanto alla tomba di santo Stefano. L’ identità delle reliquie
le fu rivelata, in un’ apparizione, da Stefano in persona. La notizia giunse sino alla capitale, dove le spoglie
del santo furono accolte e deposte in una chiesa costruita per l’ occasione.
Il testo armeno riprende a grandi tratti il testo greco della Translatio, ma tralasciando alcuni particolari.
Per esempio, il greco, a differenza dell’ armeno, precisa che a Gerusalemme il corpo di Stefano era stato
sepolto in un oratorio che lo stesso Alessandro aveva fatto costruire, avendo ottenuto il permesso di farvi
deporre le reliquie del santo. È in questo oratorio che la vedova fece seppellire, in un primo tempo, il ma-
rito. Notiamo ancora che l’ armeno non precisa che Alessandro era di rango senatoriale e omette il nome
del vescovo di Gerusalemme (Cirillo, secondo il testo greco). Inoltre, in armeno il nome della vedova è
Eleuteria, e non Giuliana, come nel testo greco29. Il nome armeno è seguito da una glossa: «una donna di
nome Eleuteria, che si traduce con [altra traduzione possibile: «si interpreta con», «vuol dire»] ‘libera’ »
(tikin mi Elewt‘eṙ anun, or t‘argmani azat). L’ interpretazione è corretta, ma la forma del nome, Elewt‘eṙ,
corrisponde piuttosto alla traslitterazione del nome maschile greco Ἐλευθήρ «Eleuterio»30.

.. Passiones
Lo spoglio dei cataloghi della Biblioteca e Istituto dei manoscritti di Erevan (Matenadaran) ha recato una
felice scoperta. Oltre alla già nota Passione contenuta nell’ edizione del Sinassario armeno (Yaysmawurk‘)
di G. Bayan, si conosce ora una seconda Passione, inedita31.

1.3.1. Martirio di Stefano conservato nel Sinassario armeno


Il Sinassario armeno (Yaysmawurk‘) conserva un Martirio di Stefano in corrispondenza del 19 kalotz (=
27 dicembre):
Titolo: «Di nuovo, festa della Natività del nostro Signore Gesù Cristo e commemorazione di Stefano il pro-
tomartire» (Verstin tōn Cnndean Teaṙn meroy Yisusi K‘ristosi ew yišatak Step‘annosi naxavkayi). Incipit: «Il
primo martire di Cristo, santo Stefano, era uno dei settantadue discepoli di Cristo. Dopo la resurrezione del
Signore, gli apostoli lo elessero [altra traduzione possibile: «scelsero»]...» (Naxavkayn K‘ristosi surbn Step‘an-
nos ēr yeōt‘anasun ew erku ašakertac‘n K‘ristosi: Ew yet yarut‘eann Teaṙn ǝntrec‘in zna aṙak‘ealk‘n…)
Edizione: G. Bayan, Le synaxaire arménien de Ter Israël. V. Mois de Kalotz, PO 18/1, n° 86, Firmin-Didot, Paris
1924 [ristampa: Brepols, Turnhout 1994), 809-811 [123-125].

1.3.2. Martirio inedito di santo Stefano


L’ inedito Martirio di santo Stefano è conservato in almeno otto manoscritti del Matenadaran, e precisa-
mente nei čaṙǝntir M933 (sec. XV), M991 (anno 1721), M992 (anno 1651)32, M2782 (sec. XV)33, M4774
(sec. XVI), M4822 (anno 1491), nel žołovacoy (miscellanea) M2711 (anno 1480)34 e nella raccolta di Vark‘
ew vkayabanut‘iwnk‘ (Vite e passioni) M1670 (sec. XVIII)35. Uno studio preliminare, condotto sui ma-

29
Sull’identificazione di Giuliana, vedi Bovon – Bouvier, La translation des reliques d’Étienne, cit., 22. Il nome di
Yulianē «Giuliana» è invece attestato in altre varianti della Translatio, segnalate dai cataloghi dei manoscritti, che faranno
l’oggetto di indagini ulteriori: cf. M1007 (fol. 26r-24r), del sec. XIII, e P114 (n° I/4), sul quale vedi anche infra (nota 63).
30
Cf. H. AaṘean, Hayoc‘ anjnanunneri baṙaran [Dizionario dei nomi propri armeni], vol. 2, Edizioni dell’ Università
statale di Erevan, Erevan 1944, 100: s.v. Elewt‘eṙos/Elewt‘iwṙos, cf. Ἐλευθήρ e Ἐλευθήρος.
31
Ho segnalato il rinvenimento di questo testo in Calzolari, e Dossier on Stephen, the first Martyr, in Armenian, cit.
32
Eganean, General Catalogue of Armenian Manuscripts of the Mashtots Matenadarani, cit., 1281 (M933, fol.
156v-157v), 1652 (M991, fol. 175v-176v) e 1665 (M992, fol. 182r-v).
33
G. Tr-Vardanean, General Catalogue of Armenian Manuscripts of the Mashtots Matenadaran, vol. 9, Nairi, Yere-
van 2017, 535 (fol. 87r-88r).
34
Ibid., 109 (fol. 400r-401r).
35
Eganean – K‘esean – Łazarosean – Hayrapetean, General Catalogue of Armenian Manuscripts of the Mash-
tots Matenadaran, cit., 834 (fol. 43v-44v).

233
Adamantius  ()
noscritti M992, M4774 e M4822, mi ha permesso di rilevare numerose differenze rispetto al Martirio
conservato nel Sinassario. La Passione inedita deriva probabilmente da un modello greco, per ora non
identificato. L’ identificazione del modello soggiacente al testo armeno è resa problematica dal fatto che,
delle dodici recensioni greche note del Martirio di santo Stefano (BHG 1649 e 1649a-x), almeno sei sono
ancora inedite (1649a.e.f.g.s.x)36:
Titolo: «Martirio di santo Stefano il protomartire» (Vkayabanut‘iwn srboyn Step‘annosi naxavkayi). Incipit:
«Il primo martire di Cristo, santo Stefano, era uno dei sessantadue discepoli di Cristo. Dopo la discesa dello
spirito di Dio sulla coorte dei santi apostoli, poiché il numero dei santi discepoli aumentava…» (Naxavkayn
K‘ristosi surbn Step‘annos ēr yeōt‘anasun ew erku ašakertac‘n K‘ristosi: Ew yet iǰman hogwoyn Astucoy i dass
aṙak‘eloc‘n srboc‘ i bazmanal ašakertac‘n srboc‘…).
Testo inedito. Traduzione inglese: Calzolari, e Dossier on Stephen, the first Martyr, in Armenian. An un-
published Martyrdom of Stephen, Memorial volume in honour to François Bovon, cit.

Il Martirio armeno presenta dei legami evidenti con gli altri testi del corpus su santo Stefano. Esso si con-
clude infatti con alcuni riferimenti alla Revelatio, a loro volta seguiti da una breve allusione alla traslazione
delle reliquie a Costantinopoli. Il Martirio presenta tuttavia delle differenze notevoli rispetto alla Revelatio
armena. Esso non precisa, per esempio, chi è il personaggio apparso al prete Luciano (Gamaliele, secondo
la Revelatio). Gamaliele è comunque presente nel Martirio inedito, dove si legge che Stefano fu sepolto
precisamente da Gamaliele e da Nicodemo37 (in questa sede, la Revelatio menziona il solo Gamaliele)38.
Il Martirio fa poi di Nicodemo il fratello di Gamaliele39, mentre la Revelatio lo presenta come un nipote40.
Al pari della Revelatio, e a differenza del Martirio del Sinassario armeno, il Martirio inedito racconta che
Nicodemo e Gamaliele, insieme al figlio di quest’ ultimo, Habib (Abibas nelle fonti greche e latine)41, fu-
rono a loro volta seppelliti accanto alle spoglie di Stefano. Né Nicodemo né Habib sono menzionati nel
Martirio del Sinassario armeno. Il testo inedito si distingue infine per la presenza di numerose allusioni
al testo degli Atti canonici.

36
Bibliografia in Bovon, e Dossier on Stephen, the First Martyr, cit., 295-300; Labadie, L’ invention du protomartyr
Étienne, cit., cap. 5 e 520-539.
37
Allusione probabile a Gv 19, 38-42, dove Nicodemo aiuta Giuseppe di Arimatea a seppellire Gesù.
38
Si tratta di un particolare presente anche nella Translatio: cf. Bayan, Le synaxaire arménien de Ter Israël. XII, cit.,
809 [1853], r. 12. Secondo la Revelatio e la Passio del Sinassario armeno, fu il solo Gamaliele a seppellire Stefano: cf.
Bayan, Le synaxaire arménien de Ter Israël. V, cit., 125 [811], r. 12-13; Mercier, L’ invention des reliques de saint Étienne:
édition et traduction de la recension arménienne inédite, cit., 351, r. 53-64.
39
Labadie, L’ invention du protomartyr Étienne, cit., 165, nota 124 menziona il Vangelo arabo di Giovanni (XXXI 6;
LI 1; LV 7), dove Nicodemo figura come fratello di Gamaliele, e Gamaliele come padre di Stefano (ed. G. Galbiati,
Iohannis Evangelium Apocryphum Arabice, Mondadori, Milano 1957, 114/130; 248/312-313; 277/348-349). Menziona-
to anche in Gv 3, 1-15 e 7, 50-52, il personaggio di Nicodemo conobbe una grande fortuna nella letteratura apocrifa,
che ne fece un discepolo di Pietro (Recognitiones II 1, 2; III 68, 1) e l’ autore di un Vangelo (Vangelo di Nicodemo, noto
anche sotto il titolo di Atti di Pilato), scritto in greco nel 320-380: R. Gounelle, Évangile de Nicodème ou Actes de
Pilate, in Écrits apocryphes chrétiens, ed. P. Geoltrain – J.-D. Kaestli (Bibliothèque de la Pléiade 516), Gallimard,
Paris 2005, vol. 2, 251; cf. R. Gounelle – Z. Izydorczyk, L’ Évangile de Nicodème (Apocryphes 9), Brepols, Turnhout
1997. La Revelatio greca (BGH 1648x, 1649) sostiene che Nicodemo fu battezzato da Pietro e Giovanni e che per questo
motivo fu perseguitato dagli Ebrei; l’ informazione è riportata anche in armeno: Bovon, e Dossier on Stephen, cit.,
296; Bovon – Bouvier, Invention des reliques, cit., 95, r. 53-60; Mercier, L’ invention des reliques, cit., 351, r. 68-74.
Altri testi (es. la versione bizantina del Vangelo di Nicodemo XVII 2) associano Nicodemo a Gamaliele, ma la Revelatio
costituisce l’ unico testo che stabilisce un rapporto di parentela fra Gamaliele e Nicodemo. La questione è trattata in
D. Labadie, La famille apocryphe de Nicodème, in Disciple de nuit. La figure biblique de Nicodème, ed. A.-C. Baudouin
numero speciale di RSLR 54/3 (2018) 564-577.
40
Bovon – Bouvier, La révélation d’ Étienne, cit., 94 e nota 15.
41
Personaggio conosciuto unicamente sulla base della Revelatio.

234
Valentina Calzolari — Stefano il protomartire e i Padri della Chiesa
2. Laudationes

Come si è anticipato, il corpus omiletico è particolarmente importante e ben rappresentato in diverse


lingue. Saranno di seguito elencate le Laudationes armene, facendo distinzione fra le traduzioni armene
il cui originale è andato perduto (§ 2.1) e le traduzioni per le quali si dispone del testo originale (§ 2.2).

2.1. Versioni armene di omelie perdute nella lingua originale


Di fondamentale importanza sono le versioni armene di tre encomi perduti in greco, attribuiti rispetti-
vamente ad Atanasio di Alessandria, Gregorio il Taumaturgo e Basilio di Cesarea. Il testo attribuito ad
Atanasio, edito dai padri mechitaristi di Venezia alla fine del XIX secolo, non è mai stato tradotto e resta
pertanto inaccessibile agli specialisti di patristica che non padroneggiano l’ armeno. L’ edizione dell’ omelia
attribuita a Gregorio il Taumaturgo è stata, invece, accompagnata dalla traduzione latina effettuata da J.
Martin, nella prima metà del XIX secolo. L’ omelia attribuita a Basilio non è stata sinora tradotta. Per le tre
opere, la ricerca di nuovi manoscritti richiede di essere completata.

2.1.1. (Pseudo-)Atanasio di Alessandria (BHO 1090-1091; cf. CPG 2210)

Titolo: «Di sant’ Atanasio di Alessandria su santo Stefano il protomartire» (Srboyn At‘anasi Ałek‘sandrac‘woc‘
asac‘eal i surb naxavkayn Step‘anos). Incipit: «Mistero risplendente e prodigioso di questa festa, o miei fratelli
beneamati…» (Paycaṙ ew norahraš xorhurd tawnis, ov ełbark‘ im sirelik‘…)
Edizione: E. Tayec‘i, S. At‘anasi Ałek‘sandrwoy hayrapeti čaṙk‘, t‘ułt‘k‘ ew ǝndimasc‘ut‘iwnk‘ [Di sant’ Atanasio
patriarca di Alessandria, omelie, lettere e controversie], San Lazzaro, Venezia 1899, 500-51542.

L’ edizione di Tayec‘i riposa sui manoscritti V200 (olim 17, anno 1227), V201 (olim 1014, sec. XII-XIII),
V204 (olim 1553, anno 1215), V215 (olim 299, anno 1829), V217 (olim 456, sec. XIV-XV)43. Grazie al
repertorio di H. Anasyan44, è nota l’ esistenza di sette testimoni inediti, e in particolare dei čaṙǝntir J1-d
(anno 1418), J73 (anno 1398)45 e M6196 (anno 1227 e 1655)46, del čaṙǝntir-tōnakan M993 (supra)47, del
čašoc‘-tōnakan («lezionario-omeliario») J71 (anno 1321), del čašoc‘ («lezionario») J74 (anno 1318)48, e
infine del žołovacoy M8420 (sec. XVIII)49. In una recente pubblicazione sul corpus armeno degli scritti
attribuiti ad Atanasio, A. Avagyan50 segnala inoltre i žołovacoy M2273 (anno 1252, cf. V1206, olim 5, fol.

42
Su questa omelia e, più in generale, sul Corpus Athanasianum, vedi A. Avagyan, Die armenische Athanasius-Über-
lieferung: Das auf armenisch unter dem Namen des Athanasius von Alexandrien tradierte Schritum, De Gruyter, Berlin
2014, 100-101, 128-129.
43
Sargisean, Grand catalogue des manuscrits arméniens, cit., 27 (V200, fol. 423r-429r), 38 (V201, fol. 8r-10r, acefalo),
137 (V204, n° 16), 253 (V215, fol. 94v-99r), 264 (V217, fol. 179v-187r); cf. J. Muyldermans, Répertoire de pièces pa-
tristiques d’ après le catalogue arménien de Venise, Muséon 47 (1934) 267.
44
H. Anasyan, Haykakan Matenagitut‘yun. E-žǝ dd [Bibliologia armena (sec. V-VIII)], vol. 1, Edizioni dell’ Acca-
demia delle Scienze, Erevan 1959, 344-345, n° 23; cf. K. Zarphanalean, Matenadaran haykakan t‘argmanut‘eanc‘
naxneac‘ (dar D-ŽG) [Catalogo delle antiche traduzioni armene (IV-XIII secolo], San Lazzaro, Venezia 1889, 282.
45
Bogharian, Grand Catalogue of St. James Manuscripts, cit., 37-38 (J1d, fol. 839r-844v, indicato per errore J1g nel
volume di Anasyan) e 249 (J73, fol. 41v-64r).
46
Fol. 492r-496v: Anasyan, ibid., 345.
47
Eganean, General Catalogue of Armenian Manuscripts of the Mashtots Matenadaran, cit., 1713 (fol. 691r-692v); cf.
Anasyan, ibid., 345; van Esbroeck – Zanetti, Le manuscrit Érévan 993, cit., 162 (n° 404).
48
Bogharian, Grand Catalogue of St. James Manuscripts, cit., 242 (J71, fol. 302r-318r) e 255 (J74, fol. 86r-110r; il
catalogo indica semplicemente I dektemberi amsoy IĒ, Tawn ē S. Step‘anosi Naxavkayi… «27 del mese di dicembre, È la
festa di santo Stefano protomartire…», senza ulteriori ragguagli).
49
Fol. 96r-102r: Anasyan, ibid., 345.
50
Avagyan, Die armenische Athanasius-Überlieferung, cit., 128; cf. Ead., Die armenische Athanasius-Überlieferung, in
Von Arius zum Athanasianum. Studien zur Edition der »Athanasius Werke«, ed. A. von Stockhausen – H.C. Bren-
necke, De Gruyter, Berlin 2010, 52.

235
Adamantius  ()

23v-40v)51, J3559 (?)52, W731 (anno 1787-1788)53, i čaṙǝntir M3771 (anno 1353?) e V222 (olim 239, anno
1335)54, i sinassari W1035 (anno 1584), W1036 (anno 1678) e W1037 (anno 1628)55, la raccolta di scritti
di Atanasio e Basilio V1469 (olim 2089, sec. XIX, incipit fol. 1)56 e l’ Omeliario di Muš, ovvero M7729 (su-
pra)57. Vanno aggiunti alla lista anche P118 (supra), P120 (olim 47, tōnakan-Vark‘ srboc‘ «omeliario-Vite
di santi», sec. XIV)58 e J154d (supra)59.

2.1.2. Pseudo-Gregorio il Taumaturgo (BHO 1089)


Si deve a J. Martin l’ editio princeps dell’ encomio dello pseudo-Gregorio il Taumaturgo:
Titolo: «Di san Gregorio il Taumaturgo, vescovo di Neocesarea pontica, elogio del primo martire di Cristo
e primo diacono, santo Stefano» (Srboyn Grigori Sk‘anč‘elagorci Niukesareay episkoposi Pontac‘woy nerbołean
asac‘eal i naxavkayn K‘ristosi ew yaṙaǰ sarkawag surbn Step‘anos). Incipit: «Il venerabile Stefano, diventato
degno della sublime e suprema gloria divina, delle contemplazioni e delle delizie...» (Hrašap‘aṙ ew cayragoyn
astuacaynoc‘n p‘aṙac‘ aržanac‘eal tesut‘eanc‘ ew vayelč‘ut‘eanc‘, vsemakann Step‘anos…)
Edizione: J.P. Martin, Analecta sacra Patrum antenicaenorum ex codicibus orientalibus, in Analecta sacra
spicilegio Solesmensi parata, a cura di J.-B. Pitra, vol. 4: Patres Antenicaeni, Ex Publico Galliarum Typogra-
phaeo, Parisii 1883, 162-169 (traduzione latina: 408-412)60

L’ edizione di Martin riposa sui codici P118 (supra) e P178 (olim 88, Vark‘ srboc‘ «Vite di santi», sec.
XII)61. Il testo è conservato inoltre nel čaṙǝntir V210 (olim 1352, anno 1824)62.

2.1.3. Basilio di Cesarea


Sulla traduzione armena dell’ omelia di Basilio, si veda infra, § 3-4.

2.1.4. «Grande è il giorno…»: versione armena di un testo greco perduto o testo originale armeno?
Sulla traduzione armena dell’ omelia «Grande è il giorno…» e sulle questioni legate alla sua paternità, si
veda infra (§2.2.3)63.

51
G. Tr-Vardanean, General Catalogue of Armenian Manuscripts of the Mashtots Matenadaran, vol. 7, Nairi, Ye-
revan 2012, 754 (fol. 234r-250r). Il titolo menziona, sotto la stessa voce e senza dare i dettagli, gli scritti «Sul santo
protomartire» (I surb naxavkayn) di Atanasio, Giovanni Crisostomo, Proclo, Nettario e Efrem; l’ incipit dato si riferisce
all’ omelia di Proclo (vedi infra, 2.2.2). Sugli scritti di Nettario, vedi anche infra, nota 63.
52
N. Pogharian, Grand Catalogue of St. James Manucripts, vol. 10, Armenian Convent Printing House, Jerusalem
1990, 536 (fol. 85r-93r).
53
H. Oskian, Katalog der Armenischen Handschrien in der Mechitharisten-Bibliothek zu Wien, Band II., Mechitaris-
ten-Buchdruckerei, Wien 1963, 270 (fol. 13r-20r).
54
Sargisean, Grand catalogue des manuscrits arméniens, cit., 342 (fol. 338r-345r); cf. Muyldermans, Répertoire de
pièces patristiques, cit., 267.
55
Oskian, Katalog der Armenischen Handschrien, cit., 627 (W1035, incipit fol. 214r); 639 (W1036, incipit fol. 240r);
648 (W1037, incipit fol. 25lv).
56
S. Čememean, Mayr c‘uc‘ak hayerēn jeṙagrac‘ Matenadaranin Mxit‘areanc‘ i Venetik [Catalogo generale dei mano-
scritti armeni della biblioteca dei Mechitaristi a Venezia], vol. 8, San Lazzaro, Venezia 1998, 7.
57
van Esbroeck, Répertoire de l’ homéliaire de Muš, cit., 278 (n° 328).
58
Kévorkian – Ter-Stépanian, Manuscrits arméniens de la Bibliothèque nationale de France, cit., 420 (P118, fol.
280r-283v) e 590 (P120, fol. 471v-475v).
59
Pogharian, Grand Catalogue of St. James Manuscripts, vol. 1, cit., 460 (n° 441).
60
Cf. Zarphanalean, Matenadaran haykakan t‘argmanut‘eanc‘ naxneac‘, cit., 377.
61
Kévorkian – Ter-Stépanian, ibid., 590 (fol. 1-3v); Martin, Analecta sacra Patrum antenicaenorum ex codicibus
orientalibus, cit., 162, nota 1.
62
Muyldermans, Répertoire de pièces patristiques, cit., 280; Sargisean, Grand catalogue des manuscrits arméniens,
cit., 195 (fol. 73r-76r)
63
Fra le opere segnalate dai cataloghi dei manoscritti si trovano anche degli scritti attribuiti a Nettario di Costan-
tinopoli (cf. CPG 4301), sui quali non sono attualmente in grado di dare informazioni più precise, se non che essi
presentano, almeno in parte, un legame con il testo della Revelatio e della Translatio: è il caso del ms. P114 (olim 45,

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Valentina Calzolari — Stefano il protomartire e i Padri della Chiesa

2.2. Versioni armene di omelie conservate nella lingua originale greca o siriaca
Le versioni armene di seguito indicate presuppongono, a parte un’ eccezione, un testo siriaco o greco noto.

2.2.1. Efrem/Giacomo di Sarug (BHO 1095-1096; cf. 1094)


La tradizione armena conserva due recensioni di un encomio di santo Stefano attribuito a Efrem (BHO
1095-1096). Si tratta della traduzione di una Laudatio metrica attribuita, in siriaco, a Giacomo di Sarug
(BHO 1094)64. La questione della paternità dell’ opera è stata studiata da J.-L. Simonet, che considera
l’ attribuzione a Efrem (o a un membro della sua scuola) la più verosimile65. Anche in questo caso, le due
recensioni della versione armena non sono state tradotte, restringendone dunque l’ accesso agli addetti
ai lavori.
Titolo della recensione BHO 1095: «Su santo Stefano il primo martire di Cristo» (I surbn Step‘anos naxavkayn
K‘ristosi). Incipit: «Il primogenito dei martiri mi chiamò alle sue nozze spirituali…» (Andranikn martirosac‘
koč‘eac‘ zis i hogewor harsanis iwr…)
Edizione: Srboyn Ep‘remi matenagrut‘iwnk‘ [Opere di sant’ Efrem], vol. 4, San Lazzaro, Venezia 1836, 143-149.

Titolo della recensione BHO 1096: «Di sant’ Efrem, Panegirico su santo Stefano il primo martire» (Srboyn
Ep‘remi Asac‘eal, Nerbołeans i surbn Step‘annos naxavkayn). Incipit: «Il primogenito di tutti i martiri, il primo
martire di Cristo santo Stefano, mi ha chiamato oggi…» (Andranikn amenayn martirosac‘ naxavkayn K‘ristosi
surb Step‘annos koč‘eac‘ zis aysōr…)
Edizione: G. Marzvanec‘i, Girk‘ or koč‘i Aysmawurk‘, or parunakē yink‘ean zčaṙs varuc‘ srboc‘ ew znahata-
kut‘iwns eraneli martirosac‘n ew K‘ristosi Astucoy meroy [Libro che si chiama Aysmavurk‘, che contiene le
omelie sulle vite dei santi e i martirî dei beati martiri e di Cristo nostro Dio], Costantinopoli 1730, 269-27366.

L’ encomio è conservato in quattro manoscritti di Venezia, noti a Muyldermans67: V201 (supra), V203
(olim 985, sec. XIII), V223 (olim 1447, sec. XV), V254 (olim 526, sec. XIII-XIV)68, ai quali si posso-
no aggiungere numerosi altri testimoni inediti: M993 (supra), M994 (anno 1409, M995 (anno 1278)69,
M1524 (anno 1401)70, M3791 (sec. XV)71. Spesso trasmesso in modo indipendente, il panegirico è a volte
conservato, nei manoscritti, insieme alla Passione inedita presentata sopra; in un caso, esso la precede

sec. XIII, n° 1/3-5); in P118 (fol. 292v), è il testo della Revelatio pubblicato da Mercier (vedi supra, § 1.1) ad essere
attribuito a Nettario. Questi scritti potranno fare l’ oggetto di una ricerca e di un lavoro ulteriore. Si vedano anche
le indicazioni fornite da Muyldermans, Répertoire de pièces patristiques, cit., 288 (V303, n° 16); Zarphanalean,
Matenadaran haykakan t‘argmanut‘eanc‘ naxneac‘, cit., 632 (P114, olim 45); vedi anche M2273 (anno 1252), 754; J1007
(sec. XIII), fol. 26r. Segnalo l’ articolo di H. K‘esyan, Nektaṙios K. Polsec‘u S. Step‘annos naxavkayin nvirvac nerbołi
hayeren t‘argmanut‘yunǝ [La traduzione armena dell’ encomio di Nettario di Constantinopoli dedicato a santo Stefano
protomartire], Ēǰmiacin 60 (Feb.-Marzo 2004) 63-76, al quale purtroppo non ho avuto accesso.
64
Edizione: P. Bedjan, Homiliae selectae Mar-Jacobi Sarugensis, vol. 3, O. Harrassowitz, Parisiis – Lipsiae, 1907, 710-
723; traduzione: Holy Transfiguration Monastery, A Homily on Stephen, the Archdeacon and Firstborn of the Martyrs by
Mar Jacob, Bishop of Serugh, e True Vine 7 (1989) 43-54. Cf. U. Zanetti – C. Detienne, Bibliotheca Hagiographica
Syriaca 757. Vedi anche A. Suciu, e Sahidic Version of Jacob of Serugh’ s Memrā on the Ascension of Christ, Muséon
128 (2015) 1, nota 2, articolo segnalatomi da Andy Hilkens, che ringrazio. Vedi anche nota seguente.
65
J.-L. Simonet, Les citations des Actes des apôtres dans le Sur Étienne premier des serviteurs et prémices des témoins,
œuvre présentée sous le nom de Jacques de Saroug en syriaque et sous celui d’ Ephrem en arménien, Muséon 111 (1998)
59-94. Il testo cui si riferisce Simonet corrisponde alla recensione BHO 1095.
66
Zarphanalean, Matenadaran haykakan t‘argmanut‘eanc‘ naxneac‘, cit., 459.
67
Muyldermans, Répertoire de pièces patristiques, cit., 273.
68
Sargisean, Grand catalogue des manuscrits arméniens, cit., 38 (V201, n° 3), 122 (V203, n° 43), 380 (V223, n° 157),
750 (V254, n° 30).
69
Eganean, General Catalogue of Armenian Manuscripts of the Mashtots Matenadaran, cit., 1713 (M993, fol.
692v-694r), 1728 (M994, fol. 460r-464r), 1737 (M995, fol. 540r-549v).
70
Eganean – K‘esean – Łazarosean – Hayrapetean, General Catalogue of Armenian Manuscripts of the Mash-
tots Matenadaran, cit., 295 (fol. 883r-886r).
71
Devo l’ informazione a S. Scarpellini.

237
Adamantius  ()

(cf. M2782, supra)72, mentre nella maggior parte dei casi, si trova dopo la Passione, come in M991 (su-
pra), M992 (supra)73, M4774 (supra) e M4822 (supra). Ai manoscritti del Matenadaran vanno aggiunti
anche NN4 (sec. XIII-XIV)74, NOJ228 (supra) e NOJ229 (sec. XVI)75, P118 (supra)76, W17 (anno 1617,
Yaysmawurk‘)77, W1036 e W1037 (supra)78. Si osservi che, sulla base della sommaria descrizione dei ma-
noscritti nei cataloghi, non sempre è possibile stabilire quale sia la recensione conservata nei vari codici.
A proposito di Efrem, vanno menzionati inoltre alcuni passi su Stefano contenuti in una catena armena
della fine del XII secolo (commento a At 7, 55-56.57.58-59)79 e un passo del Commento agli Atti degli
apostoli, oggi conservato solo in traduzione armena (cf. At 6, 8.10.12)80.

2.2.2. Proclo di Costantinopoli (cf. BHG 1657; CPG 5816)


La traduzione dell’ Omelia XVII di Proclo di Costantinopoli in onore di santo Stefano (BHG 1657)81 è stata
edita da Bayan nell’ edizione del Sinassario armeno già menzionata:
Titolo: «Del beato vescovo Proclo, sulla nascita di Cristo, figlio di Dio, e sul primo martire di Cristo, santo Ste-
fano» (Eranelwoyn Prokłi episkoposi asac‘eal i cnundn K‘ristosi, ordoyn Astucoy ew i naxavkayn K‘ristosi surbn
Step‘annos). Incipit: «Il sole visibile, quando spunta in cielo, portandolo con sé fa apparire anche Aruseak (scil.
Venere)…» (Ereweli aregakn ǝnd erknaw cagelov zaruseakn ews ǝnd ink‘ean unelov cagē…)
Edizione: G. Bayan, Le synaxaire arménien de Ter Israël. V. Mois de Kalotz, cit., 803-809 [118-123] (18 kalotz
= 26 dicembre)82

Una prima indagine mi ha permesso di rilevare la presenza dell’ omelia anche in numerosi čaṙǝntir e altre
collezioni di manoscritti. Ai codici M993 (supra), M1007 (tōnapatčaṙ, «argumenta festorum», sec. XIII),
M2039 (tōnapatčaṙ, anno 1357) e M3795 (tōnapatčaṙ, anno 1190), segnalati da Anasyan83, e ai codici

72
Tr-Vardanean, General Catalogue of Armenian Manuscripts of the Mashtots Matenadaran, vol. 9, cit., 535 (fol.
82v-87r).
73
Eganean, ibid., 1652 (M991, fol. 176v-180v) e 1665 (M992, fol. 182v-185v).
74
P.N. Akinian, Katalog der Armenischen Handschrien in Nikosia auf Cyprus, Mechitharisten-Buchdruckerei, Wien
1961, 24 (n° 83).
75
Tr-Avetisean, Katalog der Armenischen Handschrien in der Bibliothek des Klosters in Neu-Djoulfa, cit., 327
(NOJ228, fol. 664v-668v) e 333 (NOJ229, fol. 569r-573r).
76
Kévorkian – Ter-Stépanian, Manuscrits arméniens de la Bibliothèque nationale de France. Catalogue, cit., 420
(fol. 289r-291r).
77
J. Dashian, Catalog der Armenischen Handschrien in der Mechitharisten-Bibliothek zu Wien, vol. 1, Mechitharis-
ten-Buchdruckerei, Wien 1891, 26 (n° 9).
78
Oskian, Katalog der Armenischen Handschrien in der Mechitharisten-Bibliothek zu Wien, cit., 639 (W1036, incipit
fol. 241r) e 648 (W1037, incipit fol. 252r).
79
Meknut‘iwn gorcoc‘ aṙak‘eloc‘ xmbagir arareal naxneac‘ Yoskeberanē ew Yep‘remē [Commento degli Atti degli apo-
stoli redatto dai padri Crisostomo e Efrem], San Lazzaro, Venezia 1839, 149-150; i passi sono stati tradotti e commen-
tati da F.C. Conybeare, e Commentary of Ephrem on Acts, in F.C. Conybeare, e Armenian Church. Heritage and
Identity. Compiled, with Introduction, by the Revd N.V. Nersessian, St Vartan Press, New York 2001, 531 (riproduzio-
ne dell’ articolo originale apparso in e Beginnings of Christianity, ed. F.J. Foakes-Jackson – K. Lake, I 3, Macmillan
& Co., London 1926, 373-453). Conybeare mise in dubbio la paternità della glossa a 7, 55-56 e 7, 57, mentre considerò
autentica la glossa a 7, 58-59. Nel commento a 7, 55-56, Stefano è detto aṙaǰin vkay «primo martire».
80
N. Akinean, Srboyn Ep‘remi Asorwoy meknut‘iwn gorcoc‘ aṙak‘eloc‘ [Di sant’ Efrem il Siro, Commento agli Atti degli
Apostoli], San Lazzaro, Venezia 1921, 17-18; traduzione di Conybeare, ibid., 528.
81
PG 65, 809-817; cf. F.J. Leroy, L’ homilétique de Proclus de Constantinople. Tradition manuscrite, inédits, études con-
nexes (StT 247), Biblioteca Apostolica Vaticana, Città del Vaticano 1967, 126-130.
82
Vedi anche Zarphanalean, Matenadaran haykakan t‘argmanut‘eanc‘ naxneac‘, cit., 662.
83
Anasyan, Haykakan Matenagitut‘yun, cit., 345, n° 24 (M993, fol. 19v-21r; M1007, fol. 16v-25v, incompleto; M2039, fol.
13r-21r, con incipit leggermente diverso; M3795, fol. 15r-25v); cf. Eganean, General Catalogue of Armenian Manuscripts
of the Mashtots Matenadaran, cit., 1679 (M993); A. K‘škrean – K. Suk‘iasean - Y. K‘esean, General Catalogue of
Armenian Manuscripts of the Mashtots Matenadaran, vol. 4, Nairi – YSU Publishing House, Yerevan 2008, 31-32 (M1007);
G. Tr-Vardanean, General Catalogue of Armenian Manuscripts of the Mashtots Matenadaran, vol. 6, Nairi, Yerevan 2012,
1156 (M2039); van Esbroeck – Zanetti, Le manuscrit Erévan 993, cit., 130 (n° 10). Muyldermans, Répertoire de pièces
patristiques, cit., 289.

238
Valentina Calzolari — Stefano il protomartire e i Padri della Chiesa

V200 (supra), V201 (supra), V204 (supra), V226 (olim 41, sec. XIII-XV), V233 (olim 247, anno 1823)
segnalati da Muyldermans84, vanno aggiunti: P118 (supra), P120 (olim 47, tōnakan-Vark‘ srboc‘ «omelia-
rio-Vite di santi», sec. XIV)85, M1523 (sec. XIV), M1524 (supra)86, M2786 (sec. XIX)87, M4676 (sec. XIV),
M4871 (sec. XIII)88, NOJ223 (anno 1699), NOJ228 (supra)89, W731 (supra)90. Il successo del panegirico
è dimostrato inoltre dal rinvenimento, da parte di D. Labadie, di altre due traduzioni inedite, in siriaco e
in arabo91; già nota era la traduzione in antico slavo92. Ricordiamo brevemente che si conosce, in greco,
una seconda omelia in onore del protomartire (BHG 1662; cf. CPG 4692; Aldama 418)93, non tradotta in
armeno94.

2.2.3. Gregorio di Nissa


Più complesso è il corpus di testi attribuiti a Gregorio di Nissa, a chi la tradizione greca deve le più antiche
omelie interamente scritte in onore di santo Stefano95. Si conoscono oggi due Laudationes in sanctum
Stephanum: Laudatio I e Laudatio II, entrambe edite da O. Lendle nel corpus delle opere del Nisseno96.
La Laudatio I (BHG 1654, CPG 3186) ha conosciuto gli onori di molteplici traduzioni rispettivamente in
copto, georgiano, siriaco (tuttora inedite)97. In armeno, è invece la Laudatio II (BHG 1655, CPG 3187) ad
essere stata tradotta:

84
Muyldermans, Répertoire de pièces patristiques, cit., 289; Sargisean, Grand catalogue des manuscrits arméniens,
cit., 27 (V200, n° 92), 38 (V201, n° 2), 139 (V204, n° 22), 417 (V226, n° 81), 514 (V233, n° 6).
85
Kévorkian – Ter-Stépanian, Manuscrits arméniens de la Bibliothèque nationale de France, cit., 420 (P118, fol.
285v-287v) e 590 (P120, 475v-477v).
86
Eganean – K‘esean – Łazarosean – Hayrapetean, General Catalogue of Armenian Manuscripts of the Mash-
tots Matenadaran, cit., 257 e 295 (M1523, fol. 13r-15r; M1524, fol. 879v-883r).
87
Tr-Vardanean, General Catalogue of Armenian Manuscripts of the Mashtots Matenadaran, vol. 9, cit., 571 (fol. 13r-15r).
88
La presenza del testo nei manoscritti M4676 (672r-676r) e M4871 mi è stata segnalata da S. Scarpellini.
89
Tr-Avetisean, Katalog der Armenischen Handschrien in der Bibliothek des Klosters in Neu-Djoulfa, cit., 308
(NOJ223, fol. 320r-323r) e 318 (NOJ228, fol 3r-12v).
90
Oskian, Katalog der Armenischen Handschrien in der Mechitharisten-Bibliothek zu Wien, cit., 270 (n° 2).
91
Labadie, L’ invention du protomartyr Étienne, cit., 654-655. Testo siriaco: ms. syr. Chicago A.12.008, fol. 11r-12v; cf.
J.M. Sauget, Une homélie de Proclus de Constantinople sur l’ Ascension de Notre-Seigneur en version syriaque, Muséon
(1969) 6. Testo arabo: ms. Sinai ar. 535; ms. Ambrosianus X.198 Sup.; ms. Paris. Ar. 151; cf. G. Graf, GCAL I, 365; F.J.
Leroy, L’ homilétique de Proclus de Constantinople, cit., 131; J.M. Sauget, L’ homéliaire arabe de la bibliothèque ambro-
sienne (X.198 Sup.) et ses membra disiecta», AnBoll 88 (1970) 428, n° 9.
92
Commissione imperiale archeologica, Великая Миню Чемю. Декабрь, дни 25-31, Mosca 1912, 2400-2407,
citato in Labadie, L’ invention du protomartyr Étienne, cit., 660.
93
J.A. De Aldama, Repertorium pseudochrysostomicum, Éditions du CNRS, Paris 1965.
94
Edizione e traduzione del testo greco: M. Aubineau, Ps.-Chrysostome, In s. Stephanum (PG 63, 933-934). Pro-
clus de Constantinople, l’ impératrice Pulchérie et saint Étienne, in Fructus Centesimus: Mélanges offerts à Gerard
J.M. Bartelink à l’ occasion de son soixante-cinquième anniversaire, ed. A.A.R. Bastiaensen – A. Hilhorst – C.H.
Kneepkens (Instrumenta Patristica 19), Kluwer Academic Publishers – Abbaye Saint-Pierre, Dordrecht – Steenbrugge
1989, 5-16.
95
Labadie, L’ invention du protomartyr Étienne, cit., 84.
96
O. Lendle, In sanctum Stephanum protomartyrem I-II, in Gregorii Nysseni Sermones, Pars II, ediderunt G. Heil, J.
Cavarnos et O. Lendle (Gregorii Nysseni Opera 10/1), Brill, Leiden – New York – København – Köln 1990, 73-94 e 95-
105 (cf. PG 46, 701-721 e 721-736); traduzione inglese a cura di R. McCambly – D. Salomon, Two Homilies Concerning
Saint Stephen, Protmartyr, by Gregory of Nyssa, https://www.google.com/search?client=safari&rls=en&q=two+homi-
lies+concerning+saint+stephen+,+protomartyr+by+gregory+of+nyssa&ie=UTF-8&oe=UTF-8 (ultimo accesso, 27 di-
cembre 2019). Vedi anche A. Capone, Basilio di Cesarea e Gregorio di Nissa in terra d’ Otranto, in Circolazione di testi e
scambi culturali in Terra d’ Otranto tra Tardoantico e Medioevo, a cura di A. Capone, con la collab. di F.G. Giannachi
e S.J. Voicu, Biblioteca Apostolica Vaticana, Città del Vaticano 2015, 41-58; J. Daniélou, La chronologie des sermons
de Grégoire de Nysse, RevSR 29 (1955) 367-368; J. Leemans, Reading Acts 6-7 in the Early Church: Gregory of Nyssa’ s
First and Second Homilies on Stephen the Protomartyr, StPatr 47 (2010) 9-20; E. Mühlenberg, Gregor von Nyssa über
die Vierzig und den ersten Märtyrer (Stephanus), in Christian Martyrdom in Late Antiquity (300 – 450 AD), ed. P. Ge-
meinhardt – J. Leemans, De Gruyter, Göttingen 2012 (AK 116), 115-134.
97
I manoscritti e la bibliografia relativa sono segnalati in Labadie, L’invention du protomartyr Étienne, cit., 654; 656 e 658.

239
Adamantius  ()

– Gregorio di Nissa (Pseudo-Giovanni Crisostomo), Laudatio altera S. Stephani protomartyris (BHO 1092)
La paternità dell’ opera, attribuita dai manoscritti armeni a Giovanni Crisostomo, è stata restituita da
Michel van Esbroeck sulla base del ms. M7729 (supra) e della sua copia V228 (supra)98. Si tratta della
versione armena della seconda omelia del Nisseno in onore di santo Stefano (CPG 3187; cf. BHGa 1655),
il cui testo (greco e armeno) è stato recentemente tradotto e esaminato da G. Masi (infra). Lo studioso
ha inoltre messo in luce l’ importanza del testimone armeno per la restituzione dell’ originale greco, edito
nel medesimo articolo.
Titolo: «Del beato Giovanni Crisostomo, su santo Stefano, primo diacono e martire di Cristo» (Eranelwoyn
Yohannu Oskeberani asac‘eal i surb Step‘annos yaṙaǰsarkawag ew naxavkay K‘ristosi). Incipit: «Cristo venne,
arrivò aprendo la via [che porta] alla vita e alla salvezza del mondo…» (Ekn K‘ristos ehas čanaparh hordelov
aṙ i keans ew i p‘rkut‘iwn ašxarhi …)
Edizione: Yovhannu Oskeberani Kostandnupōlsi, meknut‘iwn t‘łt‘oc‘ Pawłosi [Di Giovanni Crisostomo di Co-
stantinopoli, commento alle Epistole di Paolo], San Lazzaro, Venezia 1862, 880-883, ripresa in G. Masi, La
laudatio altera s. Stephani protomartyris attribuita a Gregorio di Nissa (CPG 3187). Un testimone in lingua
armena, Aug. 55 (2015) 592-595.

Da segnalare il testimone inedito M866 (sec. XIV)99, che si aggiunge ai manoscritti di Venezia V210 (su-
pra), V218 (olim 739, anno 1835) e V228100.
– Gregorio di Nissa, Sulle nove Beatitudini
Una sezione dell’ Omelia VIII sulle Beatitudini (cf. CPG 3161; PG 44, 1296B 7 – 1301) tratta dei persegui-
tati a causa della giustizia (cf. Mt 5, 10 Μακάριοι οἱ δεδιωγμένοι ἕνεκεν δικαιοσύνης· ὅτι αὐτῶν ἐστιν ἡ
βασιλεία τῶν οὐρανῶν «Beati i perseguitati a causa della giustizia, giacché di essi è il regno dei cieli»)101,
fra i quali Gregorio di Nissa annovera anche santo Stefano (cf. PG 44, 1296, con un’ allusione a At 7, 54-
59). Alcuni manoscritti armeni, fra i quali M993 (supra), M7729 (supra)102 e J3559 (supra)103, trasmettono
la traduzione armena di questa sezione all’ interno del ciclo di testi sul protomartire.
Titolo: «In ricordo di santo Stefano, primo diacono e primo martire, del beato Gregorio, vescovo di Nissa, sul-
le nove beatitudini» (i yišatak srboyn Step‘annosi yaṙaǰ sarkawagi ew naxavkayi, eranelwoyn Grigori Niwsac‘oy
episkoposi yinn eranut‘ean groc‘). Incipit: «Il nostro Signore e creatore, non facendo caso alla corruzione della
natura…» (Tēr mer ew ararič‘, zapakanut‘iwn antes aṙnelov zbnut‘ean…)

– «Grande è il giorno…»: Gregorio di Nissa, Davide il filosofo o autore anonimo?


Un discorso a parte merita un terzo encomio armeno, che alcuni manoscritti attribuiscono a Gregorio
di Nissa ed altri al filosofo Davide: nel primo caso, si tratterebbe della possibile versione armena di un
testo greco perduto, mentre nell’ altro, si tratterebbe di un encomio composto direttamente in armeno. In
un ulteriore manoscritto, il testo è attribuito a Basilio (vedi infra). Ci troviamo, molto verosimilmente,

98
van Esbroeck, Répertoire de l’ homéliaire de Muš, cit., 277 (n° 324;); cf. Sargisean, Grand catalogue des manus-
crits arméniens, cit., 455 (V228, n° 111); Zarphanalean, Matenadaran haykakan t‘argmanut‘eanc‘ naxneac‘, cit., 587
menziona quest’ omelia fra le opere spurie del Crisostomo, senza restituirne la paternità. Il testo è stato tradotto da
Labadie, L’ invention du protomartyr Étienne, cit., 561-573.
99
Eganean, General Catalogue of Armenian Manuscripts of the Mashtots Matenadaran, cit., 1033 (fol. 247r-250r).
100
Muyldermans, Répertoire de pièces patristiques, cit., 281; Sargisean, Grand catalogue des manuscrits arméniens,
195 (V210, n° 30), 276 (olim 739, anno 1835, n° 24), 455 (V228, n° 111).
101
Edizione del testo greco: J.F. Callahan, De Oratione Dominica de Beatitudinibus: Oratio VIII (Gregorii Nysseni
Opera 7/2), Brill, Leiden – New York – Köln 1992, 161-170; cf. PG 44, 1193-1301; traduzione francese: Grégoire de
Nysse, Les Béatitudes. Texte traduit par J.-Y. Guillaumin, G. Parent et A.G. Hamman (Les Pères dans la foi 10), De-
sclée De Brouwer, Paris 19972 (prima edizione: 1979), 102-111. Sul testo armeno, vedi Zarphanalean, Matenadaran
haykakan t‘argmanut‘eanc‘ naxneac‘, cit., 373, cf. 362-364.
102
Cf. van Esbroeck – Zanetti, Le manuscrit Érévan 993, cit., 162 (n° 403); van Esbroeck, Répertoire de l’ homéli-
aire de Muš, cit., 277 (n° 323); Eganean, General Catalogue of Armenian Manuscripts of the Mashtots Matenadaran,
cit., 1713.
103
Pogharian, Grand Catalogue of St. James Manuscripts, vol. 10, cit., 536 (incipit fol. 93r).

240
Valentina Calzolari — Stefano il protomartire e i Padri della Chiesa

di fronte ad un caso di pseudepigrafia. È da notare, infatti, che la medesima omelia è a volte conservata
nei manoscritti senza alcuna indicazione dell’ autore. La questione della paternità dell’ omelia in onore di
Stefano e della sua origine (traduzione o testo scritto direttamente in armeno?) richiede ulteriori ricerche
e si presta a diverse considerazioni. Limitiamoci, per il momento, a ricordare le informazioni seguenti.
Davide è verosimilmente da identificarsi con la figura di Davide Invitto (VI secolo), ovvero con un filoso-
fo di probabile origine armena attivo nella scuola neoplatonica di Alessandria, i cui commenti greci alla
logica aristotelica furono tradotti in armeno all’ epoca della cosiddetta Scuola ellenizzante104. Come nel
caso di altri filosofi della scuola di Alessandria, le fonti greche non forniscono alcuna informazione sulla
sua biografia (lo stesso si può dire di Elia, suo contemporaneo e condiscepolo alla scuola di Olimpiodo-
ro); egli è al contrario al centro di una ricca tradizione medievale armena, le cui informazioni sono a volte
contraddittorie o enigmatiche. Un tratto accomuna, tuttavia, alcune di queste fonti, che fanno di Davide
un discepolo dell’ inventore dell’ alfabeto armeno, Maštoc‘, e uno dei traduttori che, nella prima metà del
V secolo, diedero l’ avvio alla letteratura armena attraverso la traduzione della Bibbia e di numerosi altri
testi religiosi cristiani. Davide fu nel contempo considerato come una figura chiave della trasmissione
delle opere profane del trivio in Armenia: gli sono state attribuite, infatti, le traduzioni armene non solo
dei commentari filosofici greci tratti dalle sue lezioni ad Alessandria, ma anche delle opere di logica
degli stessi Aristotele e Porfirio; egli avrebbe composto inoltre degli scolii alla grammatica. In realtà, è
stato dimostrato che l’ insieme di queste opere non può essere attribuito ad un solo e medesimo autore, a
causa di contraddizioni evidenti quanto al contenuto105. In aggiunta alle opere profane, numerosi codici
attribuiscono a Davide degli scritti di contenuto religioso: un Panegirico della Croce106, un’ Introduzione ai
Salmi107, un Encomio per la festa della Trasfigurazione108, etc. L’ Encomio di santo Stefano potrebbe essere
annoverato fra queste opere religiose.
La sovrapposizione della figura di Davide con quella del Nisseno era già nota ad Akinean109. Lo studioso
mechitarista escluse la paternità sia dell’ uno che dell’ altro autore, sulla base di un estratto dell’ opera, ci-
tato nel catalogo dei manoscritti armeni di Venezia, nel quale egli riconobbe l’ influenza del Prologo della
Storia dell’ Armenia di Agatangelo – ovvero di un’ opera scritta direttamente in armeno110 –, senza tuttavia
dare alcuna indicazione precisa.
Mi riservo di affrontare in uno studio ulteriore l’ esame dell’ omelia. Di seguito, saranno citati il titolo e
l’ incipit conservati nei manoscritti P110 e P118.
P110 (olim 44, tōnakan, anno 1094, fol. 568r-570r)111
Titolo: «Di san Gregorio, vescovo di Nissa» (Srboyn Grigori Niwsea episkoposi). Incipit: «Grande è il giorno
della memoria di questo martire, e fa sorgere tutti per chiamarli al servizio della parola, per rendere l’ onore
dell’ amore a questo martire…» (Mec ē awr yišataki vkayis, ew zamenesean yaruc‘anē koč‘el i spasaworut‘iwn
banis, hatuc‘anel zpatiw siroy aynm nahatakec‘eloy …)
P118 (tōnakan-vkayabank‘, anno 1307, fol. 291r-292v)112
Titolo: «Di Davide il filosofo, elogio del primo martire di Cristo, santo Stefano» (Dawit‘ p‘ilisovp‘ayi druat

104
V. Calzolari, David et la tradition arménienne, in L’ œuvre de David l’ Invincible et la transmission de la pensée grec-
que dans la tradition arménienne et syriaque, ed. V. Calzolari – J. Barnes (Commentaria in Aristotelem Armeniaca
1. Philosophia Antiqua 116), Brill, Leiden – Boston 2009, 20-27.
105
Calzolari, ibid., 28, nota 59.
106
Dawt‘i Anyałt‘ p‘ilisop‘ayi Matenagrut‘iwnk‘ ew T‘ułt‘ Giwtay kat‘ołikosi aṙ Dawt‘i [Opere di Davide il filosofo invit-
to e Lettera del catholicos Giwt a Davide], San Lazzaro, Venezia 19322, p. 9-25; cf. H.J. Nersoyan, ‘An Encomium of the
Holy Cross of God’ by David the Invincible Philosopher, in David Anhagt‘, the ‘Invincible’ Philosopher, ed. A.K. Sanjian
(Studies in Near Eastern Culture and Society 7), Scholars Press, Atlanta, GA 1986, 81-100.
107
Cf. S. Ajamian, An Introduction to the Book of Psalms by David Anhaght, in Armenia and the Bible. Papers Presented
to the International Symposium Held at Heidelberg, July 16-19, 1990, ed. C. Burchard (University of Pennsylvania.
Armenian Text and Studies 12), Scholars Press, Atlanta, GA 1993, 15-21.
108
È il caso del čaṙǝntir M866 (supra), fol. 288v-310v.
109
N. Akinean, David Harkazi unbesiegter Philosoph Leben und Wirken (Nationalbibliothek Band 186), Mechitaris-
ten-Buchdruckerei, Wien 1959, 143, n° 13.
110
Akinean, ibid., sulla base di Sargisean, Grand catalogue des manuscrits arméniens, cit., 506.
111
Kévorkian – Ter-Stépanian, Manuscrits arméniens de la Bibliothèque nationale de France, cit., 351.
112
Ibid., 420.

241
Adamantius  ()

govest113 i naxavkayn K‘ristosi surbn Step‘anos). Incipit: «Grande è il giorno della memoria di questo martire, e
fa sorgere tutti per chiamarli al servizio della parola, per rendere onore all’ amore di questo martire.…» (Mec
ē awr yišataki vkayis, ew zamenesean yaruc‘anē koč‘el i spasaworut‘iwn banis, hatuc‘anel zpatiw siroy aynr
nahatakec‘eloy …); cf. V232 (olim 812, anno 1857)114 e MU11 (anno 1820)115.
L’ opera è conservata, senza indicazione del nome dell’ autore, nei manoscritti V218 (supra) e V224 (olim
467, sec. XIX), segnalati dallo stesso Akinean116, nonché in J154d (supra)117, M7729 (supra)118 e nella sua
copia V228 (supra)119, e ancora, come segnalato da K. Muradyan, in M3782 (supra) e M6228 (sec. XIX);
in quest’ ultimo manoscritto, esso è attribuito a Basilio, sul quale si veda il paragrafo successivo120.

3. La versione armena di un’ Omelia su santo Stefano attribuita a Basilio di Cesarea, perdu-
ta in greco (CPG ), fonte ritrovata del Commento al Cantico dei Cantici attribuito a
Gregorio di Narek

Come si è anticipato sopra, il corpus di Stefano comprende il testo armeno di un’ omelia attribuita a
Basilio di Cesarea, il cui originale greco, salvo errore, non è stato sino ad ora rinvenuto. L’ incipit recita:
«Tutti coloro che approntano un pranzo per i beneamati…» (Amenek‘ean ork‘ sireleac‘n čaš yawrinēn…).
Il primo a segnalarne l’ esistenza fu G. Zarphanalean nel suo repertorio delle antiche traduzioni armene
di testi greci121. L’ opera doveva essere nota anche all’ editore anonimo del Commento al Cantico dei Cantici
(poi in Cant) attribuito al poeta armeno Gregorio di Narek (sec. X-XI), pubblicato presso i tipi di San
Lazzaro (Venezia) nel 1840122. In effetti, a due riprese (in Cant VI 8 e VIII 2), Gregorio cita alcuni passi at-
tribuendoli esplicitamente, benché senza ulteriori precisioni, a Basilio (Զսոյն եւ Բասիլիոս վկայէ ասելովն

113
Traduco con «elogio» la coppia sinonimica arm. druat e govest.
114
Sargisean, Grand catalogue des manuscrits arméniens, cit., 506 (fol. 172r-173v).
115
G. Kalemkiar, Catalog der Armenischen Handschrien in der K. Hof- und Staatsbibliothek zu München-Bibliothek,
Mechitharisten-Buchdruckerei, Wien 1892, 27 (fol. 98r-99r); cf. Akinean, David Harkazi, cit., 143.
116
Akinean, ibid., 143; cf. Sargisean, ibid., 276 (V218, n°26) e 386 (V224, n° 4); in entrambi i casi, Sargisean aggiun-
se, fra parentesi, il nome di Gregorio di Nissa, non indicato nei manoscritti.
117
Bogharian, Grand Catalogue of St. James Manuscripts, cit., 460 (n°443).
118
van Esbroeck, Répertoire de l’ homéliaire de Muš, cit., 278 (n° 327).
119
Sargisean, Grand catalogue des manuscrits arméniens, cit., 455 (n° 111).
120
K. Muradyan, Girk‘ pahoc‘ [Il libro del digiuno], Santa Sede di Ēǰmiacin, Ēǰmiacin 2008, 502-503. Muradyan
riproduce il testo armeno conservato in M3782 (ibid., 503-506), notando che il copista ha introdotto delle varianti
inedite che modificano considerevolmente il testo dell’ omelia (ibid., 44). Egli indica altresì che il ms. 6228 conserva,
sotto il titolo Druat i surbn Step‘anos naxavkay K‘ristosi «Elogio di santo Stefano primo martire di Cristo», una variante
diversa «della stessa omelia». Si tratta in realtà di un testo indipendente (ibid., 44).
121
Zarphanalean, Matenadaran haykakan t‘argmanut‘eanc‘ naxneac‘, cit., 332.
122
Hōrn meroy Grigori Narekay vanic‘ vanakani matenagrut‘iwnk‘ [Del nostro padre Gregorio monaco del convento
di Narek, Opere], San Lazzaro, Venezia 1840, 271-367 (riproduzione dell’ editio princeps apparsa a Venezia nel 1789);
cf. Girk‘ ałōt‘ic‘ srboyn Grigori Narekac‘woy hogekir hṙetori… Meknut‘iwn Erg Ergoc‘ Sołomoni ew Aparanic‘ [Libro delle
preghiere di san Gregorio di Narek, retore ispirato… Commento al Cantico dei cantici di Salomone e (della Croce) di
Aparank‘], Istanbul 1956. Traduzione italiana: V. Mistrih, Commentario sul Cantico dei Cantici di Gregorio di Narek
(† 1010), SOCC 12 (1967) 465-534 e 13 (1968-1969) 199-261; traduzione francese: L. Pétrossian, Grégoire de Narek,
Commentaire sur le Cantique des cantiques (OCA 285), PIO, Roma 2010; traduzione inglese: R. Ervine, e Blessing of
Blessings. Gregory of Narek’ s Commentary on the Song of Songs (Cistercian Studies Series 215), Cistercian Publications,
Kalamazoo, MI 2007, 77-210. Su in Cant, vedi anche V. Calzolari, Noces mystiques et Narek, Revue éologique de
Kaslik 3-4 (2010) (numero speciale a cura di J.-P. Mahé – P. Rouhana – B.L. Zekiyan) 333-354, spec. 336, n. 10 sulle
questioni legate alla paternità dell’ opera; K‘. K‘iparean, S. Grigor Narekac‘i ew “Erg Ergoc‘-i meknut‘iwnǝ, Bazmavep
119 (1961) 1-11; S. La Porta, e Image of the Lover and the Beloved in Grigor Narekatc‘i‘s Book of Lamentation, Hask
hayagitakan taregirk‘ (2002-2006), Antélias 2006, 83-99; A. et J.-P. Mahé (trad.), Grégoire de Narek, Tragédie (CSCO
584. Subs. 106), Peeters, Louvain 2000, p. 70-74; C. Sarkissian, Signification spirituelle du Commentaire de Saint
Grégoire de Narek sur le Cantique des Cantiques, in Saint Grégoire de Narek théologien et mystique, ed. J.-P. Mahé – B.L.
Zekiyan (OCA 275), PIO, Roma 2006, 247-254; B.L. Zekiyan, La spiritualità armena. Gregorio di Narek, Studium,
Roma 1999, 65-66.

242
Valentina Calzolari — Stefano il protomartire e i Padri della Chiesa

«Basilio testimonia la stessa cosa dicendo…»; cf. որպէս Բասիլ ասէ «come dice Basilio…»). In corrispon-
denza di questi passi, l’ editore veneziano appose, nelle note a pié di pagina, l’ indicazione: Ներբող ի սուրբն
Ստեփանոս «Encomio di santo Stefano»; l’ attribuzione dei passi ad un encomio basiliano fu sostenuta
inoltre da V. Mistrih, nella sua traduzione italiana del Commento di Gregorio123. Sino ad ora non era stato
possibile identificare la fonte precisa del Commento del Narekac‘i. R.W. omson, in uno studio approfon-
dito di in Cant, suppose che l’ anonimo editore veneziano dovesse fare allusione all’Omelia 41 di Basilio di
Seleucia in onore di Stefano (BHG 1652-1653, CPG 6656.41)124, notando tuttavia che le citazioni riportate
dal Narekac‘i non sono riscontrabili nel testo greco di tale omelia125. R. Ervine, nella sua traduzione in-
glese di in Cant, riprese l’ informazione, affermando che l’ editore veneziano indicò esplicitamente, come
fonte, l’ Omelia 41 di Basilio di Seleucia, cosa che non trova riscontro nell’ edizione del 1840126. Ervine notò
inoltre la coerenza fra il contenuto dei passi citati da Gregorio e il pensiero espresso da Basilio di Cesarea
nel Trattato sullo Spirito Santo (CPG 2839)127, e in modo particolare nei capitoli XI 27 e XVI 37, a proposito
dell’ inseparabilità dello Spirito Santo, del Figlio e del Padre128. La coerenza fra i passi citati e il trattato Sullo
Spirito Santo è stata notata, più di recente, anche da L. Pétrossian, che considera il passo PG 32, 121-122B
(cap. XIV) come la fonte stessa del primo passo di Basilio citato nel Commento in Cant VIII 2, benché
non siano visibili dei paralleli precisi fra le due opere in questione129. Pétrossian contesta l’ appartenenza
dei passi citati dal Narekac‘i ad un panegirico basiliano in onore di santo Stefano e aggiunge «d’ ailleurs cet
écrit n’ appartient pas à Basile de Césarée, mais à Grégoire de Nysse, cf. PG 46, 721-736»130. La complessità
delle attribuzioni, spesso pseudepigrafiche, delle Laudationes in onore del protomartire sono all’ origine
delle incertezze e delle imprecisioni sino ad ora legate alla fonte di Gregorio di Narek. L’ Encomio, il cui testo
armeno integrale è riprodotto e, per la prima volta, tradotto in queste sede, permette ora di ritrovare con
più sicurezza la fonte dei passi di in Cant. Vista la loro importanza, i passi del commento del Narekac‘i sono
di seguito riportati, unitamente ai passi paralleli dell’Encomio basiliano (o pseudo-basiliano):
Grigor Narekac‘i, in Cant VI 8 (9) Զսոյն եւ Բասիլիոս վկայէ ասելովն. «Նոյնպէս եւ ճշմարիտ մայրս ձեր
եկեղեցի կոչեաց զբազմութիւն հնազանդ եւ կամարար որդւոց, զհաւատացելոցդ ասեմ զժողովոց»։ Եւ յառաջ
երթեալ, ասէ. «Քանզի սիրուն հօր եւ հաւատացեալ մօր, այսինքն Աստուծոյ եւ եկեղեցւոյ` հաւատացեալ գոլով
որդիք, սէր անխախտելի առ հայրն ձեր պահեցէք. եւ նայեցեալք ի սրբոցն ժողովս, որ են գանձք ձերոյ մօր
եկեղեցւոյ, բերկրեալք յուսով ուրախութեամբ ցնծացէք. որպէս զի շնորհքն` որ զնոսայն լուսաւորեցին, եւ
զձեզ արժանի արասցեն հասանել ի մասն վիճակի ժառանգութեանց սրբոցն ի լոյս»։ Եւ յառաջ երթեալ` ասէ.
«Ստեփանոս սրբոյ մօր եկեղեցւոյ սուրբ որդի եւ պարծանք միանգամայն լրութեան նորա։»131
Basilio testimonia questo dicendo: «Allo stesso modo, anche questa vostra autentica madre Chiesa chiamò la
moltitudine dei figli obbedienti e docili, intendo le folle di voi credenti». E più avanti dice: «Infatti, essendo figli
credenti di un padre amorevole e di una madre credente, ovvero di Dio e della Chiesa, conservate un amore
stabile per il vostro padre. Tenendo lo sguardo rivolto verso le moltitudini dei santi, che sono i forzieri della

123
Hōrn meroy Grigori Narekay vanic‘ vanakani matenagrut‘iwnk‘, cit., 336 e 352. Vedi anche Mistrih, ibid., vol. 13,
245, nota 3.
124
Papadopoulos-Kerameus, Ἀνάλεκτα Ἱεροσολυμιτικῆς σταχυολογίας, cit., 74-81; cf. PG 85, 461-473. La paternità
dell’ opera è stata messa in discussione: cf. bibliografia citata in CPG 6656.41. Essa è talvolta attribuita a Fiorenzo di
Foticea: cf. Labadie, L’ invention du protomartyr Étienne, cit., 241, nota 233.
125
R.W. Thomson, Gregory of Narek, Commentary on the Song of Songs, JTS 34 (1983) 484, nota 42, cf. 491, nota 49
(ristampa: Id., Studies in Armenian Literature and Christianity, cit., n° XVIII); Ervine, ibid., 168, nota 206 e 190, nota 229.
126
Ervine, e Blessing of Blessings, cit., 168, nota 206.
127
Edizione : B. Pruche, Basile de Césarée, Sur le Saint-Esprit (SC 17bis), Cerf, Paris 19682; cf. H.-J. Sieben, Basilius
von Cäsarea. De Spiritu sancto. Über den Heiligen Geist. Griechisch, deutsch (Fontes Christiani 12), Herder, Freiburg
1993; PG 32, 68 A-217. Alcuni frammenti armeni del trattato sono segnalati da P.J. Fedwick, Bibliotheca Basiliana Uni-
versalis, vol. II, 2, Brepols, Turnhout 1996, 1297 e vol. III, 639 (CPG 2839). Segnalo, senza aver potuto avere accesso al
documento, lo studio seguente: Y. K‘eosean, Surb Barseł Kesarac‘u Surb Hogun nuiruac čaṙi hayerēn t‘argmanut‘iwnǝ
[La traduzione armena dell’Omelia di san Basilio di Cesarea sullo Spirito Santo], Ganjasar 4 (1993) 165-214 e 5 (1994)
202-240.
128
Ervine, ibid., 190, nota 229.
129
Pétrossian, ibid., 373, nota 372. Alla nota 374, nella stessa pagina, Pétrossian cita l’ intero trattato basiliano sullo
Spirito Santo come fonte del secondo passo di Basilio citato da Gregorio (in Cant VIII 2).
130
Pétrossian, ibid., 373, nota 372.
131
Hōrn meroy Grigori Narekay, cit., 336; cf. Girk‘ ałōt‘ic‘ srboyn Grigori Narekac‘woy, cit., 79-80.

243
Adamantius  ()
vostra madre Chiesa, rallegrandovi con speranza [e] con gioia esultate, affinché la grazia che li ha illuminati
renda anche voi degni di essere partecipi [lett. arrivare alla parte della] della sorte [e] dell’ eredità dei santi nella
luce». E più avanti ancora dice: «Stefano, santo figlio della santa madre Chiesa e, nel contempo, vanto della sua
perfezione» [il corsivo è mio].

Cf. Basilio, in Steph. (infra 1, 7-12) Նոյնպէս եւ ճշմարիտ մայր ձեր եկեղեցի կոչեաց զբազմութիւն հնազանդ
եւ կամարար որդւոց, զհաւատացելոցդ ասեմ ժողովրդոց, ի պատրաստութիւն ընդունելութեան հաւատոյ
սիրոյ յուսոյ։ Քանզի սիրուն հաւր եւ հաւատացեալ մաւր, այսինքն Աստուծոյ եւ եկեղեցւոյ, հաւատացեալ
գոլով որդիք` սէր անխախտական առ հայրն ձեր կալջիք Աստուած։ Եւ նայեցեալք ի ժողովս սրբոցն, որ են
գանձք ձերոյ մաւրն եկեղեցւոյ` բերկրեալք յուսոյն ուրախութեան ցնծացէք, որպէս զի շնորհքն որ զնոսայն
լուսաւորեցին եւ զձեզ արժանիս արասցեն հասանել ի մասն վիճակի [cf. v.l. P110 ժառանգութեանց] սրբոցն
ի լոյս։ […] (infra 4, 4) Ստեփանոս, սրբոյ մաւր եկեղեցւոյ սուրբ որդի եւ պարծանք միանգամայն լրութեան
նորա։
Allo stesso modo, la vostra autentica madre Chiesa chiamò la moltitudine dei figli obbedienti e docili, intendo le
folle di voi credenti, alla preparazione del banchetto della fede, dell’ amore e della speranza. Infatti, essendo figli
credenti di un padre amorevole e di una madre credente, ovvero di Dio e della Chiesa, abbiate un amore stabile
per Dio vostro padre. Tenendo lo sguardo rivolto verso le moltitudini dei santi, che sono i forzieri della vostra
madre Chiesa, rallegrandovi della speranza della gioia, esultate, affinché la grazia che li ha illuminati renda
anche voi degni di essere partecipi della sorte [v.l. P110 dell’ eredità] dei santi nella luce. […] Stefano, santo figlio
della santa madre Chiesa e, nel contempo, vanto della sua perfezione [il corsivo è mio].

Grigor Narekac‘i, in Cant VIII 2 Արդ յայտ է, որպէս Բասիլ ասէ թէ` Ուրանօր հոգին սուրբ, անդ հայր եւ
որդի ճանաչի բնակեալ. որպէս ասէ մարգարէիւն, թէ «Բնակեցայց ի նոսա եւ գնացից ի նոսա»։ Արդ սենեակ եւ
տուն` հարսնն եղեւ փեսային. եւ է ճանապարհ ի տունն յայն` խոնարհութիւն. եւ որ ոչն է խոնարհ, հոգւոյն
սրբոյ հալածիչ է եւ ոչ հանգուցիչ. որպէս ասէ Բասիլ։132
È dunque evidente, come dice Basilio, che «Dove c’ è lo Spirito santo, si sa che ivi dimorano anche il Padre e il
Figlio», come [Dio] dice attraverso il profeta: «Abiterò in essi e camminerò con loro» (Lv 26, 11-12). Dunque,
la sposa è diventata la camera e la casa dello sposo, e il cammino verso questa casa è l’ umiltà. E colui che non
è umile, «perseguita lo Spirito santo, anziché dargli riposo», come dice Basilio [il corsivo è mio].

Cf. Basilio, in Steph. (infra 2, 15-16) Զի ուրանաւր հոգին սուրբ է, անդ հայր եւ որդի հանգուցեալ են […]; cf.
(infra 2, 8-9) Իսկ ուրանաւր հոգին սուրբ, սպասաւորութիւն պարտ էր առնուլ արդե՞ւք եւ ոչ սպասաւորել։ Մի՛
լիցի. քանզի այսոքիկ հոգւոյն հալածիչք են եւ ոչ հանգուցիչք։
Infatti, dove c’ è lo Spirito Santo, là dimorano anche il Padre e il Figlio […]; cf. Ora, dove [c’ è] lo Spirito Santo,
converrebbe forse ricevere [l’ incarico di] un servizio e non servire? Giammai! Giacché costoro [scil. quelli che
non servono] perseguitano lo Spirito, anziché dargli riposo [il corsivo è mio]133.

I paralleli puntuali fra il testo del Narekac‘i e i passi tratti dall’ Encomio di santo Stefano, evidenziati in
corsivo, sono palesi; essi fanno, fra l’ altro, di in Cant un termine ante quem della versione armena dell’ En-
comio stesso.
L’ analisi dell’ omelia basiliana e l’ esame della questione della sua autenticità restano di competenza de-
gli specialisti dell’ opera del Cappadoce. In attesa di poter completare l’ euristica e di ottenere l’ insieme
dei testimoni necessari per un’ edizione critica, mi è parso utile fornire sin d’ ora il testo armeno e la
traduzione dell’ omelia, sulla base del manoscritto P118, collazionato con P110, i soli attualmente a mia
disposizione134. L’ omelia figura all’ interno dell’ Omeliario di Basilio conosciuto in armeno sotto il titolo
di Girk‘ pahoc‘ «Libro del digiuno», edito da K. Muradyan nel 2008 sulla base di alcuni manoscritti del
Matenadaran di Erevan135. Nel paragrafo seguente, saranno ricapitolate le informazioni a me note sulla
tradizione diretta della versione armena dell’ Encomio (non esaustive).

132
Hōrn meroy Grigori Narekay, cit., 352; cf. Girk‘ ałōt‘ic‘ srboyn Grigori Narekac‘woy, cit., 99.
133
Parallelo già segnalato da Muradyan, Girk‘ pahoc‘, cit., 506, in nota (nota 293) all’ edizione dell’ omelia conservata
nel Girk‘ pahoc‘.
134
Le divergenze più significative tra i due testimoni sono state indicate nelle note in calce al testo e alla traduzione
italiana dell’ armeno.
135
Muradyan, Girk‘ pahoc‘, cit., 380-388 (n° 29).

244
Valentina Calzolari — Stefano il protomartire e i Padri della Chiesa

3.1 La tradizione manoscritta della versione armena dell’ Encomio di santo Stefano attribuito a Basilio
Oltre che da Zarphanalean, il testo dell’ Encomio fu segnalato da J. Muyldermans, nel suo repertorio
dei testi patristici conservati nei manoscritti della biblioteca dei Padri mechitaristi di Venezia, e da I.W.
Driessen, in uno studio sulle collezioni armene delle opere di Basilio pubblicato nel 1953136. Driessen
segnalò dodici testimoni, cinque dei quali già indicati da Muyldermans:
V210 (olim 1352), čaṙǝntir, anno 1824, n° 17, fol. 48r-50v137
V212 (olim 463), čaṙǝntir, sec. XIII, n° 178, fol. 464r-466r138
V215 (olim 299), čaṙǝntir, anno 1829, n° 28, fol. 99r-102v139
V224 (olim 467), čaṙǝntir, sec. XIX, n° 3, fol. 17r-21r140
V314 (olim 251), Hawak‘umn (čaṙic‘ S. Barsłi) [Raccolta (di omelie di san Basilio)], sec. XI-XII, n° 28, fol.
207v-212r141
V1913, čaṙǝntir, sec. XVIII-XIX, fol. 185r-190r142
W2, čaṙǝntir-tōnakan, anno 1506, n° 62 (119), fol. 253r-256r143
J154d, čaṙǝntir, anno 1737, n° 442, fol. 2301-2304144
Echmiadzin 907 (927), čaṙǝntir, anno 1285, n° 12145
Echmiadzin 917 (?), čaṙǝntir, anno 1201, n° 152
Echmiadzin 920 (940), čaṙǝntir, anno 1456, n° 379
P110 (olim 44), tōnakan, anno 1194, fol. 570r-572r146.

Nel 1959, H. Anasyan aggiunse all’ inventario altri nove manoscritti inediti147:
ARM12, čaṙǝntir, sec. XVI-XVII, fol. 324r-326v148
M436, žołovacoy, anno 1790, fol. 134v-135v149
M822, Barseł Kesarac‘i, Čaṙk‘ ew Tułt‘k‘ [Basilio di Cesarea, Omelie e Lettere], anno 1285, fol. 218r-222r150
M993, čaṙǝntir-tōnakan, anno 1456, n° 406, fol. 694r-695v151
M1525, čaṙǝntir, anno 1201, fol. 516v-519r152

136
I.W. Driessen, Les recueils manuscrits arméniens de saint Basile, Muséon 66 (1953) 82-83; Muyldermans, Réper-
toire de pièces patristiques, cit., 268.
137
Sargisean, Grand catalogue des manuscrits arméniens, cit., 193.
138
Ibid., 232-233.
139
Ibid., 253.
140
Ibid., 385-386.
141
Ibid., 1265.
142
Non repertoriato nel catalogo di Sargisean citato alle note precedenti.
143
Dashian, Catalog der Armenischen Handschrien in der Mechitharisten-Bibliothek zu Wien, 1/2, cit., 12. L’ omelia
è menzionata anche nel Girk‘ patčaṙac‘ [Libro delle cause] W47, fol. 312v-313r: Dashian, ibid., 231; cf. Driessen, Les
recueils manuscrits arméniens de saint Basile, 86.
144
Bogharian, Grand Catalogue of St. James Manuscripts, cit., 460. Driessen, ibid., 69, nota 17, indicò anche il
codice J406 (Girk‘ pahoc‘ [Libro del digiuno], anno 1319), fol. 180-181, Hom. 32; l’ indicazione non risulta tuttavia
confermata dal catalogo dei manoscritti di Bogharian, ibid., 339 – la cui pubblicazione è posteriore all’ articolo di
Driessen –, che indica, in corrispondenza dei fol. 180v-181v, un’ omelia di Basilio in onore dell’ apostolo Tommaso.
145
Il primo numero si riferisce alla numerazione del catalogo dei manoscritti di Echmiadzin (oggi conservati al
Matenadaran) compilato da J. Karenean, Mayr c‘uc‘ak jeṙagir matenic‘ gradarani Srboy At‘oroyn Ēǰmiacni [Catalogo
generale di manoscritti della biblioteca della Santa Sede di Echmiadzin], Tiflis 1863, 77, 94, 102-103, e il secondo, fra
parentesi, riporta la nuova numerazione dei manoscritti, indicata in A. Manandian, Die neue Numerierung der in
Kareneans Katalog verzeichneten Handschrien, Zeitschri für armenische Philologie 2 (1904) 33.
146
Kévorkian – Ter-Stépanian, Manuscrits arméniens de la Bibliothèque nationale de France, cit., 351.
147
Anasyan, Haykakan Matenagitut‘yun, cit., vol. 2, 1359, n° 10; cf. Zarphanalean, Matenadaran haykakan
t‘argmanut‘eanc‘ naxneac‘, cit., 332.
148
T‘p‘ean, Y., C‘uc‘ak jeṙagrac‘ Armaši vank‘in [Catalogo dei manoscritti del monastero di Armaš], San Lazzaro,
Venezia 1962.
149
Ō. Eganean – A. Zytunean – P‘. Ant‘abean – A. K‘škrean, General Catalogue of Armenian Manuscripts of
the Mashtots Matenadaran, vol. 2, Nairi, Yerevan 2004, 665.
150
Eganean, General Catalogue of Armenian Manuscripts of the Mashtots Matenadaran, cit., 862.
151
Eganean, ibid., 1714.
152
Eganean – K‘esean – Łazarosean – Hayrapetean, General Catalogue of Armenian Manuscripts of the Mash-
tots Matenadaran, cit., 391.

245
Adamantius  ()
M2224, žołovacoy, anno 1771, fol. 171r-173r153
M8420, žołovacoy, sec. XVIII
NN4, čaṙǝntir-yaysmawurk‘, sec. XIII-XIV, fol. 291r-293v154
NOJ391, Bank‘ Barsłi Kesarac‘woy [Basilio di Cesarea, Discorsi], sec. XVII, fol. 137v-141v155

Van Esbroeck rinvenne il testo anche nel codice M7729 (supra) e G. Uluhogian nel codice NOJ229 (su-
pra):
M7729, fol. 487r-489r
NOJ229 (sec. XVI), fol. 566r-569r156

Altri testimoni sono stati segnalati da P.J. Fedwick157:


ALQ146, tōnakan, anno 1413, fol. 1302r-1307r
ITT84, anno 1675-1684, n° 4 (perduto; natura della collezione non precisata)
J2807, tōnakan, sec. XIII/XIV, fol. 325r-327r158
M943, čaṙǝntir, sec. XVIII, fol. 152v-155v159
M3782, tōnakan, sec. XII, fol. 242r-243r
M6228, žołovacoy, sec. XIX, fol. 39r-40r
M7441, čaṙǝntir, anno 1322
P118, tōnakan-vkayabank‘, anno 1307, fol. 287v-289r160

Come segnalato da K. Muradyan, la forma testuale conservata in M3782 e in M6228 è tuttavia diversa. In
effetti, essa coincide con il panegirico «Grande è il giorno…» menzionato sopra. L’ edizione di Muradyan
si basa sui manoscritti seguenti: M436 (supra), M 993 (supra), M1330 (žołovacoy, anno 1771)161, M3787,
M8420 (supra).
I manoscritti P110 e P118, di cui possiedo le riproduzioni e il cui testo sarà riprodotto nel paragrafo se-
guente, conservano un ciclo di testi su santo Stefano parzialmente diverso:
P110: il ciclo di testi su santo Stefano è costituito, nell’ ordine, dai panegirici attribuiti a Giovanni Crisostomo
[Gregorio di Nissa] (fol. 566v-568r), Gregorio di Nissa («Grande è il giorno», fol. 568r-570r), Basilio (fol.
570r-572r), seguiti dalla Revelatio (fol. 572r-575r).

P118: il ciclo di testi su santo Stefano è costituito, nell’ ordine, dai panegirici attribuiti a Atanasio (fol.
280r-283v), Gregorio il Taumaturgo (fol. 283v-285v), Proclo (fol. 285v-287v), Basilio (287v-289r), Efrem (fol.
289r-291r), Davide il filosofo («Grande è il giorno», fol. 291r-292v), seguiti dalla Revelatio (fol. 292v-293v).

Le coincidenze principali fra i due testimoni consistono precisamente nella presenza dell’ omelia di Ba-
silio, della Revelatio – frequentemente attestata nei manoscritti armeni che conservano il ciclo di testi su
santo Stefano — e dello scritto «Grande è il giorno…».

153
G. Tr-Vardanean, General Catalogue of Armenian Manuscripts of the Mashtots Matenadaran, vol. 7, cit., 499.
154
Akinian, Katalog der Armenischen Handschrien in Nikosia, cit., 24; cf. Anasyan, Haykakan Matenagitut‘yun, cit.,
vol. 2, Erevan 1976, 1359.
155
Tr-Avetisean, Katalog der Armenischen Handschrien in der Bibliothek des Klosters in Neu-Djoulfa, cit., 592.
156
van Esbroeck, Répertoire de l’ homéliaire de Muš, cit., 278 (n° 326); G. Uluhogian, Repertorio dei manoscritti del-
la versione armena di S. Basilio di Cesarea, in Basil of Caesarea: Christian, Humanist, Ascetic. A Sixteen-Hundredth An-
niversary Symposium, ed. P.J. Fedwick, Pontifical Institute of Mediaeval Studies, Toronto, Part Two, 588 (cf. Tr-Ave-
tisean, Katalog der Armenischen Handschrien in der Bibliothek des Klosters in Neu-Djoulfa, cit., 333).
157
Fedwick, Bibliotheca Basiliana Universalis, vol. II, 1, Brepols, Turnhout 1996, 172-173; Id., Bibliotheca Basiliana
Universalis, vol. II, 2, cit., 1219, dove l’ omelia è indicata fra le opere spurie.
158
Bogharian, Grand Catalogue of St. James Manuscripts, cit., vol. 9, Armenian Convent Printing Press, Jerusalem
1979, 19.
159
Eganean, General Catalogue of Armenian Manuscripts of the Mashtots Matenadaran, cit., 1360.
160
Kévorkian – Ter-Stépanian, Manuscrits arméniens de la Bibliothèque nationale de France, cit., 420.
161
K‘škrean – Suk‘iasean - K‘esean, General Catalogue of Armenian Manuscripts of the Mashtots Matenada-
ran, 939-944.

246
Valentina Calzolari — Stefano il protomartire e i Padri della Chiesa

3.2 Considerazioni conclusive


Nonostante il suo carattere provvisorio, il testo pubblicato in appendice costituisce un documento im-
portante non solo ai fini della restituzione del corpus omiletico basiliano o pseudo-basiliano e della sua
ricezione in ambito armeno, ma anche per la ricostituzione dell’ emergenza della figura di Stefano nella
letteratura armena.
L’ importanza di Basilio nel cristianesimo armeno è ben nota162. Le sue opere erano conosciute già nel V
secolo e la sua attività pastorale ispirò l’ azione del catholicos armeno del IV secolo, Nersēs il Grande163.
La figura di Basilio fu talmente celebre che, nella letteratura armena, alcuni tratti della sua biografia sono
stati intrecciati, malgrado degli stridenti anacronismi, alle vicende legate ad alcune figure di rilievo del
mondo religioso e intellettuale armeno. La tradizione medievale armena si compiace, per esempio, nel
fare di Basilio (IV secolo) un condiscepolo, presso la scuola di retorica di Atene, dello storico Mosé di
Corene e del filosofo Davide menzionato sopra, entrambi presentati come dei personaggi del V secolo164.
La figura di Basilio, noto per la sua battaglia contro l’ arianesimo, è stata inoltre sovrapposta alla figura del
medesimo catholicos Nersēs il Grande in una lunga e articolata sezione del libro IV della Storia dell’ Ar-
menia dello storico armeno Fausto (seconda metà del V secolo)165. In questa sezione, il catholicos armeno
è presentato come un paladino della lotta contro l’ imperatore ariano Valente. Anche in questo caso si
tratta di un anacronismo frutto di una riscrittura della storia d’ Armenia tesa a presentare l’ attività del
massimo protagonista della storia religiosa armena del IV secolo con i tratti della biografia di Basilio. I
particolari narrati a proposito del presunto scontro fra Valente e Nersēs sono in effetti mutuati dalla bio-
grafia del padre Cappadoce, a tal punto che Nersēs appare come l’ alter ego armeno di Basilio166. L’ opera di
Fausto (V, 28) costituisce inoltre una fonte di primaria importanza sull’ influenza, in ambito armeno, della
liturgia basiliana, e in particolare dell’ Anaphora Basilii (tramandata in armeno sotto il nome di Gregorio
l’ Illuminatore)167.
Numerose sono le opere del corpus basiliano tradotte in armeno. Le opere e collezioni più conosciu-
te sono le seguenti: l’ Hexaemeron (CPG 2835, in armeno Vec‘ōreay), che ebbe una grande importanza
nella formazione del primo pensiero scientifico armeno (cosmologia)168; il Libro delle domande (Girk‘

162
R.W. Thomson, Saint Basil of Caesarea and Armenian Cosmology (CSCO 646, Subsidia 130), Peeters, Louvain
2012: Introduction/A: Basil as known to Armenian Writers, 1-18; G. Uluhogian, Basilio il Grande, l’ Armenia e gli Ar-
meni, in Basilio tra Oriente e Occidente. Atti del Convegno internazionale “Basilio il Grande e il Monachesimo orientale”,
Cappadocia, 5-7 ottobre 1999, ed. S. Brock et al., Qiqajon, Comunità di Bose, Magnano 2001, 181-208. Sulle tradu-
zioni armene del Corpus Basilianum, si veda anche P.J. Fedwick, e Translations of the Works of Basil Before 1400,
in Basil of Caesarea, cit., 473-474; P. Ter-Poghossian, S. Barseł Kesarac‘i ew ir grut‘iwnnerǝ hayerēn t‘argmanut‘eamb
[S. Basilio di Cesarea e le sue opere in traduzione armena], Handes Amsorya 82 (1968) 385-418 e 83 (1969) 129-158,
257-292, 385-398; Uluhogian, Repertorio dei manoscritti, cit., 571-588; Zarphanalean, Matenadaran haykakan t‘argma-
nut‘eanc‘ naxneac‘, cit., 325-344.
163
N.G. Garsoïan, Nersēs le Grand, Basile de Césarée et Eusthate de Sébaste, REArm 17 (1983) 145-169 (ristampato
in Ead., Armenia between Byzantium and the Sasanians [CS 218], London, Ashgate 1985, n° 7).
164
Calzolari, David et la tradition arménienne, cit., 23.
165
Traduzione italiana a cura di G. Uluhogian, P‘awstos Buzand, Storia degli Armeni (Armeniaca Italica 2), Mimesis,
Milano 1997.
166
V. Calzolari, De sainte ècle à Anahit: une hypothèse d’interprétation du récit de la mort de l’empereur Valens dans
les Buzandaran Patmut‘iwnk‘, in Armenian Perspectives. (10th Anniversary Conference of the Association Internationale
des Études Arméniennes. SOAS, London), ed. N. Awde, Curzon Press, Richmond, Surrey 1997, 39-49 e 371-377; cf. Ead.,
Santi armeni e imperatori romani: eroi in conflitto, in Roma-Armenia, ed. C. Mutafian, De Luca, Roma 1999, 74-76.
167
Y. Gatǝrean – Y. Tašean, Srbazan pataragamatoyc‘k‘ Hayoc‘ [Il sacro messale degli Armeni], Tipografia mechi-
tarista, Vienna 1897, 96-98, 130-135; A. Renoux, L’ anaphore arménienne de saint Grégoire l’ Illuminateur, in Eucha-
resties d’ Orient et d’ Occident, ed. B. Botte et al.(Lex Orandi 47), Cerf, Paris 1970, , vol. 2, 83-108; G. Winkler, Die
Basilius-Anaphora (Anaphorae Orientales 2), Pontificio Istituto Orientale, Roma 2005. Vedi anche CPG 2983 (Frag-
menta in operibus liturgicis et canonicis).
168
Edizione a cura di K. Muradyan, Barseł Kesarac‘i: Yałags vec‘awreay ararč‘ut‘ean [Basilio di Cesarea, Sui sei gior-
ni della creazione], Accademia delle Scienze d’ Armenia, Erevan 1984; si veda anche, dello stesso autore, lo studio
Barseł Kesarac‘in ev nra ‘Vec‘ōreayn’ hay matenagrut‘ean meǰ [Basilio di Cesarea e il suo ‘Hexaemeron’ nella letteratura
armena], Accademia delle Scienze d’ Armenia, Erevan 1976. L’ ipotesi di una traduzione dal greco, sostenuta dall’ ed-
itore, è stata contestata da L. Ter-Petrosyan, che ha dimostrato l’ origine siriaca dell’ esemplare tradotto in armeno: L.

247
Adamantius  ()

harc‘ołac‘, lett. «Libro di coloro che domandano»), ossia l’ Asceticon, secondo la terminologia usata da J.
Gribomont (CPG 2875)169; la raccolta di omelie (più alcune lettere e dialoghi) conosciuta sotto il nome
di Libro del digiuno (Girk‘ pahoc‘, dal titolo della prima di esse, De ieiunio I), che comprende, in alcuni
manoscritti, anche l’ Encomio di Stefano (vedi supra)170. Oltre a queste tre collezioni stabili, altre singole
opere sono state trasmesse in modo isolato nei manoscritti armeni. Le nostre conoscenze sul corpus basi-
liano armeno si trovano ora ampliate grazie alla pubblicazione di un testo sino ad ora inedito che, insieme
all’ altrettanto inedito Martirio di Stefano consegnato per pubblicazione ad un’ altra sede171, arricchisce
inoltre il corpus armeno su santo Stefano. Come considerazione finale, va sottolineato che il dossier arme-
no di Stefano, nel suo complesso, aggiunge ai numerosi casi già noti un ulteriore esempio dell’ importanza
delle traduzioni armene ai fini del recupero della letteratura cristiana greca e siriaca, costituendo nel
contempo una testimonianza di rilievo sulla circolazione e la trasmissione dei testi patristici e agiografici
nell’ Oriente cristiano.

Ter Petrosyan, Barseł Kesarac‘u ‘Vec‘ōreayi hayeren t‘argmanut‘yan naxōrinakĕ [Il prototipo della traduzione arme-
na dello ‘Hexaemeron’ di Basilio di Cesarea], Patma-banasirakan handes 101-102 (1983/2-3) 264-278; si veda anche
R.W. Thomson, e Syriac and Armenian Versions of the Hexaemeron by Basil of Caesarea, in Studia Patristica 27,
ed. E.A. Livingstone, Peeters, Leuven 1993, 113-117; Id., e Syriac Version of the Hexaemeron by Basil of Caesarea
(CCSO 550-551, Script. Syr. 222-223), Peeters, Leuven, 1995; Id., Saint Basil of Caesarea and Armenian Cosmology, cit.
169
J. Gribomont, Histoire du texte des Ascétiques de saint Basile (Bibliothèque du Muséon 32), Peeters, Louvain 1953.
Edizione e traduzione italiana del testo armeno a cura di G. Uluhogian, Basilio di Cesarea, Il Libro delle domande (Le
Regole) (CSCO 536-537, Scriptores Armeniaci 19-20), Peeters, Louvain 1993. L’ opera armena comprende, in una serie
unica, le 361 (o 362) domande e risposte corrispondenti alle Erotapokriseis fusius e brevius tractatae (CPG 2875), oltre
a due Prologhi (CPG 2881, Prologus IV, AscPr4 e CPG 2883, Prologus V, AscPr5) e ad alcune Epitimie finali, in numero
variabile secondo i manoscritti. Si veda anche G. Uluhogian, La tradizione medievale armena sull’ origine delle Regole
di San Basilio, Studi e ricerche sull’ Oriente cristiano 14 (1991) 341-349.
170
Muradyan, Girk‘ pahoc‘, cit. La raccolta è stata trasmessa in armeno, seppur con delle varianti secondo i mano-
scritti, come un’ opera unica: Uluhogian, Repertorio dei manoscritti, cit., 572-573; cf. Driessen, Les recueils manus-
crits arméniens de saint Basile, cit., 6-22. Sul corpus armeno di Basilio, si veda anche CPG 2980 (Epistula ad Eusebium
Caesariensem praedecessorem), CPG 2982 (De eleemosyna), CPG 2984 (Fragmenta e variis operibus), CPG 2985 (breve
trattato pseudo-basiliano di tendenza aaronita), 2986.1-54 (Scripta armeniaca suppositicia), con bibliografia relativa.
171
Vedi supra, § 1.3.2.

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Valentina Calzolari — Stefano il protomartire e i Padri della Chiesa

. Appendice : edizione e traduzione italiana del testo armeno dell’ Omelia in onore di santo
Stefano attribuita a Basilio di Cesarea

Avvertenza: riproduco il testo armeno del ms. P118, collazionato con P110, del quale sono segnalate
le varianti solo in alcuni punti significativi, per esempio per colmare una lacuna di P118 o per restituire
una lezione probabilmente migliore. Seguo la suddivisione in paragrafi del manoscritto; per agevolare la
lettura, ho tuttavia introdotto una punteggiatura diversa, sia in armeno che in italiano. Ho altresì aggiunto
la numerazione dei capitoli. Mi limito a segnalare i folia, senza precisare le pericopi esatte per ogni riga
del testo nel manoscritto.

4.1. Testo armeno


[286vb, l. 19] Ի յիշատակի սրբոյն Ստեփանոսի սարկաւագի, Խաւսք Բարսղի Երանելոյ արքեպիսկոպոսի
Կեսարու Կապադովկեցւոց ի նախավկայն Քրիստոսի սուրբն Ստեփանոս

1. [286vb, l. 25] Ամենեքեան որք սիրելեաց ճաշ յաւր<ին>եսցեն [cf. P110 յաւրինեսցեն] զպատրաստութիւն
զանազան խորտկաց պատրաստեն խումբս, ոչ միայն զտեսակս հրաշալիս արտակերտելով փրփրականս եւ
ծաղկերանկս ասրակերպս, այլ առաւել զհամեղութիւն խոկալով սպասաւորեն։
Նաեւ գորովագութ մայր, յորժամ ժամանակաւ հեռացելոց մանկանցն առնիցէ ընդունելութիւն,
զախորժելի եւ զաւգտակար կերակրոցն սեղանաւորէ ժողովս. եւ ոչ միայն կերակրովն, այլ եւ գանձուց
պատուականութեամբ զնոցայն շահի ուրախութիւն, մանաւանդ թէ [286vc] եւ մթերք գանձուցն ի
մաւրէն յաղագս նոցա համբարեալ պահին։ Նոյնպէս եւ ճշմարիտ մայր ձեր եկեղեցի կոչեաց զբազմութիւն
հնազանդ եւ կամարար որդւոց, զհաւատացելոցդ ասեմ ժողովրդոց, ի պատրաստութիւն ընդունելութեան
հաւատոյ սիրոյ յուսոյ։ Քանզի սիրուն հաւր եւ հաւատացեալ մաւր, այսինքն Աստուծոյ եւ եկեղեցւոյ,
հաւատացեալ գոլով որդիք` սէր անխախտական առ հայրն ձեր կալջիք Աստուած։ Եւ նայեցեալք ի ժողովս
սրբոցն, որ են գանձք ձերոյ մաւրն եկեղեցւոյ` բերկրեալք յուսոյն ուրախութեան ցնծացէք, որպէս զի
շնորհքն որ զնոսայն լուսաւորեցին եւ զձեզ արժանիս արասցեն հասանել ի մասն վիճակի սրբոցն ի լոյս։
Արդ աղաչեմ զձեզ, ծառայակիցք իմ եւ եղբայրք, զլսելիս ձեր առ իս մատուսջիք եւ մի նեղասիրտ
դանդաղանաւք, զի եւ որդիքն, եթէ զմաւրն զառաջի եդեալ զկերակուրն նեղասիրտ դանդաղանաւք
ուտիցեն, տրտմութիւնս ոչ սակաւ մաւրն գթոյ ածեն ի վերայ։
Եւ արդ սեղան իբրեւ լսիցէք, սիրելիք, մի՛ զապականացու կերակրովքն յղփացեալս իմասջիք եւ մի՛
զմայրական գութն իբրեւ զթանձրութեան եր[287ra]կրաքարշիցս կարծիցէք, այլ հոգեւորական եւ
երկնաւոր աւազանին հոգեւոր գոլով որդիք` ի հոգեւոր սեղանոյս պատրաստեցարուք վայելել։
Ստեփանոս զանձն եւ զմարմին ժողովրդոցս ուրախացուսցէ, քանզի նորին իսկ կատարի յիշատակ։
2. Ստեփանոս, այն որոյ քաջութիւն նահատակութեանն ի Պրակս սրբոցն պատմի առաքելոցն, սա
բազմափայլ ինքեան առաքինութեամբ զայրեացն եւ զտնանկացն <զվերակացութեան> [cf. P 110]
ստացաւ շնորհս. եւ ճշմարտագոյն շնորհք եւ մեծագոյն ի կաթուղիկէ եկեղեցւոջ չիք այնքան որքան
զաղքատացն դարմանատրութիւն։ Եւ ոչ եթէ վայրապար ինչ ում եւ պէտ մարդոյ զայս առաքեալքն
սահմանեցին։ Այլ զի՞նչ։ Ընտրեցին, ասէ, զՍտեփանոս, այր լի հաւատովք եւ հոգւով սրբով։
Տեսանես զառաւելութիւն իրին, զի թէ որ <լի> լինէր հաւատովք միանգամայն եւ հոգւով սրբով եւ
զայսոսիկ մեծ եւ փափագանաւք կատարէր, որչափ եւս առաւել մեք պատճառս փրկութեան անձանց մերոց
եւ մերձաւորաց այսոսիկ շահեսցուք։ Իսկ ուրանաւր հոգին սուրբ, սպասաւորութիւն պարտ էր առնուլ
արդե՞ւք եւ ոչ սպասաւո[287rb]րել։ Մի՛ լիցի. քանզի այսոքիկ հոգւոյն հալածիչք են եւ ոչ հանգուցիչք։
Աղաչեմ յասմ վայրի առաւել ունկնդրութիւն ստացարուք, զի աստանաւր յոլովակի սրբոյ Երրորդութեանն
ցուցանի միասնականութիւն, ոչ ըստ դիմաց այլ ըստ աստուածութեանն։ Տէրն ասէ զերկնաւոր զհաւրէն,
որ զարեգակն իւր ծագէ ի վերայ չարաց եւ բարեաց եւ ածէ անձրեւ ի վերայ արդարոց եւ մեղաւորաց։ Նաեւ
այսոքիկ նախախնամականք ի բարերարութենէն գործի ի մեզ։ Եւ փրկիչն զինքենէ ասէ` Որդի մարդոյ ոչ
եկն առնուլ պաշտաւն, այլ պաշտել։ Հոգին սուրբ ի ձեռն Ստեփանոսի զայրեացն եւ զաղքատացն պաշտէր
զդասս։ Եւ ընդէ՞ր ոչ բնակարան սրբոյ Երրորդութեանն զսքանչելի զայրս զայս անուանից։ Զի ուրանաւր
հոգին սուրբ է, անդ հայր եւ որդի հանգուցեալ են։ Տէրն ասէ` Եթէ ոք զբանն իմ պահեսցէ, եւ հայր իմ
սիրեսցէ զնա, եւ առ նա եկեսցուք եւ աւթեվանս առ նմա արասցուք։
Սիրեաց արդարեւ զՏերն Ստեփանոս եւ առանց գայթակղութեան զբանն նորա պահեաց։ Որ ոք կամի, ասէ,
առաջին լինել, եղիցի ձեր սպասաւոր ամենեցուն, եւ որ կամիցի լինել կա[287rc, l. 1 lacunam praebet | r. 2
ցուն, post ցուն lacunam praebet] [r. 3]

249
Adamantius  ()

Աշխատա<սէր> [cf. P110 աշխատասէր] մշ<ա>կն յիւրս վստահանալով տաժանմունսն եւ քաջամարտիկ


զինուորն ըստ աւրինակի տիրասէր սպասաւորի, մատուցեալ իւրումն սպասաւորէր պսակողին։
Զի՞նչ գործես, ո՛վ երանելիդ Ստեփանոս։ Քարկոծեալ առ ի յանաստուածիցն տակաւին աղաւթես ասելով`
Տէր, մի՛ համարիր սոցա զայս մեղս։ Այո, ասէ, ես հող եմ, եւ մոխիր գոլով` ի՞բր կարացից զնմանութիւն
Տեառր իմոյ եւ վարդապետին Աստուծոյ բերել։
Նա ամենայնի գոլով ստացիչ եւ իշխան կենաց եւ մահու` զայս առնէր. ես ստեղծուածս, ի՞բր բարձրամիտ
իցեմ։ Անմոռաց զՏէրն իմ եւ զԱստուածն առաջի մտաց աչացս ունելով` ըստ կարի ս<տ>ացական
բնութեանս զուգամասնեցայց տնտեսական մարմնաւորութեան։
Նա իբրեւ որդի առ հայր աղաւթէր` Թո՛ղ սոցա, զի ոչ գիտեն զի՛նչ գործեն։ Իսկ Ստեփանոս որպէս ծառայ
առ Տէրն ասէր` Տէր, մի՛ համարիր սոցա զայս մեղս։ Ոչ <առ> [cf. P110] սնափառութեան ինչ զայս
առնէր, այլ գթածութեամբ եռանդմամբ զքաւութիւնն անջնջելի նոցա մեղացն ի գթած ի յիւրմէ հայցէր
Տեառնէն։ Նայեցեալ հասարակաց Տէրն եւ գիտացեալ զջերմեռանդ [287va, l. 1-2 lacunam praebent | l. 3
//ար//որհէր զգըլ | l. 4 խ//որն սպանութեանն | l. 5] վաղվաղակի յափշտակեալ ի Սատանայէ, ծանաւթ
անուանն իւր կացուցանէր. եւ ոչ այսքան միայն, այլ եւ անաւթ ընտրութեան կրել զանուն Տէր առաջի
թագաւորաց եւ որդւոցն Իսրայեղի կացուանէր։
Ով ոք ի մահկանացուացս զայսքան ստացաւ գութ եւ համբերութիւն, նա եւ զաւրութիւնք երկնայինք
սքանչացան ընդ սպասաւորակցին առաքինութիւն, զի թանձր ունելով զբնութիւն մարմնոյն ըստ
աւրինակի ամենայն մարդոյ` հաւատովք քան զբարձր երնկնայինն վերանայր կամար եւ բովանդակ
երկնայնոցն լինէր տեսող փառաց։
Մովսէս զյետոյսն մասնաւոր ինչ փառացն ետես, իսկ Ստեփանոս նայեցեալ յերկինս` եւ տեսեալ զփառսն
Աստուծոյ եւ զՅիսուս, վասն որոյ վարդապետութեանն եւ համբեր<էր> [cf. P110 համբերէր] վշտացն, եւ
զի կայր, ասէ, ընդ աջմէ Աստուծոյ։
3. Ով դու առաջին պատարագ բոլորապտուղ նմանեալ Տեառն քում բոլորիցն ընծայեալ Աստուծոյ, որոյ
պատարագի մատուցող Պետրոս եւ Յովհաննէս հանդերձ տասնեակն թուով առաքելա [287vb, r. 1 /յացն ut
videtur: cf. P110 առաքելոցն]։ Սոյն սքանչելի ի վերայ այսքանեաց շնորհաց [cf. P110 սքանչելի ի վերայ
սքանչելեաց շնորհաց] քան զամենայն զառաքեալսն նախ զիւրոյ սուրբ արեանն Աստուծոյ մատուցանէր
զհեղումնն։ Զի ոչ եթէ վայրապար ինչ զքարանցն զկարծրութիւն ընդունէր, այլ անսուտ զասաւղն
հաւատայր` Երանի՜ է ձեզ յորժամ նախատեսցեն զձեզ եւ հայհոյեսցեն այլովքն հանդերձ։
Մեռաւ Ստեփանոս որպէս զցորենահատն ասացեալ ի Յովհաննու աւետարանին եւ արդիւնացոյց իւրում
սերմանողին զսրբոցն ժողովս։ Եւ արդ զի՞նչ կամ ո՞րպիսեաւք բանիւք զքոյդ լուսաւորութիւն բոցաճաճանչ
երկնաքաղաքացի փառացդ հռչակեսցուք։ Զի ոչ միտք պատրաստականք եւ ոչ լեզու սպասաւորել մարթասցէ
ըստ արժանի քոյդ հատուցանել հանդիսի բան, մանաւանդ եթէ զայս ծանուցեալ Պաւղոսի` քոյոյդ աղաւթիւք
յառաքելականն ընտրեալ շնորհս, ասաց` Որոյ գովութիւնն ոչ ի մարդկանէ է, այլ յԱստուծոյ։
4. Ստեփանոս ըստ անուանակոչութեանդ քում պսակ վայելչութեան եւ թագ արքայութեան ի ձեռին
Աստուծոյ քո, որով պսակեալ փառաւորի առաքելական եկեղեցի։
Ստեփանոս, սիւն [287vc] լուսոյ, յորում աշակերտին յոգնախումբ վկայիցն ժողովք։
Ստեփանոս, սրբոյ մաւր եկեղեցւոյ սուրբ որդի եւ պարծանք միանգամայն լրութեան նորա։
Ստեփանոս, պարծանք քրիստոնէականիս եւ քակտումն հրէական խտրութեանցն եւ հեթանոսական
բաջաղմանցն։
Ստեփանոս, սրբոցն ճանապարհ ընդ որ գնացեալք առանց վրիպանաց եւ գայթագղութեան կացին
յանդիման ամենասուրբ Երրորդութեանն։
Ստեփանոս, վկայութեան շնորհացն հայր եւ յորդորիչ նահատակութեան ամենայն մարդկան սեռի։
Ստեփանոս, մեռեալ առ ի յանաւրինացն` եւ հանապազ կենդանի է Տեառն իւրոյ եւ նուիրակ բոլորից
վկայիցն առ ի յաստուածայինն մատչել բեմ։
Ստեփանոս, վայելչութեան [cf. P110 վայելչութիւն] պատարագընկալին Տեառն, որ զնոյն մատուցանէ
պատարագ Աստուծոյ հաւր եւ որդւոյ միածնի եւ հոգւոյ սրբոյ։
Ստեփանոս, սպասաւոր արքայական սեղանւոյն եւ բաժանորդ սրբութեանն շնորհի։
Ստեփանոս, առաքինութեան ստացաւղ եւ ասպընջական հրաշալի սուրբ Երրորդութեանն եւ արհրամարհող
բոլոր հեշտութեանցս։
[288ra] Ստեփանոս, երկոտասան առաքելոցն ցնծութիւն, քանզի առաջին պտուղ սարկաւագական
նախաձեռնութեանն Աստուծոյ մատուցաւ։

250
Valentina Calzolari — Stefano il protomartire e i Padri della Chiesa

5. Քեւ զուարճանան դասք իմանալի` հոգեղինացն զինուորութիւնք սպասաւորակից մարմնաւոր


անձնացեալ զքեզ տեսանելով։
Քեւ ուրախացեալ պայծառանայ կաթուղիկէ տիեզերական եկեղեցի, արժանաւոր պատարագ իւրում
փեսային զքեզ մատուցեալ։
Քեւ հերձուածողացն գուպարք եղեալք ի բերանս կարկեցան եւ երեխայքն վարդապետութեան շնորհաւք
զքոյդ լուեալ նահատակութիւն հաստատեցան ի հաւատս։
Քեւ եպիսկոպոսունք ցնծացեալ ուրախանան մասնաւոր պատուի զինքեանս վարկանելով։
Քեւ քահանայք զուարճանան բեմականացն զքեզ հաղորդ գիտելով ճեմարանացն։
Քեւ սարկաւագունք սթափեալ պարծեսցին իբրեւ սարկաւագակցաւ։
Քեւ բոլոր կղերիկոսացն դասք վարդապետին արհամարհելով զաշխարհս եւ զստորին պատաղմունս։
Քեւ միանգամայն հաւատացեալ ժո[288rb]ղովուրդք ի հաւատս սերտ<ին> [cf. P110 սերտին]
պնդութեամբ եւ զաղքատսիրութիւնն հանդերձ գթածութեամբ եւ անյիշաչարութեամբ վարդապետին,
զոր աղաչեմք իբրեւ զճշմարիտ մեռեալ եւ կենդանի Աստուծոյ։ Զբոլոր եկեղեցի կաթուղիկէ հանդերձ
քահանայական լրութեամբ սորա, յորոց մի գոս եւ դու, եւ ամենայն ժողովրդոցս ի քոյդ խմբել յիշատակի
առանց մոռանալոյ` յիշեսցես առաջի զենլոյն Քրիստոսի, յաղագս որոյ զենման եւ դու զենեալ։ Որ
աղաւթս ի վերայ քարկոծչացն առնէիր, նոյն աւրինակաւ զմերս մաղթեսցես թողութիւն մեղաց, որպէս
զի քահանայագործելով ի քում յիշատակի զմարմին եւ զանմահ արիւն կեցուցչին մերոյ Աստուծոյ
հաղորդեալք անդատապարտք հանդիպեսցուք խոստացելոց բարեացն ընդ քեզ եւ ընդ ամենայն սուրբս ի
Քրիստոս Յիսուս ի Տէր մեր, որում փառք յաւիտեանս. ամէն։ [288rb, l. 37]

4.2. Traduzione italiana

In memoria di santo Stefano diacono, Omelia del beato Basilio,


arcivescovo di Cesarea di Cappadocia, su santo Stefano, il primo martire di Cristo172

1. Tutti coloro che approntano un pranzo per i beneamati preparano l’ allestimento di svariate vivande, [e
lo] servono non solo preparando numerose varietà meravigliose, bianche come la lana, spumeggianti e
simili a fiori, ma ancor più avendo cura del sapore.
Anche una madre affettuosa, quando prepara un banchetto per i figli che con l’ andar del tempo si sono
allontanati, imbandisce molti cibi appetitosi e utili; e non solo con il cibo, ma anche con l’ opulenza dei
forzieri guadagna la loro gioia, soprattutto se le provviste dei forzieri sono tenute in serbo dalla madre per
loro. Allo stesso modo, la vostra autentica madre Chiesa chiamò la moltitudine dei figli obbedienti e do-
cili, intendo le folle di voi credenti, alla preparazione del banchetto della fede, dell’ amore e della speranza.
Infatti, essendo figli credenti di un padre amorevole e di una madre credente173, ovvero di Dio e della
Chiesa, abbiate un amore stabile per Dio vostro padre. Tenendo lo sguardo rivolto verso le moltitudini
dei santi174, che sono i forzieri della vostra madre Chiesa, rallegrandovi della speranza della gioia, esultate,
affinché la grazia che li ha illuminati renda anche voi degni di essere partecipi della sorte dei santi175 nella
luce (Col 1, 12).
Ora vi prego, miei compagni di servitù e fratelli176, di porgermi le vostre orecchie, e non con disdegnosa
indolenza, giacché, se i figli mangiano con disdegnosa indolenza il nutrimento proposto dalla madre,
recano non poca tristezza alla tenerezza materna.

172
P110 Տեառն Բարսղի Կեսարու Կապպադոկեցւոյ եպիսկոպոսի ի սուրբն Ստեփանոս նախավկայն Քրիստոսի «Del
signore Basilio, vescovo di Cesarea di Cappadocia, su santo Stefano, il primo martire di Cristo».
173
P110 հաւատացելոց (մաւր) «(madre) dei credenti»
174
P110 նայեցեալ ի սրբոյն ժողովքն «le folle tenendo lo sguardo verso il santo».
175
Lett. «di arrivare alla parte della sorte dei santi»; cf. Gregorio di Narek, in Cant VI 8 (9) (supra). P110 attesta զձեզ
արժանիս արասցեն մասին ժառանգութեան սրբոցն «di rendervi degni della parte dell’ eredità dei santi».
176
P110 որդիք «figli».

251
Adamantius  ()

Ora, quando udite ‘mensa’ 177, beneamati, non pensate a [persone] satolle di questo nutrimento corrutti-
bile, e non immaginate la tenerezza materna come una profusione di piaceri mondani, ma, essendo figli
spirituali del lavacro spirituale e celeste, preparatevi a godere di questa mensa spirituale.
Stefano renderà lieta l’ anima e il corpo di questa assemblea, giacché si celebra la sua commemorazione178.
2. Stefano, il cui coraggio durante il martirio179 è narrato negli Atti dei santi apostoli (At 6-8), costui
con fulgida virtù ricevette la grazia <dell’ ufficio>180 delle vedove e dei bisognosi (At 6, 1-4); infatti, nella
Chiesa universale non c’ è grazia più autentica e più grande della cura dei poveri. E gli apostoli non asse-
gnarono ciò a caso ad un uomo qualunque. A chi dunque? Scelsero, dice, Stefano, uomo ricolmo di fede
e di Spirito Santo.
Vedi l’ eccellenza della cosa, giacché, se colui che era <ricolmo>181 nel contempo di fede e di Spirito Santo
li portava alla perfezione con grande brama, quanto più noi ne tireremo vantaggio, in quanto cause della
salvezza delle nostre anime e di quella dei nostri prossimi182. Ora, dove [c’ è] lo Spirito Santo, converrebbe
forse ricevere [l’ incarico di] un servizio e non servire? Giammai! Giacché costoro [scil. quelli che non
servono] perseguitano lo Spirito, anziché dargli riposo.
Vi prego di essere ancora più attenti in questa sede, poiché ivi si mostra sovente la consustanzialità della
santa Trinità, non secondo la persona, ma secondo la divinità. Il Signore dice del Padre celeste: “Egli fa
sorgere il suo sole sopra i buoni e i malvagi e riversa la pioggia sopra i giusti e i peccatori” (Mt 5,45).
Anche costoro si prendono cura di noi per mezzo delle buone opere183. Il Salvatore dice di se stesso: «Il
figlio dell’ uomo non venne per essere servito, ma per servire» (Mc 10, 45). Lo Spirito Santo, per mezzo di
Stefano, serviva le coorti delle vedove e dei poveri. E perché non potrei chiamare quest’ uomo prodigioso
ricettacolo della santa Trinità? Infatti, dove c’ è lo Spirito Santo, là dimorano anche il Padre e il Figlio184. Il
Signore dice: «Colui che osserverà la mia parola, il Padre mio lo amerà, e noi verremo a Lui e prenderemo
dimora [570vb] presso di Lui» (Gv 14, 23).
Stefano veramente amò il Signore e senza inciampo osservò la sua parola: «Chi vuole essere il primo, dice,
sarà il servitore di tutti voi, e chi vuole essere [il primo], <sarà schiavo di tutti>185» (Mc 9, 35 e 10, 43-44).
L’ operaio laborioso confidando nelle proprie fatiche, e il soldato valoroso alla stregua di un servitore
devoto al padrone, offrendo [se stesso] serviva il proprio incoronatore.
Cosa fai, o beato Stefano? Lapidato dagli empi186, ancor preghi dicendo: «Signore, non imputare a costoro
questo peccato» (At 7, 60). «Sì, dice, io sono terra, ed essendo cenere (Gen 18, 27), come potrò somigliare
al mio Signore e maestro Dio?
Egli, che era creatore di tutto e principio della vita e della morte, questo faceva; io, che sono creatura,
come potrei inorgoglirmi? Avendo davanti alla mente [e] agli occhi il mio Signore, che non dimentica, e
Dio, secondo questa natura creata parteciperò al mistero dell’ incarnazione187.
Egli (scil. Gesù) come figlio pregava il Padre: «Perdona a costoro, poiché non sanno quello che fanno» (Lc
23, 34). E Stefano, come servitore, diceva al Signore: «Signore, non imputare a costoro questo peccato»
(At 7, 60). Non faceva questo per presunzione, ma con misericordia [e] fervore chiedeva al proprio Si-
gnore misericordioso il perdono eterno per i loro peccati. Il Signore di tutti, guardando e riconoscendo il

177
P110 եւ սեղան իբրեւ կարծիցէք «e quando immaginate la mensa».
178
P110 aggiunge այսաւր «oggi».
179
Lett. «il coraggio del martirio».
180
Sulla base di P110 restituisco զվերակացութեան «dell’ ufficio».
181
Probabile lacuna di լի [li] «ricolmo, pieno» per aplografia davanti al verbo լինէր [linēr] «era, diventava».
182
Arm. մեծ եւ è una probabile corruzione per մեծաւ. Cf. P110 Եւ զայնոսիկ մեծաւ փափաքանաւք կերակրէր որչափ
մեք մեծ պատճառս փրկութեան անձանց մերոց եւ մերձաւորաց հաշուեսցուք «Ed egli li sostentava con grande brama,
tanto che noi [li] contiamo comme somme cause della salvezza delle nostre anime e di quelle dei nostri prossimi».
183
Lett. «per mezzo della bontà dell’ opera».
184
Cf. Bas., Contra Sabell. et Ar. et Anom. 5 (PG 31, 609).
185
Il testo di P118 è qui lacunoso; seguo il testo di P110 per restituire il senso del passo, notando tuttavia che le due
lettere armene prima della lacuna, in P118 (կա), non trovano riscontro nel testo di P110 (եղիցի ամենեցուն ծառայ).
186
Lett. «senza-Dio».
187
Altra traduzione: «all’ economia dell’ incarnazione».

252
Valentina Calzolari — Stefano il protomartire e i Padri della Chiesa

fervore <del suo cuore, subito senza indugio accondiscendeva alla sua preghiera>: strappando immedia-
tamente da Satana <il principale [fautore]> dell’ uccisione188 [scil. Paolo], gli faceva conoscere il suo nome
(At 9, 5); e non è tutto, giacché il Signore gli faceva portare il nome di ‘vaso di elezione’ (At 9, 15) dinanzi
ai re e ai figli di Israele (At 9, 15).
Colui che tra i mortali ricevette tanta misericordia e tanta pazienza, costui e le potenze celesti si stupirono
della virtù del compagno di servitù, giacché, pur avendo come ogni uomo la natura grave del corpo, con fede
si elevava verso la sommità della volta celeste e contemplava tutt’intera la gloria celeste.
Mosè vide solo il tergo della gloria, mentre Stefano, guardando al cielo, vide la gloria di Dio e Gesù, grazie
all’insegnamento del quale sopportava le sofferenze, giacché [Gesù] stava, dice, alla destra di Dio (At 7, 56-57).
3. O tu, prima vittima offerta in olocausto, simile al tuo Signore, offertosi, per tutti, a Dio, al quale Pietro e
Giovanni, insieme a decine di apostoli, si offrirono in sacrificio. Costui, prodigioso al di sopra di grazie pro-
digiose189, prima di tutti gli apostoli offriva a Dio l’effusione del suo santo sangue. Giacché non è invano che
riceveva le dure pietre190, ma prestava fede a colui che dice senza mentire: «Beati voi, quando vi insulteranno
e vi oltraggeranno insieme agli altri» (Mt 5, 11).
Morì Stefano come il chicco di grano menzionato nel vangelo di Giovanni (Gv 12, 24) e diede in frutto al suo
seminatore le folle dei santi. Ora con quali parole potremo celebrare lo splendore della tua gloria fiammante, o
cittadino celeste? Infatti, nessuna mente è preparata e nessuna lingua è in grado di servire per rendere adegua-
tamente la parola della tua festa, tanto più che, venuto a sapere ciò, Paolo, eletto nella grazia apostolica grazie
alle tue preghiere, disse: «A costui la lode non viene dagli uomini, ma da Dio» (Rm 2, 29).
4. Stefano, come lo dice il tuo nome191, corona di bellezza e diadema del regno nella mano del tuo Dio, per
mezzo della quale la Chiesa apostolica è incoronata e glorificata.
Stefano, colonna di luce, ove le folle numerose dei martiri sono istruite.
Stefano, santo figlio della santa madre Chiesa e, nel contempo, vanto della sua perfezione.
Stefano, vanto di noi cristiani e distruzione della tradizione ebraica e delle favole pagane.
Stefano, cammino sul quale i santi, marciando, sono restati senza errore e senza inciampo di fronte alla
santissima Trinità.
Stefano, padre della grazia del martirio e esortatore del sacrificio di tutto il genere umano.
Stefano, morto per mano degli empi, è eternamente vivo nel suo Signore e nunzio di tutti i martiri nel
presentarsi al tribunale divino.
Stefano, decoro192 del Signore che accoglie il sacrificio193, che offre lo stesso [scil. sacrificio] a Dio padre e
al Figlio unigenito e allo Spirito Santo.
Stefano, servitore della mensa del Regno e partecipe della santità della grazia.
Stefano, possessore194 di virtù e ricettacolo prodigioso della santa Trinità e disprezzatore di tutte queste
voluttà (scil. le voluttà mondane].
Stefano, giubilo dei Dodici apostoli, giacché si è presentato a Dio come primo frutto195 dell’ offerta del
loro diaconato.

188
Il testo di P118 è lacunoso; seguo il testo di P110 per restituire il senso del passo: (զջերմեռանդն) սրտին զհայցուածն
անդէն անյապաղաբար շնորհէր զգլխաւոր (սպանութեանն) «(il fervore) del suo cuore, subito senza indugio accondi-
scendeva alla sua preghiera: (strappando immediatamente da Satana) il principale [fautore] (dell’ uccisione) ».
189
Seguo il testo di P110 սքանչելի (nominativo singolare) ի վերայ սքանչելեաց շնորհաց «prodigioso al di sopra di
grazie prodigiose», anziché il testo di P118 զսքանչելիս (accusativo plurale) ի վերայ այսքանեաց շնորհաց «prodigi al
di sopra di cotante grazie».
190
Lett. «la durezza delle pietre».
191
Lett. «secondo il tuo nome».
192
Altra traduzione possibile: «splendore, bellezza». Seguo P110, con nome al nominativo, anziché al genitivo-dativo
(P 118 վայելչութեան).
193
Epiteto formato da պատարագ «offerta, sacrificio» e ընկալ, da ընդունիմ «ricevere, accogliere».
194
P 110 ստեղծաւղ «creatore».
195
Su Stefano come «primo frutto» offerto a Dio, cf. Greg. Nyss., Laudatio altera S. Stephani protomartyris I 10
(πρῶτος καρπός, cf. arm. պտուղ առաջին); cf. anche Greg. Naz., Carm. Mor. (CPG 3035), XXV 232, dove Stefano è
detto «primizia dei martiri e della vittime» (PG 37, 830 ἀπαρχὴν μαρτύρων καὶ θυμάτων), un’ immagine attestata anche
nell’ Elogio dei Maccabei dello stesso autore (Gregorio di Nazianzo, Omelia 15, III, PG 35, 913) e nell’ Encomio di Stefano
di Asterio di Amasea (Hom. XII 2, 1 e XII 8, 2).

253
Adamantius  ()

5. Per mezzo tuo si rallegrano le schiere intelligibili, [ossia] le milizie degli esseri spirituali, vedendo te,
corporeo compagno di ministero, che ha preso vita spirituale196.
Per mezzo tuo, rallegrandosi, la Chiesa universale cattolica brilla, avendoti presentato come degna offer-
ta197 al suo sposo.
Per mezzo tuo le controversie degli eretici furono zittite e i fanciulli, avendo udito, grazie all’ insegnamen-
to, il tuo sacrificio, si consolidarono nella fede.
Per mezzo tuo i vescovi, giubilando, si rallegrano, considerando se stessi onorati in modo speciale.
Per mezzo tuo i sacerdoti si rallegrano dei seminaristi, sapendoti partecipe dei seminari.
Per mezzo tuo i diaconi, rallegrandosi, si vanteranno di essere compagni di diaconato.
Per mezzo tuo tutte le schiere dei chierici sono istruite nel disprezzo di questo mondo e degli affari di
quaggiù.
Per mezzo tuo, tutte le moltitudini dei credenti si consolidano198 fermamente nella fede e sono istruite
nell’ amore dei poveri insieme alla misericordia e alla remissione [di colui] che preghiamo come auten-
ticamente morto e vivo in Dio199. Senza dimenticare tutte queste moltitudini riunite nella celebrazione
della tua commemorazione, ti ricorderai di tutta la Chiesa universale, con la totalità dei suoi sacerdoti dei
quali anche tu fai parte, davanti a Cristo immolato, per il sacrificio del quale anche tu sei stato immolato.
Tu che impetravi per i lapidatori, allo stesso modo invocherai la remissione dei nostri peccati, affinché at-
traverso l’ esercizio del sacerdozio, durante la tua commemorazione, comunicando nel corpo e nel sangue
immortale del redentore nostro Dio, senza peccato raggiungiamo i beni promessi insieme a te e a tutti i
santi, in Cristo Gesù, nostro Signore, cui [è] la gloria nei secoli. Amen.

Valentina Calzolari
Università di Ginevra
valentina.calzolari@unige.ch

Abstract. is article offers an overview of the corpus of the Armenian writings on Stephen the Protomartyr and, par-
ticularly, of the texts related to his death as well as the discovery and the translation of his relics (Revelatio, Translatio-
nes, Passiones, including an unpublished Passio Sancti Stephani that I recently discovered). Special attention is paid to
the Armenian translations of the Greek and Syriac Panegyrics dedicated to the first martyr, stressing when the original
is lost (cf. the translations of the Laudationes attributed respectively to Athanasius of Alexandria and Gregory au-
maturgus) or is preserved (cf. the translations of some writings in honor of Stephen attributed to Gregory of Nyssa,
Proclus of Constantinople, and Ephrem/Jacob of Sarugh). For each text, several unpublished Armenian MSS have been
listed in order to pave the way for new critical editions. In the last section, the paper offers the edition of the Armenian
text (on the basis of MSS P110 and P118) and the Italian translation of a Panegyric of Saint Stephen attributed to Basil,
making for the first time its content accessible also to the readers who do not master the Armenian language. e im-
portance of the Panegyric goes beyond the constitution of the corpus of texts on Stephen; as a matter of fact, it is one
of the sources of the Commentary on the Song of Solomon attributed to the Armenian medieval poet Gregory of Narek.

Keywords. Saint Stephen the first martyr. Basil of Caesarea. Armenian literature. Patristics (Greek and Syriac Fathers).
Gregory of Narek, Comm. on Song of Solomon.

196
Difficile trovare una traduzione adeguata per il participio անձնացեալ in questa sede. Esso deriva dal verbo
անձնանամ, che ha due significati principali: 1) «sussistere, esistere, personificarsi»; 2) «far vita ritirata; essere spiri-
tuale, contemplativo» (cf. il sinonimo ներանձնացեալ «che vive ritirato; spirituale; contemplativo»). Il passo dell’ En-
comio basiliano indica la prossimità di Stefano, pur corporeo, con le schiere spirituali. P110 presenta una variante:
ընծայեալ «offerto, sacrificato, dedicato».
197
Rendo con «offerta» l’ armeno պատարագ altrove tradotto con «sacrificio».
198
Seguo la v.l. di P110 սերտին (verbo), anziché la lezione di P118 սերտ (aggettivo) «solido, fermo, costante, sincero»
199
Lett. «di Dio».

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