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Non bisogna dimenticare l’altro aspetto, che fa sì che la Letteratura sia materia
centrale nella scuola, in particolare dai 10 ai 19 anni, si comincia dall’Epica e dalle
fiabe per finire con Manzoni e Montale. Chi studia Letteratura a scuola? Non coloro
che la studieranno per tutta la vita, ma persone che poi vorranno fare tutt’altre cose,
ingegnere, informatico, etc etc. Questo è bellissimo perché significa che alla
Letteratura si riconosce una valenza universale, è un sapere con un valore informativo
insostituibile, un valore antropologico che vale per tutti: attraverso la Letteratura lo
studente incontra sé stesso, si confronta con i propri sentimenti, incontra la società,
problemi universali etc.
È importante la differenza tra chi studia Letteratura all’università, da specialisti,
cogliendone tutti gli aspetti, e la Letteratura per le scuole, dove viene valorizzato
l’aspetto più educativo, formativo, antropologico, universale (appunto anche per
coloro che poi faranno tutt’altro nella vita). Considereremo la Letteratura con questo
secondo aspetto.
Per Letteratura possiamo intendere Letteratura nazionale, ad esempio italiana, o
Letteratura in senso generale. L’insegnante di Lettere delle superiori si trova ad
insegnare Letteratura italiana ma allo stesso tempo si trova a dover far fare allo
studente un’esperienza di Letteratura in generale. Il giovane è in un momento della
vita in cui deve capire chi è, cosa fare nella vita, come approcciarsi al mondo, e
spesso non ne ha gli strumenti e si approccia attraverso la Letteratura a queste cose.
Gli dice che per primo l’ha mandato al Parnaso, dove abitano le Muse, ma anche
verso Dio (senza andare sul religioso va interpretato in senso esistenziale: gli indicò
la via verso la salvezza). Anche Stazio non solo dalla Letteratura ha imparato la
Letteratura, ma ha imparato sul piano dell’esperienza vitale la salvezza, un senso alla
vita.
Per questo, tornando al nostro discorso, la Letteratura vale per tutti ed è così centrale
nell’insegnamento scolastico.
Dante ha raccontato in maniera allegorica l’incontro vitale e salvifico con la
Letteratura, che è la grande scommessa della scuola, che in qualche modo deve creare
occasioni per incontrare i grandi autori. Nell’incontro di Dante con Virgilio non c’è
un maestro, non ci viene detto chi fosse.
Dobbiamo cercare alcuni casi di Letteratura a scuola, secondo le categorie qui sotto:
Risorse digitali:
- La Biblioteca Italiana
gestita dall’Università di Roma La Sapienza ma a cui collaborano esperti di tutta
Italia, in cui si trovano tutti i testi della Letteratura italiana. Sono testi open access,
certificati, metadatati e sicuri. Inoltre sono in “XML”, cioè “Extended Language”, un
linguaggio informatico adottato a livello internazionale per convenzione, come base
per la digitalizzazione dei testi: ciò fa sì che questo testo sia utilizzabile nella più
vasta gamma di dispositivi.
Si possono fare ricerche per autori, opere, periodi, persino per famiglie.
Non si trova la Biblioteca Italiana facendo ricerche su Google, bisogna andare
proprio sul sito.
- Liber liber
Sono presenti tantissimi testi ma non tutti sono garantiti come lo sono quelli della
Biblioteca Italiana
- Wikisource
Si trova nel progetto Wikipedia, è una biblioteca digitale molto vasta. Anche qui il
problema è quali testi sono inseriti, infatti alcuni sono edizioni che dichiarano quale
sia il testo a stampa di riferimento, però non abbiamo nessuna garanzia su questo
testo.
Ad esempio il testo del “Decameron” fa riferimento ad un’edizione del 1913,
un’edizione assolutamente non aggiornata (la più importante edizione su Boccaccio è
quella di Branca, degli anni ‘80).
“Il Principe” di Machiavelli è da un’edizione del 1814.
“L’Orlando Furioso” da un’edizione del 1913
Importanti per la scuola sono anche gli editori. I grandi editori scolastici fanno un
lavoro molto importante, anche se spesso non si usano tutte le opportunità date, che
delle volte sono anche all’avanguardia della didattica (a volte per mancanza di tempo
in classe).
Nei libri troviamo percorsi cronologici (le linee del tempo), immagini, inoltre
strumenti digitali.
- Internet Archive, un grandissimo progetto con sede in California con testi digitali,
digitalizzazioni di testi e documenti cartacei, ebook e varie risorse
In questo periodo di emergenza alcune istituzioni culturali hanno anche attivato dei
programmi per mettere a disposizione di tutti, da casa, del patrimonio letterario (ad
esempio in America la “National Emergency Library”, gestita proprio da Internet
Archive).
- Manus Online: grande repertorio sui manoscritti italiani (ci si accede da Internet
Culturale, di cui parliamo sotto perché è un grande aggregatore di risorse di vario
tipo, è un progetto molto importante e molto vasto)
- Le “Letture Ad Alta Voce” del programma di Radio 3 “Ad Alta Voce”, dove sono
disponibili letture audio scaricabili di tanti classici italiani e stranieri
Risorse specificatamente per la lingua (quindi per uno studio più scientifico e per i
docenti) sono i vocabolari storici, tra cui:
- quello dell’Accademia della Crusca (fondata alla fine del Cinquecento è la più
antica Accademia proprio con lo scopo di costruire un vocabolario, produsse infatti il
primo vocabolario di una lingua viva, uscito poi nel 1612 divenne modello di tutti i
vocabolari delle lingue nazionali). Sul sito dell’Accademia della Crusca ci sono
tantissimi servizi riguardo la lingua, anche sulla formazione linguistica (etimologia,
dubbi linguistici a cui rispondono direttamente gli esperti etc oltre ovviamente alle 5
edizioni del vocabolario della Crusca)
- Griselda Online, una rivista online dell’Università di Bologna che offre molto
materiale di alto livello e facile consultazione
- Accademia.edu: qui sono gli stessi ricercatori che pubblicano i loro lavori, una
grande raccolta di contributi scientifici che i ricercatori mettono a disposizione della
comunità scientifica internazionale (anche qui bisogna applicare il giudizio critico,
perché non tutti sono autori di alto livello e non c’è stata review)
Abbiamo finora affrontato la figura dell’insegnante non tanto come erogatore quanto
come mediatore della Letteratura, dell’incontro dello studente con la Letteratura e
delle risorse digitali.
Oggi parleremo soprattutto dello status professionale dell’insegnante, inquadrandolo
dal punto di vista giuridico (anche se genericamente) e il rapporto che c’è tra
l’esperienza universitaria e l’avviamento alla professione.
Un buon professore è colui che mantiene viva la fiamma dell’interesse, che si
emoziona ancora trattando la materia del suo insegnamento. Non c’è la
banalizzazione della letteratura, ma un evidenziare i suoi aspetti formativi. Qui
“forma” non è opposto a “contenuto”, tutt’altro, bensì è opposto a “caos”.
Negli stessi anni de “Le confessioni di un italiano”, cioè fine Ottocento, vengono
affrontati gli stessi temi, come in “Tempi difficili” di Dickens, ad esempio. Proprio
all’inizio di questo romanzo in piena rivoluzione industriale il maestro di una scuola
di una piccola città industriale inglese entra in una classe e subito dice che
l’insegnamento sono solo i “fatti”, nient’altro tornerà mai utile agli studenti. Infatti
definisce gli studenti “vasi”, ovvero recipienti passivi pronti a ricevere. L’insegnante
è il classico uomo positivista, espressione del tempo, della modernità.
Anche in “Madame Bovary” di Flaubert, dello stesso periodo, ritroviamo gli stessi
temi, evidentemente erano temi vivi anche a quell’epoca. Anche lì si trova il
confronto tra l’immaginazione ed una cultura positiva legata ai fatti.
L’immaginazione in questo romanzo porta la protagonista Madame Bovary alla
rovina (un po’ come è successo per Don Chisciotte).
Passiamo ora a palare non della formazione del giovane, ma del docente. Ovvero non
di una formazione personale (argomento a cui si collegano gli esempi precedenti), ma
una formazione professionale.
Costituzione:
Per quanto riguarda la Costituzione, gli articoli dedicati alla scuola sono il 33 ed il 34.
Nel 33 si ricorda l’importanza dell’esame di stato nel passaggio ai vari gradi di scuola
ed anche per l’ammissione all’esercizio professionale, il 34 invece parla dei diritti
dello studente, che deve essere messo nelle condizioni di raggiungere anche i livelli
più alti per merito senza essere pregiudicato dalle sue condizioni economiche, sociali,
senza distinzioni di sorta.
Storia dei percorsi abilitanti alla professione di docente nelle scuole in Italia:
- Si accedeva alla professione soltanto attraverso i concorsi, i cosiddetti concorsi
ordinari, che partirano dagli anni ’80. Erano su base nazionale, biennali, e
abilitavano, si diventava docenti a pieno titolo, in ruolo.
- Verso la fine degli anni ’80 da biennali diventarono concorsi triennali, ma dopo
quello del 1990 non ce ne furono più, perché gli abilitati erano troppi rispetto ai posti
disponibili della scuola.
- Passarono quindi 10 anni prima del successivo concorso, non solo per queste code
esagerate di persone che attendevano di entrare nel mondo della scuola, ma anche per
la riflessione che questi concorsi immettevano persone preparatissime sul piano
disciplinare, ma per nulla su quello didattico.
- Così dal 1999 naquero le SSIS, le scuole di specializzazione su base regionale,
sempre poi con l’obbligo del concorso. È da allora che, a quel punto, venne chiamata
in causa l’università nella formazione dei docenti, anche a livello didattico.
- Dal 2012 vennero introdotti i TFA (tirocinio formativo attivo), a numero chiuso in
base alla richiesta, e con esperienze dirette nella scuola. Dopo due cicli però anche il
TFA venne chiuso.
- Dal 2018 sono state date le indicazioni per i FIT (Formazione, Inserimento e
Tirocinio), per l’accesso ai quali bisogna aver maturato i 24 cfu (in materie
antropologiche, pedagogiche, psicologiche e tecniche della didattica).
Lezione IV (Casini) – 27/04/2020
Oggi parleremo del testo, perché la Letteratura è una disciplina fondata sul testo
letterario. Ovviamente in questa sede dobbiamo prendere in considerazione il testo
dal punto di vista didattico, non dal punto di vista letterario, cioè della teoria della
letteratura, della storia etc. Parlare del testo dal punto di vista didattico significa
cercare di capire come avvicinare il testo allo studente, riprendendo il concetto che il
docente non è tanto un erogatore di sapere ma un mediatore.
Infatti bisogna capire come colmare le distanze linguistiche e culturali tra lo studente
ed il testo, che spesso è molto lontano dal suo mondo contemporaneo essendo scritto
in momenti storici molto diversi e molto lontani ed in una lingua che nel tempo è
cambiata.
Definiamo intanto cos’è un testo: deriva il suo etimo dalla tessitura, viene da
“textum”, cioè “tessitura”, “trama”, “ordito”. Il discorso sia scritto che parlato è una
sorta di ordito che viene via via tessuto nella stesura di un’opera. Il testo è un tessuto
che elabora la lingua e fa del linguaggio materia per costruire un oggetto, che appunto
è il testo. A partire dai testi più semplici, come proverbi, filastrocche, indovinelli,
barzellette etc il testo si caratterizza come un principio di formalizzazione. Dal
momento che costruisco con le parole un insieme con la sua formalizzazione (anche
minimale come gli esempi fatti poco fa) costruisco un testo. Non comunico più
singole parole ma un insieme di senso compiuto, ben strutturato, che non si può
modificare senza perderne il preciso significato, va quindi trasmetto nell’esatto modo
in cui è stato composto.
Il professore ci mostra poi esempi di tipi di testi, da antichi indovinelli (come l’
“Indovinello Veronese”, forse l’atto di nascita del volgare in Italia, il cui vero senso
fu “scoperto” da una studentessa durante una lezione, perché fino a poco prima si
pensava fosse una sequenza senza senso od oscura), al codice binario e all’ipertesto
in HTML (ipertesto significa la possibilità di passare da un testo all’altro tramite
link).
Parliamo dei cicli scolastici della scuola italiana, riferendoci anche alle proposte degli
studenti relativi al punto 6 ovvero, sui grandi dibattiti sulla scuola:
- Una ragazza ha parlato del dibattito sulla scuola nel I sec dC, con il “Satyricon” di
Petronio, Seneca, Quintiliano etc, mostrando come già nell’antichità ci fosse la
percezione che la scuola è il riflesso della società: come la decadenza nella scuola si
rifletta poi nella decadenza della società e viceversa. Questo è molto importante per
capire la storia della nostra scuola e della nostra cultura.
- Parini con il “Giovin signore” da una terribile parodia di questa struttura privatistica
della scuola, il ‘700 (come per Alfieri) era un’epoca in cui un’istruzione valida era
possibile solo per le classi più alte.
Comunque comincia a porsi con l’Illuminismo il problema della scuola.
- Nell’800 invece le masse popolari irrompono nella scuola, nascono le prime scuole
comunali, anche nei piccoli paesi, con il maestro che diventa una figura di riferimento
anche delle realtà locali
- In ogni caso, in Italia si arriva all’Unità con un alfabetismo a livelli incredibili, circa
l’80%, all’Unità d’Italia, era analfabeta.
Quando parliamo di didattica, bisogna farlo in modo diverso rispetto ad ogni ciclo di
studio, ognuna di esse è molto diversa e questo va tenuto presente, visto che il
docente di Lettere accompagna quasi tutto l’intero ciclo, anche se le classi di
concorso sono più mirate l’insegnante di Lettere è la figura di riferimento in ogni
livello.
Spesso i giovani hanno difficoltà ad esprimersi, hanno un grande mondo interiore che
faticano a tirare fuori. Bisogna quindi aiutarli in questa direzione, uno dei compiti
principali della scuola è fornire agli studenti le parole, gli strumenti per potersi
esprimere, non solo riguardo a loro stessi e alle loro emozioni, ma in generale. Una
strategia che specie in certe fasce d’età (secondaria di I grado e biennio superiore) è
molto efficace, è l’immedesimazione in un ruolo ed un personaggio. La Letteratura
serve anche a questo scopo, presentando vari modelli, certo il più possibile formativi.
Poi certamente sono utili tutti gli esercizi che prevedono la scrittura, per migliorare la
lingua: riassunti, analisi, temi, gli stessi appunti etc. Ma per esercitare una
padronanza maggiore, effettivamente bisogna anche saper giocare con la parola,
alleggerirla un po’, attraverso strumenti come l’ironia da parte del professore,
l’umorismo (un esempio dell’ironia del professore Casini ce lo fa con una clip da
“L’attimo fuggente”, con Robin Williams insegnante che coinvolge molto e fa ridere
la sua classe).
Bisogna inoltre trovare delle strategie per far imparare allo studente la lingua,
cercando il più possibile il valorizzare l’esperienza perché ciò che viene imposto
dall’esterno e per cui non si ha partecipazione non rimane, mentre la relazione viva,
l’esperienza rimane.
Dalla lingua poi si impara anche la scrittura, a tradurre in testo scritto quello che
altrimenti non sapremmo dire e non sapremmo vedere, non soltanto dell’interiore ma
anche del mondo reale, del mondo sociale.
Una delle sfide dei docenti è il tempo: purtroppo la lezione ha un tempo limitato e
bisogna adattare le attività didattiche a quel limite. Il tempo è prezioso e bisogna
svolgere un lavoro di selezione. Infatti solitamente se si escludono “I promessi sposi”
e la “Commedia”, difficilmente si affrontano testi in maniera estesa a scuola (a volte
anche nella sua interezza, ma più raramente). Certo è l’insieme che permette una
piena comprensione di un testo, però molto spesso questo non è possibile ed è il
professore a dover supplire a ciò che manca ai testi selezionati per far comprendere
un’intera opera. Ci sono vari metodi, scegliere parti brevi, affidarsi ovviamente ai
testi antologizzati, o magari partire da vari incipit, non solo per dare un’idea del
modo di un autore, ma anche magari per far scegliere agli stessi studenti, ove ci sia
bisogno appunto di una selezione, quale testo affrontare. (Non sono molto d’accordo
con il far scegliere gli studenti i brani da affrontare in base agli incipit… –
Francesca).
Esempio di che cos’è e come deve essere visto, giudicato, utilizzata un’antologia
della Letteratura italiana
Un’antologia è sempre un atto critico, il frutto di un’elaborazione dell’autore, del
curatore, magari della casa editrice, non è mai qualcosa di neutro, si da più
importanza ad una cosa piuttosto che ad un’altra, ad un autore rispetto ad un altro. È
sempre qualcosa che va interpretato e preso con la dovuta cautela.
Ci sono tantissime antologie della Letteratura, quest’anno abbiamo scelto “Cuori
intelligenti” di Claudio Giunta, titolo che deriva dalla Bibbia, quando nel Libro dei
Re Salomone chiede a Dio di dargli un “cuore intelligente”. È divisa in 3 volumi e 4
tomi (l’ultimo volume consta di 2 tomi). Giunta vuole così sottolineare che in
quest’antologia vuole unire un aspetto cognitivo, razionale, con un aspetto emotivo,
nel senso di voler andare a toccare le emozioni di chi legge.
Quando affrontiamo un antologia della Letteratura italiana dobbiamo fare attenzione
a vari elementi:
- La periodizzazione
tema molto complesso, perché la Letteratura può essere intesa come un continuum
dalla sua nascita fino ad oggi o come un susseguirsi di segmenti. Anche la
periodizzazione è un elemento da tenere in considerazione perché è arbitrario. Ci
sono vari modi di periodizzare:
- Alcune antologie scelgono come punto di riferimento il secolo (il Duecento, il
Trecento, il Quattrocento etc)
- Altre una periodizzazione di carattere storico (la letteratura dell’età comunale,
dell’età delle corti, dell’età napoleonica, del ventennio fascista etc).
- Altre una periodizzazione con grandi categorie storiografiche di tipo anche
culturale (dell’età medievale, del rinascimento, dell’età barocca, la letteratura
neoclassica, quella romantica etc)
- Altre una periodizzazione di tipo ancora più specifico, puntando verso elementi
di tipo puramente letterario (lo Stilnovo, il Futurismo etc)
- I generi
Giunta usa come contenitore i generi letterari: dai macrogeneri (poesia e prosa) ai
generi più parziali (la poesia comico-realistica ad esempio). I generi sono degli altri
contenitori in cui si immettono vari tipi di esperienza letteraria.
Circa 30 anni fa è stata scritta anche una storia della Letteratura italiana per generi,
non più per autori. Ogni autore veniva smembrato in base ai vari generi che aveva
affrontato. Un lavoro molto difficile che non ebbe fortuna.
- Il canone
Si ritrova anche in un simpatico capitolo del libro di Contu.
Il canone è quell’insieme di testi che vengono scelti come rappresentativi del proprio
gusto, della propria idea del mondo (da un singolo, da una comunità, dalla società
etc). Infatti il canone non è qualcosa di fisso, il rapporto di prevalenza tra Dante e
Petrarca nei secoli è stato alterno: ci sono secoli dominati più dalla personalità di
Petrarca, come il Cinquecento, ed altri da Dante, come l’Ottocento. Anche i classici
hanno i loro periodi di fortuna e sfortuna, di valorizzazione od oscuramento. Il
canone muta spesso, anche se ci sono grandi autori che nel bene o nel male restano
una costante. Il canone ha una funzione identitaria: noi riconosciamo i nostri valori
(noi inteso come persone della stessa epoca/generazione), di gusto, di bellezza, di
concezione del mondo, in certi autori piuttosto che in altri. Con la consapevolezza
che le prossime generazioni lo faranno con autori diversi così come è successo con
quelle precedenti a noi.
Il canone si modifica nel tempo, ogni generazione ne ha uno proprio e quindi ogni
antologia rispecchia questa cosa.
Inoltre il canone non muta solamente per quanto riguarda gli autori, ma anche rispetto
a cosa privilegiare di quell’autore, alcune opere rispetto ad altre. Nell’Ottocendo “Le
Grazie” di Foscolo erano totalmente fuori dal canone, nel Novecento soprattutto dagli
Ermetici vennero considerate la più grande espressione della sua poetica. Quindi
anche le opere stesse acquistano o perdono fortuna con i vari periodi.
Quindi anche il canone è un concetto fondamentale per capire la costituzione di
un’antologia della Lettaratura italiana (quali autori inserire e di questi quali opere).
Il canone è espressione della maggioranza e ha per lungo tempo lasciato fuori le
minoranze, ad esempio le opere degli scrittori di colore in America, le opere delle
donne, che nel secondo Novecento sono state recuperate grazie ai movimenti di
ribellione rispetto a queste idee culturali e politiche.
Spesso sono i grandi critici che creano il canone: Francesco de Santis, il più grande
storico della letteratura italiana dell’800 ha imposto il proprio canone al tardo ‘800 e
poi a buona parte del Novecento: un canone che prevedeva la partenza da Dante, un
inizio della decadenza con i letterati, Petrarca e Boccaccio, la crisi della letteratura
italiana nel tardo Cinquecento e poi nel Seicento e nel primo Settecento, il Barocco e
l’Arcadia, e poi la ripresa della Letteratura italiana con Parini, Foscolo, Alfieri,
Manzoni etc. È un canone che spesso ha lasciato fuori la letteratura umanistica,
rinascimentale, barocca e così via.
Oltre ai 3 volumi (in realtà 4 perché uno è diviso in due parti) di antologia generale,
c’è anche un volumetto singolo dedicato a Giacomo Leopardi (di circa 150 pagine).
Gli viene quindi garantita una trattazione monografica isolata dal resto del percorso,
mette in straordinaria evidenza questo autore rispetto agli altri. Questo anche
probabilmente per venire incontro alle esigenze dei destinatari, che quindi si
immaginano particolarmente sensibili a questo autore ed ai suoi temi. Questo era
impensabile fino a qualche anno fa per cui Leopardi era meno importante di Foscolo,
mentre oggi è esattamente il contrario.
Fino ad alcuni anni fa si privilegiava il Leopardi idillico, considerando le altre opere
prosaiche, decisamente minori, soprattutto “La Ginestra” (ma tutto il “Ciclo di
Aspasia), così come lo “Zibaldone” ed ebbero scarsa fortuna anche le “Operette
Morali” (Francesco de Santis non le amava, le riteneva troppo auliche dal punto di
vista stilistico e troppo ostili agli ideali del Risorgimento dal punto di vista tematico).
Oggi, ad esempio in questo volumetto monografico, le opere tenute meno in
considerazione anni fa sono invece in primo piano, c’è una gerarchia impensabile
fino a 100 anni fa.
Spezzarono quest’immagine del Leopardi idillico a favore del Leopardi progressivo,
eroico, due opere la cui pubblicazione avvenne nello stesso anno: nel 1947 uscì
“Leonardi progressivo” di Cesare Luporini, filosofo che ne mise in evidenza appunto
il punto di vista filosofico, e “La nuova poetica Leopardiana” di Walter Binni
dedicato tutto ai Canti che dal pensiero dominante portano a “La Ginestra”,
dell’ultimo periodo fiorentino e di quello napoletano fino alla morte, con i tratti
fondamentali della poetica di Leopardi. Fu un ribaltamento della prospettiva critica di
Leopardi, seguita poi dai saggi di Timpanaro. Questa valutazione poi si è imposta e
ha dilagato, forse anche con qualche esagerazione, ci spiega perché all’interno
dell’antologia della Letteratura italiana di Giunta abbiamo un volumetto monografico
e perché questo è costituito da determinati testi piuttosto che da altri.
Tutti i capitoli di questo volume hanno una pagina introduttiva chiamata “Quello che
leggeremo”.
La prima ci conferma subito che l’idea del Leopardi idillico è superata, quella legata
al pessimismo e a certi ideali, le poesie (secondo le sue stesse parole) “delle afflizioni
dell’animo mio”. C’è quindi bisogno di mettere in evidenza la poesia filosofica di
Leopardi. E, soprattutto, Leopardi non ha solo scritto poesia: i “Canti” non
esauriscono la sua opera di scrittore. Giunta poi definisce Leopardi come grande
filologo classico e mette in risalto le “Operette morali” e lo “Zibaldone”, in un chiaro
intento di ribaltare la concezione critica dei tempi passati.
Un’intera parte, quella finale, è dedicata all’operetta “Discorso sopra lo stato presente
dei costumi degl'Italiani”, scritta nel 1824 e pubblicata solamente nel 1906 e restata
fuori dal canone di quasi tutte le antologie della Letteratura italiana e che invece qui
ha un intero capitolo a parte.
Sia nella facilità del linguaggio che nella nettezza dei giudizi, anche il linguaggio di
questa prima introduzione sembra strizzare l’occhio agli studenti, è inoltre
un’importante presa di posizione rispetto alla tradizione delle antologie leopardiane,
che sposta il centro di interesse da certe poesie all’opera saggistica, trattatistica (non
solo lo Zibaldone, ma anche il saggio sul costume degli italiani).
- Un intero capitoletto dedicato al “Discorso sopra lo stato presente dei costumi degli
italiani”, fatto seguire da un’antologia di giudizi sugli italiani pronunciati da scrittori
del Novecento
Il volumetto su Leopardi ripercorre, nel capitolo dedicato alla vita, tutti i passaggi
della poesia di Leopardi che vanno di pari passo con la sua vita: il primo passaggio
dall’erudizione al bello, e poi quello dal bello al vero (quest’ultimo passaggio è
pienamente corrispondente alla presa di coscienza e al peggioramento della sua
malattia). Egli stesso dice che da poeta (che quindi si occupava del “bello”) diventa
più filosofo (cioè si rivolge al “vero”, togliendosi le illusioni che muovono i poeti e
gli uomini che tendono alla gloria, alla felicità, alla grandezza etc.).
Poi, di nuovo troviamo nell’antologia un elemento biografico viene raccontato dalla
lettera che nel 1819 indirizzò al padre, in cui denunciava i metodi della sua
formazione, che l’avevano reso dotto ma infelice. Questo avveniva dopo il tentativo
di fuga da parte di Giacomo, da Recanati, tentativo presto scoperto e quindi
vanificato.
Poi c’è la breve geografia del tempo che Leopardi passò lontano da Recanati, che
coincise con il passaggio dal pessimismo storico al pessimismo cosmico (ovvero,
l’uomo non ha perso le illusioni aderendo al vero nel corso della storia, rendendosi
incapace di grandi valori, ma è insito nella natura dell’uomo e nella natura matrigna il
fallimento di tutte le speranze umane).
Il testo continua ad inserire riferimenti a lettere riguardo ad argomenti della vita e
della poetica di Leopardi.
Dopo il capitolo sui Canti (di cui si è parlato nella sezione precedente) c’è quello
sugli Idilli, da questo si evince che Giunta usa un criterio di “periodizzazione” cioè di
divisione per generi in questo volume monografico.
Infine, questo volumetto si conclude in maniera originale (e un po’ “alla moda”) con
il riassunto del film “Il giovane favoloso” di Mario Martone, il film biografico su
Leopardi (interpretato da Elio Germano). Oltre al riassunto c’è un’importante, per
quanto ingenua, domanda: fu effettivamente così Leopardi? Così riporta il giudizio di
tre importanti leopardisti (uno di questi denuncia un intento troppo “didattico”, un
altro apprezza il fatto che molti dialoghi sono presi dai “Canti”, dallo “Zibaldone”
etc, infine il terzo denuncia la scompostezza del film, con un personaggio sgraziato,
che urla in continuazione, poco aderente alla figura del poeta, dunque un giudizio
negativo sul film).
La scelta dei brani da antologizzare in questo volume su Leopardi è piuttosto
canonica, a parte il singolare e interessante inserimento del “Discorso sopra lo stato
presente dei costumi degli italiani”.
Tre generazioni
Gli insegnanti oggi prossimi alla pensione hanno conosciuto ben 3 generazioni, a cui
daremo dei nomi per comodità:
- Generazione X: la prima generazione ad aver avuto i telefoni cellulari, è un oggetto
che segna una grande discontinuità nella comunicazione, è la prima generazione ad
aver sperimentato ed avviato questo tipo nuovo di comunicazione. Il simbolo è
appunto il telefono cellulare.
- Generazione Y: i giovani nati negli anni ’90, che sono stati alle superiori negli anni
2000 (la mia generazione – Francesca). È una generazione in cui c’è stato il
passaggio dal web 1.0, il web statico, al web sociale. I rapporti sono stati proiettati in
rete. I nostri rapporti hanno cominciato ad essere vissuti in rete. Il simbolo è
Facebook.
- Generazione 0: persone nate negli anni 2000 (“anni zero”) e hanno cominciato le
scuole negli anni 10 del 2000. È una generazione che ha segnato una continuità molto
forte ed ha messo maggiormente in crisi i colleghi che venivano dalle altre
generazioni. Si sono trovati davanti un paradigma adolescenziale totalmente diverso:
una generazione totalmente inscindibile dalla propria proiezione sociale. Il digitale è
diventato talmente importante tanto da diventare parte dell’io dei nostri ragazzi.
Questo a scuola ha creato fin troppi problemi.
La scuola che ha visto un docente di lungo corso è una scuola che ha subito cesure
generazionali molto violente rispetto a quelle del passato (nonostante cesure ci siano
state, ad esempio il ’68), ma poi è avvenuto proprio un cambiamento di paradigma,
che ovviamente ha coinvolto anche come i ragazzi si relazionano come la letteratura.
Noi viviamo un nuovo presente, la IV rivoluzione, e non c’è più la distinzione tra
vivere offline e vivere online, ma bisogna parlare di “onlife” cioè “infosfera”.
Questo elemento entra anche dentro la scuola (ben prima del Coronavirus e degli
ultimi mesi). Il passaggio di queste 3 generazioni e dell’ultima in particolare ha
creato un nuovo paradigma, un nuovo conoscere. Questa è una grande difficoltà
che possiamo riscontrare a scuola quando magari ci troveremo ad affrontare il
problema con colleghi che hanno vissuto questo passaggio alla fine della propria
carriera, questi non hanno gli strumenti forse per valutare bene questo cambiamento,
anche di come i ragazzi si approcciano al conoscere, e saranno istintivamente portati
a dire cose come “questi ragazzi non sanno più studiare, non sanno più interpretare un
testo” etc. Il digitale non è stato un cambiamento solo tecnologico, il digitale è un
nuovo paradigma conoscitivo. La società digitale non è solo fare una storia su
Instagram o postare su Facebook, ma diventa un nuovo modo di conoscere la realtà e
quindi la Letteratura e il modo di fare scuola.
Molti hanno parlato della “fine della Galassia Gutenberg”. La generazione X si
basava su un paradigma conoscitivo che utilizzava un modello di tipo gerarchico
(un modello che poi è tradizionale), partendo da un principio e poi in modo logico e
razionale si sviluppano i vari aspetti e teorie. Col passaggio al digitale si è passati da
questo modello ad un altro, cioè al “modello rizomatico”: il modello del “rizoma”
cioè orizzontale, infine al modello della rete, il modello “a grafo”. Ogni volta che
improntiamo un piano didattico dobbiamo pensare che chi abbiamo di fronte ha una
mente che funziona come una rete, “a grafo”, e non più in modo gerarchico,
strutturato, com’era per altre generazioni.
Bisogna quindi fare i conti con un nuovo apprendere. Il cambiamento più forte, un
vero e proprio iato che ha portato a questo nuovo apprendere, c’è stato attorno al
2003-2005. Il digitale ha creato:
- nuove sintassi mentali
- Il pensiero paratattico ha prevalso sul pensiero ipotattico: l’adolescente di oggi
mette insieme stringhe di conoscenze, postulati a sé, questo in una materia come la
Letteratura crea significativi problemi
- Un altro problema è un’attenzione “parziale e continua”, oggi viviamo in un
mondo in cui gli stimoli, gli input, sono molteplici, costanti e contemporanei.
- Il “drifting postmoderno”: uno sbandamento. La conoscenza oggi procede per
sbandamenti progressivi, come succede su Youtube con i video suggeriti a quello che
stiamo guardando, che portano la nostra attenzione su altri contenuti, o come quando
navigando in rete con un obiettivo preciso, finiamo invece a guardare tutt’altro.
Questo tipo di attenzione crea delle criticità, spesso si sente dire nei consigli di classe
che i ragazzi non ascoltano, è impossibile comunicarci etc (specie da colleghi di
lungo corso). In realtà bisogna soprattutto conoscere queste realtà per poi capire come
muovercisi.
Come devono reagire quindi gli insegnanti a questa realtà che sta accelerando in
maniera vertiginosa?
Inizialmente c’è stato un uso smodato di PowerPoint, pensando che con queste slide
si movimenti in un certo senso la lezione (inoltre chi è arrivato tardi all’uso di
PowerPoint, cioè docenti alla fine della loro carriera, spesso produce slide che non
sono altro che copia e incolla del file da Word). Inoltre anche usare altre tecniche
volte a stupire è spesso inefficace perché spesso non possiamo competere con i nuovi
videogiochi, le nuove realtà tecnologiche che gli studenti padroneggiano molto
meglio di noi.
Questa sfida didattica ed educativa che la storia ci sta ponendo ha a che fare con il
concetto che anche la Letteratura va storicizzata (come già diceva anni fa
Benjamin). E va fatto in due direzioni:
- La Letteratura va storicizzata nel passato
Un insegnante non deve mai smettere di studiare, l’insegnante deve essere pronto:
quando la lezione è ben studiata e ben preparata, 9 volte su 10 si ottiene il successo
didattico. Il sapere 1000 aiuta a trasmettere 10.
- La Letteratura va storicizzata nel presente
Per poter interpretare gli autori, essi vanno fondati anche nel presente, non solo nel
proprio contesto. La classe deve diventare una comunità ermeneutica: un soggetto
capace di usare la Letteratura come interpretazione della propria realtà.
Il canone ne è un esempio: fino a qualche anno fa alcuni autori del canone non
sarebbero mai stati messi in discussione. Oggi questa sacralità del canone è venuta
meno, è uno dei discorsi più controversi del dibattito letterario di oggi. Il fatto che il
canone sia diventato più instabile è anche però uno strumento in mano al docente, che
può verificare quali autori funzionano e quali invece oggi, magari, funzionano meno.
Il docente in un certo senso mette così sotto critica certi autori del canone per capire
come mai oggi arrivano meno, mentre altri, come Dante ad esempio, non hanno mai
perso la propria forza.
Un percorso didattico su Petrarca
Il prof. Contu ha scelto Petrarca per darci un’idea di come impostare un percorso
didattico su un autore a scuola. Un percorso che specialmente pensa di poter situare
anche in un istituto tecnico, per una sfida ancora più difficile, perché in questi istituti,
rispetto ai licei, la Letteratura non ha già di per sé quell’importanza che invece gli
viene riconosciuta in altri indirizzi scolastici, eppure ovunque la Letteratura trova la
sua ragion d’essere e può e deve trasmettere molto.
Petrarca è un autore che si affronta al terzo anno di qualsiasi ordine di scuola,
assieme alle altre due corone, Dante e Boccaccio. Se Dante e Boccaccio funzionano
in maniera più immediata, Contu ha scelto Petrarca proprio perché sembra apparire,
rispetto a questi, un grande scoglio.
Petrarca è proprio un esempio con cui con l’impianto didattico adeguato si possa
affrontare in maniera ottima un classico apparentemente difficile. Ecco i punti per
costruire questa lezione, alcune chiavi d’accesso:
Qui finisce il lavoro preparatorio che il docente deve fare a casa, un lavoro di sgrosso
in cui il docente deve sottolineare le chiavi d’accesso su cui focalizzarsi. Chiaramente
questo lavoro di selezione è personale e personalizzabile, e nella stessa carriera di
uno stesso docente possono ridefinirsi, nel tempo, ecco perché è importante
continuare sempre a studiare nella propria carriera da docente.
Ad esempio la pagina sveviana dello schiaffo da parte del padre funzionava fino ad
alcuni anni fa, mentre oggi magari la figura paterna ha assunto altri connotati e ha
perso la propria presa, si utilizza magari sempre meno.
- Personalmente, il prof. Contu è un grande sostenitore del racconto della vita dei
personaggi in classe. Attraverso la biografia si possono conoscere, secondo lui,
molte cose importanti e fondanti anche della sua poetica (ovviamente, dice, questo
può essere opinabile, ci sono alcuni che credono che la vita e la poetica vadano
affrontati totalmente in maniera separata).
In genere le prime due lezioni Contu le passa cercando di raccontare la vita
dell’autore, con il focus sembra volto a mettere in evidenza i tratti della poetica
evidenziati nel lavoro preparatorio a casa. Petrarca ad esempio ci da uno strumento
molto efficace: le epistole.
L’epistola ai posteri è ad esempio una grandissima chiave d’accesso all’autore, in cui
Petrarca presenta sé stesso.
Riguardo la vita (aggiunge la prof.ssa Chessa) è importante raccontare anche ciò che
di solito non si dice, ovvero che Petrarca ha avuto dei figli, ha vissuto una vita piena,
nel mondo etc. perché altrimenti si rischia di restituire l’idea di un Petrarca
totalmente ripiegato su sé stesso, solamente intimista, che invece non sarebbe la
realtà.
- Bilancio e verifica: ultima parte del percorso su un autore è proporre una o più
pagine critiche, questo anche di fronte ad una classe “difficile”, è importante che gli
studenti si trovino davanti a qualcosa di diverso e difficile, perché è uno stimolo
(riguardo a Petrarca il prof. Contu propone Santagata e Dotti).
Contu infine sottolinea come sia importante proporre un classico in questo modo
anche in situazioni scolastiche difficili. Nonostante le difficoltà di intraprendere
questa strada, i risultati che ne trarremo saranno sicuramente meravigliosi e ne sarà
valsa la pena (troviamo queste riflessioni anche nel libro).
Lezione XI (Chessa) – 12/05/2020
Riflessioni su Contu
Oggi riflettiamo riguardo il rapporto tra innovazione e tradizione nella proposta dei
manuali e riguardo la funzione della parafrasi.
Questa querelle non è uscita nelle riviste specialistiche bensì sui quotidiani, viene poi
raccolta in questo mensile specialistico. Se guardiamo le date degli articoli sembra
una querelle datata ma invece il problema della parafrasi è sempreverde.
Il tema è il fatto che Santagata ha pubblicato una traduzione in italiano
contemporaneo di 10 “Canzoni” dai “Canti” di Leopardi (avevo scritto un riassunto).
Santagata pubblica questa traduzione per Oscar Mondadori, facciamo attenzione ai
motivi di questa grande pagina dedicata alla querelle con una grande immagine a tutta
pagina di Leopardi, la sede è importantissima.
Il primo grande articolo, che ha più risalto grafico, è quello di Vittore Branca, che
mette in luce il rischio della nuova edizione in programma (quella della
“Commedia”), e dei finanziamenti di un certo tipo che la giustificherebbero.
Questo è importante per capire le ragioni e capire la problematica della parafrasi
rispetto al singolo autore, al singolo testo ed anche alla classe che abbiamo di fronte.
(La prof.ssa Chessa vuole che noi riflettiamo e diamo la nostra opinione
sull’argomento).