Comportamento

Guerrieri
Cantare non è solo un virtuosismo cantanti
Un tempo
di pochi, ma una “medicina” padroni di un
grande impero
per tutti. Provare per credere africano, gli Zulu
(foto) cantavano
nelle azioni di
guerra. In natura
il canto serve
a delimitare
il territorio
e a segnalare
la disponibilità
sessuale.

Coristi
da stadio
Tifosi del
Portogallo
inneggiano alla
loro nazionale
in campo contro
la Romania.

Rockstar,
ma timida
Esibizione sotto
la doccia. L’uomo
è portato al
canto, ma
spesso oggi si
vergogna di
intonare melodie
in pubblico.

Canta che ti passa

Le ultime ricerche
dicono che
l’uomo è un essere
musicale. Ecco
perché ha bisogno
olete fare un esperimen- Motivo: viviamo in un’epoca in anche gli antropologi, e da un po’ Perché insomma esiste il canto?
Votatemi
in coro
Il tedesco Gerhard
Schroeder con un
coro di minatori
di inni e cori, di
lirica e di canzoni.
E di tornare a
V to? Cantate a voce alta, da
soli, sul tram o su un va-
gone della metropolitana.
Vi guarderanno di sbieco, vi da-
ranno le spalle, sorrideranno fra
cui siamo circondati dalla musica e
dalle canzoni, ma a noi è solo ri-
chiesto di ascoltare, magari com-
prando qualche cd. In realtà stia-
mo rinunciando a una parte im-
di tempo i medici, parlano dell’im-
portanza di tornare a cantare. Co-
me mai? Primo: il canto ha per-
messo la nascita del linguaggio
parlato. Secondo: è sempre stato
Quali sono i suoi benefici?

● Compositori primitivi
«Le ultime ricerche conferma-
no che nell’evoluzione umana il
nel corso della
campagna
cantare, non solo loro, vi prenderanno per matto. O,
al massimo, per uno che chiede l’e-
portante della nostra natura: quel-
la di “esseri cantanti”. Non solo gli
un veicolo importante di trasmis-
sione culturale e di esperienze
canto ha preceduto il linguaggio
parlato» spiega l’etnomusicista
elettorale. sotto la doccia... lemosina. esperti di storia della musica, ma umane. Terzo: fa bene alla salute. Walter Maioli, pioniere di questo

▲
11/2005 33
 Ballata Melodie
a Milano da risaie
Nella foto,
Franco Trincale, Le mondine, per
50 anni di affiatarsi e
attività come sopportare le
cantastorie, ore chinate nelle
in una recente risaie piemontesi,
esibizione hanno creato un
in piazza Duomo genere musicale:
a Milano. i canti delle
mondine. A una
solista rispondeva
il coro. I temi
erano buffi o di
protesta.

L’ultimo Il maestro Come le onde del mare

“T. merula”
cantastorie A sinistra, un
A Tonga, e in altre isole
dell’Oceania, il canto è
merlo (Turdus
Fdalranco Trincale tiene a
distinguere il cantastorie
cantautore. Il primo
merula). Uccelli
canori come
augurale, sacro, curativo. Si
ispira ai rumori del mare.
compone ballate intorno a questo hanno
fatti di cronaca e dice la sua, ispirato i nostri
in una specie di notiziario antenati, che
musicale commentato dal con il canto
vivo. Il cantautore (per esem- arrivarono al
pio Francesco Guccini o Fran- linguaggio
cesco De Gregori) è invece un parlato.
poeta che parla d’amore o un
saggista in strofe sui problemi
della società. Uno deriva dai
cantastorie di fine medioevo.
L’uomo imparò a cantare dagli uccelli e con il flauto perfezionò la melodia
L’altro dai cantanti dei caffè- tipo di ricerche. «I primi canti era- mo hua-hue-hua-hue. In Polinesia, to verso il basso (da acute a gravi), di dialogare con gli spiriti. Gli et- utilizzato in Medioriente.
▲

concerto del ’700.
Fra le corde delle notizie.
«Il più cantastorie dei cantau-
tori era Fabrizio De André»
dice Trincale, 70 anni, artista
che usa esibirsi in piazza del
Duomo di fianco al monumen-
to a Vittorio Emanuele II.
«Canto la mia versione critica
su fatti come l’omicidio Cali-
pari, i morti di Nassirya, lo
tsunami». Niente case disco-
grafiche né televisione. Si
esibisce nelle strade, come
facevano un tempo i cantasto-
rie, col sole o con la pioggia.
In mostra. «Ho il mio pubbli-
co, che invito con cartelloni
sull’attualità politica e socia-
le. Come tutti ricorro ai media
per sapere cosa succede nel
mondo, ma canto quello che
non si dice». Il 22 ottobre apre
la sua mostra allo spazio Iso
Rivolta di Bresso (Mi). Infor-
mazioni: www.trincale.com
no fischi e bisbigli, a imitazione dei
versi degli animali, soprattutto de-
gli uccelli. Le prime lingue erano
sussurrate, fischiate, cantilenate o
addirittura cantate». Basta sentire
parlare i pigmei della foresta del-
l’Ituri, in Congo, per ritrovare nel
loro tono tracce di canto. Nell’isti-
tuto di etnomusicologia Japp Kun-
st di Amsterdam sono archiviati
migliaia di canti provenienti dai
popoli primitivi di tutto il mondo.
«Ne esistono almeno 60 tipi» spie-
ga Maioli. «Per esempio, gli indios
dell’Amazzonia hanno canti sus-
surrati e fischiati, che imitano gli
uccelli e il vento. In Africa molti
canti hanno l’intonazione della vo-
ce del leone (roam-roam). Fra gli
indiani del Canada a “dare il la” è
il timbro del lupo (evocato anche
nello jodel svizzero). Le donne
Inuit dell’Alaska ripetono il canto
delle foche in coppia, un velocissi-
i canti riprendono l’andamento
delle onde del mare. I Papua della
Nuova Guinea elaborano i suoni
del loro ambiente».
● Per lo spirito e il sonno
«Fra gli aborigeni australiani le
note hanno un andamento dall’al-
per evocare la terra, dove riposano nomusicisti hanno anche indaga-
gli antenati del mitico Tempo del to sull’origine del canto più diffuso
Sogno. In Tibet, o nelle Ande, dal del mondo, la ninnananna.Alla sua
basso verso l’alto, dato che l’atten- base c’è una cantilena come sus-
zione è per il cielo». Il canto ripe- surrata in un orecchio: fa rrrrrr-
titivo degli sciamani della Siberia rrrrrr-rrrrrr, come il respiro di chi
porta alla trance, stato alterato di dorme.
coscienza nel quale essi ritengono Per lungo tempo il canto fu co-
stituito da bisbigli, sbuffi, grida, an-
Tutti i popoli che in polifonia. Con ripetizioni
in musica ritmiche e di frasi data la sua fun-
Il musicologo zione ipnotica. «Il canto diventa
Walter Maioli, melodico con la scoperta del flau-
specialista in to» afferma Maioli. «Con il flauto
musica etnica e l’uomo sviluppa l’estensione del
fondatore di canto e la morbidezza della voce».
Soundcenter, a
Barbarano (Vt). Il ● L’orecchio che “canta”
centro raccoglie Le prime rappresentazioni di
strumenti da
tutto il mondo e flauti e cantori risalgono agli Egizi
ne studia le e ai Sumeri. Una, per esempio, mo-
origini. Archivia e stra un cantore sumero con la ma-
ripropone molti no posata sulla gola per fare vi-
tipi di canti. brare la sua voce, uno stile ancora
Ma come si svolge la funzione
del canto? «Dobbiamo considera-
re tutto il nostro corpo come uno
strumento musicale, una cassa di
risonanza per le vibrazioni delle
corde vocali» dice nel suo libro
L’orecchio e la voce (Baldini e Ca-
stoldi) Alfred Tomatis, l’otorinola-
ringoiatra che ha rivoluzionato i
trattamenti per i disturbi del lin-
guaggio. Ha curato cantanti lirici,
persone “stonate” e casi gravi di
balbuzie. Il suo metodo si basa sul-
l’uso dell’orecchio destro come ri-
cevitore di controllo del canto, non
solo per via aerea, ma anche cor-
porea (ossea), delle vibrazioni do-
vute alle frequenze della voce. «Più
l’orecchio riconosce le frequenze
utili per un bel canto» afferma To-
matis «meglio si regola l’emissione
della voce. In pratica, con il canto si
instaurano diversi circuiti di con-
trollo corporali, da quello audio-
facciale, a quello lombo-sacrale».A
dominare è l’orecchio destro, di-
rettore d’orchestra del sistema ner-
voso, perché trasmette gli impulsi
uditivi ai centri del cervello con
più velocità del sinistro.
● Musica per il corpo
Lavorando nella riabilitazione
con un orecchio elettronico, in cui
sono tarate le frequenze giuste, si
rieduca quello naturale e così il
canto. Secondo Tomatis il canto
agisce sul sistema nervoso, è una
ginnastica per il corpo e per la
mente. La produzione di voce me-
lodica regola la pressione e i batti-
ti cardiaci. Le sue teorie sono alla
base della cantoterapia (v. riqua-
dro nell’ultima pagina), usata an-
che dagli indios amazzonici. Molte
malattie vengono trattate dall’“uo-
mo di medicina” degli indios Pie-
roa solo con un canto sommesso e
ripetitivo, al ritmo di un sonaglio.
«In generale» aggiunge Maioli
«si può dire che i canti con note
basse tonificano e rilassano, men-
tre le note alte eccitano. Più un
canto è ritmato, più agisce sul cor-
po. Più è melodico, più tocca il
profondo. Il principio è che le fre-

▲
34 11/2005 11/2005 35
 Ninnananna
universale
Una madre
Dukha (pastori
di renne artici)
sussurra una
ninnananna al
suo piccolo. In
tutte le culture
si usa il canto
per far dormire
i bambini.
Il canto cementa il gruppo ed è da sempre
un mezzo per comunicare, anche con il sacro
quenze giuste fanno vibrare in sen-
▲
so positivo il corpo e la mente (e
l’anima...)». I mantra orientali, can-
ti religiosi ripetitivi, mirano ad av-
vicinarsi alla cosiddetta “frequen-
za cosmica” dell’universo che sa-
rebbe da ricercare anche dentro
di noi. Nel cosmo però non c’è vo-
ce, perché senza l’aria il suono non
può propagarsi. Ci sono solo onde
elettromagnetiche. L’astrofisica
Fiorella Terenzi, del Museum of
Science & Space Planetarium di
Miami (Usa), le ha però converti-
te al computer, non, come si usa, in
colori diversi, ma in “canti” di ga-
lassie e della radiazione di fondo
dell’universo.
36 11/2005
Sciamano Pieroa (Venezuela). Tratta le
malattie con erbe e, soprattutto, cantando.
L’uomo è un essere sociale e i
benefici del canto, pur presenti an-
che nel canto solitario, aumenta-
no in quello collettivo. Il canto è
così divenuto un rito: inni sacri, di
guerra, funebri, e persino i cori dei
tifosi allo stadio. Il canto serve a
tenere unite le persone, a sincro-
nizzarne i movimenti, a calmare
l’ansia e a sopportare meglio le fa-
tiche del lavoro, come fra le mon-
dine delle risaie piemontesi o tra
gli schiavi neri nei campi di cotone
americani. Ma come nacquero le
canzoni? Già fra Egizi, Greci e Ro-
mani erano una sorta di notiziari
accompagnati da strumenti musi-
cali. Oppure composizioni in versi
Stati alterati di coscienza
Gli antichi conoscevano bene il
potere ipnotico del canto,
come conferma l’“Odissea” con
l’episodio di Ulisse e le sirene.
per gli dèi. «Nel Medioevo i can-
tori impararono a coltivare la pro-
pria voce con tecniche che ne au-
mentavano la gamma di estensio-
ne delle frequenze, inventando il
falsetto (massima estensione delle
corde vocali con la minima aper-
tura della glottide)» spiega Gio-
vanni Guerini, baritono e docente
di canto lirico al Centro didattico
produzione musicale di Bergamo.
● Di moda i castrati
La prima forma di canto collet-
tivo evoluto fu il canto gregoria-
no, che si diffuse nelle basiliche nel
Medioevo. Era monodico, cioè con
una sola voce espressa in coro.Ver-
Meglio iniziare da piccoli
Sopra, la vincitrice della 46a
edizione dello Zecchino d’Oro
(2003), Ottavia Dorrici. Cantava
“Le tagliatelle di nonna Pina”.
so la fine del XV secolo, con lo svi-
luppo della polifonia (intervento
di più voci), si arrivò al canto “fio-
rettato”, che si basava su passaggi
vocalizzati (modifica ritmica del-
la melodia). E si definirono ruoli
diversi. Le donne erano escluse per
motivi religiosi e così, per le voci di
soprano e contralto, si ricorse a uo-
mini detti falsettisti.A questi si af-
fiancò il tenore, con caratteristiche
di voce più bassa. Sull’esempio del-
l’Oriente, anche in Italia si sosti-
▲
 Note al posto
di pillole
idea di curare con il canto
L’ è nella tradizione degli
sciamani delle americhe e di
quelli siberiani e nepalesi. C’è
nel buddismo e nel taoismo
cinese. In Francia una
cantante lirica, Marie Louise
Aucher, con l’aiuto di un
medico cinese, ha fondato la
psicofonia. «È un misto di
suoni e agopuntura, ed è
stata sperimentata negli
ospedali in ginecologia e
ostetricia: sono stati prescritti
canti prenatali per i nascituri»
spiega Stefano Marmiroli, un
allievo di Reggio Emilia.
Terapia canora. Impiegata
per i casi di dislessia e
autismo, la cantoterapia è
indicata dall’American
Academy of Neurology per i
malati di Alzheimer. «Per i
benefici sul sistema nervoso e
neurovegetativo, la usiamo
anche per il morbo di Parkin-
son» spiega Gianni Pezzoli,
neurologo dell’Università
statale di Milano. «Corregge i
difetti di pronuncia e della
velocità della parola che
possono condurre a emettere
suoni inintelligibili. Pronun-
ciando frasi variate per
intensità e volume, su scale di
suono ascendenti, la voce
migliora, e con essa la
socialità dei pazienti».
Cantoterapia su un paziente
in un ospedale dell’Alabama.
La polifonica degli Alpini
Nel repertorio patriottico
degli Alpini sono confluite
anche molte canzoni popolari.
38 11/2005
La canzone italiana non deriva dall’opera,
ma dai cantori della rivoluzione francese
tuirono i falsettisti con uomini ca-
▲
strati, che avevano estensione vo-
cale e potenza sonora maggiore
delle donne. «Suoni morbidi e
omogenei caratterizzavano i can-
tanti del XVIII secolo» spiega
Guerini «mentre con il Romanti-
cismo (Ottocento e Novecento)
venne anteposto l’effetto dram-
matico, con slanci declamatori e
acuti». Oggi le tecniche sono mi-
gliorate. «La respirazione è più
corretta e si usano tutte le parti di
risonanza nel viso. Quando, per
esempio, un cantante deve emet-
tere un suono basso, lo proietta più
in alto possibile, verso le cavità del
viso per aumentare la sonorità. Un
acuto, invece, richiede un appog-
gio, dall’alto verso il basso, sul dia-
framma per scaricare la tensione
della gola e fare uscire al meglio la
nota acuta».
Parallelamente al canto di tipo
operistico, si sviluppò il canto po-
polare, legato alla spontaneità di
voci non addestrate. Oggi è rap-
presentato dalla tarantella, ritenu-
ta un residuo delle feste dionisia-
che della Magna Grecia (v. artico-
lo a pag. 78), dal blues o dagli spi-
rituals americani, fino alla musica
leggera e pop.
● Ma quali canzonette....
I primi cantastorie, che narrava-
no cioè “fatti”, compaiono intor-
no al Mille. Nel ’200 e nel ’300 le
canzoni erano composizioni poe-
tiche in cui la musica strumentale
era solo decorativa. Nel 1500 si im-
pose il madrigale, adatto a espres-
sioni amorose. La canzone “mo-
derna” nacque invece nei
caffè-concerto francesi, in cui
si cantavano i
problemi della
società del tem-
po, prossima alla
rivoluzione del
1789. A Parigi ap-
Laringe d’oro
Il tenore Placido
Domingo. Tecniche di
respirazione e postura
affinano il canto.
Le frequenze
di Dio
Coro gregoriano
(particolare
dell’affresco
del Volto Santo,
chiesa di
S. Frediano,
Lucca). Il canto
gregoriano
era monodico: i
cantori cantavano
all’unisono.
parve anche la canzone “nera”,
con i suoi eroi negativi,“umani”. In
Italia, l’importazione del genere
caffè-concerto portò alle “roman-
ze”, per voce e pianoforte. Fece da
tramite fra la romanza e la canzo-
ne italiana la canzone napoletana,
fiorita nel XIX secolo. Poi la radio
determinò il successo della canzo-
ne italiana e della canzone ritmata
americana.
● Selezionare i suoni
Oggi si sente di tutto. Ma secon-
do Tomatis solo la buona qualità
dei suoni emessi giova agli esecu-
tori e agli ascoltatori. In fondo an-
che i filosofi greci, che cantilena-
vano la fine delle loro arringhe, di-
cevano che il canto era educativo,
e che le voci scadenti corrompe-
vano i giovani. Al rispetto per il
canto richiama il filosofo e musi-
cologo Marius Schneider con que-
sta immagine, poco scientifica,
ma efficace: «I primi uomini
erano esseri sonori, luminosi
e trasparenti che planavano
sopra le acque. Solo a partire
dal momento in cui co-
minciarono a posarsi
sulla terra e a mangiar-
ne i prodotti, i loro cor-
pi divennero pesanti e
opachi. Della loro na-
tura restò solo la vo-
ce». ■
Franco Capone
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