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OBBEDIENZA

Prof.ssa Stefania Tassotti


SIC 2018
Acune precisazioni…
AUTORITÀ E
OBBEDIENZA SONO
UNITE TRA LORO

Due momenti dello


stesso processo che
Non sono realtà distinte
punta a compiere la
ma complementari
volontà salvifica del
Signore.
Il Superiore/a aiuta il religioso/a e questi ultimi devono
aiutare il Superiore/a, poiché gli uni e gli altri sono membri
di una comunità di discepoli di Gesù, al servizio di una
stessa missione

il Superiore/a e il religioso/a partecipano della


realizzazione di ciò che è gradito a Dio.

Il modo di vivere il consiglio evangelico dell'obbedienza ha


subito cambiamenti importanti e lo stesso possiamo dire
del modo di esercitare il servizio dell'autorità Adesso essa
si centra meno sugli "ordini" o mandati e più sulle persone,
sia per chi ordina che per chi obbedisce.
A partire dalla metà del secolo scorso, la VC ha vissuto, in un primo
momento, un vero e proprio indebolimento dell'obbedienza e una
ipertrofia dell'autorità, poi una esagerata affermazione dei diritti e
delle esigenze del religioso con il successivo svanire e quindi
deteriorarsi dell'autorità

Negli anni precedenti al concilio Vaticano II, l'autorità aveva un


notevole peso nella VC. In quel contesto l'obbedienza si riduceva a
un modo quasi «meccanico» di trovare la volontà di Dio, che
comprendeva l'adempimento di leggi, norme e ordini, a volte
minuziosi e quasi sempre assoluti. Si cercava ciecamente
l'osservanza costante e una disciplina che potremmo definire
domestica

Il Superiore era identificato in modo automatico con il rappresentante


di Dio; si sosteneva che la volontà del Superiore fosse
automaticamente la volontà di Dio.D'altra parte, non pochi Superiori
usavano l'autorità come mezzo per formare nel suddito l'abitudine
alla negazione del giudizio personale e della propria volontà,
credendo così di aiutarlo a vivere con maggior spirito di fede.
.
Già verso gli anni sessanta, poco a poco si iniziarono a sentire nella
società, nella Chiesa e nella VC, espressioni del tipo: “Ognuno deve
trovare la propria strada”, “l'autonomia è la grande conquista
dell'umanità e si deve arrivare fino all'indipendenza”, “ciò che conta è
l'autorità morale e non la semplice autorità canonica”, “mi può
comandare solo chi è più competente di me”…

All'origine di queste espressioni vi era una legittima aspirazione: la


personalizzazione; l'individuo è il luogo sociale in cui si verifica lo
scambio tra la società e la persona.
Ma questa obbligata e opportuna individualizzazione sfociò, in molti
casi, in una tendenza socioculturale che dava eccessivo peso alla
soggettività e portava a un individualismo malsano

Il religioso è diventato, in pratica, smisuratamente autonomo, ha


pensato a sé e per sé e ha lasciato molto poco spazio all'autorità nel
processo di ricerca della volontà di Dio e nella conduzione dei gruppi
e nell'animazione della comunità della quale fa parte. I bisogni
dell'individuo sono stati posti al di sopra di quelli della comunità e a
essi si obbedisce e si risponde
.
Dall'eccessiva dipendenza si è passati alla completa indipendenza.
Si è passati dalla personalizzazione all'individualismo.
In questa nuova situazione possiamo dire che il religioso ordina e il
Superiore obbedisce e pertanto nessuno fa ciò che è di sua competenza
e non esiste né una vera autorità né una autentica obbedienza

A motivo di tutto ciò, la vita comunitaria ha sofferto


molto.L'obbedienza è andata sfumando o ha finito per ristagnare o,
in pratica, è scomparsa. Allo stesso modo, all'autorità è rimasto molto
poco spazio o campo d'azione.I religiosi hanno cercato di sfuggire a
ogni tipo di controllo comunitario e istituzionale

Entriamo così nella crisi di obbedienza e di autorità. Si parte da un diffuso


ed equivoco concetto e prassi di obbedienza e si arriva a una vaga o
nulla comprensione ed esercizio dell'autorità
Questa visione ha fatto sì
che si iniziasse a parlare
Abbiamo bisogno di scoprire Siamo veramente esseri della necessità di un
che non c'è possibilità di vita umani solo se recupero della vera autorità
umana e di VC senza interdipendenti, in modo e di una vera obbedienza
istituzione e non può esserci semplice e aperto, con altre
istituzione religiosa senza un persone e se interagiamo Ora, è in questo dinamismo
responsabile. con Dio. che bisogna collocare la
figura di chi ordina e di colui
che obbedisce.
DIMENSIONE NATURALE.
• Perché l'obbedienza sia tale deve essere un atto
specificamente umano cioè' un atto compiuto da una
persona intelligente e libera.

• E' la capacità di una persona adulta di prendere


responsabilmente il proprio posto all'interno della
comunità.

• Prima che essere una scelta per ragioni ascetiche o


teologiche è un fatto umano fondamentale in quanto
l'individuo cresce negli scambi e quindi anche nella
dipendenza Non c'è una comunità umana senza
intreccio di rapporti, senza interdipendenza reciproca,
cioè senza obbedienza.
• Obbedire è un atteggiamento adulto di una persona matura.
• Obbedire non significa rinunciare alla propria libertà e alla
propria personalità, ma volere il bene autentico che mi realizza
veramente.

• E' sbagliato parlare del' obbedienza come rinuncia alla propria


libertà perché ne anche Dio può chiederci questo in quanto è
contro la dignità dell'uomo, creato da Dio stesso capace di
volere e di essere libero.

• Obbedire non è non volere ma volere diversamente da come


avrei preferito.
• Un errore è confondere indipendenza con libertà nella misura
in cui si è autonomi, si è liberi. Quindi l'obbedienza è un limite.
OSTACOLI CHE OGGI S’INCONTRANO…

Trasformazione Pater famiglia :


sociale e della
famiglia Depositario delle conoscenze
del gruppo.
Giudice dei comportamenti
Concezione morali
patriarcale è
solo un Tramandava le verità immutabili
ricordo del che regolavano la vita del
passato. mondo domestico

Il concetto Oggi si dà poco valore agli anziani e


di famiglia alla loro esperienza
allargata, I bambini imparano molto presto che il
oggi in
voga, non loro papà non è infallibile
offre più I comportamenti tradizionali che si
dei punti di accettavano come norma vengono
riferimento.
rifiutati in nome di una nuova legge: il
progresso.
OSTACOLI

La rivendicazione assoluta Tutto è orientato allo


dei “diritti” non sviluppo e al successo, di sé
accompagnata e del proprio piccolo mondo.
dall’assunzione e il rispetto In simile contesto non di
Particolarmente diffuso un
rado si riduce anche la vita
dei relativi doveri, genera, religiosa ad uno dei tanti
atteggiamento di
poi, una mentalità che insofferenza verso
progetti umani di
promuove l’individualismo autorealizzazione, finendo
qualunque forma di autorità
e premia solo la riuscita e costituita e di noncuranza
col misconoscerne del tutto
il successo personale circa la obbligatorietà delle
la natura profonda che è
leggi. Il “diritto” alla
La conseguenza è che data dalla sequela di Cristo
trasgressione, poi, è
diventa sempre più difficile fino alla immolazione di se
diventato una norma di vita.
comprendere il valore del stessi. Questo,
In effetti, pare che per molti
analogamente, succede
servizio gratuito e l’unico modo per soddisfare
anche nel matrimonio: tutto
praticamente impossibile l’obbligo di divertirsi è quello
è ordinato alla propria
entrare nella logica del di uscire dalla norma
gratificazione, figli compresi.
mistero pasquale che porta E quando questo non si
alla vita solo attraverso la verifica si sfascia tutto e si
morte. cerca altrove.
L’ ecclesiologia di comunione
CONTESTO e la rivalutazione dei carismi
ECCLESIALE hanno prodotto una autentica
rivoluzione, teorica e pratica.
L’ introduzione del dialogo come
mezzo normale di convivenza, a
fronte della generale
impreparazione e incapacità di
praticarlo, ha finito, poi, col
rendere più confusi e, spesso,
più difficili i rapporti. Talvolta si è
arrivati a capovolgere del tutto
le posizioni e i compiti, quasi
che il dialogo fosse un nuovo
metodo per convincere l’autorità
a conformarsi al parere dei
sudditi, pena l’accusa di
autoritarismo
L'OBBEDIENZA DI CRISTO

Il vero fondamento dell'obbedienza non è un'idea di


obbedienza, ma è un atto di obbedienza; non è un principio
(l'inferiore deve sottostare all'inferiore) ma un evento ( l'evento
di Cristo Gesù ).

Il fondamento dell'obbedienza non si trova nella ragione ma in


Cristo Signore che si è fatto obbediente fino alla morte (Fil. 2,8)
Cristo che imparò l'obbedienza delle cose che patì e reso
perfetto divenne causa di salvezza per tutti coloro che gli
obbediscono.(Eb. 5, 8-9). Per l'obbedienza di uno solo tutti
saranno costituiti giusti. (Rm. 5,19).
L'OBBEDIENZA DI CRISTO
La grandezza
dell'obbedienza di
Gesù, oggettivamente
L'obbedienza di si misura "dalle cose
Gesù al Padre si che patì" e
L'obbedienza ricopre soggettivamente
tutta la vita di Gesù. esercita soprattutto
attraverso dall'amore e dalla
Se S. Paolo e l'epistola l'obbedienza alle libertà con cui obbedì.
agli ebrei mettono in parole scritte. (cfr.
luce il posto tentazioni…"è
dell'obbedienza nella scritto…". Gesù dopo
morte di Gesù (cfr. Fil l'ultima tentazione
2,8; Eb. 5,8), torna in Galilea e
San Giovanni e i Luca aggiunge "con
sinottici completano il la potenza dello
quadro, mettendo in Spirito Santo" (Lc.
luce il posto che 4,12). Lo Spirito
l'obbedienza ebbe nella Santo è dato a coloro
vita di Gesù, nel suo che si sottomettono a
quotidiano. Dio (cfr. Atti 5,32).
• Fare la volontà di Dio è più importante di
ELEMENTO quello negativo:
• Non fare la propria volontà La salvezza
infatti viene dal fare la volontà di Dio, non
POSITIVO dal non fare la propria volontà.

• Noi chiediamo la cosa positiva : sia fatta la


tua volontà.
PADRE • Nella scrittura leggiamo che Dio vuole
l'obbedienza non il sacrificio (cfr. 1 Sam.
15, 22, Eb 10,5 - 7).
NOSTRO • Sappiamo però che Dio a Cristo ha chiesto
anche il sacrificio e che lo vuole anche da
noi.
Il non fare la propria
La spiegazione è che
volontà e il fare la volontà
l'obbedienza è il fine e il
di Dio sono strettamente
sacrificio è il mezzo. Il sacrificio della propria
interdipendenti ma non
Cristo non ci ha salvati volontà è il mezzo per
identiche: il fare la
perché è morto ma arrivare alla conformità
volontà di Dio è molto più
perché ha obbedito. Ciò con la volontà di Divina.
che non fare la nostra.
che Dio cerca nel
L'obbedienza comporta la
sacrificio è l'obbedienza.
consegna di sé a Dio .
Lo “specifico” della obbedienza religiosa

Dal momento che ogni cristiano è chiamato a fare di tutta la


sua vita un continuo-amoroso riferimento alla volontà del
Padre, è evidente che non si può pensare l’obbedienza dei
consacrati come pretesa di essere chiamati a dover
realizzare più e meglio degli altri la vocazione cristiana.

Il problema non sta nel fine da raggiungere perfettamente


da parte di tutti, ma nel modo come arrivarci, cioè nella
scelta dei mezzi che aiutino a cogliere la volontà di Dio e,
poi, a compierla con fedeltà.
• Con il voto di obbedienza i consacrati intendono rifarsi
allo stile di vita del primo gruppo di discepoli che passo
passo seguiva il Signore e non aveva altro programma di
vita che quello suo.

• Come il celibato è rinuncia ad un amore legittimo per


amare, servire e imitare Cristo più da vicino, così la
obbedienza è la rinuncia a tante scelte che uno potrebbe
legittimamente fare secondo personali preferenze, per
“conformarsi più pienamente a Cristo” (LG 42d) il quale
non ha mai nutrito preferenze personali, ma in tutto e
sempre, ha cercato e seguito solo la volontà del Padre
(Gv 4,34; 6,38)
• Si dice, talvolta, che la obbedienza religiosa, in quanto
“sottomissione ad un uomo aldilà della stretta misura del precetto”
(LG 42), non trova riscontro diretto nella obbedienza di Gesù il quale
obbediva al Padre senza mediazioni umane e che, in ogni caso,
l’autorità –familiare, civile, religiosa- cui si sottomise, riguarda un
tipo di obbedienza che è comune a tutti i cristiani.

• Questo modo di ragionare non ci sembra esatto. Abbiamo appena


ricordato che l’obbedienza di Gesù è consistita nel fare in tutto,
sempre e solo la volontà del Padre, senza mai seguire alcuna
preferenza personale.
• Con la professione il consacrato entra a far parte viva e integrante di
un progetto evangelico che abbraccia tutta l’esistenza, e si pone in
uno stato abituale di dipendenza filiale dalla volontà del Padre.
• Con il voto, infatti, egli “si mette totalmente nelle mani di Dio
sommamente amato, così da essere con nuovo e speciale titolo
destinato al suo culto e al suo servizio” (LG 44a).
• Ne segue che l’obbedienza religiosa non è un qualcosa di marginale
nella vita, un qualcosa che si osserva di tanto in tanto quando il
superiore dà qualche disposizione, come succede, ad esempio, nel
campo familiare o anche ecclesiale.
• E’ tutta la vita che si mette a disposizione di Dio, ed è evidente che
questa disponibilità di sé trova la sua attuazione nell’offerta della
propria volontà.
• Tutto ciò fa in modo che la obbedienza si trasformi, per il
consacrato, in una forma esistenziale di vita, e ne occupi il posto
centrale.
• Tutti membri della famiglia religiosa, fanno voto di obbedienza e tutti
sono chiamati a viverla in pienezza. Una obbedienza incondizionata
a Dio che si traduce nella piena accettazione del progetto di vita
che Egli propone, attraverso la regola di vita e l’inserimento nella
comunità che lo incarna e lo traduce in forma concreta di esistenza.

• C’è, dunque, una forma di obbedienza religiosa che precede il


rapporto superiore-suddito e, dopo quella dovuta a Cristo, ne
costituisce l’indispensabile fondamento.

• E’ l’obbedienza alla comunità e alle costituzioni, che tutti i religiosi


devono coltivare, perché è solo all’interno di questo contesto che il
rapporto superiore-suddito ha il suo senso.
Obbedienza ai superiori
• “Il consiglio evangelico di obbedienza… obbliga a sottomettere la
volontà ai superiori, quali rappresentanti di Dio, quando comandano
secondo le proprie costituzioni” (c 601).
• Secondo quanto il Codice ci ha appena detto l’ambito entro cui i
superiori, “quali rappresentanti di Dio”, devono esercitare la loro
autorità è lo specifico progetto di vita come viene delineato dalle
proprie costituzioni.

• All’interno di questo programma complesso, il superiore ha il diritto-


dovere di dare disposizioni che ne difendano e promuovano la
realizzazione. E questo sia per quanto riguarda le persone, sia per
quanto riguarda la organizzazione, sia per quanto riguarda i servizi.
Quando il comando fosse contro le costituzioni, allora il religioso,
non solo non è tenuto ad obbedire, ma ha il preciso obbligo di
disobbedire
• Questo spiega anche perché ci sono e ci possono
essere modi molto diversi di concepire e di vivere il
rapporto autorità-obbedienza nelle varie forme di vita
consacrata.
• Ci sono forme (si pensi alle monache di clausura) in cui
quasi tutta la vita è “regolata” da norme, orari e
disposizioni della comunità e del superiore; ci sono altre,
invece, (si pensi a chi svolge una professione di
insegnante o di infermiere) in cui uno è in buona parte
legato alle norme che regolano la professione esercitata
e alle disposizioni dell’eventuale proprio datore di lavoro.
• Un altro punto delicato dell’obbedienza ai superiori
riguarda la ipotesi in cui si supponga che il superiore si
sta sbagliando. Questa ipotesi merita una particolare
attenzione.
• Che anche i superiori possano sbagliare lo diamo per
scontato, nessuno, infatti, si sogna di affermare il
contrario. Ma se questo è vero allora o si accetta che si
debba obbedire anche quando, per ipotesi, si pensa che
il superiore sbagli o si deve concludere che uno è tenuto
ad obbedire solo quando il superiore non sbaglia. Ma chi
è che lo stabilisce?
• Ma questo, sostanzialmente, significa affermare che egli
è tenuto ad obbedire solo quando il superiore la pensa
come lui! A questo punto, però, non si capisce perché
egli abbia fatto il voto di obbedienza. E’ normale, infatti,
che uno agisca secondo le proprie vedute. Ma il voto
religioso comporta precisamene la consapevole e libera
rinuncia ad agire secondo le proprie vedute, per affidarsi
a mediazioni ulteriori.

• Affermare che, comunque, bisogna obbedire, non


significa mettere a tutto l’etichetta di volontà di Dio,
compresi gli sbagli dei superiori, significa solo mostrare
di credere nel mistero pasquale e che Dio è abbastanza
potente da trasformare tante cose negative in strumenti
di redenzione.
• Il Concilio ricorda che i religiosi “mossi dallo Spirito
Santo, si sottomettono in spirito di fede ai superiori che
fanno le veci di Dio” (PC 14). Si tratta, dunque, di
lasciarsi muovere dallo Spirito, di lasciarsi illuminare
dalla fede, di vedere nei superiori i rappresentanti di Dio.

• Se ci si abbandona all’azione dello Spirito e si nutre una


fede che permette di accettare che i superiori, in quel
momento, stanno facendo le veci di Dio, l’obbedienza,
per quanto difficile e, forse, incomprensibile, apparirà
sempre accettabile, anzi, migliore di qualunque altra
nostra scelta. Dio, infatti, non ci chiede che gli offriamo le
cose, ma noi stessi.
• Riassumendo in estrema sintesi il fin qui detto possiamo concludere
che per capire, accettare e vivere in modo coerente e fruttuoso la
obbedienza religiosa, è necessario:
• a) mantenere sempre vivo il desiderio di conoscere e fare la volontà
di Dio sull’esempio di Gesù; e, quindi, rinunciare decisamente alla
tendenza tipica dell’uomo di porre la propria realizzazione come
valore e criterio supremo,
• b) accantonare qualunque pretesa di autosufficienza e di
indipendenza, ma ricercare e trovare solo nella volontà di Dio la
propria sicurezza e la propria gioia,
• c) rinnovare continuamente la fede nelle mediazioni, soprattutto,
sapendo vedere nei superiori i “rappresentanti di Dio”.
• Detto in altri termini: la obbedienza religiosa sarà capita e vissuta
bene solo se rimane vivo il desiderio di conoscere e fare la volontà
di Dio ( in caso contrario non ha senso fare voto di obbedienza!); se
rimane viva la totale fiducia in Dio e la consapevolezza della propria
fragilità (in caso contrario si ritorna ai propri progetti), infine, se
rimane viva la fede nella validità delle mediazioni specifiche ( anche
quando non se ne dovesse comprendere la ragione!).

• L’obbedienza come un cadavere. Questa espressione sant’Ignazio


l’ha preso da san Francesco. Ma si tratta di un modo di dire oggi
improponibile. Tu non sei un cadavere, io non sono un cadavere!
Quindi, l’ espressione “tu non sei regista della tua vita” va corretta
così: “Non sei regista, ma sei protagonista”, ecco! L’obbedienza
deve essere libera e deve essere responsabile, altrimenti avrà altri
molti nomi, ma non si può parlare di vera obbedienza, che è la
ricerca mai conclusa della volontà di Dio.
AUTORITA' / OBBEDIENZA NELLA
VITA RELIGIOSA
• Nella storia della vita religiosa l'autorità e l'obbedienza
acquistano caratteristiche diverse per cui non sembra
possibile dare una definizione univoca .
• Questo è importante in quanto sottolinea l'importanza di
riscoprire e ri- attualizzare il proprio carisma nel caso
specifico. Il modo specifico di esercitare l'autorità e di
vivere l'obbedienza. (Monasteri / Vita apostolica).
• Principali tradizioni spirituali / storicamente hanno
caratterizzato le varie forme di Vita religiosa
VATICANO II:
• Passaggio da Chiesa società a Chiesa comunione.
• Impatto sulla Comunità Religiosa.
• La Comunità come Fraternità è stata posta al centro di
tutto il Rinnovamento.
• Visione ricca ma limitata quando diviene esclusiva.
• Nella Comunità Religiosa il Superiore è PRIMUS INTER
PARES
• Ha il compito specifico di curare il bene comune e la
coesione di tutti nella stessa vita fraterna
Il nuovo diritto canonico
• sottolinea l'autorità personale del
Superiore
• la dipendenza gerarchica e la struttura verticale.
• Il troppo parlare di comunità aveva fatto dimenticare che:
si sceglie un Istituto → Carisma / non si identifica con
una particolare Comunità
• La propria "Famiglia" è l'Istituto in un gruppo complesso
è necessario un tipo di autorità gerarchizzata: Generale,
Provinciale, Locale.
• Le diverse autorità sono garanzia di democrazia mentre
la loro strutturazione gerarchizzata è garanzia di unità.
• Il modo di esercitare la Autorità, sotto l'influsso
dell'Ecclesiologia di comunione è cambiato. C'è
possibilità di dialogo e di contribuire alle decisioni da
prendere (strutture e organi di partecipazione secondo il
carisma e le costituzioni).
• L'autorità del superiore è legata all'ambito delle
costituzioni, di conseguenza il diritto di comandare dei
superiori e il dovere di obbedire dei sudditi non si
estende a tutti .
• C I C… c 601-… Con il voto di obbedienza ci si obbliga
a obbedire ai superiori "quando comandano secondo le
costituzioni".
• Il fine del voto :Dio, senso è l'obbedienza a Dio.
• L'oggetto del voto: sottomissione a un superiore e alle
costituzioni.
• Ostacoli
• Agire per compiacenza.
• Indipendenza.
• Non appartenenza.

• Obbedienza e discernimento:
• Implica conoscenza di sé.
• Autenticità
• Responsabilità e disponibilità.
• Saper abbracciare la croce, morire a noi stessi.

L’obbedienza religiosa è autentica quando è un atto di


amore.
•Necessità di una rifondazione

• Documento: ISTRUZIONE “FACIEM


TUAM“
Autorità al servizio dell’obbedienza alla
volontà di Dio
Alcune priorità nel servizio dell’autorità
• a) Nella vita consacrata l’autorità è prima di
tutto un’autorità spirituale
• b) L’autorità è chiamata a garantire alla sua
comunità il tempo e la qualità della
preghiera
• c) L’autorità è chiamata a promuovere la
dignità della persona
• d) L’autorità è chiamata ad infondere
coraggio e speranza nelle difficoltà
• e) L’autorità è chiamata a tener vivo il
carisma della propria famiglia religiosa
• f) L’autorità è chiamata a tener vivo il
“sentire cum Ecclesia
• g) L’autorità è chiamata ad accompagnare
il cammino di formazione permanente
Il ruolo dell’autorità per la crescita della
fraternità
• a) Il servizio dell’ascolto
• b) La creazione di un clima favorevole al
dialogo, alla condivisione e alla
corresponsabilità
• c) La sollecitazione dell’apporto di tutti alle
cose di tutti
• d) Al servizio del singolo e della comunità
• e) Il discernimento comunitario
Autorità e missione
• a) Incoraggia ad assumere le
responsabilità e le rispetta quando assunte
• b) Invita ad affrontare le diversità in spirito
di comunione
• c) Mantiene l’equilibrio tra le varie
dimensioni della vita consacrata
• d) Ha un cuore misericordioso
• e) Ha il senso della giustizia
• f) Promuove la collaborazione con i laici

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