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Al Summit di Roma anche Xi Jinping:

«Vaccini bene comune»


- Simone Pieranni, 21.05.2021

Global Health Summit. Pechino appoggia la proposta Usa ma non su tutti i farmaci. Assente il
presidente russo Putin. Ma la dichiarazione finale dovrebbe limitarsi solo a chiedere la «licenza
volontaria»

Il Global Health Summit che parte oggi a Roma, a villa Pamphilj, ha trovato grande riscontro in Cina:
è infatti annunciata la partecipazione virtuale del presidente Xi Jinping, all’interno di un evento che
sarà aperto dal presidente del Consiglio Mario Draghi e dalla presidente della Commissione Ue
Ursula von der Leyen.

IL SUMMIT VEDRÀ la partecipazione di leader mondiali e personaggi pubblici (anche Bill Gates e
Jennifer Lopez, a quanto pare, mentre sarà assente il presidente russo Valdimir Putin) e ci si aspetta
una «dichiarazione di Roma» che, secondo diversi rumors trapelati nei giorni precedenti, non
dovrebbe produrre grandi cambiamenti nelle politiche relative ai vaccini, uno degli argomenti di cui
si è invece occupato il variegato mondo dell’associazionismo, dei movimenti e delle ong che chiedono
a gran voce di rendere effettiva una moratoria, affinché più persone possibili possano essere curate.

A questo proposito ieri Amnesty ha rilasciato un comunicato nel quale ricorda come secondo gli
attuali piani di distribuzione dei vaccini «i paesi meno sviluppati non riceveranno dosi sufficienti per
ottenere una copertura diffusa almeno fino al 2023 e milioni di persone continueranno a morire
senza i farmaci e le cure di cui hanno bisogno».

LA SOLUZIONE CI SAREBBE, come dimostrato anche dal voto dell’Europarlamento di ieri: «se le
aziende farmaceutiche adempissero alle loro responsabilità in materia di diritti umani e smettessero
di fare pressioni contro gli sforzi volti ad ampliare laccesso e iniziassero a condividere le loro
conoscenze e tecnologie, potrebbero essere prodotti più vaccini a un prezzo più equo». Purtroppo,
però, le dichiarazioni della vigilia indicano invece una volontà a produrre una dichiarazione di
principi, volta a migliorare le risposte nel caso di future pandemie, o nel caso che quella del Covid
diventi un’epidemia capace di modificarsi, di riattaccare e di essere di volta in volta gestita. Anche
per questi motivi la presenza del presidente cinese assume però un rilievo.

A CONFERMA di questa probabile dichiarazione solo di principio, ci sono le parole di ieri della la
commissaria europea alla Salute, Stella Kyriakides, secondo la quale oggi «i leader mondiali si
riuniranno per discutere la sicurezza sanitaria globale e la cooperazione globale per combattere non
solo la pandemia di Covid 19, ma qualsiasi pandemia futura. Un aumento globale della produzione di
vaccini sarà la chiave di questa lotta, e noi stiamo giocando un ruolo di primo piano. Abbiamo
esportato oltre 200 milioni di dosi, quasi quante ne abbiamo consegnate allinterno dellUe».

DI SICURO L’INTENTO di Pechino sarà da un lato quello di ribadire la propria politica di


contenimento del virus e quindi presentarsi, come accade da oltre un anno, come modello che ha
dimostrato di poter funzionare; dall’altro Xi Jinping dovrebbe ribadire l’intenzione cinese a favore
della moratoria sui vaccini. A questo proposito in settimana la Cina ha confermato questa posizione,
benché non troppo sbandierata e non è detto che possa essere il cuore del discorso di Xi. Sul tema
nei giorni scorsi è intervenuto il portavoce del ministero degli esteri Zhao Lijian, secondo il quale
«La Cina comprende e sostiene la richiesta del mondo in via di sviluppo di una rinuncia ai diritti di
proprietà intellettuale sui vaccini contro il covid-19», perché in linea con l’idea che i vaccini siano
«un bene pubblico e parte integrante degli sforzi per costruire una comunità globale di salute per
tutti».

Da quanto trapelato dai media nazionali cinesi, si è anche sottolineata la convergenza con gli Usa e
contro l’Ue, che proprio ieri con un voto del parlamento ha «congelato» l’accordo di libero scambio
con Pechino.

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