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9PUA - Istituto di Spiritualità Francescana - L’eucaristia “sacrificium laudis” di Cristo e dei cristiani

II

LA PASQUA

L’analisi della Cena del Signore ci portati alla Pasqua. Si è notato l’impegno dei
redattori per inserire l’evento della Cena (quindi la Messa) nella storia della salvezza:
nella Pasqua.
Vedremo adesso come, solo attraverso l’approfondimento della Pasqua, possiamo
accostarci al grande “mistero” dell’Eucaristia.
Se si vuole capire il significato della Messa bisogna tener presente la distinzione-
relazione tra Pasqua -Evento (Pasqua storica) e Pasqua sacramentale (Rito-
celebrazione). Si tratta di due componenti in intima correlazione tra loro.

1. LA PASQUA STORICA DELL’AT [EVENTO]

Inizia con la liberazione degli Ebrei dalla schiavitù del Faraone, e si conclude ai
piedi del Sinai con la promulgazione delle Legge e la conseguente Alleanza che fa di
Israele il popolo di Dio santo e sacerdotale.
Si tratta di un unico avvenimento in due momenti (Liberazione- Alleanza).
Tutto ciò non è un episodio, sia pure importante della storia di un popolo ma entra
a far parte del grande disegno di salvezza di tutta l’umanità. I fatti dell’Esodo non
possono essere considerati come un semplice racconto storico. Essi sono messi in
rapporto all’intervento di Dio nella storia del popolo di Israele (storia della salvezza).
La liberazione dall’Egitto ha, infatti, un significato di una “vocazione” di Israele a
lasciare il culto idolatrico ed aprirsi alla “rivelazione” del vero Dio (Es. 3,3-15), in
modo da “adorare” lui solo (Es. 3,12.15).
Abbiamo così Israele che:
• viene liberato dalla schiavitù dell’Egitto (Es. 12,42; 13,8);
• oltrepassa il Mar Rosso ed è salvo (Es. 13,17-15,21);
Tutto questo è visto come “passaggio” dalla morte alla vita per opera di Dio che si
serve di un mediatore: Mosè.
Israele vedrà sempre la Pasqua come compendio e ricapitolazione della storia della
salvezza, lo schema interpretativo di tutti gli interventi di Dio in favore del suo popolo,
anticipazione, profezia e tipo dell’evento salvifico finale (=simbolico).
Il fatto (Pasqua) in quanto simbolico: è tutto proteso verso la realtà futura di natura
spirituale:
• liberazione degli uomini dal peccato;
• costituzione del Regno di Dio sulla terra.
Questo valore simbolico dei fatti dell’Esodo è stato percepito dai Profeti (cfr. Ger.
31,31ss.), si trova nei Salmi, nella letteratura apocalittica e rabbinica.
Nella Pasqua storica ebraica l’elemento simbolico è quello predominante ciò è
segno che essa esige una Pasqua storica definitiva.
Tutta la tradizione apostolica e patristica indicano la morte di Cristo e la sua
risurrezione il compimento storico della Pasqua antica. Se la Passione di Cristo è il
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II. La Pasqua

nuovo fatto pasquale ciò non significa che la Pasqua non sia presente in tutta la sua
vita, perché Egli è la “vera” Pasqua.

2. PASQUA SACRAMENTALE O CENA PASQUALE EBRAICA [RITO]

La perennità degli eventi dell’Esodo per il “popolo di Dio” è assicurata dalla


Pasqua sacramentale o rituale =Cena pasquale ebraica.
In altri termini: il fatto storico “passa” in un fatto rituale cioè in un rito che
contiene “oggettivamente” l’avvenimento storico. Meglio ancora: questa “presenza
attuale” del “fatto ricordato” nel rito è un perpetuarsi in esso dell’azione liberatrice di
Dio: Es. 12, 25-27:
“Quando poi sarete entrati nel paese che il Signore vi darà … osserverete questo
rito. Allora i vostri figli vi chiederanno: Che significa questo rito? Voi direte loro:
È il sacrificio della pasqua (del passaggio) in onore del Signore che oltrepassò le
case le case dei figli di Israele, quando egli colpì l’Egitto e salvò le nostre case”.

Quando gli ebrei parlano di Pasqua, di agnello pasquale, non si riferiscono


direttamente al fatto storico ma al momento rituale.
Ma è altrettanto importante notare che la spiegazione di questo rito può essere fatta
solo richiamandosi al fatto pasquale (Es. 12,25-27).
La Pasqua sacramentale non si esauriva nella immolazione dell’agnello, avvenuta
già in Egitto al momento della partenza – liberazione, ma faceva riferimento anche
all’Alleanza avvenuta sul Sinai.
È importante notare, per capire poi il significato del doppio gesto di Gesù sul pane
e sul vino, che si tratta di un unico avvenimento (la Pasqua) in due momenti distinti
ma non separabili: la liberazione (segno l’agnello e gli azzimi) e l’Alleanza (sacrificio
del Sinai presente in tutti i sacrifici e particolarmente in quello di espiazione)
Il rito segue il fatto. La Cena pasquale non può quindi non essere aperta al futuro
come il fatto che “ripresenta”.
2.1 I RITI DELLA CENA PASQUALE EBRAICA E IL LORO SIGNIFICATO TEOLOGICO

Sono fondamentali l’agnello e gli azzimi, che sono preesistenti all’Esodo e


richiamano due periodi e due culture diverse: la nomadica (nel deserto) e la agricola
(in Palestina).
Questi riti furono scelti per la loro coincidenza con l’uscita dall’Egitto e quindi con
la pasqua storica, come “simbolo memoriale” dei fatti dell’Esodo, e fusi assieme al
tempo di Giosia (621 a.C.)
- L’agnello e gli azzimi:

a. intendono creare una atmosfera psicologica (Es 12,11ss): lombi cinti, calzari ai
piedi, vincastro in mano, tutto in fretta, notte di veglia .. tutto aiuta a mettersi nello
stato d’animo dei padri che erano usciti dall’Egitto
b. ma “attualizzano” (ed è quello che conta di più), “rendono presente”,
“riproducono”, per via di imitazione rituale, quello che è avvenuto nella realtà:
- l’atto liberatore di Dio (Egitto)

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- il rapporto Dio – Israele conseguente a questo atto stesso (Alleanza al Sinai)


- “Sono ricordo stesso” (memoriale) di:
- questo intervento di Dio (pasqua storica)
- che continua la sua opera salvifica per questo popolo.
Siamo dinanzi ad una rielaborazione di riti in senso salvifico, o più semplicemente,
alla ISTITUZIONE della Pasqua.
La festa degli azzimi e degli agnelli:
- perdono la loro origine naturalistica
- ed assumono un significato salvifico
- La Pasqua dell’Alleanza:

E’ il secondo momento della Pasqua storica: gli ebrei liberati dall’Egitto dalla
mano potente di Dio:
- devono ascoltare la sua voce
- per essere suo popolo particolare, regno sacerdotale e nazione consacrata
Alla liberazione si aggiunge l’elevazione a “popolo sacerdotale e santo di Dio”:
 Viene eretto un altare e., attorno ad esso, vengono poste 12 pietre
che rappresentano le 12 tribù di Israele. Mosè con il sangue delle
vittime asperge l’altare e il popolo
 Il rito viene sottolineato dalle parole: “Questo è il sangue
dell’Alleanza” (Es 24,8).
Questa Alleanza è:
 una realtà permanente
 resa evidente da certi segni particolari: pani della proposizione;
sabato; celebrazione annuale della Pasqua, soprattutto.
2.2. LE TRE DIMENSIONI DELLA PASQUA RITUALE

La Pasqua rituale è:
 Memoriale: contiene oggettivamente il fatto storico passato (Es
12,24-26)
 Presenza attuale: dell’azione liberatrice del Signore in mezzo al
suo popolo
 Promessa e garanzia certa che Dio porterà a compimento in futuro
questa liberazione
Analizziamo queste tre dimensioni.

1. La cena ebraica è memoriale di un fatto storico passato: che ricollegava


Israele alle sue origini di popolo liberato dalla schiavitù dell’idolatria (=Egitto) e
passato in proprietà di Dio per essere una nazione consacrata a l suo culto come
sacerdoti. La Pasqua rituale è memoriale di un fatto storico passato: “Fate memoria
del giorno in cui usciste dall’Egitto” (Es. 13,3). Questo avviene nello stesso rito:
“Questo (il rito) è quello che fece per me il signore quando uscii dall’Egitto. E sarà
per te come in segno sulla mano e come un memoriale davanti ai tuoi occhi” (Es.
12.14).
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2. La cena ebraica è segno e garanzia della presenza liberatrice di Dio in


mezzo al suo popolo: ed ogni liberazione sarà sempre vista nella prospettiva
dell’Esodo:
“Quando tuo figlio ti domanderà: che significano queste istruzioni, queste leggi,
queste norme … (Es. 12,26ss; 13,8) tu risponderai a tu figlio: eravamo schiavi del
Faraone … Dio ci ha liberati … affinché avessimo bene in tutti i giorni della nostra
vita, come di fatto avviene oggi” (Dt. 6,20-24).

Non meno esplicita è la tradizione rabbinica:


“In ogni epoca si ha l’obbligo di considerarsi come personalmente usciti
dall’Egitto, perché è scritto: tu in quel giorno dirai ai tuoi figli che questo si fa in
ricordo (memoriale) di quello che Dio ha operato per me nella mia uscita
dall’Egitto. Abbiamo quindi il dovere di ringraziare e lodare … Colui che ha
operato i prodigi nei nostri padri e che ha tratto noi dalla schiavitù alla libertà”. E
ancora: “Egli ha liberato noi e i nostri padri dall’Egitto e ci ha fatto giungere a
questa notte”.

3. La cena ebraica è aperta al futuro verso la Pasqua storica del NT:


Particolarmente significativa è la predicazione dei Profeti. Per loro il fatto passato
è solo un abbozzo-modello del futuro. Solo nella Pasqua nuova si compirà la
liberazione definitiva che tutti i figli si attendono (cfr. Is. 30,29; Ger. 31,31ss).

3. LA “CENA DEL SIGNORE” PRIMA MESSA DELLA STORIA [RITO]

La “Cena del Signore” (Rito) dice relazione alla Pasqua storica – compimento del
Cristo (Fatto).
Quando Cristo si mise a tavola con i “suoi” per celebrare la cena di addio tutto era
stato preparato perché essi comprendessero che era finita l’attesa e che si entrava nella
Pasqua “nuova”. È lo scopo di Mc 14,12-16 che nel descrivere i preparativi della
Pasqua intende collegare la pasqua giudaica a quella di Cristo. Gli elementi della
pasqua giudaica (agnello, erbe amare, salsa, ecc.) non vengono nominati. È la Pasqua
di Cristo!):
“Essi (i discepoli) andarono e trovarono tutto come aveva detto loro e prepararono
la Pasqua. Quando fu l’ora prese posto a tavola e gli apostoli con Lui, e disse: “Ho
desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia
passione (il rito non è più in relazione con la pasqua storica dell’esodo ma con la
Pasqua storica “sua”: quella del NT)poiché vi dico: non la mangerò più, finché essa
non si compia nel Regno di Dio (sarò a mensa con voi di nuovo dopo la
celebrazione del fatto pasquale nella Chiesa e per sempre sino alla fine della storia)
(Lc 22,13-16)

La pasqua ebraica è finita e quella nuova ha inizio: siamo alla liberazione vera e
definitiva e all’Alleanza perfetta. Cristo dona un nuovo contenuto ai riti della cena
ebraica che rimangono esteriormente identici: pane e vino che stavano ad indicare i
due momenti distinti ma complementari dell’unica pasqua stessa:
 liberazione (agnello – azzimi)
 alleanza ( il sangue del Sinai)

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Cristo sostituisce:
 PANE = CORPO (il “vero agnello”)
 VINO = SANGUE (l’Alleanza vera e definitiva)
Cristo è presentato dal NT come il “vero agnello” e Alleanza “vera e definitiva”.
Il parallelismo tra Cena ebraica e Cena di Cristo è perfetto, come anche è perfetto
il parallelismo tra RITO e FATTO: la Cena ebraica sta ai fatti dell’Esodo, come la
Cena di Cristo sta ai fatti della sua Passione.

- Chiara la sostituzione dell’Agnello pasquale con il “suo Corpo” (Liberazione)

Il pane – Corpo, che secondo la versione paolina è “per voi”, o secondo quella
lucana è “dato per voi”, è quel Gesù presentato dal Battista come “l’Agnello di Dio
che toglie i peccati del mondo”; è il Cristo “nostra Pasqua” di Paolo. (riferimento alla
celebrazione eucaristica: fratio panis e comunione). Cristo, “nuovo” Agnello pasquale
di cui nella celebrazione eucaristica si fa “memoria”, è per la “redenzione” (=
liberazione dei peccati) di tutti.

- Chiara la sostituzione del Sangue con il “suo Sangue” (Alleanza)

Ciò che era annunziato:


 in Esodo 24,8: “Ecco il sangue dell’Alleanza che il Signore ha
concluso con voi”;
 da Geremia 31,31: “Ecco verranno giorni, dice il Signore, nei
quali con la casa di Israele e con la casa di Giuda io concluderò
una Alleanza nuova”
Si adempie: “Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue” (1Cor 11,25).

Gesù nella Cena pronunciò sul vino le parole di Mosè integrandole con quelle di
Geremia e distribuì il vino ai 12 apostoli rappresentanti il popolo di Dio: le 12 pietre
del Regno (Apc 21,24; Ef 2,20).
A differenza del popolo ebraico, gli apostoli non furono aspersi ma bevettero il
Sangue: non si trattò di una Alleanza scritta sulla pietra ma nei cuori: “Porrò la mia
legge nel loro animo, la scriverò nel loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi il mio
popolo” (Ger 31,35).

- Questa liberazione e questa Alleanza saranno presenti perennemente nella Chiesa

Lo ha detto Gesù con il “Fate questo in memoria di me” (Lc 22,19). Formula
pasquale anche questa. Si tratta di:
 “memoria” del suo “transito da questo mondo al Padre”, del
FATTO cioè del NT;
 che è presenza di Cristo”, del suo mistero, o, come direbbe S.
Paolo, “attuale proclamazione della sua morte” (1Cor 11,26);
 che è aperta al futuro e posta così nella categoria della prennità
“donec veniat” (1Cor 11,26). Inizio del giorno eterno che si
compirà nella Parusia, garanzia del trionfo futuro.
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- Questa Cena ci appare ancora come mistero cultuale e coinonia

a. mistero cultuale:
 il “fate questo” non solo rende presente il Mistero di Cristo
(Mistero della fede proclamiamo nella Messa) MA fa sì che lo
stesso culto che Cristo ha reso al Padre sia a noi partecipato
esigendo anche da noi:
 separazione da noi stessi (lotta all’egoismo) [LIBERAZIONE)
 e adesione a Dio (fare la sua volontà) [ALLEANZA]
b. coinonia (comunione):
 comunione al Corpo e al Sangue di Cristo e insieme
comunicazione tra tutti coloro che, mangiando l’unico pane, si
trovano uniti nell’unico Corpo di Cristo (la Chiesa).
La presenza di Cristo in mezzo al suo popolo può essere così caratterizzata:
- quando la morte sarà avvenuta (Pasqua storica del NT) Egli tornerà di
nuovo a spezzare il pane con i suoi come capofamiglia e a porgere il calice del
ringraziamento”
- e apparirà come autodonazione (Corpo e Sangue = la persona vivente)
- percepibile nello Spirito.
Si tratta di una presenza in tensione escatologica (“donec veniat”).
3.1. RELAZIONE TRA CENA DEL SIGNORE E PASQUA STORICA DI CRISTO

Il significato e il valore di tutto quello che Cristo ha fatto nell’ultima Cena


(sostituzione del pane benedetto con il suo Corpo “sacrificato” e del vino con il suo
Sangue ..) e del contesto in cui è stata celebrata l’ultima Cena ( alla “vigilia della sua
passione”, atmosfera di addio, ecc) si comprendono solo alla luce del fatto pasquale
del NT.
Per Cristo infatti la Pasqua ha rapporto diretto:
- non con il rito pasquale (Cena)
- ma con l’avvenimento di cui il rito è portatore
Per Gesù la Pasqua e la sua morte formano un’unica realtà in cui la Pasqua – figura
trova il suo compimento

4. LA “CENA DEL SIGNORE” O MESSA: PRESENZA, SINO ALLA FINE DEI SECOLI, DEL TRANSITO DI CRISTO DA
QUESTO MONDO AL PADRE

Visto il rapporto esistente tra:


- fatto pasquale (Esodo e Cristo)
- rito pasquale (Cena ebraica e Cena del Signore)
la Messa (Cena del Signore = Rito) è il “sacramento del mistero pasquale di
Cristo”. Paolo: “annunzio della morte del Signore finché Egli venga”; “sacramento
della morte di Cristo”.

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