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L’Impero Tedesco

Nascita ed affermazione.
A cura di Vincenzo Parisi, II D.
La Prussia dopo il 1848
Nel 1850, mediante il trattato di Olmütz con la Prussia,
l’Austria era sembrata risolvere a proprio favore la vecchia
questione dell’egemonia sulla Confederazione germanica,
ricostruita sulle medesime basi del passato. Lo stesso regno di
Prussia non si era sottratto alla svolta reazionaria che aveva
fatto seguito in tutta Europa alle vicende del 1848.

Il re Federico Guglielmo IV, continuò a fondare il proprio


potere sull’appoggio dei grandi signori dell’Est, gli Funker,
i quali recuperarono tutti i loro privilegi e continuarono a
costituire i quadri del forte esercito Prussiano.
Federico Guglielmo IV aveva rifiutato il titolo
di imperatore di Germania, offertogli
dall’assemblea di Francoforte.
Qui è ritratto in una fotografia del 1847.
Tradizionalista e autoritaria nei suoi Stati, la monarchia
prussiana non aveva tuttavia abbandonato l’idea di poter
esercitare una funzione nazionale assai meglio dell’Impero
Asburgico. L’unificazione nazionale era in prevalenza concepita
come la formazione di un potente Stato di stirpe e lingua
tedesca, non necessariamente fondato sul principio della
volontà popolare.

Tuttavia, una pur vasta minoranza di sudditi degli Stati


tedeschi si percepiva sempre più come un unico popolo dagli
interessi almeno in parte comuni, grazie ad una discreta
alfabetizzazione, politicizzazione, eredità di canti popolari e
altri prodotti culturali di grande diffusione. Philipp Veit (1793-1877), Personificazione
della Germania, 1848.
Norimberga, Germanische
Nationalmuseum.
L’Inno Tedesco
Il Deutschlandlied, ossia “Il Canto dei Tedeschi” è una
composizione di F. J. Haydn del 1797, originariamente
concepita come inno all’imperatore d’Austria Francesco
II d’Asburgo, che recitava “Gott erhalte Franz den
Kaiser”, “Dio Protegga l’imperatore Francesco”.

La musica divenne comunque nota in tutto l’ambiente


germanico, tanto da sorreggere svariati testi ed entrare
nell’immaginario collettivo tipicamente popolare. Il
brano fu per lungo tempo l'inno del movimento tedesco
per l'unificazione, e lo stesso Haydn vi compose delle
variazioni nel Quartetto d’archi op.76 no.3 in Do
Il manoscritto autografo di Haydn, 1797. Maggiore, Hob.III:77.
I Strofa (1): Traduzione letterale:
«Deutschland, Deutschland über alles, «Germania, Germania,
über alles in der Welt, al di sopra di tutto
wenn es stets zum Schutz und Trutze al di sopra di tutto nel mondo,
brüderlich zusammenhält. purché per protezione e difesa
Von der Maas bis an die Memel, si riunisca fraternamente.
von der Etsch bis an den Belt: Dalla Mosa fino al Memel
Deutschland, Deutschland über alles, dall'Adige fino al Belt:
über alles in der Welt.» Germania, Germania,
al di sopra di tutto
al di sopra di tutto nel mondo.»

Franz Joseph Haydn


(1732-1809).

(1) La prima e la seconda strofa sono state caricate di


un’errata interpretazione, durante il periodo nazista.
Oggi viene intonata solo la terza strofa.
Lo Sviluppo industriale della Prussia e la sua
superiorità economica.
La Prussia non solo era lo Stato più Possedeva
esteso della Confederazione la più ricca
germanica, ma in questo periodo aveva rete di
affermato il proprio predominio ferrovie
(3000 - Pilastro
economico, grazie ad un rapido 11.000 km). dell’unione
sviluppo industriale. doganale
Principali
tedesca
zone
minerarie ed (Zollverein).
Aveva i due
industriali.
terzi dei
Prussia lavoratori
dell’industria
di tutta la
Germania.
Incremento della produzione di
ghisa e carbone e sviluppo della rete
ferroviaria in Gran Bretagna,
Germania e Francia fra 1869 e
1873.
Guglielmo I e l’esercito prussiano
L’idea di una Germania unificata sotto la propria dinastia era
fatta per piacere al successore di Federico Guglielmo IV,
Guglielmo I, reggente dal 1858 e re di Prussia dal 1861.
Legato agli ambienti militari e convinto che fosse l’esercito
la vera garanzia della potenza prussiana, egli si adoperò
subito per rafforzarlo e modernizzarlo.

Di fronte all’opposizione del Parlamento alle nuove spese


militari, Guglielmo non esitò a imporsi d’autorità chiamando
al cancellierato l’uomo che doveva realizzare il grande
disegno di una Germania unita, destinata a diventare in un
decennio la potenza dell’Europa continentale: Otto von
Bismarck (1862-1890). Fotografia di Guglielmo I
Hohenzollern, 1884.
Bismarck… e i suoi programmi
Il programma con il quale assunse il cancellierato
non lasciava dubbi:

«La Germania guarda alla Prussia non per il suo liberalismo,


ma per la sua potenza [...] Le frontiere del Regno prussiano,
quali le ha fissate il congresso di Vienna, non si prestano a una
sana vita politica; non è con i voti e i discorsi che si risolvono i
grandi problemi - come credettero gli uomini del 1848-1849, e
questo fu il loro errore - ma con il ferro e il sangue».

La sua fu espressamente una politica di potenza, che


accompagnò a una costante azione diplomatica volta a isolare i
Otto von Bismarck, fotografia del 1871
futuri avversari.
colorata in tempi moderni.
Il processo dell’unificazione tedesca sotto la guida
bismarckiana si svolse in tre tappe fondamentali:

1863 1866 1870

Scontro Danese Guerra austro-prussiana Guerra franco-prussiana


La questione dei ducati danesi
Nel 1863 scoppiò la questione dei ducati danesi (Schleswig,
Holstein e Lauenburg) posseduti a titolo personale dal re di
1863 La causa
Danimarca, ma facenti parte gli ultimi due della iniziale.
Confederazione germanica ed abitati tutti da una popolazione a
maggioranza tedesca. Il tentativo del re danese di annettere lo
Schleswig offrì a Bismarck l’occasione per un intervento
1864 Vittoria
militare, nel quale ottenne di avere come alleata l’Austria.
Austro-Prussiana.

La rapida vittoria austro-prussiana (1864) ottenuta tra


l’indifferenza o l’impotenza dell’Europa, permise ai due
Spartizione dei ducati
maggiori Stati tedeschi di spartirsi i ducati danesi (1865); ma 1865
e nuovi contrasti tra
nello stesso tempo creò un nuovo punto di frizione tra Prussia Austria e Prussia.
e Austria, come appunto voleva Bismarck.
La guerra austro-prussiana.

Prima di sferrare all’avversario austriaco il colpo


decisivo, Bismarck s’impegnò in una frenetica
attività diplomatica.
Assicuratasi la neutralità inglese e russa, cercò di
coprirsi le spalle prendendo personalmente contatti
con Napoleone III; infine si alleò con il Regno
d’Italia, promettendo il Veneto in caso di vittoria.

La battaglia di Königgrätz fu una dellle battaglie


decisive della guerra Austro-Prussiana.
Inchiostrazione a china, 1866.
Georg Bleibtreu, Battaglia
di Sadowa.
Olio su tela, 1869.

Contro ogni aspettativa, lo scontro austro-prussiano, innescato dai contrasti


sull’amministrazione dei ducati danesi, fu brevissimo. L’esercito prussiano, dotato di un
armamento modernissimo (fucili a retrocarica, artiglierie pesanti), rapido nei movimenti
grazie all’uso delle ferrovie, ben coordinato mediante le linee telegrafiche:

❖ Debellò senza fatica le truppe della Baviera e dell’Hannover alleati degli austriaci.
❖ Penetrò in Boemia e nel giro di un mese inflisse all’Austria una sconfitta presso
Sadowa (1866), che fece epoca.
I Fucili a “retrocarica”
Il fucile ad ago venne inventato dal prussiano Johann
Niklaus von Dreyse (1787- 1868). L'arma fu
perfezionata per molti anni e solo nel 1841 venne
acquistata in 60.000 esemplari dall'esercito prussiano.
Esse rimasero nascoste nell'arsenale di Berlino fino ai
moti del 1848, forse per ragioni di segretezza. Comunque
solo nel 1866 venne riconosciuto come un valido
sistema di arma a retrocarica.

Per la carica si apriva l'otturatore e si inseriva la cartuccia


nella camera; chiudendo l'otturatore veniva compressa la
molla dell'ago e l'arma era pronta per lo sparo.
La Pace di Praga

L’Impero asburgico, nonostante i successi ottenuti sul fronte


italiano, fu costretto a firmare la Pace di Praga.

Non si trattò di una pace punitiva per l’Austria, che


perse solo l’Holstein ceduto alla Prussia e il Veneto, offerto
a Napoleone perchè lo cedesse all’Italia: ma segnò la
dissoluzione della Confederazione tedesca, l’espulsione
da essa dell’Austria e la sanzione dell’incontrastato
predominio della Prussia in Germania.

Comunicazione telegrafica
della cessione del Veneto da
parte dell’Austria.
Cartina geografica
esplicativa, necessaria per
comprendere i successivi
avvenimenti storici.
Il nuovo assetto della Germania

La Prussia infatti annetteva direttamente l’Hannover,


l’Assia-Cassel, il Nassau e la città libera di Francoforte,
acquistando 4 milioni di nuovi abitanti; inoltre diventava lo
Stato dominante di una Confederazione della Germania del
Nord, comprendente ventidue Stati, presieduta dal re di Prussia.

Tributari di tale Confederazione risultavano ormai anche gli


Stati della Germania meridionale, tradizionalmente amici
dell’Austria e rimasti solo formalmente indipendenti: Baden,
Württemberg e Baviera.
Bandiera prussiana
dal 1701 al 1871.
Le conseguenze della vittoria prussiana

I successi di Bismarck erano andati oltre le attese.


La costituzione di un potente Stato germanico nel
centro dell’Europa non era più in alcun modo una
questione nazionale tedesca, perchè metteva in
discussione l’intero equilibrio europeo e suscitava i
secolari timori della Francia, riaprendo un problema
che sembrava chiuso dall’epoca della pace di Westfalia
(1648).
Carta geografica della Prussia risalente al 1860.
Dal modo in cui il disegno bismarckiano si stava realizzando,
risultava evidente che il processo di formazione dello Stato
nazionale tedesco portava direttamente a uno scontro
decisivo per l’egemonia dell’Europa continentale. Infatti
la terza tappa del cammino bismarckiano fu la guerra contro
la Francia. In un sol colpo la Germania non solo si sarebbe
costituita in Stato nazionale, ma avrebbe valicato i confini
occidentali e assunto il ruolo di potenza imperiale.

Vignetta politica che mostra Otto von


Bismarck agire come un burattinaio,
controllando gli imperatori di Austria,
Germania e Russia.
La guerra franco-prussiana: Le
incertezze di Napoleone III

L’atteggiamento di Napoleone III durante la


guerra austro-prussiana era stato improntato
all’incertezza e all’inerzia, suscitando le ire di chi,
come il vecchio liberale Thiers, aveva
pubblicamente ricordato che:

«il più grande principio della politica europea è


che la Germania sia composta di Stati indipendenti,
legati tra loro da un semplice legame federativo»

Franz Xavier Winterhalter, Ritratto di Napoleone


III, 1855, olio su tela. Roma, Museo Napoleonico.
In seguito, preoccupato da un’opinione pubblica insieme delusa e
allarmata, l’imperatore dei francesi perseguì vani progetti di
annessione della riva sinistra del Reno, del Belgio, del Lussemburgo,
che gli valsero solo nuove inimicizie internazionali.

Veduta di Parigi
attorno al 1860.
Litografia.
La questione spagnola

D’altra parte Bismarck, convinto della ineluttabilità di


«una guerra nazionale contro il popolo vicino, nostro
secolare aggressore», accelerava i tempi del
rafforzamento militare al ritmo di 100 mila nuovi
soldati all’anno.

Egli sapeva, peraltro, che l’Europa non avrebbe


ammesso un aperto attacco alla Francia e fece di tutto
per apparire l’aggredito, proprio come Cavour nel
1859 nei riguardi dell’Austria. L’occasione gli fu offerta
dal problema della successione spagnola. La “Gloriosa rivoluzione” spagnola del 1868.
Le tendenze divenute apertamente autoritarie della regina
Isabella (1833-1868), assecondata dal generale Narvàez,
avevano provocato nel 1868 in Spagna una rivoluzione a
sfondo borghese e liberale, che aveva cacciato la regina,
chiamato al potere un suo ex favorito Serrano, indetto
elezioni e introdotta una nuova costituzione (1869).

Le elezioni si erano concluse a favore del regime


monarchico, ma con la richiesta di una diversa dinastia.

Isabella II di Spagna.
Fotografia di J. Laurent.
Isabella II viene esiliata.
Dopo un governo
provvisorio, si cerca un
Il generale Prim aveva allora offerto il trono a Leopoldo valido monarca.
di Hohenzollern, cugino del re di Prussia. La minaccia di
trovarsi stretta, come nel ‘500, tra due regni appartenenti
alla stessa famiglia (allora gli Asburgo, ora gli
La scelta ricade su
Hohenzollern) indusse la Francia a chiedere duramente a Leopoldo di Hohenzollern,
Leopoldo di rinunciare alla sua candidatura. ma questi rifiuta per
pressione della Francia.
Egli acconsentì, cedendo il passo a un membro della casa
regnante italiana, Amedeo, duca d’Aosta, re di Spagna
dal 1871 al 1873.
Il duca d’Aosta Amedeo
di Savoia-Aosta sale al
trono spagnolo nel 1871.
Il telegramma di Ems

Il notevole successo di Napoleone III imbaldanzì


eccessivamente il partito di corte e le correnti politiche
francesi che pretendevano da tempo l’umiliazione di
Guglielmo I e di Bismarck, anche a rischio di uno scontro
militare. Alla richiesta ultimativa, fatta dall’ambasciatore
francese al re di Prussia, di impegnarsi anche per il futuro a
non turbare l’equilibrio europeo, Guglielmo rispose con un
rifiuto diplomaticamente ben motivato.

Una copia in bianco e nero del testo modificato


del dispaccio di Ems.
Ma Bismarck in persona intervenne sul testo del dispaccio, un
telegramma spedito da Ems, dandone una versione molto
abbreviata che suonava aperta offesa e minaccia per la Francia.
“Dopo che le notizie della rinuncia del Principe ereditario di
Hohenzollern sono state annunciate ufficialmente al
governo imperiale francese da quello reale spagnolo,
l’ambasciatore francese in Ems ha richiesto ancora sua Maestà il
Re di autorizzarlo a telegrafare a Parigi che sua Maestà si
impegnava per tutto il tempo a venire a non dare giammai il
suo consenso qualora gli Hohenzollern ritornassero alla loro
candidatura. Sua Maestà il Re ha ricusato di ricevere
ancora l’ambasciatore francese e ha fatto dire per mezzo del suo
aiutante che non aveva più nulla da comunicare Guglielmo I (a sinistra) e il
conte Benedetti a Ems.
all’ambasciatore”
La guerra franco-prussiana

Il 19 luglio 1870 la guerra alla Prussia venne dichiarata.


La guerra di movimento imposta dalle truppe tedesche,
sotto la guida di Moltke, vide una serie di sconfitte
francesi, culminate il 2 settembre 1870 con la battaglia
di Sedan.

La cattura dello stesso imperatore e il crollo del suo


regime, sembrarono restituire per qualche mese al nuovo
governo repubblicano, insediatosi a Tours sotto la
Anonimo, Attacco della cavalleria francese nella guerra presidenza provvisoria di Gambetta, una rinnovata
franco-prussiana.
volontà di lotta.
Ma nonostante l’eroica resistenza di Parigi assediata
e ormai ridotta alla fame, e alcuni successi militari, tra
cui quello ottenuto a Digione da un corpo di volontari
italiani accorsi al seguito di Garibaldi, la nuova
Assemblea nazionale, riunita a Bordeaux, incaricò
Thiers, eletto capo del governo, di trattare la pace.

Ernest Meissonier, Assedio di Parigi. Olio su tela, 1870.


La pace di Francoforte
La pace fu firmata a Francoforte nel maggio 1871.
Le sue clausole prevedevano l’annessione alla Germania dell’Alsazia e
della Lorena del Nord, il pagamento da parte francese di una fortissima
indennità di guerra in tre anni e la presenza di truppe germaniche sul suolo
francese per lo stesso periodo.

A Bismarck viene consegnata


la resa di Napoleone III.
Particolare di un dipinto di
Carl Steffeck, 1884.
Salto nella letteratura

Nel 1870, emerge il genio poetico di Arthur Rimbaud


(1854-1891). Vedendo il suo paese natale devastato dalla
guerra, egli scrive un testo polemico-satirico, criticando
fortemente l’opposizione prussiana.

S’intitola Le Rêve de Bismarck, ed è un racconto


antiprussiano che Rimbaud, sotto lo pseudonimo di Jean
Baudry, pubblica su “Le Progrès des Ardennes”, rivista
fondata l’8 novembre di quell’anno dal fotografo Émile
Jacoby e durata meno di un anno.
Arthur Rimbaud in una fotografia del
1871.
Un estratto dal testo:
***
Bismarck medita, toh! Un grosso punto nero sembra fermare l’indice guizzante.
È Parigi.
Allora, la piccola unghia cattiva riga, riga la carta, qui, là, con rabbia, per
fermarsi infine… Il dito resta là, piegato a metà, immobile.

Parigi, Parigi! — E il buon uomo ha tanto sognato ad occhi aperti che,


dolcemente, la sonnolenza si impadronisce di lui: la fronte si piega sulla carta;
macchinalmente, il fornello della pipa sfuggita alle labbra si abbatte sullo
sgradevole punto nero…

Oh, povero! Abbandonando la misera testa, il naso, il naso di Otto von


Bismarck, è affondato nel fornello ardente! Oh, povero! Povero! Nel fornello
incandescente della pipa!…, oh, povero! Il suo indice era su Parigi!... Il sogno
glorioso è finito!
Le conseguenze della guerra

Le conseguenze della guerra franco-prussiana furono


ben più vaste dell’annessione tedesca dell’Aslazia e
della Lorena, benchè quella stessa annessione, operata
senza interrogare in alcun modo le popolazioni
interessate, stesse a dimostrare come il principio di
nazionalità si fosse subito trasformato nella logica
della potenza e della conquista di frontiere ritenute più
vantaggiose.
Bismarck dopo la battaglia di Sedan vinta dai
prussiani. Wilhelm Camphausen, 1878, Archvio
di Stato centrale di Sofia.
Per l’immediato la guerra del
1870-1871 provocò:

La nascita dell’Impero L’esplosione nella capitale


tedesco (Reich), francese di un movimento L’acquisizione di
proclamato il 18 gennaio rivoluzionario, animato dalla Roma (non più difesa
1871, comprendente sia i volontà di resistenza dalle truppe né dalla
territori della patriottica contro gli eserciti diplomazia francese)
Confederazione della tedeschi ma contraddistinto da parte dell’Italia
Germania del Nord, sia da un programma socialista e (20 settembre 1870), e
gli Stati tedeschi del da una netta avversione al la sua proclamazione
Sud che i nuovi nuovo regime francese: la a capitale del regno.
territori acquisiti. Comune di Parigi.
Lo Spostamento dell’equilibrio europeo

Per il futuro, la guerra franco-prussiana sanciva un


profondo spostamento dell’equilibrio europeo a
favore del nuovo Impero tedesco e a svantaggio della
Francia: il primo in grado di esercitare una funzione di
arbitro e di rinsaldare i propri legami con la Russia,
l’Italia e la stessa Austria; la seconda percorsa da una
grave crisi interna e più che mai isolata sul piano
internazionale.

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