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I nuovi paradigmi dell’educazione

I bambini rappresentano il futuro potenziale della comunità umana e la loro educazione influisce in
maniera determinante sul destino dell’intero sistema sociale

Coloro che detengono il potere sanno bene quanto sia più facile plasmare una mente vergine fin dalla
tenera età, piuttosto che manipolare una personalità già formata: è per questo che il nostro sistema
d’istruzione pubblica ha l’effetto di preparare i bambini a conformarsi al vigente modello
sociale, mancando di perseguire – nella pratica, non certo sulla carta bollata piena di buone intenzioni –
lo scopo ultimo dell’educazione, che è quello di assistere ed accompagnare i bambini nel ricercare,
individuare, coltivare e perfezionare i propri talenti ed incoraggiarne la libera espressione al servizio
della collettività.

Questo valido principio pedagogico, ben noto a livello teorico accademico, sul piano dell’attuazione
pratica trova ostacoli insormontabili, poiché il sistema scolastico pubblico risponde ai governi nazionali
i quali, fingendo di deliberare in linea con i più alti valori umanistici, culturali, etici ed
antropologici, rispondono di fatto agli interessi delle grandi corporation private che muovono
l’economia mondiale.
In sostanza, nel mondo dell’istruzione si lavora ufficialmente per promuovere la crescita umana e lo
sviluppo dell’unicità individuale per infondere nella società linfa eterogenea e rinnovata, ma il risultato
a lungo termine è quello di indurre dall’esterno una pericolosa omologazione a danno delle diversità
individuali e di favorire un appiattimento standardizzato dell’Essere in divenire e un impoverimento
delle coscienze.

Questa depauperazione del potenziale umano si fa tanto più marcata quanto più si avanza nel curriculum
scolastico: se è ancora a livelli dignitosamente accettabili durante la Scuola dell’Infanzia (3-6 anni),
cresce pesantemente negli anni della Scuola Primaria (6-11 anni) e della Scuola Secondaria
Inferiore (11-14 anni) ; dopo i quali non rimane che da raccogliere i cocci delle disorientate personalità
[1]

pre-adolescenti e riempirne la mente con le informazioni stereotipe che necessitano al sistema per auto-
perpetuarsi, cosa che avviene negli stadi finali dell’istruzione, cioè alla Scuola Secondaria
Superiore (14-19 anni) e all’Università.
È un fatto assodato che, nei primi anni dell’istruzione obbligatoria, i bambini non vedano l’ora di andare
a scuola, mentre negli ultimi anni gli studenti non vedano l’ora di marinarla. Anno dopo anno, il calo
dell’entusiasmo, della curiosità e del desiderio di imparare, e il crescente diffuso senso di frustrazione e
insoddisfazione sono segni che qualcosa non funziona a livello profondo.
Quest’articolo è dedicato in special modo alla fascia d’età compresa fra i 6 e i 14 anni, quella più fragile
ed esposta ai rischi di un’istruzione pensata e realizzata in modo obsoleto e inadeguato. Contiene anche
alcuni video fortemente interallacciati al testo, che vale davvero la pena prendersi il tempo di vedere.

[1] Le scuole dell’Infanzia, Primaria e Secondaria Inferiore sono rispettivamente le ex scuole Materna, Elementare e
Media, tanto per riesumare la terminologia mandata in pensione nel 2003 dalla Riforma Moratti.

1. IL PASSATO – La storia dell’istruzione pubblica

Questa connotazione omologante, finalizzata a sacrificare la preziosa e ricca eterogeneità delle


vocazioni umane individuali e l’intima e delicata coltivazione dei talenti sull’altare di una necessità
collettivaeteronoma strutturata in ruoli, mansioni e funzioni, appartiene ai geni del sistema centralizzato
d’istruzione – cioè quello obbligatorio, gratuito e a carico dello Stato – fin dal primo momento in cui
nacque nel XIX secolo.
Allora, il suo scopo dichiarato era quello di preparare i fanciulli al loro futuro quasi sicuro impiego
come operai e manovali nelle fabbriche, una mansione richiestissima dai fulcri operativi di un sistema
economico nel pieno dell’era industriale.

Quali erano le caratteristiche comportamentali e caratteriali che permettevano ai bambini di adattarsi


prima e meglio al loro futuro lavoro in catena di montaggio – quelle stesse caratteristiche che la
pubblica istruzione aveva pianificato di garantire?

 Capacità di stare in silenzio il più a lungo possibile;


 Capacità di non distrarsi dall’attività, evitando di parlare con i colleghi di reparto;
 Capacità di rimanere fermi in posizione statica il più a lungo possibile;
 Capacità di ripetere sistematicamente le stesse operazioni mentali e manuali;
 Capacità di effettuare rapidi cambi di turno;
 Capacità di obbedire prontamente senza discutere agli ordini dei capi-reparto.
Tutte queste caratteristiche sono ancora rintracciabili, adeguatamente trasposte e riadattate al nostro
moderno contesto socioculturale, nel concetto diffuso che abbiamo oggi dell’istruzione. Sono talmente
radicate nell’inconscio collettivo che, neanche a distanza di secoli, si palesa con la giusta evidenza la
lorodisfunzionalità. Ecco un elenco che dimostra come, nel tempo, queste caratteristiche si siano
trasformate e siano permaste al livello di canoni indiscussi, nonostante una palese anacronia:
 L’atomizzazione dei discenti, ovvero la promozione di attività individuali a scapito di quelle
collettive, genera separazione e competizione invece che promuovere la collaborazione e il lavoro
di gruppo;
 Il sistema di votazione abitua i bambini ad essere giudicati in base al loro rendimento e, tramite
il sistema premio-punizione, li incentiva ad indirizzare le loro energie verso le sole attività
esternamente proposte o imposte;
 La dimensione corporea è completamente snobbata come strumento di apprendimento. Stare
immobili per diverse ore sui banchi di scuola fa calare l’energia vitale e l’attenzione, imbriglia lo
spirito d’iniziativa autonoma e rende la mente docilmente inattiva, pronta ad essere plasmata più
facilmente;
 La lezione frontale – ossia quella dove il docente parla e i bambini ascoltano, rinforzata anche
dalla disposizione spaziale oppositiva di banchi e cattedra – è gerarchicamente fondata [rapporto
Uno → Molti] e inefficace per la socializzazione, la valorizzazione e lo scambio delle idee
personali dei bambini [rapporto Molti → Molti];
 La creatività è relegata al ruolo di comprimaria: le materie scolastiche sono divise fra quelle
utili al sistema (matematica, italiano, scienze, ecc. che stimolano l’emisfero cerebrale sinistro) e
quelle considerate, nei casi migliori, di svago e intrattenimento (musica, danza, pittura, ecc. che
stimolano l’emisfero destro). Guarda caso, le arti sono le discipline che favoriscono
maggiormente l’espressione individuale;
 La temporizzazione delle attività (come il suono della campanella, introdotto in origine per
assuefare alle turnazioni delle fabbriche) a lungo andare aliena dal bambino la voglia sincronica
di scoprire, esplorare e conoscere autonomamente il mondo.

Analizzando corsi e ricorsi storici, il pedagogista di fama mondiale prof. Sir Kenneth Robinson spiega
in maniera esemplare nel prossimo video perché oggi sia quantomai urgente cambiare i paradigmi
dell’educazione.

Cambiare i paradigmi dell’educazione

2. IL PRESENTE – A scuola oggi

Mentre i bambini e la società stanno cambiando sempre più rapidamente, il sistema educativo preposto
ad interfacciarli sembra stagnare nei vecchi paradigmi: a farne le spese, oltre ai fanciulli, sono anche
insegnanti e genitori.

Gli insegnanti

Oggi, quello l’insegnante nella scuola dell’obbligo – specialmente nella fascia d’età dai
6 ai 14 anni – è davvero un mestiere difficile, frustrante, logorante e a volte ingrato, perché il valore
aggiunto e l’impegno che si trasmettono ai bambini sotto forma di passione ed amore non trovano
riconoscimenti istituzionali. Spesso, dopo aver constatato l’inadeguatezza dei propri studi magistrali
nell’interpretare ed approcciare la reale e complessa situazione del gruppo, non rimane altro che
ricorrere alla propria esperienza e sensibilità umane, sperando che siano sufficienti.

L’intera classe docente si trova fra due fuochi: da un lato, è obbligata per contratto a portare a
compimento le pressanti direttive ministeriali sempre più avviate a confondere la formazione umana
con la in-formazione nozionistica e la con-formazione generalizzata (vista l’imperante standardizzazione
dei curricula), trascurando i valori base di una cultura umana antropologicamente fondata sull’unicità
dell’essere; dall’altra, si trova di fronte orde di bambini che non ne possono più di stare fermi su una
sedia ad ascoltare e che reclamano a gran voce il diritto di libera espressione.

I bambini
I bambini di oggi necessitano di un profondo ascolto empatico delle proprie esigenze e
dei propri pensieri: sono consapevoli di avere, anche loro, molte cose importanti da dire. Sono
espressione di una coscienza globale in rapida evoluzione, hanno maggiori livelli di energia corporea e
mentale che mal si adattano all’inedia fisica posta come condizione all’apprendimento, come la
vorrebbe il sistema scolastico. La loro vita interiore è molto intensa, tanto da mal sopportare
un’istruzione vecchio stampo, che li presuppone alla stregua di contenitori vuoti da riempire.

D’altra parte, quelli maggiormente esposti alla corruzione del sistema sociale, sono sensorialmente
sovrastimolati ed imbottiti di alimenti sbagliati a base di zuccheri e grassi, che aggravano ancor di più la
loro naturale iperattività. Nei casi limite, arrivano ad essere considerati affetti da una nuova malattia
neurologica, la ADHD – Sindrome da Deficit di Attenzione e Iperattività, specialmente quando la loro
condizione si scontra con un sistema educativo elaborato due secoli prima e basato sull’abbattimento e
l’imbrigliamento dell’energia fisica che – non va mai dimenticato – nei bambini corrisponde
indistintamente all’energia vitale, psichica e mentale . [2]

I genitori

Se siete particolarmente attenti e sensibili nel vostro ruolo di genitori e avete capito che
nell’attuale sistema sociale c’è qualcosa che non va, uno dei maggiori problemi che probabilmente
starete affrontando è quello di conciliare l’esigenza di relazione, comunicazione e socializzazione del
vostro bambino con i compagni, con l’esigenza di proteggerlo dai primi tentativi di corruzione
dell’imperante modello sociale, che opera attraverso la longa manus dei mass-media e del sistema
scolastico pubblico.
Per fare un esempio molto pratico, se a casa seguite un’alimentazione sana ed equilibrata, povera di
grassi e priva di zucchero bianco, mettete in conto che vostro figlio a scuola dovrà confrontarsi con
merendine e dolciumi industriali, una volta assaggiate le quali sarà difficile tornare indietro senza
conoscere il sentimento della privazione. Lo stesso dicasi se a casa incoraggiate i giochi all’aria aperta o
giochi basati sulla creatività: prima o poi vostro figlio si troverà di fronte il compagno che parla
entusiasticamente del suo ultimo modello di console per videogames. Questo ed altro fa del genitore
risvegliato forse il ruolo più difficile e delicato che possa esistere oggi.

3. IL FUTURO – Il nuovo paradigma educativo

Dopo aver fotografato brevemente la situazione odierna, è tempo di enunciare il nuovo paradigma su cui
l’educazione del futuro dovrà plasmarsi per ottemperare nei fatti – e non soltanto sulla carta – alla sua
funzione di assistenza nel sano sviluppo dell’essere umano.
Affinché quanto segue non sia confuso con un’utopica visionarietà, va premesso che TUTTI – e lo
ripetiamo ancora, TUTTI – gli  enunciati e i modelli pedagogici descritti a seguito sono già oggi delle
realtà d’avanguardia concrete ed operative, conosciute e/o fruibili però solo da una piccola porzione di
utenza. Nel mondo che verrà, si estenderanno ed andranno a costituire lo standard educativo, quando i
vecchi paradigmi collasseranno inevitabilmente per manifesta inadeguatezza al nuovo e più alto livello
di coscienza che sarà espresso dai bambini e dall’umanità nel prossimo futuro.

Dall’Istruzione all’Educazione

La parola ‘educare’ viene dal latino e-ducere e significa “tirar fuori” il potenziale interno di una
persona, valorizzandone gli specifici talenti individuali. La parola ‘istruire’ significa trasmettere dentro
qualcuno un’informazione esterna, in modo che sia compresa e memorizzata. Etimologicamente, c’è
dunque un abisso fra “educazione” ed “istruzione”, termini che richiamano direzioni opposte nel
processo di sviluppo.
Nella visione tradizionale ancora condivisa ed imperante, “insegnare” è sinonimo di “travasare” delle
informazioni da un soggetto attivo – il docente – ad un soggetto passivo – il discente, considerato alla
stregua di un vaso vuoto da riempire o foglio bianco su cui scrivere. I bambini di oggi non sono più
disposti a prestarsi a questa pratica alienante.

Già oggi e sempre di più in futuro, si esigerà un approccio diametralmente opposto, in cui i fanciulli
siano considerati soggetti attivi capaci di elaborare e costruire autonomamente le proprie competenze e
dotati di potenzialità di autoregolazione. La figura adulta di riferimento abbandonerà il ruolo
trasmissivo e passerà ad un ruolo supportivo, progettando situazioni esperienziali, catalizzando
l’apprendimento e motivando i piccoli ad essere attivi protagonisti e non soltanto fruitori passivi.
L’uniformità metodologica cederà il passo alla variegazione dei percorsi, centrati e costruiti attorno ad
ognuno di loro. Man mano che ci allineeremo sempre di più a questo principio, nella a fascia scolare
critica la tradizionale convinzione che l’apprendimento avvenga a partire da una solida base teorica che
trova verifica in una successiva esperienza pratica sarà destinata a segnare il passo: sarà la condivisione
dell’esperienza e non più la sola trasmissione di informazioni l’epocale spostamento di paradigma che
porrà l’essere umano di nuovo al centro della sua espressione e della sua crescita.

Recupero della Dimensione Sincronica


Del resto, l’antropologia insegna che l’apprendimento, lungo il cammino evolutivo dell’uomo, è sempre
dipeso dall’esperienza di vita, la nostra millenaria Maestra che ha stimolato senza soluzione di
continuità, in ogni essere umano, congetture, astrazioni e generalizzazioni di principi, in maniera
assolutamente indipendente dall’esistenza o meno di contesti scolastici dove “imparare” sia qualcosa di
programmaticamente organizzato.

I bambini, sempre sincronicamente centrati nel qui e ora, imparano, si formano e si trasformano ogni
istante della loro vita, scuola o non scuola. Costringerli a stare rinchiusi nello stesso posto, negli stessi
orari, con le stesse persone per 200 giorni all’anno equivale a dare un calcio all’imprevedibiltà degli
eventi, significa disgiungere l’astronave-scuola dal flusso eterno della vita e far prevalere la dimensione
causale del kronos rispetto a quella sincronica del kairos.
Già oggi, i pedagogisti più illuminati riconoscono come una delle doti da coltivare in un insegnante sia
la capacità di deviare da percorsi standard prestabiliti e di lasciare che il flow degli interventi dei
bambini e degli eventi esterni possa portare la lezione verso argomenti non prevedibili a priori (ad
esempio, iniziare una lezione sugli insetti dopo che l’attenzione dei bambini sia stata catturata da una
mosca accidentalmente entrata in aula). Questa dote sarà sempre più una qualità apprezzata e necessaria
in futuro, quando ogni essere umano avrà sviluppato la capacità di essere, vivere ed apprendere nel qui
ed ora, riconnettendosi sincronicamente al flusso della vita: questo sarà il vero ritorno alla Maestra
Unica.

Dal Sapere all’Essere

Comunemente si pensa che la competenza di un insegnante accresca man mano che si sale di grado
negli ordini dell’istruzione: ad esempio, quella un professore universitario è ritenuta una qualifica più
prestigiosa di quella di un’insegnante della Scuola dell’Infanzia (troppo diffusamente considerata poco
più che una balia): del resto, basta confrontare gli stipendi per prenderne atto.

In Finlandia, probabilmente lo Stato più all’avanguardia in Europa nel modello pedagogico, questa
piramide dei valori è letteralmente capovolta sottosopra: si pensa che quanto più i bambini siano
piccoli, tanto più siano fragili ed esposti agli errori umani: dunque, le figure preposte all’educazione
delle prime fasce d’età (3-6 anni) devono sottoporsi ad un rigoroso training professionale che sviluppa
delle competenze complesse e olistiche in molti campi, con conseguenze anche sul piano della
retribuzione economica.
Il motivo? È semplice:  viene riconosciuto il valore educativo insito in ogni atto di relazione umana,
in quanto azione che trasforma l’essere corporeo, emotivo e mentale. Che sia indotta o autonoma,
cosciente o subliminale, casuale o ricercata, la relazione fra le persone è di per sé un atto di
trasformazione che deve responsabilizzarci ogni qualvolta entriamo in contatto con gli altri, in modo
speciale con i bambini. Non basta più il sapere, prima di relazionarsi professionalmente con i più
piccoli occorre plasmare il proprio essere in maniera profonda.
Si vede bene come, in questa concezione, la figura che sta agli antipodi – quella del professore
universitario – fra tutte è quella a cui è richiesta, dal punto vista umano, la minor competenza
relazionale , ed è quella che di fatto è più facilmente sostituibile con un libro di testo o un supporto
[3]

informatico automatizzato.
Per troppo tempo la mente umana è stata frazionata dall’integrità dell’essere e sfruttata separatamente
come risorsa d’utilità per un fine eteronomo, con la stessa logica con cui si sfruttano risorse ambientali,
materiali e finanziarie per il business del sistema. È tempo che la mente umana si ricongiunga al resto
della personalità, per una nuova educazione finalmente focalizzata sulla crescita integrale dell’essere,
non soltanto del sapere.
[3] Per contro, gli è richiesta la massima competenza informazionale.

Recupero della Corporeità nell’apprendimento

Il ripristino dell’integralità dell’essere nell’educazione non può ovviamente prescindere dal recupero
della dimensione corporea. Il prof. Edwin Gordon, un grande personalità del campo della pedagogia
mondiale, sostiene che: ”Il corpo sa prima che la mente conosca.” Anche la PNL (Programmazione
Neuro Linguistica), una neuroscienza sperimentale elaborata da Richard Bandler e John Grinder negli
anni ‘60, suggerisce che, fra i vari canali sensoriali, quello cinestesico è utilizzato in percentuali
variabili da ogni essere umano per raccogliere e memorizzare gli apprendimenti.
Nella scuola svizzera di Macolin è in atto da qualche anno il progetto sperimentale “Scuola in
Movimento”(orig. “Children on the move”), sotto la progettazione e supervisione dell’Università dello
Sport della Svizzera. Nella scuola elementare di Macolin è stata ripristinata la dignità della dimensione
corporea, con risultati straordinari dal punto di vista del rendimento, del benessere psicofisico e della
capacità di concentrazione. Nel video-servizio qui sotto, le vive parole dell’insegnante Susanne Beck e
della dott.ssa responsabile Ophelia Jeanneret hanno un significato incommensurabile.
Scuola in movimento: l’esperimento di Macolin

Recupero della Creatività come espressione di sé

Le discipline artistiche avranno un ruolo chiave nell’educazione del futuro. Quello che oggi è
considerato un settore di nicchia per pochi praticanti coraggiosi (o incoscienti, secondo i genitori)
diverrà il perno su cui ricostruire un sistema educativo che restituisca all’esperienza artistico-estetica il
ruolo che ha sempre avuto: quello di linguaggio privilegiato per l’espressione delle parti più
profonde e trascendenti dell’essere umano, un’insostituibile mezzo per manifestare l’incomunicabile
e lo strumento principale per educare alla libera espressione di sé.

Esistono già oggi sistemi olistici integrati in cui musica, canto, danza, poesia, arti visive e recitazione
sono utilizzate in ambito didattico con risultati stupefacenti. Uno dei modelli pedagogico-artistici più
praticati e diffusi nel mondo è sicuramente quello dell’Orff-Schülwerk, elaborato grazie al contributo
del famoso compositore tedesco Carl Orff e al lavoro istituzionale dell’omonimo Orff-Institut di
Salisburgo, in Austria. Anche in Italia sono da tempo attivi dei progetti didattico-artistici in
collaborazione con la scuola pubblica, piccoli semi destinati a germogliare.
La libera creatività umana, ovvero la capacità di generare innovazione e diversità, è sempre stata vista
come un pericolo dagli storici padri-padroni della società umana, quando non sottoposta al vincolo del
controllo e dello sfruttamento. Nel video qui sotto, con il tipico humour inglese, ancora Sir Ken
Robinson spiega in viva voce all’uditorio i vari modi in cui la scuola ha ucciso e uccide ancora oggi la
creatività umana, quella creatività che, assieme al pensiero divergente, sta alla base di ogni
cambiamento. Alla fine del suo discorso da brividi, è standing ovation.
Ken Robinson: la scuola uccide la creatività

https://www.youtube.com/watch?v=um34_T7loz0

4. Soluzioni pratiche oggi


 

La pedagogia Waldorf Il metodo Montessori

Elaborata dall’eclettico filosofo ed esoterista austriaco Rudolf È stato elaborato da Maria Montessori (1870-1952), pedagogista, filosofa
Steiner (1861-1925) – ideatore anche della medicina antroposofica, ed educatrice italiana, a partire da materiali da lei stessa messi a punto per
dell’agricoltura biodinamica e dell’euritmia – è oggi considerata la il recupero di bambini considerati “ritardati”, affidati alle sue cure
pedagogia spirituale per eccellenza. psichiatriche.
La scuola steineriana si propone riconoscere, coltivare e portare a Il metodo Montessori si basa sulla naturale e spontanea predisposizione
manifestazione le potenzialità di ciascun bambino. Educa le capacità di dei bambini ad apprendere, all’attività costruttiva, al vivo e curioso
accogliere e comprendere il mondo esterno attraverso un affinamento dei interesse verso il mondo. Viene posta una cura particolare nella
sensi e del pensiero riflessivo, stimola nel bambino tutto ciò che lo rende preparazione dell’ambiente, che deve essere organizzato, stimolante ed
attivo: l’attività motoria, la fantasia, l’espressività, la creatività, accogliente. Presuppone che il bambino abbia già dentro di sè tutto quanto
l’iniziativa. Riconosce pari dignità alle materie intellettuali, artistiche e gli necessita per apprendere ed essere: il compito dell’educatore è quello
manuali. La sana formazione di corpo, anima e spirito e lo sviluppo di di stimolare ed assistere le sue pulsioni senza influenzarle nè reprimerle, e
individualità libere ed autonome, sono gli intenti principali della di aiutare il bambino a liberare il proposito di adempiere alla sua tendenza
pedagogia Waldorf. naturale.

Homeschooling: l’educazione parentale

A fianco delle pedagogie alternative, un’altra soluzione praticabile è quella dell’educazione parentale,
detta anche homeschooling, nella quale i genitori si occupano in prima persona dell’educazione dei figli
rinunciando a mandarli a scuola. Per legge infatti, non è la scuola pubblica ad essere obbligatoria, ma
è solo l’istruzione. Il fenomeno è nato nei primi anni ’80 negli Stati Uniti e da allora si è diffuso in
maniera crescente in tutto il mondo, adottato dalle famiglie risvegliate che vogliono educare i figli
secondo principi tanto sani da non essere ancora socialmente condivisi.

Per approfondire l’argomento, stralciamo alcuni passi dal recente articolo “Scuola: la grande fuga”
diLeopoldo Antinozzi:
Il fenomeno esiste, soprattutto fuori dall’Italia, e ha già un nome, si chiama homeschooling, la scuola parentale. È legale. In Italia i
genitori che possono provare di possedere le capacità di insegnare, devono segnalare ogni anno il bambino presso la scuola pubblica
di pertinenza, dove poi affronterà l’esame da privatista alla fine del corso di studi e dimostrerà la conoscenza del programma
ministeriale. L’homeschooling può arrivare fino al secondo anno di superiore. Per ottenere la maturità gli ultimi tre anni devono
essere frequentati in una scuola pubblica o privata.
L’aspetto più critico da superare è come evitare che il bambino cresca isolato dal contatto con i coetanei. C’è da dire che intanto
stiamo parlando di famiglie che vivono in un clima sereno e consentono il massimo dello scambio tra genitori e figli. (…) Già questa
è una prima fondamentale socializzazione di cui il bambino trarrà giovamento per tutta la vita. Perché sono gli anni iniziali i più
importanti. Un ragazzo che a sedici anni ha potuto sviluppare liberamente la volontà dei suoi primissimi anni, il sentimento che
avvolge l’età della nuova dentizione, il pensiero nascente nelle riflessioni della sua pubertà, andrà verso il mondo molto più aperto e
sarà molto meno influenzabile.
Molte famiglie che cercano di realizzare l’homeschooling stanno cercando di aggregarsi, di trovare spazi in cui fondare comunità,
mettersi insomma insieme e condividere gli oneri che l’insegnamento a casa comporta. Potrebbero così coronare il sogno di vedere i
propri bambini giocare insieme a quelli di altre famiglie risvegliate. (…)
In questo articolo di Repubblica si dice che oltre cinquantamila bambini già frequentano in Italia metodi di insegnamento alternativi e
che negli ultimi anni i numeri di queste scuole sono in costante aumento, con iscrizioni dal 30 al 40% in più e si parla del 2010.
Diciamo che è un movimento sotterraneo, quasi catacombale, che uscirà allo scoperto quando il sistema pubblico non sarà più
strutturalmente in grado di sostenere l’istruzione. Non si sa quanto ci vorrà ma tutti siamo d’accordo di vederne al presente tutti i
sintomi.
di Leopoldo Antinozzi – Leggi l’articolo integrale su www.pickline.it →

Qui trovate un altro interessante articolo sull’educazione parentale, qui un elenco di aggregazioni


familiari già organizzate in Italia e qui un portale che unisce nel confronto i genitori che hanno adottato
questa scelta. Infine, nel prossimo video, riportiamo un’interessante video-testimonianza di una mamma
che ha intrapreso con successo la strada dell’homeschooling.
Homeschooling: l’educazione parentale

Nell’edificazione di un nuovo paradigma sociale, molta importanza si dà giustamente ai settori


ambientale, economico, politico, energetico ed affini. Non si deve tuttavia dimenticare la centralità
dell’essere umano in ogni cambiamento in divenire. Non c’è modo migliore per edificare una
nuova era se non quello di cominciare dai nostri figli, protagonisti del futuro che oggi stiamo
preparando per loro.
Dedicato con amore a quelle creature meravigliose che sono i bambini.

Lòthlaurin

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