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COSTRUISCI LA
Pubblicazione edita da
De Agostini Publishing S.p.A. n. 10
deagostini.com
MANOVRE Manuale di architettura navale SCHEDA 104
Le manovre
I
grandi vascelli cercavano di “catturare” la forza
propulsiva del vento offrendo alle correnti d’aria
la maggior superficie velica possibile. Le vele, co-
me spiegato in precedenza erano “appese” all’albera-
tura: tutto l’insieme – che prendeva il nome di armo
velico – doveva essere sostenuto e doveva poter esse-
re manovrato dal ponte della nave. Per assolvere a
queste due funzioni, l’armo velico era completato da
una grande quantità di funi – più propriamente cime
–, di svariate dimensioni.
Tutti le cime fisse, quali sartie, stragli e paterazzi, ve-
nivano chiamate manovre dormienti; tutte quelle che
scorrevano attraverso bozzelli o cavatoie con puleg-
gia, quali drizze, bracci, imbrogli o caricamezzi veni-
vano invece denominate manovre correnti: questo ti-
po di manovre venivano tirate o lascate per poter go-
vernare il vascello.
413
GRANDI VASCELLI, GRANDI VELE
TAVOLA 269
I vascelli “catturavano” la forza del vento offrendo alle correnti d’aria la maggior superficie velica possibile.
414
IL COMPLESSO SISTEMA DELLE MANOVRE
TAVOLA 270
Uno scorcio dell’intricato sistema di cime che costituivano le manovre correnti e dormienti.
415
416
TAVOLA 271
La complessità del sistema delle manovre si coglieva soprattutto nella zona del colombiere, in cui erano più fitte.
MANOVRE Manuale di architettura navale SCHEDA 105
Le manovre dormienti
om’è stato anticipato, Oltre che dalle sartie e dalle
C le manovre dormienti
o fisse assolvevano il
compito di mantenere salda
sartiole, gli alberi di gabbia e
gli alberetti erano sorretti da
altri cavi laterali, detti pate-
l’alberatura dell’imbarcazio- razzi; anch’essi facevano ca-
ne che, durante la navigazio- po alla sommità dei rispettivi
ne, doveva essere perfetta- alberi ed erano tesi diretta-
mente in grado di resistere al- mente sulla murata, a poppa-
le forze derivanti dall’azione via delle sartie del fuso mag-
del vento sulle vele e alle giore. Come le sartie, anche i
oscillazioni dello scafo provo- paterazzi prendevano il no-
cate dal moto ondoso. me dall’albero a cui erano in-
Perché a ciascun albero fosse cappellati.
garantita la stabilità necessa-
ria, occorrevano almeno tre Gli stragli
tipi di sostegno: le sartie, i pa- Gli stragli erano manovre
terazzi e gli stragli erano i dormienti che tenevano saldi
semplici cavi di canapa o di gli alberi della nave lavoran-
metallo che, tenuti in tensio- do in senso longitudinale e da
ne per mezzo di appositi di- proravia, opponendosi al mo-
spositivi detti arridatoi, assol- vimento del beccheggio. Gli
vevano a questo fondamenta- stragli erano uniti, mediante
le compito. un collare, alla testa degli al-
beri ed erano posizionati so-
Le sartie e i paterazzi pra le incappellature delle
p Questa dettagliata riproduzione di fleuta olandese
Le sartie erano le manovre mostra chiaramente il corredo di manovre dormienti. sartie. Come per le sartie, an-
fisse che sostenevano gli albe- che l’angolo formato dagli
ri lateralmente, corredavano ogni tronco d’albero e da stragli e dai rispettivi alberi doveva essere quanto più
esso prendevano il nome. ampio possibile per garantire la migliore stabilità: co-
In corrispondenza dei fusi maggiori erano previste le me ben illustrato nella tavola 272, la zona di fissaggio
sartie di trinchetto, di maestra e di mezzana (vedi ta- della loro estremità inferiore era spesso posizionata
vola 273). Questi cavi partivano dall’estremità supe- oltre l’albero da cui partiva lo straglio, andando verso
riore degli alberi (colombiere) e terminavano sulle prua. Ogni tronco d’albero era sostenuto da uno stra-
lande dei parasartie posti sulle murate perché quanto glio che da esso prendeva nome, come illustrato nella
più ampio era l’angolo che si formava tra le sartie e gli tavola 274: accanto agli stragli di trinchetto, di mae-
alberi, tanto maggiore era la resistenza che questi po- stra e di mezzana vi erano gli stragli di parrocchetto,
tevano opporre al rollio e al vento. di gabbia e di contromezzana e gli straglietti di velac-
La prima sartia era tesa al traverso del suo albero ov- cino e controvelaccino, di velaccio e controvelaccio,
vero esattamente sulla linea dell’albero, mentre le al- di belvedere e controbelvedere.
tre verso poppa si aprivano a ventaglio, disposizione Ciascun cavo partiva dal suo incappellaggio all’estre-
che era destinata a equilibrare lo sforzo degli stragli. mità superiore del tronco a cui era ancorato ed era
Sui secondi tronchi vi erano poi le sartie di parroc- fissato alla base del tronco dell’albero situato imme-
chetto, di gabbia e di contromezzana. Esse erano fis- diatamente a proravia. Alcuni stragli potevano anche
sate in prossimità delle crocette e venivano tese sulle essere rinforzati con manovre di dimensione inferio-
rigge delle coffe sottostanti. Le sartie degli alberi mi- re dette controstragli.
nori si dividevano in sartiole di velaccino, sartiole di
velaccio e sartiole di belvedere, partivano dai rispetti- Altri cordami degli alberi
vi incappellaggi ed erano fissate sulle rigge delle cro- A queste manovre si affiancavano un certo numero di
cette. Al di sotto delle coffe di trinchetto e di maestra paranchi, incappellati sulla testa degli alberi, che pos-
venivano intrecciati tra le sartie alcuni cavi, per con- sono essere compresi fra le manovre dormienti: insie-
ferire loro maggiore tensione: questa operazione me ad altre manovre relative agli alberi verranno de-
prendeva il nome di trilingaggio delle sartie. scritti nelle prossime pagine.
417
418
TAVOLA 272
MANOVRE DORMIENTI
Le sartie, i paterazzi e gli stragli erano le manovre dormienti che tenevano saldi gli alberi opponendosi alle forze del vento e del moto ondoso.
SCHEMA DELLE SARTIE DI UN VASCELLO
12
11
9
8
1 Sartie maggiori di trinchetto 10
2 Sartie maggiori di maestra
3 Sartie maggiori di mezzana
4 Sartie di parrocchetto
5 Sartie di gabbia 6 4
6 Sartie dell’albero di contromezzana
5
7 Sartie di parrocchetto di bompresso
8 Sartie/sartiole di velaccino
9 Sartie/sartiole di velaccio
10 Sartie/sartiole di belvedere
11 Sartiole di controvelaccino 7
12 Sartiole di controvelaccio
3 1
2
TAVOLA 273
419
420
TAVOLA 274
Incappellaggio
delle manovre dormienti
e manovre dormienti veni- Seconde manovre:
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TAVOLA 275
SCHEMA SEMPLIFICATO DI INCAPPELLAGGIO
DI SARTIE E STRAGLI
Straglio
Sartie
422
TAVOLA 276
ORDINE DI INCAPPELLAGGIO
DELLE MANOVRE DORMIENTI
Pigna
Controstraglio
Straglio
Colonne
Gassa
Sartie
423
TAVOLA 277
DISPOSIZIONE DEGLI INCAPPELLAGGI
Colonne
5 6
1ª 2ª
Sartie
PRUA
3 4
SARTIA
1 2
Gassa
VISTA DALL’ALTO
Straglio
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MANOVRE Manuale di architettura navale SCHEDA 107
Sartie e griselle
D
opo l’incappellaggio, le sar- sempre da dietro in avanti. Dopo
tie venivano tesate e fissa- essere passato alternativamente
te alla parte bassa della na- per tutti gli occhi, il corridore im-
ve: sui parasartie per il tronco d’al- boccava da ultimo l’occhio ante-
bero maggiore e sulle coffe per il riore della bigotta inferiore, e dopo
tronco d’albero di gabbia. essere stato fortemente tesato, ri-
Le sartie, sia quelle basse sia quel- saliva verso la sartia. Veniva infine
le di gabbia, potevano essere in avvolto sulla legatura dell’incrocio
numero pari ma anche dispari per diverse volte e la sua cima era as-
ciascun lato del vascello: se erano sicurata – mediante una legatura
pari, scendevano verso il basso di comando – sulla sartia stessa
sempre a coppie, alternando pri- (vedi tavola 280).
ma sinistra e poi destra; se invece
erano dispari, fintanto che esiste- Le griselle
vano coppie, scendevano sempre a Le sartie venivano quindi guarnite
sinistra e destra, mentre la sartia con le griselle che fungevano da
singola veniva posta per ultima scale per i marinai ed erano ese-
mediante l’incappellaggio illustra- guite con le medesime modalità
to nella tavola 278. per tutte le sartie, sia basse sia alte.
Le griselle erano formate da spez-
Come venivano arridate zoni di sagola scura disposti tra-
p Due uomini dell’equipaggio del Sans
Sull’estremità inferiore della sar- Pareil si arrampicano sul tronco di un sversalmente alle sartie a una di-
tia era posta una bigotta di dimen- albero usando le griselle. stanza di 35/40 cm gli uni dagli al-
sioni analoghe a una che le corri- tri. Ciascuna di queste sagole era
spondeva sul parasartie: grazie alle due bigotte la sar- unita alle due sartie estreme mediante una legatura
tia poteva essere arridata. Su molte navi, la prima sar- (cucitura) di cordino sottile, eseguita tra un occhiello
tia degli alberi bassi poteva essere arridata anche me- della grisella e la sartia. L’unione delle griselle con le
diante un paranco formato da due bozzelli tripli. Il sartie intermedie avveniva mediante nodi parlati. La
tratto di sartia libero abbracciava la bigotta lungo la prima grisella inferiore era spesso sostituita da un
sua gola ed era assicurato da una prima legatura sul- “gradino” in legno chiamato tarozzo, che serviva prin-
l’incrocio del cavo – eseguita a filo della bigotta – a cui cipalmente per mantenere sartie e paterazzi a distan-
seguivano due legature piane (vedi tavola 280). Le bi- za regolare (vedi tavola 279). Vista la distanza tra le
gotte di sartia e le bigotte sul parasartie erano sempre due bigotte di una sartia, a cui andava sommata la lo-
parallele a una distanza variabile tra 1,3 e 1,6 metri. ro legatura, la prima grisella delle sartie basse comin-
La procedura per arridare le sartie era complessa e ri- ciava abbastanza in alto: era questo il motivo per cui
chiedeva l’intervento di molte persone: prima di riu- si adoperavano delle scale di corda. Sui vascelli erano
nire le bigotte con il cavo detto corridore, infatti, le anche previste sartie di fortuna, destinate a rinforzare
sartie venivano tesate mediante un paranco che le le sartie stesse. Si trattava di grossi cavi – di solito già
manteneva in posizione fintanto che il corridore non usati – che venivano impiegati, uno per lato, sugli al-
era passato in tutti i fori delle bigotte. Questa opera- beri bassi. Le sartie di fortuna erano parti occasionali
zione era necessaria perché le bigotte non avevano dell’attrezzatura e venivano messe in opera soltanto
carrucole al loro interno e il corridore passava sem- quando le sartie erano abbastanza deteriorate e quan-
plicemente negli occhi di ciascuna di esse, entrando do si doveva abbattere il bastimento in carena.
in contatto direttamente con il legno.
Le manovre degli alberi alti
I passaggi del corridore Per sistemare le manovre dormienti sui tronchi degli al-
Una volta tesate le sartie, il corridore veniva fermato beri alti – poiché questi dovevano poter essere montati
contro la faccia interna della bigotta superiore – quel- e smontati – era necessario adottare particolari accor-
la di sartia – all’altezza dell’occhio posteriore, con un gimenti rispetto agli alberi bassi. Gli espedienti consi-
nodo detto a piè di pollo. Quindi il corridore scende- stevano perlopiù nel dotare le crocette di cuscini di le-
va e attraversava l’occhio posteriore della bigotta in- gno dolce, foderati di pelle o di tela catramata, su cui
feriore, risaliva verso l’occhio mediano di quella su- poggiare le sartie: in questo modo anche le manovre po-
periore, la attraversava e così di seguito, procedendo tevano essere rimosse oppure tesate senza difficoltà.
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SARTIE DEGLI ALBERI BASSI
TAVOLA 278
Sartia doppia
impiombata
e rivestita di comando
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SARTIE SCHEMA DI LEGATURA
TAVOLA 279
DEGLI ALBERI DELLE GRISELLE
DI GABBIA
Cucitura
Gassa
Tarozzo
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SCHEMA DELL’UNIONE DELLE BIGOTTE
TAVOLA 280
429
430
TAVOLA 281
Strallo
Trinchetto
Bompresso
Bigotta Collare
INCAPPELLAGGIO DELLO STRALLO
TAVOLA 282
Collare
Pigna
Occhio
Controstraglio
Strallo
Strallo
1 2 3
FASI DI REALIZZAZIONE
DELLA PIGNA
Controstraglio
Serpentello
Bigotte
Strallo
Collare
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STRALLI NEI VASCELLI CON ALBERO DI CIVADA
TAVOLA 283
I paterazzi
T
utti i tronchi d’al-
bero superiori – e
solo quelli, non gli
inferiori –, gli alberi di
gabbia e gli alberetti, ve-
nivano mantenuti in po-
sizione da manovre late-
rali dette paterazzi che si
aggiungevano alle sartie.
Il compito di queste ma-
novre dormienti era de-
terminante, perché assi-
curavano la tenuta delle
teste degli alberi di gab-
bia e di velaccio in ma-
niera più efficace delle
sartie e permettevano an-
che di costruire crocette
e coffe meno pesanti. I
paterazzi, che erano in- Sul parasartie di questo modello si nota come i paterazzi siano arridati con bigotte
di dimensioni inferiori a quelle delle sartie. La freccia rossa indica il paterazzo volante.
cappellati ai rispettivi al-
beri e arridati direttamente al bordo laterale della na- Dopo i paterazzi volanti venivano incappellati i pate-
ve, esattamente come le sartie, potevano essere di- razzi ordinari di sinistra, poi quelli di dritta. Questi
stinti in ordinari (ossia arridati con bigotte) e volanti paterazzi venivano arridati mediante bigotte a corri-
(ossia arridati con paranco). dore, analogamente alle sartie.
Questo genere di manovre, così come è stato detto in
altri casi, assumeva il nome degli alberi cui era appli- I paterazzi dell’albero di velaccino
cato. A partire da prua, quindi, vi erano i paterazzi di e di controvelaccino
parrocchetto, velaccino e controvelaccino che soste- Ne erano previsti due, uno per lato, erano volanti e
nevano l’albero di trinchetto; i paterazzi di gabbia, ve- scendevano fino al parasartie di trinchetto, fra la se-
laccio e controvelaccio per l’albero maestro; infine, i sta e la settima bigotta, dove erano arridati con un pa-
paterazzi di contromezzana e belvedere per sorregge- ranco dedicato. Il collegamento sul parasartie era
re l’albero di mezzana. uguale a quello dei paterazzi di parrocchetto. Anche
quelli di controvelaccino erano uno per lato, ordinari
I paterazzi dell’albero di parrocchetto e arridati come quelli di velaccino.
Potevano essere in numero di due o tre per ciascun
lato. Il paterazzo prodiero era volante, ossia doveva I paterazzi dell’albero maestro
poter essere arridato o lascato con un paranco secon- Incappellati e arridati in maniera analoga a quelli del
do necessità; nella fase di incappellaggio i paterazzi trinchetto, ne differivano solo per la posizione in cui
volanti di sinistra erano posizionati per primi al diso- erano arridati ai parasartie: essa, infatti, dipendeva dal-
pra dell’ultima sartia di gabbia. Ciascuno di loro era le dimensioni dei parasartie e dal numero delle sartie.
fermato all’albero mediante un collare costituito da
una gassa impiombata, e per tutta la loro lunghezza I paterazzi dell’albero di mezzana
erano fasciati di comando poiché continuamente sot- e contromezzana
toposti agli effetti dello strofinio dei pennoni durante Quelli dell’albero di mezzana erano incappellati e ar-
le manovre effettuate per issarli e calarli. Spesso, per ridati in modo simile ai due alberi precedenti, mentre
migliorarne la funzionalità, venivano spostati verso per il contromezzana erano due – ordinari – per lato.
l’esterno dello scafo, mediante buttafuori montati sul- La prima coppia era posizionata generalmente a drit-
le coffe, sospinti in fuori con un paranco, grazie a cui ta e non vi erano paterazzi volanti. Talvolta, però, la
il paterazzo assumeva una maggior stabilità. I pate- prima sartia prodiera era arridata come un paterazzo
razzi volanti erano arridati con un paranco fissato sul volante (cioè con un paranco), portando così il nu-
parasartie, dietro la terza bigotta dell’albero basso. mero dei paterazzi a tre per lato.
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PATERAZZI DELL’ALBERO DI TRINCHETTO
TAVOLA 284
Paterazzi di controvelaccino
Paterazzi di velaccino
Paterazzi di parrocchetto
434
PATERAZZI DELL’ALBERO DI MAESTRA
TAVOLA 285
Paterazzi di controvelaccio
Paterazzi di velaccio
ARRIDATOIO
A PARANCO
Paterazzi
di gabbia
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PATERAZZI DELL’ALBERO DI MEZZANA
TAVOLA 286
Paterazzi di belvedere
ARRIDATOIO
A BIGOTTE
Paterazzi di contromezzana
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MANOVRE Manuale di architettura navale SCHEDA 110
p Su questa raffinata riproduzione del Sovereign of the Seas sono visibili le trinche doppie che uniscono il bompresso allo scafo.
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TAVOLA 287
TRINCHE DEL BOMPRESSO
SU UN VASCELLO DEL 1720
Bompresso
Trinche
Legature
Sperone
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MANOVRE Manuale di architettura navale SCHEDA 110
p Il bompresso dell’Ambitieux, più inclinato rispetto a quello delle navi del XVII sec., mostra oltre alle trinche anche le legature.
più grossi eseguendo così sei oppure otto giri. La pro- nodi mezzi parlati ben stretti. Talvolta la trinca ester-
cedura per tendere e stirare correttamente ciascun na contava un giro in più di quella interna: questo ve-
giro di trinca consisteva nel mantenere il bompresso niva eseguito in maniera identica alle altre spire ec-
il più aderente possibile allo sperone: per fare ciò ve- cetto il primo passaggio nella sede sullo sperone che
niva applicato alla testa del bompresso un notevole veniva effettuato da destra a sinistra.
peso – un’ancora o una lancia – in modo da abbassar-
lo verso la ruota. Le trinche nel tempo
Il cavo della trinca veniva fissato al bompresso me- Mentre nelle marinerie olandese, inglese e francese la
diante un nodo scorsoio che rimaneva nascosto sotto trinca del bompresso rimase a lungo l’unica manovra
l’albero. Sul bompresso venivano inchiodati alcuni dormiente a contrastare le varie forze che esercitava-
tacchetti che impedivano ai vari giri del cavo di sci- no una trazione verso l’alto o che tendevano a “sradi-
volare verso il basso. I giri di cavo passavano tutti da- care” l’albero dalla sua posizione sul piano orizzonta-
vanti al nodo scorsoio eseguito all’inizio. le, nella marineria spagnola i “venti”, o sartie del
La fune scendeva poi verso la parte anteriore della se- bompresso, erano già in uso nella seconda metà del
de ricavata sullo sperone, ossia in direzione obliqua, e Cinquecento e le marinerie “nordiche” le introdusse-
veniva infilata nella sede da sinistra a destra, per poi ro solo verso la fine del Seicento e quasi contempora-
risalire da questo lato verso il bompresso, passando neamente apparvero le “briglie”: lo sviluppo di queste
davanti al nodo o al giro di trinca precedente. due manovre verrà analizzato dettagliatamente nelle
La trinca scendeva nuovamente nella sede dello spe- prossime tavole.
rone subito dietro il primo giro e così di seguito: alla La trinca unica era più comunemente usata nel Set-
fine tutte le spire risultavano anteposte le une alle al- tecento, mentre nel secolo precedente e particolar-
tre cominciando dalla prima, mentre quelle nella se- mente sulle grandi navi si trovava generalmente la
de ricavata sullo sperone erano tutte posposte le une trinca doppia. Nel Seicento l’uso di questa attrezzatu-
alle altre e tutte dietro alla prima. ra era dettato dalle mode e non da esigenze o regole
I giri di cavo venivano stretti fortemente tutti assie- ben precise: quando veniva usata la trinca doppia, in-
me, fra il bompresso e lo sperone, usando l’eccedenza fatti, i giri di cavo erano sei o sette e quando era sin-
del cavo stesso; la legatura veniva poi assicurata con gola i giri potevano variare da otto a dieci o undici.
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TAVOLA 288
EVOLUZIONE DELLE TRINCHE DOPPIE
440
MANOVRE Manuale di architettura navale SCHEDA 111
Trilingaggio e rigge
o sartie di rovescio
p Sulla ricostruzione del Bounty – oggi attrazione per turisti – è visibile il trilingaggio dell’albero di mezzana (ovale rosso in foto).
I
queste veniva a trovarsi il tronco dell’albero e inoltre,
zava le sartie maggiori come elemento di sostegno in questa posizione, avrebbero impedito la manovra
e ritenuta delle sartie di gabbia. di salita e discesa del pennone basso.
Una volta posizionati i tossi, si eseguivano le branche
La sequenza delle operazioni di trilingaggio, impiegando un lungo cavo fissato sul-
Il trilingaggio era costituito da corti pezzi di cavo o di l’ultima sartia di destra al disotto dei tossi; questo ca-
legno, chiamati tossi, di dimensione uguale alle sartie vo veniva poi passato a sinistra dove riuniva l’ultima e
maggiori che venivano posizionati uno all’interno e la penultima sartia sinistra, ritornava a destra dove
uno all’esterno di esse (vedi tavola 290). avvolgeva la seconda e la terza sartia posteriori e così
Se i tossi erano realizzati in cavo, venivano bendati e via fino alla fine delle sartie, ad esclusione delle prime
fasciati ed erano fissati alle sartie con legature esegui- due. Il cavo, dopo essere giunto alla terza sartia di si-
te con comando. Questi elementi erano disposti oriz- nistra avanti, ritornava indietro, seguendo lo stesso
zontalmente, quindi paralleli al bordo della coffa e di- percorso per terminare sulla penultima sartia di de-
stanti da essa di una misura quasi pari all’altezza del stra, in maniera tale da garantire che almeno tre di
colombiere del tronco d’albero inferiore. questi cavi potessero essere riuniti tra loro.
I tossi incrociavano tutte le sartie maggiori ad ecce- Per garantire una perfetta tenuta, le branche doveva-
zione delle prime due, in quanto in corrispondenza di no essere ben tese: per ottenere ciò venivano esegui-
441
TAVOLA 289
IL TRILINGAGGIO DELLE SARTIE
Stroppo in ferro
per le sartie di gabbia
Rigge
o sartie di rovescio
Branche di trilingaggio
Tosso
Sartie
442
MANOVRE Manuale di architettura navale SCHEDA 111
p Particolare degli stroppi di bigotta con anello e dell’aggancio delle sartie di rovescio sull’albero di mezzana dell’Aurore.
te delle doppie legature che riunivano due o tre bran- nodo “collo tondo” e due legature fatte sui tossi. Co-
che e di conseguenza le sartie di destra e di sinistra – me per le sartie, anche la prima riggia era interamen-
in particolare le prime sul davanti – venivano a tro- te fasciata di comando mentre le altre lo erano sol-
varsi più ristrette in questa zona. tanto in corrispondenza del doppino impegnato nel-
l’occhio del gancio. Se le rigge erano semplici si ese-
Il fissaggio finale guiva una impiombatura sotto l’occhio del gancio
Terminato il trilingaggio venivano sistemate le rigge o mentre il fissaggio sul tosso rimaneva invariato.
sartie di rovescio, che servivano a fissare le sartie di Anche le rigge, così come le sartie erano completate
gabbia e nello stesso tempo a formare una “rete” con con le griselle che permettevano agli uomini di rag-
le sartie maggiori che consentiva di salire in coffa. giungere la coffa; le griselle erano effettivamente col-
Nelle piccole aperture rettangolari praticate lungo il legate con quelle delle sartie maggiori.
bordo della coffa veniva inserito lo stroppo di ferro
delle bigotte di gabbia che venivano arridate esatta- L’albero di gabbia
mente come quelle delle sartie maggiori. Lo stroppo Anche le sartie di gabbia erano dotate di trilingaggio –
era munito di una sporgenza che formava una specie che serviva per dare appiglio alle sartiole di velaccino
di anello che attraversava la coffa; all’anello veniva – e con il quale si formavano le rigge; il trilingaggio ve-
agganciata la riggia che era formata da un semplice niva eseguito circa un metro e mezzo sotto la crocet-
pezzo di cavo munito di un gancio a becco d’anatra ta di velaccino. I tossi erano semplici e situati ester-
nel cui occhio passava la riggia addoppiata: questa ve- namente alle sartie; il trilingaggio in questo albero ve-
niva poi fissata vicino a ciascuna sartia mediante un niva formato da una o due branche soltanto.
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TAVOLA 290
SEQUENZA DELLE OPERAZIONI PER IL TRILINGAGGIO
Branche
di trilingaggio
Tossi
444
MANOVRE Manuale di architettura navale SCHEDA 112
445
446
TAVOLA 291
Trilingaggio basso
p L’ovale rosso mette in evidenza le sartie di gabbia (le manovre subito sopra le bigotte della coffa) e le griselle della Renommée.
dere le sartie verso l’interno, aumentandone così la gaggio basso potrebbe non essere mai stato montato
tensione. Si ritiene che questa manovra venisse usata permanentemente e lo considerano come una mano-
quando le condizioni del tempo non permettevano di vra d’emergenza. Fonti iconografiche mostrano un al-
tendere saldamente le sartie con l’apposito paranco. tro uso del trilingaggio basso, soprattutto nella mari-
Va sottolineato che i cavi di canapa erano piuttosto neria francese: prima di un’azione di guerra veniva
sensibili alle variazioni climatiche e inoltre si allunga- montata una rete tra le sartie dei due lati – all’incirca
vano molto durante la loro vita. Una nave con le sar- all’altezza del vecchio trilingaggio basso – che aveva
tie nuove, attrezzata in un porto del nord Europa, si lo scopo di riparare gli uomini sul ponte dalla caduta
ritrovava con le manovre allentate quando navigava di pezzi dell’attrezzatura.
in acque tropicali: si consideri che uno straglio di
maestra doveva esser accorciato di circa tre metri do- Imbrigliatura
po il primo viaggio e un altro taglio era necessario do- Si trattava di una specie di controtrilingaggio esegui-
po il secondo. Verso il 1730, il trilingaggio basso fu to provvisoriamente sotto il trilingaggio. Era formata
abolito come manovra permanente dalla Marina in- da un cavo che incrociava di traverso la nave passan-
glese; rimase tuttavia in uso come sistema per tende- do fra le sartie maggiori di ciascun lato per avvicinar-
re le sartie basse verso l’interno prima di fissare il tri- le forzatamente mediante un paranco. L’imbrigliatura
lingaggio alto, in modo che questo restasse poi ben te- veniva allestita per sostituire le sartie maggiori quan-
so. Alcune fonti documentali sostengono che il trilin- do queste risultavano eccessivamente allentate.
447
TAVOLA 292
IMBRIGLIATURA
Trilingaggio alto
Trilingaggio basso
Imbrigliatura
448
MANOVRE Manuale di architettura navale SCHEDA 113
I marciapiedi
Su questo modello la cima che costituisce il marciapiede La struttura del marciapiede è ben visibile sul pennone
è connessa al pennone con staffe metalliche (freccia rossa). dell’albero di trinchetto della Renommée (frecce gialle).
P
scallier lo citava ancora nel 1791 (Traité pratique du
pegnati a slegare o ad ammainare le vele per gréement des vaisseaux et autres bâtiments de mer).
chiuderle su stesse, operazioni che necessitava-
no di raggiungere le varee dei pennoni o comunque di Introduzione sui pennoni di gabbia
allontanarsi dal fuso dell’albero, venivano installati dei e di terzo ordine
cavi molto robusti, detti marciapiedi (vedi tavola Non si conosce, invece, la data in cui furono introdot-
293). Queste cime, fatte di canapa e – dal XVIII seco- ti i marciapiedi sui pennoni di gabbia e sui pennoni
lo – di metallo, erano fissate per una estremità sulla del terzo ordine (velacci e controvelaccio) anche se è
varea dei pennoni e con l’altra al centro di questi. Per certo che vennero impiegati quasi contemporanea-
sostenerle venivano impiegate delle staffe o reggitoi, mente all’adozione di queste attrezzature.
che pendevano dai pennoni fissati ad apposite guide Si ipotizza che la loro comparsa sia divenuta necessa-
(vedi tavola 294). ria quando vennero introdotti i terzaruoli, un sistema
per diminuire la porzione di vela esposta al vento di
Introduzione dei marciapiedi cui si tratterà in seguito.
La prima volta in cui viene attestato l’impiego dei Considerando la conformazione dell’alberatura di un
marciapiedi sulle navi inglesi è intorno al 1540, pe- vascello, e in particolare la struttura dei pennoni, si
riodo in cui si iniziò a serrare le vele basse senza ca- deduce che i marinai serrassero e slegassero le vele
lare i pennoni sul ponte: prima di tale data, infatti, stando semplicemente seduti a cavalcioni del penno-
tutte le attività svolte sulle vele avvenivano abbassan- ne, mentre per poter liberare i terzaruoli non c’era al-
do il pennone, operazione notevolmente pericolosa tra alternativa se non di dotare i pennoni stessi di
che richiedeva tempi lunghi. marciapiedi su cui appoggiare i piedi. Sui pennoni di
Nelle marinerie continentali, invece, la comparsa dei velaccio, comunque, i marciapiedi erano privi delle
marciapiedi viene menzionata da F. Dassié nel 1677 staffe, tranne che nelle navi di notevoli dimensioni.
(L’Architecture Navale) e dal Dictionnaire de marine In conclusione, non è possibile affermare che i marcia-
Desroches del 1687: entrambi i testi citavano anche piedi fossero presenti sugli alberi di gabbia e di terzo or-
le staffe e Dassié descriveva pure il sistema per tende- dine prima del 1680: solo in quella data, infatti, si tro-
re i marciapiedi mediante due bigott che rimase in vano chiaramente menzionati da J. Lees (The masting
uso sulle navi inglesi fino alla metà del Settecento. and rigging of English Ship of War) sulle navi inglesi,
Dopo quel periodo ogni marciapiede venne fissato al mentre pochi anni dopo, nel 1687, il Desroches deduce
pennone con una legatura; sulle navi continentali, in- che fossero presenti solo sulle vele di gabbia; a sostegno
vece, è probabile che il sistema fosse rimasto in uso dell’adozione vicina al 1680 vi è anche il fatto che i ter-
per un periodo più lungo, perché il francese D. Le- zaruoli comparvero sulle vele di gabbia verso il 1650.
449
450
TAVOLA 293
Pennone
Staffa
Marciapiede
TAVOLA 294
451
TAVOLA 295
ELEMENTI COSTITUTIVI DEI MARCIAPIEDI
Staffa Marciapiede
Guida
di fissaggio
della staffa
Staffa
Staffa fissata
direttamente
nella varea
del pennone
452
MANOVRE Manuale di architettura navale SCHEDA 114
Le manovre correnti
C
on queste pagine ha differenti andature del va-
inizio la trattazione scello. I bozzelli dei bracci
di un argomento par- erano spesso provvisti di
ticolarmente ampio e com- stroppi con un lungo penzo-
plesso riguardante l’attrez- lo, il bracotto, fissato alle
zatura di un vascello arma- estremità dei pennoni.
to con vela quadra: le ma-
novre mobili, denominate Le mura, le scotte,
correnti. Questo termine gli imbrogli, le boline
indica il complesso di cime, e le ritenute del boma
catene e cavi, in genere do- Le mura erano funi che ti-
tato di bozzelli e rinvii, de- ravano verso prua e soprav-
stinato a muovere gli ele- vento le estremità inferiori,
menti dell’attrezzatura veli- dette bugne, di una vela.
ca e quindi a issare, orien- Nelle vele quadre venivano
tare o ammainare vele, poste in tensione alternati-
bandiere, antenne, picchi e vamente, a seconda del lato
pennoni. da cui proveniva il vento,
Le manovre correnti pren- mentre una scotta teneva
devano nomi differenti a se- tesata sottovento e verso
conda dei compiti svolti o poppavia l’altra bugna. Se il
della parte che muovevano vento proveniva da poppa,
ed erano connesse in picco- le mure non erano in ten-
la parte alla manovra dei sione e la vela veniva rego-
pennoni e delle aste e per la lata solo dalle scotte. Nelle
maggior parte alla gestione vele di taglio la mura era in
delle vele. Si distinguevano pratica la legatura che assi-
Lo spettacolare intrico di manovre correnti
così, le drizze, gli amantigli sul galeone Manila, realizzato da Carlo Galanti. curava l’angolo inferiore
e i bracci per i pennoni, e, prodiero in coperta, sul
per le vele, le mure, le scotte, gli imbrogli, le boline, le bompresso o sul boma (presso l’albero). Le scotte era-
ritenute del boma e gli ostini del picco. no cavi assicurati alle bugne che servivano a tenere in
Tutte queste manovre verranno descritte e illustrate tensione una vela verso il basso e verso poppa. Nelle
dettagliatamente in base alle funzioni che svolgevano vele quadre erano due, ai due angoli inferiori, e lavo-
e seguendo l’ordine logico con cui venivano utilizzate. ravano in opposizione alle mure. Le scotte delle vele
quadre superiori passavano in apposite cavatoie con
Le drizze, gli amantigli e i bracci puleggia ricavate nella varea dei pennoni delle vele
Le drizze o fionchi erano cavi semplici, ghie o paran- inferiori. Nelle vele di taglio la scotta era fissata al-
chi fissati al centro dei pennoni o agli angoli superio- l’angolo inferiore poppiero; quella della randa veniva
ri delle vele. Servivano ad alzare e abbassare pennoni, infilata in una cavatoia con puleggia posta all’estremi-
picchi, antenne, vele e bandiere. Prendevano il nome tà del boma. Gli imbrogli erano cavi semplici o ghie
dal pennone o dalla vela a cui erano collegati. fissati alle vele che venivano utilizzate per avvilup-
Gli amantigli o mantigli erano cime di canapa destina- parle e raccoglierle sui pennoni, sottraendole in gran
te a sorreggere le estremità dei pennoni per mante- parte, quando occorreva, all’azione del vento.
nerle in posizione orizzontale. Si tratta di manovre Le boline erano un insieme di cavi che tiravano a
correnti – nel caso dei pennoni volanti di velaccio e di prua il lato verticale posto sopravvento di una vela
controvelaccio –, dormienti nel caso dei pennoni fissi, quadra al fine di presentarla al vento in maniera me-
cioè i pennoni maggiori e di gabbia. Nelle vele auriche no obliqua possibile quando si navigava di bolina.
e nelle rande erano in genere correnti e sostenevano Le ritenute del boma erano due paranchi formati da
picchi e boma. I bracci erano manovre a paranco fis- altrettanti bozzelli posti alla base del boma per tener-
sate alle varee dei pennoni che avevano il compito di lo tesato verso il basso e regolarne l’escursione; gli
imprimere ai pennoni stessi, e di conseguenza alle ve- ostini del picco erano delle funi che servivano a
le che vi erano fissate, l’orientamento necessario alle orientare lateralmente il picco.
453
MANOVRE CORRENTI VISTE DA PRUA
TAVOLA 296
Amantigli/mantigli
Bracci
Caricamezzi Bracci
Caricaboline
Caricamezzi
Bracci
Caricaboline
Caricamezzi
Scotte
Mura
454
MANOVRE CORRENTI VISTE DA POPPA
TAVOLA 297
Amantigli/mantigli
Bracci
Imbroglio
Amantigli
Bracci
Imbroglio
Amantigli
Bracci
Imbroglio
Scotte
Mura
455
MANOVRE CORRENTI - DRIZZE DEI PENNONI
TAVOLA 298
Cavatoie ricavate
direttamente sull’albero
456
MANOVRE Manuale di architettura navale SCHEDA 115
Diverse manovre
per compiti svariati
Quando i pennoni erano stati issati nella po-
sizione definitiva venivano sostenuti dai so-
spensori; quindi, poiché la forza esercitata
dal vento sulle velature tendeva ad allonta-
nare i pennoni dagli alberi, si ricorreva alle
trozze per mantenerli aderenti ai fusi. Per
consentire ai pennoni di rimanere orizzonta-
li rispetto al livello del mare erano impiegati
gli amantigli, e, infine, per far sì che queste
parti dell’alberatura assumessero l’inclina- La drizza del pennone dei trevi su un vascello del XVII sec.
Nel cerchio sono racchiusi i paranchi di drizza a tre vie.
zione migliore per sfruttare le correnti d’aria
erano impiegati i bracci. vano due. Nel periodo più recente venivano posti due
bozzelli a tre occhi - detti taglie - sotto la coffa, su cia-
Vari tipi di drizze scun lato delle barre costiere; i loro stroppi con una
Le drizze erano una manovra semplice con diverse lunga coda stringevano una redancia di ferro che per-
varianti sviluppatasi a seguito delle evoluzioni dell’at- metteva di legarli intorno all’incappellatura dell’albe-
trezzatura velica nelle varie nazioni e nel corso del ro basso. La lunghezza degli stroppi delle taglie di
periodo preso in esame dal Manuale. Per issare o ala- drizza doveva essere calcolata in maniera tale che i
re il pennone maggiore di ciascun albero venivano pennoni bassi potessero essere issati fino all’altezza
impiegate le drizze dette del trevo, mosse dall’argano. del trilingaggio. Gli stroppi erano interamente fascia-
Una questione tutt’oggi dibattuta riguarda il periodo ti di comando. Le altre due taglie di drizza erano po-
compreso fra il XVII e il XVIII in cui le drizze del tre- ste sul pennone basso, a una distanza di circa 1,30 m
vo presentavano una forma differente nella marineria l’una dall’altra; queste taglie di drizza a tre occhi era-
inglese rispetto a quelle usate dalle flotte franco-olan- no posizionate sul pennone in maniera tale che le ca-
desi: da documenti spagnoli dell’epoca, infatti, risulta vatoie fossero disposte longitudinalmente rispetto al-
evidente che le attrezzature delle drizze spagnole era- la lunghezza del vascello.
no identiche a quelle inglesi e se ne deduce quindi Lo stroppo di ciascuna di esse era formato da due
che sulle navi inglesi non sia mai stata usata l’attrez- stroppi ordinari di lunghezza tale da consentire alle
zatura francese. drizze di trovarsi una accanto all’altra nella zona di
Gli inglesi abbandonarono presto il tipo di drizza più fissaggio, da qui venivano poi riunite mediante una le-
antico (disegno a sinistra, tavola 299) mentre nel gatura eseguita alla stessa altezza della taglia: questo
continente il tipo franco-olandese restò in uso per un sistema permetteva di formare due rami che abbrac-
periodo molto più lungo, per poi essere sostituito dal ciavano la sagoma del pennone su cui venivano poi
tipo inglese più recente (disegno al centro, tavola fissate. Anche questi stroppi erano fasciati di coman-
301) con qualche variante. In Inghilterra il sistema do e veniva poi eseguita una legatura sull’estremità di
più antico cessò di esser usato verso il 1640 per il na- ciascun ramo per ravvicinare i doppini e formare co-
viglio minore, e verso il 1660 per le navi più grandi. In sì un piccolo occhio da cucitura.
Francia e Olanda, questa evoluzione avvenne circa La drizza girava intorno all’albero basso e veniva fis-
un secolo più tardi. sata sull’incappellatura di esso mediante un occhio
con la cima impiombata, in cui poteva essere o meno
Struttura delle drizze impegnata una redancia. Le drizze scendevano poi
La drizza vera e propria era in realtà il filo di un gros- lungo l’albero e venivano quindi fissate su grandi tac-
so paranco e per issare il pennone basso ne occorre- chetti a corna posti sull’albero basso.
457
458
TAVOLA 299
Testa di moro
Drizza
Cavatoie
sulle maschette
Drizza
Pennone
Pennone
Drizza
Drizza
Drizza
DRIZZA INGLESE
DEL 1640-1660
Drizza
459
TAVOLA 301
DRIZZE DEI TREVI “ALL’INGLESE”
Taglia
Paranco
Drizza
Taglia
Paranco
Drizza
7 A
5
4 2 1
3
1. Balaustra della balconata superiore 104A Recupera un avanzo di listello di noce da 2x4 mm
2. Decorazioni floreali – 3. Colonnine di babordo e accorcialo per creare il parapetto del castello di prua (A).
del balcone – 4. Colonnine di tribordo del balcone Incolla il listello in modo che sporga di 12 mm rispetto all’ultima
5. Bozzelli da 4 mm – 6. Filo d’ottone ∅ 1 mm colonnina e centralo bene sulle altre e sulla fascetta vicino
7. Colonnine delle finestre dello specchio di poppa alla gru di capone (freccia rossa). Dipingi la fascetta
dello stesso colore usato per il parapetto del ponte di coperta.
8. Cannoni della terza batteria
C
B
207
104
F G
H
I
K
104K Ecco come si presenta la tua Soleil Royal
al termine di questa sessione di montaggio.
Tieni da parte con cura i pezzi rimasti
perché ti serviranno in futuro.
208
Istruzioni di montaggio SCHEDA 105
Mantelletti, colonnine e decorazioni
A
1
5
6
D B
4 C
D B
7
C
2 A
3 A
1. Mantelletti – 2. Colonnine da 8 mm – 3. Colonnine
decorative delle balconate – 4. Colonnine da 10 mm
105A Recupera le plance di legno fornite nei fascicoli 82 e
5. Cornici decorative delle cannoniere – 6. Anellini 100. Estrai con il tagliabalsa le due mensole evidenziate nella
∅ 2 mm – 7. Cannoni della terza batteria fotografia e uno dei due pezzi contrassegnati con la lettera A.
Leviga tutto con carta a grana fine.
B C
A A
D
105C Appoggia l’insieme ottenuto nella fase B sulla parte
laterale della balconata superiore, in modo che sia allineato
con l’estremità di poppa del bordo della balconata (tratteggio
rosso). Usa il tagliabalsa per eliminare un tratto delle cinte,
e liberare la zona fra le squadrette, quindi incolla il pezzo A.
E
B
C
A
D
209
105
F G
105F Usa una lima piatta per eliminare l’eccedenza del pezzo D
che sormonta l’elemento A. Muovi l’attrezzo nel verso del legno.
105G Realizza la stessa sequenza di operazioni da B a F,
H per corredare della bottiglia anche l’altro fianco della nave.
K
105K La sessione di lavoro è così terminata.
Tieni da parte i pezzi avanzati in modo da recuperali
con facilità quando ti occorreranno.
210
Istruzioni di montaggio SCHEDA 106
Parasartie di trinchetto,
decorazioni e cannoni
A
5 C
6
4 A
7
A
3 1
B B
2
1. Parasartie di trinchetto – 2. Bozzelli da 4 mm 106A Recupera la plancia fornita con il fascicolo 103.
3. Decorazioni delle murate – 4. Coroncine decorative Estrai con il tagliabalsa tutti i pezzi e levigali con carta
delle murate – 5. Listello di ramino da 2x2x300 mm abrasiva a grana fine.
6. Cannoni della prima e seconda batteria
7. Scudi decorativi delle murate
C
A
A
C
B
211
106
F G
G
D
E F D
212
Istruzioni di montaggio SCHEDA 107
Parasartie di maestra e decorazioni varie
A
5
6
7
4
3
2
1
213
107
F G
107F Quando tutte le superfici risultano ben levigate, elimina 107G Stendi una mano di turapori trasparente sulle balconate.
la polverina con un pennello asciutto. È molto importante Quando la vernice è asciutta, passa nuovamente la carta
che non rimangano né residui né eccedenze di stucco abrasiva a grana finissima su tutto l'insieme e togli la polverina
in nessuna zona, soprattutto dove il legno rimarrà con un pennello asciutto.
del suo colore naturale (per sapere dove, vedi le foto I, J e K).
I
H
J
K 107K Ecco come si presenta la tua Soleil Royal
al termine di questa sessione di lavoro.
Tieni da parte con cura i materiali avanzati
perché li impiegherai nei prossimi montaggi.
214
Istruzioni di montaggio SCHEDA 108
Paranchi e lande
A
6
3
5
2
1
4
C
∅ 0,75 mm
215
108
F G
108F Recupera dieci colonnine da 10 mm e deponi 108G Recupera un listello di noce da 2x5 mm e usalo
una goccia di colla sul perno della base di ognuna di esse. per realizzare i corrimano del parapetto del cassero.
Inserisci un elemento in ciascun foro, aiutandoti Fissa i due listelli ai lati della chiesuola e fai in modo
con una pinzetta a becchi ricurvi. che non tocchino il capodibanda del ponte. Verniciali quindi
con la stessa tinta usata per gli altri accessori del ponte.
H
I
216
Istruzioni di montaggio SCHEDA 109
Parasartie di mezzana
A
4 6
5
1
3
B
48 mm
109B Applica quattro bitte sul ponte di castello, seguendo 109C Fissa altre quattro bitte sull’altro lato del castello,
le distanze indicate nella foto. Per fare ciò, usa la punta allineandole alle prime (vedi il tratteggio).
di un trapanino da modellismo per creare l’invito, quindi
premi nell’invito il chiodino che sta alla base della bitta. E
D
217
109
F G
109F Dipingi analogamente anche le cannoniere 109G Quando il nero si sarà essiccato, stendi della vernice
della paratia di prua. rossa con un pennellino sottilissimo sui bordi interni
delle cannoniere. Fai attenzione a non sporcare
H con questo colore il fondo delle cannoniere e lo scafo.
109H Recupera i profili circolari delle cannoniere forniti 109I Incolla i cerchi negli appositi alloggiamenti vuoti sulle
nei fascicoli da 87 a 91. Levigali con della carta abrasiva balauste laterali del ponte del castello. Se sforzano troppo,
a grana finissima e coprili con del turapori. Attendi che allarga leggermente lo spazio eliminando un po’ di materiale
la vernice sia perfettamente essiccata, quindi dipingili con l’oro. con leggeri passaggi di lima.
J K
218
Istruzioni di montaggio SCHEDA 110
Mantelletti e lande
A
2
4
5
3
1. Bigotte da 4 mm – 2. Bigotte da 5 mm
3. Mantelletti – 4. Lande – 5. Cannoni della prima
e seconda batteria 110A Estrai dalla plancia tutti i mantelletti; levigali con carta
abrasiva a grana fine. Componi i mantelletti incollando
il pezzo più piccolo su quello più grande, come indicato anche
B nel fascicolo 91 e dipingili con la stessa tonalità di rosso.
Mettili da parte perché si asciughino bene.
219
110
F G
H I
110H Recupera un avanzo di listello del primo fasciame. 110I Recupera le colonnine più lunghe che hai ricevuto
Ricavane due segmenti di lunghezza analoga a quella evidenziata e incollale sopra i listelli appena sistemati. La base delle
nella foto e incollali a filo di bordi laterali dello specchio. colonnine deve essere appoggiata al tavolato della balconata
Dipingili con lo stessa tonalità di blu usata per lo scafo. e la colonnina dev’essere inclinata come quelle delle finestre.
J K
110K Al termine di questa sessione di montaggio la tua
Soleil Royal è corredata dei primi elementi decorativi
dello specchio di poppa. Tieni da parte il materiale
avanzato perché lo utilizzerai in futuro.
220
Istruzioni di montaggio SCHEDA 111
Polena e mastre d’albero
A
2 3 4
48 mm
14 mm
35 mm
221
111
F G
mm
∅1
111F Recupera un avanzo di listello di ramino da 2x2 mm 111G Leviga di nuovo tutto il pezzo e trattalo con vernice
e incollalo sul lato su cui hai creato le tacche. Levigalo con turapori. Poi con il trapanino da modellismo (punta da 1 mm)
il lisciatoio per dargli la forma evidenziata dal tratteggio rosso. esegui dei forellini in corrispondenza delle tacche della fase E.
H I
45m
m
J K
111K Ecco come si presenta il tuo vascello al termine di
questa sessione di lavoro. Tieni da parte le decorazioni
che sono avanzate per impiegarle a tempo debito.
222
Istruzioni di montaggio SCHEDA 112
Decorazioni varie
A
3
2
112B Crea con il cutter due tacche ai lati del pezzo 112C Prepara un po’ di tempera azzurra per simulare i vetri
per definirne la posizione. Toglilo e taglia il pezzetto delle finestre laterali delle balconate. Usa la stessa tonalità
di cinta compreso fra le tacche, quindi incolla la finestra. che hai adoperato per le finestre dello specchio.
D E
mm
13
m
45 m
223
112
F G
112F Estrai 10 squadrette dalla plancia fornita nell’uscita 108 112G Recupera 4 coroncine e 2 decorazioni a quattro braccetti.
e incollane 5 per ciascun parasartie dove indicano le frecce. Incollale come mostra la foto, creando una composizione
identica per ciascun lato. Se serve scalfisci leggermente le cinte
con il tagliabalsa per creare maggior spazio per le decorazioni.
H
I
K
112K Ecco come si presenta la tua Soleil Royal
al termine di questa sessione di montaggio. Tieni da parte
i materiali avanzati in attesa di impiegarli in futuro.
224
Istruzioni di montaggio SCHEDA 113
Decorazioni varie e bigotte
A
8m m
8 mmm
2
m
12
mm
12
6
mm
12
5
mm
12
1
mm
12
mm
12
3
mm
12
4
mm
12
m
m
1. Decorazioni laterali di supporto – 2. Scudi della
balconata inferiore – 3. Decorazione della balconata
intermedia – 4. Bigotte da 5 mm – 5. Decorazioni
laterali delle balconate – 6. Pilastrini delle balconate
113D Incolla quindi anche il secondo parasartie di maestra 113E Recupera tre coroncine e due decorazioni a quattro
sull’altro fianco della nave, orientandolo in modo che i forellini braccetti. Trattale con del bitume di Giudea e quando
distanziati di 8 mm siano rivolti verso poppa. Applica le ultime sono asciutte incollale sul fianco del vascello,
quattro squadrette e proteggi tutto con il turapori. posizionandole come mostra la foto.
225
113
F G
J K
113J Stendi del bitume di Giudea su tutta la superficie 113K Ecco come si presenta la tua Soleil Royal al termine
ed elimina l’eccedenza con uno straccio pulito e asciutto. di questa sessione di lavoro. Metti da parte i pezzi avanzati
Metti da parte la polena in attesa che sia ben asciutta. in attesa di utilizzarli.
226
Istruzioni di montaggio SCHEDA 114
Decorazioni varie
A
6
5 7
4
2 1
3
1. Ornamento della finestra di sinistra – 2. Soli
di poppa – 3. Corona floreale – 4. Bozzelli da 4 mm
5. Colonnine balconata – 6. Ornamento del coronamento
di sinistra – 7. Scudi dorati delle murate
C
114C Prendi i due segmenti che hai
preparato e uniscili tra loro usando
della colla a presa rapida. In questo
modo otterrai un profilo modanato
con cui adornerai le balconate
dal vascello.
E
D
114D Dal profilo che hai ottenuto ricava due segmenti da 54 mm 114E Incolla il primo pezzo a filo del bordo della balconata
ciascuno. Poi con una pinza a becchi piatti piega a 90° due tratti superiore e il secondo su quello della balconata intermedia,
da 2 mm a ciascuna estremità di ognuno dei due segmenti. come indicano le frecce rosse.
227
114
F G
114F Prendi l’avanzo del profilo modanato e prepara un terzo 114G Taglia dalla matassina ancora due pezzi da 100 mm,
segmento da 66 mm, piegandone sempre le estremità a 90°. raddrizzali e lucidali. Incollali fra loro e tagliali a metà.
Incollalo a filo del bordo della balconata inferiore. Prendi ognuno dei due segmenti e piegalo con le pinze
in modo da adattarlo agli angoli della balconata; quindi incolla
H i pezzi e concludi la modanatura della balconata superiore.
J K
114K Ecco come si presenta il tuo vascello alla fine
di questa sessione di lavoro. Tieni da parte
gli elementi che non hai utilizzato per il futuro.
228
Istruzioni di montaggio SCHEDA 115
Decorazioni varie
A
6
5 7
4
1
3 2
1. Ornamento della finestra di destra – 2. Soli
di poppa – 3. Corona floreale – 4. Bozzelli
da 4 mm – 5. Colonnine balconata – 6. Ornamento
del coronamento di destra – 7. Scudi dorati
B
115A Ripeti le fasi A, B, e C della sequenza di montaggio
della scheda 114 e realizza due profili modanati lunghi
circa 40 mm, usando sempre la matassina d’ottone da 1 mm
di diametro. Incolla i due profili a contatto delle finestre
della balconata superiore, come indicano le frecce.
229
115
F G
I
H
230