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LE STELLE DE ROMA

PIAZZA TRILUSSA

(Il pubblico è posizionato a sinistra della fontana


arrivano il fisarmonicista e il cantante, lentamente…il cantante in camicia
e la giacca posata su una spalla…il fisarmonicista con mantellina)

CIUMACHELLA DE TRASTEVERE
(Entra l’attrice da sola…)
ATTRICE: In fondo Roma…co’ ‘sta sua bellezza…co’ er suo nome così
femminile…che s’o leggi ar contario te spunta amor… è sempre stata de li
ommini…
Romolo…Remo…i sette Re… i Colli…si… pure i colli…tutti maschili
… e gli Imperatori..e Giulio Cesare…e Nerone…Augusto…
…e i Pretoriani…i soldati…i legionari…
…Spartaco…i gladiatori…tutti ommini…
…e poi sono arrivati i Barbari…gli Unni…gli Ostrogoti…
…e dopo… i Papi…i cardinali…
…e poi Roma è stata fatta bella dal Bernini, dal Borromini…
…da Michelangelo, da Leonardo, Caravaggio…Raffaello…
tutti ommini…tutti…e poi Giordano bruno…Rugantino…
…e dipinta dal Belli…da Trilussa…una città…al maschile…
(pausa infinita)
…ma poi…nun è vero niente…so’ un sacco de fregnacce…
da sempre…so’ state le Donne…

…Le Stelle de Roma…


(entrano tenore e soprano, con mantelline scure, come il fisarmonicista)

QUANTO SEI BELLA ROMA


TRILUSSA: Sono nato…che ero piccino…e m’hanno battezzato alla chiesa
de San Giacomo…a via del Corso. Ne so’ passati de anni da quella volta…
ma me fa’ ppiacere… anna’ da Ernesto…agli Apostoli…a prenne un bel
bicchiere color der sole…e poi me piace camminà…nel primo pomeriggio e
risalì la via…per fermarme in quella chiesa…che a quell’ora è in penombra
e vuota…e pensà alla vita mia…che me piace…quando è in penombra e
vuota…
(l’attrice esce dal gruppo degli spettatori…e’ un’amante di Trilussa…)
AMANTE: Ce semo ‘ncontrati così…senza fa’ rumore…lui stava ad un
tavolo, vicino ar bancone, io da ‘n’antra parte…ma ce stato ‘no sguardo,
come ‘na provocazione. M’ha seguito in silenzio, fumando una sigaretta che
si era acceso sotto er lampione…io che co’ ‘na scusa me n’ero uscita e me
so’ lasciata seguì.
Baciava come volevo essere baciata…e me riempiva de parole…de quelle
che voi sentì…e che te fanno ‘nnamorà. Parlava de amore…come nessuno
me aveva mai parlato prima…amore vero, sincero…forse ‘n amore de un
momento… quasi senza dasse impegno…ma le parole che me regalava…
me se so’ conficcate dentro ar core…pe’ no’ usci’ mai più…
Ce spojavamo ar buio, e lui fumava ancora…che i suoi baffi parlavano de
fumo, ma me piaceva…ma nun era ‘na botta e via…era ‘na botta che te
rimaneva dentro ar capoccione…e…me la riporto ancora dentro…ma anche
lui se l’è tatuata ar core…assieme alle altre donne che ha baciato…e ci ha
fatto all’amore…
TRILUSSA: …in fondo…chi più…chi meno…
Semo tutti sonatori ambulanti…perché ci avemo in fondo ar core…la
cantilena de un ricordo antico…lasciato da una gioia…o da un dolore…
io… quella mia…me la risento spesso…ve la potrei ridì…ma nun la dico…
nun faccio er cantatore…de me stesso…
(Il fisarmonicista muove alla volta di Ponte Sisto, cantante, soprano e tutti
gli altri dietro)

PONTE MOLLO
PONTE SISTO

ATTORE: Ponte Sisto.. Ponte Sisto…


Intorno al 20 avanti Cristo, fu costruito un primo ponte…da Marco
Vipsanio Agrippa, Console della Repubblica Romana, architetto e grande
amico di Augusto, probabilmente per mettere in collegamento le sue
proprietà…sulle opposte rive del Tevere. Nel 147 fu ampiamente restaurato
e diventò Ponte Aurelio, poi fu restaurato nel 336 …e divenne Ponte
Valentino…ma poi…il ponte, già danneggiato nel 590, crollò a causa di una
piena nel 971…e prese il nome di Ponte Rotto.
Quasi 700 anni dopo, nel 1473, sotto Papa Sisto, si iniziò il rifacimento
dell’antico ponte romano, in occasione del Giubileo del 1475…e fu
completato solo nel 1479.
Ha quattro arcate e presenta un foro rotondo sul pilone centrale per
diminuire la pressione dell’acqua in caso di piena. Il livello dell’acqua salito
fino all’Occhialone di Ponte Sisto…era considerato livello di piena.
Ma quanto è costata la costruzione del ponte alle casse della Chiesa, e
perché Papa Sisto si è deciso a costruirlo?

LUNGOTEVERE
(Attore, leggendo una pergamena)
ATTORE: S’hordina e comanda a tutte le cortigiane e Donne dalla
disonesta vita…di non girare per la città, per tutto lo tempo dell’anno
giubilare…si hordina e si comanda inoltre…di non accogliere gente nelle
case e di…
(Uscendo dal gruppo degli spettatori e interrompendo il discorso
dell’attore…e’ una cortigiana in udienza dal Papa)
ATTRICE: So’ venuta de persona, Santità, pe’ parlà a voce piena…a Roma
ce so’ cinquantamila abitanti e settemila donne so’ der mestiere…e de
quello ce campano, Santità,..è con quello che possono rigà dritte. Roma è
piena de vagabondi, de malandrini…noi no Santità…noi semo oneste pe’
fa’ i quattrini…e quando arriva el Giubileo, se mettemo l’abito più bello…e
se nun ce l’avemo…se rimetttemo de novo quello…ma lo pulimo e
l’acchittamo…perché sembri più bello. Noi no rubbamo Santità, noi nun
tradimo i clienti, Santità e je offrimo un attimo de amore…a ‘sti poracci de
pellegrini…che vengono de lontano…per omaggià er Signore. So’
stanchi…so’ provati…vengono da Voi…a prendere la benedizione…e poi
vengono da noi…pe’ trovà ‘na bon’azzione.
Avete mandato un editto Santità, in giro pe’ tutti li rioni Santità…un editto
che dice che è vietato fa all’amore, si…a pagamento…ma è pur sempre
amore. Roma, Santità, è la Capitale della Chiesa in tutto er mondo intero…
ma è anche la Capitale dell’amore. Coi profitti de un Giubileo, noi ce
campamo un par d’anni boni boni…metteteve ‘na mano sulla coscienza
Santità, e sarete ripagato. Io, a nome de tutte…ve faccio ‘na proposta che
no’ potete rifiutà. Avete presente Ponte Rotto…tra Campo e Trastevere…lo
ricostruiremo noi…lo costruimo noialtre, in pietra, solido, come dev’essere
‘sta grande Roma…con parte dei proventi de la gente che va a pregà er
Signore, e sta’ vicino a casa vostra, Santità.
Voi, in Chiesa dite dell’importanza dell’amore…e noi che l’amore
portamo…ve portamo pure li sordi. Santità, damose ‘na mano…noi
costruimo un ponte fiero…tutto bello e sdruccicoso…che porterà gloria ar
Vostro nome…e porterà li pellegrini alla casa der Signore…voi…
costruitece un altro…fatto de tolleranza e de pace…noi semo credenti,
Santità, annamo sempre im Chiesa… e pregamo la Madonna che è tanto
buona…Santità… Santità…regalatece la Pace…ce ne avemo tanto bisogno
in ‘sto mondo che nun ce ha mai regalato niente…e semo tanta…tanta
povera gente.

(Il fisarmonicista, cantanti e attori muovono in direzione di via Giulia)


SE NO ME MORO
IL CANTO DEI CARCERATI

PIAZZA FARNESE
(entrando in piazza seguiti dal pubblico…tra la fontana e Palazzo Farnese)

VECCHIA ROMA

ATTORE: e i palazzi qui attorno…hanno avuto la disavventura di


affacciarsi proprio su questa piazza, dove prospetta il “Dado Farnese”, Ubi
Major Minor Cessat, la Regina delle dimore Romane. E’ impossibile
sostenere il confronto con quello, che concordemente, viene definito il
palazzo più bello di Roma…Palazzo Farnese.
Il 18 giugno 1800 a Roma non si parlava d’altro, al mercato, in chiesa, per
la strada, nelle case…Tosca aveva ammazzato il Barone Scarpia, il capo
della polizia…e poi si era tolta la vita…buttandosi da Castel S. Angelo,
Mario Cavaradossi, il suo fidanzato…era stato fucilato alle prime ore del
giorno.
Ma com’è possibile che Tosca, la divina Tosca, la cantante sublime che tutti
adoravano…dal popolo…al Papa…alla Regina…avesse commesso un atto
così terribile?
E Mario Cavaradossi, il suo fidanzato, pittore stimato, nato a Parigi, ma
romano di generazioni e generazioni, fosse coinvolto? Lui che, anche se
non avesse grosse simpatie per il papato, stava dipingendo La Maddalena
nella chiesa di S. Andrea della Valle, gratis, per i frati Teatini, in attesa che
Tosca finisse le recite de “Il Barbiere di Siviglia” al Teatro Argentina, per
andare a Venezia, e li sposarsi…
ATTRICE: Mia madre morì così in fretta che non potrei riuscire a
ricordarmela…ero piccola quando vennero le suore …e papà piangendo
faceva finta di sorridere…e mi diceva che ero fortunata…che sarei andata a
scuola e che mi avrebbero insegnato a leggere e a scrivere…e lui che non
stava bene…morì poco tempo dopo. Cantavo e la maestra di musica si
faceva il segno della croce…e mi facevano cantare dove la gente acoltava e
piangeva…e una mattina mi portarono dal Papa…lui mi accarezzò i capelli
e disse che era la voce di Dio. La madre superiora mi aveva persa in
quell’istante… ma lei già lo sapeva…e mi baciò la fronte quando venne nel
camerino a Teatro. Ero amata da tutti...la gente mi adorava e la Regina mi
regalò un diadema della famiglia reale… Mario comparve all’improvviso…
come un raggio di sole quando aspetti che spiova. Avevamo deciso di
sposarci a Venezia…ma…ci eravamo sposati così tante volte…
da via del Pellegrino compare Tosca…abito di scena di velluto rosso

TOSCA: MARIO…MARIO…MARIO
CAVARADOSSI: Son…qui….
Poi da pag. 56 batt, 566 a pag. 68 batt. 663
(quasi strillato)
ATTORE: Stasera a Palazzo Farnese…nuova cantata di Floria Tosca!
(poi dolce, quasi a mezza voce) per la Regina e i suoi mirabili invitati…
(pausa lunghissima…passeggia lento…indica con il braccio alzato e
l’indice puntato verso le finestre alte del Palazzo)
ATTORE: soltanto un piano sopra…tre rampe…cinquantaquattro gradini…
nei saloni messi generosamente a disposizione della polizia inquisitrice del
bigotto e…carnefice… Barone Scarpia… Mario Cavaradossi…viene
arrestato perché sospettato di aver aiutato Angelotti a fuggire…e torturato…
( pausa )
…a fine concerto…Tosca viene invitata a salire tramite un biglietto
consegnato da un sottoposto…Scarpia, da sempre invaghito della bellezza
di Tosca, le propone lo scambio scellerato…
…il suo corpo…per la liberazione di Mario…

TOSCA: VISSI D’ARTE vissi d’amore…non feci mai male ad anima


viva…
CAV : Oh dolci baci o languide carezze, mentr’io fremente le belle forme
disciolgliea dai veli…
TOSCA: Perché, perché Signor, ah... perché me ne rimuneri…così…

le stelle de Roma
Tosca.mp3

ATTRICE: e avanti a lui…tremava tutta roma


( il fisarmonicista si avvia lentamente verso via via dei baullari…cantanti e
attori dietro )

NUN JE DA’ RETTA ROMA


CAMPO DE FIORI
GIORDANO BRUNO: Il Cardinale Ballardino che ha firmato la sentenza
della mia condanna a morte…non lo ha fatto con animo leggero…è stata
per lui…una decisione sofferta e penosa, ma non poteva non farlo,
altrimenti avrebbe dovuto rinunciare all’abito che porta…e ai credi che
predica.
Egli non ha coscienza, non sente l’unità dell’infinito universo, non sa che la
sua azione di oggi…avrà per lui…una reazione, in un’altra sua vita futura…
e questo vale anche per me, e per tutti coloro che hanno cercato di invano
risvegliare l’umanità dall’inganno. La terra è una dura scuola, ogni opera
lascia una traccia…perché la giustizia vera esiste. Un giorno non lontano,
una nuova era giungerà finalmente sulla terra…quanto ci vorrà? Il tempo è
l’intervallo tra il concepimento di un’idea e la sua manifestazione, come a
legittimare la trasformazione.
E tanti esseri sono scesi nel corso della storia…Ermete, Socrate, Pitagora,
Platone, Empedocle…e in questo secolo…Leonardo, Michelangelo,
Shakespeare, Campanella…nomi noti…ma anche gente umile… anche
semplici guaritrici…molte delle quali…sono finite sul rogo…

RAGAZZA: Non sono una che c’ha destrezza con le parole, e non ho mai
pensato che esistesse un diverso creato…non ho studiato…ma me so’
imparata da sola tutto quello che me serviva…e a conosce l’erbe…ho
incominciato in questi campi attorno…dove andavo pe’ trovà quelle che se
potevano portare a tavola.
Poi ho cominciato a capì la differenza da quella bona dall’essenza.
Le ho essicate, cucinate, le ho tritate col mortaio…ho fatto infusi, fanghi e
impacchi…e la pora nonna…che co’ ‘ste cure je passavano i dolori…diceva
sorridendo che facevo le magie. E io, davo el sorriso a un sacco de persone,
che me ricambiavano el favore con piccoli doni. Andavo per le case a da’
ristoro a li poveri vecchi, e pure loro, che me voleveno bene, dicevano che
ero brava a fa’ magie.
Sorridevo in strada, mentre passavo da un androne ad un altro…poi vennero
i sordati della Chiesa e me portarono in prigione.
Poi me tirarono le braccia e le gambe co’ le corde…me strillavano:
Confessa! Parla!
…io me mmorivo dar dolore…ma…che potevo dì…che potevo confessà…
me buttarono in una cella buia…e venne quello col crocifisso in mano…
…mentre attizzavano er fuoco…vedevo la finestra de casa mia…e sotto…
tutt’attorno…la gente che rideva e strillava…
…er mondo cambierà…er mondo cambierà…
…se er mondo deve cambià…lo deve fare in fretta…pe’ fermà tutte ‘ste
violenze…tutte ‘ste ingiustizie…
…io c’ho quindici anni, e a Richetto, che è l’amore mio…e che se volevimo
sposà…no je avevo dato ancora…neanche un bacio…e non ho potuto
neanche dijje addio…
…io a Roma…je ho sempre voluto bene…je ho voluto bene perché è tanto
bella…passavo er fiume e m’arrampicavo sulla collina…e raccogliendo le
erbe…me la guardavo dall’alto…com’era bella…
…vorrei guardarmela sempre dall’alto…diventà ‘na stella…e brillà per
sempre…
…perché me lo so’ meritato…io… come tante altre…
…LE STELLE DE ROMA

( attori e cantanti e fisarmonicista…si dirigono per via dei Giubbonari…per


arrivare alla vineria in via Monti della Farina a prendere il calice di vino
compreso nel biglietto…parte la canzone )

SEMPRE

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